GRANDE IMPRESA. . slides lezione 04.04.2012. piccola manifattura



Documenti analoghi
Il Veneto si è caratterizzato, nella sua lenta evoluzione industriale, per una precoce presenza di imprese di grandi dimensioni nell Alto Vicentino.

INDUSTRIALIZZAZIONE RITARDATA

Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione

L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

VALORI ECONOMICI DELL AGRICOLTURA 1

ROADSHOW PMI ECONOMIA, MERCATO DEL LAVORO E IMPRESE NEL VENETO. A cura dell Ufficio Studi Confcommercio

La fotografia dell occupazione

Outlook finanziario dell agricoltura europea

1 Università di Trento ed Euricse 2 Università dell Insubria, Varese

[VENETO: LA CIG DI GIUGNO 2012 E NEL

Il Gruppo: valore per il territorio

13. Consumi di energia elettrica

Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO. I risultati del comparto siderurgico. Apparecchi meccanici. Macchine elettriche

L INDUSTRIA VENETA AFFRONTA LO SHOCK FINANZIARIO

Non profit e capitale sociale: un'analisi alla luce dei dati censuari

Figura Evoluzione dei consumi totali di energia elettrica. Figura Ripartizione dei consumi totali di energia elettrica

OSSERVATORIO PORTO MARGHERA INDAGINE CONOSCITIVA SULLE ATTIVITA ECONOMICHE PRESENTI NELL AREA DI PORTO MARGHERA RISULTATI QUANTITATIVI 2014

Dare credito alla fiducia: la domanda di finanza del Terzo Settore. Dimensione e struttura del mercato del credito per il Terzo Settore

LA CRISI ECONOMICA NEL NORDEST: il punto di vista delle imprese

Workshop Nuove informazioni statistiche per misurare la struttura e la performance delle imprese italiane

Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione

REGIONANDO Regione Veneto Area Tecnico Scientifica-Servizio Prevenzione Industriale Censimento Industrie a Rischio di incidente Rilevante

OSSERVATORIO STATISTICO

REGISTRO IMPRESE: 50indicatori. si rafforza la struttura imprenditoriale. I dati della movimentazione a fine settembre 2013 in provincia di Modena

Documento non definitivo

ITALIA - EUROPA SALARI, PREZZI, PRODUTTIVITA E L EFFETTO DIMENSIONE D IMPRESA. di Giuseppe D Aloia

Osservatorio sui dati contabili delle imprese del commercio e dei servizi di vicinato: dati relativi al IV trimestre 2007

Il rapporto strutturale sul sistema economico produttivo della provincia di Bologna

Indagine sui fabbisogni formativi in materia di Internazionalizzazione

IL SETTORE LEGNO-MOBILE-SEDIA IN PROVINCIA DI UDINE ANALISI STATISTICA. (aggiornamento maggio 2015)

Costruzioni: mercato interno sempre più debole. Niente ripresa nel 2014

Ufficio studi IL LAVORO NEL TURISMO

Il volontariato: ruolo e impegni per la Conferenza dei Servizi

Il mercato del credito


L internazionalizzazione del sistema economico milanese

l evoluzione del listino: societa e titoli quotati

Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione

Il valore dell export del comparto elettro-meccanico nelle regioni del Nord Italia Working paper

La CSR in Italia. Alcune tendenze in atto

impianto di selezione e trattamento rifiuti san biagio di osimo / 12 settembre 2009 gruppo astea

IL MERCATO DEL NOLEGGIO DI MACCHINE E ATTREZZATURE PER LE COSTRUZIONI IN ITALIA

La popolazione residente in provincia di Trento attraverso l anagrafe e i flussi demografici anche in un ottica di Comunità di Valle

PRIMO RAPPORTO SULLA COOPERAZIONE IN ITALIA. Giuseppe Roma DG Censis. Roma 29 novembre 2012

Variazione % tendenziale 2,9 1,1. Elaborazioni Anfia su dati ISTAT *Codici Ateco 29

La crisi economica nel Veneto: il punto di vista delle piccole imprese

Tavola rotonda Centri benessere tra sviluppo turistico e nuova regolamentazione. Rimini Wellness, 14 Maggio 2010

Il valore generato dal teatro alla Scala

È crisi delle piccole botteghe, ma i prezzi restano alti

La Ricerca e Sviluppo in Italia nel periodo

CREDITO E SVILUPPO delle PMI nel Lazio: opportunità, vincoli e proposte per il sistema regionale

