DIPARTIMENTO DELL'EDUCAZIONE, DELLA CULTURA E DELLO SPORT



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A cura di Gianluca Antonecchia

Transcript:

DIPARTIMENTO DELL'EDUCAZIONE, DELLA CULTURA E DELLO SPORT Votazioni cantonali del 16 maggio: invito del comitato 4xSÌ alla serata pubblica, Bellinzona, 4 maggio 2004 Consigliere di Stato e Direttore del DECS [fa stato il testo parlato] Gentili signore e signori, Bellinzona, 4 maggio 2004 Non capita tutti i giorni che noi, 4 Consiglieri di Stato, ci presentiamo contemporaneamente in 4 città del Cantone per spiegare alle cittadine e ai cittadini le ragioni delle nostre - e per nostre intendo di Governo e di Parlamento - proposte di contenimento di una spesa pubblica, che aumenta a colpi di 100 milioni di franchi all'anno. Lo facciamo perché siamo profondamente convinti di aver scelto una strada necessaria, l'unica via che dovrebbe porre il Cantone nella condizione di poter affrontare le sfide del futuro, anche se consci di aver preso scelte impopolari e difficili da spiegare e ci rendiamo conto di avere tutti contro. In Ticino vige la regola secondo cui i referendum, perché contro qualcosa, si vincono. 1a PARTE: INTRODUZIONE Il contesto entro il quale operiamo Lo sappiamo: il Ticino vive attualmente difficoltà finanziarie non indifferenti. Lo ha descritto prima di me l'on. Foletti. Né ci consola il fatto che 18 Cantoni hanno chiuso i conti del 2003 con un deficit, molti dei quali con risultati d'esercizio addirittura peggiori rispetto a quanto preventivato. Sapete che lo scorso 6 aprile il Governo ha approvato il consuntivo 2003 del Cantone che annuncia un deficit di ben 235 mio di franchi e, fatto ancora più preoccupante, un autofinanziamento negativo. In altre parole: lo Stato ha dovuto indebitarsi per finanziare le spese di gestione corrente. Ogni mese ha dovuto chiedere 2 milioni di franchi alle banche per pagare gli stipendi e le altre spese correnti (detto altrimenti: lo Stato si indebita sempre di più e sempre di più dipende dalle banche); 2 milioni al mese che, senza correttivi, sono destinati a diventare 16 alla fine della legislatura, il che appare, in tutta la sua evidenza, assolutamente intollerabile. Sono - siamo! - fermamente convinti che il Cantone non può permettersi di andare avanti a colpi di disavanzi di 200, 300, 400 milioni di franchi all'anno. Così facendo, nel 2007 avremo un debito pubblico che supera abbondantemente i 2 miliardi di franchi. Ma 2 o 3 miliardi sono tanti o sono pochi? Mi rendo sempre più conto che quando come politici parliamo di centinaia di milioni o addirittura di miliardi di franchi la gente rimane indifferente e non capisce. Non capisce perché le cifre sono semplicemente troppo grandi. Prendo dunque un altro metro per misurare il problema: ogni giorno il Cantone spende 1 milione di franchi in più di quanto ne incassi. Sono - siamo! - fermamente convinti che il Cantone, come una famiglia, non può permettersi di spendere più di quanto incassi. Non può continuare a chiedere soldi alle banche, non tanto per sostenere gli investimenti (il che, di per sé, è normale), quanto per pagare la gestione corrente. In altre parole: un conto è indebitarsi per costruire una casa, un conto è indebitarsi per fare la spesa. Pagina 1 di 6

Di fronte a questa situazione, di fronte all'aumento delle uscite correnti - 89 mio di franchi nel 2001, 109 mio nel 2002, 125 mio nel 2003, la metà del gettito di tutte le aziende del Ticino! - un Governo responsabile deve intervenire, cosciente che non raccoglierà solo fiori, perché è più facile dire di sì e lasciare i problemi in un cassetto (che prima o dopo qualcuno dovrà comunque aprire). Nel frattempo si cominciano a vedere le prime bottiglie di birra. Interpreto quanto accaduto a Lugano negli scorsi giorni a parte il giudizio che si può esprimere su un simile gesto, per me di poca educazione - come un segnale preoccupante di una sempre maggiore