Centrale Elettrica TRAGEDIA IN GIAPPONE



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Transcript:

Centrale Elettrica Una centrale elettrica è un impianto industriale atto alla produzione di energia elettrica. La società moderna si basa in maniera imprescindibile sull'uso dell'energia elettrica, perciò la produzione di tale energia e, conseguentemente, le centrali elettriche hanno un'importanza tecnologica TRAGEDIA IN GIAPPONE Per esempio questa mattina la Tepco, la società che gestisce gli impianti maggiormente danneggiati dallo tsunami, quelli di Fukushima ha affermato che la situazione sta tornando alla normalità e che gli interventi di raffreddamento cominciano a dare i loro frutti al punto che nella centrale di Fukushima è finita l'emergenza. Mentre subito dopo una nuova agenzia di stampa che cita fonti della

stessa Tepco, non ha escluso una fusione nel reattore numero due dell'impianto nucleare di Fukushima-Daiichi. Nel frattempo l'agenzia per la sicurezza nucleare giapponese, pur con tutte le cautele del caso, visto il susseguirsi di informazioni altalenanti, ha pero' escluso il rischio di una nuova Cernobil. In effetti la tipologia degli incidenti che si sono verificati negli impianti nucleari giapponesi investiti dal sisma sembra essere la stessa per tutte le centrali: blocco degli impianti di raffreddamento e conseguente innalzamento delle temperatura all'interno del vessel. Questo ha spinto alla fuoriuscita di vapore radiottivo e di idrogeno (fuoriuscita più o meno controllata) che ha determinato l'esplosione negli edifici di contenimento secondari lasciando intatto il cuore del reattore e cioè le barre di combustibile. Non si è trattato di una operazione indolore. Perchè comunque danni alle barre di combustibile sono state prodotte, e il vapore fuoriuscito, relativamente poco radioattivo, contiene sempre elementi nocivi alla salute, anche se, per fortuna non in quantità tali da destare immediati problemi di sicurezza. Inoltre gli operai impegnati sono stati anche investiti dalle esplosioni causate dall'accumulo di idrogeno ed alcuni di loro sono rimasti feriti. Esiste una scala internazionale per valutare l'importanza di un incidente nucleare. E' la scala Ines. L'agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha classificato l'incidente di Fukushima a livello 4.

"Incidente con impatto esterno minore, con esposizione radiologica della popolazione circostante dell'ordine dei limiti prescritti. Con danni significativi al nocciolo del reattore o alle barriere protettive ed esposizione di un lavoratore dell'impianto con conseguenze fatali". Queste le parole usate per descrivere la reale entità dell incidente alla centrale nucleare di Fukushima, quella colpita dal sisma e dal maremoto che ha devastato il Giappone. Queste parole vengono usate nel campo internazionale per classificare l entità e il livello di un incidente registrato in un impianto nucleare. Si chiama scala Ines e ha sette livelli. Il settimo è quello più grave, quello di Cernobil. L incidente di Fukashima è a livello 4, inferiore anche a quello, pure rievocato in questi giorni, di Tree Miles Island. Alla fine questo incidente si è invece rilevato certo grave, ma senza le conseguenze apocalittiche che si temevano nei giorni precedenti. Nella fredda descrizione adottata dagli ingegneri nucleari c è tutta la serietà di questo incidente. Dopo il concitato susseguirsi di eventi degli ultimi due giorni e soprattutto dopo l allarme destato dall esplosione dell edificio che ospita il reattore, il freddo linguaggio tecnico, spegne ogni tipo di panico. Eppure l esplosione dell edificio del reattore e soprattutto la scoperta di Cesio 137 un elemento radioattivo la cui presenza nell ambiente indica la probabile rottura del nocciolo del reattore e il conseguente rischio di fusione del nocciolo. Poi le immagini inviate dalla televisione di quella colonna di fumo che si sollevava dalla centrale nucleare, cos ì simile a quelle che arrivavano da Cernobil 21 anni fa, avevano suscitato grande apprensione. Con il passare delle ore poi tutto si è ridimensionato, anche se in un quadro di un certa gravità.

