INVESTIRE SU CONCILIAZIONE SIGNIFICA INVESTIRE SULLA FAMIGLIA

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Dati utili: INVESTIRE SU CONCILIAZIONE SIGNIFICA INVESTIRE SULLA FAMIGLIA 1. Correlazione tasso demografico e partecipazione delle donne al mercato del lavoro 2. Contrastare la povertà (famiglie con più figli ) 3. Qualità dei servizi (copertura servizi all infanzia dati Istat) 4. Rapporto ASVIS nazionale e regionale 1. Correlazione tasso demografico e partecipazione delle donne al mercato del lavoro

2. Contrastare la povertà (famiglie con più figli ) Come già anticipato al crescere del numero di componenti della famiglia aumenta la probabilità di trovarsi in condizione di povertà, inoltre in Lombardia tale fenomeno appare ancora più marcato rispetto a quanto non avvenga in media nelle regioni settentrionali e nel totale del Paese: si passa da un incidenza allo 0,7% fra chi vive in due all 11,7% nelle famiglie a quattro componenti e a ben il 20,7% fra quelle con cinque o più membri. A far la differenza è in particolare la presenza di minorenni in famiglia, una famiglia con almeno un minore ogni dieci si trova in condizioni di povertà, la percentuale di povertà è infatti più del doppio che nel totale delle famiglie (11,6% nelle famiglie con minori e 4,2% nel totale famiglie). Di contro l incidenza di povertà fra le famiglie con almeno un anziano (over 65enne) si attesta solo all 1,8% (Tabella 2).

3. Qualità dei servizi (copertura servizi all infanzia dati Istat) Uno sguardo d'insieme La spesa per la protezione sociale in rapporto al Pil è pari al 29,7 % nel 2016. La spesa per prestazioni di protezione sociale, disponibile anche per il 2016, è destinata per il 48,7% alla funzione vecchiaia e per il 23,1% alla funzione malattia,salute. Nel 2015 la spesa dei comuni per i servizi socialiammonta a circa 6 miliardi 932 milioni di euro, pari allo 0,42% del Pil nazionale. La spesa per il welfare territoriale in rapporto alla popolazione residente è pari a circa 114 euro annui, sostanzialmente invariata dal 2013. La spesa per prestazioni sociali è solo in parte coperta dai contributi sociali (14,0% del Pil) come emerge dall'indice di copertura previdenziale inferiore a 100, in progressiva diminuzione dal 2008 al 2013 e stabile nel 2015 dopo il lieve aumento nel 2014. L'incidenza sul Pil della spesa per le pensioni è lievemente diminuita rispetto al 2014, invertendo il trend di crescita osservato negli anni precedenti. Nell'anno educativo 2014/2015 i comuni italiani che hanno offerto almeno un servizio tra asili nido, micronidi e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia risultano il 55,7% del totale. Il 52,5% dei comuni ha offerto il servizio di asilo nido; il 14,1% ha garantito un offerta di servizi integrativi per la prima infanzia. Dopo diversi anni di crescita relativamente sostenuta, i bambini accolti nelle strutture pubbliche o finanziate dal settore pubblico risultano in diminuzione nel

periodo 2011-2014: nonostante il calo del potenziale bacino d utenza si passa dal 14,0% dei bambini di 0-2 anni del 2010/11 al 12,6% del 2014/15. ITALIA LOMBARDIA L'Italia e le sue regioni La spesa per la rete territoriale dei servizi sociali, in rapporto al Pil, è mediamente più alta nel Nord-est e nel Centro, mentre risulta più contenuta nel Mezzogiorno e nel Nord-ovest. A livello regionale le quote più alte si rilevano nella provincia autonoma di Bolzano, in Sardegna e in Friuli-Venezia Giulia. Nelle regioni del Mezzogiorno i livelli di spesa pro capite dei comuni sono decisamente inferiori rispetto alle regioni del Centro-Nord: ad eccezione della Sardegna, per le altre regioni si passa da un minimo di 21 euro per abitante in Calabria ad un massimo di 73 euro in Sicilia.

Le prestazioni e i contributi sociali sono legati alla struttura demografica e produttiva del Paese. Nel Mezzogiorno l'indice di copertura previdenziale risulta inferiore al dato nazionale e la Calabria presenta il valore più basso. La spesa per pensioni rispetto al Pil è più contenuta nel Nord-est, mentre il Mezzogiorno è l'unica ripartizione territoriale che registra un'incidenza più elevata della media nazionale. A livello regionale l indicatore di diffusione dell offerta pubblica di servizi socioeducativi per la prima infanzia presenta variazioni molto significative: si passa dal 100% dei comuni che garantiscono la presenza dei servizi in Friuli-Venezia Giulia al 6,1% della Calabria. Il quadro relativo all'offerta pubblica di servizi per l'infanzia è molto disomogeneo a livello territoriale e i divari non accennano a diminuire.

EUROPA L'Italia nel contesto europeo La spesa per la protezione sociale è un indicatore collegato al livello di reddito e alle caratteristiche strutturali - risultando più elevata nei paesi con età della popolazione polarizzata nelle classi giovani e/o anziane nonché al modello di welfareadottato. Nel 2015, la spesa pro capite in Italia, pari a 8.128 euro annui, si mantiene al di sopra della media Ue28 (7.891) confermandosi al dodicesimo posto tra i 28 paesi europei. Se rapportata al Pil, la spesa dedicata alla protezione sociale pone l Italia in una posizione più elevata, al settimo posto (rispetto al sesto nel 2014), con un valore pari al 30,0%, sempre superiore alla media Ue28 (27,2%). Il contesto europeo mostra valori di spesa rispetto al Pil piuttosto variabili: da un minimo del 14,6% rilevato per la Romania, ad un massimo del 33,9% relativo alla Francia.

4. Rapporto ASVIS nazionale e regionale Obiettivo 5: Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze Per ciò che concerne l eliminazione della violenza contro le donne i dati più recenti indicano la stabilità dei femminicidi e degli stupri, comunque troppo elevati ed inaccettabili. Aumenta la gravità delle violenze subite dalle donne, il numero di quelle che hanno subito ferite e il numero di donne che hanno temuto per la propria vita. Per assicurare una piena ed effettiva partecipazione e pari opportunità di leadership a tutti i livelli negli ultimi anni sono stati raggiunti alcuni risultati positivi sulla rappresentanza politica a livello nazionale e locale, anche se permane il mancato rispetto del previsto equilibrio di genere in molte giunte comunali. Il lavoro è il punto più dolente della condizione femminile in Italia. Il tasso di occupazione è tra i più bassi in Europa (per le età centrali 20-64 anni è pari al 51,6% rispetto a una media UE del 65,3%), con una forte disparità territoriale e di età. A parità di mansioni, le donne percepiscono ancora stipendi significativamente inferiori a quelli degli uomini e si rileva una elevata incidenza del part time, spesso non volontario, il che determina, nel lungo termine, divari pensionistici a sfavore delle donne.

Rapporto tra i tassi di occupazione (25-49 anni) delle donne con figli in eta prescolare e delle donne senza figli [2016] Tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con almeno 1 figlio in età 0-5 anni sul tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni senza figli per 100