Editoriale. Una crisi per tutti, dai grandi ai piccoli



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Editoriale Una crisi per tutti, dai grandi ai piccoli Il dato forse più significativo di questa crisi finanziaria è che anche i migliori Money Manager del mondo vi hanno perso dei soldi. E tanti. I fondi più blasonati, gli strategist con i migliori pedigree, per non parlare degli analisti delle grandi banche d'affari; praticamente nessuno è riuscito a prevedere l'entità della crisi, gli effetti del calo vertiginoso di fiducia nelle transazioni fra banche e negli investimenti di ogni genere. Alla fine, dato abbastanza raro, gli ultimi a rimanere col proverbiale cerino acceso in mano sono stati non solo i piccoli risparmiatori ma tutti i grandi investitori, dai fondi comuni agli hedge fund, dai fondi pensione alle blasonate fondazioni Usa. La teoria del "decoupling", ovvero il fatto che il motore della crescita mondiale stesse in Asia e che perciò non ci saremmo dovuti preoccupare di una crisi in Usa, non poteva essere più sbagliata. I mercati emergenti sono crollati ben più di quelli occidentali per il maggior rischio che presentano per gli investitori. E ora che tutti, quando sembra passata l'ondata di panico peggiore, si concentrano nel cercare di capire quale sarà l'entità della recessione economica che ci aspetta, noi di Finanza Magazine abbiamo voluto fare qualche riflessione. Da una parte capire meglio cosa è successo, perché dagli errori si può e si deve imparare. Dall'altra, assodato che la recessione sta arrivando, abbiamo analizzato come sarebbe meglio affrontarla, senza incorrere nell'errore di cercare di lanciarsi in improbabili quanto vane previsioni circa la sua durata. Troverete poi qualche consiglio per risparmiare nella gestione della spesa quotidiana, alimentare ed energetica, ma anche e ovviamente per gestire i propri risparmi e il Tfr. Senza trascurare qualche previsione a lungo termine sul ruolo del capitalismo americano, in questi giorni tanto vituperato. Buona lettura. Antonio Luise Finanza.com Magazine Registrazione n. 576 del 13/07/2005 presso il Tribunale di Milano Direttore Responsabile Antonio Luise Redazione - tel. 02-677358.1 finanzamagazine@finanza.com Marco Barlassina - tel. 02-677358.32 mbarlassina@finanza.com Titta Ferraro - tel. 02-677358.28 gferraro@finanza.com Daniela La Cava - tel. 02-677358.38 dlacava@finanza.com Micaela Osella - tel. 02-677358.27 mosella@finanza.com Valeria Panigada tel. 02-677358.28 vpanigada@finanza.com Alessandro Piu - tel. 02-677358.30 apiu@finanza.com Carlotta Scozzari tel. 02-677358.26 cscozzari@finanza.com Massimiliano Volpe tel. 02-677358.31 mvolpe@finanza.com Hanno collaborato: Sara Silano Art Director George Pontiac Impaginazione Eros Bertoni - tel. 02-677358.45 ebertoni@finanza.com Lissette Zavala - tel. 02-677358.46 lzavala@finanza.com Editore Brown Editore S.p.A P.I. 12899320159 Reg. Imp. Mi 214051/1999 Rea MI 1596200 Sede Legale: Viale Mazzini 31/L - 36100 Vicenza Sede Operativa: Via Confalonieri, 29-20124 Milano Tel 02-677358.1 fax 02-677358.40 www.browneditore.it - info@browneditore.it Vice Presidente Salvatore Pugliese Pubblicità Brown Editore S.p.A Via Confalonieri 29 20124 Milano Tel. 02-677358.1 commerciale@browneditore.it Stampa 3LB s.r.l. Via Leonardo Da Vinci, 3-23875 Osnago (Lc) Copyright Tutto il materiale pubblicato è protetto da copyright. La riproduzione e la distribuzione non autorizzate sono espressamente vietate. Per le immagini e le illustrazioni: Photos.com e istock International Inc. Numero chiuso in redazione il 22/10/2008 Informativa ex art 13 D.Lgs 196/03 I suoi dati saranno trattati nel rispetto di quanto al D.Lgs. 196/03 solo da Brown Editore S.p.A., in qualità di titolare per l invio di Finanza Magazine in qualunque momento potrà esercitare i diritti di cui all art. 7 scrivendo a Brown Editore s.p.a., via Confalonieri, 29 20124 Milano.

TEMA DEL MESE Cronaca di una crisi (annunciata?) 6 6 INCHIESTA Il Nuovo mondo si risveglia vecchio 12 L INTERVISTA Alla fine della crisi gli Usa cresceranno più di prima 14 MARKET LEADER Consumi, le nuove tendenze per far fronte alla crisi RISPARMIO GESTITO Fondi azionari energetici peggio dei finanziari 16 19 16 FOCUS IMMOBILIARE Mattone da maneggiare con cura FINANZA E CULTURA Vaffanbanka, manuale di autodifesa finanziaria 21 24 21 Sommario MARKET LEADER Covered bond, Italia alla finestra in attesa del boom MARKET LEADER I furbetti di Piazza Affari: come operano, chi paga FOCUS PREVIDENZA Il Tfr mette all angolo i fondi pensione FOCUS ELEZIONI USA Elezioni senza botto per Wall Street 26 28 30 32 24 30

