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I SINTESI Questo numero di Osservatorio monetario viene interamente dedicato all analisi delle implicazioni derivanti dallo sviluppo della microfinanza. Il primo capitolo descrive le ragioni del successo e della progressiva diffusione della microfinanza nel mondo. La microfinanza nasce nei paesi in via di sviluppo come strumento di valorizzazione delle capacità economiche e finanziarie di vaste fasce di popolazione, tradizionalmente considerate incapaci di generare autonomamente un sostanziale miglioramento del loro tenore di vita. La microfinanza ha dimostrato come attraverso l utilizzo di nuove metodologie di valutazione del merito creditizio, la gestione mirata del ciclo di credito e l offerta di prodotti finanziari specifici sia possibile contenere le conseguenze negative generate dalle asimmetrie informative, causa prima dell esclusione finanziaria. La micro finanza può essere oggi considerata un settore maturo, caratterizzato da una progressiva integrazione nei sistemi finanziari locali ed internazionali che ha saputo sviluppare un offerta estremamente composita di servizi che vanno dal credito ai prodotti di risparmio e assicurativi, ai servizi di money transfer e di branchless banking. Il secondo capitolo è dedicato all analisi degli strumenti e dei modelli d intervento adottati dal settore della micro finanza per raggiungere i propri obiettivi. La diversificazione dei servizi offerti ha portato ad un progressivo ampliamento del target, non più coincidente con i soli poveri. La microfinanza oggi assume un ruolo essenziale in quanto strumento utile per realizzare l inclusione finanziaria di soggetti considerati in passato non bancabili quali: le micro e piccole imprese, i migranti e le loro famiglie d origine, i cittadini che per ragioni geografiche non hanno punti di accesso ai servizi bancari. Ognuna di queste categorie è oggi servita da una complessa varietà di attori, appartenenti sia alla cosiddetta finanza informale che alla più tradizionale finanza formale, già integrata nel sistema sia dal punto di vista giuridico che da quello regolatorio. Le metodologie di azione - nell ambito dei servizi di credito - adottate dai diversi attori per raggiungere in maniera efficace il target group possono essere ricomprese in due grandi categorie a loro volta declinate in una serie di varianti dipendenti dal contesto d intervento e dalla specificità di carattere socio economico della clientela servita. Si parla di credito individuale in riferimento a quelle metodologie che prevedono l erogazione del credito a singoli soggetti. I crediti sono in questo caso garantiti attraverso garanzie reali o personali. Per contro i crediti di gruppo prevedono l erogazione dei prestiti attraverso un gruppo (Peer Lending), in cui sono i membri del gruppo stesso a garantire la restituzione del prestito. In questa seconda categoria giocano un ruolo di rilievo la metodologia del solidarity group - sviluppata con diverse caratteristiche da Grameen Bank e da ACCION International - e le organizzazioni basate sulle comunità, quali ad esempio le banche villaggio e le CVECA. Il terzo capitolo analizza le principali linee di sviluppo del settore e i risultati raggiunti a livello mondiale. A fronte di una domanda di servizi di credito di almeno 250 miliardi di dollari, il settore ha oggi raggiunto un tasso di penetrazione pari a circa il 20% grazie alle 10.000 istituzioni di microfinanza (IMF) presenti nei diversi continenti. Queste