incapacità di discutere (ammesso che si voglia veramente discutere) e una sempre minore disponibilità a trovare soluzioni che tengano conto di tutti gli interessi e di tutte le sensibilità in gioco. Insomma: la Svizzera non è ormai più la Svizzera. Esistono spazi di manovra, le priorità Con il preventivo 2004 il Governo ha proposto una serie di misure di contenimento dell'aumento della spesa per un importo che supera i 150 milioni di franchi. Il prossimo 16 maggio voteremo su una trentina di milioni, solo per le assicurazioni malattie e per la scuola. Qualcuno cerca di far passare il messaggio che il Governo è uscito da un profondo e lungo letargo, che ha dormito senza rendersi conto di una situazione finanziaria che andava vieppiù peggiorando; un Governo che ora sta correndo ai ripari. Ebbene, ricordo a queste persone che sin dalla metà degli anni '90 il Governo non ha perso occasione di denunciare nei suoi documenti (ad esempio nelle linee direttive o nei preventivi), la precarietà della situazione finanziaria e rendere attenti sulla necessità di adottare una politica che consentisse di trovare un equilibrio fra le esigenze dell'individuo, le necessità delle aziende e quelle di uno Stato che vuole (e deve) essere efficiente e in grado di offrire servizi fondamentali, come lo sono la scuola (indiscussa priorità alla quale vanno riservate tutte le risorse umane e finanziarie necessarie e sufficienti), oppure la sanità. Ma se più o meno tutti concordano sulla necessità di contenere la spesa, il discorso diventa complesso e duro quando si tratta di decidere dove si può risparmiare, quando vengono a galla tutti i condizionamenti, tutte le sensibilità e tutti gli interessi. E qui occorre coraggio, responsabilità, razionalità, decisioni fondate sulla ragione e non sull'emotività o il pietismo. Come Governo (e come Parlamento) abbiamo deciso che tutti devono dare un contributo al risanamento di una situazione che corre il rischio di degenerare in modo irreparabile. È il principio della simmetria dei sacrifici che deve poter fare appello al senso di responsabilità e alla maturità di ognuno di noi. Vi assicuro che il Governo ha lavorato molto per trovare un'intesa, cosciente della sua responsabilità nei confronti delle cittadine e dei cittadini in un momento difficile: - difficile perché nel corso degli ultimi anni abbiamo subito profondi mutamenti della società che hanno stravolto le nostre abitudini e il nostro modo di vivere; - difficile perché l'economia vive un vero e proprio rallentamento (anche se alcuni indicatori annunciano una timida ripresa, ma ormai abbiamo imparato a non farci inutili illusioni); - difficile perché certe sicurezze, che davamo per acquisite (come il posto di lavoro, la pensione, le conquiste sociali..) sono messe in discussione; - difficile perché c'è chi preferisce non sedersi al tavolo della discussione e cavalcare la piazza a suon di slogan e di luoghi comuni; - difficile perché addirittura la nostra stabilità politica, di cui andavamo fieri, traballa e tende sempre più ad allinearsi alle realtà di altri Paesi a noi vicini (che magari guardavamo con un sentimento di sufficienza, ma che ora annunciano tassi di crescita maggiori dei nostri). * * * Questa sera 4 Consiglieri di Stato si sono mobilitati per spiegare al Paese che la situazione finanziaria dell'ente pubblico impone l'adozione di misure che consentano allo Stato di assolvere nel migliore dei modi i suoi compiti. Siamo qui per dire che è del tutto irresponsabile far finta che il problema non esista, magari sostenendo che possiamo tranquillamente indebitarci sempre di più o che la via adottata da Governo e Parlamento è sbagliata, perché si può, comunque e sempre, risparmiare da qualche altra parte, ma non in casa propria. Questi signori non ci hanno ancora detto dove possiamo contenere l'aumento della spesa pubblica, pensando di risolvere il problema unicamente attraverso l'aumento delle imposte con misure talmente draconiane da far Pagina 2 di 6

