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Transcript:

L ART. 3 DELLA COSTITUZIONE Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che,limitando di fatto la libertà e l uguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all organizzazione politica, economica e sociale del Paese

La Costituzione italiana sancisce l uguaglianza e le pari opportunità davanti alla legge di tutti i cittadini senza distinzione di sesso; la legge italiana annulla, dunque, quella secolare distinzione di genere che aveva precluso alle donne la piena realizzazione di sé e l esercizio attivo della cittadinanza. Alla distinzione tra i sessi basata sulle differenze fisico-biologiche è stata associata, nella lunga storia dell umanità, una distinzione culturale e simbolica che si è riverberata nella sfera del sociale e nella vita politica; All universo femminile è stata attribuita una diversità rispetto ai maschi che si è configurata come un incapacità, una sostanziale inferiorità e si è tradotta in disuguaglianza sociale e politica.

La diversità femminile, elaborata culturalmente in termini di inadeguatezza ai compiti di responsabilità e di potere, ha originato una disparità storica che si è manifestata con l esclusione delle donne dalla piena partecipazione alla vita politica, dalla sfera intellettuale e dai posti di comando. Lungo e irto di difficoltà è stato il percorso femminile verso l emancipazione, il recupero di credibilità sociale,il rispetto personale ed è transitato attraverso la riconversione della categoria di diversità, intesa non più come elemento di discriminazione e di relegazione in ambiti concettuali inferiori, ma come aspetto da valorizzare e da difendere.

Le donne per raggiungere la cittadinanza, intesa come piena appartenenza ad una società data attraverso l esercizio di diritti e doveri, hanno combattuto battaglie culturali, politiche e sociali, costituendo un fronte comune ideologico contro la distorsione culturale operata dall universo maschile.

In Italia la Costituzione, come già accennato, costituisce uno spartiacque tra un prima, rappresentato da una società discriminante e chiusa alle donne e 2 giugno un dopo, in cui, nella fase 1946 della Repubblica, le donne hanno recuperato dignità e diritti.

L EMANCIPAZIONE IN EUROPA Un breve sguardo al movimento per l emancipazione femminile in Europa ci consentirà di illustrare meglio il percorso e lo status delle donne nella società italiana dal dopoguerra ad oggi. Sicuramente la «Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina» (1791) di Olympe de Gouges rappresenta il manifesto di una nuova sensibilità, di una rinata attenzione al problema femminile, di una nuova coscienza della condizione di inferiorità in cui milioni di donne versavano, oltre che di denuncia dell ineguaglianza e della discriminazione continuamente perpetrate ai loro danni.

Olympe de Gouges denuncia l ineguaglianza di cui erano vittime le donne nella Francia del XVIII secolo affermando che «se la donna ha diritto di salire sul patibolo ha anche il diritto di salire sul podio» ma le sue rivendicazioni vengono soffocate con la ghigliottina il 3 novembre del 1793 a 45 anni.. «per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso ed essersi immischiata nelle cose della Repubblica»

In Inghilterra Mary Wollstonecraft dà alle stampe il documento che inaugura il femminismo «The Vindication of Rights of Women» in cui critica aspramente i legislatori francesi che avevano escluso le donne dai diritti riconosciuti agli uomini e rivendica per loro il diritto di esercitare il voto, di partecipare attivamente alla vita politica del proprio paese, di ricevere le stesse opportunità dei maschi, in primis un educazione integrale e un autonomia intellettuale, morale ed economica.

Nell area anglosassone si diffonde il movimento suffragista, che rivendica il suffragio universale e che dà origine a varie associazioni che promuovono il riformismo sociale, l estensione dei diritti politici alle donne, l eliminazione delle prevaricazioni maschili ed organizzano convegni, cortei, petizioni, che talvolta sfociano in disordini con arresti e condanne da parte della polizia; molti gruppi di suffragette reagiscono con lo sciopero della fame dimostrando la loro solida determinazione nel rivendicare la piena equiparazione dei due sessi. Le donne inglesi ottengono il diritto di voto per le donne che avevano più di trent anni alla fine della 1^ guerra mondiale e solamente nel 1928 ottengono il diritto di voto per tutte le donne che avevano raggiunto il diciottesimo anno di età.

I N I T A L I A Le rivendicazioni femminili per i diritti politici in Italia iniziano già all indomani della costituzione dello stato unitario; la battaglia per estendere il diritto di voto alle donne passa attraverso petizioni, proposte di legge, agitazioni in piazza, congressi suffragisti. Nel 1877 Anna Maria Mozzoni, la più importante femminista italiana dell Ottocento, scrive la Petizione delle donne italiane per il voto politico e amministrativo, che, se non ha esito parlamentare positivo, sicuramente contribuisce ad alimentare il dibattito.

Nel 1919 non riesce a passare la legge Martini-Gasparotto sul suffragio universale femminile, ma invece, viene approvata la legge Sacchi che abolisce un vero e proprio retaggio feudale, cioè l autorizzazione maritale (come stabilito nel codice napoleonico le donne sposate necessitavano dell autorizzazione maritale per compiere atti pubblici, per fare testamento etc )e consente alle donne l accesso ai pubblici uffici e ad alcune professioni.

