GIOVANI CHE NON LASCIANO IL NIDO Atteggiamenti, speranze, condizioni all uscita da casa



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Transcript:

Corrado Bonifazi, Adele Menniti, Maura Misiti, Rossella Palomba GIOVANI CHE NON LASCIANO IL NIDO Atteggiamenti, speranze, condizioni all uscita da casa W.P. 01/99 (I) aprile 1999

INDICE Pag. Introduzione LA LINEA D OMBRA 3 di Rossella Palomba Capitolo I I GIOVANI IN FAMIGLIA: QUANTI, CON CHI 9 di Cesare Roberto Decanini e Rossella Palomba Capitolo II IL TEMA DI FONDO: LA PERMANENZA IN FAMIGLIA 13 di Adele Menniti Capitolo III IL PROBLEMA DELLA SCELTA: ANDARE VIA DI CASA 23 di Maura Misiti Capitolo IV I GENITORI: GLI ANTAGONISTI INESISTENTI 31 di Rossella Palomba Capitolo V HO FATTO IL MILITARE : ESPLORATORI AL DI LÀ DEL MURO 38 di Corrado Bonifazi Capitolo VI VOGLIO ANDARE VIA/VIA DA CASA MIA, /NON PER TANTO MA PER UN ANNO : PROPENSIONE E DISPONIBILITÀ ALLA MOBILITÀ TERRITORIALE 43 di Corrado Bonifazi Capitolo VII A SBAFO O PRIGIONIERI? TIPOLOGIE DI GIOVANI IN FAMIGLIA 51 di Giuseppe Schinaia Dalla A alla Z: le parole dell indagine 55 Tutti i numeri: percentuali e questionari 59 Riassunto / Summary / Résumé 88

LA LINEA D OMBRA di Rossella Palomba La linea d ombra secondo Joseph Conrad è quell età incerta che segna il passaggio tra una giovinezza spensierata e la maturità ed è proprio su questo periodo della vita che si è concentrata recentemente l attenzione di demografi e sociologi nonché quella dei politici e dei media. Il commissario europeo Monti, con la sua proposta provocatoria di uno sciopero dei giovani contro le attuali politiche previdenziali e del lavoro, è stato tra i primi a risvegliare l interesse su una generazione rimasta finora lontana dalla ribalta sulla scena pubblica. E non a caso questi giovani vengono definiti proprio la generazione invisibile, cioè scarsamente in grado di imporsi all attenzione dei media e priva di connotazioni precise in grado di contraddistinguerla da altre generazioni di giovani che la hanno preceduta (Diamanti, 1998) 1. Anche se la nostra società sembra tutta improntata da valori giovanili, i giovani ed i loro problemi sono invece trascurati e la condizione giovanile manca di analisi e studi specifici, relegata quasi in un limbo di infanzia protratta (Gesano, 1998) 2. Le ragioni di questo scarso interesse della società verso i giovani, la loro vita, le loro speranze, i loro problemi non possono risiedere solo in una scarsa appetibilità dei comportamenti giovanili dal punto di vista giornalistico. Sono proprio alcuni dei comportamenti delle giovani generazioni che contribuiscono ad oscurarne la presenza, a far scarseggiare il numero dei loro portavoce, dei loro movimenti e gruppi, di quelle manifestazioni in grado di richiamare l attenzione degli adulti su di loro. Fa eccezione la mancanza di lavoro, che invece viene spesso evocata e che rappresenta il filo rosso, che lega queste generazioni giovani ad alcune fasce delle generazioni già adulte o addirittura anziane. Una caratteristica peculiare che contribuisce ad occultare i ragazzi e le ragazze dalla scena sociale è la loro prolungata permanenza nella famiglia dei genitori, un aspetto che crea un forte legame di complicità tra giovani e adulti e che impedisce ai giovani di crescere e agli adulti di sentirsi vecchi (Livi Bacci, 1998) 3. I giovani italiani cioè tardano sempre di più ad adottare quei comportamenti che di regola contraddistinguono l essere adulti: terminare gli studi, uscire dalla famiglia, cominciare a lavorare, costruirsi una famiglia propria, avere figli (Sgritta, 1998) 4. Il fatto che i giovani italiani continuino ad avere la stessa visione sequenziale delle fasi della vita che ave- 4 Diamanti I, 1998, Giovani, una tribù di formiche, Il Sole-24 ore, 17 settembre, p.5 4 Gesano G.,1998, De Juventute: giovani in una società che invecchia, Demotrends, Ottobre, p.1 4 Livi Bacci M., 1998, Il giovane è un eterno Peter Pan, Il Sole-24 ore, 8 settembre, p.5 4 Sgritta G.B., 1998, Giovani: le parole e i numeri, Demotrends, Ottobre, p.1

