SERBIA. Executive Summary



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Serbia

AGGIORNAMENTO AL 1^ SEMESTRE 2010 SERBIA Executive Summary 1. Dopo un 2009 difficile, nel 2010 in Serbia si consolida progressivamente la ripresa. Tra gennaio e giugno 2010, la crescita del PIL è stata infatti dell 1,6%, grazie ad una risalita della produzione industriale nei settori dei trasporti (+8,6%), minerario (+4%), e finanziario (+6,3%). Il deficit di bilancio previsto per il 2010 è del 4,8%, mentre il debito pubblico della Serbia si attesta attorno a 10,2 miliardi di euro (33% del PIL): cifre che confermano la solidità sistemica. E nei primi otto mesi del 2010 l interscambio della Serbia con il resto del mondo è cresciuto, mantenendo il trend già acquisito a fine 2009: export +20,3% ed import +6,9%. In ogni caso, i risultati di lungo termine dipenderanno in larga misura dal successo di questa economia nell intercettare la crescita della domanda regionale ed europea, e dalla capacità del Governo di ridurre i sussidi alle aziende di proprietà sociale, di operare significativi tagli all impiego pubblico, e di esercitare uno stretto controllo sulle spese per le pensioni. Tutto questo senza soffocare la domanda interna e sollecitando efficacemente gli investimenti produttivi necessari a proseguire sul cammino, positivamente avviato, dell integrazione Europea (la richiesta di Candidatura è al vaglio della Commissione Europea dal 25 ottobre). 2. In questo quadro positivo ma ancora in maturazione, l Italia conferma la propria posizione di partner economico di riferimento. Nei primi otto mesi del 2010 il nostro Paese è il terzo partner commerciale, con un interscambio pari a 1.207 milioni di euro (dietro la Germania con 1.346 milioni e la Russia con 1.296 milioni di euro). Nello stesso periodo l Italia è poi il primo acquirente degli export serbi, con una forte crescita su base annuale (+42,5%). Vi sono oggi oltre 200 aziende italiane presenti in Serbia, per un giro d affari stimato a 2,4 miliardi di euro e un livello occupazionale di circa 18.000 addetti. E quasi triplicato negli ultimi anni il numero di aziende italiane che hanno investito in Serbia, e nel processo di privatizzazione serbo le aziende italiane figurano al secondo posto per numero di aziende acquistate. Nel settore finanziario Intesa-San Paolo e Unicredit contano oggi su una quota di mercato di circa il 25% dell intero settore bancario serbo. Quanto al settore assicurativo, la presenza del Gruppo Generali e di Fondiaria-Sai vale una quota complessiva intorno al 44%. Ad oggi, inoltre, il settore industriale italiano più presente in Serbia è quello della maglieria e dell intimo: tra i nomi di maggior peso si segnalano Pompea, Golden Lady e Calzedonia. In settori strategici di cooperazione quali quello delle infrastrutture, dei trasporti e dell energia, l attenzione dei nostri operatori per questo mercato è molto alta, e la predisposizione di investimenti produttivi avanza. In tale scenario già ricco, l investimento FIAT a Kragujevac ha cominciato dispiegare un impatto molto ampio sulla realtà industriale serba. Ciò sia per le dimensioni complessive dell operazione, che potrà sfiorare il miliardo di euro, che per le sue articolate diramazioni. In particolare l indotto, le forniture, il supporto logistico, ed anche la spinta socio-economica del gruppo costituiranno il principale singolo fattore di sviluppo

dell economia serba nei prossimi anni. Andranno dunque seguite con attenzione dai nostri operatori le opportunità di investimento. 3. Su tale sfondo, le relazioni tra i due Paesi proseguono il percorso intrapreso, di eccellente ed articolata collaborazione. Per limitarsi al campo economico, alla visita nell aprile 2010 del Ministro dello Sviluppo Economico hanno fatto seguito quella, a settembre, del Sottosegretario con delega per l energia (a testimoniare l intensità delle relazioni in tale ambito), e missioni di numerose delegazioni imprenditoriali di alto livello. Importante strumento per il dialogo e la collaborazione tra le business communities dei due Paesi è costituito dal Business Council italo-serbo, composto dai vertici dell imprenditoria delle due parti. Confindustria ha inoltre scelto la Serbia per il Viaggio di Studio annuale dei Direttori, tenutosi nel luglio scorso. In questo scenario, l Ambasciata prosegue la sua azione di coordinamento della presenza economico-commerciale italiana, in stretto raccordo con l Istituto Italiano per il Commercio con l Estero e la Camera di Commercio italo serba. Il 2010 si presenta dunque come anno di affermazione della leadership economica italiana in Serbia, cammino che appare destinato a proseguire e rafforzarsi, pur con alcune variabili legate alla traiettoria di uscita di questa economia dalla crisi.

1. QUADRO MACROECONOMICO a) Andamento congiunturale e rischio Paese Nei primi sei mesi del 2010, secondo i dati dell Ente per la statistica serbo, la crescita del PIL e stata dell 1,6%, trainata dai seguenti settori: trasporti (+8,6%), settore finanziario (+6,3%), settore minerario (+4%). I maggiori cali nel 2010 sono stati registrati nel settore alberghiero (- 14,1%) e nel settore dell edilizia (-12%). Le stime del Fondo Monetario Internazionale di settembre 2010 prevedono una crescita del PIL dell 1,5% per il 2010 e del 3% per il 2011. Il periodo gennaio giugno del 2010 ha visto inoltre una crescita dell export serbo del 19,5%, un conseguente calo del deficit del bilancio commerciale ed una crescita della produzione industriale del 5,4%, in ripresa dopo un periodo di crisi. Nel 2009 il PIL della Serbia, arrivato a circa 31,5 miliardi di euro, aveva registrato un calo del 3,5% in termini reali, subendo fortemente la crisi economica, in controtendenza con il ritmo degli ultimi otto anni, durante i quali il PIL era aumentato ad un tasso medio del 5,5%. I parametri macroeconomici della Serbia negli anni di transizione prima della crisi (2001 2008) sono stati in generale caratterizzati da una crescita costante del PIL, dal calo dell'inflazione, da una forte crescita dell interscambio commerciale con l estero, ma anche da un forte deficit nel commercio e da una crescita delle retribuzioni superiore a quella della produttività. Tabella 1. I principali parametri macroeconomici della Serbia 2005-2010 DATI MACROECONOMICI 2005 2006 2007 2008 2009 2010 PIL in miliardi di dinari 1.691 1.987 2.329 2.739 2.953 3,159 PIL in miliardi di euro 20,4 23,6 29,1 34,2 31,5 33,0 PIL, crescita reale, % 6,0 5,6 7,1 6,0-3,5 1,6 Inflazione, % 17,7 6,6 10,1 6,8 6,6 6,7 Bilancia commerciale, in % del -20,2-20,4-21,5-24,1 - - PIL Deficit partite correnti, in % del -10,0-13,1-16,5-18,2-11 -4,8% PIL IDE, netti, milioni di euro 1.244 3.492 1.844 1.856 1.112 402 IDE, in % del PIL 5,9 14,4 6,3 5,4 3,5 - Debito estero, miliardi di euro 13,1 14,8 17,8 21,8 22,8 23,8 Debito estero, % del PIL 62,0 61,4 59,5 64,3 72,3 78,1 Fonte: Ministero delle Finanze della Serbia, Banca Centrale della Serbia, Ente statistico Serbia, FMI, stime per l anno 2010 Nella struttura del PIL serbo nel 2009 e nel primo semestre del 2010 il settore dei servizi rappresenta circa il 66% del totale, seguito da quello industriale (circa 20%) e da quello dell'agricoltura (circa 10%), con una forte crescita del settore dei servizi negli ultimi anni. Gli effetti della crisi si sono sentiti fortemente nella regione e nel Paese nel 2009. Non solo l industria, ma anche le esportazioni, le importazioni, il settore dell edilizia ed il commercio domestico hanno subito i contraccolpi più forti. E in atto anche un forte calo della domanda interna insieme ad un significativo deficit fiscale. Si registra una lieve crescita nel settore dei