Tema Del Mese Cronaca di una crisi (annunciata?) Gli ultimi avvenimenti hanno cambiato il mappamondo della finanza internazionale. Finanza Magazine ha cercato di raccontare passo per passo la crisi fornendone una possibile chiave di lettura DI CARLOTTA SCOZZARI Il 7 settembre 2008 il Governo americano salva per i capelli, nazionalizzandoli, i giganti dei mutui, Fannie Mae e Freddie Mac. Il 15 settembre Lehman Brothers dichiara il fallimento invocando il "Chapter 11", notizia che fa quasi passare in secondo piano quella, annunciata in contemporanea, dell'accordo raggiunto per l'acquisizione di Merrill Lynch da parte di Bank of America. Il 16 settembre la Fed salva in extremis il colosso assicurativo Aig con un prestito da 85 miliardi di dollari. Il 22 settembre Goldman Sachs e Morgan Stanley, le ultime due grandi banche d'investimento sopravvissute dopo 1 Il settembre di fuoco vissuto Oltreoceano 7 16 26 Nazionalizzazione di Fannie Mae e Freddie Mac 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 15 Accordo per acquisizione di Merrill Lynch da parte di BofA Salvataggio di Aig con un prestito della Fed 15 Fallimento di Lehman Brothers Fallimento di fatto di Washington Mutual 22 Trasformazione di Goldman e MS in holding bancarie Fonte: Elaborazione Finanza.com il fallimento di Lehman Brothers, si trasformano in holding bancarie. Il 26 settembre fallisce di fatto Washington Mutual, la più grande cassa di risparmio degli Stati Uniti. Dopodiché, per mezzo di un terribile quanto inesorabile effetto domino, si passa all'europa, dove il 29 settembre viene annunciata una raffica di notizie che gettano il Vecchio continente nel panico: la nazionalizzazione della britannica Bradford & Bingley, l'iniezione da 6,4 miliardi di euro dei governi di Belgio, Francia e Lussemburgo nel gruppo di bancassicurazione Dexia, nonché quella da 11 miliardi dei governi del Benelux in Fortis. Dopo il vertice straordinario dei quindici Paesi della zona euro che si è tenuto il 12 ottobre a Parigi e che ha stabilito di garantire i prestiti interbancari e la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà, tre banche del Regno Unito si sono già messe in coda per ricevere 37 miliardi di denaro pubblico per migliorare la propria patrimonializzazione. Si tratta di Royal bank of Scotland, Hbos e Lloyds. In Italia i venti di crisi si sono fatti sentire soprattutto su Unicredit, costretta a varare, a seguito di un consiglio di amministrazione straordinario che si è 6

Tema Del Mese La volatilità dell S&P500 misurata dal Vix 70 60 50 40 30 20 Ott Dic 07 Feb Apr Giu Ago Fonte: Elaborazione Finanza.com LE ALCHIMIE DELLA FINANZA I venditori di Cds, quegli sconosciuti... I Credit default swap (Cds), ossia le assicurazioni a copertura delle obbligazioni societarie, hanno contribuito e contribuiscono ad alimentare la crisi. Il problema nasce dal fatto che i Cds sono trattati su un mercato non regolamentato, dove negli anni delle "vacche grasse" molti operatori (i venditori di questi contratti) hanno assunto rischi oltre le proprie possibilità. E ora che alcune big bancarie emittenti dei bond sono fallite e altre navigano in cattive acque i nodi vendono al pettine. Il problema è stabilire chi ha venduto a man bassa i Cds dei gruppi in default, cosa non semplice da fare proprio perché il mercato in cui sono trattati non è regolamentato. Venerdì 10 ottobre si è tenuta l'asta dei Cds di Lehman Brtohers. Qual è stato il verdetto? Gli assicuratori dovranno sborsare la bellezza di circa 365 miliardi di dollari per risarcire chi si era assicurato con i Cds contro il default della investment bank. Peccato solo che non sia ancora chiaro chi dovrà aprire i cordoni della borsa e, soprattutto, se sarà in grado di farlo. tenuto domenica 5 ottobre, una serie di misure di rafforzamento del patrimonio per un totale di 6,6 miliardi di euro. Al nocciolo della questione La cronologia degli eventi finanziari dell'ultimo mese è da cardiopalma. Ma cosa è successo? Come mai il sistema finanziario è saltato in aria? Un buon punto di partenza per comprendere la questione è quello dei mutui subprime americani, finanziamenti per l'acquisto della casa che, Oltreoceano, negli anni passati, venivano elargiti con estrema facilità anche ai cosiddetti "ninja", che non sono le simpatiche tartarughe dei cartoni animati bensì persone senza reddito, né lavoro e né attività patrimoniali (no income, no job e no assets, da cui deriva appunto ninja). In fase di politica monetaria espansiva da parte della Federal Reserve e dunque di tassi di interesse calanti la cosa non ha creato grossi problemi, ma il meccanismo si è inceppato quando la Fed ha cominciato a rincarare il costo del denaro per contrastare le spinte inflative e molti dei mutuatari indebitati non sono stati più in grado di pagare le rate del mutuo (le quali spesso 7

