Bibliografia tematica su filosofia della mente e scienza. cognitiva. Juan José Sanguineti



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Bibliografia tematica su filosofia della mente e scienza cognitiva Juan José Sanguineti Pubblicata in Acta Philosophica, II, 14 ( 2005), pp. 343-348 Le opere di filosofia della mente e di scienza cognitiva sono numerose, anche perché i campi non sono ben definiti e s intrecciano. Alcune pubblicazioni sono manuali con un impostazione sistematica oppure storica, altre considerano questioni particolari, collegate ad esempio al rapporto mente/cervello o a problemi cognitivi come l approccio computazionale degli studi cognitivi. Recentemente cresce la bibliografia di autori di diverse aree geografiche, anche se la mole della produzione risale ad autori di lingua inglese. Presento il commento di alcuni libri relativamente recenti che ritengo utili, senza la pretesa di essere completo. Ometterò gli studi concentrati esclusivamente su psicologia cognitiva, intelligenza artificiale e neuroscienza. Michele DI FRANCESCO, Introduzione alla filosofia della mente, NIS, Roma 1996. Questo manuale segue una linea prevalentemente storica, all interno della quale introduce spunti tematici. La prima parte inizia con il dualismo e le sue varianti, per poi estendersi ad autori della filosofia classica e moderna, fino alla nascita della psicologia scientifica. Seguono sezioni dedicate al comportamentismo, alla teoria dell identità e all eliminativismo, con commenti sulla coscienza e sulla correlazione tra eventi mentali e neurali. La seconda parte rivolge l attenzione all approccio

2 cognitivo funzionalista, con lo studio della macchina di Turing e di autori come Chomsky, Putnam, Fodor, Searle e Dennett, nonché un riferimento al connessionismo e alla neurobiologia. L ultimo capitolo si sofferma sulla coscienza, l io e i rapporti tra scienza cognitiva e senso comune. È un libro utile per introdursi nelle tematiche della filosofia della mente. L approccio è piuttosto eclettico, comunque contrario al riduttivismo caratteristico della visione scientista. Sandro NANNINI, L anima e il corpo. Una introduzione storica alla filosofia della mente. Laterza, Roma-Bari 2002. È un manuale di filosofia della mente ben riuscito dal punto di vista storico. In una linea umanistica poco frequente nella letteratura anglosassone, il libro concede rilevanza, sia pure brevemente, ai filosofi classici, sia antichi che moderni. La parte contemporanea, difficile da incorniciare in schemi netti, studia la filosofia analitica, il comportamentismo e il neopositivismo, fino all avvento delle scienze cognitive. Vengono affrontati in seguito la teoria dell identità, il funzionalismo del primo Putnam, il monismo anomalo di Davidson, gli autori eliminativisti e la teoria rappresentazionale di Fodor. Un ulteriore sezione si concentra sulle critiche rivolte ai materialisti e ai funzionalisti. L ultima sezione è dedicata al ritorno del dualismo e alle concezioni naturalistiche, in rapporto alla crescente rilevanza delle neuroscienze e del connessionismo. Si nota la difficoltà di classificare sia gli innumerevoli autori che le discussioni a non finire su tematiche quali l intenzionalità, la coscienza, l io o la visione complessiva della mente. Le tre grandi linee di soluzione sarebbero, secondo Nannini, il dualismo, appartenente alla tradizione spiritualistica, il materialismo e il funzionalismo. Quest ultimo diventa alla fine una variante del materialismo, benché sia epistemologicamente antiriduttivista. John HEIL, Philosophy of Mind. A Contemporary Introduction, Routledge, London and N. York 1998. È questo un classico esempio di manuale anglosassone di

