Una difficile traslazione. I funerali di Palmiro Togliatti e di Enrico Berlinguer di Livio Karrer



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Una difficile traslazione. I funerali di Palmiro Togliatti e di Enrico Berlinguer di Livio Karrer Manca ancora oggi in Italia una trattazione specifica del rituale funebre nella sua evoluzione formale e nei significati culturali che ha assunto nella società contemporanea, nonostante i funerali politici portino in scena, per parafrasare Mario Isnenghi, l «autoritratto collettivo» di un mondo sociale, culturale e politico insieme 1. Nelle commemorazioni pubbliche, infatti, la memoria e l identità collettiva sono produzioni culturali soggettive (di un gruppo che le porta in scena e le celebra, ovviamente) e, dunque, soggette a continue trasformazioni e cambiamenti di senso ma non per questo meno rilevanti, anzi, sottolineerei proprio per questo, fenomeno storico da studiare e raccontare dettagliatamente, al fine di rendere più chiaro come muta l interrelazione tra identità e memoria collettiva nelle diverse fasi storiche 2. Pochi momenti, a ben vedere, si stratificano tanto in profondità nella memoria comune, quanto i grandi eventi di piazza, le cerimonie pubbliche o proprio le commemorazioni per la morte di personaggi illustri così come di alcuni importanti protagonisti della politica. Penso qui, a titolo di esempio, alla morte di John Fitzgerald Kennedy nel 1963, o, più recentemente, alla morte di Giovanni Paolo ii. «Dove ti trovavi quando è morto j f k?» è una domanda che ha assunto valore periodizzante nella memoria di molti uomini e donne che hanno vissuto quel momento, come la cinematografia nordamericana ha diffusamente raccontato. Analogamente in Italia nel 1978 il funerale in absentia corporis di Aldo Moro e nell 84 quello del segretario comunista Enrico Berlinguer hanno rappresentato uno spartiacque temporale nella memoria di più di una generazione d italiani e offerto a chi ne osserva oggi le forme, la spia di come si cristallizzi la memoria di un Paese. I funerali, in definitiva, sono tra i rituali pubblici che rimangono più vivi nei ricordi individuali. Peculiare è, inoltre, la forza icastica che conservano nella memoria collettiva come catalizzatori di pensieri ed emozioni nostalgici sul proprio passato (individuale o di un gruppo), al pari di rivoluzioni o trapassi di regime 3. Per paradosso si conoscono meglio, come è stato osservato di recente, i riti funebri delle società del Pacifico meridionale, grazie agli studi ormai Dimensioni e problemi della ricerca storica, n. 2/2011

livio karrer classici dell antropologia moderna, di quelli più vicini a noi e che hanno segnato la storia italiana 4. Diverso l orizzonte storiografico francese dove, ai pioneristici studi di Philippe Ariès e Michel Vovelle, hanno fatto seguito indagini sull affermarsi dei funerali civili grazie allo sviluppo del libero pensiero e delle correnti anticlericali. Ma è solo con il nuovo secolo che i rituali funebri e la loro evoluzione tra Otto e Novecento hanno conquistato il proscenio. Punti di riferimento metodologici importanti sono stati per il contesto francese: Funeral, Politics and Memory in Modern France di Avner Ben-Amos 5 e il più recente La France des larmes. Deuils politiques à l âge romantique (1814-1840) di Emmanuel Fureix 6. Per l Italia ricordo: La morte e l immortale. La morte laica da Garibaldi a Costa, di Dino Mengozzi 7 e Tu mi devi seppellir. Riti funebri e culto nazionale alle origini della Repubblica, di Guri Schwarz 8. Il mio contributo è dedicato all analisi delle cerimonie funebri allestite dai dirigenti del Pci in occasione della morte dei due storici segretari, Togliatti (nel 1964) e Berlinguer (1984). Si tratta senza dubbio di due esperienze rituali di massa con pochi precedenti nel panorama repubblicano italiano. Per la morte dei due primi presidenti della Repubblica, De Nicola ed Einaudi, non si erano, infatti, avuti analoghi coinvolgimenti sul piano della partecipazione e dell investimento simbolico. Mentre fu emotivamente coinvolgente, ma con una partecipazione popolare poco significativa, il rito funebre pensato per il «Presidente della Ricostruzione», De Gasperi, dal gruppo dirigente democristiano nel 1954. Le celebrazioni comuniste furono invece due manifestazioni identitarie, due grandi eventi pubblici messi in scena da un partito che ha saputo costruire, più efficacemente e coerentemente di altri, un sistema simbolico-rituale per accompagnare iscritti e militanti dall ingresso nell organizzazione fino all uscita, che avveniva generalmente con il funerale oppure con l espulsione 9. Un sistema di segni e pratiche per di più inscritto all interno di un ricchissimo e, a tratti, mitologico universo simbolico internazionale. Entrambi i momenti, sia quello d ingresso sia quello d uscita, hanno rivestito nel recente passato un altissimo valore istitutivo all interno del comunismo italiano (tutt altro discorso può essere fatto oggi per loro tenuta). Nessun partito dell Italia repubblicana ha saputo celebrare meglio del Pci la propria identità e coltivato più sistematicamente un patriottismo di corpo che tenesse costantemente vivo l orgoglio della militanza e della missione per cui si agiva. In questa dimensione religiosa della politica centrale è stata la politica della festa. Il Pci ha, infatti, costantemente investito su una politicizzazione diffusa del proprio elettorato allo scopo di portare frequentemente in scena la visione del proprio modello sociale ideale. La rappresentazione che si dava non era solo lontanamente immaginabile,

