Realizzazione a cura di Ismea. Responsabile della ricerca Ezio Castiglione. Responsabile scientifico Raffaele Borriello

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Transcript:

Realizzazione a cura di Ismea Responsabile della ricerca Ezio Castiglione Responsabile scientifico Raffaele Borriello Lo studio è stato curato da Francesca Carbonari Redazione Francesca Carbonari (capitoli 3 e 4 e paragrafo 9.1.2) Francesco Farrace (paragrafi 6.1 e 6.3) Sabrina Navarra (capitoli 5 e 8 e paragrafo 6.2) Marianna Giordano (capitolo 7) Alba Pietromarchi (capitoli 1 e 2, eccetto il paragrafo 2.6) Giovanni Fanigliulo (capitolo 9 eccetto il paragrafo 9.1.2) Emilio Guandalini (capitolo 10) Emanuela Melchiorre (paragrafo 2.6) Questa ricerca è stata realizzata con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Copyright 2007 Ismea, Roma 2 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata.

Indice Presentazione 7 PARTE I IL QUADRO INTERNAZIONALE 1. Il quadro mondiale 9 1.1. La produzione ittica mondiale 9 1.1.1 La pesca 13 1.1.2 L acquacoltura 17 1.2 Gli scambi internazionali 19 1.2.1 I principali paesi esportatori e importatori 20 1.2.2 I prodotti più rilevanti nel commercio internazionale di prodotti ittici 23 1.3 Nota metodologica 31 1.4 Appendice statistica 34 2. Il quadro dell Unione europea 49 2.1 Il mercato 49 2.2 Il settore primario: la pesca e l acquacoltura 51 2.2.1 La pesca 53 2.2.2 L acquacoltura 66 2.3 L industria di trasformazione 74 2.4 L occupazione nel settore ittico 76 2.5 Gli scambi commerciali dell Unione europea 79 2.5.1 L andamento generale degli scambi di prodotti ittici 79 2.5.2 L interscambio di pesci, molluschi e crostacei dell Unione europea con il resto del mondo 82 2.5.3 I principali Paesi importatori ed esportatori 84 2.6 Gli accordi bilaterali di partenariato tra l Ue e i Paesi terzi 85 2.7 Nota metodologica 89 2.8 Appendice statistica 92 PARTE II IL QUADRO NAZIONALE 3. Il settore ittico in Italia nel 2006 112 3.1 Il bilancio di approvvigionamento 112 3.2 La dinamica delle principali variabili economiche 114 3

4. La fase primaria: la pesca e l acquacoltura 123 4.1 Produzione e valore aggiunto della branca pesca, piscicoltura e servizi connessi 123 4.2 Il contributo della pesca marittima e dell acquacoltura 125 4.3 La pesca nelle acque del Mediterraneo 127 4.3.1 La struttura produttiva 127 4.3.2 Lo sforzo di pesca 129 4.3.3 Le catture e i ricavi 131 4.4 L acquacoltura 138 4.4.1 Struttura produttiva, composizione ed evoluzione dell offerta 138 4.5 La dimensione economica, ambientale e sociale della pesca 143 4.6 Il mercato dei principali prodotti allevati 147 4.7 Appendice statistica 157 5. La trasformazione industriale 164 5.1 I principali indicatori 164 5.2 Il comparto del tonno 167 5.2.1 La produzione di tonno 167 5.2.2 Le politiche di approvvigionamento 171 5.2.3 Le principali imprese del settore 174 5.3 Il comparto degli ittici surgelati 176 5.3.1 La produzione dei surgelati ittici 176 5.3.2 Le principali imprese del settore 181 6. La distribuzione 185 6.1 Gli scambi presso i principali mercati ittici all ingrosso 185 6.2 La commercializzazione al dettaglio 196 6.2.1 La commercializzazione al dettaglio nel 2006 196 6.2.2 La commercializzazione al dettaglio nel primo semestre 2007 200 6.3 Nota metodologica. La rete di rilevazione Ismea 202 7. Gli scambi con l estero 205 7.1. La bilancia commerciale ittica 205 7.2. La struttura degli scambi 208 7.3. I principali mercati di approvvigionamento e di sbocco 214 7.4. Il fabbisogno del mercato italiano: i principali prodotti importati 224 7.5. I principali prodotti esportati 229 7.6. Nota metodologica 234 7.7. Appendice statistica 240 8. I consumi ittici 262 8.1. I consumi domestici alimentari 262 4

8.2. I consumi domestici di prodotti ittici 263 8.2.1 Il trend nazionale nel 2006 263 8.2.2 Un analisi territoriale 269 8.2.3 Gli acquisti domestici di prodotti ittici nel primo semestre 2007 274 8.3 Nota metodologica 276 8.4 Appendice statistica 279 9. Le politiche di settore 289 9.1 Le modalità di attuazione del Fondo europeo per la pesca (Fep) 289 9.1.1 Il quadro normativo 289 9.1.2 Gli stanziamenti d impegno comunitari 290 9.1.3 La programmazione nazionale: il Piano strategico nazionale (Psn) e il Programma operativo (Po) 292 9.1.4 Gli assi prioritari del Fep 293 9.1.5 Il Fep e gli strumenti di ingegneria finanziaria 313 9.2 Il regolamento (CE) n. 1967/06 e la gestione della pesca nel Mediterraneo 314 9.2.1 Premessa 314 9.2.2 Zone di pesca protette 316 9.2.3 Restrizioni relative agli attrezzi da pesca Divieti e dimensioni delle maglie 318 9.2.4 Taglie minime degli organismi marini 326 9.2.5 Piani di gestione 329 9.3 La politica nazionale 330 9.3.1 Il Programma triennale nazionale della pesca e dell acquacoltura per il periodo 2007-2009 330 9.3.2 Lo stato di attuazione della normativa sui sistemi di controllo satellitare (blue box) 330 9.3.3 Sgravi fiscali e previdenziali e IVA agevolata nel settore della pesca 333 9.3.4 Il fermo biologico 336 PARTE III TEMI MONORAFICI 10. L acquacoltura biologica nell Ue: produzioni e prospettive di sviluppo 341 10.1 La normativa e le politiche sulla produzione biologica 343 10.1.1 Regolamento (CEE) n. 2092/91 relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli 343 10.1.2 Regolamento (CEE) n. 1804/99 che completa il metodo di produzione biologico per le produzioni animali 344 10.1.3 Regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, del 28 giugno 2007, relativo alla produzione biologica e all etichettatura dei prodotti biologici, che abroga il regolamento (CEE) n. 2092/91 345 5