La legge Acerbo del 1925 prevede il voto solo per alcune categorie di donne (le venticinquenni con licenza elementare, le madri o le vedove di caduti in guerra) ma l avvento del fascismo cancella tutte le acquisizioni precedenti e relega di nuovo la donna ad un ruolo di subalternità. Bisogna attendere il decreto legislativo del 1 febbraio 1945 per riconoscere alle donne il diritto di voto attivo non passivo, cioè esse potevano votare ma non essere votate, elette.

Solamente il 10 marzo 1946 viene riconosciuta l eleggibilità delle donne, che ottengono, così, il pieno diritto politico di voto. Le prime elezioni che vedono tutte le donne al voto sono amministrative e vengono elette duemila consigliere comunali, diverse vice sindache e dieci sindache, poi il 2 giugno le donne parteciparono al referendum istituzionale e alle elezioni dell Assemblea costituente.

Le donne elette partecipano, poi ai lavori per redigere la carta costituzionale ed il loro contributo si rivela determinante sui temi della famiglia, dell infanzia, della maternità, per ottenere l uguaglianza nel campo del lavoro. I diritti che la Costituzione sancisce sono: il diritto di cittadinanza (art.3,48 e 51), il diritto al lavoro e l accesso alle cariche pubbliche (art.37,51,106), il diritto di famiglia (art.29,30,31. 37)

Dal diritto di cittadinanza siamo partiti per questo excursus storico sul processo di emancipazione femminile anche perché esso è fondamentale e fondante tutti gli altri diritti, esso sancisce l assoluta uguaglianza e parità di diritti dei sessi declinando al femminile e al maschile il termine «cittadino». La Costituzione garantisce anche il diritto al lavoro e all accesso alle cariche pubbliche; come è stato già osservato i diritti sociali sono stati acquisiti dalle donne prima di quelli politici, infatti già nel 1902 era stata approvata la legge di tutela delle lavoratrici madri e nel 1910 istituita una Cassa nazionale di maternità.

Durante il periodo fascista, però, le donne avevano subito l esclusione da alcune aree lavorative e con la riforma Gentile anche da alcuni ambiti di insegnamento. La Costituzione riconosce, invece, il pieno diritto al lavoro e l accesso alle cariche pubbliche, il principio di non discriminazione delle donne per quanto riguarda l accesso al lavoro, la parità salariale,la parità nelle carriere e nelle cariche elettive. Tuttavia si dovranno attendere diverse leggi (22maggio 1956/9 gennaio 1963/ 9dicembre 1977) per il riconoscimento di una reale parità. Nel 1963 viene approvata la legge che consente l ingresso delle donne in magistratura mentre la legge del 1 aprile 1981 permette alle donne di entrare nella polizia di Stato e poi nell esercito. Nel 1984 viene istituita la Commissione sulle pari opportunità con il compito di misurare la temperatura all uguaglianza tra i sessi nel paese e di promuovere azioni a tal fine; nel 1991 con la legge 125 sulle Azioni positive per la realizzazione

delle pari opportunità nel campo del lavoro si riconosce che la discriminazione uomo/donna ha origine nella cultura, nell educazione, nella distinzione dei ruoli in famiglia e in società. La Costituzione disciplina anche il diritto alla famiglia che precedentemente era regolato dal Codice civile del 1942, nel quale si stabiliva che il capo della famiglia fosse il marito, che la moglie ne dovesse assumere il cognome e seguirlo, che il marito esercitasse su di lei la stessa autorità che esercitava sui figli.

La Costituzione, pur sancendo l uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, ed equiparando i figli illegittimi a quelli legittimi, nell art. 37 attribuisce come essenziale alla donna una funzione familiare di cura che deresponsabilizza l uomo e sancisce una rigida divisione dei ruoli nella sfera domestica. Solamente nel 1975, con il nuovo diritto di famiglia la condizione di subordinazione domestica della donna verrà eliminata. Tra il 1970 e il 1980 vennero approvate le leggi sul divorzio e l interruzione volontaria di gravidanza ( 1 dicembre 1970 / 22 maggio 1978 );nel 1971 venne abrogata la legge che vietava la propaganda dei mezzi contraccettivi e nel 1996 verrà approvata la legge che considera lo stupro un reato contro la persona.

Sicuramente è stato il movimento femminista degli anni 60/70 che ha consentito di ottenere questi grandi risultati ed ha portato al diritto di famiglia (legge 151 del 19 maggio 1975) che sancisce la piena eguaglianza tra i coniugi e la corresponsabilità nella costituzione del nucleo familiare. Molti sono ancora oggi, però i problemi aperti come quello della maggiore presenza delle donne nella politica.

CONCLUSIONI Sicuramente oggi le donne hanno faticosamente e meritatamente raggiunto la piena cittadinanza dei diritti, ma, spesso, devono ancora combattere contro immagini di inferiorità che si agitano nel sottofondo dell immaginario collettivo. a cura di Morello Angela