LA DISABILITÀ E I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI SULLA BASE DEL MODELLO ICF Relatrice: Dott.ssa Nadia Ghiotto



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PER UNA SCUOLA INCLUSIVA CORSO DI FORMAZIONE INFORMAZIONE PER INSEGNANTI NON SPECIALIZZATI MEDA 22 FEBBRAIO 2012 Questi Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita. Giuseppe Pontiggia (Nati due volte) LA DISABILITÀ E I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI SULLA BASE DEL MODELLO ICF Relatrice: Dott.ssa Nadia Ghiotto

DOVE CI SIAMO LASCIATI (Modello proposto da Ianes e Cramerotti (2009), il PEI - Progetto di vita è costituito dalle componenti presentate in figura, che corrispondono ad altrettante fasi di programmazione e di lavoro)

LE CLASSIFICAZIONI DELL ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS) Per quanto riguarda le categorie diagnostiche principali, le classificazioni più in uso fanno riferimento al DSM-IV/Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali dell American Psychiatric Association (1996) e all ICD- 10/Decima revisione della classificazione internazionale delle sindromi e disturbi psichici e comportamentali dell Organizzazione Mondiale della Sanità (1992). L ICF, acronimo di Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute, invece, classifica e descrive le componenti della salute e degli stati a essa correlati in termini di funzionamento o e di esperienza di salute. La descrizione del funzionamento e della disabilità prende in considerazione tre prospettive differenti: corpo, persona e contesto (fisico, sociale, attitudinale, etc.). L ICF, infatti, classifica i fattori ambientali che sono determinanti se la persona ha condizione di salute o di disabilità. L ICD-lO e l ICF l sono pertanto degli strumenti complementari che vanno utilizzati insieme. L ICD fornisce la diagnosi e questo dato si arricchisce delle informazioni aggiuntive offerte dall ICF, dando così un quadro più ampio e significativo che permette di spiegare e codificare un ampia gamma d informazioni relative allo stato di salute delle persone e ai fattori a esse correlate.

* COME DOVEVA ESSERE LA NUOVA CLASSIFICAZIONE 1. funzionale alle esigenze avvertite nei diversi Paesi, settori e discipline sanitarie; 2. utile per la pratica, cioè per identificare i bisogni di assistenza sanitaria e sociale e per predisporre programmi di intervento (per esempio prevenzione, riabilitazione, azioni sociali); 3. in grado di fornire una visione coerente dei processi coinvolti nelle conseguenze delle condizioni di salute, in modo che il processo di compromissione costituito da dimensioni, che sono distinte dalle malattie/disturbi potessero essere oggettivamente valutate e registrate; 4. sensibile alle differenze culturali (essere traducibile e applicabile in culture e sistemi di assistenza socio-sanitaria diversi). La creazione dell ICF è stata concepita transculturalmente in varie lingue allo scopo di sviluppare la migliore terminologia internazionale possibile; 5. utilizzabile in maniera complementare alla famiglia di classificazioni dell OMS; 6. arricchita da ulteriori schemi riguardanti i Fattori Contestuali (fattori esterni ambientali e fattori interni - personali) che costituiscono delle componenti importanti del processo della disabilità; 7. applicabile in maniera transculturale così da diffondere principi di universalità. * Leonardi M. (2005), in press, «Salute, Disabilità, ICF e Politiche Sociosanitarie». In Sociologia e Politiche Sociali, Franco Angeli Editore, Milano.

ICF The International Classification Of Functioning, Disability and Health of the WHO (2001) CINQUE PRINCIPI CONCETTUALI CHE GUIDANO L ICFL 1) Universalità: al pari del funzionamento umano, la disabilità dovrebbe essere vista come un aspetto universale dell umanità; non come definizione di caratteristiche di qualche gruppo minoritario. 2) Ambiente: considerate le intuizioni del modello sociale, i fattori ambientali devono essere inclusi come componente dello schema di classificazione. 3) Linguaggio Neutrale: la nuova classificazione è principalmente una classificazione positiva dei livelli di funzionamento umano, non una classificazione esclusiva dei problemi di funzionamento. Un obiettivo essenziale della revisione è stato quello di evitare qualsiasi terminologia negativa. I termini scelti dovevano essere quantomeno neutri, se non positivi, e meno tipicamente medici. 4) Parità: la classificazione non dovrebbe fare differenza fra il fisico e il mentale, ma semplicemente classificare tutte le funzioni umane. Ciò implica che la classificazione è eziologicamente neutrale: tutti i livelli di disabilità sono definiti operativamente senza riferimenti a cosa possa causare il problema. 5) Modello Biopsicosociale: si tratta del più importante principio della revisione coinvolto nel modello sottostante di disabilità. Considerate le critiche all ICIDH, si è posta infatti maggiore attenzione all analisi del contesto personale, sociale e fisico.

