Mattia Preti
LA VITA DI MATTIA PRETI Mattia Preti (Taverna, 24 febbraio 1613 - La Valletta, 03 gennaio 1699) è stato un pittore italiano, cittadino del Regno di Napoli. È detto anche il Cavaliere Calabrese perché nato in Calabria e fatto cavaliere da papa Urbano VIII durante la sua attività a Roma.
Attivo nella penisola italiana e a Malta, fu uno dei più importanti esponenti della pittura napoletana.
GLI ESORDI CALABRESI Mattia Preti nacque a Taverna, in provincia di Catanzaro, piccolo centro della Sila piccola catanzarese, ai margini della scena culturalmente più viva del suo tempo.
Non è certo qui che può aver ricevuto stimoli culturali tali da influenzare la successiva carriera artistica:
il clima che vi si respirava non doveva discostarsi troppo dalla rielaborazione in chiave locale degli esempi del tardo manierismo meridionale, testimoniati dalla pittura di Giovanni Balducci, Giovanni Bernardino Azzolino e Fabrizio Santafede.
Gli stimoli più rilevanti furono di altra natura. Preti nasce terzo di una numerosa stirpe appartenente al ceto intermedio delle famiglie «onorate», non ricche di possedimenti o beni materiali ma di «qualità morali e intellettuali», come rilevò nel 1929 Alfonso Frangipane, il più tenace e assiduo ricercatore di documenti pretiani, ricordando la separazione fra ceti elaborata nel 1605.
La madre, Innocenza Schipani, apparteneva ad una delle quattordici famiglie nobili di Taverna, da tempo insediata nel borgo di San Martino, nella cui chiesa parrocchiale possedeva una cappella gentilizia che ospitò il battesimo del piccolo Mattia il 26 febbraio 1613, due giorni dopo la nascita.
Il suo precettore fu don Marcello Anania, Parroco della Chiesa di Santa Barbara di Taverna,
che lo istruì «nella grammatica e nelle buone lettere, nel corso dei quali studiò spinto da un genio naturale, solea copiare alcune stampe degli elementi del disegno lasciate in casa da Gregorio suo fratello, allorch ei partì per Roma».
IL PERIODO ROMANO Nel 1630 si trasferì a Roma, dove abitò nei primi anni insieme al fratello Gregorio (Taverna 1603 circa - Roma 1672), anche lui pittore, il quale rappresentò per il giovane Mattia il tramite per la conoscenza della pittura bolognese del Seicento.
In un primo decennio d attività pare che l artista si fosse dedicato quasi unicamente al DISEGNO, accanto alle fruttuose esperienze dell affresco nella profonda comprensione del Lanfranco, della quale sarebbero rimaste in lui tracce sicure.
Il Martirio di Sant Erasmo
Seduti Vescovo con le braccia tese e tre figure Attendant
Disegno n. 6796 Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi Firenze
Un angelo che suona la tromba
Cavaliere dell Ordine di Malta o San Nicasio
Conobbe le tecniche del CARAVAGGIO e dei suoi seguaci, da cui fu fortemente influenzato.
A Roma, tornato dalle sue peregrinazioni artistiche per l Italia e l estero (Spagna e Fiandre), nel 1640, entrò in contatto con gli ambienti dell aristocrazia e fu insignito del cavalierato d ubbidienza dell ordine gerosolimitano.
Le prime opere dimostrano un adesione al caravaggismo nell interpretazione di B. Manfredi e del Valentin (Partita a dama, Oxford, Ashmolean Museum),
presto arricchita dallo studio della pittura Neoveneta e dall interesse per l opera di G. Lanfranco, Domenichino, Guercino (Incredulità di San Tommaso, Vienna, Kunsthistorisches Museum;
Clorinda libera Olindo e Sofronia, Genova, Palazzo Rosso, 1640-1645
stendardo dell abbazia di San Martino, 1649, San Martino al Cimino
Nel periodo 1640-1645 è forse da collocarsi un viaggio di studio in Italia settentrionale ed in particolare a Venezia, dove Mattia poté avere visione diretta dell opera di Tiziano e P. Veronese
Degli anni Cinquanta sono importanti commissioni pubbliche (a Modena, affreschi in San Biagio, 1652 circa).
La sua nomina nella congregazione dei Virtuosi del Pantheon (1650) coincise con l esecuzione degli affreschi monumentali del coro e della tribuna di SANT ANDREA DELLA VALLE a Roma, che sembra fossero terminati nel 1651.
EREZIONE DELLA CROCE DI SANT ANDREA 1622-1628
MARTIRIO DI SANT ANDREA 1622-1628
SEPOLTURA DI SANT ANDREA 1622-1628
Accanto alle opere del Domenichino e del Lanfranco, le tre grandi pitture, che rappresentano il martirio, la crocifissione e il seppellimento di Sant Andrea, s impongono per solidità tutta nuova e larghezza di stile.
La composizione in diagonale, sottolineata dai corpi, la scelta di semplici assi prospettici, la bella materia pittorica, l ariosità delle scene sono elementi che pongono l artista ben alto nell arte del suo tempo.
A questo periodo risalgono pure gli affreschi di San Giovanni Calibita,
di San Carlo ai Catinari, dove dipinse «L elemosina di San Carlo».