Dialoghi sulla formazione con Chiara Romei e Mario Padrin, incaricati nazionali Formazione Capi dell AGESCI



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Febbraio 2015, anno IX N. 2 Dialoghi sulla formazione con Chiara Romei e Mario Padrin, incaricati nazionali Formazione Capi dell AGESCI di Antonella Marascia 1 Guardate lontano, e anche quando credete di star guardando lontano, guardate ancora più lontano!. (Robert Baden Powell) Premessa Questa è una nuova rubrica di carattere esplorativo sull apprendimento permanente degli adulti in alcuni contesti particolarmente qualificati: educativi, associativi, comunitari. Attraverso la voce dei relativi responsabili nazionali o regionali, proveremo a saperne di più sui diversi percorsi formativi, sulle tecniche e le metodologie utilizzate, sui contesti valoriali di riferimento, sulle eventuali reti internazionali, così da arricchire le nostre conoscenze. Cominciamo dallo Scoutismo che, con oltre 40 milioni di iscritti in 216 paesi e territori del mondo, costituisce una delle più grandi organizzazioni di educazione non formale. Lo Scoutismo ha come obiettivo la formazione integrale della persona secondo i principi ed i valori definiti nel 1907 dal suo fondatore, Lord Robert Baden- Powell, che aveva indicato in quattro punti i fondamenti del metodo scout: "formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio del prossimo", qualità semplici, ma necessarie per formare un uomo libero ed un buon cittadino. Il metodo educativo si basa sull'imparare facendo attraverso attività all'aria aperta e in piccoli gruppi. I valori educativi dello Scoutismo oggi sono attualizzati dall'organizzazione Mondiale del Movimento Scout (WOSM/OMMS - World Organization of the Scout Movement) e dall'associazione Mondiale delle Guide Esploratrici (WAGGGS/AMGE - World Association of Girl Guides and Girl Scouts) 1 Segretario generale della Città di Mazara del Vallo, Formatore P.A., Past President AIF Sicilia. E-mail: antonellamarascia@gmail.com

L associazione scout più diffusa in Italia, con oltre 177.00 soci, è l AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) di cui oggi incontriamo gli incaricati nazionali Formazione Capi Chiara Romei e Mario Padrin per una chiacchierata sulla formazione permanente degli adulti nello scoutismo. Breve presentazione di Chiara Romei: 55 anni, fiorentina, fa parte della Comunità Capi del Prato 3. Ha svolto fino al 2013 servizio attivo in gruppo, ricoprendo tutti i ruoli (soprattutto Capo Reparto e Capo Clan). E stata Incaricata di Branca E/G ed Imie (si chiamava così) Regionale. E formatrice dal 1988, prima nei CFM E/G della Regione Toscana e, dal 1996, nei CFA. Dal 2012 è Incaricata Nazionale di Formazione Capi. Breve presentazione di Mario Padrin: 46 anni, vive a Monfalcone. E stato per molti anni Capo Reparto e, soprattutto, Capo Clan. Ha ricoperto gli incarichi di Responsabile di Zona della Zona Gorizia e Responsabile Regionale del Friuli Venezia Giulia. Come formatore si è occupato, per anni, della gestione degli eventi tirocinanti di Zona ed è Capo Campo di CFA. Dal 2013 è Incaricato Nazionale di Formazione Capi. Baden Powell, in "Taccuino", dice che sono quattro le qualità essenziali che deve possedere un capo: una fede granitica nella giustezza della sua causa, una personalità energica e un amichevole comprensione per i suoi ragazzi, una notevole fiducia in sé stesso ed infine la capacità di dare l esempio mettendo in pratica per primo ciò che predica. Chi è oggi il/la capo scout? I capi di oggi, come del resto è sempre stato, risentono del clima sociale e culturale del tempo in cui vivono. Sono quindi, in particolare quelli più giovani, persone la cui vita risente della precarietà lavorativa, della fluidità delle relazioni e di un contesto che non è più portatore di valori stabili. Questo ha ripercussioni sulle modalità di approccio al servizio e sulla vita delle Comunità Capi, sia in senso pratico (turn over, carenza di capi, ecc), sia rispetto alla difficoltà di testimoniare scelte che sono, spesso, in dissonanza con il contesto. Sono però, per quanto affaticati dai molteplici impegni (che anche l Associazione stessa richiede), entusiasti del loro servizio con i ragazzi e in questo trovano forza per superare le difficoltà e motivazioni per crescere nelle competenze richieste. Il Wood Badge (o Woodbadge) è nelle associazioni scout l'insieme dei distintivi portati da coloro che hanno completato un percorso di Formazione Capi riconosciuto dall'organizzazione Mondiale del Movimento Scout (OMMS o WOSM) come equivalente a quello di Gilwell Park. Come si acquisisce il Wood Badge nell AGESCI? Il percorso per l acquisizione del Wood Badge, all interno dell AGESCI è corrispondente alla nomina a Capo. Questa prevede: 1. La partecipazione al Campo di Formazione Tirocinanti (CFT), di 3/4 giorni. Gli approfondimenti proposti vertono sulla verifica e sulla riflessione circa le scelte che hanno portato il singolo all ingresso in Comunità Capi e offrono una prima conoscenza dell Associazione e delle sue strutture. Vi si partecipa nei primi mesi di tirocinio (corrispondente al primo anno di Comunità Capi). E