scappare le nostre industrie in altri Paesi. Così non si fa politica, ma si gioca a rimpiattino e si rasenta l'autolesionismo. Noi, signore e signori, le nostre responsabilità le abbiamo prese e siamo disposti a difenderle fino in fondo. Ma è anche bene ricordare che il prossimo 16 maggio dobbiamo esprimere il nostro parere su 4 temi puntuali: - Voteremo sull'assicurazione malattie, sugli assicurati insolventi, sul calcolo della nuova quota media ponderata cantonale e sui nuovi limiti di reddito per poter chiedere i sussidi; - Voteremo sulla soppressione (o meglio sull'integrazione nelle ore di educazione fisica) del Servizio della ginnastica correttiva. - Voteremo sul sussidio cantonale dei docenti comunali, quindi sul contributo che il cantone versa ai comuni per gli stipendi e le indennità dei docenti delle scuole dell'infanzia e elementari; - Voteremo sull'orario di insegnamento dei docenti cantonali, quindi sull'ora di insegnamento in più. 2a PARTE: LA MODIFICA DELLA LEGGE CANTONALE DI APPLICAZIONE DELLA LEGGE FEDERALE SULL'ASSICURAZIONE MALATTIE Governo e parlamento hanno proposto una modifica della Legge cantonale di applicazione della legge federale sull'assicurazione malattie. Ricordo che, complessivamente, i beneficiari di sussidi cassa malati sono attualmente quasi 100'000. Questa modifica prevede tre misure. La prima misura concerne gli assicurati morosi Molti cittadini fanno fatica a pagare i premi della cassa malati. Ma lo fanno. Qualcuno non ce la fa proprio, e allora lo Stato lo ha aiutato e continuerà ad aiutarlo. Nel 2002 la collettività ha speso 7 milioni di franchi per pagare i premi di cassa malati degli assicurati (ben 3476) che non hanno onorato le fatture. Come sempre, però, ci sono i furbi, quelli che hanno redditi superiori ai limiti per i sussidi di base, ma che non pagano le fatture. Oggi regaliamo a queste persone più di 2 milioni di franchi all'anno. In altre parole: questo sussidio favorisce chi si comporta in modo scorretto e poco responsabile. È una spesa profondamente iniqua, perché crea una grave e inaccettabile disparità di trattamento nei confronti di chi ha lo stesso reddito o addirittura un reddito inferiore, ma che però paga i premi di cassa malati. Con questa misura lo Stato decide dunque di non più pagare gli importi scoperti a chi ha un reddito sufficiente. Si sostiene però che la misura annienta gli aiuti al pagamento dei premi alle persone in carenza beni. Ma ciò non è vero. Lo Stato continuerà ad aiutare chi non ha i mezzi per pagare i premi. Ma non è più disposto a pagare le fatture di chi, invece, ha redditi sufficienti per onorare i suoi debiti. Ad esempio chi i soldi destinati ai premi di cassa malati se li è giocati al Casinò. La seconda misura concerne il nuovo metodo di calcolo della quota media ponderata cantonale, cioè della media tra tutti i premi riconosciuti ai fini dei sussidi. Con la modifica in votazione si stabilisce che le quote medie ponderare per le tre categorie di assicurati (adulti, giovani adulti, minorenni) sono calcolate non più come media dei premi di tutte le casse malati (sono 45 in Ticino) che hanno assicurati sussidiati, ma come media delle 20 casse malati meno care. Oggi i 3/4 dei sussidi (più di 100 milioni) vanno alle 25 casse malati più care in cui vi è il 70% degli assicurati sussidiati! In altre parole: la modifica corregge una distorsione che porta a versare un contributo più elevato agli assicurati che scelgono le casse più care e un sussidio minore per quelli che scelgono le casse meno care. L'obiettivo è dunque quello di incentivare anche gli assicurati sussidiati a scegliere una cassa malati meno cara. A noi, Governo e Parlamento, sembra una scelta giusta e equa chiedere ai cittadini che fanno capo al sostegno dello Stato di preoccuparsi di contenere i costi generati dalle loro scelte. Pagina 3 di 6