i funerali di palmiro togliatti e di enrico berlinguer ma destinata ad avverarsi. Una rappresentazione, per di più, che offriva ai militanti la misura concreta della capacità del partito di modificare tempo e spazio secondo le proprie volontà. Attraverso un costante lavoro sulla costruzione della propria immagine e una ritualizzazione intensa della comunità, il Pci nel corso di un quarantennio di storia ha diffuso tra i propri fedeli una teologia della storia un ponte ideale, si potrebbe dire in cui il passato (la storia, il bagaglio di esperienze di un partito), il presente (vissuto tra miraggi e attese) e il futuro (il radioso avvenire della società socialista realizzata) erano continuamente sovrapposti. In questa prospettiva la celebrazione dei morti ha assunto una centralità via via crescente, fino a diventare, a mio parere, un fardello politico, e allo stesso tempo culturale, difficile da storicizzare 10. Da qui una certa resistenza, estesa anche agli storici, ad inserire il rito funebre come uno dei possibili punti di vista privilegiati per lo studio delle evoluzioni della cultura politica del Pci. Prima ancora degli storici molti hanno scritto della difficoltà ad affrontare il tema della morte nel marxismo in termini filosofici 11. Non meno arduo è stato per la cultura laica, non solo comunista, ritualizzare la morte. Ancora oggi, raccontando dei processi di secolarizzazione del secondo dopoguerra in Italia, Isnenghi notava la mancanza di un diffuso equivalente laico come espressione di un patrimonio comune, s intende del funerale religioso, presentando la questione come un irriducibilità dura da superare 12. Già Ernesto de Martino, del resto, in tema di morte, lutto e celebrazione del morire, aveva lamentato, studiando le persistenze delle forme religiose precristiane nelle culture marginali, subalterne e agricole, l esigenza di un simbolismo compatibile con l umanesimo integrale [ ] di un simbolismo civile, in pieno accordo con l umanesimo socialista e capace di colmare integralmente il vuoto lasciato dalle forme religiose tradizionali 13. Si devono però a Franco Fortini, un decennio dopo, le osservazioni più acute sulle numerose rimozioni operate dalla cultura laica di sinistra sulla morte e sull angoscia del morire. Su quel «razionalismo angusto», a suo dire, che nega la realtà della morte perché fondato su una concezione continua del tempo un epos in questi termini e su una dimensione comunitaria e immanente del morire. E, a testimonianza delle contraddizioni denunciate, aggiungeva di lì a poco: viene in mente un verso di Vittorio Sereni, scritto in memoria di caduti partigiani: «Geme da loro in noi nascosta una ferita». È proprio questo alcunché di respinto e nascosto, quasi di rimosso e rimorso, a manifestare uno degli errori della nostra epoca. Quando la pietà laica vuole perpetuare la memoria dei propri

livio karrer morti oscilla fra l imitazione delle celebrazioni religiose e per questo chiama tanto spesso in soccorso i sacerdoti o gli armati, i gestori della morte e la loro assunzione e inserzione nel cielo storico. Quale fastidio mostrano le cosiddette menti politiche di fronte alla singolarità della sofferenza e della morte! Che in segreto le perseguitano. Solo gruppi umani relativamente ristretti e uniti da una comune pratica e fervore riescono a mediare fra il ricordo dell individuo e la storia come opera collettiva. Solo fra loro può essere superata la paura attonita e velocemente respinta, la pietà sgomenta incapace di valutare quale sia l apporto e il dono a noi recato dal defunto ossia la sua sopravvivenza. Fra costoro la paura può trasformarsi in senso di vita in balzo al di là delle tombe 14. Non solo, a ragione, Fortini ricordava che la «memoria e la pietà sono inseparabili da una liturgia e dunque da tradizioni e simboli» 15 ma era assai lungimirante, nell analisi dei funerali politici comunisti, un altro punto da lui evidenziato: uno dei momenti più delicati della nostra storia presente, come della nostra vita singola, è quello della traslazione, ossia trasferimento, tradizione, trapianto. La traslazione è l atto [ ] col quale la individualità disfatta del morto e la sua opera, giusta o ingiusta, visibile o invisibile, vengono fatti passare dalla memoria al giudizio storico 16. Opera di traslazione tanto più complicata nella storia di quel «gruppo umano relativamente ristretto», rappresentato dal partito comunista, la cui storia appare profondamente innervata del rapporto tra i vivi e i morti. Una storia vissuta tra il peso di un passato grande e talvolta ingombrante ma costantemente vivo, seppur rimodulato all occorrenza, e un presente trascorso nell attesa fiduciosa di un futuro diverso, la cui proiezione, tuttavia, appare continuamente declinata al (tempo) presente 17. Passiamo, quindi, ad esaminare come questa complessa opera di traslazione venne affrontata dopo la morte di Togliatti e di Berlinguer. 1 «Il corpo alla ribalta» La notizia dell emorragia celebrale che colpisce Palmiro Togliatti in Crimea nell agosto del 1964 colse di sorpresa la dirigenza comunista. La reazione politica fu, tuttavia, pronta e segnata dal pessimismo sul futuro del segretario. Del resto alcuni campanelli d allarme sulla sua salute si erano avuti in quello stesso anno a causa di un operazione alla vescica, a cui il segretario era stato sottoposto. Gli esiti erano stati confortanti ma, all insaputa dell opinione pubblica, l episodio aveva spinto Togliatti ad accelerare il passaggio dei poteri tra lui e Longo alla guida del partito 18. La ripresa dai postumi operatori era stata ugualmente buona seppur non 2

i funerali di palmiro togliatti e di enrico berlinguer veloce. In questo quadro e sconsigliato dai più 19, Togliatti si era deciso nel luglio ad accogliere l invito di Chruščëv a recarsi in vacanza in Russia per discutere dei problemi del comunismo mondiale e in particolare sul problema della dissidenza cinese. L uomo era, del resto, uno dei più autorevoli esponenti ancora in vita della Terza Internazionale, ricopriva da un trentennio il ruolo di segretario del più influente partito comunista dell Occidente e, in buona sostanza, manteneva un non trascurabile peso politico nell arena sovietica 20. Natta rievoca così quelle giornate: Come un incubo è stato il turbine febbrile alle Botteghe Oscure nella Roma deserta dei giorni infuocati del ferragosto: giorno e notte, a turno, al telefono ad aspettare notizie da Longo, che ha raggiunto subito Yalta con un viaggio fortunoso e rapido; giorno e notte a discutere e a cercar di capire i bollettini dei medici sovietici, le spiegazioni di Spallone [ ] giorno e notte sul filo di una speranza via via più incerta, sbigottiti e consapevoli che bisogna prepararsi al colpo che inesorabile sta per raggiungere il partito 21. Tra il 15 e il 22 agosto, tra l arrivo a Roma della notizia del malore di Togliatti e il ritorno del suo corpo in patria, la Direzione e la Segreteria si riuniscono cinque volte. Uno schema di massima per la commemorazione è già pronto fin dalla prima riunione, mentre il Migliore ancora lotta tra la vita e la morte. Nella settimana di attesa Berlinguer, responsabile all epoca dell ufficio organizzativo, lavora a fari spenti alla preparazione minuziosa del funerale. Tutti i dirigenti del Pci sono pienamente investiti dell importanza dell evento, vogliono rendere la celebrazione a Togliatti un avvenimento grandioso quanto o forse più delle cerimonie di Stato dell Italia repubblicana, come i recenti funerali liberali di Enrico De Nicola (1959) e di Luigi Einaudi (1961). Il gruppo si adopera pertanto, da subito, nell allestimento di un evento che sia testimonianza del radicamento del partito nel tessuto sociale italiano e ancor di più della visione comunista sulla funzione dei rituali di massa nell azione politica. O, viceversa, della centralità del rito (di massa) nell identità e nella cultura comunista 22. A riprova di ciò il 22 agosto, nel giorno dell'arrivo della salma del segretario in Italia, si svolgono ben due riunioni della Direzione del Pci: la prima nella mattina e la seconda nel tardo pomeriggio, con la presenza questa volta anche di Longo, Natta, Lama e Colombi, rientrati dalla Crimea con lo stesso volo russo. Unico delicato ordine del giorno di entrambe le riunioni è la preparazione delle «onoranze funebri al compagno Togliatti» 23. Sulla storia del trasporto del corpo di Togliatti dalla partenza da Yalta in una bara sovietica, fino al seppellimento al cimitero monumentale del Verano di Roma in una cassa italiana sappiamo molto, grazie