trasporti, dello stoccaggio nonché dei settori finanziario, agricolo e della pubblica amministrazione. Figura 1. Tassi di crescita del PIL reale in Serbia, periodo 2001 2010 Fonte: Ministero delle Finanze della Serbia Durante la maggior parte del 2009 la fluttuazione del dinaro rispetto all euro è rimasta trascurabile, specialmente dopo un considerevole deprezzamento avvenuto alla fine del 2008. Il valore più basso del dinaro, prima delle turbolenze di dicembre, si è avuto in aprile 2009 (95,2 dinari per 1 euro). A partire dalla fine del 2009, il dinaro ha subito significative oscillazioni. A fine settembre 2010, l euro ha superato la quota 106. La Banca Centrale serba ha speso nel 2010 940 milioni di euro per frenare la perdita di valore della divisa nazionale. L inflazione nei primi otto mesi del 2010 ha raggiunto il livello del 6,7%, piu o meno sugli stessi livelli del il 2009 (6,6%). Secondo quanto stimato dalla Banca Nazionale serba l inflazione nel 2010 non dovrebbe superare l 8% su base annuale.

Figura 2. Tasso di Inflazione in Serbia dal 2001 al 2009 Fonte: Ministero delle Finanze della Serbia La retribuzione nominale netta a maggio 2010 in Serbia e stata circa 350 euro netti, registrando una crescita del 2,4% rispetto al maggio 2009. Come riportato dall Ente per la Statistica serbo, lo stipendio medio lordo a maggio 2010 ammontava a 480 euro. Le retribuzioni piu alte si riscontrano nel settore finanziario (con circa 670 euro netti) e quello della lavorazione del tabacco (circa 700 euro) mentre la retribuzione più bassa viene segnalata nel settore dell abbigliamento (circa 115 euro) Il mercato delle risorse umane serbo si sta ancora adattando lentamente alla nuova realtà economica: la domanda di personale qualificato cresce più velocemente dell offerta, soprattutto nei settori di management, finanze, marketing e terziario avanzato. Secondo l ultimo sondaggio, il tasso di disoccupazione ad aprile 2010 è stato pari al 19,2%, registrando un lieve aumento (+1,5%) rispetto al 2009. La produzione industriale nel periodo gennaio luglio 2010 ha registrato un aumento del 4,8% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente. Il settore dell estrazione mineraria ha registrato una crescita del 15,3%, l industria manifatturiera del 5,9%. Nel 2009, la produzione industriale serba era diminuita complessivamente del 12,6% rispetto all anno precedente. I maggiori cali avevano colpito il settore della produzione manifatturiera (15,8%) ed il settore minerario (4,3%). Come naturale, la crisi internazionale ha colpito in maniera particolare i settori export oriented dell economia serba: specialmente l industria del metallo e la produzione di macchinari hanno registrato cali molto forti nel 2009. Tenendo presente le tendenze della fine del 2009 e del primo semestre del 2010, si intravedono comunque i segnali di una ripresa della produzione industriale serba.

La produzione agricola nel periodo gennaio - luglio 2010 ha registrato un surplus di 330 milioni di dollari nell interscambio commerciale, con la crescita del 25% rispetto allo stesso periodo del 2009. Secondo i dati preliminari del Ministero dell Agricoltura, le esportazioni serbe nei primi sette mesi di quest anno hanno raggiunto il valore di un miliardo di dollari. Gli esperti del settore prevedono per il 2010 un buon andamento del mais e dei semi di girasole. Nel 2009, l agroalimentare, che rimane uno dei settori chiave del Paese, ha realizzato un volume complessivo di 18.989 milioni di tonnellate (+6,1% rispetto al 2008). Il valore totale della produzione agricola realizzata e stato pari a 3.816 milioni di USD (poco meno del 10% del PIL). Il settore dell edilizia, secondo i dati del Ministero delle Finanze, ha registrato un calo del 19,9% nel 2009. Anche i dati del 2010 sembrano palesare un ulteriore cedimento: gli investimenti nel settore sono calati del 51%; con un calo del 71% della mano d opera impiegata. L 80% delle aziende del settore ha problemi di liquidità. L economia sommersa rappresenta circa un terzo del PIL nazionale. Questo fenomeno per le casse dello stato comporta una perdita stimata intorno a 4 miliardi di euro l anno. Il bilancio dello Stato, dopo un anno in attivo (5,4 miliardi di dinari serbi nel 2005) prevalentemente grazie agli introiti delle privatizzazioni nel periodo 2006-2009 è tornato in deficit. Secondo i dati del Ministero delle Finanze il deficit nel 2009 era di 121 miliardi di dinari (1.210 milioni di euro), 4,2% in più rispetto al 2008. Nel periodo gennaio luglio 2010, secondo i dati della Banca Centrale serba il deficit e stato di 69 miliardi di dinari serbi (circa 660 milioni di euro), con entrate pari a 358 miliardi di dinari serbi e spese di 427 miliardi. Il deficit previsto per il 2010 è del 4,8%, come concordato con l FMI. I risultati della politica fiscale del governo dipenderanno in larga misura dalla capacità di ridurre i sussidi alle aziende di proprietà sociale, di operare significativi tagli all impiego pubblico e di esercitare uno stretto controllo sulle spese per le pensioni. Il debito estero ammontava a giugno 2010 a circa 23,8 miliardi di euro, secondo i dati della Banca Centrale, crescendo di 550 milioni di euro nei primi quattro mesi dell anno. In termini di percentuale del PIL, la Serbia e indebitata con l estero per il 78%, due punti al di sotto della soglia dei Paesi altamente indebitati. La crescita del debito e dovuta in particolare all emissione di titoli da parte dello Stato, ma anche alle fluttuazioni del tasso di cambio. A lungo termine, si è registrato, inoltre, un notevole incremento dell indebitamento privato passando da 2,1 miliardi di euro del 2000 a 15,5 miliardi di euro nel dicembre 2009. L Istituto serbo per le Ricerche sul Mercato (IZIT) prevede, inoltre, un aumento dell indebitamento estero sotto la spinta del settore statale nel tentativo di investire capitale e combattere gli effetti della crisi economica mondiale.