Si sostiene però che questa misura indurrà un "turismo" degli assicurati tale che le casse meno care un anno diverranno facilmente le più care l'anno dopo. Tutto da dimostrare, anche perché lo si diceva già quando alcuni anni fa entrò in vigore la LaMal. All'assicurato con reddito modesto che invoca la solidarietà dei contribuenti (mediante i sussidi) è per noi lecito chiedere, in contropartita, che faccia uno sforzo optando per una cassa malati più vantaggiosa, esattamente come fa chi non riceve sussidi. La terza e ultima misura tocca le famiglie che guadagnano 10'000 franchi al mese Quando lo diciamo tanti non ci credono, ma è proprio così: il sistema attuale consente di erogare sussidi a chi guadagna 10'000 franchi al mese. Per noi, Governo e Parlamento, questo è un vero e proprio spreco di denaro pubblico. Dove sta il problema? In sostanza la Legge dice che lo Stato assume l'intero premio o quasi del secondo figlio e di quelli successivi per le famiglie con reddito determinante fra i 34'001 e i 39'000 franchi e del terzo figlio e di quelli successivi per le famiglie con reddito determinante fra i 39'001 e i 65'000 franchi. Ma il reddito determinante non è il reddito lordo! Vi faccio un esempio: una famiglia che dichiara un reddito imponibile di 65'000 franchi all'anno (che è il limite superiore attuale per avere diritto a questo sussidio) vuol dire che con ogni probabilità ha un reddito lordo di 120'000 o 130'000 franchi (quindi di 10'000 franchi al mese). E questa famiglia può ricevere aiuti dallo Stato, quindi da noi tutti! Si sostiene però che la misura è ingiusta perché andrà contro le disponibilità delle famiglie, soprattutto di quelle numerose. Ma ciò non è vero. La misura non tocca le famiglie che hanno veramente bisogno, ma corregge una distorsione che vuole che lo Stato aiuti chi sta già bene e che guadagna 10'000 franchi al mese. Governo e Parlamento ritengono che questa non sia socialità, ma sperpero di soldi pubblici, mentre lo Stato dovrebbe concentrare gli aiuti su chi ne ha veramente bisogno. 3a PARTE: LE MODIFICHE CHE TOCCANO LA SCUOLA Un primo oggetto in votazione: il Servizio della ginnastica correttiva Il Servizio della ginnastica correttiva rappresenta un unicum: ce l'ha solo il Cantone Ticino. In sostanza è un Servizio che svolge un'attività già ora limitatamente nell'ambito dell'educazione al portamento destinata agli allievi delle scuole elementari e dei primi anni di scuola media. In un momento di ristrettezze finanziarie dobbiamo avere il coraggio e la responsabilità di fissare delle priorità e sopprimere servizi che, se da un lato possono anche essere utili, dall'altro non sono assolutamente necessari, così come hanno recentemente sostenuto anche i medici pediatri. L'abolizione del Servizio della ginnastica correttiva avverrà in modo progressivo da qui al 2007 senza che si debba licenziare un solo addetto: le 6 o 7 persone che saranno ancora attive nel Servizio troveranno un altro posto nell'amministrazione cantonale. C'è chi teme che, d'ora in poi, avremo solo ragazzi con la schiena storta. È uno scenario poco credibile e intimidatorio. A parte il fatto che i problemi di malattia o invalidità legati alle malattie della schiena non sono meno frequenti in Ticino rispetto al resto della Svizzera, è bene notare che già ora esistono altre possibilità per evidenziare, in modo efficace e tempestivo, un portamento scorretto che può determinare dei disturbi, ricorrendo a specialisti quali il medico di famiglia, il pediatra, il fisioterapista. Il servizio della ginnastica correttiva è nato cinquant anni fa, quando le scuole non disponevano ancora di tavoli e sedie adattabili alla statura degli allievi, magari ancora di banchi fissi a due posti. Inoltre non esistevano ancora i servizi di oggi ai quali le famiglie si possono facilmente rivolgere. Si sostiene però che la chiusura del Servizio della ginnastica correttiva significherà disperdere un patrimonio di conoscenze e di professionalità acquisito sull'arco di molti anni Ma ciò non è vero perché parte dei compiti attualmente svolti dalla ginnastica correttiva saranno progressivamente integrati, entro il 2007, nei programmi d'educazione fisica di tutti gli ordini e gradi della scuola pubblica, quindi non solo limitatamente alle scuole elementari e ai primi anni di scuola media, Pagina 4 di 6