10.1.4 Piano d azione europeo per l agricoltura biologica 345 10.1.5 Piano d azione italiano per l agricoltura biologica 346 10.1.6 Le nuove proposte legislative nazionali 347 10.2 Il mercato internazionale e nazionale dei prodotti biologici 347 10.2.1 Il quadro mondiale del biologico 347 10.2.2 Il biologico in Europa 348 10.2.3 Il biologico in Italia: le produzioni vegetali e gli allevamenti zootecnici 350 10.3 L acquacoltura biologica 351 10.3.1 Definizione del pesce biologico 353 10.3.2 Enti di certificazione per l acquacoltura biologica 356 10.3.3 Etichettatura dei prodotti d acquacoltura biologici 357 10.3.4 Le principali specie ittiche allevate secondo procedure del biologico: produzioni e prospettive di sviluppo 358 10.3.5 Lo sviluppo dell acquacoltura biologica nei paesi emergenti 365 10.4 L allevamento biologico della spigola e dell orata 366 10.4.1 L allevamento biologico sperimentale della spigola e dell orata in Italia 366 10.4.2 Le realtà produttive dell acquacoltura biologica italiane 370 10.4.3 Prospettive di produzione e di mercato per spigole e orate biologiche in Europa 370 10.5 Conclusioni 371 Allegato I 375 Bibliografia 385 Siti web 389 6

Presentazione C on l obiettivo di fornire un quadro esauriente ed aggiornato del settore ittico in Italia, il rapporto esamina le più recenti dinamiche emerse dal lato dell offerta e della domanda, attraverso una raccolta sistematica dei dati economici più importanti e l analisi delle principali tendenze evolutive nel contesto nazionale, comunitario e internazionale. Il rapporto è strutturato in tre parti. La prima parte fornisce un quadro del settore ittico a livello internazionale. In particolare, nel primo capitolo vengono esaminate le più importanti dinamiche produttive e commerciali emerse nel comparto della pesca e dell acquacoltura. Data la crescente rilevanza degli scambi internazionali di prodotti ittici, ci si è soffermati sulle più recenti tendenze di mercato del tonno e del gambero, i prodotti più importanti dell interscambio mondiale, con attenzione anche ai riflessi che tali dinamiche a livello internazionale hanno avuto sul mercato comunitario. Al contesto comunitario, peraltro, viene dedicato il secondo capitolo, in cui sono esaminati il settore primario (pesca e acquacoltura) e l industria di trasformazione ittica, attraverso una serie di indicatori economici relativi all offerta e alla domanda (produzione, occupazione, consumi, scambi commerciali). La seconda parte presenta un analisi dettagliata ed aggiornata dei principali indicatori economici del settore ittico in Italia, nell ambito del più ampio settore agroalimentare. Tale analisi, la cui sintesi è riportata nel terzo capitolo, affronta nel quarto capitolo le più recenti dinamiche congiunturali e i mutamenti strutturali emersi nel settore primario. Nel quinto capitolo l analisi è rivolta al comparto della trasformazione industriale, focalizzando l attenzione in particolare sull industria delle conserve di tonno, predominante in Italia per quanto riguarda la lavorazione e conservazione del pesce e dei prodotti a base di pesce, ma anche su quella degli ittici surgelati. Dopo aver esaminato le principali dinamiche produttive, vengono approfondite le politiche di mercato adottate dalle principali imprese di settore e le loro performance finanziarie. La fase della commercializzazione dei prodotti ittici è valutata sia all ingrosso, attraverso l analisi degli scambi nei principali mercati ittici, sia al dettaglio (sesto capitolo), mentre una particolare attenzione è rivolta agli scambi con l estero, data la strutturale dipendenza del mercato italiano dagli acquisti all estero. Pertanto, il capitolo settimo esamina con dettaglio l import e l export di prodotti ittici; in particolare, l analisi si concentra sui più importanti mercati di approvvigionamento e di sbocco e sui principali prodotti importati ed esportati. Segue una disamina dell andamento dei consumi delle famiglie italiane, non solo a livello nazionale, ma anche per aree e per i principali prodotti ittici acquistati. 7

8 Conclude la seconda parte uno studio approfondito dei più recenti mutamenti intervenuti nella politica di settore, a livello sia comunitario sia nazionale. Per quanto riguarda la politica comunitaria, l attenzione è rivolta al Fondo europeo per la pesca (Fep) e al nuovo Regolamento sulla gestione della pesca nel Mediterraneo (Reg. (CE) n. 1967/06); per quanto attiene alla politica nazionale, oltre al nuovo Programma triennale nazionale della pesca e dell acquacoltura per il periodo 2007-2009, sono affrontati alcuni temi di particolare rilievo per il settore ittico italiano, come il fermo biologico, lo stato di attuazione della normativa sui sistemi di controllo satellitare (blue box), gli sgravi fiscali e previdenziali. La terza e ultima parte è dedicata al tema dell acquacoltura biologica: lo studio contiene un quadro aggiornato sulle produzioni provenienti da impianti di acquacoltura biologica nel mondo e nell Unione europea, al fine di analizzarne il mercato e valutarne il potenziale sviluppo. Con tale approfondimento si vuole quindi offrire agli operatori del settore, produttori ed operatori commerciali, uno strumento che possa facilitare la comprensione di tale segmento - potenzialità, rischi e limiti - nell ottica di poter orientare con maggiore precisione eventuali strategie di riconversione produttiva e di mercato. L ampia raccolta di dati statistici, che nelle precedenti edizioni della filiera pesca e acquacoltura chiudeva il rapporto, è riportata, in questa ultima edizione, in appendice ai vari capitoli che contengono le analisi effettuate con il supporto di tali dati.

1. Il quadro mondiale 1.1 La produzione ittica mondiale S econdo gli ultimi dati elaborati dalla Fao, la pesca mondiale, nel 2005, ha registrato un calo dei volumi di pesci, crostacei e molluschi catturati (-1,2%) attestandosi a quota 93,3 milioni di tonnellate (tabella 1.1); nonostante ciò la produzione ittica mondiale ha pressoché confermato il livello dell anno precedente, pari a 141,4 milioni di tonnellate (+0,8% rispetto al 2004), per effetto ancora una volta della crescita dell acquacoltura (+4,8%). Poco meno del 75% della produzione mondiale ittica, secondo la Fao, è direttamente utilizzato per il consumo umano, mentre il restante 25% viene usato per la produzione di farine ed oli di pesce. Tabella 1.1 - Produzione ittica mondiale (quantità in migliaia di tonnellate) Voci 2005 Peso % Var.% T.v.m.a. 2005 05/04 01/05 Produzione totale Pesca 93.253 65,9-1,2 0,1 Acquacoltura 48.150 34,1 4,8 6,1 Totale 141.403 100,0 0,8 1,9 In acque marine Pesca 83.718 89,8-2,1-0,2 Acquacoltura 18.842 20,2 3,8 5,2 Totale 93.253 100,0-1,2 0,1 In acque interne Pesca 9.535 19,8 7,3 2,0 Acquacoltura 29.308 60,9 5,5 6,8 Totale 48.150 100,0 4,8 6,1 Ambienti acquacolturali Acqua dolce 27.697 57,5 5,3 6,3 Maricoltura 16.716 34,7 2,8 4,7 Acqua salmastra 3.737 7,8 11,6 12,1 Totale acquacoltura 48.150 100,0 4,8 6,1 Nota: è esclusa la produzione di mammiferi acquatici, perle, coralli, spugne e piante acquatiche. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. 9