livio karrer all attenzione che la stampa, non solo comunista, dedicò agli eventi e alla grandiosità con cui il Pci volle celebrare anche «l ultimo viaggio» dello storico leader. Il funerale in particolare è il momento centrale e il più significativo: evento di commozione popolare per alcuni, di pura manifestazione di forza per altri. Un aspetto meno noto in questa vicenda riguarda, invece, il corpo di Togliatti e se questo, prima di lasciare la Crimea, sia stato sottoposto ad una sommaria imbalsamazione, secondo la tradizione sovietica per i grandi leader. Un documento conservato nell archivio del partito, presumibilmente stilato alla partenza del volo per motivi doganali, ricorda, accanto ad album di firme e vari filmati, maschere mortuarie post mortem, fatte prima e dopo l imbalsamazione. Riporto integralmente l elenco del materiale stivato a bordo del Tupolev: 1. Maschere post-mortuarie del compagno Palmiro Togliatti in due copie. Fatte in gesso il 21 agosto u.s. dallo scultore N. L. Savitski di Jalta. La prima maschera è stata fatta prima della imbalsamazione, la grande dopo. 2. Album con firme dei dirigenti del p c u s e dei partiti fratelli presso il feretro del comp. Togliatti a Jalta il 22 agosto 1964. 3. Cinefilm documentario a breve metraggio, prodotto dalla Tv sovietica. 4. Cinemateriale (lavander) delle riprese fatte dallo studio centrale dei film documentari dell u r s s a Yalta e Simferopoli il 21-22 u.s., e del comizio funebre dei lavoratori di Mosca, dedicato alla memoria del compagno Palmiro Togliatti il 25 Agosto. 4 scatole (lista del montaggio allegato). 5. Fotomateriali riguardanti il passaggio del feretro del compagno Togliatti a Yalta e Simferopoli il 21-22 agosto. 6. Testo e registrazione su pellicola di magnetofono del discorso del compagno P. Togliatti all Artek il 13 Agosto 24. La pratica della maschera funeraria, come noto, è stata a lungo presente anche nella cultura italiana per Gramsci era stato preso il calco della mano destra mentre i casi d imbalsamazione avevano interessato i papi e, con minor fortuna nei risultati, i monarchi d ancien régime 25. Un precedente e straordinario episodio d imbalsamazione era stato quello operato sul corpo di Mazzini della fine dell Ottocento, le cui ragioni e traversie sono state raccontate da Luzzatto 26. In Russia l imbalsamazione viveva una stagione di grande popolarità grazie alle pratiche celebrative del regime sovietico: i casi di Lenin e Stalin sono troppo noti per dover essere qui richiamati 27. Sulla presunta imbalsamazione di Togliatti purtroppo nessuno ha scritto né raccontato alcunché. Vi sono alcuni accenni di Luciano Barca sulla nomina di una commissione ristretta composta da lui stesso, Alicata e Cacciapuoti per stabilire se esporre o meno la salma 28. Si decide, ad ogni modo, di celare il corpo del segretario e di sostituire, il giorno seguente l arrivo della salma a Botteghe Oscure, la bara fornita dai sovietici. Fino a quel momento questa era apparsa nelle

i funerali di palmiro togliatti e di enrico berlinguer foto costantemente coperta dalle bandiere tricolore e rossa del Pci, così come Longo aveva espressamente chiesto prima del ritorno. Dal momento che non si ritrovano versioni ufficiali, la sostituzione venne all epoca spiegata da molti cronisti come una scelta più in sintonia con una certa pietà popolare nazionale e come una rinuncia al fasto di una bara in mogano e con decorazioni pesanti dello stile sovietico 29. Dell eventuale imbalsamazione del corpo di Togliatti non si trovano, dunque, conferme; in tutti i casi, si tratterebbe di un dettaglio non secondario per definire meglio quella cultura politica da cui i comunisti italiani muovevano nell elaborazione delle proprie strategie simboliche. Anche per rifiutarla, come sembrerebbe trattarsi in questo caso. Fin dal suo arrivo all aeroporto di Ciampino, il 22 agosto, il corpo di Togliatti è al centro di un attenzione e di un seguito crescente. Oltre cinquemila persone, secondo la questura 30, attendono l arrivo dell aereo che riporta in Italia la salma, nel piazzale antistante all aeroporto. Molti altri seguiranno il passaggio del carro funebre lungo il percorso fino al centro storico di Roma, nella sede del partito, come diverse foto su l Unità testimoniano (vedi infra, f i g g. 1-2). All altezza delle Terme di Caracalla la colonna di auto e moto svolta per via di San Gregorio e i Fori Imperiali, quasi a voler ripercorre quella via trionfale, che gira attorno al Colosseo, fortemente voluta da Mussolini come evocativo theatre state delle parate fasciste. Una scelta che appare oggi poco pratica e funzionale, dal momento che allungava il percorso fino alle Botteghe Oscure ma la cui motivazione va individuata nel desiderio di marcare il più possibile il rientro l adventus si è portati quasi a dire di Togliatti nella capitale 31. Una volontà celebrativa di portare il segretario in trionfo a Roma, lungo la via recentemente riconsacrata al patriottismo nazionale dalle celebrazioni della Repubblica? 32 Delle riunioni di Direzione in cui si completa l organizzazione del funerale va sottolineata la decisione di convocare per il giorno successivo al funerale il Comitato centrale del partito per ratificare la nomina di Longo a nuovo segretario. Decisione, senza alcun dubbio, indicativa dell immagine di presenza e di continuità che il Partito comunista vuole trasmettere ai militanti e all opinione pubblica nel momento liminale, potenzialmente pericoloso, di perdita di un punto di riferimento centrale dello statuto identitario. Il Pci ha anche la necessità di presentarsi come forza trascendente, che prescinda dal corpo di un uomo: il partito deve riaffermare, in altri termini, la «proprietà» del corpo di Togliatti, il cui culto e carisma potrebbero aver proiettato l immagine del leader oltre le mura (i confini) della chiesa comunista, sganciandolo dall universo simbolico del partito per crearne uno alternativo ed effimero. Nella religione politica comunista il rischio