STRUTTURA E EVOLUZIONE DEL COMPARTO CHIMICO-FARMACEUTICO IN TICINO

La congiuntura economica e finanziaria e il finanziamento delle piccole imprese

TAVOLO DI LAVORO IMPRENDITORIA FEMMINILE. INTERVENTO DEL DR. GIORGIO GIOVANNINI Banca Marche INTRODUZIONE

BUDGET ESERCIZIO 2016

APPALTI e CONCESSIONI

ANALISI QUANTITATIVA E QUALITATIVA DEL CAPITALE IN SEDE DI COSTITUZIONE DI AZIENDA

L uso della Balanced Scorecard nel processo di Business Planning

a cura del Centro Studi primo semestre 2013

STRUTTURA E EVOLUZIONE DELL INDUSTRIA ALIMENTARE E DELLE BEVANDE IN TICINO

Le attività umane. Mondadori Education

L analisi del welfare nelle Valli Bresciane per un nuovo sistema d offerta dei servizi alla persona

STUDIO DI SETTORE TG93U ATTIVITÀ DESIGN E STYLING RELATIVO A TESSUTI,

Direzione centrale attività produttive, commercio, cooperazione, risorse agricole e forestali Area per il manifatturiero

Monitoraggio sulla conversione dei prezzi al consumo dalla Lira all Euro

Le imprese del farmaco motore della rete dell hi-tech in Italia

IL MANAGER COACH: MODA O REQUISITO DI EFFICACIA. Nelle organizzazioni la gestione e lo sviluppo dei collaboratori hanno una importanza fondamentale.

LE COMPAGNIE FERROVIARIE

Terzo settore. risorsa economica e sociale del VCO

STUDIO TECNICO PROF. NERI s.r.l.

Project Financing - paternariato pubblico privato - nuove opportunità per la realizzazione delle opere pubbliche Milano, 19 novembre 2009

Note per la lettura dei report

Documento di economia e finanza Dossier 1 La finanza delle amministrazioni comunali

PRINCIPALI ASPETTI ECONOMICO-FINANZIARI DEI BILANCI CONSUNTIVI RELATIVI ALL ANNO 2003

FAST FASHION. La novità del Fast Fashion: perché è un fenomeno interessante LA DINAMICA DEL MERCATO:

Capitolo 24. Risultati economici delle imprese

IL BUDGET 04 LE SPESE DI REPARTO & GENERALI

IL SETTORE. COSTRUZIONI in provincia di Trento

La grande distribuzione organizzata in FVG

CONTINUA LA STRETTA DEL CREDITO PER LE IMPRESE DI COSTRUZIONI

UN FUTURO PER MILANO: CITTÀ DEL TERZIARIO? PIÙ DEL 75% DELL OFFERTA DI UFFICI E OGGI DI BASSA QUALITÀ

Storytelling of 5 best practices from Southern Italy 10 settembre 2015

LIBERALIZZAZIONI E MERCATO: PROSPETTIVE DELL INFORMAZIONE

L azienda e la sua gestione P R O F. S A R T I R A N A

I5 LA FORMAZIONE PROFESSIONALE REGIONALE TRA CONFERME E DISCONTINUITA

L Italia delle fonti rinnovabili

Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ASIA Istat. Tabella 2: Imprese per attività economica Lombardia

Il mercato spagnolo del riciclaggio

TECO 13 Il Tavolo per la crescita

TREND Tecnologia ed innovazione per il Risparmio e l efficienza ENergetica Diffusa

Strumentazioni in favore dell imprenditoria femminile e giovanile

Il Management Consulting in Italia

Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione

profilo dna team clienti

LA PICCOLA IMPRESA METAL-MECCANICA MECCANICA IN TOSCANA. Marzo 2003

Banche e PMI: un rapporto in evoluzione. Milano, 3 Dicembre 2012

Fatti & Tendenze - Economia 3/2008 IL SETTORE DELLA ROBOTICA IN ITALIA NEL 2007

Metodologia. 5 rapporto sull energia

Le effettive esigenze della Direzione del Personale nella gestione delle risorse umane in azienda. Andamento dal 2005 ad oggi

Il tuo riferimento finanziario Reale

Transcript:

