Il ruolo del Credito in Sardegna Seminario del 16 luglio 2007 Vorrei circoscrivere il perimetro del mio intervento alle problematiche che coinvolgono il target di clientela di Artigiancassa. Noi infatti non operiamo nel campo delle piccole e medie imprese, ma nel campo delle micro e piccole imprese; parlare di medie imprese vuol dire affrontare problematiche profondamente diverse da quelle che caratterizzano le esigenze finanziare degli artigiani e delle micro imprese. Mi dispiace che l Assessore Rau stia lasciando la sala perché l intervento è particolarmente focalizzato su una riflessione sul credito ai piccoli operatori economici in collegamento con gli incentivi pubblici. Ovviamente ripercorrerò un po di temi che abbiamo già discusso nel corso della giornata cercando di rifocalizzare due o tre argomenti importanti. Uno dei maggiori problemi che si trovano ad affrontare le imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, è costituito dalla difficoltà di reperire capitali nelle diverse fasi della vita aziendale: la creazione, il funzionamento, il consolidamento lo sviluppo. Il sistema bancario nel nostro paese è da sempre il maggiore interlocutore per la soluzione del reperimento dei mezzi finanziari: le imprese dipendono dal credito delle banche e la risposta non è sempre adeguata alle esigenze espresse. In termini sintetici cercheremo di dimostrare con riferimento all Italia ma con un focus particolare alla Sardegna, le seguenti tesi: 1. Non c è un problema di razionamento del credito 2. Il gap tra domanda e offerta riguarda Gli strumenti finanziari utilizzati Ricorso alle garanzie Livello di servizio 3. Occorre diversificare le forme di finanziamento Con riferimento al primo punto, mi sembra di poter sostenere la tesi che non c è un problema di credito scarso ma che esiste invece il problema di un credito che non è sempre tarato rispetto alle esigenze dell impresa; le modalità di finanziamento tendono ad ad essere uniformi, a non assumere le caratteristiche che servono a quell impresa in quel momento in considerazione della fase evolutiva che sta vivendo. Un primo dato qualitativo su questo argomento può essere ricavato dall Osservatorio Artigiancassa. Abbiamo recentemente condotto un indagine su un campione di 4.000 imprese artigiane con l obiettivo di investigarne le esigenze finanziarie.
Una prima domanda ha riguardato proprio il giudizio sull adeguatezza dell offerta bancaria. Giudizio delle PMI sull'offerta di credito delle banche (%) Totale Pmi manufatturiere Imprese artigiane Adeguata 23,8 24,2 Abbastanza adeguata 52,2 49,6 Inadeguata 23,9 26,2 Totale 100,0 100,0 Fonte: osservatorio Artigiancassa I risultati esposti nella tabella sottolineano che per un quarto delle imprese, l offerta delle banche è inadeguata; ci sembra opportuno riflettere su questa percentuale: una offerta bancaria inadeguata può rappresentare un problema di sopravvivenza per un numero non banale di imprese. Se dal punto di vista qualitativo ci sono dunque dei margini di miglioramento, dal punto di vista quantitativo ci sembra di poter dire affermare che le imprese in Italia hanno abbastanza credito; il rapporto impieghi su PIL in Italia è costantemente cresciuto dal 1995 ad oggi passando da un valore del 67% ad un valore del 90,7% mentre il rapporto tra impieghi e raccolta è raggiunto un livello del 111%. Ciò significa che il nostro paese importa dall estero risorse finanziarie che vengono poi ridistribuite alle imprese ( i dati citati sono derivati da rapporti ABI e Banca d Italia). A livello medio, perciò, non c è un problema quantitativo di disponibilità di credito per le aziende. Se tuttavia andiamo a considerare i singoli comparti produttivi e la dimensione degli interventi creditizi, vediamo che la disponibilità di credito è senz altro più contenuta per i piccoli operatori. Il rapporto tra accordato e utilizzato è infatti pari a circa il 60% per i crediti di grandi dimensioni mentre per le piccole imprese si attesta su un valore nettamente superiore (pari al 76%). Anche dal punto di vista quantitativo dunque sicuramente i piccoli operatori scontano un gap rispetto ai grandi prenditori. Abbiamo detto che probabilmente c è abbastanza credito a disposizione delle imprese; i dati ci dicono tuttavia che si tratta di un credito orientato ancora al breve termine. Nonostante un trend di trasformazione positivo, ancora oggi se ci confrontiamo con il resto dell Europa, vediamo che in Italia il 40% è credito ad un anno, contro un 30% dell area euro; quindi, dieci punto ancora di scarto rispetto all Europa. C è ancora spazio per sviluppare il credito a medio e lungo termine; dobbiamo ricordarci che credito a breve termine significa maggiori costi e maggiore disagio per
l imprenditore. Non c è con questa forma tecnica un supporto agli investimenti, allo sviluppo dell impresa. Un altro punto rilevante è dato dalla quantità di garanzie richieste dalle banche. Il dato che emerge è che soprattutto per i piccoli finanziamenti, credito a medio e lungo termine significa quasi sempre garanzia reale. credito Il peso delle garanzie reali è molto più contenuto a fronte dei finanziamenti a medio/lungo termine di maggiori dimensioni. In sintesi i piccoli imprenditori per avere credito funzionale alla crescita devono mettere a disposizione garanzie reali. Come emerge dall osservatorio Artigiancassa, le piccole imprese vedono nel fenomeno del ricorso alle garanzie reali un concreto impedimento alla loro crescita.
