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AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 3 Medius presenta: AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME Ebook rilasciato con licenza Creative Commons Quest'opera è stata rilasciata sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non Commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.5/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 171 Second Street, Suite 300, San Francisco, California, 94105, USA.

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AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 5 PROLOGO Il buio stava calando sulla Fortezza Imperiale. Atys Bergar, fermo sotto il portico, attendeva impaziente che il soldato di guardia all'edificio si allontanasse abbastanza da permettergli di uscire dal suo nascondiglio. Il soldato si muoveva avanti e indietro lungo la strada che correva attorno all'ala Occidentale. Atys stimava di avere a disposizione una manciata di minuti per uscire dal cortile e allontanarsi indisturbato. Con un po' di fortuna sarebbe uscito di lì senza essere notato, anche se era rischioso andare in giro di notte per quelle strade. Qualcuno poteva insospettirsi e fare delle domande. Domande alle quali non aveva riposte da dare, almeno per il momento, che non lo facessero apparire colpevole. Sebbene avesse la sensazione di essere osservato, aveva preso ogni precauzione possibile. Aveva atteso paziente che Lellor si addormentasse prima di uscire dalle sue stanze. Si era assicurato che l'edificio fosse deserto prima di avventurarsi per i suoi corridoi. Infine, doveva affrontare il cortile e poi l'esterno, dove contava di trovare protezione tra le siepi e i viali alberati che collegavano i vari edifici della Fortezza. Nella mano stringeva l'ultimo messaggio giunto col falco messaggero. Nell'altra aveva un vecchio libro dalla copertina annerita e le pagine ingiallite dal tempo e l'usura. Il vecchio e fragile tomo era una presenza rassicurante e lo aiutava a tenere la mente sgombra e libera dai cupi pensieri che lo tormentavano. Ora più che mai aveva bisogno di pensare in modo lucido e

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 6 razionale. Non poteva farsi prendere dal panico: tutto dipendeva da lui. La statua di Jiramas aveva il viso rivolto verso di lui: orbite vuote e prive di vita sembravano quasi volerlo giudicare. Atys distolse gli occhi: non riusciva a sostenere quello sguardo. Aveva meditato a lungo su quello che avrebbe dovuto fare. Poteva fuggire, abbandonare di nascosto la Fortezza e allontanarsi dalla città e dall'impero. Per andare dove? Il mondo esterno non era il luogo più adatto per un Maestro delle Nove Torri che conosceva solo la vita degli studi e delle ricerche erudite. Le altre Corti erano fuori discussione: il Kal avrebbe inviato i suoi messaggeri in ogni angolo delle Terre del Sole, rendendolo una ghiotta preda per i cacciatori di taglie. Anche le Nove Torri erano da escludere. Nessuno alla Cittadella lo avrebbe accolto con un'accusa di tradimento sulle spalle. C'era anzi la concreta possibilità di essere catturato e consegnato nelle mani del Kal, che in quel caso non avrebbe avuto più alcun dubbio sulla sua colpevolezza. L'unica possibilità che gli rimaneva, per quanto folle potesse essere, era confessare e portare le prove del tradimento - il foglio che stringeva nella mano - e rimettersi alla clemenza del Kal. Nel peggiore dei casi poteva sperare di ottenere una morte rapida e indolore che non avrebbe offuscato il buon nome del suo casato.

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 7 Un rumore strisciante alle sue spalle lo fece voltare di scatto. Esaminò il portico in tutte le direzioni per cercare di capire cosa - o chi - avesse prodotto quel rumore, ma non vide alcunché, se non le ombre delle colonne ormai indistinguibili nel crepuscolo inoltrato. Il passo regolare della guardia riguadagnò la sua completa attenzione. Doveva concentrarsi. "Sgombra la mente" si disse ricordando uno dei primi esercizi mnemonici che aveva imparato alla Cittadella. "Sii vigile. Osserva." Due pensieri gli affollavano la mente impedendogli di pensare in modo coerente. Il primo riguardava il suo Attendente. Cosa sarebbe successo a Lellor? Lo avrebbero accusato di essere suo complice? Lo avrebbero imprigionato? Il ragazzo non aveva alcuna colpa in tutto quello che era successo. Atys lo avrebbe detto chiaramente, ma nemmeno quello poteva essere sufficiente per metterlo al riparo da eventuali conseguenze. Una volta liberata la furia dei Kal, era difficile prevedere chi o cosa ne sarebbe stato travolto. Forse avrebbe dovuto mandare Lellor alle Nove Torri o in un luogo sicuro prima di uscire allo scoperto. "Non c'è tempo" pensò tentando di giustificarsi almeno parzialmente. La situazione era precipitata in modo così improvviso da costringerlo a prendere una decisione immediata. Non aveva altra scelta. Il secondo pensiero riguardava Quyll. Confessare significava coinvolgerlo e questo poteva voler

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 8 dire la sua fine. Un tradimento è un tradimento, anche se viene fatto per il bene di un Kal a scapito di un altro. È pur sempre un atto rivolto contro l'autorità e ciò che rappresenta. C'era però una grande differenza tra loro. Moorr Quyll aveva conoscenze e alleati in grado di proteggerlo. Poteva, ma Atys non ne era sicuro, persino opporsi ad alcune decisioni del Kal facendo leva sul suo potere. Quyll sarebbe sopravvissuto a quella crisi, in qualche modo. Sentì qualcosa strisciare alle sue spalle. Si voltò e colse con la coda dell'occhio un ombra lunga e veloce che si gettava nell'erba alta che cresceva nel cortile. Atys corrugò la fronte. Ogni tanto qualche serpe si intrufolava nei palazzi, che sorgevano a ridosso di quella che una volta era stata una vera foresta e che in quei giorni era ridotta a un grande parco che era stato inglobato dal complesso della Cittadella Imperiale. Niente di cui preoccuparsi. Erano altre le cose che doveva temere in quel momento. La guardia passò di fronte all'entrata e la superò senza nemmeno gettare uno sguardo all'interno del cortile, come Atys aveva sperato. Tuttavia, anche se si fosse girato per caso nella sua direzione, non avrebbe visto altro che ombre che si confondevano nella sera ormai inoltrata. Sotto la colonna che aveva scelto come nascondiglio provvisorio, Atys contò i passi che la guardia avrebbe dovuto percorrere per consentirgli di uscire e sgattaiolare fuori senza essere visto.