4 vano i loro nonni o bisnonni (prima lo studio, poi il lavoro, e infine mettere su famiglia), se li tutela da situazioni di emarginazione, disagio e povertà - che invece sono presenti in altri paesi soprattutto anglosassoni - ha effetti fortissimi ed inevitabili sul piano demografico. Dal punto di vista demografico questo comporta un continuo scivolamento in avanti delle tappe della vita adulta ed una concentrazione sempre più forte di tutti gli eventi demograficamente rilevanti come matrimonio, nascita del primo, del secondo o dell ultimo figlio, nei pochi anni che vanno dai 30 ai 40 o poco più. Questa concentrazione degli eventi produce, inoltre, una riduzione delle nascite dovuta al poco tempo utile che resta dal punto di vista biologico per fare figli. Per queste ragioni l Istituto di Ricerche sulla Popolazione ha voluto mettere a fuoco alcuni comportamenti delle giovani generazioni, far uscire dall ombra le loro motivazioni alla prolungata permanenza nella casa dei genitori, le loro aspirazioni, il loro modo di intendere il lavoro. Non va, infatti, dimenticato che molti sono i giovani sottoccupati, impegnati in lavoretti di vario genere, ai margini del mercato del lavoro, che non hanno ancora trovato il lavoro definitivo e che continuano a contare sul sostegno delle reti familiari. L inchiesta, di tipo telefonico con sistema C.A.T.I., è stata condotta nel 1998 ed ha riguardato un campione di 4500 giovani che vivevano in famiglia in età 20-34 anni. Data l importanza di approfondire meglio il quadro familiare, è stata anche condotta con lo stesso metodo una indagine su 1000 dei loro genitori, per raccogliere le motivazioni, aspettative e difficoltà degli altri protagonisti di questo prolungarsi della permanenza dei figli in famiglia. Questo rapporto presenta in prevalenza quanto emerso dalla inchiesta sui giovani in famiglia, con alcuni dei risultati più significativi della indagine condotta sui loro genitori 5. Tutti i dati oggettivi presentati sono di fonte ISTAT, salvo diversamente specificato. Qui di seguito riportiamo una sintesi dei principali risultati della inchiesta e un quadro delle caratteristiche dei due campioni e degli intervistati. LIBERI TRA LE MURA DOMESTICHE Essere giovani e vivere con mamma e papà fa godere di ampi spazi di libertà e dunque gli intervistati sembrano trovarsi a loro agio nella casa dei genitori e apprezzare molti aspetti della permanenza in famiglia. Ragazzi e ragazze si sentono liberi di divertirsi, di avere una vita di relazione, di avere una propria privacy all interno delle mura domestiche. Quasi tre giovani su quattro hanno una stanza propria, dove dormire e ricevere amici; il 71% è libero di ospitare amici senza avvertire, il 56% può organizzare feste e cene senza alcuna restrizione; queste due ultime percentuali salgono rispettivamente all 89% e all 84%, se i genitori vengono prima avvertiti. Il fatto di potersi 5 Gli autori del rapporto sono tutti ricercatori dell IRP con l eccezione di Cesare Roberto Decanini che è un collaboratore esterno e Giuseppe Schinaia della Facoltà di Economia e Commercio, Università degli Studi di Roma La Sapienza.

5 godere momenti di intimità con il proprio partner è un po più soggetto a restrizioni, anche se il 48% degli intervistati può farlo senza dare alcun preavviso ai familiari e l 9% deve prima avvertire i genitori. Libertà completa viene, infine, accordata dai genitori ai figli rispetto alle persone e ai luoghi da frequentare: il 94% dei ragazzi e delle ragazze è assolutamente libero di andare dove vuole e vedere chi vuole. Un limite a questa libertà generalizzata potrebbe essere rappresentato dal rispetto di semplici regole di convivenza come arrivare in tempo a pranzo o a cena o dormire fuori casa avvertendo i familiari. Ma anche su questo punto i giovani hanno un buon livello di autonomia decisionale: quasi la metà dei nostri intervistati si sente libero di rientrare quando vuole senza rispettare orari di pranzo o di cena o di informare sull ora del rientro (il 43% deve avvisare preventivamente). Inoltre, il 39% può passare la notte fuori casa senza avvertire e più della metà può farlo dopo aver informato i genitori (solo il 10% restante non può in ogni caso passare la notte fuori casa). Esistono ovviamente delle differenze tra i giovani. Ad esempio i giovani più adulti, di oltre 28 anni, occupati, che vivono nel Centro o nel Nord d Italia in città di dimensioni medio - piccole dispongono con maggiore frequenza di una camera da letto propria rispetto ai ragazzi del Sud, delle aree metropolitane o che vivono in famiglie numerose, i quali devono dividere più spesso la camera da letto con altri familiari. Le ragazze più adulte hanno maggiori limitazioni nel ricevere i propri amici a casa, come pure i ragazzi che vivono al Nord, nei grandi centri e in famiglie numerose. Infine, le ragazze sono sempre più controllate dei ragazzi dal punto di vista della sessualità e il 55% non può appartarsi in casa con il proprio fidanzato contro il 33% dei ragazzi. USCIRE DAL NIDO: VANTAGGI E SVANTAGGI I giovani sono soddisfatti della loro attuale situazione e non sembrano immediatamente interessati all idea di andar via di casa. Sono soprattutto gli intervistati più giovani ad essere meno propensi ad uscire da casa: l 83% dei ragazzi e delle ragazze in età 20-24 anni non ha progetti di uscita dalla famiglia nei prossimi dodici mesi contro il 68% dei giovani più adulti, tra i 25 e i 34 anni. Gli intervistati pongono comunque condizioni onerose per la loro vita indipendente, tanto che in molti casi la loro uscita potrebbe rivelarsi di fatto impraticabile e solo una esigua minoranza (1%) vorrebbe uscire ad ogni costo. Il 61% vorrebbe prima trovare un lavoro stabile, il 18% vuole comunque la certezza di mantenere il tenore di vita attuale, il 39% pone come condizione quella di avere una casa e il 56% vuole un reddito sufficiente, stimato intorno ai 2 milioni al mese. I genitori concordano in pieno con le condizioni poste dai loro figli ed introducono anche altri elementi: il 58%, ad esempio, vorrebbe che lasciassero la famiglia solo per sposarsi. L uscita da casa deve quindi avvenire con tutte le carte in regola, senza salti nel buio e soprattutto in un contesto di certezze e sicurezze e prima di crearsi una famiglia o di sposarsi, è bene comunque restare con i genitori. Dell uscita da casa in famiglia si parla poco: nel 49% dei casi non se n è parlato