Infatti il core, cioè il nocciolo dell impianto si è parzialmente danneggiato e sostanze radioattive sono fuoriuscite all esterno minacciando sia la popolazione che vive nei pressi della centrale, che i lavoratori dell impianto. Tanto che quattro di loro sono stati ricoverati all Ospedale. Ma non si tratta di una fuga di radiazioni tale da destare particolari problemi. Soprattutto perché tutte le precauzioni sono state prese. La popolazione è infatti stata evacuata e sono distribuite pillole di iodio, necessarie per evitare contaminazioni (clicca qui per conoscere effetti sulla salute). Non è un caso se anche l Organizzazione Mondiale della Sanità abbia spiegato di non aspettarsi particolari problemi. "Al momento sembra che si tratti di un caso in cui il rischio per la salute pubblica sia piuttosto basso - ha detto il portavoce dell'oms Gregory Hartl - Ci sembra di capire che la fuga di radiazioni dall'impianto sia stata di dimensioni molto contenute". Rassicurazione confermate anche da altre organizzazioni di ricerca. "Con le informazioni ora a disposizione - dice Lamberto Matteocci, responsabile del Servizio controllo attività nucleari del Dipartimento nucleare dell'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) l ente di ricerca che collabora con l'agenzia internazionale dell'onu per l'energia atomica (Aiea) - non risultano "rilasci significativi" di radioattività alla centrale di Fukushima 1, nel Giappone nord-orientale, interessata dal forte sisma, dove "continuano le procedure di raffreddamento" e il "contenitore garantisce la sua funzione". Il responsabile del servizio controllo attività nucleari dell'ispra, ha parlato di "alterazione del fondo ambientale con valori a carattere locale ma, al momento, per le informazioni di cui siamo a disposizione, senza rilasci significativi". Né i danni rilevati al nocciolo del reattore hanno portato alla fusione. Le autorità giapponesi hanno infatti cominciato a pompare acqua di mare per raffreddare l impianto e farlo

tornare ad un livello di normalità. Con il passare delle ore la misura ha cominciato a dare i suoi frutti e la pressione nel reattore, così come i livelli di radiazione hanno cominciato a ridursi. Basso il rischio poi per una eventuale nube radioattiva. Il vento ha spinto il vapore fuoriuscito verso il mare, allontanandolo dal Giappone e ancora di più dall Italia

LE CONSEGUENZE DELLA CENTRALE NUCLEARE Aver evacuato le persone nel raggio di 10 chilometri e ordinato al resto della popolazione vicina di non uscire, non bere acqua di rubinetto e non toccare nulla che sia stato all'aria non basterà, purtroppo, a limitare le terribili conseguenze dell'incidente, culminato con l'esplosione di un reattore, nella centrale nucleare di Fukushima fa sapere con una nota Legambiente. "La terribile situazione che si sta verificando in Giappone - ha dichiarato il presidente nazionale dell associazione Vittorio Cogliati Dezza - dimostra che per le centrali atomiche non esiste sicurezza. La centrale esplosa, dalla quale già ieri era fuoriuscito materiale radioattivo, era stata progettata con tutti i più avanzati sistemi di sicurezza e dotata di criteri tecnici che avrebbero dovuto resistere a terremoti di qualunque entità, così come previsto da un Paese, tecnologicamente molto avanzato, abituato a fare i conti con onde sismiche di elevata potenza. Eppure la tragedia in corso è immane e inarginabile. Le conseguenze saranno enormi e non ci sono strumenti di alcun tipo per fare fronte all'emergenza sanitaria che seguirà. Qualunque rilascio di radioattività nell'atmosfera pone rischi per la popolazione dell'area interessata ha dichiarato il responsabile della campagna nucleare di Greenpeace International, Jan Beranek, -Il fatto che il reattore nucleare di Fukushima stia rilasciando radioattività in conseguenza di una fusione del nocciolo, o che sia stato

deliberatamente deciso di rilasciare gas radioattivi in atmosfera, significa comunque che tutte le protezioni fisiche che avrebbero dovuto isolare la radioattività dall'ambiente hanno fallito. E, in effetti, la radioattività della zona è in continuo aumento: all interno dell impianto il livello ha raggiunto un picco di 1000 volte la norma, mentre all esterno è di 70 volte il limite consentito. A preoccupare sono i rilevamenti del Cesio-137, che continua a salire nei pressi dell impianto nucleare, facendo temere un effettivo guasto del reattore stesso. Ma cosa comporta la contaminazione da questa sostanza? Secondo Beranek di l esposizione al Cesio-137 pone un rischio sanitario per chiunque venga esposto ed è il radioelemento che sta causando il maggiore impatto sanitario dall incidente di Cernobyl, poiché può rimanere pericoloso nell ambiente e nella catena alimentare per trecento anni". Ma non è tutto perché Il reattore di Fukushima rimane ancora a rischio di fusione del nocciolo, continua Beranek: Questo potrebbe creare una nuvola di Iodio-131 che può elevare i livelli di radioattività sia sulla popolazione che sull ambiente per decine di chilometri. Anche solo chiedendo agli abitanti di rimanere chiusi in casa il governo può ridurre i rischi di un fattore da 2 a 5. Anche perché è stato calcolato che a tali condizioni una persona può assorbire in una sola ora una quantità di radioattività pari alla dose massima prevista per un anno. Per questo è inevitabile che il pensiero vada ai tanti tecnici e