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 9 "Sette, otto, nove" sussurrò nel buio. Quando il conteggio arrivò a sedici, cominciò a muoversi in direzione della statua che sorgeva al centro del cortile. Sentiva il sangue pulsargli nelle tempie, il cuore che gli batteva all'impazzata e una vaga inquietudine che, per quanto si fosse sforzato di allontanare, non era stato capace di eliminare del tutto. Poco male: aveva il tempo sufficiente per uscire e raggiungere il piccolo bosco che si trovava oltre la strada, dove sarebbe stato al sicuro. Qualcosa di viscido strisciò davanti a lui, insinuandosi tra i due piedi coperti solo da sandali aperti. Atys balzò subito di lato a dispetto della sua età avanzata. Avvertì una specie di puntura. Qualcosa lo aveva punto al tallone. Raggiunse la statua e si appoggiò a essa sollevando la gamba per esaminarsi il tallone. Nel buio, vide chiaramente due minuscoli puntini da cui sgorgava una goccia di liquido denso color cremisi. Entrambi si trovavano sulla punta, nel punto esatto in cui si era sentito pungere. Atys sfiorò i puntini, macchiandosi di rosso i polpastrelli. Era proprio sangue quello che ne stava uscendo. Ora cominciava ad avvertire anche un certo intorpidimento al piede. Cosa gli stava accadendo? Sentì qualcosa avvolgergli la gamba su cui si stava reggendo: d'istinto rimise l'altro piede a terra. Una fitta di dolore tremendo si irradiò dal tallone ferito, risalendo lungo tutta la gamba fino al femore. Si sentì subito mancare. Qualcosa lo punse alla coscia.

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 10 Atys vi portò la mano, avvertendo qualcosa di viscido che si muoveva lungo l'arto. Immediatamente dolore e intorpidimento si impadronirono anche dell'altra gamba. Atys emise un urlo strozzato e cadde in ginocchio. La gamba gli bruciava come se fosse stata avvolta dalle fiamme: un incendio interno si irradiò dall'arto ferito, raggiungendo il bacino e l'addome. Atys si piegò in due e in un lungo gorgoglio vomitò sangue misto alla cena che aveva consumato quella sera. Una larga chiazza marrone si allargò sotto di lui imbrattandogli la tunica bianca. Privo di forze e prossimo a un collasso, stramazzò al suolo. Riuscì a emettere un unico singulto strozzato prima che il suo cuore cessasse di battere. Gli occhi, vitrei e ormai privi di vita, fissarono il vuoto: la notte era tornata silenziosa attorno al corpo del Maestro della Cittadella.

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 11 AL SERVIZIO DEL KAL Un falco scese in picchiata verso il grande edificio dipinto di bianco, attirato dai piccoli uccelli che avevano deciso di trascorrere lì parte del pomeriggio assolato. Laral Adallo era in piedi nello studio personale di Kaaro e lo osservava mentre dava da mangiare agli uccelli messaggeri. Sul davanzale di marmo della grande finestra era tutto un frullare d ali e svolazzare di piume dai molti colori, accompagnati dal costante pigolio degli uccelli. "Voglio che ci vada tu" stava dicendo Adallo col suo solito tono calmo. Kaaro non si voltò a guardarlo. "Mi spiace molto per Bergar" disse senza smettere di imboccare a uno a uno i docili volatili chiusi nella voliera. "Era mio amico e vorrei davvero essere d'aiuto nelle indagini sulla sua morte, ma non ho intenzione di affrontare un nuovo viaggio. Non adesso che devo scalare un'altra Torre." "La scalerai al tuo ritorno. Non c'è fretta." "Sono due anni che mi preparo alla scalata. Un altro rinvio e diventerò troppo vecchio." Kaaro aveva superato da poco i quarantacinque anni. Era il più giovane tra i Gran Maestri, ma non in assoluto. Molto prima di lui, tre Confratelli della Cittadella avevano scalato sette torri prima delle cinque decadi. I tempi che avevano erano molto stretti e ogni rinvio significava procrastinare di anni la scalata. "Tayne è d'accordo: ne abbiamo discusso a lungo nell'ultimo quarto di Luna." "Quello di cui discutete tu e il Priore sono affari

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 12 vostri. Non cercate di trascinare me dentro i vostri problemi." "Pensavo che avessi a cuore la sorte di Bergar." Kaaro si voltò per guardarlo. Laral Adallo era più anziano di lui, ma sostava in piedi al centro dell'ampia stanza, le braccia conserti e la schiena dritta, come un giovane Attendente dall'aria sfrontata che sfidava il suo Maestro. Trenta anni prima, quando Kaaro aveva iniziato il suo apprendistato alla Cittadella, la situazione era stata del tutto invertita. A quel tempo era Adallo a essere il Maestro e lui solo uno sciocco e presuntuoso Attendente, come tutti gli Attendenti delle Nove Torri, dopo tutto. "Mi spiace molto che sia morto, ma cosa posso fare per lui? Le corti imperiali sono luoghi insidiosi: gli incidenti possono sempre capitare." "Pensa a Lellor, il suo Attendente. Sei stato tu ad affidarlo a Bergar, non ricordi?" Kaaro ricordava. Erano appena tornati da una difficile missione nel Mare Interno e Lellor era un candidato più che promettente: Kaaro era certo che col giusto addestramento sarebbe diventato in breve tempo un Maestro tra i più abili. Ma c'era un ostacolo: lui aveva già un Attendente e non poteva occuparsi di lui. Aveva deciso di affidarlo alle cure di un Maestro di cui si fidava e che avrebbe saputo indirizzarlo sulla via giusta da seguire: quel Maestro era Atys Bergar. Ora però Bergar era morto e Lellor scomparso. Kaaro sapeva di non essere responsabile per quello che era accaduto - perché avrebbe dovuto? - eppure aveva la sgradevole sensazione di non aver fatto tutto ciò che era

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 13 in suo potere, di non aver previsto ciò che sarebbe potuto accadere e di non aver agito nel modo giusto. Era solo una sensazione, ma da quando era giunta la tragica notizia della morte di Bergar e della contemporanea scomparsa di Lellor, non aveva fatto altro che pensare a questo. I suoi studi preparatori avevano rallentato fin quasi a fermarsi del tutto negli ultimi giorni e lui sentiva che la vetta della Settima Torre era sempre più lontana. E adesso Laral Adallo, Primo Consigliere del Priore delle Nove Torri, veniva a chiedergli di lasciare i suoi studi e la tranquilla vita che conduceva alla Cittadella per raggiungere Therysia e indagare sulla morte di Bergar. Non era la prima volta che lo faceva e non sarebbe stata la prima volta che Kaaro gli avrebbe negato tale favore - in altre occasioni aveva invece accettato - ma quel caso era diverso. Per la prima volta aveva un motivo personale. Il che significa una indebita interferenza per un Maestro esperto come lui. "Sono troppo coinvolto nella faccenda" disse Kaaro. "Devi trovare qualcun altro." "Se avessimo altri Maestri della tua esperienza da inviare a Therysia, lo faremmo. Ci andrei io stesso, se ne avessi la forza e il tempo, ma come sai l'età e gli impegni non mi consentono di lasciare la Cittadella se non per viaggi molto brevi. E in quanto al coinvolgimento, sei un Maestro troppo esperto da permettere ai sentimenti di interferire con le tue indagini." "Tu e il Priore avete concordato per bene ogni cosa,

