I SOLAI NEGLI EDIFICI A STRUTTURA MURARIA (2) ing. Francesco Monni



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I SOLAI NEGLI EDIFICI A STRUTTURA MURARIA (2) ing. Francesco Monni

3. LE COPERTURE Il solaio di copertura, comunemente indicato anche con il termine TETTO, assolve principalmente alle seguenti FUNZIONI: - PROTEGGERE L EDIFICIO DALLE INTEMPERIE - SMALTIRE LE ACQUE METEORICHE E LA NEVE Le CARATTERISTICHE principali delle coperture: - IMPERMEABILI - DUREVOLI - LEGGERE Negli edifici storici in muratura sono sempre A FALDE INCLINATE, con pendenza variabile a seconda della tipologia e della localizzazione dell edificio.

il materiale comunemente utilizzato per la STRUTTURA delle coperture è il LEGNO. SCHEMI STRUTTURALI più comuni: - tetto alla LOMBARDA (o alla ROMANA): gli elementi portanti orizzontali (TERZERE o ARCARECCI) poggiano su MURATURE TRASVERSALI SAGOMATE A TIMPANO distanti non più di 4-5 metri tra loro. - tetto alla PIEMONTESE: gli elementi portanti orizzontali (TERZERE o ARCARECCI) poggiano su travi inclinate (PUNTONI) a loro volta appoggiate con un estremità sui muri longitudinali esterni e con l altra sul muro centrale DI SPINA (o di COLMO).

Da: Caleca L., Architettura Tecnica, FLACCOVIO, Palermo, 1998

La mancanza di muri di appoggio alle distanza necessarie porta a ricorrere all utilizzo di strutture non spingenti appoggiate ai muri perimetrali: LE CAPRIATE. I due schemi prima descritti (alla LOMBARDA e alla PIEMONTESE) si modificano quindi come descritto dalla seguente figura: Da: Caleca L., Architettura Tecnica, FLACCOVIO, Palermo, 1998

Secondo alcuni studi, LE CAPRIATE hanno fatto la loro comparsa come elemento base dell ossatura delle coperture, già dall epoca tardo-romana con le basiliche cristiane e, successivamente, col Rinascimento, le capriate vissero in seguito periodi particolarmente rappresentativi. Le capriate trasmettono sui muri di appoggio SOLO CARICHI VERTICALI, sono strutture piuttosto rigide (perché reticolari) e di costruzione relativamente semplice, essendo i collegamenti tra le varie aste affidati a giunti realizzati con INTAGLI (giunti di carpenteria). Considerata la diffusione della capriata quale elemento costruttivo e la fantasia dei carpentieri che lo hanno utilizzato, appare comprensibile l enorme varietà di tipologie e di soluzioni che sono nate.

Da: Koenig G.K., Furiozzi B., Brunetti F., Tecnologia delle costruzioni 2, LE MONNIER. Firenze, 1995 1- Capriata SEMPLICE 2- Capriata SEMPLICE con MONACO o OMETTO 3- Capriata PALLADIANA con MONACO e SAETTE 4- Capriata COMPOSTA con SOTTOCATENA 5- Capriata COMPOSTA con SOTTOCATENA e SAETTE

NOMENCLATURA Da: Caleca L., Architettura Tecnica, FLACCOVIO, Palermo, 1998 Capriata semplice con monaco

Lo schema forse più conosciuto è quello della CAPRIATA PALLADIANA. Essa è costituita dai seguenti elementi: due PUNTONI compressi, la CATENA, l elemento orizzontale che sopporta sforzi di trazione che altrimenti andrebbero a gravare, sotto forma di forza orizzontale, sul punto di appoggio dei puntoni, il MONACO, elemento verticale che raccorda e chiude le spinte dei puntoni, due SAETTE o contraffissi, elementi con inclinazione opposta a quella dei puntoni che limitano la lunghezza di libera inflessione dei puntoni, scaricando sul monaco la forza di compressione a cui sono sottoposte; il monaco pertanto risulta essere ulteriormente teso.