soccorritori che stanno intervenendo sul campo per limitare i danni e ai loro colleghi che 25 anni fa fecero lo stesso a Chernobyl firmando così la loro condanna a morte. "A Chernobyl molti tecnici e volontari sono stati contaminati e hanno perso la vita per essere intervenuti "a mani nude" nel tentativo di limitare i danni scrive il WWF che lancia un appello affinché si previsto al più presto un intervento di squadre specializzate internazionali: Chi può fornire aiuto tecnico specializzato, lo faccia adesso, soprattutto quei paesi (Francia, USA, etc) e quelle ditte (AREVA, Westinghouse, etc) che sul nucleare e sulle promesse di assoluta sicurezza hanno costruito i loro guadagni. Ecco una buona occasione per dimostrarci la loro capacità di intervento in caso di disastro nucleare. Se non si interviene subito, le conseguenze potrebbero

Dopo la scossa da 9 gradi della scala Richter e il successivo, devastante tsunami che ha messo in ginocchio il Giappone, i riflettori mediatici hanno illuminato gli incidenti che hanno colpito il complesso nucleare di Fukushima e che, inevitabilmente, riaprono in tutto il mondo la polemica sulla sicurezza. "La scossa subita dall'arcipelago è confrontabile con quella che avrebbe prodotto lo scoppio simultaneo di oltre un

milione di bombe di Hiroshima - spiega Valerio Rossi Albertini dell'istituto di struttura della materia (Ism) del Cnr di Roma -. Dei 55 reattori nucleari di cui il Giappone è dotato per soddisfare un terzo della sua fame di energia, quattro del complesso di Fukushima, a nord est del Paese, hanno subito danni gravissimi". Il primo effetto del sisma è stato il malfunzionamento dell'impianto di refrigerazione, che ha avuto come conseguenza lo sprigionamento di gas leggeri e combustibili che, galleggiando nell'aria, si sono accumulati sotto il tetto dell'edificio. Il successivo, ulteriore surriscaldamento ha prodotto l'accensione di tali gas, che sono esplosi abbattendo le mura esterne della sede del reattore. "Non un'esplosione nucleare, come hanno scritto alcuni giornali - specifica il fisico nucleare -. Un'esplosione chimica convenzionale, che non ha compromesso l'integrità del bunker nel quale è contenuto il nocciolo caldo, ovvero il materiale radioattivo che funge da combustibile nucleare". La fase successiva di intervento è consistita nel raffreddamento del nocciolo "che continua a sprigionare calore anche quando si sia spento il fuoco che l'ha prodotta - prosegue Albertini. Metaforicamente, un reattore è come una pentola a pressione. Quando la temperatura diventa troppo alta, bisogna lasciar sfogare il vapore. Questo hanno fatto i tecnici di Fukushima. Tuttavia, se nella pentola ci sono cibi contenenti sostanze nocive, il vapore prodotto dall'acqua è contaminato e può trasportare una parte della sostanza. Nel nostro caso, il materiale radioattivo, per cui è stato immediatamente attivato il protocollo di evacuazione delle zone circostanti". I reattori di Fukushima sono però di vecchia concezione:

"Costruiti alla fine degli anni '60, sono molto più vulnerabili di quelli realizzati attualmente, che si avvalgono di quaranta anni di evoluzione tecnologica - spiega il ricercatore Ism-Cnr -. Tuttavia, i fatti di Fukushima non possono essere ignorati e, anzi, devono essere di monito: quando si ha a che fare con un reattore nucleare, i rischi sono svariati e potenzialmente molto seri, per cui la cautela è imperativa". Dello stesso avviso il presidente del Cnr Luciano Maiani: "L'industria nucleare deve imparare da questi incidenti, deve sapersi migliorare, ma non dimentichiamo che stiamo parlando di una centrale, quella giapponese, costruita tanto tempo fa. Del resto non ci sono imprese a rischio zero: il crollo di una diga non ci fa smettere di produrre energia idroelettrica.