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 14 vero? Scommetto che per ogni mia obiezione hai una controproposta assolutamente sensata e logica." Adallo si strinse nelle spalle. "C'è un'altra cosa che forse dovresti sapere. In mancanza di prove e indizi che dicano il contrario e vista la sua scomparsa, il colpevole più probabile sembrerebbe essere Lellor." Kaaro ebbe un tuffo al cuore. "Lellor non farebbe del male a Bergar" disse immediatamente. "E' un'accusa assurda." Adallo annuì gravemente. "Lo so, lo so, ma questa è la conclusione più logica cui arriveranno prima o poi. E quando avranno trovato Lellor " lasciò che il resto della frase aleggiasse in sospeso tra loro. "La legge dei Kal è molto severa." Kaaro rifletté per qualche secondo, poi disse: "ho bisogno di pensarci sopra per un po'." "Di quanto tempo hai bisogno?" "Due giorni." Kaaro sperava che in quel breve arco di tempo la sua mente riuscisse a escogitare un piano per aiutare Lellor e consentirgli di restare alle Nove Torri. "E sia. Tra due giorni riceverò la tua risposta e la accetterò anche se è negativa. Solo, ricorda bene quello che ti ho detto: la scalata di una Torre vale quanto la vita di un essere umano?" Kaaro bussò alla porta e questa si aprì lentamente, lasciando intravedere a poco a poco la figura degli giovane ragazzo, una volta suo Attendente e ora Confratello a tutti gli effetti. Nyal Aradra rimase per qualche istante immobile sulla

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 15 soglia della sua cella, incerto su cosa fare e come reagire. Poi, quasi cedendo a un atavico istinto, disse: "Maestro Allaryn. Sono felice di vederti." Kaaro rispose al saluto con un leggero inchino. "Vengo a salutare il più giovane Confratello delle Nove Torri." Nyal lo invitò a entrare. "Vieni, accomodati." La cella dei Nyal, come quella di molti altri confratelli, era arredata in modo semplice e austero. Vi era un'ampia finestra che permetteva di far entrare la luce del giorno: solide imposte la sigillavano durante i periodi più freddi, quando la Cittadella e la città di Yique, entro la quale sorgeva, era spazzata dai venti gelidi provenienti da sud. Sotto la finestra vi era uno scrittoio di legno con una seggiola e libri e pergamene diligentemente appoggiate su di esso. Alcune mensole fungevano da appoggio per i libri meno voluminosi e pesanti e rotoli di svariata lunghezza. Sulla parete opposta vi era un letto a una sola piazza e un armadio in cui un Confratello poteva custodire i pochi capi di abbigliamento di cui aveva bisogno. Le pareti della cella erano dipinte di bianco, ma portavano i segni della fuliggine nei punti in cui le torce venivano accese per illuminarla anche di notte. Non era diversa dalla cella che Kaaro aveva avuto da giovane, prima di acquisire abbastanza prestigio all'interno dell'ordine ed essere trasferito in un alloggio più consono al suo rango di Maestro. "Vedo che la tua sistemazione è più che dignitosa" osservò Kaaro. Aveva visto le celle di altri confratelli e nessuna era in ordine e pulita come quella di Nyal. Il suo ultimo Attendente era molto più pignolo di lui sull'ordine

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 16 e la pulizia. "Non mi posso lamentare. Siediti pure sull'unica sedia che posseggo. Io resterò in piedi." "Non voglio approfittare troppo del tuo tempo, né recarti eccessivo disturbo con la mia presenza" si scusò subito Kaaro mentre si accomodava sullo sgabello di fronte allo scrittoio. Non era molto comodo né era studiato per esserlo: come molti altri oggetti costruiti per la Cittadella, il suo unico scopo e più grande pregio era quello di essere funzionale. Quella sedia lo era: poteva accogliere il peso di un uomo adulto molto più pesante di Kaaro e per quanto ne sapeva era lì da molti anni, a giudicare dalle macchie che il tempo aveva lasciato sul legno. "Non mi disturbi affatto" rispose Nyal restando in piedi come aveva detto. "E' sempre un piacere scambiare due chiacchiere con te." Dopo qualche minuto in cui si scambiarono i soliti convenevoli, com'era tradizione tra Maestri e Confratelli delle Nove Torri, Kaaro decise che era giunto il momento di venire al dunque. "Immagino che avrai sentito parlare di Bergar" disse cambiando all'improvviso discorso. Nyal non si mostrò molto turbato. "C'è una voce che circola da qualche giorno. Dicono che sia morto. Una vera disgrazia." Dunque la notizia si stava diffondendo. "Molti suppongono che non sia stata una disgrazia, anzi: secondo quello che sappiamo, pare si tratti di un omicidio. Bergar è stato assassinato."

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 17 Nyal non mutò espressione. Forse anche lui era giunto a una conclusione simile. "E' una cosa terribile. Se non ricordo male, avevi affidato Lellor proprio a Bergar. Spero che lui stia bene e che non gli sia accaduto niente." "Non lo sappiamo. In effetti, Lellor sembra sparito dal giorno in ci Bergar è stato trovato morto." Nyal rifletté in silenzio e Kaaro gli diede tutto il tempo di assimilare quella nuova informazione. Infine disse: "l'ipotesi più logica è che sia stato Lellor a uccidere Bergar, non è così?" Kaaro annuì. "E' quello che pensano in molti." "Conoscendo solo Lellor, direi che è impossibile. Durante la missione nel Mare Interno ci è stato di grande aiuto. Senza di lui saremmo tutti morti." Kaaro ricordava i dubbi che Nyal aveva nutrito su Lellor la prima volta che gli aveva parlato dell'intenzione di portarlo alle Nove Torri. Col tempo aveva accettato quella cosa, anche se non lo aveva mai manifestato così apertamente. Quell'attestato di stima nei confronti del giovane attendente gli fece molto piacere e lo rassicurò. "Ma non tutti conoscono bene Lellor come lo conosciamo noi. La maggior parte di chi lo giudicherà, lo farà sulla base di ciò che in questo momento appare come una prova della sua colpevolezza." "Qualcuno dovrebbe andare a Therysia e indagare sull'omicidio di Bergar: sarebbe l'unico modo per scagionare Lellor da ogni accusa." Nyal restò in attesa di una risposta da parte di Kaaro, poi aggiunse: "scommetto che ti hanno già chiesto di occuparti del caso, o sbaglio?" Si strinse nelle spalle. "Non ti sbagli. Laral Adallo

