Dai minori invisibili alle seconde generazioni: la sfida dell integrazione. Roberta Ricucci Da ormai oltre quindici anni, si è consolidata la presenza dei minori immigrati in Italia, rendendo evidente il carattere di stabilizzazione dei flussi migratori verso il Paese: un evoluzione rapida che ha investito dapprima soprattutto la scuola, ma da tempo coinvolge l intera società. La presenza minorile è diffusa, non solo dal punto di vista geografico, ma anche da quello delle provenienze, rafforzando il pluralismo tipico della situazione italiana rispetto ad altri paesi con una più lunga storia migratoria. Come per gli adulti, presenti in maniera eterogenea nelle singole situazioni locali, anche per i minori di origine straniera vi sono importanti differenze territoriali, che riflettono i diversi ritmi dei flussi migratori, nonchè gli effetti delle catene migratorie: nelle aree caratterizzate da percorsi di arrivo di vecchia data, riequilibrati dal punto di vista del genere e con alti tassi di ricongiungimento, sono più numerosi i minori nati in Italia, viceversa in arrivi più recenti e/o con progetti di inserimento ancora non completaemnte orientati alla definitiva stabilizzazione in Italia, prevalgono i minori nati all estero e ricongiunti in età adolescenziale. Le differenze non sono però solo di tipo territoriale o di luogo di nascita. A complicare e rendere per certi versi unico ogni percorso migratorio concorrono altre variabili. Alcune attengno alla storia di ogni singolo individuo, ovvero la tipologia familiare, le condizioni socio-economiche in cui essa si trova, le prospettive future, il rapporto con la comunità presente in Italia e con quella rimasta in patria. Altre sono più generali e richiamano l atteggiamento della società di immigrazione nei confronti dei cittadini immigrati e delle sue varie provenienze, il modo in cui si guarda ad esse e le immigini/stereotipi che caratterizzato tale sgardo. Un buon punto d osservazione dell evolversi del mondo delle famiglie e dei minori è sicuramente quello della scuola, anche se non completo, poiché dalla sua prospettiva sono esclusi i minori che non frequentano ancora la scuola perché troppo piccoli o perché l hanno già terminata e sono inseriti in percorsi professionali o ancora perché l hanno abbandonata o non ci sono mai andati, in quanto intrappolati, per scelta o per forza, in circuiti devianti e/o di sfruttamento. Nonostante tali limiti, il ritmo e le caratteristiche della crescita dei giovani d origine straniera si coglie soprattutto nelle aule scolastiche. Alla prospettiva della scuola, com è evidente, ne vanno associate altre: alcune visibili (quella del mondo del lavoro retribuito) altre invisibili (quella del lavoro sommerso nei ristoranti, nei laboratori di confezioni, nei campi della Puglia o della Campania e quella dello sfruttamento e della devianza). 1
L avanzare delle seconde generazioni I figli dell immigrazione crescono. Soprattutto le nuove leve, nate da coppie di genitori stranieri. Si tratta delle vere e proprie seconde generazioni, ossia di coloro che nascono nel paese di immigrazione dei padri e delle madri. A loro, che nel 2009 hanno rappresentato il 13,6% dei nati, si affiancano le altre generazioni di minori stranieri. Ovvero quelle 1,75, 1,5 e 1,25 secondo la definizione decimale di Rumbaut (1997), che distingue il variegato universo dei figli dell immigrazione secondo varie modalità a seconda del momento dell arrivo (o nascita) nel paese in cui i genitori si sono trasferiti. Sono le generazioni dei figli ricongiunti, declinate secondo l età di arrivo nel paese verso cui i genitori sono emigrati: entro i 6 anni (generazione 1,75); dai 6 ai 14 (1,5) dai 14 entro i 18 (1,25). Fig. 1.1. Nascite in Italia per caratteristiche dei genitori. Confronto su alcuni anni (%): 2009 2006 2002 1999 0 5 10 15 20 1999 2002 2006 2009 padre e madre stranieri 3,9 5,6 10,2 13,6 padre italiano e madre