ALLEGATO A CERVO PIANO DI GESTIONE E CALENDARIO DI CACCIA NELLE AREE NON VOCATE DELLA REGIONE TOSCANA ANNATA VENATORIA 2016-2017 1) Introduzione Il presente Piano di gestione riguarda gli individui appartenenti alla specie Cervo presenti in Toscana, esternamente alle aree ACATER. Si tratta di nuclei o piccole popolazioni derivate da fughe accidentali da recinti di allevamento/detenzione avvenute negli anni scorsi. Tutte le aree interessate dalla presenza della specie oggetto del presente Piano sono classificate come non vocate dalla pianificazione faunistico venatoria vigente, approvata dalla Regione e dalle province negli anni trascorsi. 2) Riferimenti normativi Dopo il trasferimento delle funzioni Caccia, Pesca e Gestione faunistica dalle Province alla Regione Toscana, avvenuto formalmente il 1 gennaio 2016, sono in carico agli Uffici Regionali le competenze relative alla raccolta ed istruttoria dei Piani relativi al prelievo selettivo sugli Ungulati.
Tali procedure sono state, in particolare, recentemente evidenziate dalla L.R. 10 del 9 febbraio 2016 (Legge Obiettivo Ungulati Toscana). In tale Legge l'art. 2 definisce le finalità di gestione nelle aree non vocate per una determinata specie, ove questa viene gestita attraverso il prelievo selettivo con finalità non conservative, in relazione alle problematiche di danneggiamento possibile nei confronti delle colture. Nell'articolo 4 sono definite le modalità di gestione del prelievo selettivo nell'ambito delle diverse unità di gestione e viene designata la Giunta Regionale, quale organo di approvazione dei piani di prelievo e dei calendari di caccia distinti per ciascun ambito gestionale, quali i distretti e gli istituti privati. Il Piano, deriva dalla raccolta ed elaborazione unitaria dei piani presentati dai soggetti responsabili delle unità di gestione del comprensorio alla Regione, ed è inviato ad ISPRA per il parere, prima della sua approvazione. Tale parere risulta in particolare necessario ai sensi di quanto disposto dall'art. 11-quaterdecies, comma 5 della Legge 2 dicembre 2005, n. 248, essendo rivolto ad una attuazione in tempi maggiori rispetto a quanto previsto dalla L. 157/92. Coerentemente alla suddetta L. 248/2005, il piano è impostato sulla suddivisione di dei prelievi in classi di sesso ed età, secondo una ripartizione quantitativa e qualitativa derivata dalla preventiva analisi delle caratteristiche delle popolazioni, mediante censimenti e valutazioni della struttura di popolazione. 3) Descrizione delle popolazioni di cervo in area non vocata In Toscana, dai dati ad oggi reperibili, sono presenti i seguenti nuclei di cervo, non appartenenti e non in contatto con l'area Cervo Appenninico Tosco-Emiliano-Romagnolo. Tutti gli individui dei nuclei in questione si sono originati da fughe accidentali di soggetti detenuti in recinti di allevamento e riguardano entità geneticamente assai varie (sicuramente ibridi di cervo scozzese, alpino, centro-europeo e di provenienza extra-europea) selezionati dagli allevatori importatori per il trofeo o la carne. 3.1) Nuclei Cervo di Cavriglia Chianti Fiorentino Si tratta di una popolazione derivata dalla fuga accidentale di cervi detenuti nel parco zoo di Cavriglia avvenuta negli anni '90. La caratterizzazione genetica degli individui è sconosciuta, ma come altre specie presenti nello zoo è ipotizzabile una provenienza dell'est Europa dei primi animali immessi. La specie popolazione si è divisa in modo relativamente netto in due sotto nuclei. Il primo appare legato alla porzione aretina e senese dell'areale (Nucleo di Cavriglia), esteso per circa 10.000 ettari occupati da diversi distretti e aziende. Il secondo ha il baricentro più spostato ad ovest, nell'area di Greve in Chianti e Rignano (Nucleo del Chianti Fiorentino), per ulteriori 8-10.000 ettari, e comprende esclusivamente i distretti e le aziende faunistiche della provincia di Firenze. I due nuclei si sovrappongono ad importanti comprensori viti-vinicoli della Regione (Consorzio del Chianti