livio karrer da scongiurare è, quindi, che Togliatti da sacerdote della liturgia diventi oggetto di culto delle ritualità stesse, o in altre parole da leader rituale si sia trasformato in leader carismatico. Non diversamente da quanto si era verificato a Mosca per Stalin. Si doveva, dunque, evitare che l onda lunga del culto della personalità sfiorasse post mortem il segretario italiano. Il Pci, ricordando l importanza per la comunità della guida sicura di Togliatti, riaccredita in realtà l immagine simbolica del potere e dell autorità come prerogativa del partito e ha successo proprio attraverso l ufficio di tutti i compiti politici, ivi compresa la messa in scena dei riti collettivi, imprescindibili per i movimenti di massa nei momenti di transizione 33. L allestimento di un rituale fa parte di quel processo di gestione della liturgia che permette ai partiti di massa di rigenerare lo spirito di unione con i militanti attraverso una mise en scène della realtà, epurata da ogni differenziazione sociale. Misura poi il successo del rito il grado raggiunto di trascendenza mistica, che viene garantito dal senso di comunione, dalla spontanea partecipazione dei singoli e dalla carica che scaturisce dai simboli sul palcoscenico. Se nelle monarchie d antico regime la continuità del potere era espressa dalla formula le Roi est mort! Vive le Roi!, per i partiti di massa si potrebbe parafrasare la formula con le Secretaire est mort! Vive le Parti!. Quanto più il militante si sente attivamente partecipe di una manifestazione autentica e quanto più si riconosce reale «specchiandosi nel rito» 34, tanto più il partito vedrà riconosciuta la sua autorità come guida dell intera comunità. Più il Pci mostrerà la sua forza nel gestire questo rito, in buona sostanza, più questa funzione sarà nuovamente legittimata. Da questo punto di vista non è senza significato che, vent anni dopo, a seguito della morte di Berlinguer, la convocazione del Cc non sarà così tempestiva; prima dell elezione di un nuovo segretario saranno soprattutto necessari diversi sondaggi esplorativi tra i dirigenti. In entrambi i casi, invece, il rito di passaggio del funerale avrà, tra le altre, proprio la funzione di «costruire il significato» 35 della morte, di dare un senso al delicato momento della transizione: il rito diventerà nell occasione «linguaggio autorizzato», in quanto espressione dell unica autorità ancora vigente nella comunità, quella del partito. L immagine del Migliore e di Berlinguer dopo la morte sarà regolata e tramandata dalle rappresentazioni che il partito costruirà. Ai due segretari sarà concessa l immortalità, nella memoria collettiva dei comunisti, solo se il partito sarà in grado di riassorbire, gestire e ritualizzare simbolicamente l eredità di quelle immagini.

i funerali di palmiro togliatti e di enrico berlinguer 2 Preparativi Nel 1964 la prima decisione dei dirigenti riguarda l itinerario del corteo: si preferisce l opzione più familiare alle manifestazioni comuniste, vale a dire il percorso che dalla sede del partito porta a San Giovanni attraverso piazza Venezia, i Fori Imperiali, via Cavour e via Merulana. È il percorso più lungo. Nelle carte della segreteria organizzativa sono minuziosamente registrate le lunghezze dei vari tragitti presi in esame: il Pci vuole portare in piazza a proprio rischio, va anche detto il numero di italiani più alto possibile. La seconda decisione è in merito al luogo della sepoltura di Togliatti. Dopo un primo sondaggio per il cimitero acattolico di Roma, dove è la tomba di Gramsci ipotesi rifiutata dall amministrazione del campo 36 i dirigenti si orientano per il cimitero monumentale del Verano. Qui era stato precocemente allestito un memoriale in cui avevano trovato collocazione le salme di Ruggero Grieco, Concetto Marchesi e Sibilla Aleramo. L ipotesi del cimitero acattolico esibiva, non vi è dubbio, una carica simbolica più alta, non tanto perché il grande comizio popolare di commemorazione veniva previsto davanti alla porta San Paolo, nei luoghi mitici della Resistenza romana, ma piuttosto per la possibilità di consacrare una tomba di famiglia del comunismo italiano, all ombra di Gramsci e Togliatti. Un potenziale pantheon, dunque, delle glorie immortali del Pci, la cui forza mistica, come luogo della memoria di un popolo, era destinata ad ispirare le future generazioni di militanti, grazie alla presenza dei due maestri del marxismo, nonché, nella vulgata comunista di quegli anni, fondatori del partito. Nella riunione di Segreteria svoltasi prima della morte di Togliatti si era parlato anche della scelta degli oratori che avrebbero preso la parola per commemorare il defunto, nonché dei tempi da concedere ad ognuno. Un tema delicato quest ultimo, tutto iscritto in un modello di funerale in gran parte già canonizzato e ritualizzato all interno della liturgia del comunismo internazionale. La partecipazione dei membri in delegazione veniva generalmente stabilita in base all importanza del defunto, analogamente a quanto previsto dall etichetta di ogni cerimonia politica di Stato. Molti dei dirigenti presenti a Botteghe Oscure, infatti, avevano personalmente partecipato ai funerali di leader comunisti europei, ultimo quello recentissimo di Maurice Thorez, segretario del Pcf, svoltosi a Parigi il 16 luglio 1964. Tutti ricordano, del resto, la foto di Togliatti e Nenni sul palco dei dirigenti allestito sulla piazza Rossa di Mosca in occasione dei funerali di Stalin del 53. Era un ossequio al quale i dirigenti comunisti difficilmente avrebbero rinunciato 37. La nota in merito non è superflua, perché nel 1964 dalle parole e dalle decisioni dei dirigenti emerge chia-