GRANDE IMPRESA e piccola manifattura. slides lezione 04.04.2012 Il Veneto si caratterizza, nella sua lenta evoluzione industriale, per una precoce presenza di imprese di grandi dimensioni nell Alto Vicentino. L Alto Vicentino rappresenta, con la sua vocazione nella produzione laniera, il più antico distretto industriale della regione, anzi il distretto primigenio Una prima approssimazione sui c.d. distretti industriali: - aree limitate in cui è emersa una prevalente specializzazione produttiva, con un variegato numero di imprese attive nella produzione dominante - interscambio interno al distretto: semilavorati, macchinari e/o accessori - un governo del distretto, data la omogeneità di interessi degli operatori economici - strutture aziendali di limitate dimensioni Il paradosso del distretto alto-vicentino è tuttavia l emergere di due imprese maggiori, una a Schio (il Lanificio Rossi) e l altra a Valdagno (il Lanificio Marzotto). E un caso anomalo, che si ritroverà poi solo in pochi altri distretti industriali italiani. Caratteristiche di queste due imprese: - ROSSI, impresa-leader - MARZOTTO, competitore in crescita il ruolo del pettinato, come produzione innovativa e tecnologicamente avanzata

L EMERGERE DELLA PICCOLA MANIFATTURA e della piccola impresa Qualche dato nazionale: La manodopera industriale in Italia pre-1883 vedeva la presenza di - 617.000 operai, suddivisi in 28 settori merceologici - di questi, quasi la metà (il 49,5%) erano attivi nel tessile, di cui due terzi nel ciclo della seta, vale a dire nel comparto più arretrato di tale settore Da questi numeri emerge la pochezza del nostro apparato secondario, anche per la elevata stagionalità della maggior parte delle produzioni (e non solo nel ciclo serico, tipica produzione di integrazione del lavoro agricolo) ma anche nelle fornaci, nelle cave, nei mulini, nelle c.d. industrie varie... manodopera industriale nel Veneto pre-1883 42.000 operai (di cui il 67% nel tessile) - Vicenza: 9.924 - Treviso: 7.601 - Venezia: 4.240 - Padova: 3.666 - Verona: 3.241 - Belluno: 1.849 - Rovigo: 1.581 ( Udine: 9.878 ) Da questi dati emergono tre indicazioni: - il primato del Vicentino - la tendenziale vivacità del Trevigiano - il ritardo del Bellunese e del Rodigino

La Statistica Industriale del 1883-1891 Metodologia dell indagine, molo più matura dell Inchiesta Industriale del 1870-74, la quale era a campione. In questo caso abbiamo una rilevazione a tappeto, condotta dalla Direzione Generale della Statistica (la progenitrice di quello che sarà poi l Istat) con la collaborazione delle Camere di Commercio provinciali. La definizione di operai non è più generica, ma individua correttamente tali soggetti. Nel caso del Veneto, tale rilevazione mostra una struttura più matura. 85.000 gli addetti complessivi: - Venezia: 17.569 - Vicenza: 15.900 - Treviso: 9.347 - Verona: 8.638 - Padova: 5.619 - Belluno: 4.211 - Rovigo: 2.803 ( Udine: 21.793 ) Una qualche cautela va avanzata sul dato veneziano. Vi era stato sì un incremento delle attività manifatturiere della città lagunare, ma si trattava di iniziative minute e leggere. L unica impresa di rilievo era l antico Arsenale della Serenissima, che aveva ripreso in forza la produzione di naviglio mercantile. Le aree forti rimanevano sempre il Vicentino e il Trevigiano. Questo ruolo forte si evidenziava con il graduale affiancamento dell energia da vapore alla forza motrice idraulica. In entrambi i tipi di energia Vicenza sopravanzava le altre province, seguita (però a varie lunghezze) dal Trevigiano, ma non da Venezia, dove l energia umana era ancora prevalente

VICENZA: alcune province venete secondo la statistica 1883-91 - primato tessile (laniero soprattutto, ma non solo) - attività agroalimentari - officine minerarulgiche e metallurgiche - officine meccaniche VENEZIA: - scarsa capitalizzazione e scarso uso di energia - miriade di piccoli impianti - officine meccaniche e di carpenteria - officine navali di piccola dimensione - l Arsenale - attività chimiche... - attività tessili TREVISO: - varietà delle tipologie mercelogiche, con una buona rappresentazione di tutte le produzioni manifatturiere VERONA: - industria agroalimentare - lavorazione marmo - lavorazione del legno (mobilio) - forte propensione all interscambio con l estero Il panorama complessivo che esce dalla statistica 1883-91 mostra come il tessuto produttivo regionale fosse costituito, salvo il polo laniero vicentino, essenzialmente da imprese di piccola dimensione. La cifra del Veneto manifatturiero è perciò, fin dagli inizi, territorio di piccola impresa

Le radici della piccola impresa l accumulazione primitiva la vocazione ad intraprendere: le origini contadine e dell intermediazione minuta vivacità e diffusione territoriale la specializzazione: i proto-distretti Le varie ondate di crescita della piccola impresa anni 80 e 90 dell Ottocento periodo giolittiano anni Trenta del Novecento periodo della Ricostruzione seconda metà anni Sessanta (e decenni successivi )

