I mercati arabi del Golfo



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I mercati arabi del Golfo

I mercati arabi del Golfo

Presentazione I perché di una guida sui sei Paesi arabi della Cooperazione del Golfo sono molteplici ma principalmente riposano sui numeri del nostro export. Nel 2013, anno nel quale la capacità del nostro sistema industriale di internazionalizzarsi ha rappresentato l'ancora di salvezza di tante nostre imprese, di fronte alla perdurante e grave crisi del mercato domestico, il Veneto è stato capace di esportare quasi 1,4 miliardi di Euro, nella sola area del Golfo Arabico, con una crescita del 14%, rispetto al 2012. Parliamo dunque di mercati che se da un lato valgono appena il 2,6% dell'export veneto dall'altro hanno messo a segno una crescita 5 volte superiore a quella che la nostra regione ha totalizzato, nel 2013, sul complesso dei mercati mondiali. A dominare questo scenario ci sono soprattutto gli E.A.U., capaci di assorbire quasi la metà dell'export veneto nell'area del GCC, grazie al ruolo di crocevia commerciale che fa di Dubai un grande hub di accesso a tutto il vicino oriente, all'india e, in misura crescente, anche ai mercati dell'africa Sub Sahariana. Tuttavia sono da evidenziare anche i tassi di crescita del nostro export in Qatar (+26,6%) ed in Oman (+32,8%) e le potenzialità, parzialmente ancora inespresse, dell'arabia Saudita. Potenzialità che emergono con molta chiarezza anche dal recentissimo rapporto previsionale realizzato dall'ufficio studi di SACE, che stima rispettivamente al 13,4% e al 10,4% le percentuali di crescita dell'export italiano da qui al 2017 in Arabia Saudita, nel settore dei beni di consumo ed in quello dei beni per investimento. A questo scenario si aggiungono poi le grandi opportunità proposte dai grandi eventi in calendario nell'area, l'expo Universale Dubai 2020, a cui la guida dedica anche un capitolo, per poi arrivare ai mondiali di calcio del Qatar. Sullo sfondo di tutto questo ci sono naturalmente anche le incognite rappresentate dai prezzi delle materie prime energetiche, per economie che da quei prezzi vedono dipendere buona parte delle loro capacità di investimento. Un export veneto dunque in salute ma con la necessità di potenziare la penetrazione commerciale di questi mercati attraverso investimenti ed una sempre meglio strutturata presenza commerciale ed industriale nell'area. Per questo motivo la guida traccia alcuni scenari, soffermandosi però anche sui sistemi giuridici di questi Paesi, per meglio analizzare i percorsi più efficaci di investimento, sia diretto che indiretto. Per farlo ci siamo avvalsi come sempre di apprezzati contributi, di enti, istituzioni e consulenti professionali, a cui va la nostra più sentita gratitudine. Ci riferiamo in primo luogo al Ministero degli Affari Esteri, all'ice, alla SACE, i cui strumenti di informazione ed aggiornamento, in particolare il portale InfoMercatiEsteri, rappresentano una bussola importante di orientamento ai mercati principali del mondo. Un ringraziamento particolare lo rivolgiamo poi al Prof. Khairallah, dell'università di Cà Foscari, con il cui prezioso contributo abbiamo tentato di aprire una finestra anche su una tematica, quella dell'approccio culturale ai mercati, che non può essere trascurata dalle nostre imprese, nel tentativo di comunicare con efficacia la qualità dei nostri prodotti e dei nostri processi industriali. Una collaborazione, quella con Cà Foscari, che pensiamo possa essere fertile e produttiva anche su un altro fronte, quello delle risorse umane a cui attingere sempre di più, nei nostri processi di internazionalizzazione dedicati ai Paesi di lingua e cultura araba. Naturalmente un sentito ringraziamento va rivolto alla Banca Popolare di Vicenza, al nostro fianco anche in questo progetto e a tutti i colleghi imprenditori che con grande entusiasmo hanno accolto il nostro invito a condividere le loro esperienze di successo, nell'area del Golfo Arabico. Il Presidente di Confindustria Vicenza Il Presidente di Unindustria Treviso Il Presidente di Confindustria Padova Giuseppe Zigliotto Maria Cristina Piovesana Massimo Pavin 3