Giudizio delle PMI sulla richiesta di garanzia (%) Totale Pmi Imprese manufatturiere artigiane Eccessiva 41,8 44,2 Accettabile 56,4 53,6 Conveniente 1,8 2,1 Totale 100 100 Fonte: osservatorio Artigiancassa su dati Unioncamere Il ricorso alle garanzie reali trova un oggettivo riscontro nel livello di rischiosità dei piccoli operatori. I dati ufficiali mostrano tassi di sofferenza per l artigianato nel sud d Italia del 23,4% nel 2004; il tasso di sofferenza è sceso al 15,2% nel 2006. Sembrerebbe che ci sia un miglioramento formidabile nell affidabilità creditizia degli artigiani. Tuttavia occorre osservare che il dato risente in maniera determinante delle cartolarizzazioni operate da moltissime banche sul portafoglio di crediti non performing. In sintesi il rapporto tra sofferenze e impieghi non è più rappresentativo della rischiosità perché le banche sempre di più, e in maniera sempre più sistematica, tolgono dal loro bilancio le sofferenze attraverso le cartolarizzazioni. Una reale dimensione del rischio può derivare più propriamente analizzando il tasso di decadimento annuo della Banca d Italia. 5,500 5,000 4,500 4,000 3,500 3,000 2,500 2,000 1,500 1,000 2001 2002 2003 2004 2005 ITALIA NORD- OCCIDENTALE ITALIA NORD- ORIENTALE ITALIA CENTRALE ITALIA MERIDIONALE SARDEGNA TOTALE NAZIONALE Il grafico evidenzia l andamento della rischiosità degli artigiani nei diversi comparti territoriali. La Sardegna è rappresentata dalla linea in verde: il dato è molto confortante perché c è una rilevante diminuzione del tasso di decadimento (percentuale di crediti che erano in bonis e che sono diventati sofferenze dopo un anno).
La Sardegna ha un andamento molto positivo se confrontato con quello delle altre regioni meridionali: si va allineando al livello medio nazionale; quindi, la Sardegna sta assumendo un profilo, rispetto alle altre Regioni meridionali, assolutamente più positivo in termini di rischio. In effetti, il fatto che la Sardegna abbia un rischio più basso rispetto alle altre Regioni meridionali noi lo viviamo nel rapporto costante con gli operatori. Per la nostra azienda questo rappresenta un punto di positività nei rapporti con gli operatori della regione. Del resto osserviamo che l artigianato nella Regione è rappresentato da aziende numerose e dinamiche; in effetti, in Sardegna il rapporto tra il numero di aziende produttive sulla popolazione assume un valore superiore addirittura alla media Italia: 88 aziende su 1.000 abitanti, rispetto ai 86 della media nazionale. I punti di debolezza non mancano: c è sicuramente un problema di dotazione infrastrutturale, sia logistica, sia di comunicazione; c è un problema di apertura al mercato esterno ( i nostri attori si riferiscono molto al loro mercato locale, e il mercato locale sardo è sicuramente piccolo e chiuso; quindi abbiamo il problema di ampliare il mercato di riferimento). In conclusione vorrei spendere alcune considerazione sull utilizzo degli incentivi pubblici da parte delle imprese artigiane della Sardegna. Innanzitutto è importante osservare che senz altro gli incentivi gestiti da Artigiancassa non sono andati a supporto della realizzazione/acquisto di immobili; la percentuale più ampia delle agevolazioni regionali gestite da Artigiancassa è andata ad incentivare l acquisto di nuovi macchinari, di nuovi laboratori. Gli interventi ex l. 949, in Sardegna come nel resto d Italia, hanno finanziato imprese sane; mediamente infatti le imprese agevolate con la 949 hanno un tasso di sofferenza intorno al 3%, che rispetto ai dati visti in precedenza è assolutamente molto più basso. Dal nostro punto di vista gli interventi in conto interesse previsti dalla 949 hanno realmente incentivato e supportato la crescita delle imprese artigiane. E chiaro tuttavia che in quanto la 949 è collegata ad un finanziamento bancario a medio e lungo termine non è adatta nella sua formulazione attuale a supportare la ricerca e l innovazione. Il rischio è infatti quello che difficilmente una banca supporta con un credito ordinario un intervento ad alto rischio. Dobbiamo ragionarci bene perché non sarà lo strumento del credito bancario semplice, ma quello sul capitale di rischio che supporterà quel tipo di investimento. Così come la nascita di una nuova impresa, difficilmente una banca finanzia con metodologia standard la nascita di una nuova impresa, perché la nuova impresa è molto rischiosa. Occorre pertanto individuare nuovi strumenti di incentivazione magari introducendo le nuove misure di intervento nell ambito del nuovo programma operativo regionale previsto dalla programmazione comunitaria per il periodo 2007-2013. Artigiancassa ha avviato una riflessione su questo tema ed è arrivata a definire un insieme di strumenti
finanziari che si adattano alla soluzione di problemi specifici quali le start up o la ricerca adeguandoli alle esigenze che caratterizzano le micro imprese. Un driver di sviluppo che riteniamo fondamentale è dato dalla evoluzione dello schema delle garanzie; abbiamo in alcuni paesi europei esempi di utilizzo dei fondi di garanzia molto interessanti. Ne costituiscono un esempio i fondi per le cartolarizzazioni rivolti al supporto delle tranche mezzanine; si tratta di interventi che costano poco e che hanno un grosso impatto positivo sul prezzo alle imprese di credito a medio e lungo termine. Mi sarebbe piaciuto parlarne in questa sede, ma temo di aver esaurito il tempo a disposizione. Sono disponibile ovviamente a collaborare con gli operatori, con la regione, con le rappresentanze delle imprese in una riflessione volta ad individuare gli strumenti creditizi e agevolativi più adeguati a supportare lo sviluppo dei piccoli operatori in questa regione. Vi ringrazio molto per l attenzione. Marilena Troiani (Artigiancassa)