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Transcript:

Umodel2.3//how-to 0.0-introduzione: 0.1 cos'è Umodel? 0.2 come si comporta? 0.3 perché? 1-premessa sociale : 1.1- oppressione mediatica 1.2- il medium è il messaggio 1.3- il mercato e le merci 1.4- produzione di senso univoca e stereotipata 2-la strategia Umodel 2.1- impressionabilità del fruitore 2.2- accettazione passiva dei media 2.3- mancata produzione di senso 2.4- coercizione psicologica pubblicitaria 2.5- destabilizzazione dell'utente 2.6- la regola del paradosso 3-le due facce di Umodel 3.1- versione on-line (dislocata) 3.2- versione installazione (allocata) 3.3- ibridazione 1

0.0-introduzione: Questa relazione tratta di un progetto che ho iniziato a sviluppare nella primavera del 2003 ed ancora oggi mi vede impegnato per il suo costante rinnovo. Il nome di questo progetto è Umodel, esso è basato su un quiz comportamentale, ma questo non è che un pretesto, per provare a influenzare i processi logici del fruitore man mano che risponde alle domande proposte dal test. Il campo di azione di Umodel quindi è principalmente legato alla sfera della produzione di senso nell'era dei mass-media e di come essa sia collegata ad un'architettura di stereotipi che ci guida nelle decisioni quotidiane (consce ed inconsce); la vastità e l'indeterminatezza del campo di interesse di Umodel, necessita quindi di una revisione costante oltre che di un lavoro di ricerca teorica che in questa sede mi appresto a compiere. 0.1 -cos'è Umodel? Umodel è un software basato su un test comportamentale che come esito associa l'utente ad uno dei nove modelli previsti dalla sua struttura; essi sono divisi in tre classi ognuna delle quali 2

caratterizzata da un differente rapporto nei confronti della società dei consumi. Umodel esiste dalla sua nascita in due versioni, una navigabile on-line 1 da un computer connesso ad Internet, mentre l'altra concepita come installazione interattiva; le due versioni si differenziano principalmente perché nell'installazione interattiva vengono collegate in rete più macchine e il coinvolgimento viene aumentato dall'uso di video proiettati su maxischermi che cambiano in base alle risposte che gli utenti danno al quiz. I concetti che quest'opera prova ad affrontare, in modo empirico e semiserio, sono principalmente due; il primo è che un ambiente sovraccarico di messaggi mediatici, influenza il nostro senso critico nei confronti della realtà, il martellamento mediatico in questo caso operato dalla continua ripetizione dei video, spesso in opposizione di senso, satura l'ambiente di stimoli mediali e rende difficile la concentrazione sulle risposte da dare al quiz. Questa operazione prova a simulare l'invasività dei mass-media che a colpi di spot commerciali, manifesti, insegne e banner pubblicitari stanno colonizzando sia lo spazio urbano che quello mentale della popolazione mondiale 2. In Umodel l'ambiente mediale e ricreato in uno spazio-tempo abbastanza compresso, in modo da ampliare l'effetto e cortocircuitare i processi logici dell'utente. Il secondo concetto legato più al quiz in sé e generalmente ai modelli 1 2 Tranne pochissime remote zone della terra la pubblicità commerciale è ormai presente in tutto il mondo. 3

comportamentali, viene affrontato nella fase finale del percorso dell'utente, quando dopo solo tre domande si viene associati ad un modello, di cui viene stilato un profilo fortemente critico e molto sommario. Altro punto importante è il metodo di calcolo dei modelli che è completamente casuale, ossia il software non tiene conto delle risposte fornite dall'utente ma semplicemente genera un numero casuale tra 1 e 9 ; si crea così uno slittamento della logica ferrea della psicoanalisi, propria dei quiz comportamentali, per approdare ad una dimensione quasi divinatoria. In questo modo il quiz comportamentale nega se stesso in un paradosso-operativo, in cui l'utente è esposto al giudizio inafferrabile del destino (rappresentato qui da una semplice ma imprevedibile approssimazione numerica) e alle conseguenze che questo porta con sé (dubbi, timori e riflessioni). 0.2 -come si comporta? Il comportamento di Umodel varia in base alla versione, attualmente è stato rilasciato in 2 versioni principali; la versione 0 e la versione 2. La versione 0 era molto semplice essa era composta da un breve quiz e il messaggio veniva passato solo nella definizione dei vari modelli, che venivano apertamente criticati in quanto tutti troppo soggetti agli stereotipi creati dai mass-media. La seconda versione viene completamente rinnovata 3, ora le domande vengono poste dopo la visione di una breve sequenza video (posta a sinistra dell'interfaccia utente) e contemporaneamente sulla parte destra, 3 Ecco perchè dalla verisone zero sono passato direttamente alla 2 4