organizzato a livello di Zona o di Regione. Non prevede valutazione da parte dello staff. 2. La partecipazione al Campo di Formazione Metodologica (CFM) di 5/7 giorni. Gli approfondimenti proposti vertono sulla metodologia scout applicata nelle tre Branche, con l obiettivo di fornire, oltre alla competenze di applicazione del Metodo, la capacità di leggere i bisogni dei ragazzi e saperli interpretare e comprendere le ricadute educative della proposta scout. Sono quindi proposti per Branca L/C (Lupetti/Coccinelle), E/G (Esploratori/Guide), R/S (Rovers/Scolte). Vi si partecipa dopo il CFT, possibilmente nel primo anno di servizio. E organizzato a livello regionale. Al termine viene inviata una valutazione da parte dello staff. 3. La partecipazione al Campo di Formazione Associativa (CFA) di 7 giorni. I temi proposti hanno gli obiettivi di verificare la propria esperienza di capo e le proprie scelte e motivazioni alla luce del Patto Associativo. Particolare rilevanza viene data all approfondimento della natura della relazione caporagazzo e all importanza dell inserimento dell azione educativa nel contesto territoriale. Vi si partecipa almeno 10 mesi dopo il termine del CFM. E organizzato a livello nazionale. Al termine viene inviata una valutazione da parte dello staff. 4. Dopo 12 mesi dal termine del CFA, la Comunità Capi può proporre la nomina a Capo, previa breve presentazione della persona. La richiesta di nomina deve essere validata dalla Zona e dalla Regione di appartenenza e deve contenere allegate le valutazioni di CFM e CFA ed indicare quali altri eventi di formazione permanente ha effettuato la persona. 5. Le richieste pervengono alla segreteria di Formazione Capi nazionale che, una volta verificata la congruenza, le propongono alla firma di Capo Guida e Capo Scout degli Incaricati Nazionali di Formazione Capi. Quali sono i percorsi di formazione permanente dei capi all interno dell AGESCI? Sono previste particolari attività nazionali, regionali o locali a sostegno degli adulti nello svolgimento del servizio educativo? La formazione permanente si attua, principalmente, in Comunità Capi ed è, quindi compito e responsabilità del Capo Gruppo. Le tematiche sono individuate, in generale, da problematiche, necessità o riflessioni che emergono dal servizio dei Capi con i ragazzi e dal territorio nel quale la Comunità Capi è inserita. Zone, Regioni e Nazionale propongono, nel corso dell anno, ulteriori occasioni di formazione permanente, solitamente individuate all interno dei rispettivi programmi triennali. Gli approfondimenti possono riguardare aspetti metodologici, tecnici, approfondimenti sulla relazione educativa, sulle problematiche emergenti di natura pedagogica, culturale e sociale. Per quanto riguarda la formazione al tema della Catechesi e il sostegno ai percorsi di fede, il livello nazionale propone, annualmente, Cantieri di Catechesi e Campi Bibbia. Lo stimolo che proviene dalla Formazione Capi è comunque quello di cercare, anche in contesti esterni all Associazione, stimoli e motivi di formazione personale.

