Norme per la produzione di materiali didattici



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Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro Norme per la produzione di materiali didattici Indice di sezione Obiettivi Pag. 56 1. Tipologia di materiali didattici ipotizzati Pag. 56 1.1 Dispensa 1.2 Slide 1.3 Pagine HTML 1.4 Esercitazioni Pag. 56 Pag. 59 Pag. 60 Pag. 62 2. Norme redazionali per il modello dispensa Pag. 62 2.1 Punteggiatura Pag. 62 2.2 Apostrofi Pag. 64 2.3 Accenti Pag. 64 2.4 Abbreviazioni, simboli, sigle Pag. 65 2.5 Maiuscolo e minuscolo Pag. 66 2.6 Corsivo, neretto, maiuscoletto, maiuscolo Pag. 68 2.7 Virgolette Pag. 69 2.8 Numeri Pag. 69 2.9 Citazioni Pag. 70 2.10 Note Pag. 71 2.11 Bibliografie Pag. 73 2.12 Termini stranieri e dialetti Pag. 75 2.13 La d eufonica Pag. 76 3. Norme redazionali per il modello slide Pag. 76

Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro 4. Norme redazionali per il modello pagina HTML Pag. 78 4.1 Struttura modulare Pag. 78 4.2 Brevità Pag. 79 4.3 I microcontent Pag. 79 4.4 La forma e lo stile Pag. 80 4.5 La composizione grafica Pag. 81 5. Istruzioni all uso dei modelli per i docenti Pag. 81 5.1 Dispensa 5.2 Slide 5.3 Pagina HTML 5.4 Esercitazione Pag. 81 Pag. 83 Pag. 84 Pag. 86 6. Glossario dei termini di questa sezione Pag. 87

Obiettivi In questa sezione saranno descritti brevemente i modelli grafici proposti per i materiali didattici che i docenti vorranno realizzare per i loro corsi, spiegando le motivazioni delle scelte grafiche e compositive adottate in modo tale che possano essere condivise e applicate anche per gli usi futuri. Saranno inoltre illustrate le norme consigliate per la realizzazione dei materiali didattici relativi ai singoli esami appartenenti a un corso universitario. Le norme sono distinte in: - norme redazionali: suggerimenti riguardo lo stile, l impaginazione, la leggibilità dei contenuti; - istruzioni all uso dei modelli da parte dei docenti: istruzioni pratiche per l uso dei modelli già pronti per realizzare nuovi documenti. Le norme hanno lo scopo di guidare i docenti fornendo non solo delle istruzioni di lavoro pratiche, ma anche dei riferimenti teorici da applicare in generale. 1. Tipologia di materiali didattici ipotizzati 1.1 Dispensa Con il modello dispensa intendiamo un volume in cui sono riportati contenuti con linguaggio discorsivo e dettagliato, accompagnato da immagini, schemi, grafici o quanto altro possa essere utilizzato per illustrare meglio i contenuti. La dimensione del volume può essere variabile, intendendo per dispensa l insieme dei capitoli che lo studente deve leggere per poter esaurire la materia del corso specifico. Il modello dispensa quindi è un modello di tipo editoriale, assimilabile a un libro, con le caratteristiche tipiche di un libro, cui si aggiungono alcuni elementi che danno un taglio didattico alla pubblicazione. Per facilitare la fruizione dei contenuti, sia dal punto di vista didattico sia dal punto di vista pratico (ricordiamo che la fruizione di tali contenuti è online), si propone la suddivisione della dispensa del corso in più unità (capitoli), che chiameremo per comodità lezioni. Pagina 56

Questa strutturazione permette di: - suddividere più organicamente i contenuti da un punto di vista logico didattico del percorso da seguire durante il periodo di frequenza a distanza. - Facilitare gli studenti nella procedura di scaricamento (download) dei contenuti dalla piattaforma. Il modello dispensa prevede l uso di due pagine standard: - la copertina; - la pagina interna. 1.1.1 Copertina La copertina è l elemento che presenta la lezione. Per questo motivo prevede degli elementi paratestuali identificativi: - titolo dell esame; - titolo della lezione specifica; - nome del docente di riferimento. Sono informazioni fondamentali per individuare la singola unità di dispensa e collocarla nel contesto generale, devono pertanto essere indicate tutte e messe in evidenza. A queste si affiancano altre informazioni, non meno importanti: gli obiettivi didattici, l autore, il numero di revisione, la data di creazione del documento, la tipologia di materiale didattico e la durata stimata del tempo di studio. La gabbia di impaginazione proposta presenta queste caratteristiche: - Non ci sono sfondi (immagini o fondi colorati) che appesantiscono il file, da cui ne consegue il download più veloce e la leggibilità dei testi. - Gli elementi grafici decorativi ai due lati sono parti del dipinto di Nespolo donato all Università: un immagine facilmente reperibile nel caso il docente volesse riproporla e riutilizzarla in altri materiali. - Il logo dell università è declinato in una tinta unica in modo da non alterare la riconoscibilità del logo e per garantirne la leggibilità sia in stampa in bianco e nero, sia in stampa a colori. - Il font utilizzato per i testi è un TAHOMA, un font di sistema, ovvero un carattere incluso nel set di font già installato e presente nel sistema operativo di Windows. Solitamente, per i testi da leggere su supporto cartaceo, si preferiscono i caratteri graziati, tipo il Times o il Garamond, font che presentano caratteristiche adatte per agevolare la lettura. Pensando all uso specifico di questi materiali, si è scelto di utilizzare invece un font non graziato (bastone), poiché la Pagina 57

lettura di questi contenuti è in prima battuta a video. La lettura a video, infatti, risulta più scorrevole con caratteri non graziati, perché non sgranano. La scelta è caduta pertanto su un font non graziato, installato su tutti i pc di caratteristiche medie. - Il colore dei titoli è stato scelto pensando di ottimizzare il risultato finale sia per la stampa in bianco e nero sia per la stampa a colori. Le icone per indicare la tipologia di materiale e il tempo stimato di studio sono immagini al tratto, declinate in blu scuro, senza fondini o sfumature intermedie di colore, per assicurare la leggibilità sia in stampa a colori sia in bianco e nero. 1.1.2 Pagina interna Le pagine interne mantengono la stessa impostazione grafica, nella quale sono collocati i titoli correnti (per identità visiva e riconoscimento del materiale didattico specifico), i numeri di pagina e lasciano lo spazio al testo. Pagina 58

