PIEMONTE La ceramica invetriata tardo-antica e altomedievale nel Piemonte sud-occidentale Il quadro della diffusione della ceramica invetriata tardo-antica e altomedievale nel territorio sud-occidentale del Piemonte, corrispondente alla Provincia di Cuneo e caratterizzato dal passaggio delle vie di transito verso i valichi alpini e la costa ligure, è offerto, allo stato attuale della ricerca archeologica, dai ritrovamenti di cinque diversi siti (Tav. 1). Due di questi sono relativi a città romane (Alba Pompeia e Pollentia), uno è l'attuale centro di Caraglio, identificato ormai con sicurezza con l'abitato romano di Germa (...), il terzo è la chiesa battesimale, sorta su resti romani in località Madonna dei Prati a Centallo, l'ultimo è il castrum medievale di S. Stefano Belbo, con preesistenze in corso di accertamento. Malgrado non siano numerosi, tutti i siti finora indagati nel territorio in esame, con fasi di insediamento tardo-antiche e altomedievali, hanno restituito ceramica invetriata, con caratteristiche morfologiche comuni alla produzione diffusa in tutta l'area piemontese (impasto molto grossolano con miche e scisti cristallini; SFRECOLA, in questo volume). Anche nelle forme si riscontra l'iterazione degli stessi tipi, con prevalenza di vasi a listello spesso decorati e di mortai con fondo sabbiato, fatta eccezione per una bottiglia monoansata a corpo cilindrico da Centallo. L'analisi dei contesti, che vedono costantemente la ceramica invetriata in associazione con la terra sigillata tarda di imitazione ed in alcuni casi anche con la terra sigillata grigia decorata a stampigliature, orienta la datazione ai secoli IV-V, con casi di attardamento fino agli inizi del VI secolo. Rimane insoluto allo stato attuale della ricerca, il problema della persistenza anche in periodo più propriamente altomedievale di queste produzioni ceramiche, alle quali potrebbe affiancarsi (o sostituirsi) il vasellame in legno e pietra ollare. [117] Il sito di Alba, il più compiutamente indagato negli ultimi anni con numerosi cantieri di archeologia urbana (cfr. infra), conferma l'assenza di fasi edilizie altomedievali, evidenziando invece una vistosa ripresa di attività in un periodo non anteriore alla fine del X secolo. Questo dato, ormai ricorrente e verificato su sedici cantieri urbani, parrebbe poter assumere il valore di fossile guida per l'area cuneese. È ancora da osservare come d'altra parte, pur esistendo contesti con strutture datate con sicurezza all'alto medioevo per la presenza di epigrafi e decorazioni scultoree, quali ad esempio Centallo e Caraglio, permane per il momento l'assenza di ceramica invetriata riconducibile con sicurezza ai secoli VII-VIII. POLLENZO (FRAZIONE DI BRA) (Tav. 2, n. 1) Un intervento di emergenza (trincea ENEL), inedito, condotto tra la fine del 1989 e l'inizio del '90 nell'attuale centro abitato della Frazione Pollenzo di Bra, coincidente con la città romana di Pollentia (CURTO 1964; SARTORI 1965; GONELLA-RONCHETTA BUSSOLATI 1980; FILIPPI in stampa), ha fornito per la prima volta dati stratigrafici sulla sequenza insediativa urbana del centro romano che, come è noto, fu luogo della battaglia del 402 contro Alarico, cui seguì una lenta e definitiva distruzione. Lo scavo ha evidenziato i resti di strutture residenziali con ambienti anche pavimentati, con almeno due fasi edilizie di orientamento analogo e riferibili al I-III secolo che, rasate e demolite, sono risultate sigillate da un potente strato di silt argilloso nerastro ricco di carboni (spess. m. 0.60), che per la parte indagata, ha restituito percentualmente scarsi materiali. Sono stati analizzati n. 54 frr. ceramici dei quali 1 fr. di invetriata, n. 6 frr. di sigillata tarda di imitazione, n. 1 fr. di africana, n. 1 fr. di ceramica grezza, n. 22 frr. di romana residua, n. 13 frr. di depurata e n. 10 frr. di depurata. L'unico frammento di ceramica invetriata presente corrisponde
