Il riformismo di Federico Caffè



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Banca d Italia Università Roma Tre Celebrazione del centenario della nascita di Federico Caffè (Roma, 12 novembre 2014) Il riformismo di Federico Caffè Ringrazio il Comitato organizzatore che mi ha invitato ad intervenire in questo convegno dedicato a Federico Caffè. Debbo dire che ho accettato, vincendo la mia esitazione, determinata soprattutto dal fatto di avere avuto già altre occasioni di scrivere di lui, da solo o in compagnia 1. Inoltre, poche settimane fa si è svolto a Firenze un Convegno organizzato da Piero Roggi e Monika Poettinger, nel quale molte voci più autorevoli della mia si sono fatte sentire per contribuire alla definizione dell opera scientifica di Caffè. Ho ritenuto però che, a ventisette anni dalla sua scomparsa, soprattutto noi suoi allievi abbiamo il compito di raccontarlo alle nuove generazioni, che non hanno avuto l opportunità di conoscerlo, come professore o pubblicista. In effetti molte iniziative sono state prese in questo lungo periodo per ricordare la sua opera; ricordo soprattutto la Giornata in ricordo di Federico Caffè, svoltasi nel maggio 2012, a cura della Facoltà di Economia e del Dipartimento di Economia e Diritto della Sapienza Università di Roma, con la partecipazione di due dei suoi allievi più noti: Mario Draghi e Ignazio Visco; gli Atti sono finalmente vicini alla pubblicazione. Devo ricordare, inoltre, le Lezioni Federico Caffè che il Dipartimento di Economia e Diritto organizza ogni anno, con il concorso della Banca d Italia, affidandole a prestigiosi studiosi, stranieri e italiani; alcune di tali Lezioni sono state poi pubblicate in un apposita collana della Cambridge University Press. Tra poche settimane sarà nostro ospite alla Sapienza il Professor Jordi Gali, nell ambito di un iniziativa del Dipartimento di Economia e Diritto, insieme alla Facoltà di Economia, che vuole appunto ricordare, come avviene qui oggi, il Centenario della nascita, affiancando alle Lezioni due sessioni di lavoro sui problemi dell Unione europea. 1 Cfr., ad esempio, Tiberi (2001 e 2012); Acocella, Rey, Tiberi (1998) e Acocella, Tiberi (2014).

Tornando a questo incontro, mi sono poi convinto che esso fosse la circostanza giusta per riproporre il mio punto di vista su un aspetto, per me importante, del suo profilo di economista ed intellettuale, aggiornandolo alla luce di alcune letture nuove, tra cui ha avuto particolare rilievo il lavoro di completamento antologico degli scritti pubblicistici, svolto in questi anni, con affetto e competenza, da Giuseppe Amari 2. Tale punto di vista considera molto significativa, tra gli scritti di Caffè, la prefazione a una delle sue tradizionali raccolte di lavori, alle quali affidava il desiderio di raggiungere un maggior numero di lettori rispetto a quelli delle pubblicazioni di tipo accademico, nelle quali erano inizialmente apparsi. Ho descritto altrove tale prefazione come il suo testamento culturale 3 : per il suo contenuto breve e pregnante; per l inserimento in un opera con un titolo chiaramente emblematico in un periodo dominato dagli orienatmenti neo-liberisti; per il momento in cui è stata scritta, appena prima che l emergere della sua depressione gli togliesse la voglia e la capacità di scrivere 4. Prima di sviluppare questo punto, desidero, tuttavia, ricordare altri tratti della sua vita. Si è, dunque, parlato spesso di lui come di un grande uomo, sebbene fosse una persona molto piccola, contraddistinta, tuttavia, da un volto straordinariamente espressivo di ingegno, ironia e malinconia. Caffè è stato, invero, un grande uomo, molto generoso, particolarmente con i suoi familiari, nonché con i suoi studenti ed allievi; a questi ultimi chiedeva, allo stesso tempo, rigore, applicazione, capacità di approfondimento, creatività e, soprattutto, il gusto per il dubbio sistematico, in quanto pericolosa, invece, appare la precostituzione di sentieri di indagine obbligati per coloro che siano ai primi passi della ricerca 5. Aggiungo che Caffè non era praticante. In proposito mi sento di ribadire che la sua prodigiosa cultura umanistica trova fondamento, per dirla con Gramsci, in una sorta 2 Cfr. Caffè (2013, 2014). Raccolte precedenti sono contenute in Caffè (1990, 2007). Divulgazione è signorilità ha scritto Luigi Einaudi, come ricordato dallo stesso Caffè, che ha onorato tale affermazione con un estesa attività pubblicistica, svolta con inconsueto disinteresse. In un certo senso, può essere collocato in tale ambito anche l impegno dedicato da Caffè alle traduzioni, quelle sue e quelle nostre, da lui supervisionate. 3 Cfr. Tiberi (1997:137). 4 Cfr. Caffè (1986: 7-11). 5 Cfr. Caffè (1986: 9).