livio karrer ramente come poi sarà nell 84 l automatismo attorno ad un modello nell esperienza dei singoli. Tutti sono a conoscenza delle difficoltà da superare, in molti avvertono che i «punti di concentramento e l ordine di sfilata» devono essere programmati con cura, che, insomma, si deve evitare come sottolineerà Alicata la «confusione» 38. Quanto ai tempi da destinare agli oratori, non meno importante l attenzione che vi pone la dirigenza. Alfredo Reichlin, ad esempio, ricorda ai colleghi come ai funerali di «Zvadski», il capo di stato polacco succeduto a Boleslaw Bierut 39, il rappresentante sovietico Mikojan avesse parlato solamente sei o sette minuti, mentre Gomulka un quarto d ora 40. Parallelamente si pone grande rilievo alle informazioni che la stampa comunista deve veicolare. Berlinguer è attento sia a curare l immagine esterna che il partito mostra di sé si cerca, in definitiva, di fornire all universo comunista una narrazione autoalimentata che sia mobilitante e confortante allo stesso tempo sia a fare da raccordo per il lavoro di tutti gli apparati locali e nazionali del partito. Un documento interessante illustra chiaramente quale fosse lo schema che orientava l azione organizzativa 41. Si tratta di un questionario redatto dalla Segreteria, in cui si chiede in dettaglio alle varie sezioni provinciali diverse informazioni sulle attività commemorative allestite in loco e in preparazione del grande funerale romano. Su questo secondo aspetto, in particolare, si voleva conoscere una stima del numero dei partecipanti, delle bandiere di partito, nonché notizie sulle modalità previste per l ingresso nella capitale. Il questionario, come di consueto indirizzato a tutte le federazioni provinciali, svolgeva una doppia funzione. Da un lato serviva a rinsaldare i rapporti tra centro e periferia, dall altro a coordinare l organizzazione del funerale in modo efficiente e veloce così da non trascurare il minimo dettaglio. Analogamente allo scambio d informazioni o alla trasmissione di compiti tra prefetture e apparati della Repubblica, la Segreteria del Pci sollecitava i dirigenti locali a lavorare più alacremente, secondo una dinamica competitiva già ampiamente rodata in occasione delle campagne di tesseramento nazionale e di diffusione delle pubblicazioni comuniste nel «mese della stampa». Queste dinamiche di competizione o emulazione tra le diverse sezioni regionali sono state già indagate dagli storici: lo scopo, e in una certa misura anche lo spirito che le animava, era rivolto anche per i funerali alla ricerca di vantaggi collettivi 42. Tutto il partito, infatti, ne avrebbe beneficiato. Non meno significativo, allo stesso modo, è l interesse della Segreteria per promuovere una commemorazione a livello locale che garantisca la simultaneità nazionale dell azione e diffonda una rappresentazione quanto più unanime possibile del cordoglio. Un lutto, dunque, che sarebbe così

i funerali di palmiro togliatti e di enrico berlinguer potuto essere presentato come collettivo e davvero vivo in tutto il Paese. Nelle feste funebri comuniste, tuttavia, l aspetto della partecipazione ampia e geograficamente diffusa sembra rivestire un importanza superiore rispetto all esigenza, pur presente e incoraggiata, della simultaneità dell azione celebrativa a livello nazionale e della conseguente rappresentazione organica del dolore degli italiani 43. 3 Corpi in esposizione La camera ardente e le tre giornate in cui il feretro di Togliatti è esposto alle Botteghe Oscure rappresentano un capitolo a sé del lungo rito. A Roma, come noto, solo i papi venivano mostrati alla popolazione tanto a lungo: il paragone è, se si vuole, scontato nella tradizione della città eterna, tuttavia ingombrante nel caso di un laico comunista. A Mosca, nella celebre Sala delle Colonne, nel palazzo del Sindacato, a fianco alla Duma, i più importanti leader comunisti erano celebrati con la stessa durata di esposizione: tre giorni 44. Quel che colpisce, ad ogni modo, è l assenza, nelle dettagliatissime cronache dell Unità, di notazioni sulle preghiere per il defunto e sui numerosi segni cristiani a cui si abbandonano uomini e donne che sfilano davanti al feretro. Atteggiamenti questi ultimi, al contrario, rilevati e fatti oggetto di numerosi commenti da parte di altri giornali. L organo ufficiale del partito, insomma, sorvola sulla presenza di forme e simboli cattolici all interno della camera ardente, mentre si dilunga sul bacio all effige e sulle lacrime delle donne, raccontati attraverso le parole più tipiche di un patetismo di maniera 45. Ancora una volta va annotato come il dolore nazionale venga simbolizzato attraverso l esibizione dei volti commossi delle donne: il peso di una perdita e del lutto sono anche qui espressione di un fardello femminile, tradizionale, del resto, nell Italia unitaria 46. Si rifiuta, dunque, il confronto con la ritualità cattolica e con un immagine scopertamente cristiana della propria militanza, invece largamente presente e diffusa 47. In definitiva, non diversamente dall esclusione dei simboli di partito che parroci e vescovi riservavano nello stesso periodo alle famiglie comuniste nei funerali di militanti 48, allo stesso modo il Pci si erge nel 1964 ad amministratore esclusivo delle simbologie e delle rappresentazioni ufficiali all interno della propria chiesa. Questa ricerca di monopolio nella gestione del sacro è tanto più stupefacente quanto più si pensi alla ben nota strategia di apertura ai cattolici portata avanti da Togliatti fin dal suo rientro in Italia. Anticipando un po i tempi, è importante segnalare la differenza profonda che su questo punto il funerale di Berlinguer porterà enfaticamente in scena, allorché la presenza di

livio karrer moltissimi cattolici comunisti o meno poco importa, non avendo più rilevanza la distinzione nelle rappresentazioni sarà ricordata e messa in rilevo sulla stampa di partito. Al contrario, la capacità di Berlinguer di essere amato anche dai cattolici diventerà una ragione in più del successo di un uomo e l ulteriore manifestazione della proclamata diversità comunista. Ma torniamo ora alla camera ardente. Una fotografia suggestiva dell Humanité del 16 luglio 1964 mostra la scenografia allestita dal Pcf per commemorare Maurice Thorez: un enorme drappo nero ricopre integralmente la facciata del grande palazzo vicino all Opéra di Parigi, secondo una tradizione decorativa francese 49. L effetto scenografico, tipico del teatro, doveva senza alcun dubbio stupire i passanti. Nulla di simile è previsto per Togliatti e per Berlinguer alle Botteghe Oscure, dove sono molti fiori e le bandiere a mezz asta a caratterizzare la facciata. In entrambe le occasioni la camera ardente è allestita nell atrio d ingresso del palazzo, dove il busto di Gramsci domina silenzioso la scena. L esposizione della salma e la pratica dei picchetti mostra, nei vent anni di distanza che intercorrono tra i due funerali, poche differenze. Diverso è però il tempo di esposizione: per Berlinguer sarà solo di due giornate. Diverso, soprattutto, è il discorso politico, come vedremo, che si costruisce intorno agli eventi, poiché nel caso della morte di Berlinguer le immagini saranno meno evocative delle parole e la commozione e le lacrime saranno più raccontate che raffigurate. Le istantanee di vent anni più tardi, infatti, non dipingono più dolore e lutto, né si dà spazio ai volti commossi e ai baci alla bara assunti a testimonianza privilegiata del lutto e del cordoglio, come abbiamo visto per Togliatti. Nel 1984 la televisione che trasmette continuamente immagini dalla sede del Pci e da Padova, dove il segretario è ricoverato ha ormai ridotto la centralità dei giornali come fonte di comunicazione visiva e modificato le scelte grafiche della carta stampata. Pietro Secchia ha raccontato, da par suo, queste fasi del funerale togliattiano, dando la misura sia della meticolosità dei meccanismi organizzativi dell apparato di partito, che poco spazio lasciano alla «spontaneità e al caso», sia del clima più generale, equiparato tout court a quello vigente in una «confraternita di gesuiti». Tutto è meticolosamente, direi puntigliosamente organizzato secondo la regia dell epoca, un protocollo rigoroso e il cerimoniale messo a punto dal gruppo dominante. Neppure la morte è riuscita a spezzare, sia pure per un attimo, il rigore di un protocollo fissato sulla base della catena gerarchica. [ ] il culto delle gerarchie si rivela ancora più forte di quello della personalità e della morte. [ ] Anche il dolore e la partecipazione devono essere pesati col bilancino, misurati col tassametro. Le lacrime dei grandi non devono confondersi con quelle dei piccoli. Cominciano i turni di guardia, anche questi naturalmente sono stati 2