Figura 3. Struttura del debito estero della Serbia in migliaia di euro Fonte: Elaborazioni ICE su dati della Banca Centrale della Serbia Il debito pubblico della Serbia a marzo 2010 era di 10,2 miliardi di euro (33% del PIL). Rispetto alla fine del 2008 significa un incremento di 1,1 miliardo di euro. L aumento del debito pubblico è causato principalmente dall indebitamento dello stato sul mercato valutario domestico. Il livello delle riserve di valuta estera della Banca Centrale della Serbia è ritenuto soddisfacente. Il rafforzamento delle riserve nel 2009 è dovuto soprattutto al ritiro di 1,14 miliardi di euro garantito dallo stand-by arrangement con l FMI. Durante il 2009 ed il 2010 le riserve sono aumentate di circa 2 miliardi di euro, totalizzando a luglio 2010 una somma di 11 miliardi di euro. Il Governo ha modificato in aprile 2009 il Bilancio dello Stato, inserendo meccanismi anti-crisi per contenere la spesa pubblica di circa 1 miliardo di euro. Successivamente il Fondo Monetario Internazionale ha approvato a maggio 2009 un credito di 2,87 miliardi di euro per il 2009 ed il 2010 con lo scopo di garantire la stabilità macroeconomica del paese. Nel 2010, il FMI ha giudicato positivo l impegno della Serbia ed ha concesso il prelievo della seconda tranche di circa 360 milioni di euro per rinforzare la stabilità del tasso di cambio e aumentare le riserve di valuta estera Le trattative con il FMI sono proseguite anche a settembre 2010 e i i rappresentanti del FMI hanno concluso che la Serbia ha adempiuto a tutti gli obblighi, sottolineando tuttavia che il Paese dovrebbe proseguire più velocemente con le riforme nei settori della sanità, dell educazione e nella gestione delle spese pubbliche. Invece dei 366 milioni di euro accordati precedentemente, sulla base delle tendenze attuali della bilancia dei pagamenti, la Serbia potrà ritirare solo il 15% della quinta rata del prestito del FMI, pari a 53 milioni di euro.

Fino ad ora, la Serbia ha avuto la possibilità di utilizzare 1,27 miliardi di diritti speciali di prelievo per un controvalore di 1,46 miliardi di euro, cifra che si trova ai limiti delle condizioni di finanziabilità tassi favorevoli. I positivi risultati raggiunti dal Paese in campo economico sono stati riconosciuti anche dagli organismi internazionali. La Banca Mondiale ha classificato la Serbia al primo posto per le riforme economiche volte ad attirare investimenti esteri. Nell ultima edizione del Doing Business Report della Banca Mondiale (2010), tuttavia, l economia serba si trova ancora al 88 posto (dopo il 90 posto nel 2009), se pure con un forte miglioramento nella categoria Starting a Business. Il Governo e la Banca Centrale della Serbia hanno contribuito alla stabilizzazione della situazione nel paese ed alla ripresa economica attraverso una serie di attività e misure economiche e politiche. Per attutire l impatto della crisi economica globale sul settore finanziario, il Governo e la Banca Centrale hanno deciso di ridurre il volume totale di riserve in valuta estera di 1,5 miliardi di euro. Tale misura era volta ad aumentare la liquidità del sistema finanziario. Inoltre, a marzo 2009 il Governo ha realizzato il Piano nazionale per la stabilità economica con l intenzione di consolidare il consumo e la produzione senza intaccare il livello occupazionale. Per questo scopo il Governo aveva stanziato 1,2 miliardi di euro. Gli analisti della Dun&Bradstreet hanno confermato a settembre il rating della Serbia nella classifica mondiale di affidabilità economico-finanziaria delle imprese giudicando il livello di rischio investimenti nel paese come moderato (DB4d), mentre nel 2009 era stato considerato a rischio elevato (DB5a). Standard & Poors e Fitch hanno giudicato la Serbia con il BB-, mentre S&P ha cambiato a dicembre 2009 la classificazione del Paese da stabile a negativo. Il Consiglio Nazionale per le Infrastrutture ha adottato il Master Plan per i trasporti per il periodo 2009 2027. La realizzazione del Plan dovrebbe permettere al Paese di diventare uno dei principali centri logistici della regione e prevede investimenti di circa 22 miliardi di euro nei prossimi 17 anni. I progetti previsti dovrebbero essere finanziati da fondi IPA (Instrument for Pre-Accession) dell UE, crediti internazionali e dallo Stato stesso. Sono previste costruzioni di ferrovie, autostrade, centri intermodali. b) Grado di apertura del Paese al commercio internazionale ed agli investimenti esteri Interscambio Nel 2009 l interscambio della Serbia con il resto del mondo era ulteriormente peggiorato, mantenendo il trend della fine del 2008, con un calo del 20,2% delle esportazioni, che hanno raggiunto 5,9 miliardi di euro, ed un calo del 26,2% delle importazioni, che hanno raggiunto 11,1 miliardi di euro. Il saldo commerciale negativo era di più di 5,1 miliardi di euro. La crisi ha quindi evidenziato ancora di piu le debolezze strutturali del sistema produttivo serbo. Di seguito si forniscono, a titolo di riferimento, i dati completi relativi all interscambio della Serbia nel 2009.