II presentano diversi gradi di sviluppo e di integrazione con il mercato finanziario convenzionale. Oggi solo il 2-3% delle IMF sono mature ed economicamente sostenibili e circa il 7-8% stanno raggiungendo tale obiettivo. L entrata di investitori privati e la progressiva commercializzazione delle attività del settore sono tra i cambiamenti più importanti nel panorama della microfinanza mondiale. La necessità di attrarre investitori privati e la conseguente ricerca della sostenibilità finanziaria ha contribuito a far sì che, in alcuni casi, la missione sociale venisse messa in secondo piano innescando in alcuni casi fenomeni molto marcati di mission drift. Il quarto capitolo esamina la situazione del settore in ambito europeo. In modo per certi versi paradossale la micro finanza in Europa presenta un grado di sviluppo inferiore rispetto a quanto riscontrato nei paesi in via di sviluppo. Le IMF che operano in Europa sono infatti relativamente giovani e gestiscono un portafoglio di crediti esiguo se paragonato alle omologhe asiatiche o latinoamericane. Questo elemento, unito ai tassi di interesse applicati sui crediti particolarmente contenuti e all elevato costo di gestione del ciclo di credito - dovuto agli elevati costi di istruttoria, di accompagnamento e monitoraggio dei clienti - impatta significativamente sul livello medio di sostenibilità economica del settore. Per tale ragione, le IMF europee sono spesso sostenute dalla erogazione di fondi pubblici per la copertura di parte dei costi operativi - come avviene ad esempio nel caso della francese ADIE, uno dei rari esempi europei di programma di microfinanza a dimensione nazionale. Il quinto e ultimo capitolo quinto è dedicato al caso italiano. Nel nostro paese, la domanda di servizi di microfinanza è espressa prevalentemente da individui o famiglie a basso reddito e micro e piccole imprese, categorie spesso colpite da una diffusa esclusione finanziaria. In talune circostanze sono presenti anche consistenti sacche di esclusione bancaria, come nel caso degli immigrati. Tra gli attori coinvolti nella fornitura di servizi a fasce di popolazione escluse finanziariamente troviamo le banche e le reti di confidi. Il ruolo di tali soggetti raramente si traduce in un offerta mirata ed autonoma a favore del target dei non bancabili, nonostante gli spazi per un intervento più massiccio - soprattutto nell ambito del migrant banking - siano amplissimi. Più spesso le banche partecipano in veste di partner finanziari in programmi di microfinanza che coinvolgono anche enti pubblici e soggetti privati non-profit che mettono a disposizione fondi di garanzia (che spesso annullano il rischio di credito per gli istituti bancari) e la rete territoriale per lo svolgimento delle attività di pre-istruttoria delle pratiche di credito e accompagnamento e tutoraggio dei clienti. Le Istituzioni di Microfinanza (IMF) oggi esistenti in Italia comprendono diverse tipologie di enti (cooperative, fondazioni, associazioni, istituzioni finanziarie non bancarie, ecc.), che svolgono come prima e principale attività il microcredito. Possono essere identificate tre sottocategorie. La prima è costituita da IMF completamente sviluppate, registrate sotto la legge bancaria come intermediari finanziari (ex TUB art. 106). Le IMF all interno di questa categoria sono le sole istituzioni comparabili alle IMF attive nei Paesi in via di sviluppo. A Febbraio 2009, esistevano nel nostro paese solo due IMF di questo tipo: Microcredito di Solidarietà e PerMicro. Queste IMF, che puntano molto sull innovazione e l efficienza,

hanno un obiettivo di sostenibilità di mediolungo termine. La seconda categoria è composta dalle MAG (Mutua AutoGestione). Queste assumono diversa forma legale, ma condividono una storia comune e valori etici alla base della loro missione e visione. La terza categoria comprende la più ampia porzione di IMF italiane. Queste istituzioni assumono la forma di associazioni non profit o fondazioni, classificate come ONLUS (Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale). Le loro attività riguardano l analisi preliminare del prestito e la sua gestione. I prestiti vengono quindi erogati dalle banche, con cui hanno un accordo. In generale il settore in Italia è molto giovane ed ha iniziato a svilupparsi solo dopo gli anni 2000. Come nel caso europeo, anche le IMF italiane sono caratterizzate da una dimensione del portafoglio crediti e tassi di interesse insufficienti ad assicurare la sostenibilità economica. Anche dal punto di vista organizzativo-gestionale e dei principali indicatori di performance si tratta di soggetti nella maggior parte dei casi ancora lontani dagli standard internazionali. III