Il nostro obiettivo: Misurare la percezione dell importanza che la società moderna ha della Relazione d aiuto e quindi del Counseling.
Il nostro «strumento di misura»: L ARTE. Qualsiasi forma di attività dell'uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva.
Nella nostra società è evidente il bisogno di relazione: aumenta la richiesta di aiuto: Genitori angosciati per lo sviluppo esistenziale dei figli. Insegnanti che chiedono sostegno per fronteggiare i problemi della scuola (bullismo, violenza, disagi comportamentali, gestione delle disabilità, ecc ). Famiglie in crisi di rapporti interpersonali. Individui la cui personalità palesa forti disagi. nell interazione con l ambiente esterno.
Quando è utile una relazione d aiuto? Quando il disagio non patologico diventa «consapevolmente» insopportabile, riducendo la qualità della vita delle persone. Quando le emozioni non appaiono più autonomamente gestibili e arriva il momento del «message in a bottle». Quando, invece del medico, vogliamo incontrare «un altro» perché sentiamo forte il bisogno di condividere il nostro disagio.
Allora una definizione di RELAZIONE D AIUTO: Una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato. L'altro può essere un individuo o un gruppo. [ ] Una situazione in cui uno dei partecipanti cerca di favorire in una o ambedue le parti, una valorizzazione maggiore delle risorse personali del soggetto ed una maggior possibilità di espressione. [Rogers, 1951]
Il Counseling è relazione d aiuto?
Una definizione di Counseling «[ ] Ci si impegna nel counseling quando una persona, che riveste regolarmente o temporaneamente il ruolo di counselor, offre o concorda tempo, attenzione e rispetto ad un altra persona, o persone, temporaneamente nel ruolo di cliente. Compito del counseling è quello di dare al cliente l opportunità di esplorare, scoprire e chiarire dei modi di vivere più fruttuosi e miranti ad un più elevato stato di benessere» [ASSOCIAZIONE BRITANNICA DI COUNSELING, B.A.C. 1985]
«Platone è meglio del Prozac» [Lou Marinoff]
La finalità del counselor 1 «Aiutare l altro ad aiutarsi»
La finalità del counselor 2 «Aiutare l altro aiutando se stesso»
«Perché intravedere il Counseling nel Cinema?» Il Cinema come strumento d arte, fruibile e popolare, in grado di promuovere, su scala di massa, un nuovo «tipo esistenziale». Il cinema contemporaneo che guarda sempre più con attenzione allo svolgersi delle dinamiche della relazione umana. Cinema e counseling condividono il loro essere entrambi «spazio vitale» nel quale le emozioni sono «offerte» al livello della coscienza. «Credere a ciò che si vede come se tutto fosse reale, sapendo che reale non è, ma nella consapevolezza che quella realtà è possibile». Cinematografia come setting nel quale le inquietudini dell uomo e della società sono rappresentate. Il Cinema come «specchio» dell umanità Cinema = «seduta psicoanalitica collettiva».
«Qualcosa di speciale» («Love Happens», USA, 2009. Diretto da Brandon Camp con Jennifer Aniston e Aaron Eckhart) Burke Ryan è un giovane uomo rimasto vedovo della sua bellissima moglie a causa di un terribile incidente automobilistico che li ha visti coinvolti insieme. Nel tentativo di elaborare positivamente il suo dolore decide di adoperarsi per aiutare gli altri ad affrontare e superare un forte dolore come quello dovuto alla perdita di una persona cara. Scrive libri e organizza sedute di counseling collettivo.
«Cosa un counselor deve e non deve fare»
«Cosa un counselor non deve fare!!» Usare un atteggiamento sbagliato nel sollecitare i membri del gruppo. Usare un «fare» intimidatorio e comunque insistente, alla ricerca forzata di reazioni dal gruppo senza ovviamente avere i risultati sperati. Ottenere, con l atteggiamento sbagliato, omissioni o reazioni incontrollate che a poco servono per il buon andamento del lavoro in svolgimento. Non farsi condizionare negativamente nel ruolo di facilitatore dal proprio vissuto quotidiano e dal proprio disagio latente, magari ricercando nel gruppo stesso sfogo e sbocchi al proprio problema, perdendo così di vista le necessità altrui.
«Cosa un counselor deve fare!!» Chiarificare la situazione del qui e ora, anche drasticamente: «La morte di tuo figlio è diventata la tua morte, della tua vita, del tuo lavoro, del tuo matrimonio». Stabilire il giusto rapporto empatico. Offrire la possibilità di una nuova prospettiva per la vita futura (es. utilizzando la metafora della costruzione per la ripartenza ). Lasciare esprimere, facendole «verbalizzare», le emozioni negative che tengono prigioniera la personalità e con essa le emozioni positive. Orientare la percezione sulla vita presente e sul futuro allontanandola dal disagio e dal dolore del passato.
«Il Counseling per il Counselor: affrontare il proprio disagio»
«Affrontare il proprio disagio» «Se non paghi il pifferaio magico lui ti verrà a cercare!» Il Counselor può egli stesso trarre dalla relazione d aiuto la motivazione, lo slancio, il sostegno per affrontare e risolvere i propri malesseri reconditi. Il counseling non è mai un flusso di energia che va in una direzione soltanto. Il counseling è soprattutto uno scambio alla pari. Alla relazione d aiuto cliente e counselor si accostano con i medesimi obiettivi: avere la grande opportunità di intraprendere un viaggio in comune che porterà entrambi in un luogo dove la prospettiva sulla propria vita, sul proprio quotidiano e sul proprio futuro apparirà migliore.
«Il mio amico Eric» («Looking for Eric», GB, Fr., It., Sp., 2009. Diretto da Ken Loach ERIC, un postino di mezz'età che vive e lavora a Manchester, si trova in un momento critico della sua vita. Trent'anni prima, in preda ad un attacco di panico, ha abbandonato la moglie Lily e la figlia Sam appena nata. Vive con Ryan e Jess, i due figliastri lasciatigli in custodia dalla seconda ex moglie, con i quali ha un difficile rapporto. La figlia Sam, una ragazzamadre in procinto di laurearsi, gli chiede di prendersi cura della nipotina per più tempo: questo per Eric significa dover rivedere Lily dopo tanti anni. Una sera mentre Eric è nella sua stanza impegnato ad autocommiserarsi gli si materializza davanti ÉRIC CANTONÀ,
«Il primo contatto»
«Senza rischiare non possiamo superare i rischi!» Affrontare insieme il disagio pur senza imporre di farlo, ne tantomeno indicando un modo per farlo. Aiutare a guardare le cose sotto una prospettiva diversa. Agevolare la rievocazione di emozioni positive relative a un periodo felice, alterando la prospettiva del dolore per poterla poi modificare in prospettiva di nuova vita. Cambiare il verbo sopportare con affrontare : iniziare a elaborare il disagio sotto una luce diversa.
«Il contatto empatico»
«Il contatto empatico» Abbattere le barriere senza avere paura che i ruoli si possano invertire. Mettersi in gioco, parlare di sé, aprire il proprio cuore all altro, elaborando anche le proprie esperienze, le proprie questioni irrisolte, sempre però con degli obiettivi precisi e funzionali, come l attivazione del processo empatico teso a gettare il ponte per la fiducia reciproca. Comprendere le situazioni descritte nel loro valore simbolico. Evidenziare l importanza nel riporre la fiducia «nell altro» per affrontare insieme il percorso di relazione d aiuto.