Indice La regione del Golfo Persico: caratteristiche e opportunità... Arabia Saudita... Bahrain... Emirati Arabi Uniti... Kuwait... Oman... Qatar... Alcune esperienze imprenditoriali... Indirizzi utili... pag. 7 pag. 12 pag. 27 pag. 37 pag. 70 pag. 89 pag. 116 pag. 141 pag. 158 5

La Regione del Golfo: caratteristiche e opportunità L area del Golfo sta diventando protagonista del cambiamento della geografia economica che si va delineando con l uscita dalla crisi. Lo dimostrano sia i tassi di crescita che si sono mantenuti positivi anche in periodo di recessione globale, sia la domanda che questi Paesi sono in grado di esprimere orientandosi verso una diversificazione dell economia, con notevoli ripercussioni sulla scena economica ed un contributo sempre più determinante alla crescita del PIL mondiale. I Paesi del Golfo costituiscono per l Italia un partner commerciale strategico, con cui possiamo mettere in moto un circolo virtuoso che generi profitti e prosperità per tutti. Abbigliamento, accessori, calzature, profumi, cosmetici e arredo sono i prodotti di alta gamma che da tempo godono in questi mercati di ottimi tassi di crescita, soprattutto negli Emirati, Dubai, grazie tra l'altro alla quota di turisti abbienti, indiani e asiatici (delle ex Repubbliche sovietiche, per esempio) intercettata dagli immensi centri commerciali. Qui trovano una varietà di offerta sconosciuta nei Paesi di origine o gravata da dazi proibitivi. Gli Emirati testimoniano un ampio e rapido processo di modernizzazione culturale che ha accompagnato e sostenuto la diffusione del benessere economico prodotta inizialmente dal petrolio e poi dallo sviluppo di altri settori. Il mercato mostra un'apertura crescente alle marche europee e italiane in particolare. L'area del Golfo assorbe il 3,5% a livello mondiale dei prodotti del segmento del lusso per la persona (personal luxury goods, cioè moda, gioielli, orologi), con un fatturato di circa 7,5 miliardi di euro, un terzo del quale è made in Italy. Un segmento in rapida crescita, inoltre, è quello del gourmet. Più in generale, considerando anche i consumatori di fascia medio-bassa, i Paesi del Golfo hanno - secondo uno studio di A. T. Kearney - un potenziale di crescita dell'alimentare pari a 23 miliardi di dollari entro il 2017, considerando che la spesa per cibo resta ancora alta, il 28 per cento del totale dei consumi. La mecca dei progetti è il Qatar, che investe in infrastrutture con un occhio di riguardo a cultura e istruzione. A Dubai prevalgono gli investimenti in alberghi ed infrastrutture per il turismo; in Qatar ed Abu Dhabi le opportunità puntano su uffici prestigiosi e palazzi governativi. 7

