Convegno Zona Cassiopea. Scautismo & Handicap

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Transcript:

Convegno Zona Cassiopea Scautismo & Handicap

Matrice Branca R/S Rispetto all età Rispetto all ambiente Rispetto alla struttura Rispetto agli strumenti Difficoltà - Relazionalità - Contenuti - Strada - Lentezza Comunità di Clan - Perché si? - Capitolo - Discussioni - Servizio - Prospettive Opportunità Sentirsi a casa - Spirito di Adattamento - Conoscenza strutture - Genitori - Crescita della comunità - Socializzazione Spirito di Servizio Soluzioni - Compromessi - Progettare ad personam - Guardare lontano - 2 -

Matrice Branca E/G Rispetto all età Rispetto all ambiente Rispetto alla struttura Rispetto agli strumenti Rispetto alla famiglia Difficoltà - Sessualità - Sviluppo fisico (Forza fisica) - Ambiente aperto (tenere sotto occhio) e natura - Competenza dei capi Resposabilità del capo sq Uscita di Sq. - Hke - Equilibrio tra attività della comun. e PP del singolo Ignoranza mancanza di comunicazione Opportunità - Accoglienza (altri) - Ed. alla tolleranza Campo estivo - Rapporto con il capo sq. - Ed. alla autonomia (nella squadra) - Posti d'azione e incarichi - Specialità individuali - Campo estivo - Ed. all'autonomia Comprensione del ragazzo Soluzioni - Flessibilità inserimento - Proposte alternative Cena di Sq figli e genitori - 3 -

Matrice Branca L/C Rispetto all età Rispetto all ambiente Rispetto alla struttura Rispetto agli strumenti Difficoltà - Socializzare - Paura di tutto - Manifestazioni "esagerate" (fisiche) - Sforzare il fratellino fino ad un certo punto - La sessualità - Estraniarsi - Essere giusicato - Difficoltà di leggere la "Diffic." - Esplicitare alla famiglia eventuali problemi del figli non visti - Interrompere il cammino in itinere - Incomprensione famiglie - Scoutismo come parcheggio o soluzione di tutto - Comunicare (famiglia) - Forze nella co.ca - Molto tempo per scrivere obiettivi e... Gli altri? - Scuola - PP dal bimbo all'uomo della partenza - Determ. punti salienti da sviluppare sui ragazzi Opportunità - - Partecipazione dei fratellini alle esigenze di chi è in difficoltà - Delle volte non si accorgono delle diversità - Possibile sostegno da professionisti e famiglia - Anche per redigere PP - Quanto fa bene al ragazzo anche solo partecipare "passivamente" - Solidarietà verso gli altri - Forze nella co.ca - Variazione del metodo nel suo uso - Attività manuali il VL com "Fratello maggiore" - Variazione modalità di analisi e PP - La natura - L'ambiente fantastico vicino al bimbo Soluzioni Coinvolgimento (giungla) Stile branco Solidarietà verso gli altri Responasbilità verso i piccoli - Capo sestiglia - Totem + specialità - Ruolo peculiare del bimbo (il simpatico, il piccolo) fare le cose come tutti e con tutti - 4 -

Perché per un ragazzo disabile vale la pena di stare nello scautismo n Educazione all autonomia al fine di raggiungere un autonomia nel futuro n Tanti linguaggi: la parola, il corpo (gioco, attività sportiva), l emozioni, il fare n Progressione personale: progetto ad personam e nella comunità Le valenze per gli altri n Educare alla tolleranza n Dà spazio alle diversità di tutti anche per chi non è disabile ma quindi da uno spazio a tutti ed è più arricchente tutti - 5 -

Domande frequenti 1/4 1. Noi capi non siamo abbastanza preparati? n L organizzazione mondiale della sanità definisce l handicap come: qualcuno che ha subito un danno che porta ad una disabilità e a causa di questa disabilità è a rischio di emarginazione nell ambiente. Noi capi dobbiamo ridurre il rischio di emarginazione e far emergere il meglio di questa persona. Per essere capi non è necessario essere competenti sull handicap ma competenti sullo scoutismo. n Il capo non può essere risolutore in quanto ha delle capacità e dei limiti. Anche i capi provano un disagio perché non riescono a specchiarsi nel ragazzo disabile. n Non ci sono delle ricette che valgono sempre, né si possono fare delle ricette per patologia, è vero che ci sono delle situazioni ricorrenti ma ogni ragazzo è diverso. n Non è necessario delegare un solo capo addetto all affidamento del ragazzo disabile questo crea il rischio di maggiore isolamento. - 6 -

Domande frequenti 2/4 n Guardare le persone dietro l handicap e se c è qualcosa che non capiamo chiediamo. n Partire da quello che c è e non da quello che non c è, perché a volte quello che non c è non è colmabile. Partire dalle competenze del ragazzo cioè da quello che sa fare e non da quello che non può fare. n Progettazione in co.ca e in staff è la cosa più importante. Bisogna imparare a raccontare quello che si è osservato, descrivere quello che è successo ma non quello che noi crediamo sia stato vissuto, perché non aiuta gli altri ad imparare e a darci consigli,. Non si raccontano solo gli insuccessi ma anche i successi. Per trovare la soluzione partire dai momenti in cui il ragazzo sorride. n Non preparare gli altri ragazzi raccontando di persone che non conoscono. Per prima cosa bisogna preparare i gruppi all accoglienza della diversità in generale. Dopo averlo conosciuto il nuovo ragazzo si può parlare della diversità, è importante dare un nome a ciò che non si conosce, cioè capire qual è il problema questo aiuta a capire e fuga la paura dei bambini di diventare così. - 7 -

Domande frequenti 3/4 2. Vale la pena? n Vanno valutati gli effetti, e se ci sono dei limiti oggettivi si può dire di no, Va fatto di volta in volta un progetto valutando le risorse che ci sono: il ragazzo, noi e gli altri. n La gravità è un concetto che dipende dalla situazione non può essere oggettiva. n La proposta è cmq quella scout anche se è necessario personalizzare. 3. Rapporto con i genitori? n Spesso sono timidi ovvero per paura che il ragazzo non sia accettato non esplicitano bene quello che ha. Quindi bisogna far capire al genitore che è ben accetto e aiutarlo a stare meglio. n Nessuno esperto o genitore può dire cosa fare perché non consoce lo scautismo non conosce fino in fondo le nostre attività. - 8 -

Domande frequenti 4/4 4. Un disabile condiziona gli altri? n Lo condiziona e come. Il tempo del ragazzo disabile all interno del gruppo deve essere suddiviso in : Ø Tempo da protagonista: un attività in cui il ragazzo ha un ruolo di protagonista. Ø Tempo di partecipazione: in cui il ragazzo partecipa anche se non gli è chiaro tutto ma segue gli altri. Ø Tempo da spettatore: in cui il ragazzo non partecipa ma sta a guardare o non viene. Questo funziona solo se ci sono tutti e tre i tempi. Il metodo permette di inserire questi tre tempi perché è elastico e perché si fa un progetto a persona. - 9 -