IL VENETO e l etl età del decollo. slides lezione 5.04.2012 19.03.201 Nonostante l espansione negli ultimi due decenni dell 800 della piccola impresa, il vero decollo industriale del Veneto arrivò solo con l avvento dell energia elettrica, o meglio con la sua utilizzazione a fini produttivi. Fino alla fine dell 800, l energia elettrica (che cominciò a diffondersi nel paese, e quindi anche in Veneto, a partire dal 1885-86) venne utilizzata solo a fini di illuminazione. Bisognò attendere la messa a punto dei motori elettrici per rivoluzionari i sistemi produttivi. Fino alla introduzione dei motori a comando singolo, quello della produzione di elettricità fu un business diffuso, stante l iniziale basso costo d accesso... E fu un business intrapreso dai c.d. autoproduttori (aziende che producevano energia elettrica per illuminare i propri reparti di lavorazione), ma presto anche da operatori mercantili per vendere questa nuova fonte di illuminazione ai privati, e infine dagli enti locali per illuminare le strade. La svolta capitalistica arrivò in Veneto tra il 1900 e il 1905, con un ritardo non eccessivo rispetto Lombardia e Piemonte. 1900: nacque la Società Anonima per la utilizzazione delle forze idrauliche del Veneto (meglio nota come Cellina, dal nome del suo primo impianto localizzato in Friuli sull omonimo corso d acqua). Capitale sociale: 6 milioni di lire Tra i soci, comparivano molti di quelli che avevano partecipato alla Società Veneta del Breda.

La Cellina che nel giro di pochi anni costruì centrali a Cellina, Malnisio, Giais e Predesalto (potenza complessiva 18.000 kw), e poi a Fadalto e Nove per altri 20.000 kw) rappresentò un punto di snodo strategico tra capitalismo veneto e finanza nazionale. Ciò grazie alla Banca Commerciale Italiana (BCI), la più importante banca mista italiana, che divenne azionista della Cellina attraverso la Società per lo sviluppo delle imprese elettriche in Italia. Cosa sono le banche miste? 1905, sorse poi una nuova impresa, destinata a divenire in breve tempo la terza società elettrica del paese. Si trattava della SADE-Società Adriatica di Elettricità, nel cui capitale entrarono diversi soci della stessa Cellina, e soprattutto la Società per lo sviluppo delle imprese elettriche della BCI. Della società fu promotore e organizzatore Giuseppe Volpi, uomo d affari veneziano che svolse poi un ruolo cruciale anche nella vita pubblica del paese. GIUSEPPE VOLPI e la Sade alcune indicazioni biografiche... dalle 300mila lire di capitale iniziale (1905) ai 22,5 milioni del 1914: vale a dire una capitalizzazione superiore a quella della FIAT la strategia della crescita: - tra finanza e razionalizzazione impiantistica - il rastrellamento delle concessioni e la costruzione della rete (Mestre, Stra, Padova, Vicenza,Verona, Treviso, Belluno, Udine, Rovigo; e poi Ravenna, Forlì, Bologna...) LA SADE DELLE ORIGINI: - un obiettivo fallito? vale a dire la elettrificazione di tutte le regioni adriatiche. Sì e no - più che una impresa, essa fu una sorta di confederazione tecnico-finanziaria o, se vogliamo, una holding che subito si orientò a business apparentemente eterogenei, poi sempre integrandoli nel ciclo della produzione e della distribuzione di energia elettrica

G. Volpi fu uno degli attori nella paziente costruzione di una lobby elettrica, in grado di condizionare l azione governativa nel settore. Il governo (e cioè lo Stato) aveva più che una voce in capitolo, dato che l attività elettrica sfruttante le risorse idriche demaniali era sottoposta allo strumento della concessione, e quindi a una rigida disciplina pubblica. Volpi costituì una solida alleanza con le altre grandi concessionarie interregionali (Edison, SIP, SME), entrando nei loro Consigli di Amministrazione, e chiamando loro rappresentanti nel CdA Sade. Giuseppe VOLPI, fu davvero il protagonista della definitiva integrazione del periferico capitalismo veneto con i grandi circuiti della finanza nazionale, completando la strategia avviata da A. Rossi e da V.S. Breda Ma fu solo integrazione? NO! giacché Volpi interpretò, e guidò, la stagione della modernizzazione italiana: ovvero il passaggio dall industria tradizionale ai settori avanzati, in quel momento rappresentati dall industria elettrica e dalla nascente industria chimica. PORTO INDUSTRIALE DI VENEZIA (località Marghera) 1917-1922 Un momento cruciale della modernizzazione italiana interpretato da Volpi fu la realizzazione del Porto Industriale di Venezia. Si trattò dell esito ultimo di un lungo dibattito sulla rinascita del capoluogo lagunare, ancora alla ricerca di una perduta identità Febbraio 1917: Volpi dà vita al Sindacato di studi per imprese elettro-metallurgiche e navali nel Porto di Venezia Questo Sindacato aveva una composizione molto articolata, risultato delle alleanze che Volpi aveva saputo costruire. Oltre alla SADE ne facevano parte: Cellina, Soc. veneta di navigazione a vapore, Soc. Veneta per costruzione ed Esercizio ferrovie secondarie, Franco Tosi, Officine di Battaglia, Savinem, Almagià, Società italiana di costruzioni, Credito Industriale, Pile Pilla e un variegato numero di capitalisti e finanzieri privati.