Tema Del Mese STUDIO LEGALE LASCALA poi erano congegnate in modo tale da essere piuttosto blande in un primo momento salvo poi lievitare). Così, Investitori imbufaliti, le banche hanno cominciato a pignorare le case dei debitori insolventi e a metterle sul mercato spingendo con serve responsabilità decisione al ribasso i prezzi immobiliari degli Stati Uniti e non riuscendo più a ottenere indietro l'equivalente Tra settembre e ottobre il piccolo investitore azionario dell'ammontare del mutuo. ha subito forti perdite in portafoglio. Il rosso è anche collegato a filo diretto con il fallimento di Lehman Brothers: e con grande sforzo di ingegno da parte soprattutto di Tutto questo mentre, a latere, ai piani alti della finanza molti prodotti finanziari venduti in Italia, in primis le polizze assicurative index linked, erano garantite dalla blaso- bank a stelle e strisce, molti di questi debiti venivano quelle vecchie glorie, oggi decadute, delle investment nata banca d'affari. Tuttavia, come spiega a Finanza impacchettati più volte, in modo da occultarne il più Magazine Christian Faggella, avvocato partner specializzato in contenziosi relativi al "risparmio tradito" dello stuziari derivati nuovi, pronti a essere venduti sul merca- possibile la rischiosità, per trasformarli in prodotti finandio legale e tributario LaScala, "per il caso Lehman non to molto poco regolamentato e controllato delle Asset c'è tanto trambusto, anche perché ci vorrà ancora un po' back security (Abs). Tale mercato, alla ricerca di strumenti sempre nuovi e più complessi per autoalimen- per scoprire quali sono tutti i prodotti venduti in Italia connessi al default. Oggi più che altro, complice il fatto tarsi, era giunto a generare anche vera e propria carta che benché la class action all'americana straccia, che è ritornata tale non appena si sia ancora di là da venire le associazioni sono verificati, a monte, i default dei mutuatari subprime. Nel giro di poco tempo i pro- dei consumatori sono preparate e molto attive su questo fronte, è sufficiente che blemi di illiquidità si sono trasmessi a tutte la Borsa perda molto perché il piccolo le Abs, anche quelle reputate sicure e non collegate alla clientela subprime, creando pro- risparmiatore minacci un'azione legale. Insomma, oggi registriamo una maggiore blemi enormi ai bilanci delle investment bank, reattività da parte dell'investitore, che tende a non lamentare tanto una carenza che avevano fatto di questo business il proprio cavallo di battaglia. A complicare il qua- Christian Faggella AVVOCATO LASCALA informativa formale da parte di chi gli ha dro il fatto che generalmente il processo delle Abs non veniva gestito direttamente dalla banca ma venduto il prodotto quanto piuttosto il non avere dato contenuto effettivo a quell'informativa, appurando che egli da un veicolo fuori bilancio che acquistava i titoli con davvero fosse stato messo al corrente dei rischi e i dettagli dell'operazione. In molti casi, però, è il cliente stesginator di non contabilizzarli, chiaramente soltanto a livel- sottostante i mutui balordi consentendo all'istituto oriso che chiede alla banca strumenti ad alto rendimento. lo di facciata. Questo è anche uno dei motivi per cui Credo che per superare l'impasse dell'effettività informativa, cosa per la banca sempre molto difficile da dimo- altro dei motivi è legato ai Cds, si veda il box a pag. 7). fare la conta delle perdite non è per nulla semplice (un strare a posteriori specie in mancanza di ordini registrati o scritti, sia necessario avviare un processo più virtuoso di responsabilizzazione tra istituzione finanziaria e clien- Chi sembra uscire sconfitto da questo sistema non è Il capitalismo è morto? Viva il capitalismo! te, altrimenti si arriverà a una burocratizzazione estrema del rapporto tra i due soggetti". Per Faggella, ora il le investment bank. La trasformazione di Goldman Sachs tanto il capitalismo, bensì il mondo dell'alta finanza del- risparmiatore è meno invogliato a comprare gli strumenti e Morgan Stanley in banche commerciali la dice lunga più sofisticati e difficili da comprendere. Da adesso in poi circa l'importanza di detenere depositi di denaro tangibili, che in qualche modo fungano davvero da garanzia ci sarà maggiore attenzione a creare cultura e corresponsabilità. La direttiva europea sui mercati finanziari della solidità dell'istituto finanziario. Senza contare poi Mifid va proprio in questa direzione. che le stesse banche d'affari facevano un uso sproposi- 8