1.2 Slide Con il modello slide si intende un modello grafico/editoriale adatto per contenuti più snelli, dal linguaggio meno discorsivo e più strutturato per punti, elenchi, schemi. Per avere un modello di riferimento, si può pensare agli slide show che vengono utilizzati durante le conferenze. Il modello slide prevede un impostazione grafica editoriale coerente con il modello dispensa, nell intento di creare materiali che si distinguano per immagine coordinata identificativa. Gli elementi grafici e paratestuali sono pertanto uguali a quelli della dispensa, sia per la copertina sia per la pagina interna, mentre varia il formato (non più 21 x 29,7 come nelle dispense, bensì il formato slide preimpostato proposto dal più usato software per presentazioni automatiche). È stato creato il modello presentazione.pot che prevede due pagine: - la copertina; - l interno; Per questo modello valgono le stesse considerazioni fatte sulla gabbia di impaginazione riportate nel paragrafo dedicato alla dispensa. Pagina 59

1.3 Pagine HTML Con il modello pagina HTML si intende un modello da usare per contenuti fruiti direttamente online. Il docente che vuole realizzare materiale didattico online strutturerà i contenuti sfruttando le caratteristiche peculiari del mezzo Internet: si possono aggiungere link a siti esterni, link incrociati fra le varie sezioni, prevedere aggiornamenti regolari di alcune sezioni. Il modello prevede due pagine: - copertina - layout che presentano elementi comuni con gli altri modelli per mantenere la coerenza dell immagine coordinata di tutti gli stampati. 1.3.1 Copertina La gabbia di impaginazione è coordinata con le altre tipologie di materiale. Oltre alle considerazioni già fatte per il modello dispensa, possiamo sottolineare queste caratteristiche: - Non ci sono texture (immagini o fondi colorati) cosicché il testo sia leggibile (nero su fondo bianco) - Il font utilizzato per i testi è un TAHOMA, un font di sistema. Come già ricordato, la lettura a video risulta più scorrevole con caratteri non graziati, perché non sgranano. Pagina 60

- Sono stati scelti due colori: arancione per i titoli e i link; azzurro per gli elementi paratestuali e di navigazione, oltre al nero per il testo, che non interferisce nella percezione dell insieme. 1.3.2 Layout interno Nel layout interno viene lasciato ampio spazio al testo da formattare e organizzare come riterrà più opportuno il docente e sono stati inseriti gli strumenti di navigazione basilare (avanti, indietro, torna alla copertina), insieme agli elementi fissi (logo, tipologia di materiale, tempo di studio stimato). Pagina 61

1.4 Esercitazioni Con il modello esercitazione si intende un modello da usare per descrivere gli esercizi da effettuare per mettere in pratica i contenuti appresi durante lo studio teorico. Il modello grafico di riferimento è quello della dispensa, con la differenza che in copertina è stata modificata l icona che identifica la tipologia di materiale ed è stata eliminata la descrizione degli obiettivi didattici, ripresa invece nel testo delle pagine interne. 2. Norme redazionali per il modello dispensa Di seguito si riportano dei suggerimenti per una redazione corretta e coerente dei contenuti. 2.1 Punteggiatura Non si usa mai il punto alla fine di un titolo. Prima di ogni segno di punteggiatura non va mai messo lo spazio bianco. Dopo va sempre messo lo spazio bianco. Pagina 62

Nelle elencazioni non si mette la virgola dopo l ultimo termine. Tranne il punto esclamativo e il punto interrogativo, tutti gli altri segni vanno sempre dopo le virgolette di chiusura. 2.1.1 Tre puntini di sospensione Le sospensioni del discorso prevedono l uso di soli tre puntini. Il testo che segue va sempre preceduto da uno spazio vuoto. Alla fine del periodo i tre puntini non vanno mai seguiti dal punto fermo. 2.1.2 Parentesi Quando si usano le parentesi, il punto, la virgola, i due punti e il punto e virgola vanno dopo la chiusura della parentesi, tranne quando il periodo tra parentesi è autonomo e di senso compiuto. Il punto esclamativo e il punto interrogativo vanno prima della parentesi se legati nel senso al testo dentro la parentesi. 2.1.3 Trattini Vi sono due tipi di lineette: il trattino breve ( - ), che si usa per legare due parole in un unico concetto e il trattino lungo ( ), che si usa per indicare un inciso. Il trattino lungo va sempre preceduto e seguito da uno spazio bianco, tranne quando il trattino di chiusura è seguito da un segno di interpunzione. 2.1.4 Parentesi quadre Si usano solo per indicare una aggiunta del curatore, del traduttore o del redattore all interno di brani citati. Le parentesi quadre che racchiudono tre puntini stanno a indicare un omissis all interno di un testo citato. Pagina 63

2.2 Apostrofi Casi in cui l apostrofo indica la caduta di una lettera o di una sillaba: - di quando è imperativo del verbo dire - po quando sta per poco - mo quando sta per modo - fa quando sta per fai - to quando sta per tieni - va quando sta per vai Non si apostrofano mai tal e qual. Non vanno mai usati due apostrofi di seguito. In fin di linea le parole apostrofate non si integrano per evitare l apostrofo. Per esempio quell uomo si dividerà quel-l uomo o quell /uomo, ma non quello/uomo. 2.3 Accenti Si usa l accento grave ( ` ) nei seguenti casi: è (verbo essere) cioè caffè tè (bevanda) piè (per piede ) dì (per giorno ) Si usa l accento acuto ( ) nei seguenti casi: perché affinché poiché ché e i composti di che (affinché, perché, macché, ecc.) sé (pronome, tranne quando precede stesso o medesimo ) né (negazione) lì, là (avverbi di luogo) dà (dal verbo dare) sì (affermazione) sulle vocali à, ì, ò, ù Pagina 64

