LA PATELLOPLASTICA: UN'ALTERNATIVA ALLA PATELLECTOMIA NELL'ARTROSI FEMORO-ROTULEA INTRODUZIONE

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Casa di cura "S. Michele" - Maddaloni (CE) Direttore: Dott. Barletta LA PATELLOPLASTICA: UN'ALTERNATIVA ALLA PATELLECTOMIA NELL'ARTROSI FEMORO-ROTULEA di R. RICCIO C. MASSONI V. BARLETTA J.J. FICAT INTRODUZIONE L'artrosi femoro-rotulea e una patologia altamente invalidante di frequente riscontro nella pratica ortopedica. Per il trattamento chirurgico di queste condizioni sono state proposte ed attuate svariate metodiche chirurgiche. La patellectomia, proposta per la prima volta da Ludloff nel 1925, è stata caratterizzata da un'ampia diffusione, nonostante costituisca un intervento sicuramente demolitivo non scevro da complicanze. Lo sviluppo tecnologico e la tendenza a risparmiare la rotula elemento essenziale dell'apparato estensore del ginocchio, hanno contribuito all'introduzione di tecniche di protesizzazione femoro-rotulea a varia filosofia di applicazione. McKeever negli anni '50 propose per la prima volta una protesi di copertura rotulea in acciaio inox con ancoraggio garantito da una vite trasversale (1). Successivamente sono state apportate numerose modifiche tecniche e si è passati dalle protesi monocompartimentali (solo rotula) alle protesi bicompartimentali (troclea femorale e rotula). I risultati contraddittori e non sempre convincenti di tali impianti hanno spinto al miglioramento delle tecniche chirurgiche conservative già note e allo sviluppo di procedure chirurgiche innovative. Le principali tecniche chirurgiche conservative sono costituite dalla condroplastica mediante perforazioni multiple secondo Pridie (2), dalla spongiolizzazione descritta nel 1979 da Ficat (3), che consiste nella

R. RICCIO, C. MASSONI, V. BARLETTA, J.J. FICAT resezione di tutta la cartilagine rotulea e dello strato di osso subcondrale sclerotico, e la patelloplastica. Proprio su questa ultima metodica, che è l'associazione di una condrectomia profonda con una resezione di tutto l'osso sclerotico sub-condrale e degli osteofiti e la copertura della superficie rotulea neoformata con l'alare esterno, abbiamo focalizzato la nostra attenzione. TECNICA CHIRURGICA La via di accesso utilizzata e la via para-rotulea esterna. L'incisione cutanea segue in alto il bordo postero-inferiore del vasto laterale per poi terminare in basso in corrispondenza del margine laterale della tuberosità tibiale. Questo accesso permette successivamente di poter ribaltare la rotula in modo da esporre la superficie articolare. Si scolpisce quindi un "flap" nel retinacolo laterale facendo attenzione che la sua grandezza sia sufficiente a coprire l'intera superficie rotulea e a permetterne una solida fissazione ( Fig. la e 1b). Generalmente è necessario includere nel "flap" la parte anteriore delle fibre verticali della fascia lata. A questo punto la rotula viene ribaltata, si rimuovono gli osteofiti al fine di identificare il vero margine rotuleo e con una sega oscillante si procede alla resezione in blocco della rimanente cartilagine articolare e dell'osso sub-condrale fino all'esposizione della superficie spongiosa sanguinante (resezione di circa 1/3 dello spessore patellare) (Fig. 2a e 2b). Il "flap" precedentemente scolpito viene ribaltato sulla superficie articolare neo formata e suturato con filo riassorbibile al retinacolo mediale, al tendine quadricipitale e al tendine rotuleo. Il programma riabilitativo, attuato nell'immediato postoperatorio, prevede la mobilizzazione passiva permanente del ginocchio con kinetek. Salter ha dimostrato sperimentalmente la superiorità della mobilizzazione passiva permanente nella ricostituzione di una neo-cartilagine sulla superfìcie spongiosa esposta. MATERIALI E METODI Tra il gennaio 1993 ed il dicembre 1996 sono stati sottoposti ad intervento di patelloplastica tre pazienti, due di sesso

La patelloplastica: un'alternativa alla patellectomia nell'artrosi femoro-rotulea Fig. la Schema del "flap" scolpito sul retinacolo esterno e sulle fibre anteriori della fascia lata. Fig. 1b Corrispettivo reperto intraoperatorio.

