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COMUNE di BOTTICINO - Brescia ANALISI AMBIENTALE STATICA Pagina 2 di 8 ISO ambiente srl PARTE STORICA L ESCAVAZIONE A BOTTICINO DALLE ORIGINI ALL OTTOCENTO Botticino si trova nel cuore di un giacimento di pietra calcarea di particolare pregio che, per la sua compostezza e resitenza, è utilizzato da oltre due millenni tanto nell edilizia monumentale quanto in quella residenziale. In tutta la zona l estrazione e la lavorazione del marmo hanno alimentato una ricca economia e lasciato segni profondi nella storia della comunità, nella cultura popolare e nelle tradizioni di lavoro. L epoca romana Lo sfruttamento delle disponibilità locali di marmo pregiato inizia già in età romana, infatti è stata rinvenuta una grande quantità di iscrizioni quasi interamente in pietra di Botticino che testimonia l abbondanza della pietra e del marmo cavabili nella zona di Botticino e che diede vita ad una solida tradizione epigrafica. L estrazione e la lavorazione del botticino diedero vita ad una organizzazione su scala industriale, con botteghe di artigiani che producevano monumenti funerari, cippi e stele; incisori e intagliatori di fregi, cornici, capitelli e decorazioni architettoniche in genere. Tutto ciò è documentato dalle loro stesse opere e rivela l elevato livello tecnico raggiunto dalle officine locali. In epoca romana inoltre il botticino fu copiosamente impiegato nella costruzione dei più importanti edifici pubblici di Brescia. Dal Cinquecento a fine Ottocento Dal cinquecento si hanno le prime affidabili notizie sulla estrazione e lavorazione della pietra calcarea in numerose cave di proprietà del Comune di Botticino, tuttavia da fonti emerge che l attività prevalente era quella della preparazione della calcina, prodotta mediante un trattamento in fornace del sedimento calcareo. Nelle polizze dell estimo comunale dell anno 1583 viene documentato l affitto di una terra per medoli ( medolo è il termine locale con cui si indica una roccia a stratificazione evidente, dalla quale è possibile ricavare piccoli blocchi detti appunto medoli utilizzabili per opere murarie) da parte del comune di Botticino Sera. Tra il 1586 e il 1590 è invece documentato l affitto di un medolo di proprietà comunale a 4 diversi cavatori. Nel 1663 si conteggiano gli affitti a 9 cavatori (il lavoro in cava comincia a diventare un fatto dinastico) e nel 1779 sono addirittura 20 gli affittuari di medoli dal comune di Botticino Mattina. Nel Rapporto sull economia provinciale degli anni 1854-56 elaborato dalla Camera di Commercio vengono esaltate le caratteristiche del marmo di corna scavato a Botticino, che rispetto a quello di Virle e di Rezzato risulta più pregiato grazie alla omogeneità e compattezza del sedimento, che ne facilita la lavorazione. L ESCAVAZIONE NEL CORSO DEL NOVECENTO La nascita delle cooperative Tra la fine dell Ottocento ed i primi del Novecento il Comune di Botticino riceve decine di domande per l apertura di nuove cave e il territorio di Botticino Mattina diventa sede di un enorme area industriale all aperto gestita non più da piccole ditte familiari, ma da grosse aziende con sede a Rezzato e uffici commerciali in vari paesi esteri. Al 1911 risalgono le prime cifre minimamente attendibili sulla forza-lavoro impiegata nelle cave di Botticino. Il primo censimento dell industria infatti segnala la presenza di 244 addetti nelle cave botticinesi. La peculiarità di Botticino, che sarà confermata per quasi tutto il secolo, è di non avere opifici per la lavorazione della pietra, ma di essere esclusivamente luogo di estrazione. Nel 1914 nasce a Botticino la Cooperativa Cavatori ed è documentato per la prima volta (anche se in maniera approssimativa) il quantitativo di marmo estratto dal bacino marmifero bresciano: 15mila tonnellate di blocchi di marmo. In coincidenza del primo conflitto mondiale il settore marmifero registra una fase di profonda crisi, ritorna però a fiorire nel 1924, anno in cui la produzione di marmo è quantificata in 19mila tonnellate. Nel 1921 si costituisce la Cooperativa fra lavoratori in marmo ed affini, dalla fusione delle due cooperative di Rezzato e Botticino. Nel 1926 a Botticino i fratelli Lombardi (azienda familiare fondata a Rezzato nel 1789, fornitrice di botticino per gli edifici monumentali costruiti a Roma sul finire del 1800) stipulano un contratto col podestà di Botticino in base al quale, a partire dal gennaio 1932, la ditta Lombardi avrà la concessione per lo sfruttamento trentennale (fino al 31 dicembre 1962) in esclusiva di tutte le cave di proprietà comunale (39mila metri quadrati); fatta eccezione di quella detta alta che poteva essere sfruttata direttamente dal comune o da operai cavatori esclusivamente di Botticino Mattina costituiti in cooperativa di lavoro. Nella concessione, ottenuta senza asta pubblica, il comune si impegnava a non concedere alcun diritto di escavazione sul territorio comunale, né permettere il transito sulla proprietà partrimoniale del comune di blocchi di eventuali cave, che venissero aperte nel territorio dei comuni limitrofi; mentre, per parte sua, la Fratelli Lombardi non era tenuta a far lavorare tutte le cave