Classico) ed operano localmente danni non tollerabili. Per tale motivo tutti gli areali di presenza della specie nelle tre province interessate sono state dichiarate non vocate nella passata programmazione. Per tali motivazioni sono state condotte in passato azioni di controllo numerico e di gestione venatoria con piani di prelievo illimitati. Nell'ultima annata (2015-16) complessivamente nei due nuclei sono stati prelevati complessivamente 74 capi. I dati di censimento della stagione corrente, certamente sottostimati per l'ampia copertura boscata delle aree occupate hanno permesso di stabilire una consistenza minima variabile tra 41 e 85 capi nel nucleo di Cavriglia e di 35-74 capi nel nucleo del Chianti fiorentino. 3.2) Nuclei di Cervo della Val di Cecina L'origine della popolazione ancora distinta in due nuclei distinti divisi dal Fiume Cecina, deriva da due fughe successive di cervi di varia caratterizzazione genetica (C. scoticus ed ibridi di origine UK), avvenuti nel Comune di Montecatini Val di Cecina da due distinti recinti di allevamento (Il Frassinello nella porzione nord, e de La Bandita, nella porzione sud) avvenute negli anni 2000-2006. Il nucleo nord, di circa 60 individui, interessa circa 5.000 ettari nell'afv di Miemo e nei distretti circostanti dell'atc Pisa 14. Il nucleo sud interessa i 2 Distretti di caccia (14-1 e 14-2) e l'afv Montegemoli Serra. Questo nucleo con circa 50 capi interessa parzialmente anche la Provincia di Livorno (Distretto A, Macchia della Magona) ove sono stati avvistati 4-10 capi. Anche in questi casi la non vocazione delle aree occupate è derivata oltre dall'origine degli animali dalla presenza di aree viti-vinicole di pregio. Di particolare importanza rilevare che la direzione di propagazione livornese si trova a ridosso di importantissimi distretti viticoli (Bolgheri). 3.3) Nucleo Grossetano del Marruchetone Si tratta di un piccolo nucleo di cervo derivato da fuga di animali detenuti in un recinto, in loc. Marruchetone. Sono stati avvistati 5 capi durante i censimenti, ma esistono notizie affidabili relative ad una avvistamento nella zona di un gruppo di almeno 20 capi. Si tratta di animali provenienti dal Monte Penna, ove negli anni '90 era presente un recinto di allevamento. Successivamente al fallimento dell'azienda che lo gestiva furono tagliate le recinzioni ed un numero imprecisato di capi fuoriuscì. Gli animali circolano entro i confini del Distretto di caccia di selezione GR DS 21 e nelle Aziende faunistiche incluse. 3.4) Nucleo di Radicondoli I capi presenti nella porzione centro-meridionale della Provincia di Siena derivano da fughe di individui presenti nei recinti di allevamento della Val di Merse nella zona di Radicondoli. Gli animali erano allevati in proprietà demaniali. L'epoca delle prime fughe è da farsi risalire ai primi anni 2000. Le dense aree forestali della Montagnola senese hanno permesso la successiva diffusione in un area complessivamente valutabile in circa 10.000 ettari inclusa in tre AFV e 2 distretti di caccia di selezione. Le stime di consistenza all'anno corrente si aggirano su circa 120-150 capi.