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 18 vuole che parta subito per Therysia." Nyal assunse un'espressione pensosa. "Ci vogliono tre quarti di Luna per raggiungere la capitale di Echvor Kal e altrettanti per tornare, ma siamo a ridosso della stagione delle Grandi Tempeste e il Mare Interno non sarà navigabile per almeno tre Lune. Significa dover stare via per almeno sei Lune. È un bel po' di tempo da sottrarre allo studio, ma penso che si possa fare." Kaaro mise le mani avanti. "Non sono qui per chiederti di seguirmi. In effetti, non so nemmeno se accetterò la missione." "Pensavo che tu volessi far luce sulla cosa e aiutare Lellor, se è innocente." "E' quello che intendo fare, ma non vorrei abbandonare i miei studi e dover ricominciare tutto da capo quando tornerò. Se tornerò." Nyal sorrise. "Non cercare di mentirmi, Maestro Allaryn. Sono stato tuo Attendente per sei anni e so riconoscere quando cerchi di nascondere i tuoi veri pensieri. C'è qualcosa che ti preoccupa più della scalata alla tua Settima Torre." Kaaro annuì. "In questa faccenda sono troppo coinvolto emotivamente. Ho paura che il mio giudizio non sia obiettivo come dovrebbe essere." "E' per via di Lellor?" "Si" ammise Kaaro. "L'ho mandato io da Bergar. Ho persino insistito perché lui lo accettasse come Attendente, quando in realtà temo che non ne avesse alcuna voglia. L'ha fatto solo in virtù della nostra lunga amicizia e per farmi un piacere."

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 19 "Ti senti responsabile di questo?" "E' come se fossi stato io ad armare la mano che ha ucciso Bergar." "Se è stato Lellor." Kaaro non rispose, ma si limitò a guardarlo senza tradire alcuna espressione. "Il problema" continuò Nyal. "E' che tu credi che sia stato Lellor e hai paura di doverlo scoprire da solo, non è così?" "La tua deduzione è corretta" ammise Kaaro. Ammetterlo lo faceva sentire più sollevato. "Se dovessi scoprire che Lellor ha ucciso veramente Bergar, non so come reagirei." "Come ti aspetti di dover reagire? Non è stata colpa tua: non potevi prevedere un simile evento." "Non potevo? Ho esaminato io stesso Lellor: se aveva tendenze omicide, avrei dovuto scoprirlo. Avevo i mezzi e le conoscenze per farlo." Quel pensiero lo tormentava da quando era giunta la notizia della morte di Bergar. Di notte si rigirava per ore nel suo letto senza riuscire ad addormentarsi. "Il tuo non è un vero senso di colpa, ma di inadeguatezza" concluse Nyal. "Non ti senti adatto a questa missione perché pensi di avere fallito. Il tuo vero problema è che non sei abituato a fallire, a sbagliare." Kaaro scosse la testa. "Mi stai dicendo che pecco di superbia?" Era un'accusa che molti Maestri sussurravano alle sue spalle quando pensavano che lui non potesse ascoltarli. Quelle parole gli scivolavano addosso come pioggia sottile. Sentirla profferire dal suo ultimo Attendente, col quale aveva diviso sei anni di vita, era

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 20 però tutta un'altra faccenda. Nyal non perse la sua imperscrutabilità: era diventato abile quasi quanto lui nel nascondere i suoi veri sentimenti sotto una maschera impassibile. "E' quello che si sente dire in giro. Allaryn il Superbo: il Maestro che non sbaglia mai. È una specie di presa in giro che gli Attendenti usano quando scherzano tra loro. Pensavo che tu sapessi di questa cosa, altrimenti te ne avrei parlato prima." "Tu credi che io sia davvero superbo come mi descrivono?" Nyal si strinse nelle spalle. "No, ma solo perché ti ho conosciuto meglio della maggior parte di quelli che ti accusano di essere superbo. Ma una cosa è certa: tu sbagli molto poco. Forse non sei infallibile, ma se dovessi un giorno fare affidamento sul giudizio di qualcuno, quella persona saresti tu e nessun altro. Perciò, se anche tu fossi superbo, ne avresti tutti i motivi per esserlo." "Non stai dicendo che non lo sono." Nyal sorrise, mettendo per un istante da parte la maschera inespressiva. "Sto dicendo che non ha importanza, finché qualcuno non riesce a dimostrare che ti sbagli. Se hai giudicato Lellor come idoneo ad apprendere le conoscenze delle Nove Torri, allora è chiaro che non può essere stato lui a uccidere Bergar. La verità deve essere cercata altrove." "Le tue parole sono molto vicine a quello che potrei definire un atto di fede" lo provocò Kaaro. "E' fede credere ai propri occhi? È fede credere in qualcosa che sai essere vero, anche se non puoi dimostrarlo?"

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 21 "A tutti gli effetti, direi di si. La tua è fede." "Allora io ho fede in te, Maestro Allaryn. Tu hai la stessa fede in te stesso?" Kaaro non aveva una risposta a quella domanda, ma sapeva dove andarla a cercare: al di là del Mare Interno, a Therysia, la capitale dei Kal, dove un amico era morto e un altro rischiava la vita. La sua decisione era presa. Il vento gelido che spirava da sud gonfiava le vele del "guscio" lyssano. Onde altissime si infrangevano sullo scafo di legno dell imbarcazione, quasi volessero rovesciarla con studiata malvagità. Non era la prima volta che affrontava il mare Interno, né era la situazione più pericolosa in cui si fosse trovato, ma la violenta tempesta che si preparavano ad affrontare lo preoccupava comunque. E preoccupava anche Janys Toors, il Capitano della "Stella Lucente", che non faceva mistero delle sue angosce, anzi aveva scelto proprio Kaaro come suo maggior confidente per sfogarle. "Quest'anno le tempeste sono in anticipo" disse mentre arrivava barcollando. Si resse a fatica alle corde di sicurezza e al basso parapetto di legno della nave. Spruzzi d'acqua si sollevavano fino al ponte, inondandolo. Kaaro attese che fosse abbastanza vicino da potersi far udire senza essere costretto a urlare: "pensavo foste abituati a questo tempo." "Il Mare Interno è imprevedibile. Solo un quarto di Luna fa i contadini di Dantos si lamentavano delle scarse