Tema Del Mese Il crollo delle azioni Lehman Brtohers 70 60 50 40 30 20 10 0 Ott Dic 07 Feb Apr Giu Ago Fonte: Elaborazione Finanza.com tato del meccanismo della leva finanziaria, che ha sferrato loro il colpo di grazia quando il contesto ha cominciato a peggiorare di giorno in giorno. Come scrive sulla Voce.info Charles Wyplosz, professore di Economia internazionale all Istituto di studi internazionali di Ginevra, non è stata scritta la parola "fine" sul capitalismo, perché "il fallimento è la sanzione ultima dei mercati. E' ciò che si chiama distruzione creatrice ed è la base fondamentale della dinamica economica dei mercati". Per l'esperto a sedere sul banco degli imputati sono i controllori, poco incentivati a svolgere al meglio il proprio lavoro perché pagati meno dei controllati. "E' necessario - afferma Wyplosz - attirare esperti di finanza di alto livello anche nel campo dei controllori e non solo in quello dei controllati. Organizzare un sistema di regole che funzioni costa caro, a prezzo di mercato". E ora che succederà? Per spiegare la tragica settimana dal 6 al 10 ottobre vissuta dai mercati azionari si può fare ricorso a una frase utilizzata dall'ex ministro dell'economia, Tommaso Padoa-Schioppa, in una intervista a Repubblica: Da una fase in cui il mercato creava valori fasulli siamo passati a una in cui esso distrugge valori veri. Ripristinare un clima di fiducia nonché controlli adeguati è dunque la priorità. DIETRO LE QUINTE La crisi? I complottisti ci sguazzano La crisi economico-finanziaria ha rappresentato un humus ideale per il gossip e le più svariate ipotesi complottiste. Su tutte regna sovrana l'indiscrezione secondo cui il tracollo sarebbe stato provocato dalla comunità ebraico-americana per colpire la finanza araba e la bolla speculativa sul petrolio che essa aveva gonfiato. E il fallimento di Lehman Brothers? Potrebbe avere una spiegazione analoga poiché si trattava dell'unica banca d'affari non in mano alla finanza ebraica. Un'altra ipotesi vuole che la stella sia caduta perché il numero uno, Richard Fuld, ha sostenuto il candidato democratico alla presidenza americana, Barack Obama, e il governo Usa, al momento ancora repubblicano, per ovvie ragioni non avrebbe apprezzato. Altro giro altra corsa: Lehman sarebbe stata fatta saltare in aria per volere del segretario al Tesoro, Henry Paulson, in precedenza ai vertici della concorrente Goldman Sachs. Ma girano voci anche sull'italiana Unicredit: l'ondata che ha travolto le azioni di Piazza Cordusio molto più di altri istituti del Belpaese potrebbe essere riconducibile a Cesare Geronzi, presidente di Mediobanca, che mal avrebbe digerito le intromissioni dell'ex McKinsey nella governance di Piazzetta Cuccia. Va infatti ricordato che in un primo momento Profumo si era opposto al ritorno di Mediobanca alla governance tradizionale. C'è poi chi prospetta un'altra ipotesi, che chiama sempre in causa Geronzi ma che appare più realistica: Unicredit ha speso troppo per Capitalia, mettendosi in pancia troppi prodotti cartolarizzati difficilmente liquidabili, e quindi paga caro il prezzo della crisi. 10

Inchiesta Il Nuovo mondo si risveglia vecchio Negli scenari per il dopo crisi gli Usa si preparano ad abdicare al ruolo di supremazia economica a favore di un mondo multipolare. Chi sale e chi scende nella mappa del potere economico/finanziario DI MARCO BARLASSINA É la fine del mondo così come fino a oggi l abbiamo conosciuto. E la frase che dà il polso di quella che potrebbe essere ricordata come la crisi finanziaria più grave della storia ed è l espressione che sempre più è stata usata nelle ultime settimane per descrivere l avvitamento dapprima finanziario e successivamente economico di tutto il pianeta. Il decorso della crisi muta di ora in ora, ma si sta già provando a fare un bilancio e ciò che emerge non è solo la fine dell era delle investment bank, il danneggiamento del capitalismo, o almeno della sua immagine, e nemmeno la restrizione del debito e del settore finanziario. Il candidato a un rilevante cambio di status sono gli Stati Uniti. Indebolito il loro ruolo di leadership, ridotta l ampiezza del sistema bancario, caduta ai minimi termini la fiducia nella classe dirigente del Paese, per gli Usa l uscita dalla crisi potrebbe voler dire abdicare al ruolo di supremazia conservato per quasi 100 anni. I primi a credere che una delle conseguenze più importanti della crisi finanziaria possa essere la delegittimazione della potenza americana sono proprio alcuni dei pensatori statunitensi più ascoltati. Perché, spiegano, se l'america e la sua economia hanno perso credibilità il rischio è che da qui in avanti non riusciranno più ad attirare i capitali dal resto del mondo. Uno degli interventi che ha fatto più rumore è stato quello di Zachary Karabell, analista della società di ricerca RiverTwice, per il quale "questo momento sarà ricordato per il trasferimento del capitale globale fuori dagli Stati Uniti". Un problema centrale in una fase in cui il Paese si prepara a divenire ancora più dipendente dall'estero di quanto già non sia per il finanziamento del debito a causa dei salvataggi bancari e del piano Paulson. Già oggi più del 40% dei titoli di Stato Usa sono nelle casse di due soli Paesi: Giappone e Cina (si veda grafico a pag. 13). E il debito è stimato salire ampiamente sopra il Prodotto interno lordo, fino a un massimo di circa 16mila miliardi contro un Pil di 13.800 (si veda grafico in pagina). Niente di particolarmente negativo se non La corsa del debito pubblico USA In miliardi di dollari 15.000 Debito pubblico USA con piano Paulson e nazionalizzazione di Fannie Mae e Freddie Mac 16.000 9.791 10.000 9.007 8.506 7.932 7.379 6.783 6.228 5.526 5.656 5.674 5.807 5.000 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 Fonte: Elaborazione Finanza.com su dati Budget of the Us Government 12