concesse, ma semplicemente ad esercitare o far esercitare contemporaneamente almeno la metà. Tale contratto suscitò malumori e proteste fra gli imprenditori della Valverde che furono fortemente danneggiate dal monopolio della Lombardi. Questo portò allo scioglimento della Cooperativa e alla fondazione nel 1932 della Cooperativa Cavatori del Botticino, che proseguirà l attività fino ai nostri giorni. La Lombardi, ormai unica produttrice di botticino classico, si impegna a realizzare nel 1929 un tratto ferroviario per il trasporto merci che collegò le cave di Botticino con la stazione ferroviaria di Rezzato. Dopo un nuovo e lungo periodo di depressione delle attività estrattive in concomitanza del secondo conflitto mondiale, i cui bombardamenti non mancano di danneggiare gli stabilimenti, negli anni cinquanta vi è una ripresa del settore nel quadro più ampio del boom edilizio nazionale, favorita da un edilizia che fa largo uso di marmi. A partire dal 1951 i censimenti Istat dell industria offrono dati preziosi su scala comunale e indicano questo come un anno significativo in una fase di netta ripresa dell attività nelle cave, prima delle grandi innovazioni tecnologiche. In quest anno si registra il numero massimo di cavatori impiegati e la presenza a Botticino di 13 unità estrattive. Nel 1954 la Cooperativa Operai Cavatori del Botticino, divenuta nel dopoguerra una società cooperativa a responsabilità limitata, abbandona lo sfruttamento della Cava alta e ottiene in subaffitto dalla Lombardi la cava bassa. Poi, in seguito alla rinuncia della Cava bassa da parte della Lombardi, il comune provvederà ad affittarla direttamente alla Cooperativa fino al 31 dicembre 1970, contratto poi rinnovato fino al 1982. Con il 1958 inizia la documentazione della serie storica sulla produzione di blocchi nel bacino di proprietà comunale. In quell anno vengono estratte 209.919 tonnellate di marmo. Nel 1963 la Fratelli Lombardi viene trasformata in Società per Azioni pur rimanendo un azienda a carattere familiare e allarga la propria attività nel campo della prefabbricazione di cemento armato. Gli anni settanta registrano un incremento esponenziale della produzione: è un periodo di grande razionalizzazione e ristrutturazione (tecnologica e organizzativa) del bacino marmifero. Nel 1977 si decide di affidare ad un autorità scientifica, quale l Istituto di Arte mineraria dell Università La Sapienza di Roma, la delineazione della pianificazione delle attività estrattive. Lo studio, definendo e dimensionando la unità di cava e prevedendo piani di

COMUNE di BOTTICINO - Brescia ANALISI AMBIENTALE STATICA Pagina 3 di 8 ISO ambiente srl coltivazione, stabilisce criteri finalizzati a consentire sia uno sviluppo razionale della produzione che l avvio di una considerazione attenta ai problemi connessi al recupero ambientale. Nell anno 1981 la Fratelli Lombardi si trasforma in una holding dando vita alla Divisione marmi e alla Divisione prefabbricati. Il censimento giunge a conclusione di un altro decennio di grande trasformazione organizzativa e produttiva nelle cave: le nuove metodiche hanno consentito di ridurre ulteriormente la manodopera, pur in presenza di un consistente aumento dei quantitativi estratti. Nel 1997 la Fratelli Lombardi viene sostituita dalla Lombarda Marmi S.r.l.. La pianificazione comunale dell attività estrattiva Il 1983 è l anno in cui scadono il regime di monopolio della ditta Lombardi e i contratti di affitto del comune, ed emerge quindi la necessità di riordinare complessivamente il distretto estrattivo, compito affidato all Istituto d arte mineraria di Roma, il quale deve redigere il Piano delle Attività estrattive del calcare botticino (validità 1981-1991). Questo piano diventa il primo strumento di pianificazione dello sfruttamento del bacino marmifero sito nell area di proprietà comunale (le aree in sinistra Rino). In particolare fu proposto un metodo originale per la suddivisione del giacimento in moduli funzionali, le Unità Produttive di Cava, che fu adottato in occasione del rinnovo dei contratti nel 1982. Furono individuate 10 unità produttive di cava, dimensionate sulla base di un rilievo geominerario, dei metodi e delle tecnologie allora adottate, nonché della previsione delle esigenze produttive delle imprese. Furono assegnate in particolare le seguenti unità di cava: Imprese Unità di cava Cooperativa Valverde s.c.r.l. 1 2 Cooperativa Cavatori del Botticino s.c.r.l. 3 4 5 Fratelli Lombardi divisione marmi 6 7 8 La Cima di Bresciani e figli s.n.c. 9 Savio Domenico 10 Aumentano i quantitativi estratti e il numero di aziende cavatrici: alla Lombardi e alla Cooperativa Cavatori si aggiungono la Cooperativa Valverde e la ditta Cima. Nel 1984 si aggiunge la ditta Savio e nel 1987 la ditta Marmi Classic. Nella seconda metà degli anni Ottanta nasce la realtà dei Consorzi. Il Consorzio Produttori Marmo Botticino Classico ha il compito di garantire e difendere la qualità del proprio prodotto, istituendo a tal fine un apposito certificato d origine. La sua attività si concentra sulle esigenze commerciali dei soci, promuovendo l immagine e l utilizzo del marmo e curando i rapporti con i distributori in italia e a livello