All interno di parole non è necessario l uso dell accento tonico, tranne per termini che possono dar luogo a equivoci e ambiguità di senso. Si consiglia però di accentare sempre i due seguenti casi: princìpi (distinto da principi ) e dèi (oppure Dei, da distinguersi dalla preposizione dei ). 2.4 Abbreviazioni, simboli, sigle Le abbreviazioni (eccetto ecc., a.c., d.c. ) si usano soltanto se all interno di parentesi e negli apparati di note e bibliografie. In tutti gli altri casi evitare di abbreviare qualsiasi termine, tranne i casi qui di seguito previsti. Non si abbreviano mai: - introduzione, prefazione, a cura di, nota, capitolo, per esempio, infra, ivi, passim - i nomi dei giorni, dei mesi, dei decenni e dei secoli Le sigle e gli acronimi si scrivono con solo la prima lettera maiuscola e omettendo i punti divisori. Le sigle non vanno mai divise in fine di riga. Le abbreviazioni di unità di misura si scrivono senza il punto alla fine. Elenco delle abbreviazioni più comuni (fare attenzione alla presenza o all omissione del punto, alle maiuscole, alle varianti dei plurali, ai corsivi e alle annotazioni fra parentesi quadre): appendice/i app. milligrammo/i mg articolo art. millimetro/i mm avanti Cristo a.c. nota del curatore ndc capitolo/i cap. nota dell autore nda centigrammo cg nota del redattore ndr centilitro cl nota del traduttore ndt centimetro/i cm numero/i n./nn. chilogrammo/i kg numero unico n.u. chilometro/i km nuova serie n.s. chilometro quadrato kmq ovvero km2 opere citato op. cit. chilowatt kw pagina/e p. / pp. [ non pag. / pagg. o pg. / pgg.! ] Pagina 65

circa ca. paragrafo/i par. citato/i cit. quintale q collana coll. ristampa rist. collezione collez. secolo/i sec. / secc. come sopra c.s. seguente/i sg. / sgg. confronta cfr. senza editore s.e. [ in bibliografie incomplete ] dopo Cristo d.c. senza data s.d. [ c.s. ] eccetera ecc. [ non etc.! ] senza luogo s.l. [ c.s. ] edizione citata ed. cit. sezione/i sez. / sezz. ettaro/i ha tabella/e tab. / tabb. ettolitro hl tavola/e tav. / tavv. et alii et al. titolo tit. [ non in corsivo! ] fascicolo fasc. tomo/i t. figura fig. tradotto trad. foglio/fogli f. / ff. traduzione trad. grafico graf. traduzione italiana tr. it. [ non trad. it.! ] grammo/i g vedi v. Idem Id. verso/i v. / vv. illustrazione ill. versus vs megawatt mw volt/ts V metro/i m volume vol. metro/i cubo/i mc ovvero m3 Watt W metro/i quadrato/i mq ovvero m2 2.5 Maiuscolo e minuscolo In generale: se non esplicitamente necessario, è bene evitare l uso dell iniziale maiuscola. In particolare, si scrivono con l iniziale maiuscola: - le denominazioni proprie di uno stato e dei suoi enti, le denominazioni ufficiali di organi governativi, giuridici e amministrativi; - le denominazioni ufficiali di scuole, associazioni, teatri, ecc.; Pagina 66

- le denominazioni ufficiali di unità didattiche e di corsi universitari; - le denominazioni di festività; - le denominazioni di periodi e fatti storici; - i secoli, i decenni e gli anni (quando sono legati a eventi storici); - i punti cardinali e i sostantivi a essi correlati quando indicano una specifica regione geografica; - i nomi geografici: in quelli composti il nome comune avrà l iniziale minuscola, il nome proprio la maiuscola; - dopo il punto esclamativo o interrogativo; - nelle citazioni e nel discorso diretto dopo i due punti e l apertura delle virgolette il periodo citato o in discorso diretto inizia con l iniziale maiuscola (anche nel caso in cui il testo originale portava la minuscola); - le denominazioni di movimenti artistici, di pensiero e letterari che si sono costituiti come tali e gli appellativi derivanti da antonomasia. - le denominazioni di partiti politici, di organizzazioni sindacali e simili vogliono la maiuscola solo per il primo termine; - nelle denominazioni scientifiche delle scienze naturali si scrive con l iniziale maiuscola il genere, con la minuscola la specie (in corsivo); - negli appellativi che fanno ormai parte integrante del nome di un personaggio storico; - titoli onorifici e appellativi vari stranieri: Madame, Monsieur, Lord, Lady, Sir, Herr, Frau, e rispettive abbreviazioni. Si scrivono con l iniziale minuscola: - i punti cardinali e i sostantivi a essi correlati, elementi geografici e topografici, quando non indicano una specifica regione geografica; - i nomi dei giorni e dei mesi; - i nomi di popolazioni, di razze, di religioni; - le denominazioni statali, governative e simili non ufficiali; - le denominazioni ufficiali di scuole, associazioni, teatri, ecc. che vengono usate in senso generale; - i titoli civili e onorifici, i titoli professionali, religiosi, nobiliari e militari; - i corpi e i gradi militari, così come le iniziali di santo e santa (quando non facciano parte del nome di una chiesa o di toponimi); - ricorrenze di culto; - i termini come lago, monte, mare, ecc., tranne che nelle denominazioni straniere; - i termini come via, piazza, largo, ecc., tranne che nelle denominazioni straniere; - le note musicali; Pagina 67

- quando la parte di una frase che segue un punto esclamativo o interrogativo è inserita nel discorso si inizia con la minuscola. 2.6 Corsivo, neretto, maiuscoletto, maiuscolo Si scrivono in corsivo: - le parole o le frasi che si voglio enfatizzare, ovvero porre in particolare risalto nel contesto del discorso; - i titoli dei paragrafi; - i titoli di opere letterarie, filosofiche, musicali, artistiche, filmiche, televisive, radiofoniche, ecc.; - i titoli di articoli contenuti in riviste o i titoli di saggi o capitoli contenuti in volumi collettanei; - i titoli di opere musicali vanno in corsivo tranne che per l indicazione strumentale e il numero d opera - (mentre eventuali sottotitoli o appellativi delle stesse vanno fra virgolette e con l iniziale maiuscola); - termini o frasi stranieri o dialettali di uso non comune (ovvero non ancora integrato nella lingua italiana standard) o di uso specialistico; - le denominazioni scientifiche delle scienze naturali; - termini tecnici o specialistici in contesti non tecnici o specialistici; - i segni dinamici in ambito musicale. Nei testi il neretto si adopera per mettere in evidenza alcune categorie di titoli o per dar risalto a determinati nomi ed espressioni (soprattutto nei testi scolastici). Si scrivono in MAIUSCOLETTO: - le sigle (senza punti divisori); - i numeri romani; - le parole che all interno del testo abbisognano di un enfasi particolare e comunque di valore diverso rispetto al corsivo o alle virgolette (ad esempio quando si vogliono evidenziare concetti particolari o intere proposizioni) Non scrivere mai titoli dei saggi, degli articoli o dei paragrafi in tutto maiuscolo. Pagina 68