Inchiesta fosse che in caso di ulteriore perdita di fiducia nei confronti dell economia americana la domanda dei Paesi detentori di Treasury-bond non terrebbe il passo dell offerta, anticamera di un deflusso di capitali. Ci troviamo dunque di fronte a quella che, citando il titolo dell'ultimo libro di uno dei commentatori più autorevoli come Fareed Zakaria, potrà essere "la fine dell'era americana"? Non è una certezza, ma le probabilità non sono mai state così alte. L ex capo economista del Fmi, Kenneth Rogoff, è andato anche oltre, profetizzando che una combinazione di maggiori tasse e di minori spese (ormai necessarie, nonostante i proclami elettorali) potrebbe addirittura minare il predominio militare degli Stati Uniti, un predominio su cui negli anni si sono retti gli equilibri internazionali e la stessa forza del dollaro. E allora il caso di prendere in considerazione le parole del ministro delle Finanze tedesco, Peer Steinbruck: "Gli Stati Uniti perderanno il loro status di superpotenza nel sistema finanziario. Il sistema non sarà più come prima e il mondo finanziario è destinato a diventare multipolare. Già ma quali saranno i poli? Forse l Europa, a oggi ancora sprovvista di una guida comune e unita solo sulla carta, o non piuttosto l Asia? Negli ultimi quattro anni i fondi sovrani mediorientali e asiatici hanno acquisito quote significative di società finanziarie e immobiliari Usa e promettono di essere ulteriormente attivi, forti di disponibilità di cassa miliardarie. Sul tema, nel corso di un incontro della Fondazione Courmayeur è intervenuto anche Domenico Siniscalco, ex ministro del Tesoro e ora country head per l'italia di Morgan Stanley, secondo cui i fondi sovrani avranno un ruolo chiave "in grado di cambiare i rapporti proprietari del mondo. E l Italia? Secondo il ministro dell Economia, Giulio Tremonti, uscirà dalla crisi più forte di prima e più forte degli altri, perché ha un sistema bancario, assicurativo e pensionistico solido". Queste almeno erano le dichiarazioni sul finire di settembre. A queste e altre domande risponde nelle pagine seguenti il professor Francesco Giavazzi, in un intervista concessa in esclusiva a Finanza Magazine. Maggiori detentori titoli di Stato Usa Giappone 22,2% Altro 41% Cina 19,44% Esportatori di petrolio 6,3% Gran Bretagna 10,9% Fonte: Elaborazione Finanza.com su dati Dipartimento Tesoro Usa 13

L intervista Alla fine della crisi gli Usa cresceranno più di prima Colloquio con Francesco Giavazzi sugli scenari post-crisi. Gli Usa devono temere per la propria posizione di supremazia? Europa e Asia vedranno crescere il loro ruolo? DI MARCO BARLASSINA Lo scenario della crisi finanziaria si evolve di ora in ora, se non di minuto in minuto. Proviamo però a fare un passo avanti per capire se e come al termine di ciò che oggi stiamo vivendo potranno cambiare gli assetti di potere sullo scacchiere internazionale. A fronte del piano Paulson varato per l acquisto di asset tossici dalle banche e dei salvataggi bancari gli Stati Uniti si troveranno costretti ad emettere ulteriore debito. La Cina, maggior acquirente dei titoli del Tesoro, potrebbe trovarsi in mano una grossa cambiale nei confronti degli Usa? I titoli acquistati attraverso il Piano Paulson sono a fronte di asset, che valgono poco, ma valgono qualcosa. Quando li rivenderà, il Tesoro statunitense realizzerà un capital gain. Pensiamo a quanto accaduto in Svezia tra il 1992 e il 1994. Gli acquisti di partecipazioni negli istituti bancari valevano il 5,5% del Prodotto interno lordo, alla vendita fu recuperato il 5 per cento. Per questo non è corretto fare riferimento al debito lordo, bisogna guardare al debito netto. In secondo luogo non è corretto limitare l analisi al breve periodo. La Cina alla scadenza dei Treasury cos'altro potrebbe comprare? Un cinese continua ad acquistare titoli statunitensi perché sono liquidi. Non sono quindi preoccupato per il debito Usa, ma da quanta spesa pubblica si aggiunge. Per i 700 miliardi di dollari del Piano Paulson vale quanto detto finora, gli altri 150 miliardi inseriti nel pacchetto definitivo che conteneva la manovra sono invece pura spesa. BIOGRAFIA Chi è Francesco Giavazzi Economista di fama internazionale ed editorialista economico per il Corriere della Sera, Francesco Giavazzi è nato a Bergamo nel 1949. Laureato in ingegneria elettronica presso il Politecnico di Milano nel 1972, ha conseguito il dottorato in economia presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology) nel 1978. Tra il 1992 e il 1994 è stato dirigente generale del Ministero del Tesoro, responsabile per la ricerca economica, la gestione del debito pub- 14