internazionale. Sette delle undici imprese che operano nel bacino sono membri del Consorzio. Nel 1992 scadono i contratti di affitto delle aree e contemporaneamente l amministrazione comunale deve affrontare la redazione del nuovo Piano di gestione del bacino e del Piano di coordinamento dell intero territorio comunale. Il Piano delle Attività Estrattive del Calcare Botticino (1993-2002), adottato dal Comune per la gestione del bacino marmifero (aree in destra e in sinistra Rino) delinea gli ambiti nei quali sviluppare le specifiche attività, tipicamente attraverso la zonizzazione e le unità di cava. 1982-1993: Il Piano delle attività estrattive del calcare Botticino Il primo strumento di pianificazione commissionato dal Comune di Botticino ha un duplice obiettivo: da un lato risolvere i problemi posti dalla scadenza dei contratti storici, e quindi della delimitazione dei lotti di giacimento da assegnare alle singole imprese; dall altro riorganizzare il quadro delle coltivazioni con un impostazione da polo industriale. L amministrazione che seguì i lavori dei progettisti, attraverso una specifica Commissione alle cave, indicò esplicitamente come obiettivi da raggiungere: una ordinata coltivazione e valorizzazione del bene comunale rappresentato dal giacimento marmifero; la trasformazione dell area estrattiva in un area industriale raccordata con le indicazioni di più ampio respiro del Piano Regolatore Generale del Comune; il miglioramento delle condizioni ambientali e della sicurezza del bacino estrattivo e dei suoi dintorni. Contemporaneamente si poneva il problema del rinnovo dei contratti e quindi i progettisti dovevano provvedere ad una equa ripartizione del giacimento tra le imprese già operanti garantendo eventualmente anche spazi per nuove imprese. Si trattava infatti, non tanto di suddividere tra le imprese presenti l intero giacimento, quanto di individuare al suo interno le aree necessarie alla loro produzione. In tal modo nelle aree rimanenti sarebbe stato possibile inserire eventuali nuove imprese, avviare le opere di bonifica e di infrastrutturazione necessarie. Il criterio seguito dai progettisti fu quello di massimizzare la produttività dello spazio: si concentrarono le escavazioni, allora diffuse su circa metà del bacino marmifero, nello spazio strettamente necessario alla produzione. In tal modo infatti: si riduceva l impatto ambientale delle coltivazioni; si potevano introdurre elementi di razionalizzazione sia nella coltivazione che nella rete infrastrutturale; si poteva avviare la bonifica di alcuni siti e delle discariche; si potevano introdurre elementi oggettivi di ripartizione del giacimento tra le imprese. Naturalmente il criterio doveva salvaguardare non solo l operatività delle imprese ma anche il loro ulteriore sviluppo, pertanto era necessario da un lato assegnare spazi di ampia garanzia operativa e dall altro volumi equivalenti alle diverse imprese. Per risolvere il primo aspetto gli studiosi misero a punto una procedura originale per la suddivisione del giacimento in moduli funzionali: le Unità Produttive, il cui dimensionamento fu effettuato con il metodo degli spazi funzionali. L adozione di tale metodo permise di correlare la produttività con lo spazio e quindi di attribuire le unità alle diverse imprese sulla base dei dati a consuntivo delle produzioni, delle previsioni di sviluppo e della occupazione prevista. Per garantire volumi di uguale qualità alle singole imprese il Comune, su indicazione dei progettisti, commissionò uno studio geominerario che consentì una prima ricostruzione del giacimento, sulla base di rilievi allora resi assai difficili dalla copertura del suolo costituita da discariche ampiamente disperse. Le coltivazioni interessavano 21 banchi, dei quali fu accertata la continuità nel bacino e, grazie al prezioso contributo delle imprese, fu ricostruita la distribuzione spaziale delle rese in blocchi. Sulla base di tali conoscenze e dall analisi del ciclo di produzione, fu dimensionata l unità produttiva di cava: l ampiezza del fronte fu fissata a 75 metri, la profondità dello scavo fu delimitata al ventunesimo banco e la lunghezza fu dimensionata in base alle esigenze decennali delle singole imprese. Le unità di cava furono distribuite su due schiere, servite ciascuna da una pista a valle ed una a monte ed undici unità di cava furono assegnate alle imprese richiedenti. Si procedette così alla redazione della zonizzazione del giacimento delineando in tal modo una nuova strategia, che consentisse: una ordinata coltivazione del giacimento (zone estrattive attuali e future); la ripresa di porzioni residue (zone in esaurimento); la sistemazione delle aree escavate (zone in sistemazione); l allontanamento delle coltivazioni dal centro abitato (fascia di rispetto del centro abitato). Il Piano nel suo complesso fu adottato dal Comune nel 1982 e in tutto il suo periodo di vigenza ha dimostrato la sua efficacia. Le imprese non hanno affatto risentito delle limitazioni di spazio, anzi le produzioni sono aumentate e le stesse imprese hanno subìto un importante miglioramento tecnologico, accompagnato da alcuni interventi significativi in ambito di bonifica ambientale.