PAESE Tabella 2. Esportazioni della Serbia nel 2009 valore in migliaia di euro Variazione % su 2008 quota (%) 1 Bosnia - Erzegovina 724.662-20,1 12,15% 2 Germania 624.340-19,2 10,47% 3 Montenegro 598.703-30,8 10% 4 Italia 586.113-23,2 9,8% 5 Romania 342.813 + 25,7 5,7% 6 Macedonia 306.391-8,3 5,1% 7 Federazione Russa 249.271-33,4 4,1% 8 Slovenia 245.120-27,6 4% 9 Austria 207.678-33 3,4% 10 Croazia 199.276-32,3 3,3% Mondo 5.961.659-20,2 Importazioni della Serbia nel 2009 PAESE valore in migliaia di euro Variazione % su 2008 quota (%) 1 Federazione Russa 1.415.370-40,3 12,6% 2 Germania 1.392.747-23,7 12,4% 3 Italia 1.099.549-25,5 9,8% 4 Cina 864.257-26,1 7,7% 5 Francia 377.843-24,5 3,3% 6 Romania 359.880-16,0 3,2% 7 Ungheria 349.441-36,3 3,1% 8 Slovenia 327.331-23,1 2,9% 9 Austria 318.360-18,0 2,8% 10 Bosnia - Erzegovina 312.849-28,5 2,7% Mondo 11.157.271-26,2 Fonte: Ente per la Statistica della Serbia Nei primi otto mesi del 2010 l interscambio della Serbia con il resto del mondo è cresciuto, mantenendo il trend della fine del 2009, con un aumento del 20,3% delle esportazioni, che hanno raggiunto 4,6 miliardi di euro, ed un lieve aumento delle importazioni (+6,9%), che hanno raggiunto gli 8 miliardi di euro. Il saldo commerciale negativo è di quasi 3,4 miliardi di euro, un fenomeno strutturale determinato, soprattutto negli anni precedenti, dalla forte domanda di prodotti energetici e di materie prime (ferro e rame) e, per quanto riguarda la capacità di esportare i propri prodotti, dai ritardi del processo di ristrutturazione ed ammodernamento dell industria serba. Il valore complessivo della merce esportata nei Paesi UE nei primi otto mesi del 2010 e stato di circa 2,6 miliardi di euro.

Il primo partner commerciale del Paese nei primi otto mesi del 2010 è stata la Germania, seguita da Russia ed Italia. I principali beni esportati dalla Serbia sono stati abbigliamento (prevalentemente di tipo militare), energia elettrica e prodotti ortofrutticoli. L Italia riacquista la posizione di primo acquirente della Serbia nei primi otto mesi del 2010, registrando una forte crescita (+ 42,5%). E da notare la crescita dell import della Russia che ultimamente sta diventando un mercato di sbocco sempre piu significativo per la Serbia. Dalla Tabella 3 si rileva che i principali mercati di sbocco della Serbia sono i Paesi dell UE e della regione balcanica. Le importazioni serbe sono costituite prevalentemente da semilavorati (60%), di cui la maggior parte gas, petrolio e prodotti petroliferi, seguiti da beni di investimento (macchinari e attrezzature per l industria). Per quanto riguarda le importazioni, la Federazione Russa mantiene il primo posto tra i fornitori, grazie soprattutto al grande fabbisogno energetico della Serbia, con 1.058 milioni di euro e con una crescita del 10,6%, rispetto all'anno precedente, dopo un periodo di calo (- 40,3%) nel 2009. Al secondo posto tra i fornitori della Serbia rimane la Germania con 853 milioni di euro (- 10,8%), seguita dall'italia con 687 milioni di euro (-4%) e dalla Cina con 544 milioni di euro (+0,5%). Nelle importazioni serbe partecipano, in misura minore ma considerevole, anche alcuni paesi dell area quali l Ungheria con 397 milioni di euro (+35%) e la Romania, con 282 milioni di euro (+14%), Di seguito si forniscono i dati completi relativi all interscambio della Serbia nel primo semestre del 2010. Tabella 3. Esportazioni della Serbia nel 2010 (primi otto mesi) PAESE valore in milioni di euro variazione (%) quota (%) 1 Italia 519.1 +42,5 11.3% 2 Bosnia -Erzegovina 519.1 +14,2 11.3% 3 Germania 488.7 +16,3 10.6% 4 Repubblica Montenegro 404.4-0,7 8.8% 5 Romania 255 +26,2 5.5% 6 Federazione Russa 237.6 +52,7 5,2% 7 Repubblica Macedone 221.6 +16,4 4.8% 8 Slovenia 201.7 +34,1 4.4% 9 Austria 168.7 +29,5 3.7% 10 Francia 143.4 +32,4 3.1% Mondo 4596.7 +20,2 Fonte: Ente per la Statistica della Serbia

Tabella 4. Importazioni della Serbia nel 2010 (primi otto mesi) PAESE valore in milioni di euro variazione (%) quota (%) 1 Federazione Russa 1058.7 +10.7 13.4% 2 Germania 853.9-10,6 10.6% 3 Italia 687.5-5,5 8.6% 4 Cina 544.3 +5,4 6.8% 5 Ungheria 397.8 +35,2 5.0% 6 Romania 282.5 +14,0 3.5% 7 Bosnia -Erzegovina 278.3 +49,3 3.5% 8 Bulgaria 276.2 +78,4 3.4% 9 Slovenia 242.1-0,8 3.0% 10 Francia 226.5-9,8 2.8% Mondo 8016.7 +7 Fonte: Ente per la Statistica della Serbia Un dato particolarmente indicativo riguarda la nuova posizione della Russia che, dopo il forte calo delle esportazioni in Serbia nel 2009 ed il successivo aumento delle importazioni, rimane il primo partner commerciale del Paese, ma con una situazione meno sbilanciata per la Serbia. Figura 3. Andamento delle quote di mercato dei 4 principali Paesi fornitori della Serbia (primo semestre) Fonte: Ente per la Statistica della Serbia

Principali accordi in materia di commercio estero ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO CON LA RUSSIA L accordo prevede la graduale eliminazione delle barriere all esportazione dei prodotti di Serbia verso il mercato russo. L'accordo stabilisce che è il paese importatore che regola le questioni relative all origine dei prodotti, in conformità con i principi dell Organizzazione Mondiale per il Commercio. Ad aprile 2009 l accordo e stato ulteriormente allargato ed attualmente il 95% delle voci doganali e esente dai dazi. L accordo non si applica agli autoveicoli. E stata segnalata la perdurante presenza di numerosi ostacoli non tariffari. ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO CON LA BIELORUSSIA L accordo, stipulato con Minsk il 31 marzo 2009, prevede la graduale abolizione dei dazi doganali tra la Serbia e la Bielorussia per tutti i prodotti ad esclusione di zucchero, tabacco, bevande alcoliche, automobili usate, autobus e gomme. ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO CON LA TURCHIA L accordo di libero scambio che prevede una liberalizzazione asimmetrica a favore della Serbia, ed è entrato in vigore il 1 settembre 2010; gli imprenditori serbi potranno esportare i loro prodotti verso il vasto mercato della Turchia (oltre 76 milioni di abitanti) senza dazi doganali mentre la liberalizzazione da parte Serba sara completata entro il 2015. Il governo serbo ha ottenuto da Istanbul, la possibilità di proteggere i settori agricolo, tessile e metallurgico mentre potrà mantenere i dazi sui prodotti industriali provenienti dalla Turchia. ACCORDO CEFTA (Central European Free Trade Area) - Dicembre 2006. L accordo di libero scambio multilaterale sostituisce gli accordi bilaterali esistenti tra i seguenti Paesi della Regione: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Macedonia, Moldova, Montenegro, Serbia e l Amministrazione ad interim delle Nazioni Unite in Kosovo. ACCORDO EFTA Il Governo della Serbia ha sottoscritto un accordo il 17 dicembre 2009, a Ginevra, sul libero scambio con i paesi dell Associazione Europea per il Libero Scambio (EFTA) entrato in vigore nell aprile 2010. ACCORDO UE A partire da Febbraio 2010 il commercio con i paesi dell UE è regolato attraverso l Interim Trade Agreement, parte dello Stabilization and Association Act (ASA) dell'aprile 2008, il cui principale obiettivo é quello di creare gradualmente, in un periodo di sei anni, una zona di libero scambio tra Serbia e UE. L'Unione Europea aveva già permesso ai Balcani Occidentali esportazioni libere da dazi nel 2000, tranne che per alcune categorie di prodotti (vino, zucchero, alcuni tipi di carni ed alcuni prodotti di pescheria), e, successivamente, l'interim Trade Agreement è stato applicato unilateralmente dalla Serbia a partire dallo scorso 30 Gennaio 2009. Tale accordo commerciale impone alla Serbia di mettere in atto regolamenti conformi all acquis comunitario in cinque aree essenziali: liberalizzazione del commercio, competizione, proprietà intellettuale, trasporti, controllo delle sovvenzioni statali. GSP con USA