Il 35% della produzione mondiale è concentrato in Cina: 49,5 milioni di tonnellate di prodotti ittici, di cui il 34,5% proveniente dalla pesca e il restante 65,5% dall attività di allevamento (grafico 1.1). In crescita da diversi anni, grazie al forte sviluppo economico che sta caratterizzando il paese, la produzione cinese ha segnato un +4,1% rispetto al 2004. Esclusa la Cina, la produzione ittica totale è invece lievemente diminuita (-0,9% rispetto al 2004). In particolare, sono risultate in calo le produzioni legate all attività di cattura, come quelle peruviane e cilene, a seguito delle forti fluttuazioni degli stock nel Pacifico sud-orientale, oltre a quelle indonesiane, thailandesi e di altri paesi dell Oceano Indiano, a fronte della devastazione provocata dallo tsunami del 26 dicembre 2004. Oltre la Cina, tra i principali paesi produttori di pesci, crostacei e molluschi, nel 2005, sono emersi paesi quali il Perù, l India, l Indonesia, gli Stati Uniti, il Cile, il Giappone, la Thailandia ed il Vietnam (grafico 1.1). Grafico 1.1 - Principali produttori ittici, 2005 (quantità in milioni di tonnellate) 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Cina Perù Ue 25 India Indonesia Stati Uniti Cile Giappone Thailandia Vietnam Federazione Russa Norvegia Filippine Myanmar Bangladesh Corea del Sud Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. Islanda Messico Nel complesso, comunque, la produzione ottenuta dai paesi in via di sviluppo (p.v.s.), senza considerare quella cinese, è rimasta pressoché stabile rispetto al 2004, in quanto la crescita produttiva ottenuta in paesi come l India, ha annullato il calo riscontrato nei paesi del Sud-Est asiatico e del Sud America. Più generalizzato è stato invece il calo registrato nei paesi industrializzati (-2,5%), come si evince dalla tabella 1.2. Emergono, in particolare, le riduzioni produttive degli Stati Uniti, del Giappone, del Canada, della Norvegia, dell Islanda e di altri paesi europei. Da segnalare, peraltro, che il 2005 è stato ancora un anno negativo per l Unione Europea, dato che diversi tra i paesi comunitari più importanti, come Spagna, Danimarca, Regno Unito e Francia, hanno accusato una calo produttivo (nel complesso, la produzione ittica comunitaria è diminuita del 2,9% rispetto al 2004 1 ). Analizzando gli ultimi cinque anni, la Cina si distingue, ancora una volta, dagli altri principali paesi per registrare una crescita continua e sostenuta (+3,8% il tasso di crescita medio annuo 2001/05) seppure a tassi inferiori rispetto al decennio precedente (+12,2% la variazione media annua relativa al periodo 1990/2000). Trainato dalla 10

Cina, il tasso di incremento medio annuo della produzione mondiale dei p.v.s. è stato pari a 3,2% negli anni dal 2001 al 2005. Il continente asiatico ha registrato, nei cinque anni in esame, una variazione media annua del 3%; spiccano le crescenti produzioni dell India e dell Indonesia, mentre sono risultate in calo quelle nipponiche, principalmente dovute ad una contrazione delle catture nell Oceano Pacifico nord-occidentale. In Sud America, paesi come Perù e Cile hanno mostrato crescite sostenute (rispettivamente 4,2% e il 3,6% il tasso di crescita medio annuo 2001/05), meno rilevanti per il Brasile (+1,9%), mentre è risultata stabile l Argentina ed in calo l Ecuador. In Africa, durante gli ultimi cinque anni, sono aumentate le produzioni egiziane, sudafricane, nigeriane e ugandesi, mentre sono calate quelle del Marocco, nonostante siano state interessate da una netta ripresa nell ultimo anno. Per quanto riguarda i paesi sviluppati (p.s.) 2, invece, dal 2001 le produzioni sono risultate costantemente in calo (-2,2% il tasso medio annuo di variazione 2001/05). In Europa, il calo ha interessato maggiormente i principali paesi produttori, come Norvegia, Islanda, Spagna e Danimarca. Stabile la produzione degli Stati Uniti che si è mantenuta a 5,4 milioni di tonnellate in questi ultimi cinque anni. Tabella 1.2 - Produzione ittica mondiale per area e paese, 2005 (quantità in migliaia di tonnellate) Aree/Paesi 2005 Peso% Var.% T.v.m.a. 2005 05/04 01/05 Produzione totale 141.403 100,0 0,8 1,9 Asia 89.030 63,0 2,3 3,0 Europa 15.937 11,3-0,9-3,1 Ue 15 6.299 4,5-3,0-4,1 Ue 25 6.942 4,9-2,9-4,1 Sud America 17.886 12,6-3,8 3,2 Nord America 8.829 6,2-2,6-0,4 Africa 8.020 5,7 1,9 1,8 Oceania 1.560 1,1 4,5 6,1 Altri 140 0,1-7,9-9,7 Produzione totale 141.403 100,0 0,8 1,9 Paesi sviluppati, di cui: 29.198 20,6-2,5-2,2 Economie in transizione 4.384 3,1 6,9-2,9 Paesi industrializzati 24.814 17,5-4,0-2,1 Paesi in via di sviluppo 112.205 79,4 1,7 3,2 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. Il grafico 1.2 descrive l evoluzione della produzione ittica mondiale dal 1950 (quando segnava 19,3 milioni di tonnellate) all ultimo anno in esame, ponendo particolare l attenzione sul diverso andamento che ha interessato i paesi sviluppati ed i paesi in via di sviluppo. Come si evince dal grafico, sono stati i p.v.s. ad aver maggiormente contribuito alla crescita della produzione di pesci, molluschi e crostacei. Se nel 1950 solo il 11

25% della produzione complessiva mondiale veniva fornito dai p.v.s., già nel 1985 tale quota aveva superato il 50%. Successivamente, i p.v.s. hanno continuato a fornire quantitativi sempre maggiori di prodotti ittici: la quota relativa alla produzione ittica di tali paesi ha superato il 71% nel 1995, fino a raggiungere il 79,4% nel 2005. Grafico 1.2 - Evoluzione della produzione ittica mondiale per aree, 1950-2005 (quantità in milioni di tonnellate) 140 120 100 80 60 40 Paesi in via di sviluppo Paesi sviluppati 20 0 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. In particolare, quando i p.s., dai primi anni 90, hanno iniziato a produrre di meno (determinanti sono state da un lato le restrizioni imposte a livello comunitario all attività di pesca, dall altro la dissoluzione dell Unione sovietica con la conseguente apertura dell Est europeo), i p.v.s. (in primis la Cina) hanno incrementato la loro produzione. Grafico 1.3 -Evoluzione della pesca e dell acquacoltura mondiale, 1950-2005 (quantità in milioni di tonnellate) 140 120 100 80 60 40 Acquacoltura Pesca 20 0 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. 12

