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La Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano (1963-73)

14 febbraio 1963

14 febbraio 1963

Al Preside Piero Portaluppi «Questo documento non vuole essere una sterile presa di posizione. Viene posto piuttosto come un ennesimo tentativo di aprire un colloquio diretto tra noi studenti ed i docenti, colloquio di cui noi sentiamo la necessità e che speriamo venga accettato con la massima apertura mentale. Noi sentiamo il dovere morale di istituire questo rapporto docente-studente per averne constatata la mancanza almeno nei termini a noi necessari. Sentiamo la necessità che gli insegnamento fondamentali della nostra Facoltà (Composizione, Urbanistica, Arredamento), quelli che maggiormente incidono e determinano la nostra formazione, diventino rispondenti ai nostri bisogni di futuri progettisti, a una preparazione professionale di rinnovamento e di ricerca. Non riteniamo fecondo un insegnamento se non rivolto a questi fini. La progettazione e la risoluzione di temi finora assegnati negli insegnamenti fondamentali non hanno risposto a queste nostre esigenze. I temi sono stati dati con l invito a procedere subito nella progettazione, senza la possibilità di discuterne la validità e di verificarne l apporto formativo. [...] Desideriamo un insegnamento che sia tale, e non solo un controllo dei tentativi da noi operati; un insegnamento che non si esaurisca in una serie di prove strumentali. Desideriamo svolgere, prima di passare alla realizzazione strumentale, una attività di ricerca, a parer nostro momento essenziale per una valida progettazione. Desideriamo un colloquio più fecondo con gli assistenti, il cui impegno non dovrebbe limitarsi a sporadiche revisioni, ma essere anche e soprattutto rivolto alla coordinazione della ricerca e alla integrazione della stessa. Desideriamo svolgere dei lavori di gruppo, in gruppi da noi scelti e non in una squadra dettata a priori con un assistente anch esso imposto. Desideriamo avere più tempo libero per svolgere, in stretta collaborazione con professori e assistenti, quella attività di ricerca al fine di arricchire la nostra formazione culturale, anche se i risultati di ciò saranno meno evidenti di una serie di piante sezioni prospetti. Desideriamo che ogniqualvolta venga assegnato un tema (diritto inalienabile del professore), siano discusse le ragioni dell assegnazione. Desideriamo che la successiva progettazione venga eseguita secondo i risultati della discussione tra i docenti e gli studenti. In questa discussione si potrà anche arrivare a formulazioni tali che ripropongano il tema in termini diversi o completamente nuovi».

«L anno scorso i settanta progetti del secondo corso di Composizione sono stati corretti in due ore e un quarto da un docente che gli studenti avevano visto soltanto il giorno della prolusione. Per arrivare poi a parlare dell orientamento delle case, un altro professore per ben quattro lezioni, spiegò alla scolaresca cosa sono i solstizi e gli equinozi. Inoltre la ricerca impostata dal corso di Caratteri Distributivi su vari edifici di utilità pubblica, doveva ridursi più che altro a un catalogo di soluzioni. A ciascun allievo toccò studiare soltanto la piccola porzione di un ospedale, a chi fu assegnato un gabinetto di oftalmologia [ ] Infine del piano intercomunale di Milano di cui fanno parte 130 Comuni, nell università di Milano che è il vivaio dei futuri architetti e urbanisti, non si è mai fatto cenno. [ ] Partendo dal concetto che questi edifici non corrispondono più alle necessità della società gli studenti chiedono una discussione con i docenti. Al secco rifiuto del titolare di Composizione [Antonio Cassi Ramelli] il 4 febbraio viene indetta una settimana di sciopero totale e attivo, non tanto di proteste e di denunce, quanto di proposte». «L Espresso» 3.3.1963

Franco Albini Gino Pollini Piero Bottoni L. Barbiano di Belgiojoso e E. Nathan Rogers

Guido Canella Aldo Rossi Vittorio Gregotti

Guido Canella Umberto Eco Aldo Rossi Dino Formaggio Vittorio Gregotti Franco Russoli

«Immaginare che oggi il problema sia quello di portare avanti i risultati della triennale del '36 o la polemica di Pagano [ ] è un po' come scoprire il valore degli architetti borghesi del '900 torinese [...]. Bisogna uscire da questo angusto quadro della cultura ufficiale e accademica e rendersi conto di quelle che sono le vere trasformazioni dell'italia e del mondo moderno. E [questo] per la più egoistica fra le aspirazioni che l'architetto contemporaneo possa far proprie: l'ambizione di essere protagonista di una realtà quotidiana ricca di macroscopiche trasformazioni, la pretesa di non ridursi alla posizione di Cassandra [ ] mentre le forze produttive, persino la stessa classe dirigente della politica italiana, certo non rivoluzionaria nella sua natura, studia, propone e realizza degli interventi di una scala e che hanno una spinta dinamica ed un coraggio molto superiore a quei fenomeni che le nostre riviste usualmente illustrano». [Aldo Rossi, Luciano Semerani, Silvano Tintori] RUOLO DELL ARCHITETTO

