Capodimonte: primo museo di Napoli



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Capodimonte: primo museo di Napoli Un breve viaggio nel tempo a riscoprire ed a conoscere le origini del primo Museo di Napoli, centro di ricerche per la storia dell arte in città e nel Mezzogiorno, tra i più avanzati e frequentati ed un sicuro punto di riferimento per tutta la cultura italiana. Nel settembre del 1859, Napoli aveva finalmente il suo primo e per allora unico Museo: Capodimonte. Il 10 dicembre 1738, con la posa della prima pietra, hanno inizio sulla collina di capodimonte, di fronte ad uno dei panorami più suggestivi del mediterraneo, i lavori per la costruzione di una nuova reggia, inizialmente destinata a residenza di Carlo di Borbone, dal 1734 sul trono di Napoli, e della sua Corte in occasione delle battute di caccia nel vasto bosco circostante. Quasi negli stessi giorni per iniziativa del colto e illuminato Segretario di Stato, il Marchese De Salas, si decise di destinare il nuovo edificio anche a sede di esposizione delle celebri raccolte che il giovane sovrano aveva ereditato dalla madre Elisabetta Farnese. Tali raccolte di opere furono frettolosamente trasferite a Napoli dal Ducato di Parma e Piacenza e che, da tempo, in gran parte, giacevano nelle casse lungo gli androni del palazzo reale al centro della città. Giovanni Antonio Medrano cui fu assegnata la direzione degli interventi per la nuova residenza reale aveva elaborato una soluzione che comportava la realizzazione di un edificio suddiviso in due ordini sovrastanti, con una planimetria improntata a tre cortili, uno scalone a doppia rampa purtroppo mai realizzato per l accesso agli ambienti del

c.d. piano nobile, le facciate intonacate in rosso pompeiano e suddivise verticalmente da severe modanature in piperno in stile dorico. All architetto napoletano Ferdinando Sanfelice, nel 1742, veniva affidato il progetto di trasformazione in parco e giardino di una parte del bosco, con soluzioni prospettiche alla francese e ampi inserti all inglese, così da ottenere effetti scenografici ancora di forte suggestione barocca. I lavori per la nuova Reggia collinare, condotti parallelamente a quelli per la residenza reale di Portici, collocata sul mare ed alle falde del Vesuvio, dopo un sollecito inizio subirono ben presto interruzioni e rallentamenti continui, anche perché, dai primi anni 50, si era avviata la più consistente ed onerosa impresa della costruzione, su progetto di Luigi Vanvitelli, di un nuovo Palazzo nella piana di Caserta. Nel settembre del 1759 padre Giovanni Maria della Torre, incaricato dell ordinamento espositivi, poteva annunciare al sovrano, ormai in partenza per la Spagna, che il Real Museo di Capodimonte era già posto in ordine, tanto per quello che riguarda le antichità in esso contenute, quanto per quello che spetta la Galleria de quadri. Per il completamento dei lavori per la Reggia, così come oggi ci appare, si sarebbe dovuto attendere ancora la metà dell Ottocento, ma intanto a Napoli aveva finalmente il suo primo e per allora unico Museo, già visitato da illustri studiosi e viaggiatori stranieri e che di lì a poco si sarebbe arricchito, oltre che di altri celebri dipinti o di vari oggetti di decoro e d arredo provenienti dal Palazzo Farnese a Roma, anche dei quadri e suppellettili commissionati o acquistati da Carlo e poi da Ferdinando IV di Borbone. Nel 1799, quando le truppe francesi in ritirata da Napoli occuparono e saccheggiarono Reggia e Museo, a Capodimonte