6 mai e, se se n è parlato, ciò è avvenuto raramente (29%) o qualche volta (54%), senza significative differenze rispetto all età dei figli. Dunque, pur non considerandolo un argomento tabù, i genitori non sembrano sollecitare i figli, quanto meno a parole, a porsi il problema della inopportunità del protrarsi della situazione attuale, mentre i figli non sentono la necessità di prospettare questa eventualità. Ma anche se non se ne parla, i figli sentono comunque che i genitori hanno delle preferenze rispetto ad una loro eventuale decisione di uscire da casa: in oltre il 50% dei casi, pensano che sarebbero favorevoli ad una loro eventuale uscita. Resta però un terzo del campione di giovani che percepisce una certa opposizione dei genitori verso la decisione di lasciarli ed è soprattutto l atteggiamento dei padri e delle madri del sud ad essere in contrasto con questa possibilità. La vita con mamma e papà è molto confortevole e il 15% dei giovani dichiara di non collaborare in alcun modo alla vita quotidiana della famiglia; il 41% anche lavorando non contribuisce economicamente alle spese familiari. Quei ragazzi e soprattutto quelle ragazze che invece partecipano in qualche modo alla conduzione della casa si occupano generalmente della spesa (40%), della pulizia della casa (41%) e della propria stanza (27%), si rifanno il letto (29%) o cucinano (26%). Accanto a questi aiuti più frequenti, troviamo altre attività meno frequenti, come le piccole riparazioni che sono appannaggio di un ragazzo su 6, o ancora più sporadiche, come il bucato, lo stirare e il pagamento delle bollette o il disbrigo di altre attività burocratiche. In questo contesto favorevole è chiaro che i vantaggi di lasciare la casa dei genitori sono pochi e soprattutto generici (più libertà, più indipendenza, più privacy) e il 17% degli intervistati non vede alcun vantaggio. Ancora più numerosi sono i genitori che negano l esistenza di aspetti positivi nell uscita dei figli da casa: 55%. LAVORARE NON BASTA L inizio dell attività lavorativa non è una condizione sufficiente per andar via da casa: il 40% dei nostri intervistati ha un lavoro a tempo pieno ma continua a vivere con i genitori. Fra chi non lavora stabilmente, il 22% riceve ancora la paghetta dai genitori e questa percentuale arriva ad oltre il 26% tra le ragazze più giovani; ma c è anche chi svolge solo lavori occasionali (8%), chi da ripetizioni private (11%) e chi fa la baby sitter (9%). Il 50% dei giovani che lavorano ritiene che il suo lavoro non sia quello definitivo e pensa che in futuro cambierà occupazione o ne sta cercando una migliore. C è comunque un desiderio di muoversi, di cambiare ambiente. Il 75% dei giovani intervistati è disponibile a trasferirsi per motivi di lavoro in un altro comune ed è appena il 19% a scartare apertamente l ipotesi di spostarsi in un altra città. Istruzione, condizione professionale e dimensione della famiglia si sostanziano come le variabili capaci di influenzare nel modo più vistoso la propensione alla mobilità. Ma è soprattutto la prima a caratterizzarsi come elemento di forte differenziazione nelle opinioni dei nostri intervistati; la maggior istruzione si traduce, infatti, in una più alta propen-

7 sione al trasferimento per motivi di lavoro. Quasi la metà (47%) di chi ha dichiarato la propria disponibilità a trasferirsi per motivi di lavoro è pronto a farlo ovunque, estero compreso. Il 16% sceglierebbe un comune vicino, il 17% a tiro di week-end dall attuale residenza e il 20% in qualsiasi posto in Italia. Per quanto riguarda il tipo di città in cui si preferirebbe trasferirsi il 31% si dichiara sostanzialmente indifferente, il 29% opterebbe per una città di provincia, il 27% una metropoli e il 13% si indirizzerebbe verso un piccolo comune, con differenze legate al tipo di contesto in cui vivono gli intervistati. Indagine sui giovani in famiglia: la coabitazione con i genitori e la propensione alla mobilità La data: primavera 1998 Numero delle interviste: 4500 Tipo di intervista: telefonica di tipo CATI Il campione: giovani di età compresa fra i 20 e i 34 anni che vivono con uno o entrambi i genitori Tipo di campione: proporzionale alla popolazione reale del nostro paese e rappresentativo: di 3 ripartizioni geografiche dei due sessi delle classi di età 20-24 e 25-34 Gli intervistati: ragazze 1920 ragazzi 2580 Il numero di quesiti: 26 20-24 anni 2626 25-34 anni 1874 studenti 1284 occupati a tempo pieno 1784 altro 1432 nord 1998 centro 844 sud 1658 Gli argomenti trattati: il grado di indipendenza e di autonomia dei giovani in famiglia gli aspetti motivazionali relativi alla convivenza con i genitori e all uscita da casa le condizioni di vita in famiglia la partecipazione alla vita familiare la propensione alla mobilità La Società che ha condotto le interviste: ATESIA s.r.l.

8 Indagine sui genitori dei giovani che vivono in famiglia La data: autunno 1998 Numero delle interviste: 1000 Tipo di intervista: telefonica di tipo CATI Il campione: genitori dei giovani intervistati precedentemente Gli intervistati: madri 500 padri 500 Il numero di quesiti: 27 occupati 430 casalinghe 280 pensionati 270 altro 20 Gli argomenti trattati: l atteggiamento verso la permanenza in famiglia dei giovani gli aspetti relativi alla convivenza con i figli l uscita dei figli: vantaggi e svantaggi le condizioni per la loro uscita La Società che ha condotto le interviste: ATESIA s.r.l.