COMUNE di BOTTICINO - Brescia ANALISI AMBIENTALE STATICA Pagina 4 di 8 ISO ambiente srl 1993-2002: Il nuovo Piano delle attività estrattive del calcare botticino Nel 1992 scadono i contratti stipulati nel 1982 e si pone nuovamente il problema della redazione di un nuovo Piano decennale. Lo scenario normativo però è stato modificato: è stato infatti approvato il Piano Provinciale delle Cave e le nuove autorizzazioni all escavazione devono essere rilasciate nell ambito del Piano di Coordinamento Comunale. A tal fine l amministrazione comunale, appoggiata dall amministrazione provinciale di Brescia, ha conferito un nuovo incarico per la redazione del Piano. Il mandato programmatico dell amministrazione comunale consiste essenzialmente nei seguenti punti: garantire e promuovere la continuità produttiva delle imprese; il pieno rispetto delle norme di sicurezza e dell igiene ambientale all interno e all esterno delle cave; creare le condizioni per la migliore salvaguardia dell ambiente attraverso la bonifica delle aree escavate e la minimizzazione dell impatto ambientale delle attività in corso; il buon governo del bene di proprietà comunale attraverso l impiego della buona tecnica dell arte mineraria; creare le condizioni per la valorizzazione secondaria delle discariche; aumentare il livello di conoscenza giacimentologica del bacino marmifero raccogliendo ed elaborando i dati disponibili e rilevabili allo stato attuale nelle zone coltivate; collocare le unità di cava in modo che la loro gestione non comprometta la possibilità di sfruttamento futuro delle nuove zone. Oltre al Piano gestionale decennale del giacimento si è proceduto alla nuova zonizzazione del giacimento ispirata sia a criteri di salvaguardia ambientale che di tutela del giacimento. Il criterio ispiratore fondamentale impone alle coltivazioni due linee generali di avanzamento: allontanamento definitivo degli scavi dal torrente Rino onde consentire il recupero e la bonifica a verde delle scarpate; allontanamento definitivo delle coltivazioni dal versante sud, che domina visivamente il centro abitato. Le innovazioni tecnologiche All inizio del 900 viene introdotto l uso dell energia elettrica al servizio di rilevanti innovazioni tecnologiche nel settore della segagione e della lavorazione del minerale estratto, mentre l estrazione e il trasporto dei blocchi di marmo dalle cave vengono effettuati ancora con tecniche tradizionali. Infatti negli anni 20, alla fine del primo conflitto mondiale, il lavoro nelle cave vedeva ancora l utilizzo della pittoresca operazione della lizzatura per il trasporto dei blocchi ai piani di caricamento, ma si tratta dell unico fattore appartenente al passato, infatti il dopoguerra vede l ammodernamento degli impianti e la radicale trasformazione delle tecniche di lavoro. Il censimento industriale e commerciale della Provincia di Brescia del 1937 rileva la presenza di quattro esercizi attivi con forza motrice; infatti dal 1929 la ditta Lombardi usufruisce di un troncone ferroviario che unisce le cave di Botticino alla stazione ferroviaria di Rezzato ed al limitrofo opificio inaugurato nel 1930, all interno del quale le nuove attrezzature per la lavorazione sono azionate da una centrale elettrica. Dopo la crisi portata dalla seconda guerra mondiale, nel 1950 ha inizio il boom postbellico con una impennata della produzione favorita da un insieme di fattori tecnici e commerciali e con la diffusione di nuovi strumenti: per l estrazione (martelli pneumatici ad aria compressa, il filo elicoidale ed esplosivi più precisi, introdotti verso la metà degli anni 80); per la lavorazione (i telai a lame diamantate, introdotti negli anni 60, che funzionano senza sabbia e con maggiore velocità di taglio); per lo spostamento all interno del cantiere (negli anni 60 vengono introdotte le grues derricks con un ponte di maggiore potenza); per il trasporto del marmo (i mezzi gommati sostituiscono definitivamente la ferrovia, disattivata nel 1957, e raggiungendo agevolmente i diversi punti di scavo con l aiuto delle motopale spiazzano definitivamente la vecchia e pericolosa lizzatura). La metà degli anni 80 vede l introduzione di sofisticati macchinari nei cantieri che segna la fine della secolare tradizione del lavoro manuale degli scalpellini e la comparsa e diffusione dell ultima rilevante innovazione del lavoro di cava: il filo diamantato. Questo sostituisce il vecchio filo elicoidale e permette di realizzare migliori condizioni di taglio in bancata con velocità e possibilità di taglio di gran lunga superiori.