erano conservati più di 1700 dipinti, dei quali solo qualche centinaio appartenenti all antica raccolta di Casa Farnese. Fin dal trasferimento nella Reggia in costruzione si era prevista, per i dipinti farnesiani, la costituzione di una Galleria in dodici sale al piano nobile con esposizione verso il mare e a sud-ovest, soleggiante e quindi anche più luminose; per i libri e gli altri oggetti dell antica raccolta si optò invece per una sistemazione al piano ammezzato in ambienti interni o esposti a nord-est. Con il procedere dei lavori fino al cortile centrale si accrebbero gli ambienti destinati anche alle collezioni d arte: verso fine secolo alla pinacoteca erano assegnate ben venti sale, collocate dopo gli ambienti occupati dalla biblioteca e prima delle sale destinate alle raccolte di medaglie, gemme e oggetti rari. Dopo il saccheggio delle collezioni operato dai francesi nel 1799 e dopo il trasferimento di tutte le raccolte, agli inizi dell 800, nel Palazzo dei Francavilla al centro della città e nel Palazzo dei Regi Studi a Foria, sembrava che Capodimonte fosse destinato all abbandono. Sia la sua caduta che la successiva rinascita si devono ai francesi. Fu con la presenza sul trono di Napoli di Giuseppe Bonaparte e poi del cognato di questi, Gioacchino Murat, che la Reggia collinare, tornò ad acquistare un rinnovato prestigio, forse dovuto anche alla costruzione- avvenuta nel 1807 del ponte sul vallone del Rione Sanità che lo rese più agevolmente raggiungibile. Con una serie di interventi promossi dalla colta e raffinata Carolina Bonaparte moglie del Murat volti all incremento ed all ammodernamento della struttura, il Palazzo divenne la residenza privilegiata della Corte francese che qui fece affluire dipinti e pregevoli suppellettili di manifattura locale o provenienti da oltralpe. Questa stessa funzione fu assegnata alla Reggia anche dalla

Corte borbonica, tornata a regnare a Napoli nel 1815 dopo la Restaurazione e soprattutto quando, nel 1838, l intero Palazzo, con il parco circostante e una serie di dependance importanti come ad esempio la cosiddetta Casina dei Principi era ormai completato in quelle che erano le attuali apparenze. La Reggia, che nel frattempo divenne sede di rappresentanza per la Corte ed il luogo deputato alle cerimonie ufficiale, cominciò ad accogliere un consistente nucleo di dipinti e sculture di artisti contemporanei acquistati dai sovrani borbonici per la creazione, negli ambienti al piano nobile di una Galleria d Arte Moderna che si sarebbe realizzata in epoca post unitaria, con i Savoia, a partire dal 1864. Sotto i sovrani sabaudi, Capodimonte tornò alla sua originaria doppia funzione di Reggia e Museo e a vivere un nuovo tempo di splendore. Il Palazzo fu abitato dai Duchi d Aosta e per esclusivo impegno del Cavalier Annibale Sacco capo dell Amministrazione di casa Reale si realizzò la prima Galleria italiana d Arte Moderna e Contemporanea in cui trovarono collocazione, al piano nobile, secondo criteri di sistemazione tipicamente museali, l Armeria farnesiana e borbonica, il salottino di porcellana trasferito dalla sede originaria della Reggia di Portici ed un elevato numero di mobili, porcellane, biscuits e oggetti d arredo provenienti, per lo più, da diverse residenze borboniche. Nel 1948, allorquando la Duchessa Elena d Aosta, sua ultima ospite lo lascia, che il Palazzo smette la sua doppia funzione di Reggia-Museo e che, dopo importanti interventi di ristrutturazione atti a convertire le stanze della servitù poste al secondo piano in sale museali, finalmente dona adeguata esposizione alla ricchissima e celebre Pinacoteca costituita dall insieme dei dipinti dell antico fondo farnesiano e borbonico, dalla collezione di Stefano Borgia, dalla raccolta d Avalos.

E il 1957 ed il nuovo Museo con le Gallerie Nazionali di Capodimonte, viene aperto al pubblico. L antica Reggia ha da tempo smesso quasi del tutto l originario aspetto di residenza reale e museo dinastico per assumere quello di una moderna e funzionale struttura museale, esemplare per tutta la museografia internazionale. Una ricca biblioteca di storia dell arte ed una consistente fototeca, i laboratori di restauro e conservazione, la presenza di una foresteria per studiosi italiani e stranieri, un auditorium per convegni, concerti e proiezioni cinematografiche, ma soprattutto la presentazione di alcune prestigiose mostre temporanee ne hanno fatto oltretutto un centro di ricerche per la storia dell arte a Napoli e nel Mezzogiorno tra i più avanzati e frequentati, un sicuro punto di riferimento per tutta la cultura italiana. Museo di Capodimonte veduta aerea Il Real bosco di Capodimonte

Salottino in porcellana di capodimonte (interni palazzo) Caravaggio, La flagellazione di Cristo Museo di Capodimonte Salvatore Fergola, Napoli dallo scudillo di Capodimonte