i funerali di palmiro togliatti e di enrico berlinguer predisposti sin dal giorno prima, elenchi e schedari alla mano. Tuttavia qualche mutamento avviene. C è chi ha preteso di avere la precedenza in base ai diritti del grado e della scala gerarchica. Inevitabili confusioni di questi momenti, piccinerie e meschinità degni di una confraternita di gesuiti 50. Nel 1984 l organizzazione del funerale coincide con la campagna elettorale per il parlamento europeo. Berlinguer muore a poche ore dalle votazioni che, come noto, registreranno per la prima volta nella storia repubblicana e sull onda emotiva di quella perdita il sorpasso del Pci sulla Dc. L impegno del partito si esplica in entrambe le direzioni; la Direzione comunista fin dal primo malore che coglie il segretario si prepara all «ipotesi estrema» ma, ugualmente, la campagna elettorale non si può fermare 51. Pecchioli il 9 giugno, quando le condizioni di Berlinguer appaiono già gravissime, ragiona sulla data migliore per il funerale. Il problema è evitare la sovrapposizione con la domenica elettorale: Se i funerali si fanno il venerdì non ci sono problemi, per il sabato, già ci sono guai. Non possiamo deludere il desiderio dei compagni di essere presenti a Roma, né impegnare i compagni che debbono votare. Se fermiamo la salma a Padova per un giorno potremmo far slittare la cerimonia a Roma a lunedì 18 p.v. (sempre naturalmente, se il compagno Berlinguer sopravvivrà sino ai primi giorni della prossima settimana) 52. Per quanto riguarda le «questioni tecniche», il funerale è, infatti, già stato organizzato, come Tortorella, responsabile dell organizzazione, nella stessa riunione chiarirà esplicitamente. La velocità con cui viene organizzato il funerale di Berlinguer dimostra la familiarità non solo dei dirigenti ma di tutto l apparato del partito con questo genere di liturgia e di situazioni. La ciclicità di eventi commemorativi o festivi nella comunità e la canonizzazione del modello funebre avevano evidentemente contribuito a favorire l interiorizzazione anche nei quadri di mentalità, attitudini e forme cerimoniali. La grande mobilitazione dell apparato locale della federazione romana, in particolare, è una manifestazione di efficienza e allo stesso tempo di schizofrenia da parte di un partito che non rinuncia a riproporre un rito identitario collaudato ma anche seriamente compromesso con l eredità del passato staliniano. A dispetto delle caute aperture prodottesi negli anni precedenti. I funerali allestiti nei primi anni Ottanta per la morte di Amendola, Longo e Terracini avevano, infatti, offerto la possibilità di aggiornare il modello, favorendo di conseguenza una nuova pedagogia politica più aperta al rinnovamento identitario. La rinuncia al corteo sul modello dell accompagnamento religioso che si era avuta in quelle occasioni, in questo senso, appare come una decisa laicizzazione del modello, a favore di una 2

livio karrer commemorazione in piazza attraverso delle orazioni pubbliche: forma quest ultima più vicina alla tradizione dei funerali repubblicani e socialisti. Come vedremo, invece, i dirigenti scelgono di riproporre la versione più tradizionale di questo modello, dove l unica vera differenza è data dal tempo di esposizione della salma del segretario defunto. Il fantasma della tradizione aleggia comunque nella discussione della Direzione nel 1984. In modo emblematico il problema viene sollevato da Ugo Pecchioli in merito alla consueta scelta degli oratori: «c è un problema delicato per i discorsi. Si potrebbe sfuggire alla tradizione e far parlare un giovane (Fumagalli [segretario della Fgci]) e il più anziano (Pajetta). Ciò per evitare la tradizione. Si pensa anche alla compagna Jotti» 53. Pecchioli, insomma, lascia intendere di essere orientato verso un rito con minor crisma d ufficialità e con meno oratori e, in definitiva, più breve. Nessuno, però, degli altri membri si dimostra favorevole ad accogliere le aperture e subito si apre il dibattito sui candidati più idonei alla commemorazione pubblica. La discussione dimostra, ancora una volta, la consuetudine con una prassi liturgica tutt altro che morta e la ritrosia ad avventurarsi su sentieri poco battuti. Va detto, infatti, che era stata la volontà esplicita di Amendola e di Terracini ad aver imposto una soluzione diversa per quei funerali, non esclusa la rinuncia alla tumulazione accanto a Togliatti al Verano, e non una convinta scelta del Pci. In occasione della morte di Longo, nell ottobre del 1980 forse perché a distanza di pochi giorni, ricordiamolo, dalla marcia dei quarantamila a Torino il partito rinunciava a mobilitare i propri militanti secondo i canoni consueti; rispettando la volontà di Longo, inoltre, anche il segretario partigiano non venne seppellito a Roma 54. Perché per Berlinguer non si sfruttarono questi strappi e innovazioni per reinventare la tradizione e si preferì una celebrazione modulata sugli stessi protocolli del funerale togliattiano? Evidentemente nel 1984 alcuni elementi di dettaglio nell allestimento del funerale sono modificati, come la sostituzione dell oratore sovietico con un rappresentante del Parlamento europeo innovazione registrata per la prima volta nella commemorazione dell Amendola eurodeputato, ma l impianto di base resta lo stesso dei grandi funerali di partito messi in scena per Palmiro Togliatti. Solitario appare, insomma, il parere di Pecchioli ma, non di meno, la posizione di quest ultimo illumina sulla non condivisione dei possibili aggiornamenti e sul ruolo che ritualità e tradizione giocano ancora nel Pci degli anni Ottanta. Saranno le forme di partecipazione, come vedremo, dei militanti e della gente comune a contribuire a disegnare una rappresentazione ufficiale diversa, popolare, in cui le barriere tra apparato e folla saranno le prime a cadere. Seguiamo ora in parallelo i due lunghissimi cortei funebri, rilevando le differenze e le continuità. 22