ma anche nel settore medio superiore e professionale. Educazione fisica che è impartita da docenti con diplomi universitari. Il secondo oggetto in votazione: l'adeguamento dei sussidi cantonali versati ai comuni per le scuole dell'infanzia e elementari Ogni anno il Cantone versa ai comuni una cinquantina di milioni di franchi di sussidi per le scuole comunali. La spesa complessiva dei comuni per le scuole dell'infanzia e le scuole elementari si attesta attorno a 120-130 milioni di franchi. Per dire che il Cantone aiuta gli enti locali con un contributo tutt'altro che indifferente (50 mio su 120-130). Di più e in termini più generali, se osserviamo i flussi finanziari fra Cantone e comuni notiamo che negli ultimi anni il saldo a favore di questi ultimi è notevolmente aumentato: da 68 mio (consuntivo) nel 1998 a quasi 160 mio (preventivo) nel 2003. La riduzione del sussidio tiene conto della forza finanziaria dei comuni: per i comuni finanziariamente deboli il sussidio resterà praticamente invariato; per quelli forti il sussidio sarà ridotto in misura più marcata. La riduzione, che nel 2004 corrisponde a 5,3 mio di franchi, tiene conto della forza finanziaria dei comuni. In altre parole: i comuni forti - come Lugano, Manno, Bioggio o Chiasso- riceveranno complessivamente 3,5 mio di franchi in meno, mentre per i comuni che stanno meno bene la riduzione sarà nettamente più contenuta. I comuni deboli (che sono una quarantina) riceveranno in tutto 53'000 franchi in meno. Ho sempre detto che se questo trasferimento di oneri (comunque sopportabilissimo) ai comuni non dovesse essere accettato, mi vedrei costretto, per volontà popolare, a tagliare 5 milioni di franchi in più nella scuola pubblica cantonale, nelle scuole medie, nei licei, nelle scuole professionali. Lo riterrei un enorme autogol, ritenuto inoltre che praticamente tutti i comuni, molti dei quali hanno addirittura abbassato i moltiplicatori ancora recentemente, hanno già accettato questa misura. C'è chi sostiene che la misura indurrà una riduzione delle prestazioni e della qualità delle scuole comunali Non è vero. Già nel 2000, 2001, 2002 il sussidio cantonale era stato ridotto linearmente del 10% (quindi senza tener conto della forza finanziaria dei comuni) senza che ne abbiano risentito né la qualità della scuola e dei suoi servizi (come le mense scolastiche, i trasporti o il doposcuola) né tanto meno l'occupazione dei docenti comunali, nemmeno quelli di materie speciali (come ad esempio l'educazione fisica o l'educazione musicale) e senza che da parte sindacale siano state sollevate proteste. E qui va un riconoscimento alla sensibilità dei comuni che, nell'ambito della loro autonomia, sanno far fronte alla contenuta riduzione del sostegno del Cantone senza ridurre le prestazioni assicurate alla popolazione. Il terzo e ultimo oggetto in votazione è anche quello più controverso: l'ora di insegnamento in più chiesto ai docenti di nomina cantonale L'orario settimanale di insegnamento a tempo pieno dei docenti cantonali è generalmente di 24 ore-lezione nelle scuole medie e 23 ore-lezione nelle scuole medie superiori. Governo e Parlamento hanno deciso di aumentare l'onere settimanale di insegnamento di 1 ora-lezione. Si tratta di una misura certamente impopolare, ma che è stata ritenuta, tutto sommato, la più accettabile fra quelle inizialmente messe sul tavolo: penso all'aumento del numero di allievi per classe (così come ha recentemente proposto il Canton Zurigo) o l'introduzione del numero chiuso nelle scuole secondarie superiori (come proposto