Spesso per ragioni statiche, per luci maggiori di 20 metri oppure quando la catena deve sostenere carichi elevati, si ricorre a capriate di struttura più complessa, munite di sottopuntoni, falsi monaci, controcatena, ecc. In particolare, la controcatena, collegando i puntoni in punti intermedi, limita la lunghezza di libera inflessione di questi e, in realtà, differentemente dal nome che ricorda gli elementi tesi, non risulta necessariamente tesa. Da: Caleca L., Architettura Tecnica, FLACCOVIO, Palermo, 1998

Gli elementi delle capriate possono essere assemblati tra di loro in vari modi che contemplano l utilizzo di spinotti in legno o di collegamenti mediante ferramenta (viti, bulloni, rosette, piastre chiodate) e la realizzazione nel legno di scanalature di ammorsaggio (CALETTATURA). Va sottolineata l'estrema importanza del corretto dimensionamento ed esecuzione delle calettature che caratterizzano i nodi tra: PUNTONE E CATENA, PUNTONE E MONACO, MONACO E SAETTE, SAETTE E PUNTONE.

Nodo PUNTONE-CATENA : in tale nodo la forza che percorre il puntone, si scompone in una componente orizzontale ed in una verticale. La forza verticale (reazione) quantifica il taglio all appoggio, mentre quella orizzontale esprime la sollecitazione che impegna la catena e soprattutto sollecita il tallone, che può saltare per spacco. E buona regola che l asse del puntone, della catena e del muro si incontrino in un punto poiché ogni disassamento dà luogo ad indesiderati momenti flettenti, oltre che a pericolose tensioni tangenziali. Sui tipi di giunzione si può ricorrere a più o meno complessi incastri, a chiodature, bullonature e staffature.

La calettatura della catena viene eseguita ad una distanza dalla testa della catena non inferiore alla sua altezza, in modo che il materiale possa resistere agli sforzi di taglio che il puntone esercita su di essa, e per una profondità non maggiore di 1/3 dell'altezza per non indebolire eccessivamente la sezione resistente.

Da: Caleca L., Architettura Tecnica, FLACCOVIO, Palermo, 1998

Capriate MISTE LEGNO - FERRO Per ricercare un ulteriore specializzazione funzionale dei componenti, si usa spesso SOSTITUIRE GLI ELEMENTI TESI CON CAVI METALLICI più sottili (con manicotti di pretensionamento, staffe e piastre di ancoraggio al legno), in grado di assicurare resistenze maggiori con pesi propri inferiori. Questo avviene con più frequenza per luci estese. Il tipo di capriata mista più diffusa è quello alla Poncelau o alla francese

Capriate con forme particolari Da: Caleca L., Architettura Tecnica, FLACCOVIO, Palermo, 1998

a) arcarecci + tavolato b) arcarecci + correnti + tavolato (o scempiato di pianelle) c) arcarecci + correnti + correntini + tavolato (o scempiato di pianelle) d) arcarecci + correnti + correntini + listelli (+ tavolato o scempiato di pianelle) Da: Caleca L., Architettura Tecnica, FLACCOVIO, Palermo, 1998

Da: Caleca L., Architettura Tecnica, FLACCOVIO, Palermo, 1998

Da: Rondelet J., Trattato teorico pratico dell arte di edificare, Mantova, 1831

Da: Giuffrè A., Carocci C., Codice di pratica per la sicurezza e la conservazione dei Sassi di Matera, LA BAUTTA, Matera, 1997

Riferimenti bibliografici: Caleca L., Architettura Tecnica, FLACCOVIO, Palermo, 1998. Rondelet J., Trattato teorico pratico dell arte di edificare,mantova, 1831. Koenig G.K., Furiozzi B., Brunetti F., Tecnologia delle costruzioni 2, LE MONNIER. Firenze, 1995. Giuffrè A., Carocci C., Codice di pratica per la sicurezza e la conservazione dei Sassi di Matera, LA BAUTTA, Matera, 1997 Questa presentazione è stata redatta esclusivamente ad uso didattico.