Il commercio con gli Stati Uniti è perseguito secondo il Sistema Generalizzato delle Preferenze (Generalized System of Preferences - GSP). Il GSP fornisce attualmente un ingresso preferenziale libero da dazi per oltre 4,650 prodotti.. La lista dei beni facenti parte del GSP viene revisionata e corretta due volte l anno, tenendo conto delle indicazioni delle industrie statunitensi. ZONE FRANCHE La creazione delle zone franche, che saranno pero progressivamente abolite nel corso dei prossimi 6 anni, in ragione dell applicazione progressiva dell Accordo di Commercio con la UE, rappresenta attualmente la forma di agevolazione più specifica per gli investitori esteri. In Serbia sono state create 5 zone franche (Subotica, Novi Sad, Pirot, Zrenjanin, Kragujevac mentre in previsione di ottenere tale status sono anche le zone di Apatin, Sabac, Uzice e Nis) in prossimità di grandi città o in aree ben collegate, all interno delle quali esistono diversi vantaggi per l avvio di un attività produttiva: le merci importate sono esenti da Iva; le importazioni e le esportazioni da e verso una zona franca non sono soggette alle normali procedure di controllo doganale, né a possibili quote e limitazioni imposte al commercio estero; macchinari, materiali da costruzione e materie prime (se usate per produrre beni finiti per l esportazione) possono essere importate senza dazio; all interno della zona è possibile utilizzare liberamente la valuta estera ottenuta attraverso le operazioni di importazione-esportazione; i redditi generati possono essere trasferiti senza alcuna restrizione le zone franche sono considerate extraterritoriali, quindi occorre sottoporsi alle normali procedure e pagare dazio per poter vendere in Serbia i beni prodotti al loro interno. Questa regola non si applica se: almeno il 50 percento del valore del bene è stato prodotto all interno della zona franca (nel qual caso il bene viene considerato serbo a tutti gli effetti, e può liberamente circolare nel paese); il prodotto viene trasportato temporaneamente al di fuori della zona libera (per esempio, per completare un passaggio della lavorazione) e successivamente vi rientra. Investimenti diretti esteri Nei primi sette mesi del 2010, secondo i dati preliminari del Ministero delle Finanze, gli IDE in Serbia hanno totalizzato 671 milioni di euro. Seguendo i dati e le stime sinora registrate, i primi investitori sono Olanda (184 milioni) Italia (127 milioni), Austria (104 milioni di euro), Gran Bretagna (52 milioni), Stati Uniti (48 milioni), Slovenia (44 milioni). Il progressivo dispiegamento dell investimento FIAT e del relativo indotto tuttavia porterà tuttavia l Italia ad essere il primo investitore nell anno. Per quanto riguarda la provenienza geografica degli investimenti esteri, secondo i dati della Banca Centrale, riferiti esclusivamente agli investimenti liquidi nel periodo 2005-2009, l Austria è risultata il primo investitore con 2,6 miliardi di dollari, seguita da Grecia (1,6 miliardi di dollari), Norvegia (1,55 miliardi di dollari) e Germania (1,3 miliardi di dollari). L Italia, con 951 milioni di dollari, è al quinto posto tra i Paesi investitori. Al proposito va specificato come l investimento Unicredit sia stato contabilizzato quale austriaco in ragione della nazionalità della Banca che ha agito come intermediaria nell acquisizione degli asset serbi.

I dati provvisori forniti dalla Banca Centrale della Serbia (sempre relativi al primo semestre 2010) segnalano come i settori maggiormente coinvolti dagli IDE siano stati: il settore manifatturiero (167 milioni di euro), il settore finanziario (159 milioni di euro), il commercio di beni all ingrosso e al dettaglio (103 milioni di euro). La struttura settoriale degli IDE nel periodo 2000-2009 mostra che il settore finanziario ha attirato la maggior parte degli investimenti, seguito da telecomunicazioni, trasporti, industria chimica, industria manifatturiera e settore immobiliare. Tabella 5. Investimenti diretti esteri in Serbia nel periodo 2005 2009 (valori in migliaia di dollari) N Paese 2005 2006 2007 2008 2009 2005-2009 1 Austria 201,189 520,356 1,161,096 475,613 322,112 2,680,366 2 Grecia 249,536 923,698 336,401 48,456 65.902 1,623,993 3 Norvegia 29 1,546,993 3,187 6,135-741 1,555,603 4 Germania 187,320 905,824 69,530 88,882 55,590 1,307,146 5 Italia 18,316 52,752 155,363 485,884 239,274 951,589 6 Slovenia 183,563 201,241 92,856 112,189 48,569 638,418 7 Federazione Russa 14,324 15,992 488 12,629 535,290 578,723 8 Lussemburg o 108,885 8,843 241,537 76,147 8,101 443,513 9 Francia 62,347 159,085 84,391 78,345 9,560 393,728 10 Olanda 92,113-214,119-27,958 510,400 242,459 602,895 11 Ungheria 24,677 244,045 31,494 31,030 23,424 354,670 12 Montenegro 0 12,946 209,288 73,900-5,599 290,535 13 Svizzera 56,990-15,421 96,157 122,563 85,208 345,497 14 Croazia 40,484 25,240 35,944 143,148 27,480 272,296 15 Gran Bretagna 63,330 135,915-26,584 14,536 74,065 261,262 16 Bulgaria 655 54,270 46,916 21,884 2,219 125,944 Fonte: Banca Centrale della Serbia c) Andamento dell interscambio commerciale con l Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali Interscambio commerciale tra Serbia e Italia Nel 2009, secondo i dati pubblicati dall Ente per la Statistica della Serbia, l Italia è risultata il terzo partner commerciale della Serbia, con un interscambio complessivo di 1.685 milioni di euro, costituito da 586 milioni di euro di importazioni e da 1.099 milioni di euro di esportazioni.