Capitolo I I GIOVANI IN FAMIGLIA: QUANTI, CON CHI di Cesare Roberto Decanini e Rossella Palomba Sono circa 13 milioni e mezzo i giovani italiani in età tra 20 e 34 anni e rappresentano il 23% della popolazione; il loro numero e il loro peso sulla popolazione è in costante diminuzione a causa della fortissima diminuzione della fecondità, che ha caratterizzato lo scenario demografico italiano a partire dagli anni 70, e del parallelo aumento della longevità, che ha ridotto il peso dei giovani in una popolazione che invecchia. Questa tendenza continuerà nei prossimi anni e si prevede che nel 2005 i giovani tra 20 e 34 anni saranno il 19,8% della popolazione italiana. Dal punto di vista sia sociale che statistico-demografico i giovani italiani restano nella categoria "figli" sempre più a lungo anche dopo il raggiungimento della loro indipendenza economica ed per più tempo di quanto non avvenga in altri paesi europei. Infatti, i giovani europei vanno in molti casi ad abitare da soli o a convivere con un partner prima di aver trovato un lavoro e solo in pochi aspettano il matrimonio per vivere per conto proprio. Al contrario, i ragazzi e le ragazze italiani prima di lasciare la famiglia di origine devono aver completato una serie di tappe lungo il percorso che va dalla adolescenza alla vita adulta e almeno devono aver finito gli studi e ottenuto un posto di lavoro sicuro. Tuttavia, spesso neanche il raggiungimento del posto di lavoro spinge i giovani italiani a lasciare la casa dei genitori, ma nella maggior parte dei casi è il matrimonio l evento che fornisce la spinta decisiva. Di conseguenza più della metà dei giovani italiani restano nella famiglia d'origine fino a 34 anni. Le tipologie familiari più comuni per i giovani di età compresa fra 20 e 34 sono la famiglia nucleare, in cui i giovani convivono con entrambi i genitori, e le famiglie monogenitore dove, a seguito della separazione, divorzio dei genitori o della morte di uno dei genitori, i giovani continuano a convivere con uno dei due genitori, in genere con la madre. I single maschi tra i 20 e 34 anni che vivono soli sono il 5% dei giovani di quell età, mentre le ragazze arrivano appena al 3,1%; queste percentuali aumentano leggermente, se consideriamo solo i giovani che già lavorano (6,3% per gli uomini e 5,1% per le donne). Ancora più basso è il numero di coloro che scelgono di vivere con amici, colleghi o in altre forme di convivenza (2,5% dei ragazzi e 1,7% delle ragazze) (Grafici 1.1 e 1.2). Dunque, i ragazzi e le ragazze italiane non sembrano sperimentare la varietà di modi di vita tipici di altre realtà, come dividere un appartamento con conoscenti, andare a vivere da soli o convivere con un partner senza essere sposati, ma passano in modo brusco dalla vita con i genitori al matrimonio. Anzi la tendenza a continuare a vivere con mamma e papà si è andata rafforzando nel tempo: se nel 1995 i ragazzi che vivevano con la famiglia di origine erano il 52,3%, otto anni prima erano il 46,8%.

10 Cesare Roberto Decanini e Rossella Palomba Naturalmente, esistono differenze notevoli rispetto all età. Infatti, la percentuale di giovani che vivono a casa con i genitori è molto elevata nella classe di età 20-24 (88%) per ridursi un poco tra i 25 e 29 anni (51%), fino ad abbassarsi drasticamente tra 30 e 34 anni (20%). Se confrontiamo la situazione italiana con quella dei giovani francesi, tedeschi o inglesi, vediamo ad esempio che in questi paesi la percentuale dei giovani tra i 20-24 anni che vive nella famiglia di origine arriva appena al 60%. Le differenze sono ancora maggiori per le ragazze: in Italia 8 ragazze su dieci vivono nella casa dei genitori, mentre in altri paesi europei lo fanno 4 ragazze ogni 10 (Grafico 1.3). Più o meno la stessa situazione si verifica in età 25-29, giacché in Italia due maschi su tre vivono con i genitori mentre in Francia, Germania e Inghilterra rimane con mamma e papà solo un giovane su quattro. Per quanto riguarda le ragazze italiane di questa età, la percentuale di quelle che vivono con i genitori è molto più bassa (40%) di quella dei ragazzi, ma si mantengono forti differenze con gli altri paesi giacché in questi tale percentuale ammonta solo all 11%. Inoltre, proprio in questa classe di età si sono verificati gli incrementi più significativi rispetto al 1987 quando il 28% delle ragazze e il 53% dei ragazzi italiani stavano ancora in casa. 1.1 Una catena infrangibile Per i giovani italiani lavorare o addirittura avere un posto fisso non implica come conseguenza la completa autonomia abitativa dai genitori. Nel 1995 il 54% dei ragazzi italiani occupati di età 25-29 abitava ancora con i genitori, mentre in altri paesi questa percentuale variava fra il 18% della Francia ed il 26% della Germania. Dunque, anche se lavorano i ragazzi italiani rimangono sempre più a lungo in famiglia: nel 1987 erano circa il 47% i giovani occupati che vivevano ancora con i genitori; incrementi significativi nella permanenza in famiglia si sono verificati anche per le ragazze (40% nel 1995 contro 33% nel 1987). Il percorso ideale verso il raggiungimento dell autonomia in Italia è composto da varie tappe: in primo luogo la fine degli studi, successivamente l ingresso nel mondo del lavoro e finalmente il matrimonio. Questo insieme di eventi tende a formare, oggi più che mai, una successione che segue un ordine cronologico rigoroso e non modificabile, con un modello di passaggio alla vita adulta più lineare e meno flessibile di quello presente negli altri paesi. Si costituisce in questo modo quella che potremmo definire una catena infrangibile dove ogni evento deve essere necessariamente preceduto da un altro predefinito, prima di poter raggiungere la fine della catena. La permanenza sempre più lunga dei giovani in famiglia è dovuta senza dubbio all aumento del livello di istruzione. Mentre fino a circa dieci anni fa solo 4 ragazzi di 18 anni su 10 raggiungevano il diploma, oggi i diplomati sono più di 6 su 10 e soprattutto i giovani si iscrivono in massa all università, allungando ulteriormente il periodo formativo: il tasso di immatricolazione all università dei giovani italiani (studenti immatricolati su 100 giovani in età corrispondenti) è del 36% circa, contro il 20% dei britannici, il 29% dei francesi ed il 33% dei tedeschi. Una volta finiti gli studi comincia