COMUNE di BOTTICINO - Brescia ANALISI AMBIENTALE STATICA Pagina 5 di 8 ISO ambiente srl La produzione: serie storica 1958-2004 Il Botticino Classico, sia per la capacità imprenditoriale che per la ottima qualità intrinseca, ha registrato una affermazione crescente sia sul mercato nazionale che su quello internazionale almeno fino alla metà degli anni 90, quando la rapida ascesa del settore lapideo asiatico (Cina, India, Turchia) a bassi costi di produzione ha messo in crisi il settore lapideo italiano. Non essendoci possibilità di contrasto sui costi di produzione, il Consorzio dei produttori del Marmo di Botticino nel 2003 ha presentato domanda alla Regione Lombardia per il riconoscimento del marchio di qualità del marmo di Botticino, che vanta una tradizione culturale più che mai consolidata alla quale negli ultimi decenni si sono aggiunte una perizia nelle tecniche di escavazione più moderne e una maggior attenzione nei confronti degli aspetti legati alla sicurezza e alla tutela dell ambiente. I primi dati disponibili sulla produzione di Botticino Classico nel bacino marmifero risalgono al 1958 e si riferiscono alle attività di cava esercitate in sinistra idrografica Rino, per le quali è stato possibile ricostruire la serie storica degli ultimi 40 anni. Dall analisi della serie storica in sinistra idrografica è possibile individuare tre periodi: dal 1958 al 1982 il dato di produzione complessiva aumenta con un gradiente di circa 12.000 q/a passando da circa 210.000 q. a 505.000 q e progressivamente acquista rilevanza il ruolo della Cooperativa Operai Cavatori che sottrae il monopolio nella produzione alla Lombarda Marmi, allora Fratelli Lombardi; dal 1983 al 1996 l innovazione tecnologica del filo diamantato, il rinnovo dei contratti e la nascita di nuove attività di cava favoriscono l aumento di produttività nella misura di oltre 50.000 q/a; dal 1997 al 2004 si assiste ad una inversione di tendenza nel trend produttivo con una diminuzione di circa 27.000 q/a, sintomo della crisi di mercato che coinvolge l intero settore lapideo italiano penalizzato dalla concorrenza con il mercato asiatico. Per l escavazione in destra idrografica Rino la serie storica abbraccia il periodo che parte dal 1983 ad oggi. Si osserva che la produzione complessiva in destra Rino, che è di un ordine di grandezza inferiore rispetto a quella in sinistra Rino a causa della minor ampiezza dell area di escavazione, è aumentata nell ultimo ventennio con un gradiente medio positivo di circa 10.000 q/anno, se si trascura il periodo dal 1994 al 1997, nel quale si osserva una riduzione di produzione. q 300.000 270.000 240.000 210.000 180.000 150.000 120.000 90.000 60.000 30.000 0 Produzione marmo Botticino in destra idrografica Rino (1983-2004) 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Bocchese Luigi Oriano Quecchia Battista MB PR Marmi Produzione marmo Botticino in sinista idrografica Rino (1958-2004) 1.600.000 1.400.000 q 1.200.000 1.000.000 800.000 600.000 400.000 Margraf La Cima Savio Domenico Marmi Classic Ditta Nardi Coop. Valverde Coop.Operai Cavatori Lombarda 200.000 0 1958 1960 1962 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004

COMUNE di BOTTICINO - Brescia ANALISI AMBIENTALE STATICA Pagina 6 di 8 ISO ambiente srl REGOLAZIONE E PROGRAMMAZIONE DELL ATTIVITA ESTRATTIVA STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E REGIME DELL ATTIVITA DI CAVA A livello nazionale è ancora vigente la cosiddetta legge mineraria (R.D. n 1443 del 29/07/1927), che sotto il profilo mineralogico distingue tra minerali di I categoria (miniere) e minerali di II categoria (cava). La suddivisione, che si basa sulle caratteristiche merceologiche e non sulle modalità di estrazione, come verrebbe spontaneo pensare, individua i minerali di cava in via residuale a quelli di I categoria, lasciando però la possibilità di inserire altre tipologie di materiali industrialmente utilizzabili a seconda della variabilità della domanda e dell innovazione delle tecniche di lavorazione. MINIERE (Minerali di I categoria) a. minerali utilizzabili per l estrazione di metalli, metalloidi e loro composti, anche se detti minerali siano impiegati direttamente; b. grafite, combustibili solidi, liquidi e gassosi, rocce asfaltiche e bituminose; c. fosfati, sali alcalini e magnesiaci, allumite, miche, feldspati, caolino e bentonite, terre da sbianca, argille per porcellana e terraglia forte, terre con grado di refrattarietà superiore a 1630 gradi centigradi; d. pietre preziose, granati, corindone, bauxite, leucite, magnesite, fluorina, minerali di bario e di stronzio, talco, asbesto, marna da cemento, pietre litografiche; e. sostanze radioattive, acque minerali e termali, vapori e gas. CAVE (Minerali di II categoria) a. torbe; b. materiali per costruzioni edilizie, stradali ed idrauliche; c. terre coloranti, farine fossili, quarzo e sabbie silicee, pietre molari, pietre coti; d. altri materiali industrialmente utilizzabili ai termini dell art. 1 e non compresi nella prima categoria. In seguito al trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di cave, che deriva dall art. 117 della Costituzione e che è stato successivamente ribadito e dettagliato da una serie di norme statali attuative, tutte le Regioni in Italia si sono dotate di una legislazione specifica in materia di cave. Fin