RUOLO DELL ARCHITETTO «Vogliamo che il necessario spartiacque sia determinato non tanto dall'aggettivo moderno, che in senso formale non significa più nulla, quanto dall'aggettivo impegnato che ha un significato in senso civile: impegnato nel voler ancora mutare la realtà, non aderendovi più spontaneamente, ma esaminandola criticamente e scegliendo le forze che tale realtà vogliono trasformare; impegnato a individuare i mezzi economici e le formule organizzative adatti ai mutamenti che si vogliono realizzare; impegnato a elaborare un linguaggio espressivo [ ] determinati da una sempre più complessa relazione tra architettura e urbanistica». [Carlo Aymonino, Leonardo Benevolo]

18/06/12

Documento della Rivoluzione d ottobre «Rifiutiamo una Facoltà di Architettura che abbia lo scopo di formare liberi professionisti [...]. Il programma che proponiamo rifiuta quindi una divisione convenzionale per discipline e aree (che diventano fatalmente aree disciplinari che presumono risorse e obiettivi autonomi) e propone un tipo di ricerca che cresce con se stessa aumentando le proprie conoscenze e modificando anche i propri obiettivi particolari. Tali ricerche si confrontano e si propongono in un ambito omogeneo e con rapporti omogenei tra loro se hanno obiettivi particolari comuni. [...] non vi possono essere accordi né con i professionisti né con i riformisti: la cultura che difendiamo si è formata nella Rivoluzione d ottobre e costituisce per noi una tradizione; i termini di lavoro a cui ci riferiamo sono espliciti, il rifiuto degli strumenti culturali capitalistici e tipici degli Stati Uniti d America è altrettanto esplicito. Per non essere equivocati diciamo, per esempio, Ernst May, l architettura e l urbanistica del costruttivismo in contrapposizione a Walter Isard, Kevin Lynch, Christopher Alexander. Un processo di questo tipo inoltre chiarifica le tendenze e stabilisce un conflitto interno alla scuola, non personalizzato ma di gruppi e forze; verificabile sul prodotto e sul destino di questo modello, diventa presupposto di una nuova politica: tale scontro non può presupporre una coesistenza, ma deve essere condotto fino alla eliminazione delle correnti opposte. [...] Una cultura marxista costruisce la propria scienza ed è la sola in grado di contestare il professionalismo, la cultura neocapitalista, il riformismo» Bottoni, Canella, D Angiolini, Di Leo, Juvara, Meneghetti, Monestiroli, Rossi, Vercelloni

6-8 giugno 1971, Gli sfollati di uno stabile dello IACP in Facoltà.

23 novembre 1971 Paolo Portoghesi, Franco Albini, Vittoriano Viganò, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Piero Bottoni, Guido Canella, Carlo De Carli, Aldo Rossi Marzo 1972 Lodovico Meneghetti, Pierluigi Nicolin, Emilio Battisti, Antonio Monestiroli, Cesare Stevan, Virgilio Vercelloni

«Sì, io ho coscienza d aver sempre lottato, con la mia pittura, da vero rivoluzionario. Ma ora ho capito che neppure ciò può bastare. Questi anni di oppressione terribile mi hanno dimostrato che io devo combattere non soltanto con la mia arte, ma con tutto me stesso...» P. Picasso

«Oggi sono felice, perché ho sempre avuto la passione d'insegnare, giacché questo mi da il modo di rinnovarmi e cioè di imparare sempre. E non v'è alimento più tonificante di quello che viene dai giovani. Di questa concezione della scuola, fuori dagli anacronistici schemi accademici, si sono resi interpreti gli studenti di quasi tutti gli atenei italiani; ma va reso merito agli allievi della Facoltà d'architettura di Milano che sono stati tra gli antesignani, un anno fa, con un gesto attivo per il rinnovamento. É inutile nascondersi che questi giovani, pur traverso qualche intemperanza ( ma può un giovane essere in grado d'esercitare la saggezza dei vecchi?), questi giovani -dico- hanno sentito l'esigenza impellente di inserire la scuola nella vita democratica. Ma vi fu più d'uno, tra i vecchi di spirito il quale li ostacolò, mentre altri ebbero il timore che stessero spingendo tutto il sistema verso un salto buio. Simile a quel salto che molti paventavano, quando dovevano scegliere tra monarchia e repubblica.» E. N. Rogers, Elogio dell'architettura, Prolusione tenuta alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano il 4 aprile 1964