di storicismo assoluto, col quale occorre guardare alle cose del mondo, al di fuori di ogni provvidenzialismo o determinismo metafisico 6. Aveva bensì uno stile di vita, definito da qualcuno francescano, così come a lui piaceva richiamare l'immagine evangelica dello spezzare il pane per i discepoli, quando parlava del suo ruolo di docente e divulgatore. D altra parte, non posso escludere l intima ricerca di conforto nella religione in momenti cruciali della sua esistenza. Caffè è stato un grande docente: con le lezioni, preparate scrupolosamente e svolte con seducente voce baritonale, trasmettendo valori e tecniche con molto equilibrio; con gli esami orali, condotti con un inimitabile capacità di confronto con gli interrogati; con la scrupolosa e stimolante attività di relatore di tesi. La sua disponibilità era quasi leggendaria, anche se girerà per il mondo qualcuno degli studenti che ha sperimentato gli scoppi della sua ira, suo incontenibile peccato capitale, come lui stesso affermava, oppure qualche studentessa, che conserva ancora i segni metaforici della sua graffiante ed innegabile misoginia. L'aspetto che più colpiva in questo ininterrotto dialogo di massa era la sua capacita di capire le ragioni degli altri. In ciò l aiutava l'intuizione che non c'e violenza senza sofferenza, nonché il suo sdegno all'idea che un'intera generazione di giovani debba considerare di essere nata in anni sbagliati e debba subire come fatto ineluttabile il suo stato di precarietà occupazionale 7. Caffè è stato un grande economista, avendo contribuito decisamente all affermazione della politica economica come disciplina autonoma, ancorata rigorosamente alla teoria economica; solo allora, infatti, si può affermare una visione del mondo che affida alla responsabilità dell uomo le possibilità del miglioramento sociale 8. Egli è stato, inoltre, un grande intellettuale, non solo per la ricchezza della sua cultura umanistica e musicale, ma perché portatore di una visione complessiva di un più alto tipo di società, mantenendo, allo stesso tempo, la propria insofferenza verso le controversie nominalistiche come quella sul superamento del capitalismo, su cui si 6 Cfr. Tiberi (1997: 133). 7 Cfr. Caffè (1990: 209). 8 Cfr. Caffè (1986: 10).

sono da sempre concentrate preziose energie intellettuali e politiche, in Italia e altrove. Del resto non bisogna sentirsi imbarazzati dalla vaghezza che può avere l idea di un più alto tipo di società ; Caffè stesso ci aiuta nel darle concretezza quando ci parla dei contadini del suo Abruzzo che potevano finalmente prendere un autobus per i loro spostamenti e non più camminare a piedi scalzi per risparmiare le scarpe oppure usufruire dei servizi sanitari del nuovo ospedale di Atri 9. Egli era del tutto consapevole della complessità del capitalismo moderno, dominato dalle imprese e dagli intermediari finanziari transnazionali al punto da reclamare, a tutela dei piccoli rispamiatori inesperti un opera informativa che illustri e documenti il carattere ingannevole o fraudolento delle promesse (alle quali essi si trovano esposti) di ingenti guadagni e di rapida moltiplicazione dei loro averi 10 ; di fronte a tale complessità, la sua scelta era peraltro quella dell impenitente tappabuchi rispetto all attesa, forse velleitaria, di molti per una trasformazione radicale del sistema 11. Caffè era dunque portatore di una concezione riformista, i cui punti fermi sono stati: una politica economica che non escluda, tra gli strumenti da essa utilizzabili, i controlli condizionatori delle scelte individuali; che consideri irrinunciabili gli obiettivi di egualitarismo e di assistenza che si riassumono abitualmente nell'espressione dello Stato garante del benessere sociale; che affidi all'intervento pubblico una funzione fondamentale nella condotta economica 12. Caffè, più di altri, ha conseguentemente saputo tenere ferma la direzione di marcia, anche quando il travolgente successo del neo-liberismo, a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, ha determinato un forte sbandamento politico e culturale tra le forze riformiste. In quel periodo egli fu tra i pochi, se non il solo, a mettere vigorosamente in evidenza che il neo-liberismo, almeno per quanto riguardava il contributo degli economisti, riproponeva una datata concezione apologetica 9 Cfr. Tarantini (1985: 153-60). In questa rara intervista Caffè non manca di ricordare, in linea con un economista italiano dell 800, come l unica forma di redistribuzione che possiamo fare sono i servizi sociali. 10 Cfr.Amari, Rocchi (2007: 252). 11 Cfr. Caffè (1990: 3). 12 Cfr. Caffè (1986:7).