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 22 piogge. Ora avranno tutta l'acqua che desiderano." Sottolineò l'ultima frase con una sonora risata. Kaaro non condivideva l'ironia del rozzo comandante della Stella Lucente. Se nelle vicinanze si fosse trovato a passare un contadino di Dantos, non avrebbe apprezzato molto quella battuta. Per fortuna di Toors, non c'erano contadini dantosiani da quelle parti e per molte miglia intorno. Si trovavano nel bel mezzo del Mare Interno, su una rotta molto frequentata da imbarcazioni di ogni tipo e provenienza: "gusci" lyssani, "vele" dantosiane, "aquile" di Shadar. Se avesse voluto elencarle tutte, avrebbe avuto di che ingannare il tempo per tutto il viaggio. Invece in quel momento aveva ben altri pensieri che lo angustiavano. Uno su tutti il suo arrivo a Therysia, che era una incognita grande quanto il mare grigio e agitato che ancora li separava dalla meta finale di quel viaggio. Dalle ultime notizie ricevute prima di partire e da quelle raccolte nei porti in cui avevano sostato, dove le voci giungevano sui veloci vascelli commerciali, sembrava che i Kal fossero sul piede di guerra. Echvor stava reclutando uomini in arme in tutte le province che controllava: molti viaggiatori si dirigevano verso la capitale del suo regno attirati dai facili guadagni promessi ai mercenari. Il salario di un militare di ventura o di un coscritto era piuttosto basso: il vero motivo che li spingeva era la prospettiva di fare bottino. Una guerra significava razzie e saccheggi e un uomo determinato poteva arricchirsi. O trovare la morte in battaglia.

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 23 Metà dei passeggeri che imbarcava la Stella Lucente erano mercenari. Uomini provenienti da tutti i porti del Mare Interno, richiamati dalle promesse di facile vittoria e ricchezza del Kal. Non tutti però viaggiavano verso Therysia. Alcuni erano diretti a Therus, la capitale di Kitur Kal, l'usurpatore. Anche lui, stando a quello che si sentiva dire, stava mettendo in piedi un esercito. Il suo scopo era ovviamente quello di marciare verso la capitale del nipote, che non aveva mai accettato la sua ascesa al trono dei Kal. Parte degli uomini che si trovavano sulla nave presto o tardi si sarebbero ritrovati sul campo di battaglia, ma in schieramenti opposti, pronti a uccidersi e massacrarsi a vicenda. Tuttavia, passavano quei giorni di viaggio scambiandosi consigli sulle rispettive tecniche di combattimento o allenandosi in una zona della nave che si erano ritagliati. Qualche volta succedeva che gli animi si scaldassero, ma quando accadeva era sempre per motivi più che futili, come una partita a dadi o una semplice vanteria di troppo. Kaaro tentò di evitare in tutti i modi il gruppo dei soldati: non che la compagnia degli altri passeggeri lo interessasse maggiormente, ma riteneva fosse più sicuro limitare al massimo il contatto con gli energumeni. Viaggiava da solo e disarmato e, anche se non possedeva ricchezze od oggetti di valore, qualcuno avrebbe potuto farsi strane idee su di lui e il motivo del suo viaggio. Le persone con cui trascorse la maggior parte del tempo furono Toors e un paio di mercanti di Dantos che avevano

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 24 imbarcato derrate alimentari e le stavano scortando fino a Therysia. Tra tutti il comandante era certamente il più loquace: Kaaro notò anzi che non smetteva quasi mai di parlare, se non per bere vino speziato accompagnato da noci o concedersi lunghe dormite al termine delle quali ricominciava a bere, mangiare o parlare. La nave era condotta principalmente dall'equipaggio e dagli altri ufficiali, che ogni tanto facevano compagnia a Toors nelle bevute. "Così andate a Therysia per affari." Toors si sporse dal parapetto e sputò verso il mare un grosso grumo di saliva e muco. Col dorso della mano si asciugò il resto dalle labbra e dal mento. "Per studio" puntualizzò Kaaro. "Certo, per studio. Siete un Maestro delle Nove Torri, vero?" Kaaro annuì. Un Maestro in viaggio destava meno sospetti ed era una storia che poteva giustificare meglio la sua tendenza a isolarsi dal resto dei passeggeri. I Maestri non erano noti per la loro cordialità e propensione a frequentare il popolo minuto. "E cosa andate a studiare a Therysia?" Kaaro soppesò attentamente la risposta. "Ci sono molti campi in cui voglio approfondire le mie conoscenze. In questo momento sto completando una ricerca sulle antiche popolazioni delle Terre del Sole: Therysia ospita uno dei più grandi registri imperiali e questi di norma sono molto ricchi di informazioni preziose." Toors guardò l'orizzonte. "Lo sapete che c'è la guerra,

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 25 vero? Si fanno buoni affari quando i Kal decidono di combattere. Dovrebbero farlo più spesso." Kaaro scrollò le spalle. "Ho sentito le notizie che circolano nei porti. La guerra è un buon affare per alcuni, ma un cattivo affare per molti altri." Il comandante della Stella Lucente sorrise. Kaaro notò ampi vuoti nel suo sorriso, che tuttavia era accattivante nella sua palese irriverenza. "Per me sarà un buon affare. C'era la fila per imbarcarsi e se la cosa dura a lungo, potrei anche ritirarmi dagli affari e affidare questa bagnarola a qualcuno più giovane e sobrio." "Non sembrate così vecchio" disse Kaaro. "E non lo sono" ammise Toors, che in effetti doveva avere grosso modo l'età di Kaaro. "Ma ho passato la maggior parte della mia vita in mare e ho voglia di trascorrere quello che mi resta su un buon pezzo di terra che non affonda al primo soffio di vento o con l'arrivo delle piogge." "Sembra quasi che questo lavoro non vi piaccia poi molto." Toors guardò l'orizzonte senza nascondere una smorfia di disgusto. "Ho ereditato questa nave da mio padre. Era lui il marinaio della famiglia: io non so nemmeno governarla, questo maledetto guscio di legno." "Molto rassicurante" pensò Kaaro. "Vi sto spaventando? I miei marinai sono i migliori del Mare Interno. Almeno, sono i migliori che potevo permettermi con la paga che mi chiedono. Come vedete la nave si governa praticamente da sola." "Non lo stavo mettendo in dubbio" fu la diplomatica risposta di Kaaro.