Giugno 1917: l attività del Sindacato, essenzialmente gruppo di pressione nei confronti delle autorità governative e del Parlamento, venne di fatto superata dalla costituzione della Società Porto Industriale di Venezia, con un numero di soci decisamente incentrato sulla finanza del Nord-Ovest (il c.d. triangolo industriale Milano-Torino-Genova), ma con la riconosciuta leadership di Volpi. La costituzione di tale Società era la prova palese dell accordo che Volpi aveva raggiunto con il governo, dal quale egli aveva ottenuto il via libera alla realizzazione del Porto Industriale. Un successo che testimoniava del peso politico da questi ormai raggiunto. Fu infatti alla Società Porto Industriale che il governo affidò la concessione a costruire e gestire il Porto Industriale, anche se il braccio operativo fu poi rappresentato da una nuova società ( Società cantieri navali ed acciaierie ), creata a fine 1917. La Società cantieri navali ed acciaierie, vedeva tra i soci, oltre alla SADE in posizione minoritaria, la Terni, l Ilva, le Acciaierie di Piombino, l Ansaldo, la Franco Tosi ecc., vale a dire le più importanti aziende siderurgiche del paese. Nel Consiglio di Amministrazione erano personalmente presenti, assieme ovviamente al Volpi, i loro capi, ovvero gli esponenti di punta del capitalismo italiano dell epoca: Max Bondi, Dante Ferraris, Pio Perrone, Rocco Piaggio, Giovanni Orlando ed Eugenio Tosi. Il sogno di Rossi era ora compiuto! L operazione implicava un forte intreccio capitale privato-stato: non casualità, ma esito ultimo delle capacità aggregative del Volpi Tale intreccio si esplicò non tanto nella concessione a costruire e a gestire, già presente sia nelle concessioni ferroviarie ottocentesche, sia nei servizi a rete degli enti locali, quanto attribuendo ad un soggetto privato (e cioè alla Società Porto Industriale ) un potere pubblico, vale a dire la potestà di esproprio diretto dei terreni necessari all operazione.

La guerra, o meglio la rotta di Caporetto, interruppe la realizzazione del progetto. La stessa Venezia era direttamente minacciata dal pericolo dell avanzata austrotedesca. Bisognò attendere la fine della guerra, con la vittoria italiana e la capitolazione degli Imperi centrali, perché l operazione potesse davvero decollare. La realizzazione del Porto 1919: avvio dei lavori 1922: primi stabilimenti in un decennio (1922-1932): gli investimenti produttivi passarono da 22,5 milioni di lire a 514 milioni, con un trend di crescita che già prefigurava la Marghera del dopoguerra, e cioè una delle maggiori concentrazioni del paese in termini di valore aggiunto per addetto. a fine 1932 l area già contava 60 stabilimenti, con 5.500 addetti, e 24.000 HP di potenza (4,3 HP/addetto: una delle più elevate d Italia) il significato? Si trattava della prima vera pianificazione territoriale europea di un insediamento industriale! era approdata in Veneto l industria ad alta intensità di capitale, mutando decisamente la composizione settoriale della regione IL PORTO INDUSTRIALE DI VENEZIA DIVENTAVA COSI IL TERMINALE DELLA GRANDE INDUSTRIA DEL NORD-OVEST

all epoca, l apparato produttivo consisteva in: 11 stabilimenti chimici 16 impianti siderurgici e cantieristici 3 stabilimenti per la raffinazione del petrolio 2 impianti termoelettrici e poi imprese attive nell edilizia, nelle lavorazioni alimentari, nei trasporti, e nei pubblici servizi significativa presenza di un indotto industrializzante