La 54 Assemblea Mondiale della Sanità 22 maggio 2001 Approva e pubblica l ICF Raccomanda: - l uso dell ICF negli Stati Membri per la ricerca, negli studi di popolazione e nei rapporti - l uso congiunto con l ICD - adattamenti specifici per indagini ed incontri clinici - revisioni periodiche

SALUTE MODELLO MEDICO = ASSENZA DI MALATTIA ICIDH 1980 Malattia o disturbo Menomazione Disabilità Handicap L ICIDH 80 si basava su un modello sequenziale di base che distingueva fra menomazione, disabilità e handicap, causate da una malattia. Il modello ICDH suddivideva quindi le conseguenze degli eventi morbosi in: 1) danno o menomazione: perdita di sostanza o alterazione di una struttura o di una funzione psicologica, anatomica o fisiologica. Se il danno è causa di una limitazione o della perdita di una o più capacità funzionali tali da modificare negativamente l attività del soggetto, la sua esperienza di vita ne risulta condizionata in modo oggettivo. 2) disabilità: riduzione parziale o totale, conseguente a una menomazione, della capacità di compiere un'attività, nel modo e nei limiti considerati "normali" per un essere umano di quell'età, in condizioni basali, in eguale contesto. 3) handicap: condizione di svantaggio esistenziale sociale conseguente a una menomazione e a una disabilità, che limita o impedisce all'individuo lo svolgimento di un ruolo e un'attività sociale normale.

MODELLO SOCIALE L influenze ambientali e sociali sono fondamentali per valutare e determinare lo stato di salute individuale Le politiche sociali sono importanti per curare e prevenire le malattie Il problema del paziente è sociale e pertanto deve essere trattato a partire dal contesto socioculturale L integrazione sociale dell individuo è alla base della promozione del benessere

MODELLO MEDICO VERSUS MODELLO SOCIALE Problema PERSONALE vs Problema SOCIALE cura medica vs integrazione sociale trattamento individuale vs azione sociale aiuto professionale vs responsabilità individuale & collettiva intervento sulla persona vs modificazione ambientale comportamento vs atteggiamenti prendersi cura vs diritti umani politica sanitaria vs politiche adattamento individuale vs cambiamento sociale

ICF 2001 Conditioni di salute (disturbo/malattia) Funzioni e strutture corporee (Menomazione) Attività (Limitazio- ne) Partecipazione (Restrizione) Fattori Ambientali Fattori Personali Dario Ianes, La diagnosi funnzionale secondo l ICF, il modello OMS, le aree e gli strumenti, 2004, Erickson (TN)

CARATTERISTICHE DELL ICF Definizione di salute secondo OMS Non solo assenza di malattia ma stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale. Funzionamento è un termine ombrello utilizzato nell ICF per indicare gli aspetti positivi dell interazione tra un individuo, con una condizione di salute, e i fattori contestuali di quell individuo, che possono essere fattori ambientali o personali. Il funzionamento di una persona, dunque, è descritto sia dalla sua condizione di salute (per cui, per esempio, una persona cardiopatica non potrà effettuare sforzi fisici troppo intensi e prolungati) sia dall ambiente in cui vive (la stessa persona dovrà cercare di limitare il suo stato di tensione ma, qualora il suo contesto relazionale sia stressante, ciò avrà una ricaduta anche sul suo livello di funzionamento). Il concetto di disabilità, infine, rappresenta la maggiore innovazione dell ICF. La disabilità è il concetto che indica gli aspetti negativi dell interazione fra l individuo e il suo ambiente. Tali aspetti negativi comprendono sicuramente le menomazioni (a livello di funzione e/o struttura corporea) fisiche, ma anche e soprattutto le limitazioni che la persona incontra nel corso della sua vita a causa della cattiva interazione fra la sua condizione fisica e un ambiente svantaggiato, che in qualche maniera ostacola la persona.

