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Transcript:

Assemblea generale di Alpiq Holding SA, 30 aprile 2015 Discorso di Hans E. Schweickardt, Presidente del Consiglio d'amministrazione Fa fede la versione orale Fiducia nel mercato! 1. Introduzione di benvenuto Stimati azionisti, Gentili signore e signori, un caloroso benvenuto alla nostra assemblea generale ad Olten. Sono lieto che siate qui con noi oggi, sebbene sia stato necessario ridimensionare l'evento e spostarlo al pomeriggio. Una cornice, questa, adattata alle circostanze e in linea con quanto praticato dalle altre imprese di dimensioni simili. Vi ringrazio per la vostra comprensione. È proprio così: continua a soffiare un forte vento contrario sull'industria energetica. È in gioco niente di meno che la sopravvivenza. Anche Alpiq deve lottare duro. I frutti attualmente sono fuori dalla nostra portata e non ci cadranno nemmeno in grembo. Lo vedete anche dal corso azionario. O ne risentite come abitanti e contribuenti di Olten e dintorni in quanto vi spetta colmare i vuoti lasciati dalle nostre perdite fiscali. Credetemi, non l'abbiamo voluta noi questa evoluzione. E non possiamo neanche cambiarla. Ma noi tutti la città di Olten, il Canton Soletta e Alpiq siamo legati da decenni da una tradizionale collaborazione di successo. Sono convinto che riusciremo a riprendere questa nostra storia comune di successo, anche se al momento il suo corso non sia fermo e costante. L'economia non può vivere da sola, la politica neppure. Ecco perché lo Stato e l'economia collaboreranno insieme anche in futuro, indipendentemente dalle persone in carica, la cui permanenza è per natura limitata nel tempo. Lo è anche la mia presso Alpiq. Lascierò la mia carica di Presidente del Consiglio d'amministrazione al mio successore. Egli fa parte della cerchia dei membri del consiglio d'amministrazione e la sua nomina vi sarà proposta quest'oggi.

2 Anche se al momento i frutti sono fuori dalla nostra portata, di buono c'è perlomeno che li riconosciamo. Vediamo nuovi campi d'attività. I nostri progetti di centrali grandi sono in vetta d'arrivo. L'evoluzione tecnica è continua e tocca gli ambiti edifici, mobilità, illuminazione, trasmissione e accumulazione. Mi fa piacere come ingegnere. E mi fa piacere come imprenditore se vedo che ne emerge una domanda per nuovi prodotti e servizi. Ma mi fa anche piacere vedere ora mettersi in moto la discussione pubblica sul futuro energetico. È importante che gli elettori e le elettrici aiutino a modellare il nostro futuro e che possano esprimersi in merito. È così che funziona la democrazia diretta in Svizzera e nel mio parere è una grande opportunità. Dovrebbero poter partecipare tutti a questa discussione. Si tratta di soppesare i vantaggi e gli svantaggi, i costi e i benefici, le chance e i rischi. A cosa serve? Quanto costa? Cosa ne ricavano le generazioni successive? Sono domande stimolanti, le cui risposte ci giungeranno gradualmente nei prossimi anni. 2. Risultati aziendali 2014 Passo ora a parlare brevemente del nostro risultato d'esercizio dello scorso anno. Il risultato d'esercizio riflette le circostanze avverse che da anni ci accompagnano: prezzi all'ingrosso bassissimi, quadro regolatorio forte e distorsioni di mercato persistenti. Anche il continuo ridimensionamento del gruppo lascia chiari segni di frenata soprattutto sul piano del fatturato, che ha registrato un calo del 14%, portandosi a circa 8 mia. di CHF. La diminuzione dell'ebitda di circa il 23% invece è stata meno forte di quanto temessimo ad inizio anno. Lo interpreto come un segnale positivo che conferma la nostra forza operativa e dimostra che con i nostri programmi di riduzione dei costi ripetuti e ambiziosi siamo sulla via giusta. Ciò che invece ci preoccupa maggiormente è la svalutazione, che dura da qualche anno, delle nostre centrali elettriche in Svizzera e all'estero. Questa svalutazione mette in difficoltà non solo noi ma anche i nostri concorrenti, che ne sono pure toccati. Solleva inoltre anche domande fondamentali di politica energetica con implicazioni economiche e di approvvigionamento di cui non conosciamo ancora tutte le conseguenze. Permettetemi di dire che la prossima generazione ha ancora molto da fare. Come già annunciato precedentemente, l'anno scorso siamo stati nuovamente costretti ad effettuare rettifiche di valore dei nostri asset. Ne sono toccate in particolare le nostre centrali idroelettriche in Svizzera. Abbiamo effettuato accantonamenti per circa un miliardo di franchi. Sommato alle rettifiche di valore effettuate dal 2011 la perdita di valore ammonta a circa 4,6 mia. di CHF. Non so dirvi se la vicenda si chiuda qui. Ma posso affermare con certezza che siamo più sicuri se vediamo le cose così come sono anziché illuderci. È un approccio che toglie la pressione dal sistema e aumenta le chance per il futuro. Questi fattori straordinari annullano il risultato operativo, di per sé soddisfacente, di 145 mio. di CHF, e lo trasformano in una perdita d'esercizio di 902 mio. di CHF, di fronte ad un utile di 18 mio. di CHF dell'esercizio precedente.