viene visualizzato un mini spot 4 che in opposizione di senso rispetto al video della domanda, prova a cortocircuitare i processi logici dell'utente impegnato a rispondere al test. La compresenza di due video diversi (domanda e spot) nella stessa interfaccia genera di fatto una tensione percettiva, in quanto il senso dei due video spesso si incrocia. La compilazione del quiz, secondo la volontà dell'utente, è costantemente minacciata dai video che appaiono come spot a destra dell'interfaccia; in questo modo la neutralità del software viene meno, mostrando una chiara inclinazione psico-sociale, emerge una volontà di coercizione psicologica nei confronti del fruitore ignaro. Questa dinamica ricalca quella abitualmente usata dai mass-media per creare il consenso sociale, solo che la suddivide in due messaggi separati (videodomanda e video-spot). Se nei grandi media di informazione le notizie vengono confezionate appositamente, in modo da contenere sia la notizia che il modo "giusto" di leggerla, in Umodel queste due polarità del messaggio, una informativa e l'altra coercitiva, vengono mantenute distinte. Operando in questo modo l'utente che compila il quiz ha la chiara sensazione di essere manipolato, il medium inizia a perdere la trasparenza che troppo facilmente gli si attribuisce e da senza senso (tranne la trasparenza appunto) incomincia ad acquistarne uno e diventa opaco. Umodel, da software per il calcolo della personalità, inizia ad acquistare una personalità esso stesso e dall'alto di questa giudica gli sfortunati che si affidano ai suoi servigi. 4 Nell'installazione interattiva di Umodel questi spot vengono proiettati su maxi schermi nel momento in cui essi vengono visualizzati sui computer degli utenti. 5

0.3 -perché? Il perché della mia visione della società attuale coincide perfettamente con il perché della nascita di Umodel, nel senso che in una società utopica in cui l'informazione è realmente trasparente Umodel non avrebbe senso di esistere. Quello che resta da appurare a questo punto è quanto la mia lettura dell'universo dei mass-media risulti corretta. Questo è il fulcro della relazione su Umodel. La conoscenza approfondita della struttura dei mass-media e delle forze che agiscono all'interno del processo di formulazione, trasmissione e ricezione del messaggio mediatico mi daranno strumenti più "affilati" per far si che il progetto Umodel risulti sempre più "tagliente"; a questo proposito per provare a l'intricato mondo mediatico mi affiderò ai più illustri teorici e critici della comunicazione contemporanea. Dai "Persuasori occulti" di Vance Packard del 1958 a "Gli strumenti del comunicare" Mc Luhan, dal "Delitto perfetto" di Baudrillard ad Adbuster, dalla performing-art fino agli ultimi sviluppi della net-art 5 e proverò a dipanare le premesse che mi hanno spinto a concepire il progetto Umodel ed aggiornarlo nel corso di questi 2 anni. 5 Corrente artistica nata negli anni "90 legata alle telecomunicazioni informatiche, generalmente molto critica verso il medium che adotta. 6

1-premessa sociale "Lo spettacolo, compreso nella sua totalità, è nello stesso tempo il risultato e il progetto del modo di produzione esistente[...]. è il cuore dell'irrealismo della società reale." Guy Debord Nella civiltà contemporanea i mass-media hanno un ruolo determinante, sia nella formazione dei consumatori che nel loro successivo indirizzamento, tra la miriade di sfumature del culto della merce. La funzione pedagogico-didattica che i mass-media hanno assunto viene espletata tramite una variegata serie di strumenti da quelli più immediati come la pubblicità diretta ("Compra xxxxxxx ti farà bene!...") a quelli più velati e avvolgenti come i modelli comportamentali, in quest'ultimo caso il consumatore che decide di aderire ad un modello comportamentale piuttosto che ad un altro deve acquistare non il solo prodotto reclamizzato (dalla pubblicità che prova a venderci un bene di consumo associandolo ad un preciso modello di riferimento) ma l'intera filiera di prodotti che si addicono al modello prescelto. Molte delle logiche messe in atto dai pubblicitari e dai comunicatori di professione, non passano però dal vaglio del nostro senso critico, ma si infilano silenziosamente nel subconscio e da lì iniziano la loro opera 7