L intervista Non è tuttavia possibile ipotizzare che gli Stati Uniti possano perdere posizioni almeno in termini relativi ad esempio a vantaggio di Europa o Cina? Il ministro Tremonti dice ad esempio che l Italia starà meglio degli altri Paesi una volta conclusa la crisi. Sono affermazioni non basate su alcuna evidenza empirica. Credo che gli Stati Uniti cresceranno più di prima. Spesso i Paesi escono più forti da queste crisi. Lo sconvolgimento ci sarebbe se, come ha detto anche Mario Monti, l'europa utilizzasse questa crisi per integrarsi ulteriormente. In questo caso si rafforzerebbe. Con riferimento alla Cina, consideriamo invece che nonostante la sua crescita il Pil cinese a oggi è ancora pari a solo il 16% di quello statunitense. Spesso i Paesi escono più forti da queste crisi. L Europa si rafforzerebbe se utilizzasse la crisi per integrarsi Restando nell ambito dei Paesi emergenti, quale sarà il ruolo dei fondi sovrani mediorientali e asiatici in un contesto quale quello attuale? I fondi sovrani avranno un ruolo importante, così come accadde negli anni settanta con i Paesi arabi o negli anni ottanta con i giapponesi. In contesti simili, Paesi con deficit della bilancia dei pagamenti vendono asset ad altri. Questo avviene perché in questi ultimi Paesi il tasso di risparmio è molto elevato. Tuttavia anche questo fenomeno è destinato a esaurirsi con il prossimo aumento dei consumi interni dei Paesi emergenti. Se anche non comporterà un ribaltamento degli assetti internazionali, la creazione di nuovo debito negli Usa, ma non solo, porterà come ha dichiarato lo storico dell economia Eichengreen a saldare il conto stampando nuova moneta e in definitiva a maggiore inflazione? Non è detto che a maggior debito debba corrispondere maggiore inflazione, perché esiste anche la leva fiscale (in questo caso la riduzione del debito avviene attraverso maggiori tasse, ndr). Nelle ultime settimane, in risposta ai paventati casi di intervento statale nell economia e soprattutto nelle banche si è iniziato a parlare di rischio collettivismo per Stati Uniti ed Europa. Ritiene che esista veramente un pericolo di questo tipo? Ciò che stanno facendo i governi oggi è una cosa diversa: danno un assicurazione pubblica, intervengono quando non c'è domanda. Anzi è da interpretare favorevolmente anche quanto fatto dall'italia per il sistema bancario. Non crede però nemmeno all altra ipotesi estrema che viene formulata in questi giorni, quella cioè della fine del capitalismo? La circostanza più sorprendente di questa crisi è che il dollaro statunitense stia restando sostanzialmente fermo. Se ci trovassimo di fronte alla fine del capitalismo andrebbe a picco. blico e le privatizzazioni. Attualmente ricopre la carica di professore ordinario di Economia Politica all'università Bocconi di Milano, della quale è stato prorettore alla ricerca fra il 2000 ed il 2002. Fa inoltre parte del gruppo dei consulenti economici del Presidente della Commissione europea. E' research associate del National Bureau of Economic Research (NBER) e research fellow del Centre for Economic Policy Research (CEPR). Oltre a pubblicazioni di carattere accademico Giavazzi ha dato alle stampe anche saggi economici destinati al grande pubblico. Con Alberto Alesina ha pubblicato "Il liberismo è di sinistra" nel 2007 e "Goodbye Europa" nel 2006. Al 2005 risale invece "Lobby d'italia". Giavazzi è tra i fondatori del sito di critica politica ed economica lavoce.info. Collabora con Project Syndicate, un archivio on-line di articoli scritti da economisti di vari paesi. 15

Market Leader Consumi, le nuove tendenze per far fronte alla crisi I prezzi salgono e i consumi vanno a picco, ma in molte città europee non mancano iniziative per proteggersi dal caro vita DI DANIELA LA CAVA E VALERIA PANIGADA Addio grandi investimenti e spese superflue. Gli italiani vanno meno al ristorante e al cinema, fanno meno shopping e rimandano l'acquisto di una nuova vettura. Insomma, tirano la cinghia e continueranno a farlo anche nei prossimi mesi, come confermano i dati giunti dai principali istituti economici. Anche ad agosto, per la decima volta in soli dodici mesi, l'indicatore dei consumi di Confcommercio (Icc) segnala il permanere di uno stato di criticità sul versante della domanda delle famiglie, con un calo rispetto all'anno passato pari a circa l'1,5% in termini quantitativi. Per il momento la luce in fondo al tunnel non si vede. Anzi, le prospettive future sembrano essersi offuscate dopo gli ultimi violenti scossoni che stanno facendo crollare il mercato finanziario globale. Fare stime in questo momento è molto complicato spiega Paolo Barberini, presidente di Federdistribuzione -. Se fino a questa estate tutti gli istituti economici e i centri studi ipotizzavano nel 2009 una ripresa del Pil e quindi anche dei consumi, ora mi sembra di potere sostenere che il quadro complessivo si sta deteriorando e le prospettive di sviluppo appaiono lontane. Bisognerà aspettare il 2010 per vedere qualche segnale positivo. Secondo Barberini, il PER COMBATTERE IL CARO VITA ARRIVANO I FARM MARKETS Il bello di fare la spesa direttamente dal contadino Carrelli della spesa più vuoti e conti sempre più salati? Se la risposta è sì, per sfuggire all'impennata dei prezzi una valida soluzione è provare i cibi a km zero ossia quelli locali. Una moda, che ha esordito negli Stati Uniti e che via via sta conquistando sempre più consumatori in Europa alle prese con il carovita. Questi prodotti, chiamati così perché non devono percorrere lunghe distanze con mezzi di trasporto costosi e inquinanti prima di giungere in tavola, hanno una grande virtù: mettono d accordo la gola con il portafoglio. E i consumatori accorrono. Già l'anno scorso sette italiani su dieci hanno fatto almeno una volta acquisti direttamente dal produttore agricolo, giudicando la spesa conveniente grazie a un risparmio di circa il 30%. Oggi trovare in Italia il twenty miles food, come lo chiamano gli anglosassoni, anche nelle grandi città non è difficile. Le iniziative legate a questa tendenza hanno, infatti, attecchito un po dappertutto lungo il Belpaese: in Veneto una ventina di locali selezionati come la locanda Cipriani a Padova o la Gelateria Zeno a Verona fa parte di un circuito che vanta il marchio Km zero. La vera novità è però 16