2.7 Virgolette Vi sono tre tipi di virgolette: - le «caporali» - le alte doppie - le alte semplici Le virgolette «caporali» vanno usate solo per le citazioni esplicite e in quanto tali riconoscibili. Le virgolette alte doppie vanno usate nei seguenti casi: per indicare una citazione all interno di una citazione; per indicare denominazioni di eventi culturali come convegni, seminari, festival, stagioni di spettacolo e simili; per enfatizzare un termine o una breve espressione, come in uno dei seguenti casi: - termini che esprimono un concetto particolare; - parole alle quali ci si riferisce in quanto tali; - parole o espressioni usate in senso ironico; - espressioni figurate o gergali; - parti di opere, libri, ecc. che non vogliono il corsivo; - denominazioni aggiunte a scuole, associazioni, teatri, ecc.; - sottotitoli musicali. per indicare testate di riviste, periodici, quotidiani. Le virgolette alte semplici vanno usate solo ed esclusivamente nel caso, raro, in cui si tratta di termini fra virgolette all interno di citazioni già contenute dentro un altra citazione. 2.8 Numeri Possono essere scritti: - in cifre arabe; - in cifre romane; - in lettere. Pagina 69

Si scrivono in numeri arabi: - le grandi quantità numeriche; - i numeri decimali (escluse le espressioni esplicitamente discorsive); - le date (escluso il mese e le date del primo del mese); - le cifre accompagnate a unità di misura (escluse le espressioni esplicitamente discorsive); - i numeri che individuano elementi, come capitoli, paragrafi, pagine, articoli di legge, fasi, livelli, ecc.; - quando il numero si identifica direttamente con il soggetto in questione (voti, numeri di lotterie, ecc.); - i numeri di telefono, di indirizzi, e simili; - i numeri che fanno parte di elencazioni. Si scrivono in cifre romane (e sempre in MAIUSCOLETTO): - i secoli espressi in senso ordinale; - i numeri di tomo o di volume delle edizioni; - i numeri progressivi delle dinastie (re, papi, discendenti vari) o di altri nomi propri (come imbarcazioni e simili); - per capitoli o parti di edizioni che con tale numerazione sono stati concepiti. Si scrivono in lettere: - i secoli, i decenni e gli anni (quando sono legati a eventi storici); - le grandi cifre approssimative; - le piccole cifre (da uno a dieci); - tutte le volte che cifre e quantità varie sono espresse in senso discorsivo o informale. 2.9 Citazioni Le citazioni di lunghezza minore alle cinque righe vanno incorporate nel testo, fra virgolette caporali. Al contrario, le citazioni di lunghezza superiore alle cinque righe vanno composte in un corpo minore del testo, separate da una riga prima e una dopo il testo, con adeguata interlinea e con un rientro. Inoltre: - non vanno mai fra virgolette; - le eventuali indicazioni bibliografiche che seguono vanno fra parentesi tonda, dopo il punto fermo che chiude il brano citato, senza punto dopo la parentesi di chiusura. Pagina 70

Nel caso di citazioni nelle citazioni (inferiori alle cinque righe) le prime vanno evidenziate con virgolette alte doppie. Per indicare omissioni (di una parola o di intere parti di testo) si usano i tre puntini fra parentesi quadre, mantenendo la logica della punteggiatura originaria. Fra parentesi quadre vanno anche le eventuali aggiunte del curatore, del traduttore o del redattore all interno del testo, ovvero le relative abbreviazioni: [ndc], [ndt], [ndr]. Quando una citazione viene momentaneamente interrotta, l interruzione è evidenziata da due trattini lunghi, senza chiudere né riaprire le virgolette. Quando una citazione contiene un refuso o un errore dell autore, l errore va riportato letteralmente, ma seguito dall indicazione [sic]. Si può optare per uno dei due diversi sistemi di rimando bibliografico: rimando con esponente in apice e nota bibliografica (a piè pagina, in fondo al capitolo o in fondo al testo) oppure rimando con il sistema autore-data; in questo caso: - l autore e la data vanno fra parentesi tonda; - se l autore è già menzionato nel testo, fra parentesi va solo la data; - il nome dell autore e la data sono separate da una virgola; - le indicazioni di pagina vanno dopo la data (anche in questo caso seguita da una virgola); - quando di un autore si cita contemporaneamente più di un opera, le date di riferimento vanno separate da un punto e virgola; - quando di un autore si citano due o più titoli apparsi nello stesso anno, questi si distinguono da una lettera alfabetica minuscola e progressiva in tondo. 2.10 Note Tranne casi particolari, le note di commento e le note bibliografiche vanno a fine testo, numerate progressivamente dall inizio alla fine del testo o, eventualmente, suddivise per capitoli o parti. Nel caso in cui il richiamo di nota è un asterisco (con nota a piè pagina) l eventuale progressione fa riferimento alla sola pagina. Pagina 71

2.10.1 Norme grafiche per il richiamo di nota nel testo - Il richiamo di nota si scrive con numero, a esponente, senza parentesi; - il numero in apice va posto sempre dopo i segni di interpunzione, mai prima; - il numero in apice segue anche le virgolette; - nel caso di richiami di nota dentro un brano fra parentesi, il numero in apice va posto dentro la parentesi. 2.10.2 Abbreviazioni da utilizzare in nota Ibidem (abbreviato ibid.): il termine latino sta per nell identica opera e si usa quando il riferimento bibliografico che compare in nota corrisponde del tutto a quello della nota immediatamente precedente. Se il riferimento iniziale specificava un certo numero di pagina, il rimando ibidem sottintende il medesimo numero; se invece si vuole richiamare un altro passo del testo citato, al rimando ibidem viene fatto seguire il nuovo numero di pagina. Op. cit.: l abbreviazione (dal latino opere citato ), posta a seguito del nome di un autore, indica l opera citata nel più vicino riferimento a tale autore. Quando di uno stesso autore sono citate più opere, e per di più in ordine indifferenziato, tale tipo di rimando potrebbe risultare ambiguo e di difficile consultazione: in questo caso si consiglia di ripetere di volta il volta il titolo dell opera, anche abbreviato, seguito dall abbreviazione cit. (in tondo). Passim: si usa per la citazione generica di vari passi di un opera. Nelle note, l autore va citato con il nome di battesimo puntato, il quale precede il cognome (contrariamente a quanto accade nelle bibliografie). Nelle note, nel caso si faccia riferimento a un titolo il cui autore è stato citato nella nota precedente, il nome può essere ripetuto tale e quale oppure sostituito dall abbreviazione Id.. Pagina 72