Tabella 6. Saldo commerciale tra Serbia e Italia 2009 ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI SALDO Variazione (%) Esp. Imp. 586.113 1.099.549-513.436-23,2-25,5 Fonte: Ente per la Statistica della Serbia Come si evince dalla tabella 6 il saldo commerciale a favore dell Italia è stato pari a circa 513 milioni di euro con una considerevole flessione delle esportazioni (-23,2%) e delle importazioni (-25,5%) serbe. Comparando i dati relativi alle esportazioni ed alle importazioni complessive della Serbia non si rileva un trend particolarmente diverso nell interscambio con altri paesi. Il calo è comunque sostenuto con tutti i paesi e rappresenta all incirca un quarto del volume complessivo scambiato. L Italia è stata nel 2009 il terzo Paese fornitore della Serbia, preceduto dalla Federazione Russa (gas e petrolio) e dalla Germania, ed il quarto Paese acquirente. E da notare il fatto che l Italia ha aumentato nel 2009 la propria quota del mercato serbo, raggiungendo il 9,8% (rispetto al 9,5% del 2008). Nei primi otto mesi del 2010, l Italia e rimasta il terzo partner commerciale della Serbia, con un interscambio pari a 1.207 milioni di euro (dietro la Germania con 1.346 milioni e la Russia con 1296 milioni di euro). Le esportazioni serbe verso l Italia hanno registrato nei primi otto mesi del 2010 un aumento del 42,5%, totalizzando 519 milioni di euro. Va sottolineato quindi come, dopo il 2009, anno nel quale i principali mercati di sbocco della Serbia erano stati i Paesi della regione (Bosnia Erzegovina e Montenegro) e la Germania, i dati parziali del 2010, ricollochino l Italia al primo posto come mercato di sbocco delle esportazioni serbe. Le importazioni dall Italia registrano invece una lieve flessione (-4%), con un calo della quota di mercato italiana che passa dal 9,7% all 8,6%.

Le tabelle qui di seguito riportano i dati sui primi 20 settori merceologici dell interscambio tra Serbia e Italia nel periodo gennaio giugno 2010, indicando la variazione percentuale rispetto ad analogo periodo del 2009. Tabella 7. Settori dell interscambio Serbia-Italia nel periodo gennaio-giugno 2010 PRINCIPALI PRODOTTI ESPORTATI IN ITALIA (valori in migliaia di euro) variazione % 1. Ferro e acciaio 73.570 + 81,5 2. Abbigliamento 70.416 + 6,7 3. Metalli non ferrosi 56.011 + 70,6 4. Calzature 44.900 + 7,2 5. Materie plastiche in forme primarie 23.795 + 88,9 6. Prodotti di caucciu 10.254 + 17,9 7. Oli e grassi vegetali 7.233-5,0 8. Zucchero 6.529 +180,8 9. Filati, tessuti e prodotti tessili 6.438-7,7 10. Frutta e verdura 6.364 + 8,0 11. Mangimi 6.239-3,4 12. Veicoli 6.018 + 255,5 13. Legno 5.244 + 12,7 14. Macchine d impiego generale 5.027 + 67,6 15. Carta, cartone e cellulosa 4.488 + 29,5 16. Prodotti di metallo non menzionati 4.193 + 35,1 17. Prodotti di legno (esclusi i mobili) 3.963 + 34,6 18. Cereali 3.777-16,0 19. Strumenti professionali, scientifici e di controllo 3.733 + 196,0 20. Pelle e pelletteria 3.700 + 21,8

PRINCIPALI PRODOTTI IMPORTATI DALL ITALIA (valori in migliaia di euro) variazione % 1. Filati, tessuti e prodotti tessili 40.808-7,7 2. Macchine d impiego generale 32.560-21,4 3. Pelle e pelletteria 29.264 + 8,6 4. Abbigliamento 26.007-20,4 5. Prodotti di metallo non menzionati 22.151-8,2 6. Veicoli 19.025-27,9 7. Prodotti medicinali e farmaceutici 17.134 + 17,7 8. Macchine per impieghi speciali 16.346-56,7 9. Carta, cartone e cellulosa 16.279 + 3,4 10. Apparecchi ed impianti elettrici 16.259 + 8,8 11. Diversi prodotti finiti, non menzionati 13.997-0,1 12. Ferro e acciaio 12.927 + 22,0 13. Oli eterici, profumi, prodotti per toilette 10.737 + 2,2 14. Materie plastiche in forme primarie 10.306 + 11,6 15. Prodotti di minerali non ferrosi 9.280-9,1 16. Calzature 9.014-11,8 17. Materie e prodotti chimici 8.973 + 25,5 18. Materie plastiche 8.488 + 13,3 19. Mobili 8.055-12,1 20. Prodotti per concia e tintura 7.109 + 14,9 Fonte: Elaborazione ICE su dati Ente per la Statistica La quota maggiore delle esportazioni riguarda i settori ferro e acciaio, abbigliamento, metalli non ferrosi e calzature. Va comunque considerato che una componente rilevante delle esportazioni serbe verso l Italia è rappresentata da lavorazioni in conto terzi commissionate da imprese italiane, soprattutto nei settori delle calzature, del tessile-abbigliamento e del legnoarredamento e dalle produzioni effettuate dalle numerose aziende italiane che hanno investito nel Paese. I settori merceologici più rilevanti per il 2010, per quanto riguarda le importazioni serbe dall Italia sono stati: filati, tessuti e altri prodotti tessili, macchine d impiego generale per l industria, pelle e pelleteria, abbigliamento.

