Il Realismo Contesto storico e caratteri generali del Realismo 1. Contesto Storico 2. Origine del termine 3. Romanticismo e Realismo 4. Realismo e Decadentismo 5. L arte 5.1 La pittura 5.2 La scultura 5.3 L architettura 6. La filosofia 6.1 Positivismo 6.2 Rapporti con L Illuminismo 7. La letteratura 7.1 Realismo nel novecento 8. La poetica 11. Il Realismo come fenomeno europeo 11.1 Realismo Spagnolo 11.1.1 Benito Pérez Galdós-Tristana 11.2 Realismo russo 11.2.1 L. Tolstoj-Guerra e Pace 11.3 Realismo tedesco 11.3.1 A. Stifter -Tarda estate 11.4 Realismo inglese 11.4.1 Thomas Hardy-Far from the madding crowd
9. La poesia 9.1 Olindo Guerrini - Il canto dell odio 10. La prosa 10.1 Federico De Roberto I Vicerè Parte I Capitolo I 11.5 Naturalismo francese 11.5.1 Guy de Maupassant-Palla di sego 11.6 Verismo italiano 11.6.1 Luigi Capuana- Giacinta 12. Naturalismo francese e Verismo italiano 1. Contesto storico Secondo una definizione del critico E. Auerbach, le basi del realismo sono da un lato la trattazione seria della realtà quotidiana, dall altro lato l inserimento di persone e di qualsiasi avvenimento d ogni giorno nel filone della storia contemporanea, del movimentato sfondo storico. Realismo sia in arte sia in letteratura, costituisce il tentativo di descrivere il comportamento dell'uomo e il contesto in cui vive o di rappresentare figure e oggetti come appaiono nella realtà. In molti altri periodi storici, in diversi paesi e in differenti ambiti artistici tendenze alla rappresentazione realista si sono alternate ad altre concezioni; il termine "realismo", tuttavia, è propriamente attribuito al movimento artistico iniziato intorno alla metà del XIX secolo, in reazione all'approccio fortemente soggettivo del Romanticismo. Il realismo contraddistingue la cultura europea nella metà dell'800 allorchè si diede importanza solo a fatti concreti e reali abbandonando gli idealismi e i sentimentalismi del Romanticismo. L'uomo è considerato una creatura come tutte le altre e quindi è condizionato dall'ereditarietà, dall'ambiente e dal momento storico. La letteratura, che lo rappresenta, deve essere come la scienza, realistica; deve abbandonare il sentimentale e il fantastico e attenersi al reale, al concreto e al positivo. Il fallimento dei moti rivoluzionari del 1848 in Europa provoca mutamenti storici, politici e culturali. Il ventennio che segue questa data vede l ascesa della Borghesia che impone le proprie idee come ad esempio:il merito individuale, la libera iniziativa, la concorrenza, l innovazione tecnica, il risparmio, il benessere,l individualismo e così via. Nasce così l ideologia liberale che vede la possibilità di elevarsi socialmente grazie alle proprie possibilità e forza di volontà; e riversa la fiducia sia nel progresso scientifico sia economico. A tal proposito è importante evidenziare il fenomeno dell industrializzazione che se da un lato vede sviluppare il settore delle macchine a vapore e dei mezzi di trasporto, dall altro contribuisce all inurbamento e al conseguente svuotarsi delle campagne. La città si trasforma, nelle zone periferiche si concentra la massa operaia, dove vi è una pessima condizione igienica, che si presenta opposta nelle zone residenziali dove si stabilisce il ceto borghese. Molti intellettuali pongono al centro delle loro riflessioni e delle loro opere la questione
sociale. Le classi sociali subiscono anche un cambiamento dall interno, nel senso che l appartenenza ad una di essa non dipende dalla famiglia di nascita, ma dal proprio processo produttivo. Da questa nuova condizione sociale emerge la classe operaia che a causa delle condizioni di vita e di lavoro in cui si viene a trovare si organizza nelle cosiddette Trade Unions inglesi per la difesa dei propri diritti. Nel clima di ottimismo e di entusiasmo per la scienza nasce in Francia il Positivismo che attraverso il rifiuto delle concezioni spiritualistiche e idealistiche, afferma l importanza della scienza, della tecnica e del progresso. 2. Origine del termine Il termine è usato per indicare un movimento del primo Ottocento che in contrapposizione al sentimentalismo tardo-romantico è attento ad una nuova esigenza di corrispondenza con le mutate condizioni sociali, economiche e politiche del tempo che vede l affermarsi della borghesia capitalista, la diffusione del proletariato urbano, la nascita delle lotte di classe e il diffondersi delle istanze democratiche, si volge a trattare temi e soggetti tratti dalla realtà quotidiana, prevalentemente contemporanea. La grande diffusione di una letteratura e di un arte di tipo realistico intorno alla metà dell Ottocento suscitò vivaci dibattiti e discussioni sulla rappresentazione della realtà, sui diversi modi di avvicinare la letteratura al vero: i dibattiti che si svolsero in Francia negli anni Cinquanta ebbero come loro insegna il termine più generale di realismo. Fu Emile Zola ad usare per primo, nel suo programma per una narrativa capace di rispecchiare le forme concrete della realtà, il termine Naturalisme, che nel secolo XIX era variamente impiegato nella scienza, nella filosofia, e nelle arti figurative, per indicare diversi modi di attenzione alle forme alle forme della realtà. Naturalismo è quindi un termine dai molteplici significati e viene usato, tra l altro, per indicare quelle filosofie che mettono al centro del loro interesse la natura, escludendo ogni realtà ad essa estranea. In Italia i diversi tentativi, configuratisi con forza già negli anni Cinquanta, di un più diretto rapporto con la realtà portarono ad un uso molto inesistente del concetto di vero, e ciò determinò l adozione del termine verismo, che cominciò a diffondersi negli anni Sessanta, e negli anni Settanta fu assunto come formula per definire una nuova narrativa che guardava a Zola e al naturalismo francese, ma con un autonoma specificità.