I giovani in famiglia: quanti, con chi 11 la ricerca del lavoro con tempi molto lunghi, necessari a trovare un occupazione stabile. In questo senso, sembra interessante ricordare che il tasso di disoccupazione dei giovani italiani è, inoltre, più alto di quello dei giovani degli altri paesi in tutte le classi di età giovanili ed in particolare nella classe 20-24 dove raggiunge il 33% contro il 20% dei francesi ed il 12% di inglesi e tedeschi (Tabella 1.1). Infine, l innalzamento dell età media al matrimonio agisce come ulteriore concausa del prolungamento della permanenza dei giovani in famiglia, poiché in Italia l età media al matrimonio è passata da 24,4 anni nel 1984 a 26,4 nel 1994 per le donne e da 27,5 a 29,4 anni per gli uomini nello stesso intervallo di tempo. Il fatto che i giovani italiani non vadano ad abitare da soli prima di essersi sposati dipende fondamentalmente da un modello culturale ancora legato ai valori familiari e allo stare in famiglia, profondamente diverso da quello degli altri paesi europei presi in considerazione. Il familismo italiano non può essere considerato solo un fatto di tradizione, ma è il risultato di dinamiche culturali nelle quali il sociale continua a essere visto in termini familiari e dove l attuale convivenza delle generazioni diventa una risorsa della società stessa 1. Il percorso rigido e lineare verso la vita adulta è quindi la conseguenza naturale del contesto culturale italiano e continua a regolare il passaggio alla vita adulta delle nuove generazioni di giovani così come lo faceva con le generazioni dei loro antenati. Ciò che cambia nel tempo non sono le caratteristiche del fenomeno, bensì le sue modalità: stime basate su dati campionari mostrano che mentre l età mediana all uscita della famiglia era di 22,8 anni per la coorte del 1946-50, per la coorte del 1966-70 sarà superiore ai 25 anni 2. In ogni caso l etichetta di tradizionale che abbiamo assegnato al modello italiano non sottende nessun giudizio di merito giacché è difficilmente dimostrabile che un modello di comportamento sia più o meno evoluto di un altro da un punto di vista demografico, sociale e culturale né che esiste a priori una via verso la modernità che ci permetta di descrivere i cambiamenti familiari. In definitiva, i giovani italiani sembrano essersi adattati ai cambiamenti della vita moderna, modificando e ritardando l ingresso alla vita adulta, senza creare fratture nella catena di eventi propria dei modelli di vita delle generazioni precedenti e senza introdurre nuove forme di comportamento o di convivenza familiare. 1 Donati P.(1995), La famiglia come reticolo intergenerazionale: un nuovo scenario, in Quarto Rapporto CISF sulla famiglia in Italia, Milano, Edizioni San Paolo. 2 Billari F., Ongaro, F. (1998), Lenta transizione dalla famiglia di origine, relazione al Convegno Percorsi e scelte coniugali e riproduttive: analisi retrospettiva e contestuale, Abano Terme, 8-11 Giugno.

12 Cesare Roberto Decanini e Rossella Palomba Grafico 1.1. Giovani uomini per contesto familiare e classi di età, 1995 (%). % 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Soli Sposati Figli 20-24 25-29 30-34 Grafico 1.2. Giovani donne per contesto familiare e classi di età, 1995 (%). % 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Sole Sposate Figlie 20-24 25-29 30-34 Grafico 1.3. Giovani occupati che vivono con i genitori a 25-29 anni, 1987 e 1995 (%). % 60 1987 50 40 1995 30 20 10 0 Maschi Femmine Totale Tabella 1.1. Tasso di disoccupazione in Italia ed in alcuni paesi europei, per classi di età, 1998 (%). Classi di età Italia Media UE Francia Germania Gran Bretagna 20-24 32,8 20,9 28,1 11,6 11,8 25-29 19,2 13,4 16,0 8,9 7,9

Capitolo II IL TEMA DI FONDO: LA PERMANENZA IN FAMIGLIA di Adele Menniti La prolungata permanenza dei giovani italiani in famiglia può essere dovuta a diverse ragioni che si collocano sia all interno della famiglia, in particolare sulle nuove relazioni instauratesi tra genitori e figli, sia all esterno della famiglia, dove una serie di ostacoli di tipo culturale, economico o psicologico e difficoltà di tipo strutturale - soprattutto legate al mercato del lavoro - potrebbero spiegare, se non giustificare, questo ritardato ingresso nella vita adulta. E sembrato perciò logico indagare su più fronti, legati ai diversi aspetti della vita giovanile e familiare, che ci possono aiutare a far luce sull atteggiamento dei ragazzi e ragazze in merito all uscita dal nucleo familiare di origine. Sapere come i ragazzi utilizzano la casa, se partecipano all organizzazione della famiglia, se e quali restrizioni vengono loro imposte dai genitori costituiscono un primo tassello per indagare sulla qualità del rapporto fra genitori e figli e rappresentano, quindi, punti di partenza indispensabili per capire come viene vissuta dai figli la convivenza con mamma e papà. Diciamo subito che dai nostri dati emerge l immagine di un ambiente familiare piacevole e tranquillo, nel quale i desideri più immediati e materiali dei giovani - dal vedere gli amici al disporre di una propria privacy nell appartamento - vengono esauditi: pochissimi i limiti imposti ai ragazzi e alle ragazze, scarse le richieste da parte dei genitori di una loro partecipazione attiva alla gestione sia economica che quotidiana della casa. I giovani sembrano prolungare felicemente lo stato adolescenziale senza assumersi altra responsabilità che quella della loro preparazione professionale. In definitiva, si tratta di un quadro familiare favorevole alla permanenza prolungata dei giovani in famiglia, anche se, come vedremo, emergono sfumature diverse all interno dello stesso gruppo di giovani. 2.1 Liberi, tra le mura domestiche La maggior parte dei giovani italiani ha a disposizione nella casa dei genitori una stanza, dove dormire e ricevere i propri amici, anche se in più di un caso su cinque l intervistato divide questo spazio privato con fratelli o sorelle. Pochissimi sono invece i ragazzi che dormono in stanze adibite ad altro uso durante il giorno e dunque mancano completamente di un angolo proprio all interno dell appartamento. Gli intervistati più grandi e quelli che già lavorano, che hanno forse maggiori esigenze di privacy, dispongono più frequentemente degli altri di una propria camera da letto; diversa è la situazio-