dal 1975 la Regione Lombardia si è dotata di strumenti normativi in materia di cave, dapprima con l obiettivo di introdurre l obbligo dell autorizzazione per l apertura e l esercizio delle cave e successivamente con quello di ricondurre il regime autorizzatorio allo strumento della pianificazione territoriale. Con la L.R. n 18 dell 08/03/1982, successivamente abrogata dalla vigente L.R. n 14 dell 08/08/1998, la Regione Lombardia introduce i seguenti strumenti di pianificazione dell attività estrattiva: il Piano Provinciale Cave, che, approvato dal Consiglio regionale, ha il valore e gli effetti di Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) di settore ai sensi dell ultimo comma dell art. 4 della L.R. n 51 del 15/04/1975; il Progetto degli ambiti territoriali estrattivi (ATE), introdotto dall art.11, che costituisce il progetto di gestione produttiva dell area nel contesto territoriale ambientale, anche con la previsione degli interventi di reinserimento. All interno di ogni ATE l attività estrattiva di ogni singola cava è regolamentata da uno specifico regime autorizzatorio, che prevede: il rilascio dell autorizzazione alla coltivazione, che, ai sensi dell art. 12, viene rilasciata dalla Provincia; la stipulazione della convenzione con il comune, che fissa i rapporti economici tra il richiedente e il comune. PRINCIPALI STRUMENTI NORMATIVI REGIONALI PER LE ATTIVITA DI CAVA Legge Regionale 8 agosto 1998 n. 14 Nuove norme per la disciplina della coltivazione di sostanze minerali di cava Delibera Giunta Regionale del 26 febbraio 1999 n.6/41714 - Criteri per la formazione dei piani cave provinciali, art. 5 L.R.14/98 Delibera Giunta Regionale del 24 giugno 1999 n.6/43831 - Approvazione dello schema tipo di convenzione, di cui al 1 comma dell art. 15 L.R.14/98 Delibera Giunta Regionale del 31 marzo 2000 n.6/49320 - Integrazione dei criteri per la formazione dei piani cave provinciali di cui all art. 5 della L.R.14/98 con la normativa tecnica di riferimento dei piani cave provinciale Delibera Giunta Regionale del 4 maggio 2001 n.7/4492 - Criteri per l attuazione e gestione del catasto e degli inventari delle cave- art. 27 della L.R.14/98 Delibera Giunta Regionale del 21 dicembre 2001 n.7/7576 - Criteri per l'ammissibilità dei progetti di recupero di siti degradati da cave cessate non comprese nei piani cave provinciali, art. 39 della L.R.14/98 Delibera Giunta Regionale del 25 gennaio 2002 n.7/7857 - Criteri e modalità per l esercizio delle funzioni delegate, art. 42 comma 1 della L.R.14/98 Delibera Giunta Regionale del 16 settembre 2002 n.7/10316 - Criteri per la redazione dei progetti degli ambiti territoriali estrattivi, art. 11 della L.R.14/98 Ai sensi dell art. 4 della L.R. n 14 vengono delegate alle Province: la proposta del Piano Provinciale Cave; le funzioni amministrative inerenti l esercizio dell attività di cava; le funzioni amministrative in merito al rilascio della concessione delle autorizzazioni o del nulla osta per le loro modificazioni negli ambiti territoriali estrattivi previsti dai piani cave; le funzioni amministrative in merito a terreni sottoposti al vincolo idrogeologico, per la trasformazione dei quali il Consiglio provinciale deve rilasciare una specifica autorizzazione contenente le modalità con cui operare allo scopo di prevenire i danni generati dallo scoticamento, dalla perdita di stabilità dei pendii o dal disturbo del regime delle acque; l assistenza tecnica ai Comuni, se richiesta; gli interventi sostitutivi in materia di vigilanza, qualora i Comuni, previamente diffidati, non provvedano al compimento degli atti dovuti; le funzioni di vigilanza e quelle amministrative inerenti l applicazione delle norme di polizia delle cave e delle torbiere ai sensi del DPR 9/04/1959 n 128; la determinazione e l irrogazione delle sanzioni amministrative per le funzioni sopra elencate Ai sensi dell art. 4 della L.R. n 14 vengono delegate ai Comuni per i rispettivi territori: la vigilanza sull esercizio delle attività esplicate entro gli ambiti territoriali estrattivi per la parte di territorio che ricade nel territorio comunale; il rilascio dell autorizzazione all accesso alle proprietà ai fini della ricerca; l esecuzione d ufficio delle opere di recupero ambientale; la sospensione e la cessazione dell attività estrattiva, nei casi previsti dalla legge, e sentito il parere della Provincia competente; la determinazione e l irrogazione delle sanzioni amministrative per le funzioni sopra elencate; la determinazione della destinazione d uso dell area al termine della coltivazione del giacimento. La L.R. 14/98 impone alle province la formazione di nuovi Piani Cave entro due anni dalla data di emanazione di criteri e direttive avvenuta con le D.G.R. n.6/41714 del 26 febbraio 1999 e n 6/49320 del 31 marzo 2000, quindi entro il 31 marzo 2002. Le Province, nella