Market Leader carovita penalizzerà un po' tutti i settori, con cali di vendite in valore, per la prima volta nel 2008, anche in mercati tradizionalmente in espansione, come quelli dell elettronica di consumo. Discorso a parte per gli alimentari che continueranno a tenere il passo, anche se i modelli di acquisto subiranno delle modifiche. Ma il carovita non tiene banco solo nel Belpaese: le tasche di tutti gli europei si stanno svuotando. E a riprova del fatto che anche la crisi dei consumi, e non solo quella finanziaria, richiede delle risposte e degli interventi urgenti e concreti, all'inizio di ottobre i sindacati in Belgio hanno indetto uno sciopero generale per protestare contro l'aumento del costo della vita. Qui, i prezzi sono schizzati del 5,46% a settembre rispetto all'anno passato. I timori di una recessione globale si fanno sentire anche in Francia. Ad agosto la spesa per consumi familiari oltralpe è scesa più delle attese: la flessione è stata nell'ordine dello 0,3% rispetto al mese di luglio. Per far fronte a questa situazione di crisi sono nate negli ultimi mesi alcune iniziative sia nel Vecchio continente sia in Italia. Cohousing all'italiana, dove condividere alcuni spazi fa bene anche al portafoglio Dai Paesi nordici dell'europa è sbarcato anche in Italia (Milano e Pisa) il cohousing, ovvero la scelta di abitare in comunità residenziali dove si condividono alcuni servizi con il proprio vicinato. Questa nuova formula dell'abitare combina l'autonomia della propria casa ai vantaggi di servizi, risorse e spazi condivisi ottenendo benefici dal punto di vista sociale, ambientale e anche economici. La condivisione dei beni e servizi consente di risparmiare sul costo della vita perché si riducono gli sprechi e il ricorso a servizi esterni, generando un'economia stimata nel 10-15% annuo al netto dei costi di tali servizi, ha rilevato il centro studi di Cohousing.it, il sito ufficiale italiano di questa iniziativa. I risparmi per chi vive in una di queste realtà possono riguardare diverun altra: da qualche settimana nelle piazze di molte regioni italiane sono sbocciati i farmers market, ossia i mercati esclusivi degli agricoltori dove i contadini offrono i loro prodotti locali. I mercati del contadino con frutta e verdura di stagione, marmellate biologiche e polli ruspanti, sono una soluzione concreta per combattere il carovita. Per non mancare all appuntamento basta collegarsi al sito della Coldiretti. A Milano l indirizzo è via Ripamonti 37 oppure in Piazza San Nazaro in Brolo ogni seconda domenica del mese. Mentre chi vuole recarsi direttamente dal contadino ha solo l imbarazzo della scelta collegandosi al sito www.biodiversita.info/modules/xdirectory. M.O. 17

Market Leader Clima di fiducia Isae e Icc Indice grezzo ISAE 113 111 109 107 105 103 101 99 97 95 Gen 07 Clima di fiducia (ISAE) ICC in quantità 3,0 2,0 0,0-1,0-2,0-3,0-4,0-5,0 Mag Set Gen 08 Mag Set Fonte: Elaborazione ufficio studi Confcommercio 1,0 Variazioni tendenziali ICC si ambiti, dall'energia, alla spesa alimentare fino a quelli dell'automobile e della lavanderia. Secondo i dati raccolti dalle esperienze finora sviluppate in Europa, si è rilevato che per quanto riguarda le utenze energetiche c'è la possibilità di contratti collettivi con i gestori ottenendo così un 3-5% di riduzione delle tariffe. Senza contare la possibilità di installare impianti per autoproduzione energetica (fotovoltaico, idrico o eolico) con ulteriori benefici economici. Bolletta più leggera anche per il riscaldamento e il condizionamento. Infatti, la comunità può scegliere impianti e tecnologie di isolamento che determinano un'efficienza energetica con risparmi fino al 40-45%. I vantaggi si fanno vedere anche nelle attività di tutti i giorni, come la lavanderia. In questo caso si può arrivare a contenere le spese fino al 50-60% grazie a un servizio comune interno dove si possono installare anche macchine industriali. E per chi ha figli piccoli, ecco che l'organizzazione di un nido interno o di un servizio di baby sitting abbatte i costi fino al 75% sull'asilo nido. Regno Unito: il dentista arriva nei supermercati Gli europei sono intrappolati nella morsa del caro prezzi, ma guardano con un pizzico di ingegno al futuro. E se anche in Italia per uscire dalla crisi si prova l'esperienza del co-housing, Oltremanica per far fronte al caro vita arrivano nei supermercati i dentisti low cost. L'iniziativa è a dir poco singolare e unica nel suo genere. Da inizio settembre la catena di supermercati Sainsbury ha deciso di offrire pulizia dei denti e otturazioni a basso costo nei nuovi punti vendita inglesi. Cure odontoiatriche alla portata di tutti. E' questa la filosofia che ha spinto Lance Knight, il dentista dei vip di Manchester e proprietario della clinica Ultimate smile, a ideare e a dare vita a questo nuovo servizio che prevede visite mediche e cure dentistiche ai clienti che hanno appena finito di fare la spesa. Il servizio si colloca a fianco di quello del farmacista, saremo aperti sette giorni su sette e gli standard di qualità non verranno abbassati, ha precisato Knight. Il dentista low cost offrirà un primo controllo a 16 sterline (poco meno di 20 euro), le tariffe lieviteranno un po' per l odontoiatria. Un'iniziativa che se avrà successo potrà essere estesa anche ad altri supermercati nel Regno Unito. 18