14 Adele Menniti ne dei ragazzi e delle ragazze che vivono in famiglie numerose con cinque o più componenti, poiché dividono più spesso la camera con i fratelli o le sorelle (Tabella 2.1). I ragazzi e le ragazze che vivono con mamma e papà sono comunque molto liberi nell utilizzo della casa anche per organizzare feste o ricevere amici e conoscenti. Il 71% degli intervistati può, infatti, invitare amici e il 56% organizzare feste e cene anche senza avvisare preventivamente i genitori e se a queste percentuali aggiungiamo chi deve informare in anticipo mamma e papà si arriva all 89% e all 85% rispettivamente (Grafico 2.1). Su questi aspetti il gruppo degli intervistati è abbastanza omogeneo, con l eccezione dei ragazzi che vivono in famiglie numerose, che hanno maggiori difficoltà a mantenere una vita di relazione (il 17% non può vedere amici a casa e il 20% non può invitarli a cena o organizzare feste). In questo caso la presenza di uno spazio personale più ridotto e un organizzazione familiare complessa dovuta alla maggiore dimensione familiare giocano un ruolo negativo sulla destinazione di spazi familiari comuni ad aspetti della socialità dei figli. Per tutti i ragazzi, poi, la libertà di utilizzare la casa dei genitori si riduce notevolmente quando si tratta di avere momenti di intimità con il proprio partner: in questo caso solo il 48% dei ragazzi intervistati si sente assolutamente libero, il 9% deve avvisare, il 43% non ha questa possibilità. Esistono in questo campo differenze significative tra gli intervistati. Infatti, maggiore libertà di privacy viene data ai giovani che vivono in nuclei familiari di piccole dimensioni o con un solo genitore, mentre le ragazze sono molto più limitate e controllate dei ragazzi dal punto di vista della sessualità: il 55% non può appartarsi in casa con il proprio fidanzato contro il 33% dei ragazzi. I genitori meridionali sono quelli che soprattutto vietano e negano la libertà sessuale delle figlie: solo un quarto delle ragazze del sud può incontrare il fidanzato a casa e a molte di più non è assolutamente permesso (Tabella 2.2). Emerge in definitiva che i ragazzi che vivono con i genitori godono di ampie libertà nell uso della casa e dei suoi spazi perché tra la libertà incondizionata nell utilizzo dell appartamento e la necessità di dare un preavviso, si raggiunge e si supera la maggioranza dei casi, anche per momenti un po particolari quali quelle di avere dei momenti di intimità con il partner. 2.2 Giovani mammoni Il 15% dei giovani dichiara di non partecipare affatto all organizzazione della vita familiare e questo è già un primo indizio che la dice lunga sul livello di coinvolgimento nella gestione domestica dei ragazzi che vivono ancora con mamma e papà. I ragazzi e le ragazze sembrano essere ancora amorevolmente accuditi dai genitori e soprattutto dalle mamme. Un giovane su 6 non collabora alle più semplici e necessarie attività della famiglia, quali la pulizia della casa, la spesa o la cucina, e neanche a quelle più personali, come rifarsi il letto e mettere in ordine la propria camera. Sono i figli delle madri casalinghe ad essere più alleggeriti dal peso di partecipare alle attività domestiche quotidiane e ad essere più deresponsabilizzati e serviti. Emerge anche una forte dif-

Il tema di fondo: la permanenza in famiglia 15 ferenza di genere nell aiuto ai lavori di casa poiché solo pochissime ragazze, il 7%, non partecipano alle faccende domestiche (Grafico 2.2). Ma quale collaborazione è offerta dai giovani in famiglia? Gli aiuti si indirizzano generalmente nel fare la spesa, nella pulizia della casa, nel riordino del letto e della propria stanza e nella preparazione dei pasti. Accanto a queste attività più frequenti, ne troviamo altre per le quali la partecipazione dei giovani italiani è più rara (solo un ragazzo su 6 accompagna i genitori e fa piccole riparazioni in casa) o sporadica, come fare il bucato, stirare, pagare le bollette alla posta o sbrigare piccole pratiche burocratiche (Tabella 2.3). Anche in questo caso emergono forti differenze di genere nella partecipazione ai lavori domestici: le donne - e in particolare le più giovani - sono coinvolte molto spesso nella conduzione della casa, soprattutto per quanto attiene alle attività tradizionalmente femminili. Ad esempio, il 44% delle ragazze cucina contro il 18% dei ragazzi, il 75% riordina la casa contro il 24% dei ragazzi, il 17% stira e lava contro solo il 2% degli uomini. Differenze meno accentuate, ma sempre a svantaggio delle giovani donne, le troviamo in tutte quelle attività che riguardano gli spazi personali, come il riordino della propria stanza o rifarsi il letto che vengono svolte dal 41% delle ragazze contro il 29% dei ragazzi. Significativa, infine, la differenza a proposito delle piccole riparazioni e del pagamento delle bollette, cui partecipano più i ragazzi che le ragazze. Tutto ciò indica una forte segregazione del lavoro familiare, con le donne più orientate verso i lavori domestici veri e propri e gli uomini più impegnati in quelli manuali. Inizia già nella casa dei genitori quella divisione dei compiti e delle attività di servizio necessarie a mandare avanti la famiglia, che probabilmente proseguirà una volta che i giovani si sono formati a loro volta una propria famiglia. Anche la condizione professionale degli intervistati influenza la partecipazione alle attività familiari: i ragazzi occupati, sia maschi che femmine, si astengono più di quelli che non lavorano dai lavori domestici quotidiani, come mettere in ordine la propria stanza, pulire casa e preparare da mangiare; gli studenti, al contrario, partecipano di più a tutte queste attività. La collaborazione nelle faccende domestiche sembra perciò dipendere anche dal tempo passato a casa, maggiore per gli studenti, minore per i ragazzi occupati a tempo pieno. Infine, i giovani che vivono con un solo genitore sono più selettivi e tra tutte le attività familiari si orientano di più verso fare la spesa o svolgere pratiche burocratiche, come il pagamento delle tasse e delle bollette (Tabella 2.3). Dove invece i ragazzi partecipano di più è nel dare consigli per gli acquisti importanti per la casa. Infatti, i genitori coinvolgono i figli spessissimo quando si deve comprare l Hi-fi o l automobile, un po di meno - ma sempre in misura considerevole quando si deve decidere l arredamento di casa (Grafico 2.3). I ragazzi più adulti e quelli che vivono con un solo genitore sono generalmente più partecipi degli altri; il parere delle ragazze è richiesto più frequentemente se si tratta di acquisti degli elettrodomestici, i ragazzi sono interpellati più spesso per l acquisto dell automobile, segnando di nuovo così differenze di genere che si collegano a inequivocabili stereotipi di ciò che spetta ad una donna o ad un uomo nella conduzione della casa e della famiglia. Nel complesso la vita dei giovani in casa con i genitori sembra piacevole e soddisfa-