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 26 Parlarono del più e del meno per qualche altro minuto, finché il tempo non cominciò a farsi brutto sul serio: Kaaro sentì le prime gocce di pioggia sulla pelle e capì che era venuto il momento di ritirarsi in coperta. "Tra poco verrà giù il cielo" annunciò Toors. "Sarà meglio se andiamo giù in coperta, al caldo. Ho una cara e vecchia amica che mi terrà compagnia finché la tempesta non sarà passata." Kaaro immaginò il tipo ci amica di cui parlava Toors: una compagna dal collo allungato da cui avrebbe trangugiato vino di pessima qualità. Il comandante si allontanò barcollando lungo il ponte. Per un attimo Kaaro lo vide cadere in acqua durante una delle frequenti sbornie. Si chiese quanti dei suoi mal pagati marinai si sarebbero tuffati per ripescarlo. Probabilmente, nessuno. Dopo un poco scese in coperta e attese che il temporale, che nel frattempo aveva iniziato a infuriare sul serio, passasse. La nave entrò nella rada del porto di Therysia. Lo specchio d'acqua era delimitato da due grandi frangiflutti che si allungavano verso il mare racchiudendo la rada e proteggendola dalle ondate più violente. All'interno i moli erano affollati da imbarcazioni di tutti i tipi e le fogge più strane: Kaaro intravide persino alcuni giunchi delle Terre Verdi sbarcare i possenti guerrieri dagli occhi a mandorla di quelle remote regioni. "Guardate che spettacolo" disse Toors indicando i moli. "Avevate mai visto qualcosa di simile prima d'ora?"

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 27 Kaaro era stato a Lyss due volte: il porto della città sullo stretto omonimo era tre volte più grande e dieci volte più affollato. Therysia però era grande e potente e, sebbene non potesse reggere il confronto con Lyss, non mancò di impressionarlo. "E' la prima volta che vedo uno spettacolo simile" mentì, sperando di apparire sincero. Non voleva mostrarsi più confidente di quanto non lo fosse in realtà. "Therysia vi piacerà." Toors indicò un punto in lontananza. Dal mare era possibile vedere la parte costiera della città, che sorgeva a ridosso di un gruppo di colline che correvano lungo la costa. Sulla cima della più alta di esse sorgeva un imponente fortezza. "Quella è la cittadella imperiale e quello a fianco è il Tempio del Sole." Kaaro l'aveva riconosciuto subito per via del grande astro solare dipinto d'oro che sorgeva sulla cupola del tempio. Tuttavia finse di apprendere per la prima volta quella informazione e annuì interessato. "Se volete, posso organizzarvi il giro dei bordelli." "Magari un'altra volta" disse Kaaro. Forse Toors ignorava che i Confratelli delle Nove Torri facevano voto di castità per tutta la vita, o forse la sua era una provocazione pura e semplice. Kaaro comunque decise di non dare troppo peso alla cosa. Tra poco si sarebbe dimenticato completamente del comandante della Stella Lucente per concentrarsi su problemi più importanti. Ci vollero alcune ore per accedere a uno dei moli liberi: attesero pazientemente che se ne liberasse uno in una sorta di fila ordinata formata con molte altre imbarcazioni. Nessuno tentò di saltare la fila: tra i marinai del Mare

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 28 Interno esisteva una sorta di codice d onore che imponeva il rispetto di poche ma ferree regole. Gli uomini di Toors fecero attraccare la nave senza alcun problema e poco dopo cominciarono le operazioni di sbarco vero e proprio. Kaaro era già pronto a scendere prima ancora che la nave fosse legata al molo: voleva sfruttare ogni singolo minuto di tempo. Notò che Toors era sceso per primo defilandosi tra la variegata umanità che affollava il molo. Forse stava andando a un appuntamento con una delle famose amiche, oppure aveva altri affari da sbrigare. Decise che il comandante Toors aveva già occupato troppo spazio nei suoi pensieri e lo cancellò: da quel momento sarebbe esistito soltanto in una remota zona del suo cervello. La sua indagine era appena iniziata. Un grande arco a volta delimitava il confine tra la fortezza imperiale e il resto della città. Un picchetto di soldati era di guardia alla grande porta: furono allerta immediatamente vedendo giungere Kaaro. Uno di essi giunse persino a puntare una lancia verso il Maestro delle Nove Torri. Alla vista dell'arma Kaaro si fermò all istante: non era giunto fin lì per farsi infilzare da un soldato troppo nervoso. "Fermatevi" disse quello che sembrava il comandante delle guardie. "Dite chi siete e dove state andando." "Mi chiamo Kaaro Allaryn e sono un Maestro della Cittadella. Sto andando da Sua Eccellenza Moorr Quyll, che mi aspetta." I soldati si scambiarono una rapida occhiata. Il

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 29 comandante disse: "Avete una prova per dimostrare chi dite di essere?" Kaaro mostrò un foglio di pergamena dall'aria importante. Il documento era vergato con una calligrafia sottile e ordinata e recava un gran numero di timbri in ceralacca. "Ho un documento firmato dal Priore delle Nove Torri con impresso il Sigillo della Cittadella." Agitò la pergamena di fronte al comandante, che si ritrasse quasi immediatamente senza nemmeno dargli un'occhiata. "Aspettate qui finché non avremo controllato." Kaaro attese per un bel po' prima che qualcuno si degnasse ci controllare la sua identità. Mentre aspettava diede un'occhiata in giro. Il traffico cittadino era molto scarso in quel momento: qualche carro attraversava la città, per lo più caricando e scaricando merce da distribuire ai venditori e ai negozi disseminati lungo le strade. Non c'era alcuna attività frenetica in quelle operazioni e la città stessa pareva come appena risvegliatasi da una specie di sonnolento letargo. Dal punto in cui si trovava, ai piedi della collina che sovrastava la parte meridionale della città, poteva vedere la linea della costa che si allungava da oriente a occidente: fin dove il suo sguardo poteva arrivare vide case, palazzi dal profilo basso, edifici dalla funzione sconosciuta, templi e complessi monumentali, tutti mescolati senza alcun criterio apparente. Therysia era una città più antica della dinastia che la governava, cresciuta in modo disordinato sotto il dominio dei Kal, che ne avevano fatto la loro principale roccaforte in previsione di una grande campagna contro l'oriente. La