L attività di pesca ha largamente contribuito allo sviluppo della produzione ittica mondiale, come si evince dalla lettura del grafico 1.3. L espansione della flotta peschereccia unitamente all uso di tecniche di pesca più efficienti hanno determinato una forte pressione sugli stock ittici, soprattutto dopo gli anni 70, comportando un notevole aumento delle catture di pesci, molluschi e crostacei. A partire dagli anni 90, il sovrasfruttamento e lo stato di degrado degli stock ittici di molte specie hanno, invece, causato un netto rallentamento dei tassi di crescita del pescato mondiale. Inoltre, per effetto dell introduzione delle Zone Economiche Esclusive (Zee), con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, i p.v.s. hanno acquisito la leadership nelle catture di pesce e l incidenza sui quantitativi complessivamente pescati è passata dal 40-45% degli anni 70 al 60% dei primi anni 90 fino all attuale 72,7% (tabella 1.4). Negli ultimi decenni, è stata, invece, l acquacoltura, sia in acque dolci che marine, a contribuire in misura determinante allo sviluppo della produzione ittica, anche in questo caso, soprattutto tra i p.v.s. 1.1.1 La pesca Le catture di pesci, crostacei e molluschi, con un volume pari complessivamente a 93,3 milioni di tonnellate nel 2005, hanno segnato un calo dell 1,2% rispetto al 2004. Al di là della cifra record raggiunta nel 2000 (95,6 milioni di tonnellate), le catture sono state caratterizzate negli ultimi anni da un andamento altalenante: dopo la flessione accusata nel 2001, i quantitativi non si sono discostati di molto dalla quota dei 93 milioni di tonnellate, tanto da registrare nel periodo 2001-05 un tasso di crescita medio annuo pari a 0,1%. In realtà, questi dati aggregati sono frutto di andamenti contrapposti: negativi per la pesca in mare (-2,1% rispetto al 2004 e -0,2% la variazione media annua nel periodo 2001-05), comparto che ha fornito il 90% dei prodotti pescati, pari a 83,7 milioni di tonnellate nel 2005, positivi per le produzioni provenienti dalla pesca in acque interne (+7,3% rispetto al 2004 e +2% la variazione media annua nel periodo 2001-05); tale settore si conferma, anche nel 2005, di scarsa rilevanza, con sole 9,5 milioni di tonnellate prodotte. Peraltro, i livelli di cattura delle specie ittiche marine, secondo il rapporto Fao The State of the World Fisheries and aquaculture (2007), non sono destinati ad aumentare in modo significativo nel futuro. Le stime più recenti sugli stock ittici pescati indicano che su poco meno di 600 specie monitorate dalla Fao, il 52% è sfruttato al massimo delle sua capacità (il che vuol dire che sono già, o si apprestano ad essere, vicino al loro livello massimo di produzione sostenibile), mentre il 25% è o sfruttato in eccesso (17%), o depauperato (7%) o in fase di ripresa dopo una situazione di totale impoverimento (1%). Il 20% è moderatamente sfruttato, con solo il 3% valutato come sotto-sfruttato. Queste percentuali sono, peraltro, rimaste sostanzialmente stabili negli ultimi 15 anni. Tra le risorse sfruttate in eccesso o esaurite, vengono individuati alcuni stock di grandi migratori come gli squali oceanici ed il 66% dei cosiddetti stock transzonali, pescati interamente o parzialmente in zone d alto mare, fuori dalle giurisdizioni nazionali. Tra questi, vi sono i naselli, i merluzzi nordici, gli halibut, i pesci specchio del- 13

Tabella 1.3 - Catture mondiali per gruppi di specie e per principali paesi, 2005 (quantità in migliaia di tonnellate) Voci 2005 Peso% Var.% T.v.m.a. 2005 05/04 01/05 Catture totali 93.253 100,0-1,2 0,1 Pesci marini 69.656 74,7-2,4 0,0 Pesci d'acqua dolce 8.199 8,8 7,5 4,1 Molluschi 7.204 7,7-1,6-1,3 Crostacei 6.013 6,4-1,5-1,8 Pesci diadromi 1.714 1,8 12,1 1,0 Altri animali acquatici 467 0,5 16,8-5,6 Catture totali 93.253 100,0-1,2 0,1 Catture totali esclusa la Cina 76.200 81,7-1,6-0,1 Cina 17.053 18,3 0,9 0,8 Perù 9.389 10,1-2,2 4,1 Ue 25 5.680 6,1-2,6-4,5 Stati Uniti 4.889 5,2-1,4-0,3 Indonesia 4.381 4,7-5,6 0,8 Cile 4.330 4,6-12,0 3,3 Giappone 4.073 4,4-5,5-3,5 India 3.481 3,7 2,7-2,0 Federazione Russa 3.191 3,4 8,5-3,2 Thailandia 2.599 2,8-8,5-2,1 Norvegia 2.393 2,6-5,2-2,9 Altri Paesi 37.474 40,2 0,4-0,3 Catture totali 93.253 100,0-1,2 0,1 Paesi sviluppati 25.503 27,3-2,2-2,5 Paesi in via di sviluppo 67.751 72,7-0,8 1,1 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. 14 l Atlantico, gli squali elefante ed i tonni rosso, che pur rappresentando solo una piccola parte delle risorse ittiche mondiali possono fornire diverse indicazioni sullo stato in cui versa buona parte delle risorse oceaniche. Vi sono alcune zone maggiormente sovrasfruttate dal punto di vista alieutico, come l Atlantico sud-orientale, il Pacifico sudorientale, l Atlantico nord-orientale e le aree di pesca oceanica dei tonni, nell'oceano Atlantico e nel Pacifico. In queste zone la proporzione di stock che rientrano nella categoria di sfruttati in eccesso, esauriti o in recupero va dal 46 al 66% del totale. Tale status delle risorse, insieme a considerazioni sul fatto che la popolazione mondiale è in continua crescita ed è in aumento la domanda pro-capite di prodotti ittici, non fa che aggiungere ulteriori preoccupazioni per il futuro. Il rapporto della Fao stima che per il 2030 solo per mantenere l attuale livello di consumo (108 milioni di tonnellate di

consumo di pesce nel mondo, nel 2005, secondo gli ultimi dati della Fao) la produzione mondiale dovrà fornire 40 milioni di tonnellate di prodotti ittici in più e che, tale sostenuta domanda futura, a fronte di un potenziale di pesca oceanica che ha quasi raggiunto il suo limite massimo, non potrà che essere soddisfatta dalla produzione acquacolturale. La Cina si conferma leader nelle catture mondiali di pesce, sia in acque interne che in acque marine, seguita da Perù, Stati Uniti, Indonesia, Cile, Giappone e India. In forte calo il pescato della flotta cilena, indonesiana, giapponese e peruviana, in minor misura quella statunitense, mentre Cina e India mostrano una crescita. Il calo produttivo che ha interessato il Perù e il Cile è stato determinato dalle forti fluttuazioni degli stock nel Pacifico sud-orientale, mentre Indonesia, Thailandia e altri paesi dell Oceano Indiano sono stati colpiti dal maremoto che ha seriamente compromesso la pesca, l attività economica principale per gli abitanti delle zone colpite. Alcuni dati resi noti dalla Fao indicano che l Indonesia ha perso il 70% dei suoi pescherecci e alcune zone della Thailandia hanno assistito a un calo della produzione ittica del 90%. La flessione delle catture è stata registrata dalle flotte dei p.s. (-2,2% rispetto al 2004), in particolare quelle comunitarie, nord americane e giapponesi; tra i p.v.s, la riduzione è stata nettamente inferiore (-0,8%), in quanto il calo dei quantitativi catturati dal Sud est asiatico e dal Sud America è stato quasi del tutto compensato dalla crescita che ha caratterizzato non solo Cina e India ma molti altri paesi asiatici, tra cui Filippine e Vietnam. Grafico 1.4 - Evoluzione delle catture mondiali per gruppi di specie, 1950-2005 (quantità in milioni di tonnellate) 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Altri animali acquatici Molluschi (esclusi i cefalopoli) Molluschi cefalopoli Crostacei Altri pesci marini Pesci d acqua dolce e diadromi Pesci demersali marini Pesci pelagici marini 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. Come riportato nel grafico 1.4, i pesci pelagici e i pesci demersali marini, pur interessati nel 2005 da una contrazione delle catture, hanno rappresentato i due terzi delle catture totali; tra gli altri raggruppamenti è emerso un trend positivo per i pesci d acqua dolce e diadromi e per i molluschi cefalopodi, mentre per i molluschi bivalvi e per i crostacei l annata in esame è risultata negativa. 15