La prossima conquista per il design tricolore, dopo il real estate di lusso, sarà il mercato del residenziale. In primo piano, qui, c'è l'arabia Saudita grazie ai numeri della popolazione. In gioco ci sono milioni di consumatori, avvicinati ai marchi dai grandi progetti e in piena fase di transizione dallo stile classico a quello moderno 1. Il Consiglio di Cooperazione dei Paesi del Golfo Il Gulf Cooperation Council (G.C.C.) è un'organizzazione regionale costituitasi nel 1981, il cui scopo principale è stato l'instaurazione di un mercato comune sul modello europeo che garantisse a tutti i cittadini e aziende C.C.G. operanti in qualsiasi Paese facente parte dell organizzazione un trattamento nazionale. Era stato prevista, originariamente, anche l adozione di una moneta comune e unione monetaria tra i 6 Paesi, simile all'unione monetaria e alla moneta dell Unione Europea, entro il 2010. L adozione ha tuttavia subito un rinvio minimo al 2015. La Carta C.C.G. afferma che gli obiettivi 2 di fondo sono il coordinamento, l'integrazione e l'interconnessione tra gli Stati membri in tutti i settori, al fine di raggiungere un elevato grado di unità; il rafforzamento delle relazioni, dei legami e dei settori di cooperazione oggi prevalenti tra le loro popolazioni in diversi campi; la formulazione di norme analoghe in vari settori tra cui i seguenti: Affari economici e finanziari; i commerci, i costumi e le comunicazioni; l'istruzione e la cultura; gli affari sociali e quelli sanitari; l'informazione ed il turismo; gli affari legislativi ed amministrativi; la promozione della ricerca e del progresso scientifico e tecnologico nei settori dell industria, minerario, agricoltura, delle risorse idriche e animali; la creazione di joint-venture e lo stimolo alla cooperazione con il settore privato per il bene dei loro popoli. Il Consiglio, sin dalla sua nascita, ha perseguito compiti essenzialmente economici e sociali, lasciando le questioni politiche alla sfera di autonomia degli Stati membri. L'importanza di quest'area si collega direttamente alle opportunità commerciali che derivano dalle economie dei mercati emergenti, in particolare dell'africa e dell'asia, tra cui India e Cina. I Paesi C.C.G. si trovano in una posizione geograficamente strategica che consente di agire come hub logistico per le rotte commerciali provenienti dai Paesi sia dell'est che dell'ovest. Non solo: questi Paesi si trovano in una fascia che comprende altre economie interessanti e in fase di grande sviluppo economico, quali quelle di Iraq, Iran, Turchia e Repubbliche dell'asia centrale. 1 Roberta Miraglia - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/6xgex 2 The Cooperation Council for the Arab States of the Gulf Secretariat http://www.gcc-sg.org/eng/index895b.html?action=sec- Show&ID=3 8

Uno dei sei hub di Medio Oriente e Africa che offrono le opportunità di affari più ampie e senza incognite geopolitiche sia ai produttori di beni di largo consumo che alla distribuzione. Questi Paesi, come ben noto, si trovano su alcune delle più grandi riserve di idrocarburi al mondo ma la sfida che essi hanno deciso di porsi è quella di superare la vulnerabilità che deriva dal fondare le proprie economie esclusivamente sulle risorse naturali rafforzando ed istituzionalizzando la cooperazione economica e politica fra i suoi membri, in particolare sui settori di interesse comune quali il commercio, gli investimenti, l'industria e l'agricoltura. INDICATORI ECONOMICI CCG Area totale : 2410.7 1000 km² Popolazione : 47.0 milioni di persone PIL : 1.60 Miliardi di dollari PIL pro capite : 33.3 Migliaia di dollari Fonte: The Cooperation Council for the Arab States of the Gulf Secretariat General Quadro economico I Paesi del Golfo presentano caratteristiche molto simili e sono accomunati da una serie di fattori economicosociali, che possono essere qui elencati: una significativa dipendenza dalle esportazioni di petrolio, in particolare per quanto riguarda l'arabia Saudita, Abu Dhabi per gli Emirati e il Kuwait; Oman e Bahrain molto meno. Il Qatar, invece, vede sviluppata e di grandi dimensioni l industria di gas naturale; dei tassi di crescita sostenuti e dovuti principalmente dall'andamento dei prezzi del petrolio, i quali stanno assicurando una grande liquidità finanziaria per tutti questi Stati; delle economie strutturalmente oil oriented, anche se avviate a processi di diversificazione economica; dei sistemi di mercato aperti alla libera concorrenza e alle regole comuni del commercio internazionale; delle bilance commerciali in surplus grazie all'esportazione di greggio e derivati; una grande richiesta di prodotti e servizi di qualità e ad alto valore aggiunto; dei sistemi politici e giuridici influenzati dalla religione islamica; delle forme di governo monarchiche con regimi autocratici di leadership. I Governi e gli organi parlamentari solitamente non sono elettivi anche se alcuni stanno introducendo un maggior grado di democraticità al governo - per esempio il Consiglio dei rappresentanti (o Camera dei Deputati) in Bahrain, l'assemblea nazionale del Kuwait, e il Consiglio Federale Nazionale (FNC) negli Emirati; 3 sono Stati islamici con tutti i cittadini (o quasi) fedeli musulmani. In alcuni Stati, oltretutto, l apostasia è punibile con la morte. I cittadini stranieri di altre fedi sono più o meno accettati, dipendentemente dal Paese cui ci si riferisce: gli Emirati, ad esempio, permettono la costruzione di chiese e altri edifici religiosi, mentre l Arabia Saudita non lo permette. La maggior parte dei cittadini del Kuwait, Qatar, Arabia Saudita e negli Emirati sono musulmani sunniti ma vi sono notevoli proporzioni di musulmani sciiti in tutti i Paesi. 3 http://www.dubaifaqs.com/list-of-gcc-countries.php 9

