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Transcript:

Valerio Baiocchi, Donatella Dominici, Rachele Ferlito, Francesca Giannone, Massimo Guarascio, Maria Zucconi Guarascio, Maria Zucconi, Conferenza AMFM21 e 22 Settembre 2011-09-07Roma, Località Acilia, Auditorium Telecom

Introduzione Nel 2002, nell ambito di una collaborazione tra il Dipartimento della Protezione Civile e l Università de L Aquila, è stata elaborata una metodologia per la valutazione della vulnerabilità di un centro urbano. La metodologia fu applicata alla città de L Aquila e ad altri due centri minori In seguito all evento sismico che il 6 Aprile 2009 ha colpito la città abruzzese, utilizzando l esito del rilievo del danno e della valutazione dell agibilità post sisma, è stato possibile verificare la validità di quella parte del modello che valuta il contributo alla vulnerabilità del centro della componente edifici prospicienti la viabilità d emergenza terremoto dell'aquila, loro validazione e prime considerazioni sull implementazione all'interno dei data models Plan4all Pagina 2

Il piano Beolchini (CASSINI-SOLDNER in scala 1:2000) Pagina 3

Classi di vulnerabilità Limiti dell indice Classe di vulnerabilità Colore assegnato 0 0.25 Bassa Verde 0.25 0.40 Medio-Bassa Giallo 0.40 0.70 Medio-Alta Arancione 0.70 1.00 Alta Rosso Pagina 4

I rilievi di agibilità coordinati dalla Protezione Civile (CASSINI-SOLDNER in scala 1:2000) Pagina 5

Classi di agibilità La scheda utilizzata indirizza a ricondurre l'esito del giudizio di agibilità ad una delle seguenti alternative: 1.Edificio agibile; 2.Edificio temporaneamente inagibile (tutto o parte) ma agibile con provvedimenti di pronto intervento, che permettono di poterlo utilizzare in tutte le sue parti, senza pericolo per i residenti; 3.Edificio temporaneamente inagibile da rivedere con approfondimento, in quanto l'edificio presenta caratteristiche tali da rendere incerto il giudizio di agibilità; 4.Edificio parzialmente inagibile,nel caso in cui lo stato di porzioni limitate dell edificio può essere giudicato tale da comportare elevato rischio per i loro occupanti; 5.Edificio inagibile per rischio strutturale, non strutturale o geotecnico; 6.Edificio inagibile per grave rischio esterno, in assenza di danni consistenti all edificio. Pagina 6

Mappa della zonizzazione sismica (1:10000, UTM- WGS84-ETRF89) Pagina 7

DEM da cartografia scala 1:5000 risoluzione 2 m, NW corner (364824; 4692643) m, SE corner (370827; 4688355) m, UTM WGS84 33N Pagina 8

Distribuzioni classi di vulnerabilità (ante) e del danno (post) Pagina 9

Distribuzioni delle differenze classi del danno (post) e di vulnerabilità (ante) PIXELS 20000 18000 16000 14000 12000 10000 8000 6000 4000 2000 0 vul1 vul2 vul3 vul4 fhha fhhc fhhe fhha fhhb fhhc fhhd fhhe Pagina 10

Classi del danno (post) e della vulnerabilità (ante) ricampionate Pagina 11

Distribuzioni differenze classi del danno (post) e della vulnerabilità (ante) ricampionate Pagina 12

Mappa differenze classi del danno (post) e della vulnerabilità (ante) ricampionate Pagina 13

Classi della zonizzazione sismica e di pendenza ricampionate 7000000 6000000 Classes of seismic zoning (mzi=area with attenuation, mzii=stable area, mziii=area with amplification) seismic zoning 4500000 4000000 3500000 Slope reclassified (sl1=low, sl2=medium, sl3=high) slope reclassified classes 5000000 3000000 PIXELS 4000000 3000000 2000000 PIXELS 2500000 2000000 1500000 1000000 1000000 500000 0 mzi mzii mziii 0 sl1 sl2 sl3 Pagina 14

Differenza tra post e ante in differenti classi della zonizzazione sismica PIXELS 18000 16000 14000 12000 10000 8000 6000 4000 2000 0 (fhhric-vulric) in mzi (fhhric-vulric) in mzii -2-1 0 1 2 Campo pieno attenuazione, rigato accelerazione Pagina 15

Differenza tra post e ante in differenti classi della zonizzazione sismica 3000 2500 2000 reclassified zones (fhhric-vulric) in sl1 (fhhric-vulric) in sl2 (fhhric-vulric) in sl3 PIXELS 1500 1000 500 0-2 -1 0 1 2 Campo pieno pendenza minima, rigato media, quadrettato massima Pagina 16

Implementazione del rischio sismico come inteso in Italia nei data models Plan4all - 1 - Da una prima analisi sembra di poter ravvisare la necessità di un adattamento del formato previsto per i rischi naturali al caso specifico del rischio sismico almeno come definito in italia. - In effetti il rischio sismico in Italia non è perimetrato come zone a rischio e zone non a rischio (come potrebbe essere ad esempio per le frane o le esondazioni ove esistono zone a rischio (maggiore o minore ovviamente) e zone che non lo sono ne lo saranno mai. Pagina 17

Implementazione del rischio sismico come inteso in Italia nei data models Plan4all - 2 - Le aree a maggiore e minore rischio in Italia sono invece classificate secondo una logica molto più simile a quelle delle coperture raster: in pratica tutto il territorio è (o dovrebbe essere) diviso in aree a maggior o minor rischio suddivise secondo celle discrete. - Il formato previsto dall'iniziativa INSPIRE sembra (almeno ad un primo esame) più ispirato ad una logica più schiettamente GIS (come deve essere)con poligoni vettoriali e attributi collegati ai singoli poligoni. Pagina 18

Implementazione del rischio sismico come inteso in Italia nei data models Plan4all - 3 Tali logiche non sono in totale contrapposizione in quanto è possibile pensare di definire una serie di poligoni acaratteristiche omogenee magari risultanti da un intersezione tra le celle discrete della zonizzazione sismica ed altre caratteristiche previste dal formato Inspire quali ad esempio la copertura del suolo. Pagina 19

Implementazione del rischio sismico come inteso in Italia nei data models Plan4all, alcune criticità -1 - Durata del rischio: è difficile da definire una zona a rischio sismico lo è praticamente per sempre, almeno a scala umana - Frequenza: frequenza del singolo evento (anche più volte al giorno) o di sciami significativi (da decine a centinaia di anni) Pagina 20

Implementazione del rischio sismico come inteso in Italia nei data models Plan4all, alcune criticità - 2 - Start, End and return period: difficile da definire per le stesse ragioni già enunciate Pagina 21

Conclusioni e prospettive - 1 -Da una prima analisi sembra si possa osservare una buona correlazione tra le analisi ante e quelle post -Le aree di maggior disaccordo sembrano essere quelle con particolari valori di accelerazione sismica che va quindi tenuta in considerazione -Scarsa correlazione con la pendenza, probabilmente già considerata Pagina 22

Conclusioni e prospettive - 2 -I formati dell iniziativa INSPIRE sembrano pensati più per rischi puntuali quali frane o esondazioni che per un rischio che (almeno a livello nazionale) è gradualmente distribuito su tutto il territorio - Interessa sviluppare e proporre un adattamento del modello alla rappresentazione di vari fattori di rischio Pagina 23