Grafico 1.5 - Evoluzione delle catture mondiali delle principali specie, 1950-2005 (quantità in migliaia di tonnellate) 15.000 14.000 Acciuga del Cile (Engraulis ringens) 13.000 Merluzzo d'alaska (Theragramma chalcogramma) Aringa (Clupea harengus) 12.000 Tonnetto striato (Katsuwonus pelamis) 11.000 Melù o potassolo (Micromesistius poutassou) 10.000 9.000 8.000 7.000 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 1950 1955 1960 1965 1970 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Sono quindi le specie pelagiche quelle maggiormente interessate dall attività di pesca: solo i piccoli pelagici come aringhe, sardine e alici hanno rappresentato, nel 2005, il 24% del pescato mondiale, quota che risulta comunque in calo da diversi anni. Tra i grandi pelagici, sono emersi i tonni, tra i prodotti ittici più importanti nel mondo, che registrano un trend ascendente nell ultimo anno: le catture di tonni sono passate da circa 1,9 milioni di tonnellate nel 1980 a quasi 4,3 milioni di tonnellate nel 2005, ad un tasso di crescita medio annuo del 5,7%; tra loro, sono emersi il tonnetto striato (Katsuwonus pelamis) ed il tonno a pinne gialle (Thunnus albacares) che da soli hanno rappresentato, nel 2005, l 84,4% delle catture mondiali di tonno, pari a 3,6 milioni di tonnellate. In particolare, il tonnetto striato, con 2,3 milioni di tonnellate, è risultato essere la terza specie maggiormente catturata a livello mondiale a parimerito con l aringa, dopo l acciuga del Cile e il merluzzo d Alaska. Da considerare, comunque, che la variazione positiva registrata dalle catture di tonno nel 2005 non sembra proseguire nel 2006: sulla base degli ultimi dati Fao vi sono indicazioni di un calo delle catture, in particolare del tonno a pinna gialla nell Oceano Indiano e nel Pacifico occidentale. Peraltro, a fronte sia di un sostenuto sforzo di pesca che non favorisce l incremento della risorsa sia di un continuo aumento dei costi del carburante, la pesca del tonno non sembra delinearsi troppo redditizia in un prossimo futuro. Le fluttuazioni emerse negli ultimi anni sono dovute principalmente alle catture dell acciuga del Cile (Engraulis ringens) operate nell area del Pacifico sudorientale che, di norma influenzate dalle condizioni meteoclimatiche e meteomarine, hanno risentito ciclicamente delle conseguenze dell El Niño, fenomeno che genera una anomalia termica positiva nelle acque superficiali del Pacifico orientale principalmente nel periodo natalizio. Dopo il +72% rilevato nel 2004, le catture 16

di questa specie sono scese nel 2005 (-4,3%), fino a raggiungere i 10,2 milioni di tonnellate, pur mantenendo la vetta nella graduatoria delle specie ittiche più pescate (grafico 1.5). Innumerevoli sono le specie demersali pescate e l analisi delle catture mostra andamenti diversi sia tra le varie specie che per la stessa specie nel corso degli anni. Spicca su tutte, il merluzzo d Alaska (Theragramma chalcogramma), specie ittica di grande importanza commerciale, interessata negli ultimi venti anni da una forte contrazione delle catture. In particolare, i volumi pescati a livello mondiale di questa specie, dopo aver toccato la massima quota di 6,8 milioni di tonnellate nel 1986 sono costantemente scesi fino a raggiungere i 2,8 milioni di tonnellate nel 2005. Anche la pesca dei melù o potassoli (Micromesistius poutassou), operata soprattutto nell Atlantico nord-orientale, è in declino: solo nell ultimo anno è scesa del 14,8% rispetto al 2004. 1.1.2 L acquacoltura Su una produzione ittica mondiale di 141,4 milioni di tonnellate, l acquacoltura ha oltrepassato i 48 milioni di tonnellate, con un incremento del 4,8% rispetto all anno precedente. La crescita, anche se decelerata rispetto al boom degli anni 80 e 90, si è confermata sostenuta e tale da innalzare l incidenza dell acquacoltura sulla produzione ittica mondiale, fino a superare la quota del 34%. Il valore, stimato dalla Fao, della produzione acquicola si è attestato intorno ai 71 miliardi di US$. In crescita, ancora una volta, l acquacoltura sia in acque interne che in acque marine. Considerando anche la produzione di alghe, l acquacoltura ha raggiunto nel 2005 il record dei 63 milioni di tonnellate, per un valore stimato superiore ai 78 miliardi di euro. Fornisce, peraltro, una quantità sempre maggiore di pesce destinata al consumo: attualmente le stime Fao forniscono indicazioni che circa il 43% del pesce consumato proviene dagli impianti di acquacoltura (nel 1980 la percentuale era pari al 9%). È l acquacoltura che ha trainato la crescita produttiva mondiale: solo nel periodo 2001-05 è cresciuta in media del 6,1% all anno, particolarmente elevata se comparata con il + 0,1% registrato nello stesso arco di tempo dalla pesca mondiale. Diversamente dalla produzione di carne, che si concentra nei paesi industriali, il 92,3% della produzione ittica proveniente dall acquacoltura riguarda i p.v.s., peraltro in crescita del 5,8% rispetto al 2004. È la Cina a contribuire in maniera quasi esclusiva alla produzione mondiale: nel 2005 ha prodotto 32,4 milioni di tonnellate di carpe e altre specie di ciprinidi, ostriche e vongole, per un valore di 34,4 miliardi di US$, pari al 48,7% del valore complessivo mondiale. Escludendo la Cina, la produzione d acquacoltura si è attestata sui 15,7 milioni di tonnellate e ha interessato principalmente l India, il Vietnam e l Indonesia, paesi che allevano principalmente carpe e altri ciprinidi e due specie di gambero (Penaeus monodon e P. vannamei). 17