i funerali di palmiro togliatti e di enrico berlinguer 4 Cortei L ordine di sfilata è in entrambe le occasioni dettagliatamente predisposto e i minuziosi elenchi sono ancora oggi conservati presso l archivio del Pci 55. Allo stesso modo conosciamo i precisi piani di azione per la formazione degli stessi cortei: i momenti d ingresso delle varie delegazioni provinciali sono, infatti, resi noti sulla stampa di partito. L attenzione per questi aspetti è meticolosa. Osservando il corteo di Togliatti, ad esempio, si nota bene che, quando il carro funebre si muove da via delle Botteghe Oscure, la testa del corteo è già molti metri avanti. Il carro funebre, vero centro focale di tutta la celebrazione, segue, infatti, la lunghissima distesa di corone commemorative, di bandiere del partito del Cc e del Ccc, della Fgci, di quasi tutte le sezioni nazionali una seconda banda musicale e i gonfaloni comunali delle amministrazioni di sinistra. Nel 1964 è complicato ricavare una stima del numero complessivo di corone e bandiere: i giornali riportano cifre molte diverse mentre la Segreteria del Pci stimava in 1.200 i soli portatori di corone. In ogni caso la scelta della dirigenza comunista è di affiancare ai colori e ai tradizionali simboli identitari del partito, quelli municipali o regionali delle amministrazioni statali 56. L impressione che nei contemporanei deve aver suscitato l arrivo del corteo è difficilmente descrivibile 57 : i toni della Marcia Funebre di Chopin scandivano lentamente il passo, contribuendo a fissare quell immagine di un mesto pellegrinaggio laico, ben lontano, in questo, dalle forme marziali dei funerali sovietici e più assimilabile a momenti tipici del folklore religioso nazionale. Anche le fotografie scattate dagli elicotteri descrivono una fiumana di corone e bandiere, che colora le strade di Roma. Significativa un immagine dei Fori Imperiali, probabilmente scattata dal Colosseo, in cui si vede solo la testa del corteo: una formidabile quantità di corone e bandiere attirano l occhio dell osservatore. Per il funerale di Berlinguer notiamo qualche piccola variazione nell ordine del corteo: alla testa non c è più la banda musicale, che sfila subito dopo, bensì le bandiere del Pci e della Fgci; seguono i gonfaloni comunali e i vari picchetti ufficiali; solo dopo troviamo le corone di fiori circa 120 e quindi la banda (f i g. 3). E di seguito il feretro e i dirigenti e i quadri del partito. Nel 1964 qualche attenzione merita anche il carro funebre che il Comune di Roma mette a disposizione per accogliere la bara di Togliatti: il semplice carro nero è caratterizzato, infatti, da una vistosa croce di metallo sul tetto. Si nota in particolare il tentativo maldestro di coprire il simbolo cristiano con qualche fiore rosso, probabilmente per non offendere sensibilità religiose o, piuttosto, per non confondere rito cristiano e ateo. Dalla cronaca del Tempo scopriamo che i fiori sono dei garofani 2

livio karrer scarlatti 58 ; il giornalista, Angelo Frignani, sfrutta l episodio per affermare che Roma non è attrezzata ad ospitare un funerale laico. Sul quotidiano della destra romana si dà una chiave di lettura della cerimonia come un mistificante tentativo del Pci di confondere il funerale laico comunista con quello religioso cattolico, attraverso una strumentalizzazione, si direbbe oggi, anche di quei cittadini e militanti che si fanno il segno della croce al passaggio del defunto. Così si è concluso il più grande funerale ateo che Roma abbia mai visto. Una manifestazione senza dubbio imponente, sulla quale il Pci conta per dare la dimostrazione della sua forza e della sua potenza, ma alla quale nonostante le parole buone non è riuscito a togliere, appunto, le caratteristiche di una cerimonia soprattutto atea 59. In ogni caso, registriamo la differenza rispetto ai funerali di Ruggero Grieco del 1955, quando era stata scelta come carro funebre, secondo l uso comune del resto, una carrozza trainata da due cavalli 60. Dietro al carro, seguono la salma di Togliatti: Nilde Jotti, Marisa Malagoli, Mario Spallone con la consorte. Il feretro è il vero centro prossemico di tutto il corteo: a partire da questo centro sacrale è costruita tutta la gerarchia d ordine. La prossimità alla bara è attestazione di prestigio e importanza. Un passo indietro alla Jotti camminano la sorella e il fratello di Togliatti, Maria Cristina ed Eugenio: entrambi dopo pochi metri troveranno posto su alcune autovetture che seguono il carro, posizionate dietro i membri della Segreteria del Pci. Nelle autovetture già sedevano, il figlio di Togliatti, Aldo, che, come noteranno in molti, vestito in doppiopetto grigio era incredibilmente somigliante al padre, la moglie separata Rita Montagnana e Gian Carlo Pajetta. La scelta di inserire nel corteo tre autovetture non era casuale: era stata probabilmente l unica soluzione trovata dagli organizzatori per risolvere, da un lato, il problema logistico per il supporto ad infermi ed anziani, dall altro, la ventennale vexata quaestio della gestione del rapporto tra Nilde Jotti e Rita Montagnana. Eredità scomoda che Togliatti lascia al partito. La partecipazione al funerale della Montagnana, infatti, aveva tenuto molto in ansia la Segreteria che nella riunione del 23 agosto aveva incaricato addirittura Umberto Terracini e Ugo Pecchioli, allora dirigente della sezione di Torino 61, di conoscerne le intenzioni. Appare evidente che la Direzione vuole evitare che le due donne s incontrino lungo il percorso. A differenza di Longo, Togliatti non aveva mai voluto divorziare legalmente a San Marino, per cui la Montagnana era a tutti gli effetti ancora la moglie 62. Ma per l Unità è solo «la madre» di Aldo 63. La stampa moderata e di destra sfrutta molto questi aspetti del rapporto tra moglie vera, la Jotti, e ufficiale, la Montagnana, che il Tempo definisce «colei alla 2