straniera 1,5 2 3,3 3,3 padre straniero e madre italiana 0,5 0,6 0,8 0,8 Fonte: Istat, anni vari. La crescita del numero di figli dell immigrazione avviene soprattutto per il contributo delle nascite, non solo di coloro che hanno entrambi i genitori con cittadinanza non italiana, ma anche dei figli di coppie italo-straniere. In quest ultimo caso si tratta di minori italiani, ma, come ha dimostrato Gilardoni (2008), per nulla al riparo delle difficoltà di inserimento e di integrazione scolastica. La distribuzione territoriale della presenza minorile straniera o di origine straniera interessa soprattutto il Nord Italia, con una prevalenza delle città di medie dimensioni, ad eccezione di Torino, unico 2
capoluogo di regione che si ritrova nella classifica delle prime venti province con la maggior quota di nati da almeno un genitore straniero. Fig. 1.2. Nati in Italia, per origine dei genitori, per circoscrizioni. Stima 2010. 30,0% 25,0% 20,0% 15,0% 10,0% 5,0% 0,0% Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Italia padre e madre stranieri 20% 20,90% 15% 3,60% 13,60% padre italiano e madre straniera 3,9% 4,1% 4,2% 2,0% 3,3% padre straniero e madre italiana 1,2% 1,0% 1,0% 0,3% 0,8% Fonte: Istat, 2010. L osservatorio principale per cogliere lo sviluppo e l incremento delle giovani generazioni è la scuola. Da due anni, le statistiche del Ministero dell Istruzione, Università e Ricerca scientifica distinguono gli studenti stranieri, fra nati all estero e nati in Italia. Una distinzione necessaria per garantire le giuste opportunità formative a chi arriva dall esterno e a chi ha, invece, una carriera scolastica tutta italiana, ma non per questo non ha bisogno di attenzioni specifiche. In quest ultima situazione si trovano soprattutto i bambini nelle scuole dell infanzia e nelle scuole primarie, mentre nei cicli d istruzione successivi è ancora maggioritaria la quota degli allievi stranieri nati all estero (Fig. 1.3). 3
Fig. 1.3. Alunni con cittadinanza non italiana per luogo di nascita, a.s. 2008-09 (%). 100% 80% 26,7 55 60% 81,2 92,5 40% 20% 0% 73,3 45 18,8 7,5 Infanzia Primaria Secondaria I grado Secondaria II grado Nati in Italia Nati all'estero Fonte: Miur, 2009. Entrambi i dati sono interessanti: da un lato, sottolineano la relativa novità del fenomeno migratorio in Italia (e quindi del peso di figli nati altrove e chiamati in Italia a percorso scolastico già avviato nel paese d origine) e, dall altro, il potenziale delle giovani leve. I bambini nelle scuole materne e gli alunni nelle scuole primarie saranno gli allievi di domani nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, andando ad irrobustire l incidenza della componente con cittadinanza non italiana sul totale della popolazione scolastica. Interessante sarà verificare se continuerà l importanza dei canali di istruzione e formazione professionale per gli allievi non italiani, ad oggi significativi. Sul versante delle performances, il ritardo che coinvolge gli studenti stranieri va letto con cautela, tenendo conto dei comportamenti delle scuole (non sempre l inserimento a scuola avviene nella classe corrispondente all età anagrafica), delle richieste delle famiglie (retrocessione di un anno per irrobustire la competenza nella lingua italiana) e delle contingenze (arrivo in Italia ad anno scolastico avviato). 4
Fig. 1.4. Percentuale di alunni in ritardo rispetto all anno di età: confronto fra allievi stranieri e intera popolazione scolastica. A.s. 2008/09. 