Investimenti italiani L Italia, con una quota di capitale investito pari ad oltre 800 milioni di euro, e il quinto paese investitore in Serbia nel periodo 2005-2009. Il progressivo dispiego dell investimento FIAT, che potrebbe toccare i 900 Mio Euro comprensivi dei finanziamenti internazionali, è destinato ad impattare significativamente su questo dato. Vi sono oggi oltre 200 aziende italiane presenti in Serbia, per un giro d affari stimato a 2,4 miliardi di euro e un livello occupazionale stimato intorno a 18.000 addetti. Il numero di aziende italiane che hanno investito in Serbia negli ultimi anni è quasi triplicato. Nel quadro del processo di privatizzazione, le aziende italiane figurano al secondo posto per numero di aziende acquistate. Settore finanziario Con gli investimenti di Intesa-San Paolo (entrambi presenti prima della fusione) e Unicredit, le banche italiane contano oggi su una quota di mercato di circa il 25% dell intero settore bancario serbo. Quanto al settore assicurativo, il Gruppo Generali ha acquistato nel 2006 il 50% della Delta Osiguranjie primo Gruppo assicurativo privato e terzo operatore del mercato e la Fondiaria- SAI nel 2007 ha acquistato in privatizzazione la Compagnia statale D.D.O.R. di Novi Sad che, con una quota di mercato del 30%, è la seconda società assicuratrice in Serbia. La quota complessiva controllata dalle aziende italiane è intorno al 44%. Settore industriale Il settore industriale italiano maggiormente presente in Serbia oggi è quello della maglieria e dell intimo: tra i nomi di maggior peso presenti con propri stabilimenti produttivi si segnalano Pompea, Golden Lady e Calzedonia. Calzedonia ha inaugurato inoltre, a fine settembre 2010, una nuova fabbrica a Sombor (in Vojvodina) che entro la fine del 2010 dovrebbe impiegare 700 dipendenti. Altri nomi italiani di rilievo in Serbia sono Terna nella trasmissione energetica, FINTEL nelle energie rinnovabili, STG nell acciaio, Progetti AD nel calzaturiero, Adige Bitumi nel settore stradale (asfalti, bitumi e inerti), Fantoni nel legno-arredamento, Decotra e AcegasAPS nelle multiutilities, Fantini e Ferrariplast nelle costruzioni e prodotti per l edilizia, Amadori nell agro-industria, Applicazioni Elettriche Generali nell elettromeccanica, Mondadori e Giunti nell editoria, Farmina nel pet food. Da segnalare che Italferr si è aggiudicata due importanti gare dell Agenzia Europea per la Ricostruzione (fondi CARDS): il progetto del nuovo ponte ferroviario Zezelj di Novi Sad e la predisposizione del Master Plan dei Trasporti per il Governo serbo fino al 2025. Italfer ha recentemente ultimato lo studio di fattibilita per la ristrutturazione della ferrovia Belgrado Bar (Montenegro). La FIAT ed il Governo serbo hanno firmato, a fine 2009, un contratto per la creazione della joint venture Fiat Automobili Serbia (FAS), al 67% proprietà della Fiat e il 33% dello Stato serbo. In base all investimento del gruppo torinese (oltre 700 milioni di Euro) gli impianti Zastava di Kragujevac sono passati alla nuova società costituita dal gruppo torinese (al 70%) e

dal Governo serbo, che si e impegnato ad ammodernare la fabbrica e le infrastrutture dell area per contribuire all investimento. Mentre prosegue l assemblaggio della FIAT Punto (che ha conquistato posizioni di primato nel mercato interno grazie anche ad un aggressiva politica di incentivi concessi dal Governo, e buone performance nell export sui Paesi CEFTA e nord africani), la costruzione dei nuovi modelli inizierà tra fine 2011 e inizio 2012, con un obiettivo di produzione di 200.000 unita annuali, aumentabile se del caso a 300.000. Parallelamente all operazione FIAT, ulteriori investimenti saranno effettuati dalla Iveco (produzione di autobus sulle linee della Zastava Kamioni attualmente detenuta al 30% dalla casa torinese) e da una serie di aziende italiane dell indotto FIAT. La Magneti Marelli ha sottoscritto un memorandum d intesa con il governo serbo e, successivamente, a maggio 2010, siglato un accordo con il Governo serbo e con il comune di Kragujevac. L accordo prevede la costruzione di un impianto produttivo del valore di 60 milioni di euro. La nuova fabbrica dovrebbe impiegare 400 persone. A luglio 2010, l azienda italiana Dytech (settore automotive, tubi per conduzione di fluido) ha siglato un accordo con il Ministero dell Economia serbo che prevede la costruzione di una fabbrica nella città di Nis e che dovrebbe impiegare 400 persone, per un investimento complessivo di 12 milioni di euro. A luglio 2010, la SECI Energie SpA ha siglato un accordo con Elektroprivreda Srbije che prevede la costituzione di una joint company Ibarske Hidroelektrane, con il 51% di partecipazione italiana. Il valore dell investimento, che prevede la costruzione di centrali idroelettriche sul fiume di Ibar (potenza installata circa 103MW), dovrebbe essere di circa 285 milioni di euro.

2. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTEVENTO locale a) Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato I prodotti italiani dei settori tradizionalmente di punta, come il tessile-abbigliamento, calzature, arredamento, design, sono conosciuti ed apprezzati e la loro penetrazione nel Paese è favorita dalla costante crescita del potere d acquisto della fascia sociale media. La qualificata offerta italiana di beni e servizi per costruzioni trova spazi in un mercato locale la cui domanda è sostenuta dalle esigenze sia di ristrutturazione del patrimonio immobiliare che di realizzazione di nuovi edifici. Per quanto riguarda i beni d investimento, la mancanza di manutenzione e di aggiornamento tecnologico negli ultimi 10-20 anni determina una potenziale domanda di impianti e macchinari che sono di necessità vitale per la ripresa e lo sviluppo dell attività produttiva. Le aziende locali guardano con interesse alla possibilità di effettuare lavorazioni per conto terzi che favoriscono i contatti e le collaborazioni con aziende estere. Vi sono pertanto condizioni particolarmente favorevoli per le aziende italiane orientate a delocalizzare le proprie produzioni o ad effettuare investimenti, attratte dalla possibilità di beneficiare di un notevole vantaggio competitivo, per il costo ancora contenuto di una manodopera mediamente qualificata ed i bassi costi di trasporto dovuti alla contiguità geografica del paese rispetto all Italia. Occorre inoltre rilevare l interesse della nostra industria per il settore dell edilizia e delle costruzioni in Serbia. Il settore delle infrastrutture stradali e ferroviarie offre delle opportunità sostanziali, tenendo conto dei finanziamenti da parte di UE, Banca Mondiale, BEI e BERS. Tra i settori che il Governo serbo ha posto come priorità spicca anche quello dell energia costruzione di nuovi impianti e ricostruzione di quelli esistenti (soprattutto l idroelettrico ed il termoelettrico, ma anche quello dell energia rinnovabile). La qualificata offerta italiana di beni e servizi per costruzioni trova spazi in un mercato locale la cui domanda è sostenuta dalle esigenze sia di ristrutturazione del patrimonio immobiliare che di realizzazione di nuovi edifici. b) Valutazione degli investimenti diretti da e verso l Italia Per quanto riguarda gli investimenti diretti, i settori individuati come prioritari sono: Energia (fonti rinnovabili, idro-elettrico in particolare); Infrastrutture / Trasporti; Meccanica, Elettronica e componentistica automotive; Agro-Industriale; Legno-Arredamento; Chimico-Farmaceutico