I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI SECONDO L ICFL L ICF propone il modello biopsicosociale della disabilità, un modello che riesce a ovviare alla contrapposizione tra il modello puramente medico e quello puramente sociale di disabilità I Bisogni Educativi Speciali sono molti e diversi: una scuola davvero inclusiva dovrebbe essere in grado di leggerli tutti (individuando così il reale fabbisogno di risorse aggiuntive) e su questa base generare la dotazione di risorse adeguata a dare le risposte necessarie. C è però bisogno di una cornice forte che orienti questa lettura, una cornice concettuale che sia la stessa per cogliere le varie dimensioni dei bisogni forti e di quelli deboli, che rischiano di non essere visibili. L ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health, Organizzazione Mondiale della Sanità,, 2002) è il modello concettuale utile a questa lettura perché questo strumento parla di salute, non di disabilità o patologie. Secondo l Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, la situazione di una persona va letta in modo globale, da diverse prospettive, e in modo interconnesso e reciprocamente causale.

Gli alunni con Bisogni Educativi Speciali vivono una situazione particolare, che li ostacola nell apprendimento e nello sviluppo: può essere a livello organico, biologico, oppure familiare, sociale, ambientale, contestuale I normali bisogni educativi che tutti gli alunni hanno (bisogno di sviluppare competenze, bisogno di appartenenza, di identità, di valorizzazione, di accettazione, solo per citarne alcuni) si arricchiscono di qualcosa di particolare, di speciale

Per lavorarci adeguatamente avremo dunque bisogno di competenze e risorse speciali,, migliori, più efficaci. In alcuni casi l individualizzazione prenderà la forma di un Piano educativo individualizzato-progetto di vita, in altri sarà, ad esempio, una semplice e informale serie di delicatezze e attenzioni psicologiche rispetto a una situazione familiare difficile, in altri ancora potrà essere uno specifico intervento psicoeducativo nel caso di comportamenti problema. In tutti i casi c è comunque un qualcosa in più, c è qualcosa di speciale che dovrebbe tendere a farsi normale il più possibile; anzi, c è la normalità stessa delle situazioni educativo-didattiche, la grande quotidianità della vita scolastica che abbraccia tutti, che si arricchisce continuamente di quei piccoligrandi dettagli necessari a qualche alunno, ma utili per tutti. In questo senso la qualifica speciale non ci fa più pensare alle scuole speciali, segreganti ed emarginanti, ma a una buona qualità dei processi di insegnamento-apprendimento, che rende possibile una reale inclusione delle differenze e dei Bisogni Educativi Speciali.

STRUTTURA ICF Classificazione Parte 1: Funzionamento e disabilità Parte 2: Fattori Contestuali Parti Funzioni e Strutture Corporee Attività e Partecipazione Fattori Ambientali Fattori Personali Componenti Cambiam. Funzioni Corporee Cambiam. Strutture Corporee Capacità Performance Facilitatore/ Barriera Costrutti/ qualificatori livello item: 1 2 3 4 livello Item: 1 2 3 4 livello Item: 1 2 3 4 Iivello item: 1 2 3 4 livello Item: 1 2 3 4 Domini e categorie ai diversi livelli

Struttura del modello ICF-CY in base alla quale definire la Diagnosi funzionale. Fonte: Ianes e Cramerotti, 2009

La situazione globale di una persona, del suo stato di salute e di funzionamento nei suoi contesti reali di vita, va descritta mettendo in relazione informazioni su: 1. condizioni fisiche 2. funzioni corporee 3. strutture corporee 4. attività personali 5. partecipazione sociale 6. fattori contestuali ambientali 7. fattori contestuali personali Bisogni Educativi Speciali in un ottica di salute globale, per una prima comprensione qualitativa degli ambiti di difficoltà di un alunno e una prima definizione dei corrispondenti ambiti di risorse.

Le funzioni corporee sono le funzioni fisiologiche dei vari sistemi corporei (comprese le funzioni mentali). Le menomazioni sono da ritenersi come problemi nella funzione del corpo, intesi come una deviazione o una perdita significativa.