2.11 Bibliografie 2.11.1 Indicazioni generali Tutti i titoli (anche di articoli, opere pittoriche, musicali, cinematografiche o altro) vanno sempre in corsivo; nelle bibliografie, le virgolette alte doppie identificano una rivista o altro tipo di pubblicazione periodica, sebbene la norma UNI indichi l uso del corsivo; le virgolette alte doppie vengono usate anche per identificare eventi culturali (convegni, seminari, ecc.) che fanno parte dell indicazione bibliografica. 2.11.2 Bibliografie generali - Vanno titolate solo con la semplice dizione Bibliografia (non: Riferimenti bibliografici e simili); - le opere vanno elencate in ordine alfabetico secondo l iniziale del cognome: nel caso di più autori, si tiene conto del primo cognome in ordine alfabetico; - quando gli autori sono due vengono indicati entrambi uniti dalla congiunzione e : C. Battisti e G. Alessio, Dizionario etimologico italiano, Firenze, Barbera, 1950-1957 - quando gli autori sono più di due, si riassumono nella sigla AA.VV. (autori vari): - se si intende indicare l eventuale curatore, il nome e cognome di questi va fra parentesi preceduto da a cura di ; in alternativa: il curatore figura come cognome di riferimento, seguito, fra parentesi, da a cura di : M.L. King, Strength to love, New York, Harper & Row, 1963 (ed. ital. La forza di amare, a cura di E. Balducci, Torino, Sei, 1967) - per autori di cui si cita un volume contenuto in opera omnia, le abbreviazioni vol. (da porsi immediatamente dopo il titolo) sono seguite dal numero ordinale in cifre romane e in maiuscoletto: E. Garin, La letteratura degli umanisti, in Storia della letteratura italiana, a cura di E. Cecchi e N. Sapegno, vol. 3, Il Quattrocento e l Ariosto, Milano, 1966 - se l edizione citata è una seconda o successiva edizione, ciò è segnalato con il numero corrispondente all edizione, in apice dopo la data: G. Pellitteri, G. Stefanelli e F. Miccoli, Tipocomposizione, Torino, Sei, 2 a ed. 1966, 3 volumi - le indicazioni bibliografiche relative a periodici non devono contenere né il riferimento all editore né quello al luogo di edizione: G. Pellitteri, L unificazione è un incubo?, in Graphicus, n. 3, marzo 1967, pp. 28-29 Pagina 73

- i titoli di volumi collettanei o di enciclopedie all interno dei quali si trova un saggio o una voce citati, vanno preceduti dall indicazione in ; per i volumi collettanei occorre indicare anche il cognome e nome dell autore: E. Garin, La letteratura degli umanisti, in Storia della letteratura italiana, a cura di E. Cecchi e N. Sapegno, vol. 3, Il Quattrocento e l Ariosto, Milano, 1966 - la città di edizione si scrive con la grafia della lingua d origine; eccezione: le località di lingua d origine che usano alfabeti non latini (greco, cirillico, ecc.) vanno indicate con l equivalente nome italiano (Atene, Mosca, ecc.) 2.11.3 Citazioni bibliografiche all interno delle note Le citazione bibliografiche che si trovano all interno di una nota vanno composte nel seguente ordine e secondo i relativi criteri grafici. Per i libri - iniziale del nome di battesimo, in tondo (nel caso di nomi doppi, tra la prima e la seconda iniziale non va inserito lo spazio); - cognome dell autore, in tondo, seguito da una virgola; - titolo dell opera, in corsivo (anche se si tratta di un saggio contenuto in un volume collettaneo); - per le opere tradotte: dopo il titolo, fra parentesi tonde, la data della prima edizione originale, in tondo; - nome dell editore, seguito da un virgola (i nomi degli editori devono essere riportati nella dizione più semplice, ad esempio: Giunti e non Gruppo Giunti; Einaudi e non Giulio Einaudi Editore, ecc.); - luogo di edizione e anno della prima edizione (o dell edizione italiana), senza virgola fra il primo e il secondo. Per le riviste o pubblicazioni periodiche - iniziale del nome di battesimo, in tondo; - cognome dell autore, in tondo, seguito da una virgola; - titolo dell articolo, sempre in corsivo; - titolo della rivista fra virgolette caporali (non occorre che sia preceduto da in ) o in corsivo; - numero progressivo della pubblicazione (senza l abbreviazione n. ); - le indicazioni temporali strettamente necessarie: giorno e mese (per i quotidiani), mese (per settimanali e mensili), anno (per tutte le altre periodicità); - se si intende indicare l annata della rivista, questa va in numeri romani dopo il numero progressivo, senza essere preceduta da abbreviazione. Pagina 74

2.12 Termini stranieri e dialettali Vale la regola generale: termini o espressioni di origine straniera o dialettale vanno in corsivo quando non sono ancora entrate nell uso comune (mantenendo le eventuali desinenze del plurale); al contrario, tali termini o espressioni vanno in tondo, e rimangono invariate al plurale, nei casi in cui sono state di fatto acquisite nell uso linguistico comune. Fra questi, ricordiamo: film, computer, abat-jour, sport, bunker, loft, weekend, blitz, flash, chaffeur, ecc. Non sempre però questa distinzione è possibile, ovvero chiara e univoca. Ad esempio: vi sono termini o espressioni d uso non comune in generale, ma di uso ormai acquisito in particolari linguaggi settoriali (dagli slang giovanili ai lessici specifici di particolari discipline scientifiche). Oppure, vi sono termini il cui uso comune è ancora in via di formazione. In questi casi si lascia libertà di scelta al curatore, con la preghiera di distinguere caso per caso, tenendo conto del tipo di testo e dei lettori cui questo è destinato. Per tutte le grafie di nomi stranieri si faccia riferimento o a testi già pubblicati dalla medesima casa editrice, o a testi di altre case editrici ma del medesimo settore, o a enciclopedie autorevoli e diffuse (come le garzantine ). Importante è che, in caso di cognomi dalle grafie diverse (ad esempio traslitterazioni da lingue per lo più slave), il cognome sia citato in modo uniforme per tutto il volume, in tutti i volumi di una collana o in tutti i numeri di una rivista. 2.12.1 Indicazioni varie - In francese sulle iniziali maiuscole non si usa l accento; - in francese nei numeri romani indicanti secoli si aggiunge sempre la e finale a esponente; - di fronte alle parole inglesi che iniziano con la lettera h aspirata non si ha elisione ( hotel è di origine francese); - in spagnolo tutti gli accenti sono acuti: José, Dalí, Miró, ecc.; - il tedesco non ha accenti di alcun tipo; per contro le vocali a, u e o possono avere la dieresi: ä, ü, ö; - in tedesco tutti i sostantivi vanno in maiuscolo; - se si ha a che fare con opere che fanno particolare riferimento alle lingue slave, consultare uno slavista per le corrette translitterazioni e i relativi segni diacritici; - idem per ciò che riguarda accenti e diacritici non approssimativi del greco antico. Pagina 75