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 30 lunga guerra del Mare Interno non sembrava avere ridimensionato la città, che appariva anzi più grande e prospera delle altre metropoli che aveva visitato in quegli anni. Persino Lyss impallidiva di fronte alla capitale scelta da Echvor Kal. Un uomo dall'andatura incerta e dalla figura sottile si avvicinò al grande cancello sorvegliato. Appena lo videro avvicinarsi, il comandante delle guardie e gli altri soldati lo accolsero con un ampio inchino. L'uomo si fece strada fino a Kaaro, che rimase immobile a osservare. "Voi siete Kaaro Allaryn, il Maestro inviato dalla Cittadella?" domandò con tono di voce asciutto e secco. Kaaro rispose con un leggero inchino. "Sono io. Ho qui una lettera di presentazione firmata e timbrata da Sua Eccellenza Ovaro Tayne, Priore delle Nove Torri." L'uomo allungò una mano. "Potrei vedere questa lettera?" Kaaro si irrigidì leggermente. "Posso mostrarla soltanto all'uomo cui è indirizzata, Sua Eccellenza Moorr Quyll." L'uomo tenne la mano tesa. "Sono Mysys Drath, Segretario Personale di Sua Eccellenza. Potete mostrare a me la lettera o tornare indietro sui vostri passi." Kaaro notò che le guardie si erano avvicinate. Nessuna di loro aveva un aspetto minaccioso, ma era certo che a un solo cenno di Drath lo avrebbero allontanato da lì senza tanti complimenti, lettera di presentazione o meno. Diede la pergamena al Segretario di Quyll e attese che questi la leggesse interamente. Dopo qualche minuto di attesa, Drath sollevò lo sguardo e, ridandogli la pergamena, disse: "benvenuto a Therysia,

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 31 Maestro Allaryn. È un onore averti tra noi." Kaaro rispose con un leggero inchino. "L'onore è mio." Drath lo invitò a entrare. "Vieni. Non è prudente restare troppo a lungo sulla pubblica strada." Kaaro notò subito la profonda differenza tra la tranquilla e sonnacchiosa città e il caos che sembrava regnare all'interno del complesso imperiale: soldati, funzionari, semplici valletti e altri uomini le cui mansioni gli erano ignote sembravano animati da un demone che li costringeva a muoversi in ogni direzione senza un motivo apparente. Carri e cocchi guidati da aurighe spericolate sfrecciavano lungo gli ampi viali facendosi strada tra i pedoni senza tanti complimenti. Drath faceva molta attenzione a non scendere dall'alto marciapiede di pietra che delimitava la strada carrabile e Kaaro ritenne fosse prudente imitarlo. Il caos che sembrava regnare ovunque era anche sonoro: l'aria era colma di rumori, suoni, voci, persino la melodia di alcuni strumenti musicali, tra cui un flauto, si mescolò a quella cacofonia. "Da questa parte" disse Drath indicando un viale che correva perpendicolarmente alla strada principale. La nuova via che imboccarono era più tranquilla e meno trafficata di quella precedente. Le orecchie e i nervi di Kaaro poterono finalmente rilassarsi. Alla fine del viale c'era un parco di forma ovale con al centro un lago artificiale. Kaaro aveva già visto quel tipo di architettura tanto magnifica quanto inutile: Yique era piena di parchi e fontane, templi e monumenti e quant'altro venisse in mente di costruire ai potenti signori della

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 32 città. Lì a Therysia era la grandiosità a fare la differenza: persino la struttura più insignificante, grazie alle proporzioni gigantesche, diventava qualcosa di imponente che nelle intenzioni dei progettisti doveva incutere timore e meraviglia nell'osservatore. Il parco terminava con una lunga scalinata che scendeva verso il basso, portandoli in un anfiteatro ricavato dal fianco di una collina. Superata anche questa struttura, si ritrovarono in uno spiazzo aperto: sulla loro destra vi era un piccolo tempio sorvegliato dalle statue di due anonime divinità dalle sembianze animali, una sorta di uccello e un felino dal corpo umanoide. Drath lo guidò fin dentro l'edificio, che Kaaro ritenne essere l'ultima meta del loro viaggio. Infatti, in uno degli ambienti più interni, dove ardeva una fiamma su un trespolo piazzato al centro di un quadrato formato da quattro rocce di colore diverso, stava in piedi un uomo. Sembrava stesse pregando o che fosse raccolto in meditazione, ma quando sentì arrivare i due visitatori sollevò la testa e si diresse verso di loro. Vedendolo arrivare, Drath fece un profondo inchino e si fece da parte, scomparendo alla vista di Kaaro. Il Maestro della Cittadella notò l'ombra di un sorriso sul volto dell'uomo. "Sei il Maestro Allaryn?" domandò. Kaaro annuì. "E tu devi essere Sua Eccellenza Moorr Quyll." Quyll alzò le mani, quasi volesse difendersi: "ti prego, chiamami Moorr. Qui a Therysia usiamo un linguaggio formale solo quando siamo in pubblico."

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 33 "Come desideri, Moorr. Ovviamente tu puoi chiamarmi Kaaro. Posso chiederti perché mi hai voluto incontrare in un luogo così appartato?" Quyll sorrise, stavolta apertamente. "Therysia pullula di spie di ogni paese e città. Preferisco incontrare i miei ospiti più graditi in luoghi dove le orecchie e gli occhi degli estranei non possono raggiungerci." "Saggia decisione, la tua." Kaaro sperò in cuor suo che nel linguaggio informale di Therysia "ospite" e "gradito" avessero lo stesso significato che avevano a Yique e dentro le mura della Cittadella. "Avrai saputo della guerra che ci apprestiamo a combattere" disse subito dopo Quyll. Kaaro non era interessato a quell'argomento. Ciò che gli premeva maggiormente in quel momento era di iniziare subito le indagini sulla morte di Bergar e le ricerche di Lellor, sempre che nel frattempo non fosse stato preso e giustiziato dai soldati del Kal. "Ho sentito le voci che girano." "I miei concittadini sembrano amare la guerra più di ogni altra cosa. Quando Sua Maestà ha dato l'annuncio ufficiale, migliaia di giovani si sono presentati spontaneamente per arruolarsi. Nessuno di loro era ancora nato quando abbiamo combattuto l'ultimo conflitto." Kaaro lo ricordava bene, anche se in quegli anni aveva lavorato alla Cittadella per prepararsi alla scalata della Terza Torre. Migliaia di uomini erano morti sulle tre sponde del Mare Interno, dando la vita per un ideale o per la follia dei loro governanti. Entro le mura della Cittadella gli echi di quel terribile conflitto erano