Questa è la parte che riguarda principalmente la situazione fisica, «organica» dell alunno: in primo luogo le caratteristiche tipiche della sua sindrome, in termini biologici, fisiopatologici e delle necessità terapeutiche e riabilitative. È evidente che in questa parte della Diagnosi funzionale sono richieste professionalità specialistiche in ambito neurologico, neuropsichiatrico, pediatrico, ortopedico, riabilitativo e in altre branche delle scienze biomediche.

Attività e partecipazione L attività è l esecuzione di un compito o di un azione da parte di un individuo. La partecipazione è il coinvolgimento in una situazione di vita. Le limitazioni dell attività sono le difficoltà che un individuo può incontrare nello svolgere delle attività. Le restrizioni alla partecipazione sono i problemi che un individuo può sperimentare nel coinvolgimento nelle situazioni di vita. Apprendimento e applicazione delle conoscenze: questa parte riguarda le esperienze sensoriali intenzionali come guardare e ascoltare, l apprendimento di base, l applicazione delle conoscenze acquisite, pensare, risolvere problemi e prendere decisioni. Compiti e richieste generali: questa parte riguarda gli aspetti generali dell eseguire compiti singoli o articolati, organizzare la routine e affrontare lo stress. Gli item di questa sezione possono essere usati in congiunzione con compiti o azioni più specifici per identificare le caratteristiche sottostanti all esecuzione dei compiti in circostanze diverse. Comunicazione: riguarda le caratteristiche generali e specifiche della comunicazione attraverso il linguaggio, i segni e i simboli, inclusi la ricezione e la produzione di messaggi, sostenere una conversazione e usare strumenti e tecniche di comunicazione. Mobilità: riguarda il muoversi cambiando posizione del corpo o collocazione o spostandosi da un posto all altro, portando, muovendo o manipolando oggetti, camminando, correndo o arrampicandosi e usando vari mezzi di trasporto. Cura della propria persona: riguarda la cura di sé, lavarsi e asciugarsi, occuparsi del proprio corpo e delle sue parti, vestirsi, mangiare e bere, prendersi cura della propria salute. Vita domestica: riguarda l esecuzione di azioni e compiti domestici e quotidiani. Le aree della vita domestica includono: procurarsi un posto in cui vivere, cibo, vestiario e altri beni di prima necessità, pulire la casa, sistemare e aver cura degli oggetti personali, ecc. Interazioni e relazioni interpersonali: riguarda l esecuzione delle azioni e dei compiti richiesti per le interazioni semplici e complesse con le persone (estranei, amici, parenti, membri della propria famiglia, partner e persone amate) in un modo contestualmente e socialmente adeguato.

Le attività personali fanno riferimento all attività e all esecuzione di un compito o di un azione da parte di un individuo. L ICF-CY prevede che ogni attività possa essere descritta con due qualificatori per: capacità: ossia l abilità di eseguire un compito o un azione senza l influsso, positivo o negativo, di fattori contestuali ambientali e/o personali; performance: ossia l abilità di eseguire un compito o un azione con l influsso, positivo o negativo, di fattori contestuali ambientali e/o personali.

FATTORI PERSONALI Sono i fattori contestuali correlati all individuo quali l età, il sesso, la classe sociale, le esperienze di vita e così via, che non sono attualmente classificati nell ICF, ma che gli utilizzatori possono inserire nelle loro applicazioni della classificazione. altre condizioni di salute capacità di adattamento background sociale educazione professione esperienze passate

CODIFICA ICF L ICF adopera un sistema alfanumerico nel quale le lettere b (body = funzioni corporee), s (structure = strutture corporee), d (domain = attività e partecipazione) e (environment = fattori ambientali) sono seguite da un codice numerico che inizia con il numero del capitolo (una cifra), seguito dal secondo livello (due cifre) e dal terzo e quarto livello (una cifra ciascuno) esempio: b2 funzioni sensoriali e dolore (1 livello) b210 funzioni della vista (2 livello) b2102 qualità della visione (3 livello) b21022 sensibilità al contrasto (4 livello) I codici ICF sono completi esclusivamente in presenza di un qualificatore che indica l estensione di un livello di salute. Essi sono codificati come uno, due o più numeri dopo il punto.