dell istituzione mercato, che l opera di grandi studiosi, nonché l esperienza storica, avevano, secondo lui, definitivamente ridimensionato se non liquidato 13. Anche grazie ai compiti istituzionali di un certo rilievo da lui ricoperti, egli aveva acquisito una conoscenza profonda del capitalismo reale, per il quale, a suo avviso, valeva l illuminante frase di Keynes: l incapacità di provvedere un occupazione piena e la distribuzione arbitraria e iniqua della ricchezza e dei redditi sono i difetti più evidenti della società economica nella quale viviamo 14. Per quanto riguarda la questione dell occupazione il capitalismo storico è diverso da quello ideale, rilevava Caffè, condividendo l affermazione di Joan Robinson, la quale, in sintonia con Kalecki, sottolineava che l'economia moderna si è dimostrata incapace di sviluppare le istituzioni politiche e sociali, sul piano interno come su quello internazionale, che sono necessarie per rendere un durevole pieno impiego compatibile con il capitalismo 15. Più personale è stato il suo impegno sul tema dell equità, per il quale, già in suo breve articolo del 1945, scriveva, in termini di evidente ascendenza pigouviana, che : Mantenere su due piani distinti il problema tecnico della produzione e quello sociale dell equa distribuzione significa praticamente lasciare insoluto questo ultimo, come dimostra il fatto che la libertà dal bisogno, l attenuazione delle disparità economiche individuali, l uguaglianza nelle possibilità sono ancora oggi mete da raggiungere, pur essendo aspirazioni antichissime 16. Gli approfondimenti successivi hanno reso consapevole Caffè che la ricerca dell equità non poteva essere logicamente motivata dall ipotesi della confrontabilità delle utilità individuali, come proposto dall elaborazione di Pigou; essa restava, comunque, un legittimo giudizio di valore ispirativo del lavoro teorico degli economisti. 13 L orientamento chiaramente interventista di Caffè non gli impediva di cogliere i consistenti fallimenti del nonmercato, segnalati tanto dalla teoria economica, quanto dalla sua diretta valutazione dell operato delle istituzioni nazionali e internazionali. 14 Cfr. Keynes (1973: 372). 15 Cfr. Robinson, Wilkinson (1977:13). 16 Cfr. Caffè (2009: 142).L articolo, riprodotto in tale volume, fu scritto da Caffè nel 1945.

Tra questi ci sono, intanto, anche coloro che sono stati convinti dall impostazione ordinalista di Pareto, secondo il quale l economista deve concentrare le sue energie analitiche sull efficienza, non potendo farlo sull equità, per la fragilità dell ipotesi della confrontabilità. Ci sono però molti altri economisti che non hanno abbandonato, in dissenso con l esortazione di Pareto, il tema dell equità agli studiosi di altre discipline, ma hanno cercato di approfondire il nesso tra equità ed efficienza. L inevitabile sinteticità di questa nota ci induce a ricordare due immagini metaforiche per contraddistinguere il diffuso punto di vista degli economisti contemporanei, non particolarmente sensibili alla tematica egualitarista. La prima è quella del secchio bucato di Okun che, pur non essendo del tutto indifferente rispetto all esigenza di maggiore equità del sistema economico, ha inteso ammonirci sulla possibile inefficacia di provvedimenti redistributivi che portino ai meno abbienti un secchio vuoto, dopo averlo riempito con l acqua dei più abbienti 17. La seconda è quella dello sgocciolamento (trickle down), che è stata proposta dai più convinti fautori della globalizzazione neo-liberista, iniziata alla fine del secolo scorso; con essa si è inteso descrivere il meccanismo, centrato soprattutto sull operato spontaneo delle forze di mercato, in grado di determinare un grande aumento del reddito prodotto, la cui fetta maggiore può anche essere assorbita da chi ha più potere economico ma che, per la parte residua, sgocciolerà anche a favore delle fasce più povere. E il meccanismo non va inceppato, ricercando una maggiore equità con provvedimenti redistributivi, che potrebbero pregiudicare l obiettivo dell efficienza. In effetti va riconosciuto ai processi di maggiore integrazione internazionale la capacità di avere sottratto milioni di persone dallo stato di povertà assoluta, ma accentuando, in gran parte del mondo, la diseguaglianza complessiva dell assetto distributivo 18. In questo contesto hanno ritrovato credito le posizioni, ripetutamente espresse da Caffè, volte a recuperare il nesso positivo tra equità ed efficienza. Mi limito a 17 Cfr. Okun (1975). 18 Su questo argomento cfr., tra gli altri, Acocella et al. (2004).