Interconnessione ferroviaria Un progetto significativo nel settore ferroviario, di valore superiore a 100 Miliardi di dollari, sta impegnando i sei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Si tratta della costruzione di una rete ferroviaria che collegherà il Kuwait dal suo confine con l'iraq alla città di Salalah nell'oman meridionale, attraverso l'intera costa orientale della Penisola Araba, isole (Bahrain) e penisole (Qatar) comprese. Il G.C.C. Rail Network, che si prevede pienamente operativo a partire dal 2018, è stato ideato per favorire lo sviluppo del commercio interregionale e fornire una valida alternativa al trasporto stradale, aereo e marittimo di merci e passeggeri nella Regione del Golfo. Il percorso della linea ferroviaria si svilupperà per 2.177 km lungo la costa del Golfo Persico, partendo dal Kuwait e, attraversando l'arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti arriverà fino all Oman, con ramificazioni che si collegheranno con il Bahrain ed il Qatar. Lo Yemen potrebbe presto far parte del circuito: il progetto, ampliare di circa 1400 km per raggiungere i suoi confini, è al momento in fase di studio di fattibilità. Relazioni con l'unione Europea Con l Unione Europea il Consiglio di Cooperazione del Golfo intrattiene importanti relazioni sulla base di un Accordo di Cooperazione firmato nel 1990, volto a favorire le relazioni commerciali e in particolare il raggiungimento di un accordo di libero scambio. Il successivo mandato negoziale europeo, approvato nel 1991, poneva l unione doganale tra i Paesi del GCC come condicio sine qua non per avviare i negoziati per il libero scambio. Dopo la sospensione dei negoziati nel 2008, avvenuta per volontà dei sei Paesi che compongono il CCG, l Unione Europea sta nuovamente conducendo le trattative per la conclusione di un accordo di libero scambio. Rapporti informali tra i negoziatori si sono svolti per appurare se una base di azione comune può essere trovata al fine di concludere i negoziati, finora tuttavia senza successo. 4 Una crescita degli scambi si è registrata soltanto a partire dal 2001. Parallelamente al rilancio dell unione doganale da parte del GCC, l UE ha approvato nel 2001 un nuovo mandato negoziale che non è più, come il precedente, incentrato sul solo interscambio commerciale ma riguarda anche la liberalizzazione del commercio di servizi, la proprietà intellettuale, la concorrenza, gli appalti pubblici, la cooperazione doganale e le barriere non tariffarie al commercio. 4 European Commission Directorate-General for Trade - http://ec.europa.eu/trade/policy/countries-and-regions/regions/gulf-region/ 10