I QUALIFICATORI Funzioni Corporee Strutture Corporee Attività e Partecipazione Fattori Ambientali PRIMO Qualificatore PRIMO Qualificatore SECONDO Qualificatore TERZO Qualificatore PRIMO Qualificatore SECONDO Qualificatore PRIMO Qualificatore Grado della Menomazione Grado della Menomazione Natura della Menomazione Localizzazione della Menomazione Performance (grado) Capacità (grado) Barriera o facilitatore (grado)

...tenere conto di tutte le componenti dell ICF: - Funzioni Corporee - Strutture Corporee - Attività e Partecipazione - Fattori Ambientali NELLA CODIFICA - Codificare solo le informazioni rilevanti - Codificare solo le informazioni esplicite - Codificare informazioni specifiche. Rispetto ai qualificatori: - Trovare la categoria appropriata (rilevante, esplicita, specifica) - Usare il qualificatore o i qualificatori per ogni componente

DOMINI ICF UTILIZZATI NELLE SURVEYS INTERNAZIONALI OMS Domini relativi alla salute Vista Udito Linguaggio Digestione Escrezione corporea Fertilità Attività sessulae Cute & disfigurement Respiro Dolore Affect Sonno Energia / vitalità Cognizione Comunicazione Mobilità e Destrezza Domini salute-correlati Cura di sè: : Include alimentarsi Attività quotidiane: attività domestiche, lavorative o scolastiche Funzionamento sociale: relazioni interpersonali Partecipazione: partecipazione sociale, include discriminazione/stigma

Età: 3 anni Diagnosi clinica: Diplegia da lesione midollare (C7-T1), vescica neurologica ipereflessica (codici ICD-10 G.82.2/N.31.9) La bambina in seguito a incidente stradale ha presentato trauma contusivo midollare C7-T1-T2. Dopo il ricovero in terapia intensiva pediatrica è stata seguita dal servizio di neuropsichiatria infantile del territorio con sedute di riabilitazione neuromotoria per la presenza di un quadro caratterizzato da aposturalità con paralisi flaccida, più evidente agli arti inferiori. E stata ripetutamente ricoverata per infezioni urinarie e respiratorie delle vie aeree inferiori, e per iperpiressia da inadeguata termoregolazione. La RMN cerebrale e midollare a circa 2 anni di distanza dall evento traumatico evidenzia: non alterazioni del parenchima cerebrale (s110.000). A livello midollare riscontro di sezione completa del midollo nel tratto compreso tra C6-7 e D2-3 (s120.453). Lo studio urodinamico dimostra vescica neurologica ipereflessica con modica dilatazione in condizioni di riposo (s6.243). Da un anno e mezzo è in carico a un centro privato di riabilitazione (e580+4) dove esegue trattamento fisioterapico, logopedico e dove è seguita per gli aspetti medici. Nell ultimo anno è in relativo benessere, senza infezioni significative; la terapia antibiotica profilattica attualmente assunta per le infezioni urinarie ne ha consentito un buon controllo. (e1101+2) La bambina ha bisogno di cateterismi vescicali intermittenti 4 volte al giorno circa (b620.4), svolti dalle infermiere del centro di riabilitazione, e a volte necessita di cateterismo notturno (e115+3). Al bisogno esegue microclismi intestinali, a volte scarica autonomamente (b525.1) Dal punto di vista motorio Monica presenta diplegia con livello funzionale C7 bilateralmente (b730.3 forza muscolare). Non sono presenti retrazioni muscolo tendinee né limitazioni articolari a livello degli arti inferiori e superiori (b710.0). Gli arti inferiori, spesso atteggiati in schema estensorio, non dimostrano movimenti volontari. Non è presente il controllo del tronco, mentre è presente quello del capo. Agli arti superiori: tono conservato, deficit di forza degli estensori delle dita della mano destra (b730.3 livello funzionale), trofismo lievemente ridotto agli estensori del braccio destro (s730.171 trofismo dx). Ipotonia (b735.2) e ipotrofia moderate, ipostenia completa agli arti inferiori bilateralmente (s750.273). Riflessi osteotendinei normoevocabili a livello degli arti superiori, assenti agli arti inferiori; assenti anche i riflessi addominali (b750.2). Per quanto valutabile si rileva assenza di sensibilità tattile superficiale e dolorifica al di sotto del dermatomero C 7 (b280.3).