di indirizzamento del consumatore. 1 1.1- oppressione mediatica Come abbiamo iniziato ad intravedere, l'universo di segnali e messaggi generato dai mass-media non è per niente innocuo, nel 1957 Vance Packard, riporta un quadro molto dettagliato delle svariate tecniche che i persuasori occulti impiegavano maliziosamente già mezzo secolo fa. L'estratto che ho deciso di proporvi narra di come negli anni "50 tutti i settori dell'economia statunitense erano in crescita, tutti tranne quello dell'abbigliamento per uomo... "Gli psicologi che studiarono il problema giunsero alla conclusione che gli uomini erano trattenuti dal timore di apparire troppo vistosi. Ma i persuasori di professione pensarono che questo atteggiamento poteva essere controbilanciato dal crescente desiderio degli americani di far buona impressione sul gruppo sociale cui appartengono, o, in altri termini dal fatto che essi ormai sono eterodiretti 2...The American Institute of Men and Boy's Wear raccolse tra i 1 Immagino che questa affermazione possa sembrare troppo avventata senza esser supportata, da alcuna teoria consolidata ma lo scopo di questo capitolo e proprio quello di introdurre alcune di queste teorie. 2 Secondo la definizione di David Riesman, il sociologo dell'università di Chicago, etero-diretto è colui che - a differenza dell'auto-diretto di un tempo, il quale è guidato dai principi che durante l'infanzia i suoi maggiori hanno instillato in lui è guidato in prevalenza, nel suo comporatmento, dal desiderio di adeguarsi a 8

membri un fondo di 2 milioni di dollari per lanciare lo slogan "Vestire bene - Non potete permettervi di non farlo", la prima grande campagna di persuasione del genere che fosse mai stata fatta." Vance Packard "I Persuasori occulti" 1957 pag 160 Ovviamente nel giro di pochi anni la moda maschile cominciò a decollare come tutti gli altri settori della produzione. Il pronto intervento di psicologi della comunicazione unito ad una campagna pubblicitaria molto pressante si è rivelata un'arma affilatissima per cambiare la percezione di sè della maggior parte degli uomini americani di quel periodo. Se basta così poco per arrivare a cambiare i nostri gusti e i nostri orientamenti sociali bisognerebbe iniziare a domandarsi quanto di noi e della nostra percezione del mondo e governato dalla mano invisibile dei mass-media. "Il concetto di spettacolo unifica e spiega la grande diversità dei fenomeni apparenti. Le loro diversità e i loro contrasti sono le apparenze di questa apparenza socialmente organizzata, che deve essere essa stessa riconosciuta nella sua verità generale. Considerando secondo i suoi propri termini, lo spettacolo è l'affermazione dell'apparenza di ogni vita umana, cioè sociale, come mera apparenza. Ma la critica che raggiunge la verità dello spettacolo lo scopre come la negazione visibile della vita; come negazione della vita che è divenuta visibile." Guy Debord "La società dello spettacolo" 1967 pag 55 ciò che da lui si aspetta il gruppo sociale che egli frequenta abitualmente. 9

Se Packard descrive con precisione gli sviluppi della comunicazione mediatica nella sua era e lascia spesso le conclusioni al lettore, Debord critica violentemente tutto l'assetto sociale in quanto basato sullo spettacolo; questo ha come maggior causa la sparizione della realtà in favore della sua versione spettacolarizzata. La realtà mediata dallo spettacolo perde la sua fisicità per divenire immagine senza contenuto. In entrambi gli autori, comunque, anche se in modo completamente diverso, è chiarissima l'identificazione dei media come strumento di omologazione sociale capace di operare mutamenti profondi nell'assetto sociale della civiltà contemporanea. Abbiamo introdotto il potere dei media ora cominceremo a capire su quali livelli sociali esso opera. Il primo e il più visibile di questi livelli è sicuramente quello culturale, questo livello è quello che ne ha permesso un rapido sviluppo in quanto veicolatori di informazioni, dal momento che ogni famiglia ha avuto la possibilità di acquistare una televisione, questo potere di diffusione diventa totale. E questo comporta che un fatto reale o fittizio dal momento che viene trasmesso attraverso un televisore (ma anche un giornale, una radio...) questo acquista fisicità e diventa in qualche modo reale. Tutte le informazioni veicolate dai media esistono realmente solo a livello inconscio, ma non dobbiamo sottovalutare questo livello perché in esso risiede il nostro "vocabolario" per interpretare il mondo e su di esso si fonda la nostra percezione della realtà fisica. Dal momento che il nostro inconscio si popola sempre più dell'immaginario generato dai mass-media la nostra visione del 10