Scambi commerciali UE C.C.G. TOTAL GOODS: EU TRADE (27) FLOWS AND BALANCE, ANNUAL DATA 2003-2012 Fonte: European Commission Directorate-General for Trade, novembre 2013 Scambi commerciali Italia - C.C.G. L interscambio con l Italia è cresciuto negli anni fino a raggiungere nel 2008 un totale di circa 16,5 miliardi di euro (+19% medio annuo dal 2004 al 2008). Nel 2009 la crisi internazionale ha dato luogo a una riduzione di questo importo a 11,3 miliardi di euro (-31,5% a/a) ma a partire dal 2010 gli scambi sono risaliti fino a raggiungere nel 2012 i 22,9 miliardi di euro (+27% medio annuo). I dati relativi al 2013 evidenziano una contrazione. Il peso degli scambi dei Paesi GCC sulla bilancia commerciale italiana è stato di circa il 3% nel 2013. Le esportazioni italiane hanno riguardato prevalentemente macchine e macchinari meccanici per una quota pari a circa il 26% del totale esportato dall Italia nel 2013. Si è trattato in particolare di macchine per impieghi speciali e generiche, per il settore minerario estrattivo, per la lavorazione dei metalli, di pompe, di processori e valvole, seguiti da manufatti vari (16% ca.), dei metalli e lavorati in metallo (9,5%), soprattutto tubi, condotti, ferro e acciaio, alluminio, dai prodotti petroliferi raffinati (9%) e degli apparecchi elettrici (7%), tra cui spiccano apparecchiature per le reti di distribuzione e il controllo dell elettricità, cavi elettrici, generatori e trasformatori. Gennaio - ottobre 2013 (Valori in milioni di euro - Variazione percentuale sullo stesso periodo del 2012) Paese Importazioni IT Esportazioni IT Saldo Valore Variazione % Valore Variazione % Valore Arabia Saudita 4914,2-22,6 3743,6 16,5-1170,6 Bahrain 140,6-5,9 130,7-20,6-9,9 EAU 1190 108,1 4611,1 2,5 3421 Kuwait 84,7-5,6 652,2-7,8 567,5 Oman 123,5 68,9 356,1 7,1 232,6 Qatar 1573,6-15,8 916,4-15,2-657,2 11

ARABIA SAUDITA L Arabia Saudita, con un PIL la cui crescita media annua si attesta intorno al 5%, è la 20esima potenza economica al mondo e conta per il 45% del PIL dell area del Golfo e per il 25% di quello dell area Middle East and North Africa (MENA). Negli ultimi anni, il peso del settore non-oil sul PIL dell'arabia Saudita è costantemente cresciuto, grazie agli sforzi intrapresi per una maggiore diversificazione della struttura produttiva. Secondo le stime più recenti, il reddito pro-capite crescerà dai 18.400 Euro registrati nel 2011, ai 26.200 Euro previsti per il 2020. L Arabia Saudita si trova nel cuore dell area MENA ed occupa circa l 80% della Penisola arabica. Il Paese, che si estende dal Mar Rosso ad ovest fino al Golfo Arabo ad est, ha una superficie di 2.240.000 Kmq ed è il 14º più grande del mondo. L Arabia Saudita è collocata al crocevia tra Africa e Asia e, per la sua vicinanza all Europa ed ai Paesi emergenti dell Estremo Oriente, riveste un importanza particolare come punto di transito degli scambi da e per il Vecchio Continente. Un quarto delle riserve di greggio del pianeta (circa 260 mld di barili) si trovano in Arabia Saudita (1 Paese al mondo anche per produzione); il Regno dispone inoltre di circa un 4% delle riserve mondiali di gas naturale (pari a 7,3 mila miliardi di metri cubi), collocandosi così al 4 posto. Alle imprese locali vengono garantite forniture di gas ed energia elettrica a prezzi favorevoli. I consumatori industriali locali pagano solo 0,025 Euro per ogni Kwh di elettricità. Il costo medio della benzina è di 0,125 Euro al litro, mentre quello del diesel è di soli 0,05 Euro/l. Il Regno è il 1 Paese nel mondo arabo per dimensione degli investimenti diretti esteri in entrata e si colloca al 1 posto tra le venti principali economie del mondo per grado di attuazione delle decisioni assunte in ambito G20. L Arabia Saudita, su 183 Paesi, si colloca al 10º posto per equità del sistema fiscale (Rewarding Tax System), al 12º per contesto normativo più favorevole allo sviluppo di imprese ed affari (Ease Doing Business), al 18º posto per quanto concerne la competitività economica (Global Competitiveness Index) e al 1 posto per facilità di registrazione delle proprietà. Si segnalano l assenza di tassazione sul reddito personale, l obbligo per le società investitrici di pagare solo il 20% sul profitto netto (Corporate Tax) e la possibilità per le realtà estere o miste di usufruire di programmi di finanziamento locali, regionali ed internazionali: Arab Fund for Economic and Financial Development 12