16 Adele Menniti cente. E perciò logico e naturale che si sviluppi nei figli un forte senso di adattamento ad una situazione familiare confortevole in cui si è serviti e curati: vivere in un contesto che cerca di venire incontro alle esigenze dei giovani, attenuando il più possibile ogni forma di fatica, di partecipazione e di responsabilità rende oggettivamente difficile e meno conveniente l andar via di casa. 2.3 Uno stipendio tutto per sé I figli partecipano economicamente alla vita della famiglia? Contribuiscono in qualche modo alle spese di casa, se lavorano? Il 41% dei nostri intervistati non contribuisce in nessun modo alle spese familiare ma, se restringiamo il nostro campo di osservazione ai giovani occupati che hanno un contratto di lavoro regolare e quindi percepiscono mensilmente uno stipendio, vediamo che solo 1 su 5 dichiara di non dare alcun contributo economico, 1 su 3 versa regolarmente una quota fissa ai genitori, i restanti lo fanno più di rado. Contribuiscono di meno al bilancio familiare le donne della classe di età 25-34, mentre la categoria di ragazzi più partecipi alle spese della famiglia sono quelli che vivono con un solo genitore (il 48% versa a casa una quota fissa). Ma questo quadro abbastanza confortante viene subito smentito se guardiamo il tipo di contributo dato dai figli. Infatti, chi partecipa al bilancio familiare, generalmente lo fa pagandosi le spese personali, mentre sono pochi quelli che contribuiscono a spese a carattere più generale, come le bollette o la spesa giornaliera (Grafico 2.4). Non vi sono differenze notevoli per aree territoriali, sesso o età dei figli a dimostrazione del fatto che il dare soldi a casa non è particolarmente diffuso tra gli italiani. Dalla indagine condotta sui genitori dei ragazzi intervistati emerge peraltro che sono gli stessi genitori a non volere soldi dai figli, come se questo potesse rappresentare una monetizzazione della loro permanenza a casa, che invece si vuole fondata su altri valori e significati. 2.4 La famiglia: una prigione dorata Da quanto emerso finora l ambiente familiare dei giovani italiani sembra avere poche occasioni di conflitti e limitazioni: in questo ambiente, i figli sono ben integrati e probabilmente si sentono a loro agio. Ma è possibile che si siano assopiti nel giro di così pochi anni i conflitti generazionali, che vedevano i genitori e i figli di soli 20 anni fa su posizioni distanti e spesso contrastanti? C è qualcosa su cui i figli si lamentano? Diamo ancora una volta voce ai nostri intervistati. Ebbene, alla domanda se i ragazzi percepissero dei vincoli per il fatto di vivere in famiglia, meno di uno su tre dichiara di averli. Da questo valore medio si discostano di più le donne sulle quali pesano maggiormente le restrizioni imposte dai genitori mentre, al contrario, quelli che vivono in famiglie di dimensioni ridotte e con un solo genitore avvertono minori limitazioni (Tabella 2.4). Il dover rientrare a casa per i pasti è il disagio più sentito dai nostri intervistati, seguito dalla mentalità rigida dei genitori, dal non potersi intrattenere a lungo al telefono, dal

Il tema di fondo: la permanenza in famiglia 17 dover avvisare quando si dorme fuori casa e dal tenere in ordine la casa. Il rientrare in orario per i pasti, che in definitiva non è altro che una forma di rispetto per chi i pasti li prepara e una regola di convivenza comprensibilissima, sembra costituire uno dei pochi problemi avvertiti dai nostri giovani, una limitazione importante dei loro movimenti e molto diffusa. Questo non solo perché è una regola che è stata segnalata da moltissimi dei ragazzi che hanno dichiarato di avere dei vincoli in famiglia, ma anche perché tutte le altre limitazioni percepite assumono una rilevanza molto più modesta (Grafico 2.5). E evidente che mangiare insieme e arrivare in orari a cena costituisce una delle pochissime regole imposte dai genitori e che dunque va rispettata. Esistono delle differenze nella percezione dei vari vincoli familiari. Pur rimanendo sempre predominante il problema del rispetto degli orari, i ragazzi maschi più giovani si lamentano più del dover tenere in ordine la casa (16%) e delle limitazioni economiche poste dai genitori (9%), mentre gli intervistati più adulti avvertono di più la mancanza di intimità (9%); le ragazze più giovani si sentono più vincolate dal dover rispettare l orario dei pasti (48%) e dai problemi derivanti dalla mentalità all antica dei genitori (18%). I ragazzi occupati sono infine quelli per i quali i singoli limiti assumono un peso inferiore e che si configurano quindi come il gruppo per il quale la vita in famiglia sembra la meno problematica. Un ultimo aspetto della vita in famiglia riguarda le eventuali restrizioni avvertite dai giovani sulla loro vita di relazione, ma, anche su questo tema non sembrano esserci problemi: più di 9 ragazzi intervistati su 10 dichiara di non avere limitazioni sui luoghi e le persone da frequentare (Grafico 2.6). Solo in pochi casi i genitori vogliono essere almeno informati: al 4% dei giovani viene chiesto di dire con chi esce, al 2% dove va. In generale comunque possiamo dire che emerge una generalizzata fiducia accordata ai figli dai genitori. Anche su semplici regole di convivenza quali quelle del rispetto degli orari dei pasti o del rientro per dormire i giovani appaiono aver acquisito una certa autonomia: quasi la metà dei nostri intervistati si sente libero dal rientrare in tempo per il pranzo o la cena, il 44% deve avvisare preventivamente; il 39% può passare la notte fuori casa senza neanche avvertire, mentre più della metà deve informare in anticipo. 2.5 Liberi ma poco responsabili In definitiva, per i giovani lo stare in famiglia appare essere una condizione molto confortevole. Sono numerosi i vantaggi di cui godono, possono avere tante esperienze consentite più facilmente dalla società di oggi: possono spostarsi, viaggiare, vedere amici e fidanzati, sia a casa che fuori, passare con loro le vacanze e spesso anche quelle festività che erano un tempo dedicate alla famiglia (Tabella 2.5). Ogni desiderio sembra essere esaudito e senza particolari responsabilità. Le regole imposte dalla famiglia non appaiono molto gravose: l unica - importante per molti di loro - sembra essere quella del rientrare a casa per il pranzo, regola che viene in parte aggirata se si avvisa preventivamente sull ora del rientro.