La bambina passa autonomamente da prona a supina e viceversa, dalla posizione supina riesce a portarsi seduta e viceversa (d410.33). La posizione seduta viene mantenuta in atteggiamento di ipercifosi dorsale data l ipovalidità della muscolatura erettrice del tronco. Non scoliosi (s760.000). Porta busto (E115+3) per il sostegno del tronco e per riuscire a mantenere la posizione seduta. Per spostarsi sul pavimento striscia usando solo gli arti superiori. Usa una carrozzina (E120+3) manuale (d445.00) (d450.44 incapacità di camminare) spostandosi in autonomia (d465.00). Nei movimenti che riesce a compiere dimostra un incoordinazione motoria di grado medio (b760.3); reazioni di equilibrio buone agli arti superiori, assenti agli arti inferiori (b755.2). Non riesce sempre a evitare situazioni potenzialmente pericolose, e solo con l assistenza dell adulto è in grado di evitare di farsi male (d565.02). Dal punto di vista linguistico la comprensione verbale è buona (d310.00); la produzione verbale, invece, è limitata (d330.22): pronuncia parole mono o bisillabe (b3.0), di solito integrate dalla gestualità in modo efficace per comunicare (d335.00). Comprende ed esegue semplici comandi (d210.00). La funzione uditiva è nella norma, come pure la funzione visiva (b210.0 b230.0). La bambina è dotata di buone capacità cognitive (b120.0), è capace di mettere in atto strategie sia motorie che relazionali compensatorie al suo deficit. Talvolta ha difficoltà ad addormentarsi e si sveglia spesso di notte (b134.2). La bambina frequenta con addetto all assistenza (e340+3) il primo anno della scuola dell infanzia (d815.00) annessa a un presidio di riabilitazione. E ben inserita nel gruppo, partecipa alle attività proposte con interesse fluttuante (d131.00), è attenta ed interessata agli eventi che la circondano. Interagisce nel gioco con gli altri bambini (d880.00) e dimostra con loro un comportamento adeguato (d710.00); il gioco è imitativo con spunti simbolici. L attenzione è limitata nel tempo e condizionata alla motivazione, i tempi di risposta sono lievemente ritardati (b140.2). La memoria visiva e l organizzazione temporale sono legate all esperienza (b144.1, b1140.1).

Conosce forme semplici ed esegue semplici accoppiamenti per forme e colori, ed associazioni logiche di pochi elementi (b156.0). Considerate le difficoltà di gestione della bambina da parte della famiglia (e310.3)dovute a carenze educative e ad una non comprensione dei bisogni, e le necessità costanti di interventi medici e riabilitativi, Monica è stata affidata ai servizi sociali del territorio e inserita in una comunità residenziale (e575+4). Si è ben integrata nel gruppo educativo ed ha instaurato buone relazioni con gli educatori, che ha individuato come figure adulte di riferimento stabili. La bambina vede i genitori ogni 15 giorni, sta volentieri con loro, e loro dimostrano un atteggiamento abbastanza affettuoso nei suoi confronti (e410+2). Gli educatori(e355+3), gli insegnanti (e330+2) e gli operatori sanitari (e355+3) hanno un atteggiamento positivo e di supporto verso la bambina (e430+3 e450+3), e lavorano in modo sinergico per sviluppare tutte le sue potenzialità. Monica ha la certificazione per l invalidità civile con indennità di accompagnamento e beneficia della legge 104/92 (e570+4).