mondo muta in favore di una visione mediata e virtuale, ossia iniziamo ad interpretare il mondo attraverso le informazioni che i media ci danno di esso. In questa cortocirquitazione della realtà abbiamo sempre meno strumenti per interpretare i media in modo critico e rimaniamo soggetti completamente alla visione del mondo che essi ci impongono. Per arrivare a sorpassare il livello culturale dei mass-media e addentrarci più in profondità nella comprensione della loro struttura intrinseca ci affideremo ai testi di uno dei critici più famosi della comunicazione di massa, Marshall Mc Luahn. 1.2 - il medium è il messaggio "Alcuni anni fa, accettando un laurea ad honorem all'università di Notre Dame, il generale David Sarnoff fece questa dichiarazione: «Siamo troppo propensi a fare degli strumenti tecnologici i capri espiatori di coloro che li maneggiano. In se stessi i prodotti della scienza moderna non sono ne buoni ne cattivi: è il modo in cui viene usata che ne determina il valore.» E' questa la voce dell'attuale sonnambulismo. Potremmo dire allo stesso modo: «La torta di mele non è né buona né cattiva; è il modo in cui viene usata che ne determina il valore.» Oppure: «Il virus della varicella non è né buono né cattivo. E' il modo in cui viene usato che ne determina il valore.» O anche: «Le armi da fuoco non sono né buone 11

né cattive. E' il modo in cui vengono usate che ne determina il valore.» In altre parole se le pallottole colpiscono le persone giuste, le armi da fuoco sono buone. Ed è buono il tubo della televisione se spara le munizioni contro le persone giuste." Marshall Mc Luhan "Gli strumenti del comunicare" (1967 Il Saggiatore pag 19) Rispetto ai due testi precedenti Mc Luhan fa un passo in avanti radicale, affermando che il medium è il messaggio, ossia dicendo in pratica che il contenuto di un media, per quanto curato sia, seguirà sempre le logiche intrinseche al medium che lo contiene. Riferito ai mass-media questo significa che ogni programma televisivo, ogni articolo di giornale, ogni cartellone pubblicitario per quanto interessante, possa esser il contenuto di cui essi trattano, non farà altro che promuovere il medium che lo trasporta. Il contenuto culturale dei media come vediamo viene annullato di fatto, nella teoria di Mc Luhan, dal potere di propagazione del medium stesso. In questo senso la televisione con tutte le informazioni che trasmette e tutta la cultura di cui si fa tramite(?) non farebbe altro che rendere il pubblico dipendente, in modo passivo da queste informazioni, che si guardi una trasmissione sportiva, come una pubblicità o una tribuna politica. A questo livello la struttura del medium definisce l'impatto sociale dello stesso, questa teoria che può sembrare molto sommaria e empirica, spesso viene mal interpretata, in quanto si confonde la struttura di medium, con la tecnologia su cui esso si fonda. I mass- 12

media moderni sono caratterizzati da strutture finanziarie molto complesse e influenti a livello politico; tutti questi elementi sono da includere nella valutazione della struttura di un medium. A questo punto sarebbe utile dare una definizione precisa di medium, ma anche affidandoci allo stesso Mc Luhan essa rimane sfuggevole, in quanto secondo lui il contenuto di un medium è sempre un altro medium. "In questo contesto può risultare illuminante l'esempio della luce elettrica. Essa è informazione allo stato puro. E' un medium, per così dire, senza messaggio, a meno che non lo si impieghi per formulare qualche annuncio verbale o qualche nome. Questo fatto, comune a tutti i media, indica che il contenuto di un medium è sempre un altro medium.[...] Ma ciò che stiamo esaminando sono le conseguenze psichiche e sociali dei diagrammi o degli schemi, nella misura in cui amplificano o accelerano processi già esistenti. Perché il messaggio di un medium o di una tecnologia è nel mutamento di proporzioni, di ritmo o di schemi che introduce nei rapporti umani." Mc Luhan (Ibid pag. 16) Aggiungendo quest'ultima teoria dovremmo iniziare a comprendere la complessità degli odierni mass-media, essi in fatti, sono costituiti da una serie di altri media nidificati. La televisione, ad esempio, è un insieme di programmi, che sono a loro volta divisi in palinsesti, all'interno di cui trovano posto tutti i vari servizi, video, quiz, pubblicità etc... Analizzando questi ultimi vedremmo che essi sono in 13

