Archimede e il console Claudio Marcello. di MARIA PACE

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di MARIA PACE Correva l anno 213 a.c. e la Sicilia era in rivolta; il Senato inviò immediatamente la sua Spada di Roma a Siracusa, che si era appena alleata con Annibale, a mettervi un po d ordine. La Spada di Roma. Così era chiamato il console romano Claudio Marcello, appartenente ad un ramo plebeo della gens Claudia e della familia dei Marcelli. Le numerose vittorie riportate fino a quel momento, gli fecero pensare ad una veloce conquista della città. Conquista ci fu, ma non fu veloce né facile, perché Marcello si trovò di fronte non solo Siracusa e la sua gente, ma Archimede, il più grande genio matematico e scientifico di tutti i tempi che, per contrastarlo, fabbricò macchine belliche dagli effetti davvero strabilianti. 1 / 6

Marcello era un soldato valente e coraggiosissimo e anche uno dei pochissimi consoli romani al quale fu concesso il grande onore delle Spoliae opimae, letteralmente grosso bottino, ossia, la conquista delle spoglie dell avversario, tolte, cioè al corpo del nemico ucciso in combattimento diretto. Considerate le più onorevoli da vincere, Roma riconobbe solo tre casi in cui siano state conquistate le armi di un avversario, offerte poi a Giove: Romolo, per l uccisione di Acrone, re dei Ceninensi, il secondo fu il console Aulo Cornelio Cosso, per la vittoria sul Re di Veio e infine, Marco Claudio Marcello, per il suo duello con Viridomaro,, re degli Insubri. Marcello, però non aveva fatto i conti con il genio di Archimede, il grande matematico che rivoluzionò, le Scienze Esatte. Archimede: astronomo, matematico fisico, architetto, ecc. Di lui e della sua vita non si conosce molto. Si sa per certo, però, che acquisì ben presto fama enorme per le sue strabilianti opere meccaniche, frutto di applicazione delle sue altrettanto strabilianti teorie e utilissime scoperte ed invenzioni. Non si possono elencare tutte, ma accennare alle più importanti, come la pompa a spirale per il sollevamento dell acqua, il Planetario, con lo scopo di studiare il moto apparente del Sole, l orologio ad acqua, gli Specchi Ustori, ma anche ordigni bellici, macchine da guerra che fu quasi costretto ad inventare. Non mancarono scoperte, come la Teoria della Leva o la Legge dell Idrostatica 2 / 6

Famose le sue esclamazioni: EUREKA! Ho trovato! La pronunciò un giorno, saltando fuori della vasca, dove stava facendo il bagno e uscendo per strada nudo: aveva trovato il principio fisico della forza ascensionale. Datemi una leva e vi solleverò il mondo! Chi non conosce questa frase. 3 / 6

Certo non aveva una leva capace di sollevare il mondo, ma ne costruì per sollevare le navi e farle affondare. Il grande matematico, infatti aveva escogitato ordigni bellici così straordinari che le descrizioni a noi arrivate appaiono, a dire il vero, piuttosto confuse e anche fantasiose. Si parla ad esempio della mano di ferro, una specie di gru azionata da terra e capace di sollevare una nave ed affondarla. Oppure degli Specchi ustori, capaci di incendiare le navi concentrando su di loro i raggi del sole catturati dalla superficie dello specchio. Non sappiamo quanto di possibile e quanto di fantasioso ci fosse, in realtà, in queste meravigliose idee. Sappiamo invece che due anni dopo, il console Marcello conquistò Siracusa, dopo essere riuscito ad aprirsi una breccia nelle mura della città Tito Livio racconta l emozione del console appena entrato in città: «Si racconta che Marcello, una volta entrato in Siracusa attraverso le mura [...] come vide davanti ai suoi occhi la città, che a quel tempo era forse fra tutte la più bella, abbia pianto in parte per la gioia di aver condotto a termine un'impresa così grande, in parte per l'antica gloria della città. 4 / 6

Tante, certamente, le leggende sorte attorno alla vita di Archimede; tante anche intorno alla sua morte. La più conosciuta è certamente quella della morte per mano di un soldato romano. Si racconta che, al momento della caduta della città, Archimede fossetalmente intento a risolvere un problema matematico, da non accorgersi quasi della caduta della città della drammaticità del momento. Ad un tratto, riporta il racconto, un soldato romano entrò nella stanza e gli ordinò di seguirlo dal generale Marcello. Archimede, racconta ancora la leggenda, rispose al soldato che lo avrebbe seguito soltanto dopo aver risolto il problema, ma questi, adirato, estrasse la spada e lo uccise. 5 / 6

Proprio prima che la spada lo uccidesse, Archimede si rivolse al soldato: Non rovinare, ti prego, questo disegno disse. Marcello, sostiene Livio, fu molto addolorato per quella morte e volle onorare il grande scienziato con una solenne cerimonia funebre; egli conosceva già Archimede e ne apprezzava l immenso ingegno. 6 / 6