al tipo del vaso a listello decorato sulla tesa, con le stesse caratteristiche morfologiche degli altri contesti cuneesi. Di un certo interesse è l'associazione con un frammento di fondo su alto piede relativo ad una coppa assimilabile alla forma Hayes 12 (Atlante, I, Tav. LII), datata alla metà del V-inizi del VI secolo. SANTO STEFANO BELBO. LOCALITÀ TORRE (Tav. 3, nn. 12, 13) Nel 1989 si è avviata un'indagine archeologica in località Torre di S. Stofano Belbo; il complesso, posto su di un'altura dominante la valle Belbo e l'attuale centro abitato sulle rive del torrente, è oggi costituito da un breve settore del muro di cinta, con più fasi costruttive, da una torre quadrangolare datata al XIII secolo e da una cisterna. [118] [120] Alcuni scassi agricoli avevano messo in luce negli anni passati numerose tombe sulle pendici della collina, in un'area ancora oggi denominata campo dei morti, nei pressi della demolita chiesa di S. Giacomo; in tempi più recenti, si sono recuperati frr. ceramici invetriati, associati a terra sigillata tarda di imitazione e a ceramica grezza decorata, oltre ad evidenziare strutture murarie a notevole profondità, a documentazione di una complessità di fasi costruttive anteriori al castrum bassomedievale.
Lo scavo 1989 (MICHELETTO c.s.) ha consentito di riconoscere una struttura realizzata in tecnica mista, legno e pietre, collegata ad un piano di calpestio con ceramica nuda grezza (74%), associata a pietra ollare (26%),) e interpretabile in via di ipotesi come il primitivo muro di cinta. La fase precedente è documentata dai resti del muro d'ambito di un modesto vano, profondamente alterato da scassi tardomedievali, con uno strato di vita contenente ceramiche grezze decorate molto simili a quelle del castrum di Belmonte (TO), datate al VI-VII secolo. Questa stratificazione altomedievale parrebbe sovrapposta, da quanto si è potuto valutare in corrispondenza degli scassi tardi, a murature in pietre e malta, a cui parrebbero riferirsi i frammenti di vasi a listello invetriati e le terre sigillate tarde di imitazione, rinvenute in bassissima percentuale come materiale residuo in alcuni dei livelli più tardi. CENTALLO (LOCALITÀ MADONNA DEI PRATI) (Tav. 3, nn. 7-11) Una lunga serie di campagne di scavo condotte dal 1979 ha messo in luce un'importante chiesa battesimale paleocristiana, sovrapposta ad un'area di necropoli con strutture di età romana e con continuità di vita sino almeno al XIV secolo (MOLLI BOFFA 1982, pp. 151-154; EAD. 1983, pp. 158-160; EAD. 1984, pp. 256-257; EAD. 1985, pp. 19-21; EAD. 1986, pp. 207-208; EAD. 1988, pp.67-68). In particolare, per i contesti che in questa sede interessano, si segnala uno strato ricco di frammenti carboniosi, che ha restituito una bottiglia invetriata confrontabile con quelle di Aosta e dell'antiquarium di Collegno, l'antica Ad Quintum, già datate al IV-V sec. (LA ROCCA 1985, pp.84-89). L'abside maggiore della chiesa paleocristiana taglia inoltre una fossa contenente abbondante materiale ceramico, tra cui forme quasi complete di sigillata grigia decorata a stampiglia della fine del V secolo e di sigillate tarde di imitazione, associate a scarsi frammenti di invetriata. [121]