2.13 La d eufonica Con la sola eccezione della locuzione ad esempio, in tutti gli altri casi la d eufonica va lasciata solo ed esclusivamente davanti a parole che iniziano con la medesima vocale. Va invece tolta quando ed, ad e od sono seguite da vocali diverse. 3. Norme redazionali per il modello slide Una slide di una presentazione power point non deve essere esaustiva come la pagina di un libro, né chiusa e autonoma come una pagina web. È piuttosto una traccia del discorso e un aiuto a meglio comprendere e ricordare per chi ascolta. Non è quindi necessario scrivere in dettaglio, anzi, è più utile in questo caso scrivere frasi brevi, eliminare avverbi e aggettivi, privilegiare titoli, slogan, cifre e fatti: a fine presentazione sono questi gli elementi che mantengono traccia del discorso. Scrivere troppo, inoltre, comporta anche il rischio che gli ascoltatori leggano riga per riga e non ascoltino più. Invece il testo delle slide deve essere una sottolineatura di ciò che si sta dicendo. Riguardo i font, meglio sceglierne due per tutta la presentazione uno per i titoli e uno per il testo e non scrivere con un corpo troppo piccolo: ogni parola si deve poter leggere anche dall ultima fila di una sala affollata. Evitare le parole scritte tutte in maiuscolo, limitare il corsivo e soprattutto eliminare le sottolineature, che rendono il testo difficile da leggere a distanza. Per ottenere una comunicazione efficace tramite uno slide show è importante ricordare questi quattro punti saldi. 1. Organizzazione logica È necessario individuare un argomento ben definito e costruire una sequenza logica in modo da poterla sviluppare tramite le singole slide. È bene definire fin dall inizio il migliore ordine di esposizione, ricordando che il nostro ordine logico di presentazione dei contenuti sarà probabilmente quello di apprendimento dei fruitori. Per maggiore chiarezza di esposizione, è utile articolare le fasi più importanti della presentazione in sequenze più piccole e circorscritte. Prevedere i tempi della presentazione può servire ad adeguare approssimativamente il numero di diapositive da realizzare. Pagina 76

2. Sintesi Le diapositive devono evidenziare i punti chiave del discorso, per questo è preferibile dedicare una diapositiva a un concetto, evitando i dettagli superflui che possono distrarre o confondere. L informazione deve essere concisa, ma anche strutturata, avere cioè senso compiuto e trasmettere con chiarezza ed efficacia un concetto. 3. Semplicità Usare uno stile facilmente comprensibile aiuta a mantenere l attenzione del pubblico; è altrettanto importante utilizzare una terminologia adeguata all uditorio. Il testo deve essere facilmente leggibile, sia dal punto di vista dei contenuti sia dal punto di vista grafico: una dimensione del carattere adeguata alla lettura e una strutturazione per elenchi puntati aiutano a fissare meglio i concetti. Sfruttare al meglio lo spazio della diapositiva per distribuire gli elementi che ne fanno parte oltre al testo, anche la grafica e le immagini aiuta a organizzare i concetti anche visivamente. 4. Sinergia Coinvolgere il pubblico durante l esposizione ovviamente rende la presentazione meno noiosa. Arricchire la presentazione per quanto possibile di immagini e tabelle: ne alleggeriscono lo sviluppo e aiutano a fissare i concetti, soprattutto se si richiama l attenzione su di essi durante l esposizione. Un suggerimento: fornire la stampa della presentazione, ma non distribuirla prima dell esposizione, perché c è il rischio che il pubblico la sfogli, con una conseguente caduta dell attenzione durante la presentazione tuttavia meglio informare che sarà distribuita "dopo", così il pubblico non si sentirà in obbligo di prendere appunti. A fine presentazione, può essere utile fornire anche dei materiali in più: per esempio la stampa della presentazione nella versione con le note, ovvero il discorso in breve ma con tutte le argomentazioni e i passaggi logici fatti a voce. Pagina 77

Infine, evitare: - L eccessivo affollamento verbale: meglio due diapositive quasi vuote che una troppo affollata, in cui la leggibilità è ridotta e il numero di concetti veicolati eccessivo. - L uso di troppe fonti tipografiche: meglio la coerenza garantita da uno/due font, declinati in grassetto e corsivo quando necessario, piuttosto che tanti caratteri diversi: disorientano e non aiutano a riconoscere le eventuali gerarchie dei concetti. - L eccessivo numero di colori: similmente ai font, troppi colori diversi confondono e non aiutano la leggibilità. - L eccessivo uso dei suoni: un sottofondo musicale è gradevole se è possibile disattivarlo nel momento in cui viene a noia. Troppi effetti sonori sui pulsanti o sulle transizioni risultano fastidiosi e non aggiungono nulla all efficacia della comunicazione. Dal momento che la presentazione in aula si avvale del commento del relatore, è importante verificare che la fruizione dello stesso materiale sulla piattaforma online dove invece lo studente legge soltanto garantisca lo stesso livello di comunicazione: il docente potrà eventualmente arricchire le slide con commenti aggiuntivi o scrivere gli argomenti in modo più dettagliato in modo da fornire ai lettori le stesse informazioni. 4. Norme redazionali per il modello pagina html Comunicare tramite Internet richiede un tipo di scrittura ad hoc, perché leggere a video è più faticoso che leggere su carta. Per questo motivo è utile seguire alcuni accorgimenti nella costruzione della pagine. 4.1 Struttura modulare È consigliabile che ogni pagina video tratti un argomento in maniera finita, sempre introdotto da un breve titolo. L organizzazione dell informazione sulla pagina è più leggibile se il testo è scomposto in paragrafi, tenendo a mente che in Internet si procede al contrario rispetto alla scrittura su cartaceo. Mentre in un libro si parte dal più grande per addentrarsi nel più piccolo, in Rete è il contrario: dal particolare si va al generale. Pagina 78