3 filosofia della mente. L esposizione comincia con il dualismo e le sue modalità, dove l autore include anche un dualismo non cartesiano, ispirato ad una visione aristotelica (E. J. Lowe). Segue il materialismo e le sue versioni, come il comportamentismo e le teorie dell identità, considerati insostenibili. Il terzo indirizzo è il funzionalismo, nato in occasione della scienza dei computer e soggetto a numerose critiche. Infine, Heil spiega le teorie interpretative, secondo le quali la mente sarebbe una costruzione epistemologica utile a scopo esplicativo (Davidson, Dennett), e l eliminativismo, che rinnova in pieno il materialismo. La teoria personale dell autore sul problema non è facile da capire (si dice ispirata a C. B. Martin). Heil tenta un elaborazione ontologica della teoria delle proprietà (semplici e complesse) delle cose, con derivazioni disposizionali, nell intreccio di complesse reti causali. Questa teoria porta ad una visione realistica delle proprietà soggettive. La distinzione tra il fisico e il mentale resta comunque vaga. L autore definisce la sua posizione un monismo neutrale, che in fondo non è troppo lontano dalla teoria dell identità. Jaegwon KIM, The Philosophy of Mind, Westview Press, Boulder (Colorado) 1996. L autore di questo manuale definisce in anticipo la sua posizione materialista, enucleata nel principio di sopravvenienza: due enti fisicamente uguali saranno psichicamente indiscernibili, e le proprietà mentali sono totalmente determinate dalle proprietà fisiche. Con queste premesse, Kim studia in primo luogo il comportamentismo, ritenuto insoddisfacente. Segue la teoria dell identità, più convincente, ma criticata dal punto di vista funzionalista di Putnam. Il funzionalismo è un fisicalismo non riduttivista, in quanto sostiene la molteplice realizzabilità delle proprietà mentali in diversi supporti fisici. Gli stati mentali sarebbero come gli stati funzionali di un computer. Si affronta in seguito il problema della causalità tra stati mentali e fisici, risolto da Kim con la nozione di sopravvenienza causale. Nella parte conclusiva, l autore ritiene che la teoria della sopravvenienza renda compatibile

4 il funzionalismo con il riduzionismo fisico. Kim sostiene un riduzionismo locale, nel senso che gli atti mentali dell uomo si ridurrebbero alle nostre strutture neurali, anche se in altri esseri (robot) la riduzione sarebbe diversa. Il materialismo di Kim è completamente chiuso, e viene assunto come una premessa da non discutere. K. POPPER, Knowledge and the Body-Mind Problem. In defence of Interaction, a cura di M. A. Notturno, Routledge, Londra e New York 1994 (trad. it., La conoscenza e il problema corpo-mente, il Mulino, Bologna 1996). Il saggio raccoglie le conferenze pronunciate da Popper presso la Emory University nel 1969. L autore non entra propriamente nel dibattito contemporaneo su mente-corpo, ma ripropone le sue note tesi sui rapporti tra i tre mondi, con una particolare enfasi sul mondo 3 (le creazioni culturali dell uomo). Le tre dimensioni sono in rapporto interattivo. Popper crede all esistenza dell io cosciente, emerso dall evoluzione e completamente diverso dal corpo. I can describe myself as a Cartesian dualist (p. 5). I computer sono una produzione del mondo 3: così come la matita aiutava Einstein a usare meglio la sua intelligenza, analogamente i computer sono come una matita glorificata (p. 23). L io interagisce con il cervello e lo domina con un controllo plastico (non rigido), esercitato sui centri linguistici. La posizione di Popper è alquanto sbrigativa. Ignora i dibattiti contemporanei mente-corpo, forse perché ritenuti fuorvianti. David J. CHALMERS, The Conscious Mind, Oxford University Press, Oxford 1996. In questa voluminosa opera, il filosofo australiano discute la realtà degli atti di coscienza, con un particolare uso del principio di sopravvenienza. Il lettore troverà in questo libro una notevole quantità di argomentazioni in favore dell esistenza di atti interni o coscienti assolutamente reali, contro il comportamentismo, il materialismo e il funzionalismo. La sopravvenienza va intesa in un senso fisico contingente, non logico, vale a dire, come un effettiva corrispondenza tra atti mentali e fisici, che

5 comunque potrebbe presentarsi in modo diverso. Detto questo, Chalmers potrebbe sembrare dualista. Ma egli ci sorprende quando afferma che una forma di coscienza, di cui non abbiamo idea, potrebbe essere pure attribuita alle cose inorganiche, nella misura in cui hanno informazione. Questa posizione è vicina, quindi, al panpsichismo, e l autore lo riconosce volentieri. Un computer, di conseguenza, potrebbe avere una mente così ricca come la nostra. La bizzarra conclusione di Chalmers deriva dal presupposto, tutto da dimostrare, che l esistenza d informazione comporti una situazione di coscienza. George F. LUGER, Cognitive Science. The Science of Intelligent Systems, Academic Press, San Diego 1994. Robusta opera scientifica, non filosofica, scritta da un esperto nella materia. È ambientata nel contesto dei sistemi esperti e delle architetture della mente elaborate come modelli di rappresentazione mentale, di ricerca cognitiva e di ragionamento al servizio dei programmi dell intelligenza artificiale. Nonostante gli anni passati, l opera non ha perso attualità. Mi sembra utile per non addetti ai lavori che vogliano conoscere seriamente lo sviluppo dei sistemi intelligenti (un modo più moderno di denominare l intelligenza artificiale). Ci sono pagine interessanti sull apprendimento nei modelli simbolici e connessionisti. Una parte finale è dedicata a tematiche linguistiche. Michel SIMON (ed.), La peau de l âme, ed. du Cerf, Parigi 1994. Ampio lavoro eseguito da un gruppo di ricerca di Grenoble e Lione, sotto la direzione di M. Simon, con l intento di presentare un panorama informativo completo della scienza cognitiva. Il primo capitolo è dedicato al cervello, il secondo al rapporto tra psicoanalisi e neuroscienze, il terzo all intelligenza artificiale, il quarto alle posizioni della filosofia della mente. Il quinto capitolo, infine, avanza spunti teologici derivati da una riflessione sull intelligenza artificiale nel contesto del dialogo tra la scienza e la fede