3 Ma dove c'è ombra, c'è luce: due anni fa il nostro indebitamento ammontava ancora sui 4 mia. di CHF. L'anno scorso siamo riusciti a ridurlo maggiormente portandolo nettamente sotto i 2 mia. di CHF. Il rapporto fra l'indebitamento netto e l'ebitda prima degli effetti straordinari si situa quindi attualmente a 3,2 x. È ancora troppo elevato. Ma al contempo è un incentivo e un ordine a voler continuare con assoluta priorità il percorso di riduzione dell'indebitamento. Ed è ciò che faremo. Va da sé che questo risultato non lascia molto spazio per un dividendo. Gli azionisti del consorzio rinunciano dunque alla distribuzione di un dividendo in denaro contante. Riceveranno invece nuove azioni in proporzione alla loro quota di partecipazione. Per gli altri azionisti individuali, il Consiglio d'amministrazione vi proporrà la distribuzione di un dividendo opzionale, che vi dà il diritto di scegliere fra un dividendo in denaro contante o nuove azioni di pari valore. Con questo gesto vogliamo onorare la vostra fedeltà nei confronti di Alpiq e porre un segno per il futuro. Torneremo più tardi a parlare delle modalità legate al dividendo flessibile. 3. Fiducia nel mercato L'anno scorso vi presentai il più recente indice di sostenibilità energetica del Consiglio mondiale dell'energia e mi dilungai sulla domanda di cosa significasse la parola sostenibilità. Perché il nostro sistema attuale di approvvigionamento elettrico è il più sostenibile al mondo? Cosa possiamo fare o cosa dobbiamo evitare affinché rimanga tale? Quest'anno vorrei parlarvi di un argomento che mi ha interessato in più occasioni nel corso della mia carriera professionale. Un argomento che presumo sia importante non solo per il futuro del nostro settore bensì in generale per la piazza economica: il rapporto fra Stato e economia, la contrapposizione fra guida e pianificazione da un lato e il libero mercato dall'altro. Ambedue possono essere eccessivi ma anche insufficienti. Il segreto è di trovare la via di mezzo. Rimane poi da capire se sia quella giusta. Una domanda che dobbiamo e possiamo porci ripetutamente. Da uno studio recente a cura di economiesuisse è emerso che l'impronta statale nell'economia aumenta sempre di più, sebbene sia opinione comune che il mercato del lavoro in Svizzera sia flessibile e che le imprese abbiano libertà particolarmente elevate. Lo Stato funge, sempre più, da organo regolatore e riscuote imposte, in espletamento delle sue competenze principali. Ma è anche committente e datore di lavoro, distributore di sussidi, determinatore di prezzi e proprietario in uno. Non è male a priori. È tutta questione di quantità e di frequenza. Oltre la metà dei prezzi non è determinata liberamente dal mercato ma segue delle curve proprie fissate dallo Stato. Ecco perché i cittadini si trovano davanti ad un enigma: sulla borsa i prezzi dell'elettricità in euro stagnano a livelli bassissimi, il valore del franco è aumentato, ma ciò malgrado la bolletta dell'elettricità aumenta di anno in anno, quasi come i premi della cassa malati. Uno scenario simile si è visto finora anche con il prezzo del gas pagato dagli utenti