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 34 giunti attutiti dalla lontananza e dal tradizionale distacco dei Maestri, ma erano stati comunque uditi dalla maggioranza dei suoi Confratelli, che da quel giorno avevano deciso di lavorare per impedire nuovi e sconvolgenti conflitti. Un sogno all apparenza vano, in quei tempi così turbolenti. Eppure i Maestri si prodigavano ugualmente per mantenere la pace tra i governanti che servivano, consigliandoli come meglio potevano. Quyll continuò: "aspettavamo il tuo arrivo: un falco messaggero proveniente dalle Nove Torri annunciava l'intenzione del Priore di inviare un suo uomo di fiducia per indagare sull'omicidio del povero Maestro Bergar. Quello che non ci aspettavamo era che inviasse il celebre Kaaro Allaryn." "Non credevo di essere diventato una celebrità." Quyll inarcò un sopracciglio. "Non lo sapevi? Dunque ignori il fatto che il tuo nome è diventato famoso sulle tre sponde del Mare Interno dopo la tua impresa contro il demone abissale?" Kaaro si strinse nelle spalle. "Ammetto di non averci fatto troppo caso." Quyll si riferiva a un'avventura vissuta quasi quattro anni prima in compagnia di Nyal quando questi era ancora il suo Attendente. In quella occasione aveva incontrato Lellor e ne era diventato una specie di tutore prima di affidarlo a Bergar. "Confermi la fama di voi Maestri, troppo impegnati nei vostri studi per rendervi conto di quel che accade nel mondo esterno. Il compianto Bergar era anche lui così: sempre alla ricerca di una verità irraggiungibile, sempre

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 35 teso verso una nuova meta di sapere e conoscenza." "Lo conoscevi?" "Personalmente? Si. Mi piaceva molto la sua compagnia: eravamo spesso in disaccordo su molti argomenti, ma era un piacere discuterne con lui. Mi mancheranno le nostre accese polemiche." Quyll sembrava sincero e la sua descrizione di Bergar si adattava perfettamente al carattere del defunto Maestro. Kaaro decise che per il momento poteva fidarsi del Consigliere del Kal. "Mancherà anche a me. Ti aveva detto che alle Nove Torri eravamo amici?" "Mi ha parlato di te in diverse occasioni" confermò Quyll. "Spendeva sempre molti elogi sulla tua arte oratoria, meno sugli argomenti che propugnavi." Kaaro quasi sorrise al pensiero di Bergar che lo elogiava ma senza accettare le sue tesi. Poteva quasi vederlo ripetere la stessa cosa di fronte alle divinità che dovevano averlo accolto nel loro paradiso. Ammesso che le divinità esistessero e che avessero predisposto un paradiso per accogliere le anime dei defunti. "Vorrei iniziare subito a lavorare su questo caso, se non ti spiace." "Naturalmente: tutti noi, il Kal per primo, desideriamo che venga fatta piena luce su questo terribile delitto. Essendo stato commesso entro le mura della fortezza imperiale, poi, gli conferisce un'importanza primaria rispetto ai delitti comuni." "Avete idea di chi possa essere stato?" Kaaro temeva la risposta a quella domanda, ma era logico che dovesse porla prima o poi. Quyll rispose come si era aspettato. "A parte il suo

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 36 Attendente, al momento nessun altro è sospettato." Se era sospettato c'erano buone possibilità che non l'avessero ancora arrestato. "Sapete dove si trova adesso?" "E' scomparso subito dopo il delitto. Credi che possa essere stato lui?" Kaaro scosse la testa con vigore. "Nel modo più assoluto, no. Conosco Lellor e lo ritengo incapace di commettere un simile delitto." "Bergar mi raccontò una volta che fosti tu stesso ad affidargli il ragazzo." Kaaro soppesò con cura le parole. La frase di Quyll poteva essere una semplice constatazione o una trappola tesagli per misurare le sue capacità di giudizio. In ogni caso non voleva rischiare di commettere un errore tanto grave nelle primissime fasi di quella indagine. "I miei rapporti passati con Lellor non hanno alcuna importanza. Una delle discipline cui noi Maestri della Cittadella ci dedichiamo con maggiore impegno è quella che indaga con metodi razionali la mente umana. Nel periodo in cui ho frequentato Lellor l'ho messo alla prova su vari argomenti: il mio giudizio si basa unicamente sui risultati di quelle prove. La mia conclusione è che lui non può essere stato." Quyll si accarezzò la corta barbetta che gli spuntava dal mento. "Non volevo mettere in discussione le tue capacità di giudizio, Kaaro. Se dici che Lellor non può essere stato, in mancanza di ulteriori prove sono più che disposto a fidarmi di te. Devo ordinare di sospendere le ricerche del ragazzo?" "Assolutamente no rispose fin troppo bruscamente. Per rimediare, si affrettò subito ad aggiungere: il

AL SERVIZIO DEL KAL LE CRONACHE DEL GRANDE FIUME 37 comportamento di Lellor può essere spiegato solo in due modi diversi. Il primo è supporre che sia l'autore reale dell'omicidio e che sia scomparso per sfuggire alla cattura e alla punizione, cosa che escludo a priori. Il secondo è chiedersi se invece la sua fuga non sia dettata dalla necessità di proteggere la propria incolumità. Ciò significa che probabilmente Lellor si è nascosto per non fare la stessa fine del Maestro Bergar e tale resterà finché non si riterrà al sicuro." "Ma perché avrebbe dovuto fuggire se l'assassino ha già ucciso Bergar?" "Probabilmente perché Lellor conosce l'assassino o saprebbe riconoscerlo se messo a confronto con lui. Lellor deve avere intuito in quale pericolosa situazione si trovava e deve sapere che l'assassino è sulle sue tracce. Probabilmente in questo momento si starà chiedendo anch'egli dove si sia nascosto l'attendente di Bergar. È assolutamente necessario trovare Lellor prima dell assassino e provvedere subito a portarlo in un luogo sicuro. Le tue ricerche devono continuare ma secondo queste nuove direttive." Quyll annuì. "Come desideri. Il Kal mi ha ordinato di concederti tutta la collaborazione che ritieni necessaria." Questo sorprese Kaaro. "Il Kal si interessa personalmente del caso?" Quyll annuì gravemente. "Anche se oberato da mille impegni e preoccupazioni, non ultima la campagna che sta organizzando contro le province ribelli del Nord, il Kal desidera essere informato continuamente sull andamento delle indagini e tutti gli sviluppi, almeno finché non