ricordare due citazioni significative per le fonti da cui provengono; la prima, contenuta in un documento del 2005 della World Bank, una delle principali organizzazioni internazionali, ci ha detto che: Per molti se non per la maggior parte delle persone, l equità è di importanza intrinseca come un obiettivo di sviluppo di per sé. Ma il nostro Report va oltre, col presentare una convincente documentazione che un ampia condivisione di opportunità economiche e politiche è anche strumentale per la crescita e lo sviluppo. Ciò per ragioni economiche, perché una maggiore equità può portare ad un più completo ed efficiente uso delle risorse di una nazione 19. La seconda si può trovare in un recente numero dell Economist, prestigiosa rivista liberale inglese, dove si può leggere che, sulla base di una valida evidenza empirica, negli ultimi anni, la quota del reddito nazionale acquisita dall 1% più ricco, è aumentata in moltissime parti del mondo, con l interessante eccezione di alcuni Paesi dell America Latina. Non solo perché, dopo avere affermato che la crescente ineguaglianza è una delle più grandi sfide sociali, economiche e politiche del nostro tempo, si aggiunge che ricerche svolte da economisti del Fondo Monetario Internazionale suggeriscono che la disuguaglianza dei redditi rallenta lo sviluppo, causa crisi finanziarie e indebolisce la domanda 20. Si ritrovano quindi, condivise al alto livello, valutazioni espresse moli anni prima da Caffè che considerava l obiettivo dell egualitarismo un punto fermo del suo insegnamento e scriveva esplicitamente nel lontano 1974 che: il traguardo che tutti additano della efficienza ha oggi come via obbligata quella della ricerca incessante di soluzioni che attenuino, ora e non in un imprecisato futuro, le disuguaglianze sociali anziché perpetuarle e consolidarle 21. Ciò non significava disconoscere l importanza degli interessi in gioco e delle idee che li alimentano; non a caso, in uno dei suoi articoli più apprezzati, La strategia dell allarmismo economico, egli segnalava la capacità dei ceti dominanti di condizionare la spinta emancipatrice dei ceti più deboli, facendo ricorso a toni 19 Cfr. World Bank (2005: XI). 20 Cfr. Economist (2012: 6). 21 Cfr. Caffè (1990: 115).