(AFESD), Islamic Development Bank (IDB), Arab Monetary Fund, Arab Trade Financing Fund, Real State Development Fund, Saudi Industrial Development Fund (SIDF). Infine, operano nel Paese 12 banche commerciali che offrono prestiti per finalità d impresa. Indicatori sociali e demografici Lingua: arabo. Religione: Musulmana (85-90% Sunniti, 10-15% Sciiti). Moneta: Riyal Saudita con tasso di cambio di 0.19 euro per Riyal. Popolazione: 27,3 milioni (più del 30% sono immigrati). Struttura demografica (quota %): 0-14 anni: 27,6% 15-24 anni: 19,3% 25-54 anni: 45,4% 55-64 anni: 3,2% over 65 anni: 3,1% Età media: 26,4 anni Tasso di crescita della popolazione: 1,49% Rapporto maschi/femmine: 1,2 a 1 Aspettativa di vita: 74,8 anni Piramide delle età Principali indicatori geografici Superficie: 2,149,690 km 2 Clima: deserto arido, temperature estreme. Punti estremi: Golfo Persico : 0 m. Jabal Sawdà 3,133 m. Fuso orario: UTC/GMT +3. L ora non cambia durante il periodo estivo, pertanto ci sono sempre 2 ore di differenza fra Greenwich e l'arabia Saudita in estate, e 3 in inverno. 13