18 Adele Menniti Sono anche accuditi nella maniera migliore: sono in gran parte spesati di tutto dai genitori che tendono a soddisfarli senza grosse limitazioni, non sono responsabilizzati nella gestione della casa. La famiglia sembra dunque svolgere un ruolo di utile alleato (e forse complice) nella fase sempre più lunga di preparazione alla vita indipendente, alleggerendo i giovani da molte responsabilità e preoccupazioni concrete e consentendo loro di concentrarsi sul proprio lavoro, sulla propria formazione professionale e di intessere una vita di relazione molto attiva. Non sono emerse grosse differenze tra i modi di vita dei ragazzi: la condizione giovane mammone appare essere molto simile per tutti e il vivere a casa con mamma e papà rappresenta un elemento di aggregazione, di appartenenza ad una generazione, più che di marginalizzazione o critica. In questo quadro positivo sono poche le eccezioni e tra queste la più importante riguarda le donne: le ragazze si scontrano, soprattutto al sud, con un atteggiamento più chiuso nei riguardi della sessualità e sono maggiormente coinvolte nelle attività domestiche. I giovani che vivono in famiglie numerose sembrano invece più vincolati nell utilizzo della casa e più legati alle regole familiari. I figli più giovani sono più soggetti a vincoli e limitazioni da parte dei genitori; dopo i 25 anni i figli diventano adulti e la convivenza con i genitori richiede meno obblighi in termini di flessibilità negli orari e partecipazione alle attività familiari. Infine, i figli che già lavorano sembrano avere ancora meno vincoli degli altri e senza dubbio vivono con grande naturalità e positività la loro condizione di figlio di casa : scarso il loro coinvolgimento alle attività familiari, poco diffuso il contributo al bilancio familiare e ampia la libertà di movimento. Quello che fanno è di non gravare sulla famiglia per le loro spese personali. Detto questo, è quindi logico e naturale che nel nostro paese si stia sviluppando nei giovani che vivono con i propri genitori un forte adattamento a una situazione confortevole, rassicurante e senza responsabilità: stare e crescere in un ambiente malleabile, che si ristruttura alle esigenze del giovane, attenuando ogni forma di criticità e di conflittualità, rende oggettivamente difficile e in fondo quasi irragionevole, andare via di casa. Dove poter trovare condizioni migliori di quelle già buone che si hanno vivendo con mamma e papà? Il processo di affrancamento dal controllo dei genitori non presuppone e richiede l uscita da casa come succedeva in passato, ma viene attuato, serenamente e con accordo, anche rimanendo in famiglia. Oggi si è liberi a autonomi nei propri movimenti, senza essere però responsabilizzati. Questo è probabilmente il vero nodo (e problema) della prolungata permanenza dei giovani in famiglia, poiché può creare una generazione di persone che non riescono a risolvere le difficoltà di tutti giorni e a prendersi delle responsabilità, abituate come sono ad avere tutto e subito.

Il tema di fondo: la permanenza in famiglia 19 Tabella 2.1. La disponibilità di una propria camera in alcune categorie di intervistati, 1998 (%). Totale 25-34 anni Occupati 5+componenti Sì 72 77 74 50 Sì, ma la condivido con altri (fratelli, sorelle, ecc.) 24 19 22 44 No 4 4 4 6 Totale 100 100 100 100 Grafico 2.1. La libertà nell utilizzo della casa, 1998 (%). nell ospitare amici nell organizzare feste, cene, etc, Sì Sì, con preavviso No Tabella 2.2. La libertà di avere momenti di intimità con il partner in alcune categorie di intervistati, 1998 (%). Totale donne famiglie famiglie meridionali di genitori soli con 3 componenti Sì 48 26 57 52 Sì, con preavviso 9 6 7 9 No 43 68 36 39 Totale 100 100 100 100

20 Adele Menniti Grafico 2.2. Intervistati che non contribuiscono all organizzazione familiare secondo alcune loro caratteristiche, 1998 (graduatoria, %). 0 5 10 15 20 25 Maschi Occupati 25-34 anni Comuni con più di 500 mila abitanti Figli di madri casalinghe Totale 20-24 anni Figli di genitori soli Femmine Tabella 2.3. Il contributo dei giovani all organizzazione familiare, 1998 (% calcolata sui ragazzi che collaborano ad almeno una attività). Le attività per la famiglia Totale occupati maschi a tempo pieno Pulire casa 48 41 24 Fare la spesa 47 44 39 Rifarsi il letto 35 31 29 Pulire la propria camera 32 30 27 Cucinare 30 24 18 Piccole riparazioni 18 24 33 Accompagnare i genitori 18 19 21 Pagare le bollette 11 12 13 Fare il bucato e stirare 9 7 2 Occuparsi di problemi particolari (pagare le tasse, ecc.) 4 6 6 Grafico 2.3. La partecipazione alle scelte di acquisto, 1998 (%). % 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Hi-fi Automobile Computer maschi Elettrodomestici femmine Arredamento