FATTORI PERSONALI CHE INFLUENZANO LO STATO DI SALUTE: Stili di attribuzione Autoefficacia Autostima Emotività Motivazione Comportamenti problema Coping Resilienza Gestione dello stress LA MOTIVAZIONE Motivazione intrinseca: spinta ad agire senza ottenere una ricompensa o un riconoscimento esterno. Sentirsi intrinsecamente motivati significa fare qualcosa senza che vi sia un secondo fine, fare qualcosa perché piace e basta. Si tratta di una forza che spinge le persone a fare, intraprendere attività che non prevedono un guadagno ma semplicemente accrescono il piacere, l autostima e l auto determinazione. Motivazione estrinseca: caratterizzata da forme di ricompensa da parte dell esterno o da un riconoscimento sociale. La persona estrinsecamente motivata orienta il suo comportamento sulla base di un guadagno senza il quale non sarebbe sufficientemente motivato. STILE DI ATTRIBUZIONE Valutazioni che individuo mette in atto spontaneamente per capire chi o che cosa sia responsabile degli eventi che accadono. Ogni persona possiede uno schema di attribuzioni composto da un insieme di credenze che viene adottato come modello tendenzialmente stabile per spiegare la realtà e che costituisce il suo stile attributivo. Lo stile attributivo è quindi un insieme sufficientemente stabile di categorie causali costruite in base all esperienza a cui la persona fa riferimento abitualmente e varia da individuo a individuo. Alcuni pensano che le cose vanno bene o male perché ci si impegna, alcuni perché si è capaci o incapaci, altri perché sono facili o difficili, o altri ancora per caso o fortuna.

STRESS Lo stress consiste nella transazione fra la persona e l ambiente nella quale la situazione è valutata dall individuo come eccedente le proprie risorse e tale da mettere in pericolo il suo benessere (Lazarus e Folkman, 1984). Le gestione dello stress si articola in: a) valutazione cognitiva primaria, in cui soggetto valuta significato dello stressor e decide se è irrilevante, positivo o stressante per il suo benessere; b) valutazione cognitiva secondaria in cui il soggetto valuta proprie risorse e abilità di coping. Quando si parla di coping ci si riferisce all insieme degli sforzi cognitivi e comportamentali attuati per controllare specifiche richieste interne e/o esterne che vengono valutate come eccedenti le risorse della persona. Esistono diversi stili di coping (centrato sul problema, sulle emozioni o sull evitamento)

RESILIENZA Capacità di resistere e reagire ad un evento traumatico mobilizzando quelle risorse personali che consentono di fronteggiare e superare eventi stressanti con esiti positivi e costruttivi. AUTOSTIMA Il complesso di valutazioni, vissuti emotivi e sentimenti di valore che abbiamo verso i molti aspetti della nostra persona costituisce il concetto psicologico di autostima. L autostima è costituita da più dimensioni: Area successo scolastico; Area della relazionalità; Area familiare; Area corporea; Area emozionale; Area del controllo generale sull ambiente; Area socioeconomica; Area dei valori. AUTOEFFICACIA Senso di autoefficacia = convinzione nelle proprie capacità di organizzare e realizzare il corso di azioni necessario a gestire adeguatamente le situazioni che si incontreranno, in modo da raggiungere i risultati prefissati. Le convinzioni di efficacia influenzano il modo in cui le persone pensano, si sentono, trovano motivazioni personali e agiscono. Il senso di autoefficacia incide positivamente sui processi di apprendimento, conferisce all alunno la sensazione di potercela fare. Ianes D. (2004), La diagnosi funzionale secondo l ICF, Trento, Erickson

L alunno che viene valutato secondo il modello ICF può evidenziare difficoltà specifiche in vari ambiti: Condizioni fisiche: malattie varie, acute o croniche, fragilità, situazioni cromosomiche particolari, lesioni, ecc. Strutture corporee: mancanza di un arto, di una parte della corteccia cerebrale, ecc. Funzioni corporee: deficit visivi, deficit motori, deficit attentivi, di memoria, ecc. Attività personali: scarse capacità di apprendimento, di applicazione delle conoscenze, di pianificazione delle azioni, di comunicazione, di autoregolazione metacognitiva, di interazione sociale, di autonomia, di cura del proprio luogo di vita, ecc. Partecipazione sociale: difficoltà a rivestire i ruoli sociali di alunno, a partecipare alle situazione sociali più tipiche, nei vari ambienti e contesti. Fattori contestuali ambientali: famiglia problematica, cultura diversa, situazione sociale difficile, culture e atteggiamenti ostili, scarsità di servizi e risorse, ecc. Fattori contestuali personali: scarsa autostima, reazioni emozionali eccessive, scarsa motivazione, ecc.