4) Ambito di applicazione del Piano e dei prelievi Ai fini della omogeneizzazione dei dati e per inserire le proposte di prelievo nelle Unità di Gestione esistenti per il prelievo selettivo (Distretti di caccia di selezione al capriolo, Aziende Faunistico Venatorie) i dati relativi ai censimenti e ai piani sono rapportati alle superfici di tali ambiti gestionali. Nel caso della presenza di Aziende Agrituristico Venatorie entro i confini dei Distretti sono state considerate anche tali superfici, fermo restando il criterio che gli eventuali prelievi sono gestiti all'interno del Piano del Distretto. Si sottolinea a riguardo come le difficoltà censuarie sulla specie e la ridotta dimensione dei singoli nuclei rendano oltremodo difficoltoso giungere a dati di stima di consistenza precisi. Allo stesso modo, si ritiene che il prelievo debba essere concesso a scalare sulla base di un quanto più ampio possibile piano di prelievo. Nell'Allegato inviato ad ISPRA, sono descritti per ciascuna Unità di gestione interessata, i dati di consistenza stimata ed i piani di prelievo per l'annata 2016-17. I dati per ciascun comprensorio sono stati valutati per ciascuna Unità di Gestione (di seguito indicate come UdG: Distretti gestiti dagli ATC, Aziende Faunistico Venatorie, Aziende Agrituristico Venatorie incluse nel distretto) poste in area non vocata alla specie, indicati in dettaglio nell'allegato. In esso sono stati generati per ciascuna Unità di Gestione (Distretto, AFV), tre gruppi di colonne che sinteticamente elencano: 1) rappresentazione della descrizione fisica dell'unità di gestione entro la quale sono presenti i nuclei di cervo, superficie totale e boscata, censimenti utilizzati, densità e struttura riscontrate; 2) Piano di prelievo proposto, partendo dalla consistenza minima certa del nucleo, ripartita omogeneamente per classi di sesso/età; per tutte le situazioni in questione si propone un prelievo pari alla consistenza stimata; 2) rappresentazione dei prelievi effettuati negli anni precedenti, ove effettuati, percentuale di prelievo realizzata e proporzione tra sessi e classi di età. Lo scopo dell'attività gestionale per tali popolazioni, presenti in area non vocata, derivati da fuoriuscite accidentali di soggetti appartenenti a ceppi geneticamente difformi dalla specie originaria, considerate le problematicità causate dai danni attuali e potenzialmente futuri, risulta quello di giungere, anche per annate successive, alla loro eradicazione. Ciò, appare conforme a quanto in merito indicato dalle Linee Guida ISPRA. Non sono al momento disponibili dati di consistenza relativi alle aree protette incluse o circostanti ai nuclei suddetti. La Regione ha comunque formalmente approvato l'indicazione che tali informazioni (L.R. 10/2016 art. 6 comma 6) entreranno a far parte dei piani comprensoriali. Per tali aree gli interventi effettuati ai sensi dell'art. 19 della L. 157/92 (e art. 5 della L. 10/2016) saranno oggetto di richiesta di specifico parere ad ISPRA.
5) Tempi e modi di prelievo Si propone per il cervo nei nuclei/popolazioni oggetto del presente piano, allo scopo di arginare la diffusione delle medesime e gli attuali e prossimi danni, di aumentare i tempi di prelievo rispetto a quanto previsto per la gestione conservativa della specie in aree ad essa vocate dalle Linee Guida ISPRA. E' difatti intuibile che solo aumentando i tempi di prelievo, rispetto alle caratteristiche etologiche della specie, sia possibile ottenere adeguati risultati in termini numerici. I tempi di prelievo previsti nel presente piano sono comunque compatibili con quanto suggerito nel volume Ungulate Mangement in Europe: Problems and Practices, Putman R, Apollonio M. e Andersen R., 2011 pubblicato da alcuni tra i massimi esperti di gestione degli ungulati in Europa; I periodi proposti sono perciò, fermi restando il silenzio venatorio nei giorni di martedì e venerdì ai sensi dell art. 1 comma 2 L.R. 3/94, i seguenti: Cervo: maschi adulti: dal 15 agosto al 15 settembre 2016 e dal 1 ottobre 2016 al 15 febbraio 2017 maschi sub-adulti: dal 15 agosto al 15 settembre 2016 e dal 1 ottobre 2016 al 15 marzo 2017 maschi giovani: dal 15 agosto al 15 settembre 2016 e dal 1 ottobre 2016 al 15 marzo 2017 femmine adulte, sottili e piccoli: : dal 15 agosto al 15 settembre 2016 e dal 1 gennaio al 15 marzo 2017 Ai sensi dell articolo 11-quaterdecies, comma 5, della legge 2 dicembre 2005, n. 248, la caccia di selezione in attuazione del presente piano di gestione della specie cervo nelle aree non vocate, è esercitabile, nei periodi sopra indicati, per cinque giorni alla settimana con esclusione del martedì e del venerdì. Nel periodo compreso tra la terza domenica di settembre ed il 31 gennaio, i prelievi e le giornate di caccia debbono essere annotati anche nel tesserino venatorio di cui all articolo 6 della l.r. 20/2002; I metodi di prelievo sono esclusivamente quelli della caccia di selezione (carabina con ottica di puntamento), a scalare anche in contemporanea al prelievo selettivo operato su altre specie di ungulati e per tutti i giorni della settimana consentiti.