Risparmio Gestito Fondi azionari energetici peggio dei finanziari Secondo il primo Rapporto trimestrale di Morningstar sui fondi europei, i comparti specializzati in bancari e assicurativi hanno retto, a differenza di petroliferi e materie prime DI SARA SILANO* Il terremoto che ha colpito i titoli finanziari non si è tradotto in un tracollo dei fondi specializzati nel settore, che, al contrario, hanno perso meno degli Azionari energia e metalli preziosi. Il dato emerge dal primo Rapporto trimestrale di Morningstar sui fondi europei, realizzato su un universo di circa 60 mila comparti. Ma le sorprese non finiscono qui. Nelle Borse mondiali, c è chi è riuscito a rimanere a galla, in particolare le società farmaceutiche e biotecnologiche. Protagonista indiscussa del terzo trimestre è stata la volatilità, che ha generato pesanti perdite sia sui mercati sviluppati sia sugli emergenti. A far saltare i nervi agli operatori è stata la crisi creditizia che si è diffusa a macchia d olio soprattutto nelle ultime settimane, quando i principali indici, S&P500 compreso, hanno avuto oscillazioni superiori all 8% in un solo giorno. Le medicine fanno bene al portafoglio I crack e le difficoltà dei principali istituti creditizi (Freddie Mac, Fannie Mae, Lehman Brohters, 19

Risparmio Gestito Washington Mutual, Wachovia, Fortis e Bradford & Bingley) hanno alimentato ondate di vendite sulle Borse mondiali, ma, a sorpresa, i fondi specializzati in questo settore non sono stati i peggiori per rendimenti nel trimestre (-6,16%). La maglia nera è andata ai comparti che investono in risorse naturali a causa del calo del prezzo delle commodity e dei timori di rallentamento della domanda. Le quotazioni del greggio Brent sono scese dai 146 dollari al barile dell inizio di luglio a 91 dollari di fine settembre. E stata analoga la sorte dei prezzi dei metalli e delle altre materie prime. Di conseguenza, i comparti che puntano su queste industrie hanno registrato perdite superiori al 25% nel trimestre. Tra gli investitori è partita la caccia ai titoli difensivi e poco correlati con la congiuntura, in particolare i farmaceutici (+4,3% la media di categoria) e i biotech (+9,92%). Di male in meglio Il calo delle commodity ha depresso le Borse più esposte al settore, in particolare quella russa, che ha risentito anche della crescente incertezza politica. I fondi azionari Russia sono stati i peggiori non solo in Europa, ma a livello globale, con una perdita del 40,71% nel trimestre. Il forte peso del listino di Mosca (20,42%) sugli Azionari Europa emergente ha trascinato al ribasso anche questa categoria. Vittime del ribasso delle quotazioni petrolifere e dei metalli sono stati anche i fondi che investono in Norvegia e America Latina. Bisogna andare nella piccola e corazzata Svizzera per trovare rendimenti meno negativi. Titoli difensivi come Nestlé, Novartis e Roche hanno, infatti, permesso alla Borsa di Zurigo di contenere le perdite e ai fondi della categoria di chiudere il trimestre a -3,1%. In Europa, la fuga dal rischio ha messo in difficoltà i fondi small e mid cap a vantaggio di quelli a larga capitalizzazione. Decoupling asiatico addio Negli ultimi mesi è tramontata l ipotesi dello sganciamento delle economie asiatiche da quelle occidentali. I mercati dell area sono crollati insieme a quelli occidentali. Hanno sofferto soprattutto i finanziari, dopo che Icbc, Bank of China e altri tre istituti creditizi cinesi hanno comunicato un esposizione a Lehman di circa 454 milioni di dollari. I mercati sono stati penalizzati anche dall elevata inflazione e dal rallentamento dell economia. I fondi azionari Asia-Pacifico (escluso il Giappone) hanno perso il 14,8%, quelli che comprendono il Sol Levante l 11,5%. In Cina, l inflazione ha invertito la rotta rispetto al trend di lungo periodo e il Paese è stato il primo dell area asiatica ad allentare la politica monetaria. La svolta non è bastata a frenare i ribassi: gli Azionari Cina hanno perso il 16,67% riflettendo i timori sulla sostenibilità della crescita in un quadro globale debole. Nonostante soffra gli stessi mali del resto del continente, l India ha contenuto le perdite sotto il 5% nel trimestre. A Wall Street poteva andare peggio La Borsa americana, come noto, è stata l epicentro del terremoto finanziario. Giganti del credito sono caduti o sono stati acquisiti, Fannie Mae e Freddie Mac sono state nazionalizzate, Aig ha ricevuto un iniezione di liquidità di 85 miliardi per non fallire, Goldman Sachs e Morngan Stanley sono diventate banche commerciali, Washington Mutual sarà ricordato come il più grande crack nella storia dell America e Warren Buffett è entrato in Goldman Sachs. Insomma, Wall Street ha cambiato completamente aspetto. Ma le perdite dei fondi azionari Usa non sono state drammatiche. Ad attutire il colpo sono stati i cali dei prezzi delle materie prime, la bassa esposizione al settore minerario e il rafforzamento del dollaro. Bond, lontani dal rischio Nell ultimo trimestre, gli investitori obbligazionari hanno dato la caccia agli emittenti di qualità. I fondi governativi area Euro hanno guadagnato in media il 4,17%, mentre gli high yield hanno perso il 4.63%, riflettendo l allargamento dei differenziali (spread) creditizi. Il trend è stato identico negli Stati Uniti. In questo caso gli investitori europei hanno beneficiato anche dell apprezzamento del dollaro. *Sara Silano è Caporedattore di Morningstar in Italia 20