nel Canton Grigioni), o la riduzione da 4 a 3 anni della durata del liceo (che vorrebbe dire chiudere un paio di licei cantonali). Governo e Parlamento ritengono che la misura è comunque sopportabile e equa, ritenuto che nel nostro Cantone l'anno scolastico dura solo 36,5 settimane (il più breve della Svizzera) e ritenuto che a tutti, docenti e funzionari, è stato chiesto un contributo all'aumento della spesa pubblica: ai primi attraverso l'aumento di un'ora-lezione di insegnamento, ai secondi attraverso la riduzione lineare degli effettivi del 2% ogni anno per i prossimi quattro. È poi una misura che non incide nemmeno sul fronte dell'occupazione perché non comporta il licenziamento di docenti nominati o incaricati. Anzi, già quest'anno la scuola pubblica offrirà una cinquantina di nuovi posti Pagina 5 di 6

di lavoro per far fronte all'aumento del numero degli allievi, all offerta di nuovi curricoli nel settore professionale e alla sostituzione di decine di docenti che andranno in pensione, sostituzioni che sono destinate a raddoppiare nel corso dei prossimi anni in seguito al ricambio generazionale. Questa misura non intacca la qualità della scuola, nella misura in cui un buon docente è e resta un buon docente sia che insegni 23 ore sia che ne insegni 24. La qualità della scuola dipende dalla qualità del docente, dalla sua preparazione, dal suo aggiornamento continuo, dalla consapevolezza del suo ruolo e dalla sua responsabilità nei confronti degli allievi e dell'intera collettività. Un ruolo importante e centrale che non è mai stato messo in dubbio dall'autorità politica. Sono in molti a pensare che, in fondo, molte reazioni a questa misura trovano il loro fondamento in considerazioni di tipo sindacale (perché poi non dirlo chiaramente?) e che il vero oggetto in votazione è proprio l'oralezione in più, sapientemente annacquato con altri due oggetti (la ginnastica correttiva e i sussidi comunali). C'è chi sostiene che ai docenti si chiede sempre di più, ma che le condizioni salariali sono deludenti se confrontate con il resto della Svizzera. È vero: essere docente oggi non richiede solo competenze didattiche e pedagogiche, bensì tutta una serie di competenze specifiche (il docente è un attore dell'integrazione sociale, una persona esperta nell'affrontare i cambiamenti, con funzioni di gestione e di orientamento sociale). Non credo che si possa però dire che i docenti ticinesi siano pagati poco: il salario di un docente di scuola media varia da 75'094 a 111'662 fr. all'anno, di una scuola media superiore da 82'327 a 128'933 fr. all'anno. Considerati l'onere di insegnamento (23 o 24 ore-lezione) e la durata dell'anno scolastico (36,5 settimane + 2 + 2) gli stipendi dei docenti cantonali si collocano nella media svizzera. 4a PARTE: CONCLUSIONE Gentili signore e signori, ho - abbiamo! - voluto illustrare brevemente i temi in votazione il prossimo 16 maggio dalla prospettiva del politico con responsabilità di governo, chiamato a proporre soluzioni che consentano allo Stato di rispondere ai bisogni presenti e futuri delle sue cittadine e dei suoi cittadini, a darsi delle priorità e a liberare risorse per affrontare tutta una serie di sfide alle quali non potremo di certo sottrarci. Avere responsabilità di governo significa anche prendere delle decisioni impopolari, comunque nella consapevolezza di aver scelto una strada giusta e equa, senza illudere nessuno e senza sognare a occhi aperti per poi lasciare ad altri i problemi rimasti irrisolti. Votare sì il prossimo 16 maggio significa affermare gli interessi superiori dello Stato, il famoso senso dello Stato, che vuol dire avere il coraggio di guardare in faccia alla realtà, tutti assieme, per adottare soluzioni e riforme nell'interesse collettivo, con un senso di responsabilità e di solidarietà. Gabriele Gendotti Presidente del Governo cantonale Direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport. Pagina 6 di 6