Tessile-Abbigliamento Calzaturiero c) Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico Esistono interessanti possibilità di investimento in settori ad alto contenuto tecnologico, come l ICT, energia, ambiente, meccanica di precisione. Istituti di ricerca, enti scientifici e centri universitari sono in grado di portare avanti progetti di ricerca e sviluppo a livello internazionale, disponendo di personale altamente qualificato e specializzato e con un costo relativamente basso. In Serbia è molto migliorabile il rapporto tra il mondo scientifico e quello delle imprese in ragione di diversi fattori (la crisi economica, i pochi investimenti nel settore della scienza negli ultimi anni, alcune lacune del quadro istituzionale). E necessario, pertanto, creare modelli operativi precisi, individuare partners scientifici e tecnologici e costituire un quadro di interscambio di informazioni e servizi di R&D, utilizzando possibilmente anche fondi europei previsti per tali attività sinergiche. d) Suggerimenti per l attivazione degli strumenti di sostegno finanziario e assicurativo pubblico per SACE e SIMEST La SACE ha riattivato il proprio servizio per le operazioni in Serbia già a partire dal 2002. La collocazione del Paese nella sesta categoria rende tuttavia i premi assicurativi particolarmente onerosi, compromettendo così un più esteso utilizzo dello strumento in questione. Paese Categoria rischio Status Note Albania 6 Senza condizioni Bosnia Erzegovina 7 Con condizioni Croazia 5 Kosovo 7 Macedonia 5 Montenegro 6 Serbia 6 Senza condizioni Senza condizioni Senza condizioni Senza condizioni Con condizioni Plafond 10 mln Plafond 30 mln Plafond 20 mln La SIMEST opera in loco con i suoi ordinari strumenti finanziari, cui si aggiungono due fondi di Venture Capital, il Fondo Jugoslavia e il Fondo Balcani. Tali Fondi consentono una

partecipazione (SIMEST + Fondo di Venture Capital) fino a un massimo del 49% delle società locali partecipate da imprese italiane. Sostegno italiano alle PMI serbe Il sistema produttivo serbo è composto per la quasi totalità da aziende di dimensioni medie o piccole (a volte micro imprese). Le PMI serbe contano per il 34% sul PIL nazionale, impiegano il 66% della forza lavoro occupata e pesano per il 68% sul fatturato complessivo delle aziende, per il 50% sulle esportazioni e per il 51% sulle importazioni. A sostegno delle PMI locali, il Governo italiano ha avviato nel 2005 una linea di credito di 32,25 milioni di euro per l acquisto di macchinari italiani a condizioni particolarmente vantaggiose (tasso di interesse del 4,9% e 8 anni per la restituzione, di cui 2 anni di grazia). I fondi sono stati completamente erogati in meno di tre anni a favore di 90 aziende serbe, che a seguito degli investimenti finanziati con la linea di credito italiana hanno creato 500 nuovi posti di lavoro. A luglio del 2009 e stato firmato un accordo per la concessione di una seconda linea di credito di 30 milioni di euro. Oltre che alle PMI, tale secondo finanziamento sarà aperto anche alle aziende municipalizzate per l acquisto di attrezzature utili ai servizi cittadini (distribuzione di gas, luce e acqua, monitoraggio ambientale, trattamento dei rifiuti, gestione delle acque reflue). La linea in questione potrebbe diventare operativa all inizio del 2011. Con le linee di credito, l Italia dove operano oltre 2 milioni di PMI punta sullo sviluppo delle PMI serbe per facilitare la crescita economica del Paese. Oltre ai settori tradizionali (tessile, abbigliamento, meccanica, agro-alimentare, arredamento) le aziende italiane sono fortemente interessate ad investire in Serbia in altri comparti strategici quali quelli delle energie rinnovabili e delle intrastrutture.

3. POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO a) Barriere tariffarie Vanno riconosciuti i notevoli passi avanti realizzati dal Paese, pur in presenza di un economia interna ancora non completamente stabilizzata nell uscita dalla crisi, e dunque caratterizzata dalla difficoltà delle aziende locali, soprattutto di proprietà sociale, di rimettere in moto il proprio apparato produttivo e rendere competitivi i propri prodotti rispetto alla concorrenza internazionale. b) Barriere non tariffarie 1 Alcune barriere non tariffarie hanno, in Serbia, origini complesse: di seguito alcuni esempi pratici. Per alcune merci ingombranti (come il carbone), sono previsti soltanto pochi varchi doganali, con conseguenti ritardi e aumento di costi. L'orario di lavoro degli ispettori (sanitari, veterinari e per esami radiologici) spesso non corrisponde all'orario di lavoro delle dogane, e alcuni certificati possono essere ottenuti soltanto in pochi istituti in Serbia. Altro problema che non e' stato ancora risolto del tutto è quello dei certificati e degli standard tecnici serbi non ancora completamente armonizzati con quelli UE. In proposito, l armonizzazione in corso del settore appare promettente anche se ancora in via di completamento. Complessivamente, inoltre, e nonostante i recenti miglioramenti, le dogane della Serbia, la loro infrastruttura IT e le procedure, nonché il sistema di analisi-rischio e le risorse umane andrebbero ulteriormente rinforzati. Fino ad oggi, in ogni caso, l impatto delle barriere non tariffarie sulle aziende italiane è nel complesso non eccessivamente problematico. c) Violazioni delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale Negli ultimi anni, l avanzamento nel processo di adesione al WTO e, quindi, l esigenza di dare attuazione agli accordi TRIPS (Accordi sui diritti di Proprietà Intellettuale relativi al commercio) ha fatto compiere alla Serbia significativi passi in avanti in materia di tutela della proprietà intellettuale e industriale. Per quanto attiene ai produttori video-cinematografici, alle emittenti ed ai creatori di database, la tutela opera se prevista da accordi internazionali o se sussiste la condizione di reciprocita. Al di fuori di queste ipotesi, i diritti sono tutelati se il prodotto video-cinematografico o il database e stato realizzato in Serbia o, per le emittenti, se il programma e stato trasmesso dal territorio nazionale. 1 Si rammenta che le barriere non tariffarie possono essere suddivise nelle seguenti categorie: 1. Restrizioni quantitative (quote di importazione e di esportazione, la necessita' di permessi speciali, accordi bilaterali discriminatori nei confronti di paesi terzi) 2. Dazi non doganali e analoghe misure riferite alle importazioni (depositi richiesti per le importazioni, dazi di compensazione, tasse per ridurre il dazio doganale) 3. Attivita' dello Stato nel commercio e prassi commerciale restrittiva (sovvenzioni, monopoli statali o di aziende statali, misure di sviluppo regionale o industriale ecc) 4. Procedure doganali ed amministrative (valutazione e classificazione della merce) 5. Barriere tecniche (norme fitosanitarie, standard industriali, di qualità o di sicurezza, norme sull'imballaggio della merce)