100 80 60 40 20 0 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 Italiani e stranieri 2,2 2,8 3,2 3,7 4,2 7 9,8 11,2 21,6 24,7 27 28,2 Stranieri 10,8 16,9 21,9 25,7 31,6 44,3 52 63,9 74,1 77,2 79,1 81,2 Fonte: Elaborazione su dati Miur. Le difficoltà nei percorsi di istruzione superiore si andranno attenuando con l aumento del numero degli anni di scuola trascorsi in Italia, ma anche con la crescente diffusione di metodologie e strumenti didattici utili per accompagnare al successo scolastico studenti per cui la lingua italiana è la lingua seconda. I primi risultati di questi sforzi sono raccontate dalle storie di studenti universitari stranieri, iscritti negli atenei italiani con un diploma italiano. Si tratta ancora di una piccola percentuale a fronte della maggioranza di studenti iscritti dall estero, ma il trend è positivo e nel prossimo futuro sarà da approfondire. Essere straniero a scuola: nuove sfide e vecchi problemi La prima sfida con cui la scuola si confronta è quella dell accoglienza, dell apertura alla diversità. Una sfida che si inserisce in un momento in cui le scuole sono attraversate da fenomeni di cambiamento e di trasformazione, che incidono sull organizzazione strutturale e didattica. Una seconda sfida è quella dell orientamento: quali percorsi offrire a chi arriva con alle spalle già un iter scolastico? Come recuperare competenze già acquisite e utilizzarle per costruire una carriera scolastica in Italia? Su questo versante le scuole appaiono poco dotate di strumenti, rendendo manifesto l annoso problema dell aggiornamento formativo del corpo docente, dell adeguamento della didattica e della sua metodologia a contesti che cambiano rapidamente, per effetto delle tecnologie, delle migrazioni, dei processi di globalizzazione in generale. Conoscere i sistemi scolastici dei paesi di emigrazioni è il punto di partenza, a cui deve essere affiancata una capacità di analisi del contesto familiare (e comunitario) in cui l allievo vive, nonché una più generale 5
conoscenza delle caratteristiche e delle dinamiche del fenomeno migratorio. Infatti, all insegnante che opera in un contesto di immigrazione, oggi, si richiede di assolvere diverse funzioni che, talvolta, esulano dal compito precipuo dell insegnamento e della formazione delle nuove generazioni: dall accompagnamento ai servizi all aiuto nel disbrigare pratiche burocratiche, dalla definizione di percorsi di inserimento e di regolarizzazione (cfr. attività con i minori non accompagnati) ai rapporti con associazioni del privato sociale italiano ed etnico, sempre più necessari per costruire percorsi educativi attenti ai bisogni identitari di allievi divisi fra più appartenenze culturali. Una terza sfida è rappresentata dal rapporto con la famiglia, causa della partenza, che può diventare una risorsa nell inserimento scolastico degli allievi stranieri o trasformarsi in una pesante zavorra, se non si attivano strategie di comunicazione e di informazione per la comprensione di cosa significhi andare a scuola e studiare in Italia. Numerose sono le attività messe in campo dalle scuole (dalla presenza di mediatori culturali alla traduzione di comunicazioni in lingua, all organizzazione di incontri di orientamento al sistema scolastico, ecc.), anche se i risultati non sono sempre soddisfacenti. L ultima sfida riguarda la capacità della scuola di adeguare le risposte ad una popolazione studentesca che non rimane la stessa, ma si trasforma nelle sue caratteristiche socio-demografiche e soprattutto nei suoi bisogni: ancora oggi la maggior parte delle attività di sostegno agli allievi stranieri e di formazione degli insegnanti riguardano l insegnamento dell italiano come lingua seconda. Oggi, come a metà degli anni 90. Eppure da allora, nelle aule, gli allievi sono aumentati e si sono differenziati: non c è più solo chi arriva dall estero già in parte scolarizzato, ma anche chi ha iniziato il ciclo scolastico in Italia, chi in pochi mesi recupera il gap linguistico e raggiunge i livelli più alti nel profitto scolastico, chi arriva senza essere alfabetizzato nella lingua d origine, ecc. Di fronte ad un panorama che si articola, la scuola rischia di restare ancorata a immagini di un allievo e di un fenomeno che rappresenta solo un parte di una realtà più complessa, con cui deve confrontarsi per poter continuare a svolgere il suo ruolo. 6