i funerali di palmiro togliatti e di enrico berlinguer quale spetta soltanto una malinconica serie di ex (ex moglie, ex dirigente del Pci, ex deputato, ex comunista)» 64. Sulla Nazione del 25 si legge dell arrivo a Roma di Rita Montagnana e di Aldo Togliatti e il giornalista, in chiave polemica, si chiede quale sarebbe stato il posto della donna nella celebrazione, definendola tra i pochi personaggi «veri» di un funerale dai forti accenti politici, insieme solo agli altri familiari Nilde Jotti, Eugenio e Maria Cristina Togliatti e Marisa. Rita Montagnana continua il giornalista del quotidiano di Firenze è però anche il personaggio più «doloroso» perché è a lei che Togliatti ha lasciato il «pesante fardello» di accudire il figlio instabile di mente 65. Come contrappunto va qui evidenziata la profonda differenza con l attenzione al modello familiare virtuoso dei coniugi Berlinguer, tratteggiato non solo in occasione del funerale ma anche in sede commemorativa per descrivere lo «stile Berlinguer» 66. Al di là delle polemiche sul caso di Togliatti, sintomatiche dello scontro culturale sugli stili di vita degli anni Sessanta, le forme della presenza e la possibilità d intervento nel cerimoniale dei familiari rappresenta un nodo problematico vero e nel caso dei funerali politici appare una costante trasversale di lunghissimo periodo, facilmente riscontrabile in molte culture politiche e in molte altre situazioni 67. Un tema che si è riproposto anche di recente, come mostra il caso dei funerali del presidente francese François Mitterrand 68. Capire se e come i partiti rispettino le volontà delle famiglie è nel caso comunista assai complicato nonostante il rilievo della questione. Si può, infatti, per questa via ricostruire, seppur in controluce, quanto la volontà celebrativa nei termini validi per le manifestazioni di forza e presenza tout court del partito nel tessuto sociale abbia la meglio a discapito delle ragioni familiari. Sia per i funerali di Togliatti che per quelli di Berlinguer, la presenza dei familiari appare diluita nell immagine forte del Pci e non sembra convincente credere, come fa Alessandro Casellato, che la mancanza di «una collocazione privilegiata» fosse equilibrata dall essere poi «ricompresa nella famiglia allargata del partito» 69. Per i funerali di Berlinguer appare probabile che sia avvenuta addirittura una contrattazione tra la moglie del segretario e il responsabile dell organizzazione Tortorella su alcuni dettagli del funerale. Tuttavia la cattolicità della signora Letizia, nota all opinione pubblica, non sembra aver determinato sensibili modificazioni nel rito e l unica concessione che il partito fa alla famiglia sembrerebbe essere quella relativa al luogo di sepoltura del feretro. Il corpo di Berlinguer non sarà, infatti, tumulato accanto a Togliatti. Come già prima di lui era stato per Longo, Amendola e Terracini, rifiutatisi di osservare la tradizione di partito 70. L aspetto che più stride, dunque, con l evoluzione culturale dell universo comunista fino a qui delineata è la riproposizione fedele 2

1 Roma 25 giugno 1964. Corteo funebre con il feretro di Togliatti in via delle Botteghe Oscure. Si distinguono Nilde Jotti e Marisa Malagoli; dietro di loro, il gruppo dirigente del Pci. La riproduzione è gentilmente concessa dall Archivio fotografico dell Unità figura 2 Roma 23 giugno 1964. Una famiglia rende omaggio a Togliatti nella camera ardente allestita nella sede del partito. La riproduzione è gentilmente concessa dall Archivio fotografico dell Unità figura

3 Roma 13 giugno 1984. La testa del corteo funebre per Berlinguer lungo via dei Fori Imperiali. La riproduzione è gentilmente concessa dall Archivio fotografico dell Unità figura 4 Roma 13 giugno 1984. Gruppo di donne nel corteo mostrano l edizione speciale dell Unità, pubblicata nel giorno del funerale di Berlinguer. La riproduzione è gentilmente concessa dall Archivio fotografico dell Unità figura

livio karrer nel 1984 della liturgia tradizionale per quanto riguarda l immagine e la rappresentazione del corteo, l ordine di sfilata interno e il suo percorso. Sull ultimo punto si è già detto del valore memoriale di San Giovanni nella tradizione comunista. Con sguardo retrospettivo, invece, si può osservare riguardo all ordine gerarchico di sfilata che, se poteva essere conforme alla natura del Pci togliattiano, alla metà degli anni Ottanta questo appariva decisamente anacronistico. In particolare la conformazione del corteo continuava a riproporre quell immagine di sfilata infinita di apparati di partito, la rappresentazione tangibile della controsocietà comunista. Autorappresentazione quest ultima, però, che stride fortemente con il discorso unanimistico che s intende costruire sulla presenza del Paese al suo interno. In entrambi i funerali, le cronache della stampa comunista sottolineano ossessivamente l organicità di una rappresentanza nazionale che sfila, quando a ben vedere siamo di fronte ad un ordinata manifestazione di partito. A titolo d esempio riporto un passaggio emblematico della lettura unanimistica del cordoglio offerta da Paese Sera per Togliatti: Tutta la realtà italiana, anche quella più nascosta ed umile, è qui scaturita d improvviso, al richiamo di questa voce che ha insegnato a tutti e che a tutti ha dato qualche cosa, ha indicato una strada, ha risvegliato una coscienza, ha spalancato gli occhi sull avvenire, verso un mondo giusto che tutti sognano, che ha fatto diventare certezza ogni aspirazione e ogni speranza. E ciascuno vorrebbe dire a questo morto che passa sotto il cielo di Roma qualcosa di ciò che ha ricevuto [.] è tutta l Italia che sfila; ogni delegazione è preceduta da un lungo striscione rosso che a scritte bianche reca il nome della città. È la storia di quarant anni di vita italiana sotto la guida di Togliatti [ ] dietro al feretro di Togliatti è una marea di persone che si muove lentamente, massiccia, tenendosi per mano, legata da un comune sentimento, tutti uguali. Attorno a Togliatti è veramente il mondo e l Italia tutta. Il mondo tutto nelle rappresentanze straniere, in gente d ogni colore. E l Italia tutta, le rappresentanze ufficiali dello Stato e del Parlamento, la cultura, la democrazia civica, i partiti politici e l Italia del mondo del lavoro 71. Una riprova che l organizzazione del corteo è saldamente controllata dal partito si ha nello spazio limitato lasciato agli italiani che liberamente hanno scelto di presenziare al rito. La «folla indistinta», così come è definita nei documenti della Segreteria nel 1964, si tenta di contenerla oltre le transenne che delimitano il percorso, lasciando che s inserisca nel corteo solo in fondo. La volontà di evitare confusione, sovrapposizioni e possibili scontri con i militanti è fortissima 72. L immagine complessiva che si ricercava, doveva essere prendendo a prestito le parole usate dall Unità del 64 l «espressione grandiosa di una coscienza collettiva matura», dove emergesse la forza della disciplina, più impressionante di 2