definitiva composti da altri singoli medium; se il contenuto di ogni singolo medium è subordinato alla struttura del medium stesso, come abbiamo detto prima. Il contenuto del media a cui ci stiamo riferendo, in questo caso la televisione, viene mutilato ad ogni singolo passaggio attraverso i vari medium. Se parlassimo dei media di informazione, il contenuto sarebbe la realtà, nel tal caso essa difficilmente apparirebbe sul nostro teleschermo, in quanto ripetutamente mutilata dalle specificità tecniche, di ogni media al quale si affida e giungerebbe a noi mutata completamente di senso. Concludiamo citando una frase di Baudrillard che a sua volta parla della teoria di Mc Luhan appena citata. La verità dei mass-media è dunque la seguente: essi hanno per funzione quella di neutralizzare il carattere vissuto, unico, fattuale del mondo, per sostituirvi un universo multiplo di media omogenei gli uni agli altro, i quali si significano e si rinviano l'un l'altro. Al limite, essi divengono il contenuto reciproco gli uni dagli altri. Ed è la il messaggio totalitario della società dei consumi. 1.3 - il mercato delle merci Jean Baudrillard il sogno della merce pag 98 Parlando di mass-media nella società consumistica in cui ci troviamo è indispensabile fare un discorso a parte sulla merce, in quanto su di essa è fondato il culto del consumo; esso sta alla base 14

dell'etica e dell'estetica contemporanea, ed è in definitiva lo scopo ultimo dei mass-media, in quanto giustificazione della produzione sfrenata, del mercato delle merci. Il culto della merce è il campo d'azione della pubblicità, quello che essa ci porta è l'immagine del prodotto, o almeno così dovrebbe essere... L'interesse ultimo della pubblicità infatti, non è farci conoscere il prodotto, ma spingerci ad acquistarlo; questa lieve differenza, implica il fatto che ai pubblicitari non interessa affatto informarci delle qualità del prodotto, dal momento che queste non assicurano una spinta diretta al consumo. Un esempio banale, ma indicativo, potrebbe essere il fatto che nelle pubblicità di automobili, difficilmente veniamo informati dell'impatto che esse hanno sull'ambiente 3. La lieve differenza assume sempre più le dimensioni di un abisso, e l'immagine si distanzia sempre più dal suo contenuto. Le odierne pubblicità commerciali tendono sempre meno a celebrare la merce, piuttosto tendono a presentarla in contesti avvolgenti e affascinanti, in modo che, al fruitore dello spot, rimanga una sensazione piacevole, legata all'immagine del prodotto e conseguentemente vada ad acquistare il prodotto per ricreare quella particolare atmosfera, anche se solo a livello psichico e inconscio. Ed è proprio a questo livello subliminale che i media pubblicitari operano; i messaggi che ci bombardano tutti i giorni ripetutamente non scompaiono infatti dopo esser stati colti dalla nostra percezione, 3, a meno che, per qualche artificio tecnico non inquinino meno della media e in quel caso potrebbe esser di stimolo verso il consumatore attento all'inquinamento, sapere che la sua macchina inquina meno di quella degli altri (anche se comunque inquina parecchio lo stesso). 15