COMUNE di BOTTICINO - Brescia ANALISI AMBIENTALE STATICA Pagina 7 di 8 ISO ambiente srl predisposizione dei piani, devono tener conto dei principi generali individuati all art. 6 della L.R. 14/98 e delle indicazioni previste dai Criteri e direttive per la formazione dei Piani provinciali delle cave contenuti nella Delibera di Giunta Regionale n. 6/41714 del 26 febbraio 1999. Piano Cave Ai sensi dell art.6 della L.R. n 14/1998, la proposta del piano provinciale delle cave deve contenere: la situazione geologica e idrogeologica del territorio interessato e delle colture agrarie ed arboree in atto o possibili nelle zone analizzate dal piano; la consistenza e le caratteristiche dei giacimenti sfruttabili da tutelare stabilendone superficie e profondità; la compatibilità ambientale e paesaggistica dell attività estrattiva attraverso la valutazione degli elementi di fragilità del territorio; la situazione delle attività già esistenti e delle relative disponibilità di aree; l identificazione degli Ambiti Territoriali Estrattivi (ATE); la definizione dei bacini territoriali di produzione a livello provinciale; l identificazione di cave cessate da sottoporre a recupero ambientale; la destinazione d uso delle aree per la durata dei processi produttivi e la loro destinazione finale al termine dell attività estrattiva; la determinazione per ciascun ATE dei tipi e delle quantità di sostanze di cava prelevabili in relazione all attività estrattiva esistente, alla consistenza del giacimento, alle caratteristiche merceologiche e alla tecnologia di lavorazione; le norme tecniche di coltivazione e di recupero che devono essere osservate per ciascun ATE in considerazione delle sue caratteristiche idrogeologiche e geotecniche e del tipo di materiale di cava estraibile Ai sensi del 1 comma dell art.5 della L.R. n 14/1998, la Giunta Regionale determina i criteri per la formazione dei piani cave provinciali. Nella D.G.R. 31 marzo 2000 n.6/49320 viene presentata la normativa tecnica dei piani cave provinciali, suddivisa in: Titolo I: Contenuti, definizioni e ambiti d applicazione Titolo II: Norme tecniche comuni Titolo III: Norme particolari per la coltivazione Titolo IV: Recupero ambientale Titolo V: Norme finali e transitorie Le Norme tecniche comuni a tutte le tipologie di coltivazione fissano i criteri riguardanti: le distanze da opere e manufatti e dai confini di proprietà; l individuazione e delimitazione dell area di coltivazione; la recinzione della cava e misure di sicurezza; i materiali di scarto; lo stoccaggio di materiali di cava; apertura di nuovi fronti di cava; fasi di coltivazione; terreno vegetale; drenaggio delle acque; piste di servizio; tutela delle acque sotterranee; tutela della permeabilità dell acquifero; Per quanto riguarda le Norme tecniche particolari relative alla coltivazione delle pietre ornamentali, vengono specificate le metodologie di coltivazione in funzione delle caratteristiche stratigrafiche del giacimento. Progetto ATE L art. 11 della L.R. n 14/98 introduce la redazione, per ogni ambito territoriale estrattivo (ATE) individuato, di un Progetto di Ambito Territoriale Estrattivo. Si tratta di un progetto di gestione produttiva dell area nel contesto territoriale ambientale, che comprende anche la previsione degli interventi di reinserimento, redatto a cura dei soggetti interessati o dell ente pubblico. Il Progetto dell Ambito Territoriale Estrattivo è approvato dalla Provincia una volta acquisiti i necessari nulla osta e pareri anche attraverso apposita Conferenza dei servizi. Il Progetto dell ATE deve evidenziare: DEFINIZIONI Ambito territoriale estrattivo (ATE): unità territoriale di riferimento in cui è consentita l attività estrattiva nel periodo di validità del piano cave; può comprendere uno o più insediamenti produttivi ciascuno costituito da cava, impianti ed attività connesse Area estrattiva: area in cui è prevista l estrazione di sostanze minerali di cava; è identificata all interno dell ATE Cava: unità dell ATE caratterizzata da omogeneità di conduzione dell attività estrattiva; è identificata all interno dell area estrattiva di ogni ATE Area per le strutture di servizio: aree incluse nell ATE adibite a strutture connesse all attività estrattiva (uffici, autorimesse, magazzini, strade di accesso, piste perimetrali) Area di rispetto: area inclusa nell ATE circostante le aree definite in precedenza necessaria a garantire un corretto rapporto tra l area di intervento ed il territorio adiacente. Area impianti e di stoccaggio: aree incluse nell ATE adibite ad attività di lavorazione, trasformazione e deposito temporaneo del materiale estratto e/o lavorato. Cava di recupero: cava cessata in cui è consentita la temporanea ripresa dell attività estrattiva al solo fine di consentirne il recupero ambientale secondo tempi e modalità stabiliti nel progetto di sistemazione ambientale Cava di riserva: cava destinata alla produzione di materiali inerti da utilizzare esclusivamente per le occorrenze di opere pubbliche Giacimento sfruttabile: parte del territorio provinciale interessata dalla presenza di risorse minerali di cava priva di vincoli non eliminabili e ostacoli che ne impediscano lo sfruttamento. lo stato dell area rilevato da foto aeree recenti o derivato da immagini da satellite; la situazione geologica e idrogeologica dei suoli interessati, anche mediante indagini geotecniche e geofisiche, per la determinazione delle sezioni litostratigrafiche e dei profili di sicurezza dei terreni durante e al termine della coltivazione la consistenza del giacimento coltivabile; le fasi temporali, le modalità di coltivazione e di recupero; l assetto finale dell area di cava collegato alle aree limitrofe, la previsione dei profili di abbandono all esaurimento del giacimento, nonché la tipologia del recupero.