Tabella 1.4 - Acquacoltura mondiale per gruppi di specie e principali paesi, 2005 (quantità in migliaia di tonnellate) Voci 2005 Peso% Var.% T.v.m.a. 2005 05/04 01/05 Totale 48.150 100,0 4,8 6,1 Pesci d'acqua dolce 25.778 53,5 5,5 5,7 Molluschi 13.449 27,9 2,3 4,2 Crostacei 3.961 8,2 8,4 16,7 Pesci diadromi 2.880 6,0 0,6 3,1 Pesci marini 1.643 3,4 12,9 10,9 Altri animali acquatici 438 0,9 15,1 27,4 Totale 48.150 100,0 4,8 6,1 Totale esclusa la Cina 15.736 32,7 2,8 7,2 Cina 32.414 67,3 5,9 5,6 India 2.838 5,9 1,5 7,6 Vietnam 1.437 3,0 19,9 25,0 Ue 25 1.262 2,6-4,5-2,1 Indonesia 1.197 2,5 14,6 8,5 Thailandia 1.144 2,4-9,2 8,9 Bangladesh 882 1,8-3,6 5,5 Giappone 746 1,5-3,9-1,7 Cile 698 1,5 4,9 5,4 Norvegia 657 1,4 3,1 6,5 Filippine 557 1,2 8,8 6,4 Altri Paesi 5.579 11,6 1,3 5,6 Totale 48.150 100,0 4,8 6,1 Paesi sviluppati 3.696 7,7-5,1 0,2 Paesi in via di sviluppo 44.454 92,3 5,8 6,7 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. Nel 2005, quasi il 60% della produzione mondiale continua ad essere rappresentata dai pesci d acqua dolce e diadromi, seguiti dai molluschi bivalvi con un incidenza di poco inferiore al 28%. Ridotto il peso dei crostacei e degli altri pesci. L acquacoltura in acqua dolce ha rappresentato il 57,5% dell acquacoltura mondiale, la maricoltura è salita al 34,7%, mentre la restante quota riguarda le acque salmastre. La crescita produttiva del 2005 ha caratterizzato tutte le principali specie allevate. Nel dettaglio per specie, come riportato nel grafico 1.6, le principali produzioni riguardano l ostrica concava (Crassostrea gigas), con quantitativi pari a 4,5 milioni di tonnellate (+1,4% rispetto al 2005), di cui 3,8 milioni prodotti in Cina ed i restanti in Corea del Sud, Giappone e Francia. Al secondo posto tra le principali specie allevate, si collocano le produzioni di carpa argentata (Hypophthalmichthys molitrix), con 4,2 milioni di tonnellate 18

(+3,3% rispetto al 2004), quasi esclusivamente allevate in Cina, tradizionalmente nelle risaie allagate. Tra gli altri ciprinidi, spiccano la carpa erbivora (Ctenopharyngodon idella), con 3,9 milioni di tonnellate (+4,5%), la carpa (Cyprinus carpio), con oltre 3 milioni di tonnellate (+4,1%), la carpa testa grossa (Hypophthalmichthys nobilis) con 2,2 milioni di tonnellate (+5,1%), e il carassio (Carassius carassius) con 2 milioni di tonnellate (+7%). Grafico 1.6 - Evoluzione delle principali specie allevate nel mondo, 1950-2005 (quantità in migliaia di tonnellate) 5.000 4.500 Ostica concava (Crassostrea gigas) 4.000 Carpa argentata (Hypophthalmichthys molitrix) 3.500 Carpa erbivora (Ctenopharyngodon idella) 3.000 Carpa (Cyprinus carpio) Vongola verace (Ruditapes philippinarum) 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 1950 1955 1960 1965 1970 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Notevole ed in crescita è la produzione di vongola verace (Ruditapes philippinarum), che ha sfiorato i 3 milioni di tonnellate (+3,1% rispetto al 2005), mentre si è registrata una netta contrazione della cozza atlantica (Mytilus edulis) che, a fronte del brusco calo produttivo della Spagna, paese che detiene più della metà della produzione mondiale, è scesa del 18% rispetto al 2004. Tra i crostacei, da segnalare la ripresa produttiva del gambero gigante indopacifico (Panaeus monodon), dopo essere stato interessato da una contrazione nel 2004. 1.2 Gli scambi internazionali Secondo gli ultimi dati elaborati dalla Fao, il 2005 è stato caratterizzato da un forte aumento del commercio internazionale di prodotti ittici (sia freschi che trasformati) 3. La crescita rilevata, anche se ha mostrato una decelerazione rispetto all anno precedente, caratterizzerà altresì il futuro per soddisfare una domanda di prodotti ittici in continuo aumento: determinante il netto miglioramento delle condizioni economiche e la crescita demografica che sta interessando i paesi in via di sviluppo. Una domanda che deve fare i conti con un offerta che vede diminuire sempre più i quantitativi catturati delle specie maggiormente apprezzate e richieste a livello internazionale, con un conseguente incremento dei prezzi. 19

Le esportazioni mondiali sono salite dai 28,6 milioni di tonnellate del 2004 ai 30,1 milioni di tonnellate del 2005 (+5,2%); in termini di valore, l incremento è apparso ancora più elevato, dai 71 ai 78 miliardi circa di US$ (+9,9%). Se si prendono in esame anche gli scambi di alghe, coralli, spugne e altri prodotti non edibili, l export mondiale sfiora i 79 miliardi di US$. Il ritmo di crescita è stato elevato sia per i p.v.s. che per i paesi ricchi. Bisogna comunque considerare che, nei p.v.s., solo una quota minoritaria della produzione viene esportata mentre la quota maggioritaria è destinata a soddisfare la domanda interna di pesce (su una produzione ittica nei p.s.v. che ha oltrepassato i 112 milioni di tonnellate, ovvero il 79,4% del totale mondiale, una quota di poco superiore al 30% è destinata alle esportazioni). Del resto in questi paesi i prodotti ittici sono un importante fonte di proteine: come mostrano i dati elaborati dalla Fao, il pesce fornisce il 20% delle proteine d origine animale consumate in totale nei p.v.s., contro il 13% nei paesi industrializzati, dove il 79,3% del totale prodotto viene esportato. Il dato relativo alle esportazioni di prodotti ittici differisce da quello delle importazioni, pari nel 2005 a 81,5 miliardi di US$, sia per il differente metodo di valutazione (il valore delle esportazioni è f.o.b., free on board, quello delle importazioni è c.i.f, cost insurance freight), sia per molti altri fattori: entra, infatti, in gioco l applicazione di differenti metodi statistici nei vari paesi, a cui si aggiungono le stime effettuate dalla Fao nei casi in cui i dati non vengano forniti o non sono completi, soprattutto nelle statistiche dei p.v.s. Per tali motivi, sono ritenuti dalla Fao più attendibili i dati relativi alle importazioni, poiché per oltre l 80% esse riguardano paesi con sistemi statistici completi e tempestivi. Con un tasso di crescita annuo del 3,4% in volume e dell 8,1% in valore, le importazioni mondiali di prodotti ittici continuano ad avere come protagonisti i paesi sviluppati: nel 2005, questi ultimi hanno acquistato pesce per oltre 65 miliardi di US$, con un incidenza dell 80,1% sul totale importato. Diverso il quadro che emerge sul fronte dell export che, come sarà evidenziato nel paragrafo successivo, mostra come protagonisti anche molti paesi in via di sviluppo. 1.2.1 I principali paesi esportatori e importatori Le esportazioni mondiali sono costantemente aumentate negli ultimi cinque anni, con un tasso di crescita medio annuo del 3,2% in volume e dell 8,7% in valore. Solo la Cina ha concentrato il 9,6% delle esportazioni mondiali di prodotti ittici (in valore) e si è confermata, nel 2005, come il più importante paese esportatore al mondo, dopo aver tolto nel 2002 la leadership alla Thailandia (tabella 1.5). La Cina, oltre ad essere il maggiore produttore di pesce è anche un importante paese importatore (principalmente si rifornisce di farine di pesce e di merluzzi ed altri pesci congelati), ma il bilancio con l estero risulta positivo e tra i più elevati (3,5 miliardi di US$). Al secondo posto, tra i maggiori esportatori al mondo, vi è la Norvegia, con un incidenza del 6,3%; tale paese mostra, inoltre, il saldo attivo con l estero più elevato al mondo, ovvero superiore ai 4 miliardi di US$ nel 2005 (grafico 1.6). 20