Scomponendo il testo di una pagina a video in paragrafi, nel primo bisogna concentrare il contenuto più importante, cui seguono precisazioni o esemplificazioni, con eventuali link ipertestuali. In ogni paragrafo dovrebbe essere trattato un unico tema e la lunghezza dei paragrafi dovrebbe essere il più possibile uniforme. Proprio per questa suddivisione, i titoli diventano strumenti di navigazione importanti: pur essendo brevi, devono essere chiari ed esplicativi il più possibile del tema che segue. Non sono necessari troppi livelli gerarchici: titolo e sottotitolo il più delle volte sono sufficienti. I titoli non dovrebbero mai avere un corpo carattere molto più grandi del testo, spesso il neretto basta a evidenziarli. Da ricordare, anche, che più le linee di testo sono lunghe e più sono di difficile lettura, è preferibile impostare una colonna più stretta di quella usata normalmente con un word processor (non più di 500 pixel). 4.2 Brevità La brevità è un requisito fondamentale su Internet; ecco alcuni suggerimenti per non essere prolissi nella scrittura dei testi: - evitare le ripetizioni, non solo di termini, ma anche di concetti e contenuti; - eliminare le espressioni finalizzate a diluire il testo, ad esempio sembra che, appare che, si può affermare che - evitare i pronomi relativi inutili; - attenzione alle espressioni o agli aggettivi ridondanti (ad es. mutuo accordo, esperto qualificato ) - attenzione anche agli avverbi inutili; - privilegiare i verbi rispetto ai sostantivi. Una nota: attenzione all avverbio quindi, come a tutti gli altri che indicano consequenzialità. Sul web si tende verso una scrittura modulare, basata sul paragrafo come unità di misura: paragrafi autoconsistenti e autonomi l'uno dall'altro. Le connessioni, gli approfondimenti, sul web, sono i link verso altre pagine, siti, 4.3 I microcontent Jakob Nielsen il guru della web usabilità come è stato definito dal New York Times chiama microcontent i titoli, i sottotitoli, i link, le voci di indice di una pagina web, i metatag, gli alt text delle Pagina 79

immagini, tutti quei testi di 50 caratteri al massimo che devono contenere e spiegare al lettore il macrocontent di intere pagine e quindi attrarlo e guidarlo all'interno di un sito. Sul web, i piccoli testi hanno un ruolo importante. Sono essenziali per attirare il lettore, per orientarlo, ma anche per farsi leggere e addirittura trovare. 4.4 La forma e lo stile Per quanto riguarda la forma da usare nel web, è sconsigliato il passivo: è freddo, allontana il lettore, appesantisce il testo. Solo quando l azione è più importante di chi l ha compiuta ha senso utilizzarlo. Le espressioni positive sono preferibili a quelle che negano un affermazione. Ad es. Non è detto che il crollo delle borse asiatiche non abbia conseguenze è più diretta espressa così: Il crollo delle borse asiatiche avrà probabilmente conseguenze. La punteggiatura è parte integrante dello stile e sul web, con la sua scrittura sintetica e i suoi spazi ristretti, può essere utile usarla in modo accurato: - Punto fermo: da utilizzare al massimo, aiuta a semplificare la sintassi. - Punto e virgola: da usare con parsimonia, chiude e non chiude i periodi. - Punto interrogativo: da centellinare, lo stile del web non ama le domande retoriche. - Punto esclamativo: meglio evitarlo, porta a urlare il testo. - Due punti: da recuperare, danno apertura alle frasi, contribuendo non poco alla "leggerezza" dello stile. Riguardo la scelta dei font da usare, è meglio preferire i caratteri che vengono letti da ogni browser: arial, times, courier, helvetica, verdana. Se si intende usare caratteri particolari, soprattutto per i titoli, è più sicuro farne delle immagini. Inoltre, per evitare un effetto confusionario, è sufficiente scegliere due font diversi, uno per i titoli e uno per il corpo del testo. Attenzione a scrivere con caratteri inferiori ai 10 pt su web. Per il corpo del testo, l'ideale è tra i 10 e i 14 pt, uno o due punti di più per i titoli. Anche gli stili sono importanti in Rete: se il grassetto e il colore mantengono e anzi rafforzano la funzione di "dare enfasi", gli altri stili del carattere possono cambiare di significato. È soprattutto il caso del sottolineato, da non usare perché si confonde con i link, mentre il corsivo va centellinato perché le sue inclinazioni danno un effetto seghettato di difficile lettura a video. Pagina 80

Le liste sono utilissime nella scrittura per Internet perché: - sono facili da scorrere, isolano subito al nostro sguardo le cose più importanti; - occupano meno spazio sulla pagina: poche voci, invece di interi periodi; - chiariscono la sequenza e la relazione tra le idee o i fatti esposti nel testo; - possono semplificare l esposizione e la lettura di un argomento complesso. A questo proposito, sono da tenere a mente alcune indicazioni: - si usano gli elenchi numerati quando le voci hanno priorità diversa, quelli puntati quando hanno la stessa importanza; - per garantire la leggibilità è utile la regola del parallelismo, che riguarda il contenuto (tutte le voci devono appartenere alla stessa classe di informazioni), la struttura (o tutti verbi o tutti sostantivi) e la lunghezza degli elementi (che deve essere abbastanza simile); - il numero minimo di voci è 3, il massimo è 10. 4.5 La composizione grafica Passando alla composizione della pagina web, meno elementi e icone ci sono in una pagina, meglio è. Lo spazio e la semplicità sono l'essenza del web design. Mettere solo quanto realmente serve e ha una sua funzione. Limitare le animazioni: sono pesanti da caricare e gradevoli solo la prima volta, vengono subito a noia e distraggono dalle informazioni. Bisogna sempre ricordare che le pagine sono stampabili, quindi: non usare colori strani, non inserire texture sul fondo, fare attenzione all uso dei frame, che a volte non si visualizzano correttamente quando stampati. 5. Istruzioni all uso dei modelli per i docenti Dopo aver illustrato le caratteristiche dei singoli modelli, si indicheranno ora le istruzioni pratiche per utilizzarli al meglio. 5.1 Dispensa Il modello Dispensa è contenuto nel file Modello Word A4.dot, che include due pagine standard: la copertina e la pagina interna. Pagina 81