4 finali. Ora che i consumatori potrebbero finalmente beneficiare di cali di prezzi, come nel caso della benzina, ecco che lo Stato non tarda ad intromettersi con nuove possibili imposte. Ma la distorsione dei prezzi è causata anche dalle sovvenzioni. Già solo nel nostro settore le sovvenzioni versate quest'anno ammontano a circa 600 mio. di CHF. Questo denaro non è elemosima caduta dal cielo. È denaro legato a delle aspettative politiche le cui ripercussioni economiche sono ancora del tutto incerte. Ed è solo finanziabile se dall'altro lato i cittadini, in quanto utenti elettrici e contribuenti, siano disposti a pagarlo. Già così come adesso lavorano in media 5 mesi per la collettività prima di poter pensare a sé stessi. Lasciatemi mettere in chiaro due cose: Primo: Il nostro settore è sempre stato vicino allo Stato e per lungo tempo ha agito in mercati protetti. È stato un bene per noi che lo Stato fosse un proprietario forte e un organo regolatore accorto. Lo Stato però non dovrebbe limitare la libertà imprenditoriale e non agire lui stesso da imprenditore. Il rischio però oggi c'è. Basti guardare la strategia energetica 2050 e la strategia idroelettrica di certi Cantoni. Secondo: Lo Stato e l'economia si muovono in un rapporto teso. Dopo anni di eccessi e dopo la crisi finanziaria è stato quasi naturale che seguisse una fase caratterizzata da maggiori interventi statali e regolatori. Ora però dobbiamo ritrovare un equilibrio. Non abbiamo bisogno di sorveglianti che ci diano lezioni in materia di efficienza e di consumo e che ci ricompensino o sanzionino secondo il loro volere. Il mercato sa meglio come fare. Ne sono convinto. Il mercato merita la nostra fiducia. Emette i suoi segnali nell'interesse di noi tutti, addirittura nell'interesse dello stesso Stato, che preferisce tassare gli utili che subire le perdite. Mi interessa molto la domanda di come dobbiamo strutturare il mercato perché funzioni e sia utile a tutti. Dopo la mia partenza da Alpiq vorrei dedicarmi alla questione ancora di più. Mi concentrerò soprattutto sulle borse dell'elettricità. Il loro compito è quello di dare alle cose il loro prezzo reale e così facendo dare dei segnali d'investimento adatti al mercato. Aiutano a ridare equilibrio al mercato dell'elettricità e a garantire al meglio la sicurezza d'approvvigionamento. La sicurezza d'approvvigionamento è un bene prezioso. Non la si nota fintanto che c'è. Se però non c'è più, d'improvviso tutti ci guardano ad occhi spalancati. È meglio dunque se teniamo la sicurezza d'approvvigionamento costantemente sott'occhio. Sia oggi che domani. Come Paese e come impresa. 4. Previsioni e ringraziamenti Vorrei concludere ponendo una domanda: come continua la storia di Alpiq? Non pretendo di conoscere il futuro, ma mi permetto comunque di esprimere qualche riflessione in merito. Il contesto in cui dobbiamo e vogliamo creare il nostro valore aggiunto rimarrà ostico in tempi prevedibili. La crisi finanziaria e la crisi del debito continuano a peggiorare e pesano sui consumi, sui margini e sugli investimenti. Saranno necessari ancora molti sforzi per

5 allentare la morsa dello Stato. Oltre ai problemi correnti si aggiungono ora anche le turbolenze sul mercato valutario. Il franco forte ci accompagnerà a lungo. Questo mi porta a parlare ora delle previsioni operative. Dobbiamo tener conto che i prezzi dell'elettricità rimarranno bassi e che questo si ripercuoterà ancora più pesantemente di finora sui nostri conti. Anche l'onere dei debiti rimane una grande sfida per il gruppo. Si tratta di mantenere il delicato equilibrio tra la realizzazione di altri disinvestimenti necessari e la capacità di redditività. È una grande sfida e un compito impegnativo. Anche l'intera economia svizzera si trova di fronte ad un problema arduo che è il contesto monetario. Non dobbiamo illuderci: la pressione sui posti di lavoro e sui salari c'è. La domanda è come la gestiamo. La solida collaborazione fra le parti sociali ha già da sempre contribuito al successo della Svizzera e ai punti forti del suo mercato del lavoro. Al centro devono situarsi soluzioni eque e basate sul partenariato, come riscontrate finora da Alpiq. Si tratta di assicurare il futuro del gruppo e di tenere conto al meglio degli interessi dei collaboratori e delle collaboratrici. La mia lunga esperienza professionale mi permette di dire che è normale che vi siano turbolenze, rotture e crisi come quelle che stiamo attraversando. Sono inevitabili. Dall'altro lato però ci sono anche tendenze nel lungo termine e costanti che non dobbiamo trascurare. Per il nostro settore questo significa che: Le società moderne d'oggi sono strutturate sull'elettricità e lo rimarranno a lungo anche in futuro. In altre parole: c'è bisogno in ogni caso di Alpiq. Solo chi riesce a realizzare un utile sul mercato può anche investire nuovamente nel futuro. La nostra capacità di redditività dunque è essenziale. L'uomo ha bisogno di elettricità e in generale di energia per liberarsi di quei lavori che un tempo gli impedivano di evolversi. Sarà disposto allora a rinunciarvi solo nella misura in cui la sua libertà non ne risulti pregiudicata. Non sono parole mie, bensì il parere della filosofa ginevrina Jeanne Hersch. Pertanto non è compito nostro educare i clienti a praticare l'ascesi e diventare esseri migliori. Conoscono meglio loro i propri desideri, dobbiamo aiutarli a realizzarli con soluzioni possibilmente intelligenti. È questo il nostro compito e la base del nostro business. La parola magica è la vicinanza al cliente. Il nostro CEO e il suo team hanno già raggiunto molti traguardi. Ne sono felice. Stimati azionisti, vi ringrazio per la fedeltà che mostrate verso Alpiq e per la vostra fiducia nei confronti della direzione e del personale della nostra impresa. Nel nostro ruolo al timone di Alpiq abbiamo tutti beneficiato del vostro forte sostegno. Spero che anche i miei successori possano contare sul vostro supporto. Auguro a tutti voi ogni bene, tanta fortuna e salute e spero che un'occasione o l'altra mi darà l'opportunità di rivedervi.