ma si rifugiano nell'inconscio. La realtà creata dai media non esiste nel mondo reale essa esiste solo nella mente del consumatore, anche nel caso in cui i media si riferiscano a fatti realmente accaduti, essi cessano di esistere nella fisicità, in favore della nuove dimensione mediatica nella quale sono mutati. La sparizione della realtà in funzione della sua rinascita virtuale e pubblicitaria è da imputare all'annullamento del senso operato dai mass media nella società dell'informazione. Gli iconolatri di Bisanzio, erano gente sottile, che pretendeva di rappresentare Dio per la sua massima gloria ma che, simulando Dio nelle immagini, dissimulava perciò stesso il problema della sua esistenza. Dietro ciascuna di esse, di fatto, Dio era scomparso. Non era morto era scomparso. La quesitone, cioè, non si poneva neanche più. Era risolta dalla simulazione. Così ci comportiamo col problema della verità o della realtà di questo mondo: l'abbiamo risolto con la simulazione tecnica, e con la profusione d'immagini in cui non c'è più niente da vedere. 1.4 - gli stili di consumo Jean Baudrillard Il delitto perfetto pag 9 In una società incentrata sul consumismo come la nostra, si può dire tranquillamente che noi siamo quello che consumiamo. Questo significa che in base a ciò che consumiamo veniamo 16

riconosciuti dai nostri simili, l'esempio più evidente di questo paradigma sono sicuramente i vestiti; essi infatti compongono la nostra immagine. Per chi ci incrocia per strada il nostro abbigliamento è l'unica componente che denota con sicurezza il nostro look di riferimento (classico, sportivo, fashion, trasgressivo, di strada etc...) ma questa considerazione non si riduce ai vestiti,bensi è estendibile a moltissime altre categorie di prodotti, pensiamo all'automobile, alla spesa al supermarket, alla fruizione dei programmi televisivi, ai nostri gusti letterari. Ogni singolo acquisto che compiamo ci etichetta in una tipologia di consumatore differente, se ogni categoria di prodotti, in definitiva, genera diverse categorie di consumo, il nostro stile come consumatori è nel prodotto di tutte queste categorizzazioni, e sta solo a noi la decisione di come associare i vari stili di consumo di cui ci facciamo promotori. Ognuno cerca il proprio look. Dato che non è più possibile trarre argomenti dalla propria miseria o dalla propria virtù, dalla propria autenticità o dalla propria cattiva coscienza (finito l'esistenzialismo), dato che non è più possibile trovare la grazia nello sguardo dell'altro (nessuno più si guarda, finita la seduzione), ciascuno è tenuto ad apparire per sé senza preoccuparsi di esserci, e nemmeno di esser guardato. Il look è questo, è ancora una volta il <io esisto, ci sono, sono un'immagine, guarda, guarda!>. Forse sarà un simulacro, ma non si tratta di narcisismo, è un'inibizione, una sorta di ingenuità pubblicitaria in cui ciascuno diventa l'impresario della propria apparenza e del proprio artificio. C'è una nuova passione, ironica e diversa, di esseri senza illusioni sul proprio desiderio, ma tanto più 17

affascinati dalle proprie performance. [...] Nell'ordine dell'azione, il look performance prende la forma dell'azione performance. I did it! : è lo slogan di una nuova forma di attività autistica, di forma pura e vuota, di sfida a sé stessi che dolcemente assume del tutto, a livello di costume ma anche degli affari, la forma dell'azione prometeica, cioè competizione, sforzo, riuscita. Vittoria senza storia, prodezza senza conseguenze. Così si può correre la maratona di New York semplicemente per dire, allo stremo delle forze: I did it!. Ho vinto l'annapurna: I did it!. Lo sbarco sulla luna è dello stesso ordine, We did it! E' una performance, cioè un evento programmato nella traiettoria del progresso e della scienza. Bisognava farlo. Lo si è fatto. E questo non ha per niente rilanciato l'immaginario spaziale, né il sogno millenario dello spazio, ma al contrario li ha in qualche modo esauriti. Ma lo si è fatto. Jean Baudrillard il sogno della merce pag 37,38 1.5 - produzione di senso univoca e stereotipata Se l'annientamento della realtà fisica da parte di quella mediatica può apparirci senza senso, dobbiamo scendere ancora più in profondità nella lettura dei media. Il senso infatti, nella produzione mediale, ha importanza solo dal momento che si comunica un determinato messaggio, con il passaggio al messaggio 18