La fase altomedievale dell'edificio di culto è ben documentata solo dalle tombe, in particolare da elementi dell abbigliamento quali fibbie, orecchini, frr. di pettini a lamelle d osso, vaghi di collana in pasta vitrea, mentre paiono assenti i materiali ceramici. [122] CARAGLIO (FRAZIONE S. LORENZO) (Tav. 2, nn. 2-6) Da qualche anno si sono avviati scavi programmati, affiancati ai numerosi interventi di emergenza, nell'area dell'insediamento romano di Germa (...), di cui è ormai certa l'identificazione con l'area dell'attuale frazione S. Lorenzo di Caraglio (NEGRO PONZI MANCINI 1989, con bibliografia precedente). In prossimità della cascina la Reala si sono messi in luce resti di un insediamento di età romana, con continuità dal I al V sec. d.c., momento in cui la contrazione dell'abitato è confermata dalla sovrapposizione di alcune tombe a cassa e a cappuccina ai muri perimetrali di alcuni edifici (MOLLI BOFFA, 1989). Lo scarso interro delle strutture non ha conservato intatta la stratificazione antica; si constata tuttavia l'alta percentuale di ceramica di I-II sec. d.c. e, per le fasi di occupazione più tarda, l'analogia della ceramica grezza con quella rinvenuta in associazione con monete di IV sec. nell'area dell'impianto termale romano, scavato alla metà degli anni '70 a qualche centinaio di metri di distanza. A quest'ultima sono associabili inoltre terra sigillata tarda di imitazione ed alcuni frammenti di vasi a listello invetriati, riferibili agli ultimi momenti di occupazione, coevi alle sepolture. Un secondo scavo, attualmente in corso (MICHELETTO C.S.) a brevissima distanza dalla chiesa di S. Lorenzo, ricostruita alla metà degli anni '50 sull'impianto altomedievale documentato da decorazioni scultoree e da epigrafi di VII secolo (COCCOLUTO 1989), evidenzia un contesto analogo, stratigraficamente meno alterato del precedente. Si sono per il momento messi in luce i muri perimetrali di un vasto ambiente, di 7 m. ca. di lato, pavimentato in cocciopesto, ed altre strutture con fasi costruttive comprese tra il I ed il V sec. d.c. In particolare, l'ultima fase di occupazione, che vede sovrapporsi al cocciopesto un cospicuo strato carbonioso collegato ad un focolare e a probabili strutture lignee di suddivisione del vasto ambiente citato, ha restituito (lo scavo non è ancora stato ultimato) alcuni frammenti di grandi dimensioni di mortai invetriati, associati anche in questo caso a sigillate tarde di imitazione. Bibliografia FEDORA FILIPPI - EGLE MICHELETTO Soprintendenza Archeologica del Piemonte [123] Atlante, I = Atlante delleforme ceramiche. Ceramica fine romana nel bacino mediterraneo (medio e tardo impero), E.A.A., 1981. G. COCCOLUTO, 1989, Marciana Rofia ed Evols filius cometis Hirice. Tre schede per l'epigrafia altomedievale in Caraglio e l'arco alpino occidentale tra antichità e medioevo, Atti del centro Studi Cultura e Territorio, pp. 92-111. S. CURTO, 1964, Pollenzo Antica, Bra. F. FILIPPI, C.S., Bra, Frazione Pollenzo. Città romana di Pollentia, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 10. L. GONELLA, D. RONCHETTA BUSSOLATI, 1980, Pollentia romana. Note sull organizzazione urbanistica e territoriale, in Studi di Archeologia dedicati a Pietro Barocelli, Torino, pp. 95-108.
C. LA ROCCA, 1985, La ceramica invetriata in Piemonte tra il IV ed il VII secolo. Prime notizie, in La ceramica invetriata tardoromana e altomedievale, Atti del Convegno (Como 14 marzo 1981), Como, pp. 84-89. E. MICHELETTO, C.S., S. Stefano Belbo. Località torre, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 10. G. MOLLI BOFFA, 1982-89, Centallo-Fossano; Chiesa altomedievale in zona di insediamento romano, in Notiziario Archeologico, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 2-8. G. MOLLI BOFFA, 1989, Caraglio, loc. S. Lorenzo. Strutture romane, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 8, pp. 181-182. M. M. NEGRO PONZI MANCINI, 1989, L'area di S. Lorenzo di Caraglio nell'alto Medioevo. Considerazioni e problemi, Atti del Centro Studi Cultura e Territorio, pp. 59-91. A.T. SARTORI, 1965, Pollentia ed Augusta Bagiennorum. Studi sulla romanizzazione in Piemonte, Torino. [124]