Il modello ICF consente: una prima lettura degli ambiti e delle interconnessioni che caratterizzano un alunno con Bisogni Educativi Speciali, una valutazione più approfondita, funzionale alle attività individualizzate di recupero e sostegno, e se avrà bisogno di strumenti specifici. Utilizzando una griglia costruita sulla base del modello concettuale dell ICF, una scuola attenta all individualizzazione riesce a tracciare una prima mappa generale dei bisogni, di quelle situazioni che richiedono interventi individualizzati. Alcuni di questi interventi prenderanno la forma di veri e propri Piani educativi individualizzati, altri invece potranno essere, molto più informalmente, semplici accorgimenti facilitanti, modifiche nella routine, qualche attenzione o sensibilità in più. La scuola, sulla base dell ICF, avrà maggiore consapevolezza del paniere dei suoi Bisogni Educativi Speciali e potrà valutare nel loro livello di impegno/importanza le risorse ritenute necessarie per rispondere a questi bisogni, in termini di modificazioni, aggiunte, arricchimenti, semplificazioni, sostituzioni, adattamenti, fornitura di ausili, apparecchiature, personale, conoscenze e competenze, strategie d azione, ecc.

CATEGORIE DI RISORSE PER L INDIVIDUALIZZAZIONE 1. Organizzazione scolastica (tempi, routine, attività, formazione delle classi, ecc.). 2. Gestione degli spazi e aspetti architettonici. 3. Partnership e alleanze extrascolastiche (con gli operatori dei Servizi, degli Enti Locali, con le famiglie, con l associazionismo della comunità). 4. Necessità formative e di aggiornamento specifico su competenze importanti per quel Bisogno. 5. Necessità di documentazione, di scambio di esperienze, di presa di contatto con altre scuole che hanno sperimentato situazioni analoghe. 6. Modalità didattiche ordinarie (modifiche). 7. Materiale didattico ordinario (modifiche). 8. Didattica individuale (in aggiunta alle precedenti e non in alternativa). 9. Materiale didattico individuale specifico. 10. Interventi educativi formativi ordinari (ed esempio attività rivolte all autonomia per tutti gli alunni). 11. Interventi educativi formativi individuali (ad esempio un percorso di insegnamento apprendimento dell uso dei mezzi di trasporto pubblico, solo per l alunno disabile).

12. Interventi educativi relazionali ordinari (ad esempio attività di alfabetizzazione socio - affettiva, o elaborazione del contratto formativo, o sviluppo di competenze interpersonali per tutti gli alunni). 13. Interventi educativi relazionali individuali (ad esempio un percorso di riconoscimento delle emozioni, di insegnamento-apprendimento delle capacità di autoregolare la collera, solo per l alunno in difficoltà). 14. Ausili o tecnologie di aiuto. 15. Interventi riabilitativi. 16. Interventi sanitari-terapeutici. In questo modo si potrebbe definire quanta e quale individualizzazione il singolo alunno richiede, e di conseguenza quante risorse aggiuntive. risorse aggiuntive non significa automaticamente ore di sostegno, o ore di copertura con personale educativo, ausiliario, o di varia provenienza. Le varie modalità di individualizzazione richiedono una ricca pluralità di risorse, naturalmente anche docenti in più, o personale specifico, ma anche formazione mirata, documentazione e scambio con altre scuole per tutti gli insegnanti, evoluzione della didattica ordinaria (e per fare questo le risorse necessarie sono la competenza, il tempo, la motivazione, ecc.), interventi educativi ordinari/individuali, riorganizzazione dei tempi e degli spazi, modifiche e adattamento nei materiali didattici. ( Rivista Rassegna dell Istituto Pedagogico Provinciale di Bolzano, Anno XI, agosto 2003)

BIBLIOGRAFIA Ianes D. (2004), La diagnosi funzionale secondo l ICF, Trento, Erickson. Ianes D., Celi F. e Cramerotti S., Il Piano educativo individualizzato-progetto di vita. Guida 2003-2005, Trento, Erickson. Ianes D., Cramerotti S., Il Piano educativo individualizzato, Trento, Erickson, 2009. Organizzazione Mondiale della Sanità (2007). ICF CY Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute. Trento, Erickson. Ianes D. e Tortello M. (1999a), La Qualità dell integrazione scolastica, Trento, Erickson. Leonardi M. (2005), in press, «Salute, Disabilità, ICF e Politiche Sociosanitarie». In Sociologia e Politiche Sociali, Franco Angeli Editore, Milano. www.who.int/classification/icf