Un pilastro della metodologia scout è il contatto con la natura, le attività in outdoor, la strada. Quanto conta questo aspetto nella formazione capi? Come rafforzate la competenza tecnica dei capi per affrontare in sicurezza le attività all aperto con i ragazzi? L aspetto della natura, dell avventura e della strada sono elementi fondanti dei percorsi formativi. Lo stile delle proposte è infatti quello scout (in tenda, case spartane, cucina da campo, ecc.) e, non a caso, i nostri eventi di formazione sono definiti campi e non corsi. In particolare i CFA sono organizzati (quasi tutti) con una parte di giorni di route (strada) e una parte fissa. Questo trascende l aspetto della tradizione ed, anzi, è volutamente proposto come sessione trasversale finalizzata a far sperimentare e riflettere sulle ricadute educative (e formative) di questi elementi imprescindibili del metodo e della proposta scout. Rispetto al tema della sicurezza, in molti CFM viene dedicato uno spazio specifico, spesso affrontato in termini di responsabilità civile e penale del capo. Noi riteniamo che questo tipo di approccio, se scisso da una seria competenza dei capi di quella che B.P definisce la scienza dei boschi e dal buon senso, rischia di ingenerare paure eccessive nei capi, con la conseguenza di una diluizione della proposta in attività più vicine all ambito dell animazione che alla metodologia scout. La competenza deve essere quindi rafforzata, nelle singole Comunità Capi, cercando di vivere momenti di strada, natura, ecc. come contesti peculiari anche per un adulto scout e attraverso lo stimolo a partecipare ai campi di specializzazione tecnica per Capi. La Comunità Capi (l insieme degli adulti educatori scout che conduce un Gruppo scout) è stata definita La più originale intuizione dello scoutismo e guidismo cattolico italiano 2. Esiste uno specifico percorso di sostegno delle Comunità Capi locali, per rafforzare non solo i singoli educatori ma l intera comunità educante? Il contesto peculiare dove la Comunità Capi trova sostegno è la Zona; in questa, infatti, vengono realizzate (o dovrebbero essere realizzate) le principali attività ad essa rivolte. Il Consiglio di Zona (composto dal Comitato di Zona e da tutti i Capi Gruppo dei gruppi afferenti ad una singola Zona) è senz altro il luogo dove, attraverso il confronto, il Capo Gruppo può trovare supporto ed aiuto per la propria Comunità Capi. Ad oggi, l AGESCI tutta (in particolare nel prossimo Consiglio Generale di maggio 2015) sta riflettendo rispetto a quali cambiamenti siano necessari per riportare la Comunità Capi ad essere il centro dell Associazione e affinché tutti i livelli superiori delle strutture siano realmente al suo servizio e agevolino e sostengano l azione educativa, elemento principale del nostro esistere. Potete fornire una breve elenco di libri sui quali vi siete formati e che rappresentano un punto di riferimento per la vostra attività formativa? Scoutismo per ragazzi Baden-Powell Il libro dei capi Baden-Powell Tappe Baden-Powell 2 AGESCI, Centro Documentazione Programma Nazionale 2009-2010

La spiritualità della strada J. Folliet mi permetto di aggiungere Arte e tecnica del capo di Michel Menu Qual è la vostra citazione preferita? Guarda lontano, e quando pensi di avere guardato lontano, guarda ancora più lontano. (Baden-Powell) Potete raccontare un aneddoto relativo al vostro incarico che ritenete significativo per chiudere questa breve intervista? Abbiamo ritenuto opportuno di far partecipare un Capo affetto da sindrome di down ad un CFA, dopo qualche riflessione (con la sua Comunità Capi) se fosse il caso di richiedere, in seguito, la nomina a capo e l ottenimento del Wood Badge. E stato deciso che avrebbe partecipato come auditore, ovvero senza valutazione finale, perché, ci assicurava la Comunità Capi, a lui interessava l esperienza. Dopo pochi giorni dal termine del campo, abbiamo incontrato i Capi Campo che, entusiasti del livello della partecipazione di quel Capo all attività formativa, ci hanno espresso le loro perplessità sul fatto di non inviargli la valutazione motivando (testuali parole) se non la facciamo per lui, non dovremmo farla almeno al 10% degli allievi. Stiamo aspettando la richiesta della sua nomina a Capo, felici di firmarla!