R. RICCIO, C. MASSONI, V. BARLETTA, J.J. FICAT Fig. 2a e 2b - Immagini intraoperatorie della resezione in blocco della cartilagine patologica e dell'osso subcondrale sclerotico. maschile ed uno di sesso femminile. L'età media al momento dell'intervento era di 55 anni. Uno dei tre pazienti presentava un grave processo degenerativo dell'articolazione femoro-patellare secondario ad artrite settica manifestatasi molti anni prima. Gli altri due pazienti presentavano un'artrosi idiopatica generalizzata del ginocchio con prevalente interessamento femoro-rotuleo. Tutti i pazienti presentavano una sintomatologia prevalentemente di origine rotulea caratterizzata da dolore retro e peri-patellare, talvolta anche localizzato all'emirima articolare interna o esterna, esacerbato dal salire le scale, dalla prolungata posizione seduta con ginocchio in flessione e da episodi di cedimento articolare. L'articolarità del ginocchio interessato era sostanzialmente conservata. Lo studio radiografico pre-operatorio prevede: a) Radiografia del ginocchio in proiezione anteroposteriore. b) Radiografia del ginocchio in proiezione laterale a 30 gradi di flessione.

La patelloplastica: un'alternativa alla patellectomia nell'artrosi femoro-rotulea c) Proiezioni assiali della rotula a 30-60-90 gradi di flessione, come suggerito da Ficat (4). d) Scansioni assiali TC. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un programma riabilitativo di mobilizzazione passiva del ginocchio mediante kinetek per otto/dieci ore al giorno per due settimane. Non si sono verificate in alcun caso complicanze quali: rigidità articolari, rotture del tendine rotuleo, fenomeni algodistrofici ed iperestesie cutanee. Tutti i pazienti sottoposti a controllo clinico sono stati valutati secondo i criteri di Levack (3). Ad un follow-up medio di 22 mesi (18-24) i risultati furono buoni in due casi e discreti in un caso. Il controllo radiografico ha mostrato in ogni caso un soddisfacente ripristino dell'interlinea articolare (Fig 3a, 3b, 3c, 4a e 4b). DISCUSSIONE Lo scopo dell'intervento di patelloplastica è quello di ricreare sulla superficie articolare della rotula un tessuto le cui caratteristiche siano molto simili a quelle del tessuto cartilagineo. Tale procedura trae i suoi presupposti anatomopatologici dalle osservazioni fatte da Pridie (2), il quale mise in evidenza, a partire da perforazioni realizzate nel tessuto osseo sclerotico subcondrale, la formazione di un connettivo vascolarizzato che in base a determinate condizioni subiva una trasformazione in neo fibro-cartilagine. Il successo di questo intervento dipende in buona parte dalla qualità del tessuto di neo-formazione che viene a ricoprire la superficie articolare della rotula in un tempo variabile dai 4 ai 6 mesi. L'indagine artroscopica effettuata a 3 mesi dall'intervento in uno dei pazienti da noi operato ha mostrato la formazione di un tessuto di aspetto simil cartilagineo sulla superficie articolare rotulea. Dal punto di vista istologico questo tessuto presenta un più alto grado di cellularità ed una minore struttura librosa ed organizzazione rispetto al normale tessuto cartilagineo.

R. RICCIO, C. MASSONI, V. BARLETTA, J.J. FICAT Fig. 3a - Osteoartrosi femoro-patellare con prevalente interessamento della faccetta laterale e grosso osteofita, in esito di artrite settica. Fig. 3b - Controllo radiografico post-operatorio.

La patelloplastica: un'alternativa alla patellectomia nell'artrosi femoro-rotulea Fig. 3c Controllo tomografico. Riteniamo che l'intervento di patelloplastica sia indicato soprattutto in pazienti relativamente giovani con artrosi femoro-rotulea isolata o prevalente su quella degli altri comportamenti. Poiché una precoce artrosi del compartimento femororotuleo e, nella maggior parte dei casi, la conseguenza di un disassiamento dell'apparato estensore è indispensabile procedere, ove necessario, al ricentraggio rotuleo. Il rispetto di questi criteri di selezione dei pazienti è, come emerge dalle maggiori casistiche presenti in letteratura (3, 5), essenziale per la buona riuscita dell'intervento di patelloplastica. Il vantaggio della metodica illustrata è di non pregiudicare un successivo intervento di protesizzazione femoro-rotuleo o totale, in caso di estensione del processo artrosico al compartimento femoro-tibiale, e di conservare una rotula biologicamente intatta. La patelloplastica è quindi, a nostro giudizio, da preferire ad un intervento demolitivo quale la patellectomia nel trattamento dell'artrosi femoro-patellare.

R. RICCIO, C. MASSONI, V. BARLETTA, J.J. FICAT Fig. 4a, 4b - Osteoartrosi femoro-patellare con interessamento rotuleo esterno. Controllo radiografico a sei mesi dall'intervento. Bibliografia 1) McKEEVER D.: Patellar prosthesis, JBJS, 37-A, 5, 1074, 1955. 2) PRIDIE K.H.: A method of resurfacing osteoarthritic knee joints, JBJS, 41-B, 3, 618-619, 1959. 3) FICAT P. et al.: Spongialization: a new treatment for diseased patellae, Clinic. Orthop., 144, 74-83, 1979. 4) FICAT P.: Pathologie femoro-patellaire, Paris, ed. Masson, 1970. 5) JUDET H. et al.: Les Patelloplastìes dans les lesions étendues du cartilage rotulien, Chirurgie, 118, 529-532, 1992.