Al terzo posto la Thailandia, paese che, dopo il brusco calo nel 2002, anno in cui il valore delle esportazioni di gamberi, gamberetti e pesci congelati era sceso a 3,7 miliardi di US$, ha ripreso a crescere, raggiungendo i 4,5 miliardi di US$ nel 2005 (+10,7% rispetto al 2004). Tra gli altri paesi asiatici, da segnalare il Vietnam, l Indonesia, Taiwan e l India. In particolare, il Vietnam, che alleva nei suoi grandi bacini lacustri, da qualche anno, una specie di pesce gatto, il pangasio, particolarmente apprezzato, soprattutto filettato, sul mercato statunitense. L entrata nel mercato europeo di questo pesce a basso costo ha determinato negli ultimi anni una flessione dei prezzi di un altra specie ittica d acqua dolce, il persico africano. Tale prodotto, allevato nel Lago Vittoria, il più grande lago africano, è particolarmente richiesto dal consumatore europeo che è disposto anche a pagarlo di più rispetto al pangasio, data la migliore qualità delle carni. Tra i maggiori paesi esportatori di prodotti ittici emergono, nel 2005, gli Stati Uniti, con un incidenza del 5,4% sul totale mondiale, e tra i paesi del Sud America, Cile e Perù. Il paese statunitense è risultato essere, dopo il Giappone, anche il più importante paese importatore di pesce, per cui presenta uno dei deficit più elevati della bilancia commerciale ittica (-7,7 miliardi di US$). Tra i paesi comunitari emergono Danimarca, Olanda e Spagna. Sul fronte dei volumi esportati è il Perù a collocarsi al primo posto nella graduatoria per paesi, in relazione agli enormi quantitativi di farina di pesce venduta all estero. Le esportazioni dei primi dieci paesi assorbono oltre la metà del totale, mentre per le importazioni i flussi sono molti più concentrati, poiché i primi dieci paesi incidono per una quota superiore al 70%. Tabella 1.5 - I principali paesi esportatori di prodotti ittici, 2005 (valore in milioni di US$)* Paesi Valore Peso% Var.% T.v.m.a. 05/04 01/05 Cina 7.519 9,6 13,3 17,1 Norvegia 4.885 6,3 18,2 9,8 Thailandia 4.466 5,7 10,7 2,5 Stati Uniti 4.232 5,4 16,4 6,3 Danimarca 3.685 4,7 3,3 8,5 Canada 3.596 4,6 3,1 6,5 CIle 2.967 3,8 19,5 11,2 Olanda 2.820 3,6 15,0 18,7 Vietnam 2.741 3,5 14,1 11,4 Spagna 2.579 3,3 0,5 9,1 Altri Paesi 38.488 49,4 8,2 7,6 Totale 77.978 100,0 9,9 8,7 Paesi sviluppati 40.238 51,6 9,9 9,8 Paesi in via di sviluppo 37.740 48,4 9,9 7,7 *Sono escluse le esportazioni di piante acquatiche, spugne, coralli e altri prodotti non commestibili. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. 21

I maggiori importatori si trovano tra i paesi più ricchi: solo il Giappone importa pesce per oltre 14,4 miliardi di US$, pari al 17,7% del totale, seguito dagli Stati Uniti (14,7% in valore) e da sei paesi dell Ue, ovvero Spagna, Francia, Italia, Germania, Regno Unito e Danimarca (tabella 1.6). Nel complesso, l Ue 25 ha aumentato ulteriormente la sua dipendenza dall estero nel 2005: si conferma il più grande mercato di prodotti ittici, con una quota del 36,1% sulle importazioni mondiali in valore (l anno precedente la quota si era attestata al 35,4%). Tabella 1.6 - I principali paesi importatori di prodotti ittici, 2005 (valore in milioni di US$)* Paesi Valore Peso% Var.% T.v.m.a. 05/04 01/05 Giappone 14.438 17,7-0,8 1,8 Stati Uniti 11.982 14,7 0,1 3,9 Spagna 5.632 6,9 7,8 11,0 Francia 4.563 5,6 9,2 10,5 Italia 4.224 5,2 8,2 11,7 Cina 3.979 4,9 27,3 22,2 Germania 3.235 4,0 15,3 8,3 Regno Unito 3.174 3,9 12,9 9,1 Danimarca 2.555 3,1 11,7 10,2 Corea del Sud 2.351 2,9 5,3 9,6 Altri Paesi 25.396 31,1 13,7 11,0 Totale 81.529 100,0 8,1 8,1 Paesi sviluppati 65.280 80,1 6,9 7,4 Paesi in via di sviluppo 16.250 19,9 13,3 11,0 *Sono escluse le importazioni di piante acquatiche, spugne, coralli e altri prodotti non commestibili. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. Il valore delle importazioni è cresciuto nel 2005 ed il trend è stato generalizzato ad eccezione del Giappone che ha avuto una battuta d arresto. Variazioni positive abbastanza sostenute sono state riscontrate in Cina, Germania, Regno Unito e Danimarca. Analizzando le poste a saldo dei principali paesi esportatori emergono i saldi positivi, oltre che di Norvegia e Cina, anche di Thailandia, Cile e Vietnam; con cifre intorno al miliardo di US$ si collocano anche la Danimarca e l Olanda, tra i pochi paesi comunitari con la bilancia commerciale attiva. Diversamente, come già esposto precedentemente, Giappone, Stati Uniti, Italia, Spagna, Francia, Germania, Corea del Sud e Regno Unito risultano essere i principali paesi con una bilancia commerciale in passivo: particolarmente elevato il deficit del paese del Sol Levante (-13,2 miliardi di US$), meno sostenuto quello del Regno Unito (-1,3 miliardi d US$). 22