COMUNE di BOTTICINO - Brescia ANALISI AMBIENTALE STATICA Pagina 8 di 8 ISO ambiente srl Nelle Norme Tecniche di attuazione del Piano Cave della Provincia di Brescia si legge che il progetto ATE prevede: la tipologia delle attività di recupero ambientale definitivo da realizzare sulle porzioni di versante e sulle aree di cui è previsto il profilo finale di abbandono (ossia il rapporto minimo tra pendenza ed alzata, fissato a 2 su 5); interventi di riassetto relativi ad aree dismesse qualora queste siano in disponibilità dei soggetti interessati; il recupero finalizzato alla rinaturalizzazione del sito, ovvero alla ricostruzione della morfologia dei luoghi adottando configurazioni che si armonizzino il più possibile con l esistente, garantendo le condizioni di sicurezza del versante e ricreando, dove possibile, le condizioni per la rivegetazione; la viabilità interna con le eventuali ipotesi di trasferimento in funzione dell avanzamento dell attività estrattiva; la programmazione temporale e localizzativa delle opere finalizzate alla mitigazione della percezione visiva delle scarpate, dei piazzali, delle discariche e dei fronti delle cave temporaneamente abbandonate; interventi di recupero ambientale mirati alla specifica destinazione finale delle aree di cava. Autorizzazione L art.12 della L.R. n 14/98 introduce il regime autorizzatorio cui è soggetta la coltivazione delle sostanze minerali di cava, in particolare l esercizio dell attività estrattiva per un giacimento così come individuato nel progetto di gestione. L autorizzazione ha carattere personale ed è rilasciata dalla Provincia previa presentazione della convenzione stipulata tra il richiedente ed il Comune interessato. Il provvedimento autorizzativo dispone: la determinazione del tipo e della quantità di sostanze minerali di cava di cui è consentita la coltivazione; l estensione e la profondità massima degli scavi previsti, riferite a specifici punti fissi di misurazione ed ogni altra prescrizione e modalità da osservarsi nell attività estrattiva, con riferimento al progetto di coltivazione presentato dal richiedente; gli obblighi assunti dal titolare con riferimento alla convenzione; l entità della cauzione o l indicazione delle garanzie sostitutive; la durata, che non può essere superiore a 20 anni per l attività estrattiva di materiali lapidei secondo le previsioni del progetto attuativo; i criteri per la mitigazione dell impatto connesso all attività estrattiva. Convenzione Comune - Cavatori L art. 15 della L.R. n 14/98 stabilisce che il rilascio dell autorizzazione alla coltivazione è subordinato alla presentazione di una convenzione stipulata, sulla base di uno schema tipo predisposto dalla Giunta Regionale, tra il richiedente ed il Comune o i Comuni interessati. Con tale convenzione il richiedente si impegna: a versare annualmente al Comune una somma pari a quanto verrà stabilito dal Consiglio Regionale ai sensi dell art. 25 della L.R. 14/98 (tariffa fissata per m3 cavato all anno); tale somma rappresenta il contributo alla spesa necessaria per la realizzazione delle infrastrutture e degli interventi pubblici di recupero ambientale dell area interessata direttamente o indirettamente dall attività estrattiva (ulteriori rispetto ai costi posti a carico del titolare dell autorizzazione); ad ottemperare a quanto verrà indicato in termini quantitativi e qualitativi nel provvedimento di autorizzazione ed a rispettare ogni altra prescrizione tecnica in esso contenuta; ad eseguire a proprie spese, entro il termine dell attività estrattiva, e secondo le modalità concordate con il Comune, le opere di riassetto ambientale necessarie a realizzare la destinazione finale prevista dal piano, secondo analitiche previsioni che devono essere contenute nella convenzione medesima; a costituire presso il Comune all atto dell autorizzazione le garanzie previste ai sensi dell art. 16 della L.R. 14/98, anche mediante deposito cauzionale o Polizza Fidejussoria per l ammontare che verrà stabilito dalla Regione; tale somma verrà incamerata dal Comune in caso di mancata osservanza di quanto stabilito dalla convenzione stessa e dalla normativa applicabile; ad esaurimento del giacimento a cedere al Comune, previo completamento delle opere di riassetto ambientale previste nell autorizzazione, l area di proprietà su cui insiste la cava; a installare lungo il confine dell area di cava, entro 8 giorni dalla notifica dell autorizzazione, picchetti inamovibili in cemento al fine di delimitarla secondo le posizioni riportate nell autorizzazione; a delimitare il perimetro di scavo (ad una distanza fissata dal fronte di cava) con rete metallica o con altri mezzi idonei ad impedirne l accesso; per il rimanente perimetro dovranno essere posti cartelli di segnalazione di pericolo e di divieto di accesso; a rispettare quanto previsto dal DPR 128/1959, dal D.Lgs. 624/1996, dalla L.R. 14/1998 e da successive modifiche e integrazioni. Alla domanda di autorizzazione, oltre alle generalità del richiedente, devono essere allegati: documenti che comprovino la proprietà o disponibilità dell area destinata alla coltivazione del giacimento; certificati e mappe catastali; documentazione fotografica idonea; documentazione idonea a dimostrare la capacità tecnico-economica del richiedente; rilievo planimetrico quotato dell area di cava e delle zone limitrofe; progetto attuativo completo di tavole grafiche, specificazione delle modalità e del programma di coltivazione, relazione tecnica illustrativa contenente: localizzazione delle aree di discarica, indicazione della profondità massima di escavazione; il progetto delle opere di riassetto ambientale e di recupero definitivo limitatamente alle aree di cui è previsto il profilo finale di abbandono; il programma economico e finanziario.