3. Realismo e Romanticismo Se si tengono presenti i caratteri del primo Romanticismo e l esempio del Manzoni, bisogna dire che il Realismo letterario della seconda metà dell Ottocento non fu una vera e propria rivoluzione culturale, ma una ripresa e un rinvigorimento della tendenza realistica insita nel Romanticismo. La differenza tra il Realismo romantico della prima metà dell Ottocento e quello positivistico della seconda metà del secolo consiste in questo: il primo, quello manzoniano fu sempre illuminato da una concezione religiosa e idealistica della vita; quello positivistico fu, invece, materialistico e scientifico e, almeno nella narrativa del Verga, improntato ad un totale pessimismo. Solo nella poesia del Carducci esso è ancora animato da una visione gagliarda e sana della vita, pur percorsa di tanto in tanto da malinconia. 4. Realismo e Decadentismo Quando Pirandello scriveva le sue prime opere l Italia era ancora inebriata dalla poesia del Carducci e del d Annunzio. Egli però non si lascia attrarre da quel genere di poesia e di prosa e mostra già la sua particolare predilezione al canto sommesso, ad una prosa più disarticolata, ad un linguaggio privo di velleità espressive, tendenti solo ad aderire al mondo che andava rappresentando secondo una sua non ancora ben definita concezione della vita; un mondo tragico e grottesco insieme, un mondo privo di ogni ordine in cui l uomo trascina la propria esistenza dolorante nella vana ricerca di una giustificazione della sua pena. Apparentemente le sue prime novelle e i suoi primi romanzi sembrano collegarsi all esperienza veristica e, soprattutto, a quelle del suo grande conterraneo Giovanni Verga del quale fu uno dei primi a riconoscere la grandezza e a difendere la validità artistica di fronte alla prosa lussureggiante del d Annunzio. L arte del Capuana e del Verga vuole essere, almeno intenzionalmente, oggettiva, impersonale. Infatti il poeta si colloca fuori dal mondo per ritrarlo con la stessa indifferenza di un obiettivo fotografico. Il modo di rappresentare del Pirandello è ben diverso, il suo Verismo è addirittura invadente. Egli cioè
cerca di riempire di sé i personaggi della è propria fantasia sottoponendoli ad una continua e dolorosa metamorfosi psicologica. In sostanza egli non crea dei personaggi ma dei manichini e li porta in giro per il calvario del mondo e della vita mostrandone la mancanza di personalità e di autonomia. Se per Verga la vita è dominata dal fato che nella sua imperscrutabilità assume quasi un valore religioso, per Pirandello la vita è dominata dal caos, dal capriccio, dall arbitrio, e non è possibile evaderne poiché il caos, il capriccio, l arbitrio non sono fuori di noi, ma in noi stessi in quanto società. Concezione questa già presente nei suoi primi romanzi:il Turno e L esclusa ma che diventa più chiara in seguito fino a fare da substrato intellettuale e poetico al Fu Mattia Pascal. Il Decadentismo, sotto qualsiasi forma si presenti, scaturisce sempre dalla dilacerazione spirituale dell uomo che acquista coscienza di non poter vivere una vita assolutamente libera, di essere oppresso da forze estranee siano umane che trascendenti. >>>... Forse nessun altro ha mai portato con estreme conseguenze questa dilacerazione e ne ha rappresentato le cause e gli effetti con tanta potenza artistica e forza drammatica come Pirandello. Egli dopo aver rappresentato in Il fu Mattia Pascal, il dramma di chi deve rinunciare a vivere fuori dalla società di cui avverte il peso e le restrizioni, passa infatti a considerare il rapporto dell uomo nell ambiente più ristretto della famiglia e degli amici e il valore che esso viene ad assumere nella loro stima o semplicemente immaginazione. Si ha allora il romanzo Uno, nessuno e centomila il cui il protagonista, Vitangelo Mostarda, impazzisce e, nella pazzia, cioè nell essere nessuno, ritrova finalmente la sua libertà, perché si accorge, dopo anni di matrimonio, che la moglie Lucietta non ha amato lui, ossia quello che lui credeva di essere, ma un altro uomo immaginario e tuttavia non meno reale. Noi, infatti, non siamo che quello che gli altri credono di vedere in noi; "Per me, io sono colei che mi si crede" dice tristemente la signora Ponza nella commedia Così è (se vi pare) Tutti, quindi, ci definiscono secondo un loro particolare modo di vedere, ci catalogano o fra i