Grafico 1.7 - Saldo della bilancia commerciale ittica per i principali paesi esportatori ed importatori di prodotti ittici, 2005 (valore in milioni di US$) 6.000 4.000 2.000 0-2.000-4.000-6.000-8.000-10.000-12.000-14.000 Norvegia Cina Thailandia CIle Vietnam Danimarca Olanda Regno Unito Corea del Sud Germania Francia Spagna Italia Stati Uniti Giappone Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. 1.2.2 I prodotti più rilevanti nel commercio internazionale di prodotti ittici Produzione, import ed export (2005) In aumento negli ultimi anni gli scambi commerciali di gamberi e gamberetti, i prodotti più importanti nel commercio internazionale di prodotti ittici. Tali scambi sono stati sostenuti da una produzione in crescita (solo negli ultimi cinque anni è aumentata del 43,3%), che nel 2005 ha oltrepassato la quota dei 6 milioni di tonnellate. Le esportazioni hanno visto come protagonisti paesi come Thailandia, Vietnam, Cina, India e Indonesia. Tra i principali mercati di destinazione si confermano invece Stati Uniti, Giappone, Spagna, Francia, Regno Unito, Danimarca, Belgio e Italia; determinanti nel 2005 le maggiori richieste da parte dei mercati comunitari, favorite anche dall apprezzamento dell euro nei confronti del dollaro. La produzione dei gamberi, una volta completamente affidata alla pesca, è risultata sempre più dipendente dal comparto acquacolturale: su una produzione totale di 6 milioni di tonnellate, il 44% di gamberi e gamberetti nel 2005 è stato fornito dall acquacoltura. Comunque, la pesca fornisce ancora la quota maggioritaria di gamberi e gamberetti. Le catture vengono operate maggiormente nel Pacifico (il 60% dei gamberi pescati a livello mondiale) dalle flotte cinesi; di rilievo anche i volumi pescati da quelle indonesiane, vietnamite, thailandesi, messicane, filippine e malesi, costituiti da Akiami (Acetes japonicus) e da diverse specie del genere Trachypenaeus e Penaeus. Nel 2005, le catture mondiali sono diminuite del 3,6% rispetto all anno prece- 23

24 dente: il calo è stato determinato, in particolare, dai minori volumi pescati di gamberetto boreale (Pandalus borealis) nell Atlantico nord occidentale e da altre specie di gamberetti nel Pacifico e nell Indiano. Diversamente, sono risultate in crescita le produzioni provenienti dall acquacoltura (+9,4% nel 2005) e tale quota di prodotto allevato sembra peraltro destinata ad aumentare per far fronte sia al depauperamento della risorsa sottoposta ad una pesca eccessiva che ad una domanda sostenuta e crescente. La gambericoltura marina è una attività tradizionale di molte aree del sud est asiatico, dove veniva e viene ancora praticata con una tecnica basata sulla cattura del seme naturale, che in qualche modo ricorda quella della vallicoltura applicata in Italia. Questo tipico allevamento estensivo si pratica nei bacini lacustri in terra dell Indonesia e di altri aree asiatiche, con scarsi ricambi d acqua, normalmente affidati alla marea. Rappresentando uno dei settori di maggiore crescita dell'acquacoltura in Asia, America Latina e più recentemente in Africa, stanno aumentando le aree destinate agli impianti di allevamento, creando anche un impatto non sempre positivo sugli ecosistemi naturali. È dagli inizi degli anni 70 che si è iniziato poi ad allevare in Giappone una specie locale, la mazzancolla (Penaeus japonicus) e da quel momento la gambericoltura mondiale si è sviluppata con un ritmo esplosivo, manifestando un incremento molto più accentuato di altre linee produttive come la piscicoltura, la molluschicoltura e l alghicoltura. A livello internazionale il 75% delle produzioni acquacolturali è concentrato in Cina, Thailandia, Vietnam e Indonesia. Alla base del successo della gambericoltura in tutto il mondo vi è l aumento dei consumi, che nei p.s. sono sempre più orientati verso i prodotti di pregio e i crostacei in particolare. Le specie allevate sono principalmente peneidi, comunemente conosciuti con la dizione di mazzancolle: al primo posto, nel 2005, si colloca il Penaeus vannamei, tipicamente delle coste del Messico e del Perù ma attualmente diffuso nell indo-pacifico, con 1,6 milioni di tonnellate; segue il P. monodon, specie indo-pacifica, con 723 mila tonnellate, il P. merguensis, presente dal Golfo Persico all Australia, con 81 mila tonnellate, il P. chinensis, originario della regione Pacifico Indo-orientale con oltre 51 mila tonnellate, il Penaeus japonicus, una delle specie a più ampio areale di diffusione, dall Australia al mar Mediterraneo con 43 mila tonnellate e il P. indicus, presente dal Mar Rosso all Australia con 32 mila tonnellate. In particolare, la specie più allevata in assoluto, ovvero la mazzancolla tropicale (P. vannamei), è prodotta soprattutto nelle aree del Pacifico nord-occidentale. I maggiori produttori sono paesi come Cina (paese che produce oltre il 50% della produzione mondiale), Thailandia (il 18,7%), Indonesia (il 6,5%), Vietnam (il 6,3%), Messico (il 4,5%), Brasile (il 3,9%) e Ecuador (3,5%); quest ultimo, rappresenta da solo una quota superiore al 26% della produzione mondiale di gamberi. Tale specie ha tolto il primo posto nella graduatoria alla mazzancolla gigante (P. monodon), commercializzata nella dizione inglese come Giant tiger praw, essendo

appunto il gigante del gruppo dei peneidi, che può raggiungere facilmente ed in tempo relativamente breve il peso di 250 grammi. La produzione acquacolturale di P. monodon ha subito un arresto dopo il boom degli anni 90, a seguito dell insorgenza di varie patologie. Nel grafico 1.8 viene riportata la produzione delle due specie di peneidi di maggior rilievo: delle oltre 941 mila tonnellate prodotte nel 2005 di mazzancolla gigante, il 77% proviene dalla attività di allevamento, mentre la produzione di mazzancolla tropicale, pari a 1,6 milioni di tonnellate, è quasi esclusivamente dipendente dall attività di allevamento (solo mille tonnellate di prodotto vengono pescate). Grafico 1.8 - Produzione mondiale di Penaeus monodon e di P. vannamei, 1980-2005 (quantità in migliaia di tonnellate) 1.800 1.600 1.400 1.200 1.000 800 600 400 200 Mazzancolla gigante (P. monodon) pescata Mazzancolla tropicale (P. vannamei) pescata Mazzancolla gigante (P. monodon) allevata Mazzancolla tropicale (P. vannamei) allevata 0 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao. Fra i prodotti ittici più importanti nel mondo spicca il tonno, la cui pesca è una attività economica di primaria importanza e in piena espansione. Le principali aree produttive sono nel Pacifico, in secondo luogo nell Atlantico ed infine nell Indiano. Sono sette le specie maggiormente catturate e commercializzate: tonno a pinne gialle (Thunnus albacares), tonno alalunga (T. alalunga), tonno obeso (T. obesus), tonno australe (T. maccoyii), tonno orientale (T. orientalis), tonno rosso (T. thynnus) e tonnetto striato (Katsuwonus pelamis); tra loro, emergono il tonnetto striato con 2,3 milioni di tonnellate ed il tonno a pinne gialle con 1,3 milioni di tonnellate nel 2005. In crescita la quota dell allevato, anche se ancora è molto bassa rispetto ai quantitativi pescati. Negli impianti di ingrasso per tonni vengono principalmente allevate tre specie: tonno orientale (T. orientalis), esclusivamente nel Pacifico orientale, tonno rosso (T. thynnus), nell area atlantica settentrionale e nel mar Mediterraneo e tonno australe (T. maccoyii) nell oceano Indiano. In Messico si alleva tonno orientale, in Australia il tonno australe, mentre in Croazia, Spagna, Italia, Tunisia, Cipro e Libia il tonno rosso. 25