successivo il senso può essere tranquillamente annullato dall'alternanza paradossale, a cui gli odierni media ci hanno abituato. Se l'ambito di validità del senso dura solo il tempo della pronunciazione del messaggio, non si è più nella condizione di dare un senso alla realtà mediatica [...]l'efficacia reale (della mancanza di senso ndr): consiste nell'imporre attraverso la successione sistematica dei messaggi l'equivalenza a livello semiotico della storia e dei fatti di cronaca, dell'avvenimento e dello spettacolo, dell'informazione e della pubblicità. E' là il vero effetto del consumo e non nel discorso pubblicitario diretto. E' nell'operazione di montaggio, grazie ai supporti tecnici della TV e della radio, l'avvenimento e il mondo reale in messaggi discontinui,successivi, non contraddittori segni giustapponibili e combinabili ad altri segni nella dimensione astratta dell'emissione[...] Jean Baudrillard il sogno della merce pag 96 L'unico senso che si può trovare trovare nei media contemporanei è il consumo indistinto e indifferenziato di ogni merce che ci viene proposta, sia essa cibo, abbigliamento, informazione o spettacolo. Si perché ogni cosa che viene trasmessa attraverso un mass-media diventa merce: l'informazione è merce in quanto forma l'opinione pubblica, il pensiero unico, omologato che è la base del consenso, che si traduce in potere per il sistema dominante (che non è più lo stato ma il mercato); lo spettacolo diventa merce per lo stesso 19

motivo, formando il consenso verso sé stesso promuove l'effimero, l'effetto, l'immagine senza contenuto che è alla base di tutto il sistema mediatico e consumistico. 20

2.0 la strategia Umodel Spero di esser riuscito nel capitolo precedente, a dare al lettore, i primi strumenti per meglio interpretare l'azione sociale operata dai media di massa. Nel quadro che abbiamo appena descritto, i media odierni perdono sempre più la trasparenza che troppo ingenuamente gli si attribuiva, la realtà che media ci impongono troppo spesso è funzionale solo alla celebrazione di loro stessi e del consumismo come stile di vita mediatico per eccellenza. Ritornando a Umodel, esso sfrutta l'opacità del medium che lo trasporta in vari modi; se nel capitolo precedente abbiamo introdotto a livello generale alcune leggi utili alla comprensione dei media in generale, in questo vorrei concentrarmi sugli aspetti mediatici a cui Umodel si rifà maggiormente. Essi sono direttamente derivati dalla struttura mediatica ed è attraverso essi che si crea l'illusione nel fruitore. L'illusione di trovarsi davanti a un software che li può giudicare con cognizione di causa, l' illusione di rispondere alla domande del quiz senza essere influenzati dagli spot, e alla fine l'illusione di ritrovarsi o meno nel modello comportamentale con cui veniamo etichettati. Tutta la realtà creata dai media vive sull'illusione, scopo di Umodel è quello di creare l'illusione e distruggerla davanti agli occhi del fruitore ignaro. Questo processo è il vero senso insito nella struttura di Umodel ed è questo a trascendere ogni altro senso che gli si vuole attribuire. La struttura di Umodel è basata su poche regole principali che determinano come 21

abbiamo detto il senso del medium stesso. Scopo di questo capitolo è quello di capire da cosa queste regole derivino. 2.1- impressionabilità del fruitore La potenza dei mass-media aumenta tanto più impressionabile è il pubblico che li utilizza, l'impressionabilità del fruitore in definitiva è il grado di avvolgimento, di illusione che proviamo di fronte allo spettacolo inscenato dai mass-media. Se la legge che abbiamo appena formulato è valida possiamo dire tranquillamente che mediamente siamo un pubblico estremamente impressionabile, in quanto i mass-media hanno potere indiscusso sulle masse di consumatori. Per portare un esempio reale ci serviremo di una ricerca condotta dal sociologo David Phillips dell'università di San Diego, che indica chiaramente il livello drastico della nostra inclinazione a farci impressionare dai media. L'ultima sensazionale predizione di Phillips: entro 4 giorni dal prossimo combattimento per il titolo dei pesi massimi trasmesso in televisione, almeno 11 innocenti cittadini degli Stati Uniti che altrimenti non sarebbero morti verranno uccisi a sangue freddo. Il motivo: le persone imparano dal comportamento di coloro che vedono e ammirano in televisione. Ecco come Phillips è arrivato a fornire la sua sensazionale predizione. Prima di tutto si è procurato un elenco completo degli incontri di boxe per il titolo dei pesi massimi ed ha esaminato le fluttuazioni 22