Queste due pagine contengono già tutti gli elementi grafici e paratestuali impostati, i docenti devono solo modificarli nelle parti variabili, ovvero i titoli e i testi. Alla numerazione progressiva di pagina provvederà il software. L estensione.dot indica che si tratta di un modello di word. Per averlo a disposizione dalla voce di menu File/Nuovo basta salvare il file nella cartella Programmi\Microsoft Office\Modelli contenuta nel disco rigido. Una volta salvato, se si apre la voce File/Nuovo, fra i vari modelli sarà disponibile anche quello per la dispensa. Nel modello, sono stati inseriti degli stili per le varie tipologie di contenuti, nominati in modo significativo e intuitivo. Sono stati inseriti dei testi segnaposto già formattati con i rispettivi stili: basta digitare i nuovi testi sostituendoli ai segnaposto per mantenere la formattazione (colore, dimensione e tipo di font). Ad esempio, se si deve inserire il titolo di una nuova lezione, è sufficiente selezionare tutto il titolo della lezione segnaposto (Lezione #: Inserire nome lez.) e digitare il nuovo titolo. In alternativa, si può digitare il testo nuovo, selezionarlo e attribuirgli lo stile scegliendolo dal menu degli stili, in alto a sinistra. Riguardo il corpo della lezione, è sufficiente selezionare il testo segnaposto e copiarvi i nuovi contenuti per mantenere lo stile e la formattazione. Dove necessario i testi potranno essere arricchiti aggiungendo grassetti, corsivi, elenchi puntati. Potranno anche essere creati nuovi stili qualora siano necessari. Gli stili preparati sono: - corso: tahoma 16 centrato arancio: il nome della facoltà di appartenenza - esame: tahoma 20 bold centrato arancio: il titolo dell esame - lezione: tahoma 20 bold centrato arancio: il titolo della lezione - docente: tahoma 16 centrato arancio: il nome del docente di riferimento per quell esame - obiettivi didattici: tahoma 10 bold centrato arancio: l intestazione per gli obiettivi didattici - obiettivo txt: tahoma 9 giustificato: descrizione degli obiettivi didattici - autore: tahoma 10 centrato azzurro: usato anche per revisione e creato il - dispensa: tahoma 8 bold azzurro: usato anche per durata - titolo: tahoma 10 bold arancio: titolo corrente per il titolo della lezione - titolo corso: tahoma 10 arancio: titolo corrente per il nome dell esame - testo impaginato: tahoma 12 sbandierato: testo corrente. Pagina 82

N.B. per il testo corrente è stato scelto di non giustificare il testo perché è noto che: - lo sbandierato è più simile alla scrittura manuale e quindi di più facile lettura - lo sbandierato non crea spazi bianchi per forzare tutte le righe alla stessa lunghezza - in fase di revisione e rilettura, è più facile individuare eventuali doppi spazi 5.2 Slide Analogamente al modello Dispensa, per la tipologia Slide è fornito un modello che il software Power Point può importare facilmente e duplicare con le stesse caratteristiche, sia per la copertina sia per le pagine interne. Anche in questo caso i docenti potranno modificare le parti variabili (titoli correnti, titoli di altro genere, testi) e non preoccuparsi della grafica o della numerazione. Per avere accesso al modello dal menu File/Nuovo è sufficiente salvare il file Power Point.pot (dove l estensione.pot sta a indicare un modello di power point) nella cartella Programmi\Microsoft Office\Modelli\Presentazioni presente sul disco rigido. Una volta salvato, il modello potrà essere caricato aprendo la voce File/Nuovo/Presentazioni. A differenza di Word, Power Point non identifica uno stile per il singolo testo, ma per tutta la diapositiva. Per mantenere gli stili preimpostati all interno della pagina copertina o della pagina interna è sufficiente selezionare il testo segnaposto e sostituire i nuovi contenuti. Per creare nuove diapositive con lo stesso layout basta scegliere Inserisci/Duplica diapositiva. I contenuti della lezione potranno poi essere arricchiti con elenchi puntati, immagini, grafici, schemi e quant altro possa servire a illustrare i concetti delle presentazione. Gli stili preparati sono: - corso: tahoma 14 bold centrato arancio: il nome della facoltà di appartenenza - esame: tahoma 16 bold centrato arancio: il titolo dell esame - lezione: tahoma 16 bold centrato arancio: il titolo della lezione - docente: tahoma 14 centrato arancio: il nome del docente di riferimento per quell esame - obiettivi didattici: tahoma 9 bold sbandierato arancio: l intestazione per gli obiettivi didattici - obiettivo txt: tahoma 9 sbandierato: descrizione degli obiettivi didattici - autore: tahoma 10 centrato: usato anche per revisione e creato il Pagina 83

- dispensa: tahoma 8 bold blu scuro: usato anche per durata - titolo: tahoma 9 bold arancio: titolo corrente per il titolo della lezione - titolo corso: tahoma 9 arancio: titolo corrente per il nome dell esame - testo impaginato: tahoma 14 sbandierato: testo corrente. 5.3 Pagina HTML Per il modello html si forniscono due file.htm, uno per la copertina e uno per l interno, nei quali compaiono, analogamente agli altri modelli, i testi segnaposto dove poter sostituire i nuovi contenuti. Si consiglia di aprire e modificare i due file con un web editor, per lavorare più agevolmente e avere riscontro immediato degli interventi. Chi ha padronanza del linguaggio html potrà scegliere di operare diversamente, utilizzando direttamente il codice. Perché i due modelli vengano visualizzati correttamente, è necessario copiare nella directory che conterrà i materiali anche le due cartelle images e css: - Images contiene tutte le immagini utilizzate per creare le pagine tipo - Css contiene il file con gli stili associati ai due modelli. Chi volesse aggiungere nuovi stili dovrà creare un nuovo file o integrare il generale.css (dove l estensione.css identifica un foglio stile) Il file generale.css è un file di testo che descrive, utilizzando il codice html, gli stili usati per i testi presenti nelle pagine e anche per alcune caratteristiche comuni. Vediamo quali sono. A { FONT-WEIGHT: normal; COLOR: #0074AE; TEXT-DECORATION: underline } Questa è la definizione dello stile per i link: viene stabilito il colore, il peso del font (in questo caso è normale) e si utilizza il sottolineato per distinguerli dal testo corrente. Pagina 84