6 cristiana. Anziché presentare conclusioni dottrinali, il libro suggerisce possibili aspetti in cui gli argomenti scientifici cognitivi potrebbero trovare degli sviluppi teologici, spostandosi in questo senso da una visione puramente informativa ad un approccio antropologico di più ampio respiro, in cui il linguaggio e la comunicazione potrebbero ricollegarsi allo spirito dell uomo e rapportarsi a Dio come fonte dell intelligenza. Questo tipo di rapporti tra cognitivismo e teologia richiederebbe una cultura in cui si possa parlare di anima, ed esige soprattutto il superamento del materialismo. John R. SEARLE, Il mistero della coscienza, Cortina, Milano 1998. È un breve saggio costituito da recensioni critiche dell autore a opere fondamentali di una serie di scienziati o filosofi che hanno discusso la tematica della coscienza: F. Crick, G. Edelman, R. Penrose, D. Dennett, D. Chalmers, I. Rosenfield. Nessuno di essi, ad eccezione dell ultimo, lascia soddisfatto Searle. Crick ed Edelman sono trattati con una certa benevolenza, in quanto ritenuti sulla buona strada, e forse in un certo senso anche Penrose. Questi tre autori cercano elementi neurobiologici che possano essere correlati alla coscienza. La critica a Dennett e a Chalmers, invece, è devastante, e la condividiamo pienamente. L antiriduzionismo di Searle è solido. Gli atti soggettivi della coscienza sono irriducibili a fenomeni di terza persona. La sua tesi centrale è che la coscienza è un fenomeno reale pienamente biologico, ma non riducibile a spiegazione neurologica. Il cervello (non qualsiasi struttura informatica ) causa gli stati di coscienza, ma oggi ignoriamo come lo fa, per cui la questione resta ancora problematica. Searle comunque non distingue tra coscienza sensitiva e attività intellettiva, cioè tratta insieme questi due tipi di operazioni, come se fossero un tutt uno. La sua tesi, a nostro parere, sarebbe valida solo per gli atti sensitivi, ma allora non si dovrebbe parlare di causalità del cervello, senza sfumature, ma piuttosto di causalità materiale (cfr. il mio articolo su questo numero di Acta Philosophica ).

7 Massimo MARRAFFA, Scienza cognitiva. Un introduzione filosofica, Cleup, Padova 2003. L autore di questo libro organizza la materia in due grande tappe storiche della scienza cognitiva. Il primo periodo si estende dagli anni 50 fino agli anni 80. È l epoca del cognitivismo classico, dominata dall analogia della mente come computer. Il programma di ricerca in questi anni è fecondo negli sviluppi dell intelligenza artificiale classica. La filosofia trionfante corrispondente a questa fase è il funzionalismo. Il personaggio di spicco, filosofo e psicolinguista, discepolo di Putnam, è Fodor, cui il libro dedica molta attenzione. Negli anni 80 comincia il cognitivismo post-classico, con un approccio più biologico e nuovi indirizzi del computazionalismo. Acquistano credibilità gli studi sulle reti neurali, mentre la neurobiologia passa al centro della scena come prospettiva per gli studi cognitivi. L autore considera le linee metodologiche pluralistiche per lo studio dei fenomeni cognitivi, in particolare l interazione tra neuroscienza, psicologia e informatica, e i passaggi tra funzioni, localizzazioni e modelli. L attuale ricerca nell area dei sistemi intelligenti tende ad una visione cognitiva non isolata, ma in rapporto con l ambiente e con il corpo (situata e incorporata). Marraffa non vede, comunque, una totale frattura tra il primo e il secondo periodo. Le scienze cognitive sono multidimensionali, e si collocano a diversi livelli esplicativi.