apocalittici ogniqualvolta si profili il serio tentativo di eliminare gli spigoli più clamorosi in fatto di equità 22. Viene da chiedersi quale sarebbe oggi lo stato d'animo di Caffè, mentre alcuni dei suoi messaggi più significativi non sembrano trovare grande ascolto 23 : l'enfasi da porre più sugli immensi vuoti da colmare che sui limitati eccessi da eliminare nell'operato del Welfare State 24 ; il richiamo alla funzione di occupatore di ultima istanza che il potere pubblico dovrebbe assolvere 25 ; la ferma contrarietà all applicazione di meccanismi selettivi per l accesso all istruzione universitaria 26 ; il rischio, già segnalato da John Kenneth Galbraith, della dissoluzione del sindacato nella economia moderna, nella quale c è, invece, da riconoscere il ruolo fondamentale che le masse operaie organizzate svolgono attualmente a potente sostegno delle isituzioni democratiche in tempi difficili 27 ; problema cruciale dei nostri tempi è proprio quello del superamento della struttura monarchica dell impresa 28 ; oggi ci si trastulla nominalisticamente alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo. E si continua ad ignorare che esso. nelle sue ispirazioni ideali, è racchiuso nella Costituzione 29. Qualche consolazione, come gli è capitato durante la vita, potrebbe trarre dagli accenti critici, nei confronti dell'operato del capitalismo reale, che provengono dal solidarismo cristiano, proprio mentre sembra, invece, smarrirsi, nella cultura laica a lui più congeniale, non solo la capacità corrosiva ma le aspirazioni che si 22 Cfr. Caffè (1972). 23 Non posso fare a meno di accompagnare il ricordo di questi frammenti suggeriti da Caffè con la sua raccomandazione rivolta a chi cita Keynes: Non è con il far richiamo ad affermazioni incidentali, dall apparenza particolarmente anticipatrice delle vicende dei nostri tempi, che possono desumersi indicazioni idonee a risolvere i problemi che ci assillano. Cfr. Caffè (1981: 78). Per altri frammenti cfr. Faucci (2002) e Amari (2014). 24 Cfr. Caffè (1990:passim). 25 Cfr. Caffè (1990: 228). 26 Cfr. (Caffè:107). 27 Cfr. Caffè (2014: 96). 28 Cfr. Caffè (2013: 81). Si ritrova qui l eco del rammarico di Caffè, da sempre attento al problema della democrazia industriale, per l insabbiamento del progetto di legge Morandi-D Aragona, per dare riconoscimento ufficiale di numerosi Consigli di Gestione sorti nei primi anni del secondo dopoguerra; ecco una prima occasiione perduta. Cfr. Amari, Rocchi (2007:306). 29 Cfr. Amari, Rocchi (2009: 126).Sento anche personalmente molto illuminante quanto ha scritto Calogero: La più solida democrazia nasce dalla molteplicità delle democrazie. Cfr. Calogero (1945: 60).

identificano in quel tanto di socialismo che appare realizzabile nel contesto del capitalismo conflittuale con il quale è tuttora necessario convivere 30. E a questa concezione economico-sociale progressista, come la definisce Caffè stesso, che approda il suo lavoro intellettuale; in essa si realizza una mirabile sintesi di etica, economia e storia, che mi piace definire il riformismo radicale di Caffè. Questa definizione mi permette di individuare letteralmente le radici, appunto, del suo pensiero; valgono per tutti due passaggi di suoi scritti: nel primo, traendo spunto da una frase, scritta da Ferruccio Parri ai suoi collaboratori quando dovette abbandonare la Presidenza del Consiglio, non c è ombra nella vita di chi ha la luce di un ideale, Caffè aggiunge: Il mio non lascia margini di moderatismo opportunistico 31. Nel secondo, invece, per ribadire la sua bussola culturale, insidiata dalle ventate neo-liberiste, da un lato, e da quelle rivoluzionarie, dall altro, egli scrive: Essendo generalmente uomo di buone letture, il riformista conosce perfettamente quali lontane radici abbia l ostilità a ogni intervento mirante a creare istituzioni che possano migliorare le cose 32. Ed è, ispirandosi a tale riformismo di Caffè, e magari a quello di molti altri, che si può ancora, a mio avviso, affrontare il futuro, con l'ottimismo della volonta, per verificare il suo convincimento, si può dire keynesiano, del prevalere inevitabile delle idee sugli interessi costituiti. Resterebbe da compiere l ultimo metro del mio percorso, dichiarando se per me Federico Caffè possa essere considerato un economista di sinistra. Qualcuno prima di me ha affrontato il punto con esiti diversi 33 ; naturalmente ho una mia idea in proposito ma, in una sede accademica come questa, mi sarei sentito in dovere di sostenerla con delle buone carte a cominciare dal conciso e lucido saggio di Bobbio di alcuni anni fa 34. Ciò avrebbe richiesto uno spazio maggiore per il mio intervento; bisognerà dunque attendere un altra occasione. 30 Cfr. Caffè (1990: 139). 31 Cfr. Caffè (2007: 386). 32 Cfr. Caffè (2007:383). Proprio per la forza delle buone letture il riformista non deve avere il timore di assumersi l onere della prova nel sostenere la validità delle proprie proposte. A proposito del riformismo di Caffè, mi piace di ricordare come Ermanno Rea abbia pensato di utilizzare il felice ossimoro riformista rivoluzionario ; cfr. Rea (2014). 33 Cfr. Bovero (1995), Archibugi (1999), Faucci (2002). 34 Cfr. Bobbio (1994).

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