Profilo politico Capitale e sede di governo: Riyadh Politica interna L Arabia Saudita è una monarchia assoluta, con un sistema politico-istituzionale basato su una rigida applicazione della legge islamica (Sharia) e su una interpretazione della religione islamica di stampo tradizionalista (wahabita). Il corpus legislativo e l attività giurisdizionale si fondano sul diritto religioso. La formazione di partiti politici è vietata, così come qualsiasi forma di dissenso, di manifestazione e di associazionismo politico o sindacale. I numerosi membri della famiglia Al Saud (alcune migliaia) dominano la vita politica con un accorta condivisione del potere con i principali gruppi tribali ed i vertici religiosi. Gli immensi giacimenti di petrolio e gas e la presenza dei due più importanti luoghi sacri dell Islam (Mecca e Medina), conferiscono all Arabia Saudita un peso geo-economico, politico e morale senza pari nel mondo musulmano. La cronica staticità del sistema politico, le incertezze legate alla successione al trono e l'elevata disoccupazione giovanile costituiscono le principali sfide alla stabilità di lungo periodo del Paese, rimasto peraltro immune dai fermenti delle "primavere arabe". A ciò va ad aggiungersi la possibilità di tensioni come risultato di movimenti di protesta popolare in atto in altri Paesi arabi o in reazione alla persistente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, mentre il terrorismo interno, grazie ad una capillare azione di lotta all'estremismo condotta dalle Autorità, può ora considerarsi pressoché debellato. Analoghe preoccupazioni sono rivolte al malcontento delle comunità sciite prevalentemente concentrate nella Provincia Orientale, come l area di Qatif (ricca di giacimenti petroliferi), che potrebbero subire l influenza dei movimenti di protesta avviati dai correligionari in Bahrain. Tra i potenziali fattori di rivendicazioni sociali va, infine, annoverata la condizione della donna, ancora oggi priva di piena capacità giuridica e soggetta a restrizioni dovute agli usi e costumi locali. Tali fattori non sembrano tuttavia mettere in dubbio il mantenimento della capacità di governo del Paese da parte degli Al Saud, in particolare di Re Abdullah, anche grazie all azione di un imponente apparato di sicurezza. Da tempo, tuttavia, si sono manifestate istanze di riforma e di apertura del sistema politico che peraltro al momento non hanno mai messo in dubbio la legittimità della casa regnante da parte di gruppi di intellettuali ed accademici. Merita di essere ricordato che il Principe ereditario Salman gode della fama di persona pragmatica e moderata. Gli osservatori internazionali continuano a dividersi sul giudizio in merito al futuro del Paese: se alcuni sottolineano infatti il pragmatismo di Re Abdullah, teso ad alleviare le tensioni tra modernità e tradizione nel Regno attraverso l introduzione di moderate riforme che intendono assicurare la tenuta del fragile tessuto sociale saudita, molti altri registrano piuttosto le spinte centrifughe della borghesia emergente e la resistenza al cambiamento dei poteri conservatori della società. Relazioni internazionali L'Arabia Saudita si conferma quale attore geopolitico di assoluto rilievo nello scacchiere mediorientale, con uno specifico interesse per la stabilità regionale (soluzione del conflitto israelo-palestinese e contenimento della minaccia nucleare iraniana) e ambizioni crescenti a giocare un ruolo chiave in seno al Consiglio di Cooperazione del Golfo e alla Conferenza della Cooperazione Islamica. Del primo, con sede a Riad, fanno parte anche Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar mentre la seconda, con sede a Gedda, conta 56 Stati membri. L Arabia Saudita è membro dell FMI, della Banca Mondiale e del WTO (dal 2005). Il Paese non ha posizioni debitorie nei confronti dell FMI e non è beneficiario di alcun progetto finanziato dal gruppo di Banca Mondiale. Particolarmente significativo, dal punto di vista del riconoscimento dello status di economia emergente, l ingresso nel G20 sancito al vertice di Washington del novembre 2008. Sul fronte dei rapporti con l Unione Europea, permangono le note difficoltà che da oltre vent anni impediscono l adozione di un Accordo di libero scambio UE-Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC): le sei monarchie del Golfo, mentre si oppongono all inserimento di una clausola sul rispetto dei diritti umani voluta da Bruxelles, mantengono (Riad in particolare) una posizione di chiusura sulla richiesta europea di ridurre i dazi all esportazione, che, oltre ad essere in contrasto con le norme OMC, incidono negativamente sull accesso al mercato degli idrocarburi. Nel 2012 si sono registrati 5 ricorsi contro l Arabia Saudita presso il Centro di Arbitrato e di mediazione della World Intellectual Property Organisation (WIPO). 14

Profilo economico Quadro macroeconomico Tradizionalmente legata alle esportazioni di petrolio e all'impiego di lavoratori stranieri, l'economia saudita attraversa una fase di transizione in cui la crescita è sempre più guidata dai settori non-oil ed il settore privato registra un incremento dell'impiego di lavoratori sauditi. Occupazione, urbanizzazione e gestione delle risorse energetiche sono le principali sfide per il Paese che registra un positivo trend demografico. Con un tasso di crescita superiore al 6% nel periodo 2008-12, l'arabia Saudita si posiziona tra le prime economie del G20. Dopo il picco del + 8,6% registrato nel 2011, frutto dell'incremento nella produzione petrolifera e della politica fiscale espansiva, nel 2012 si è registrato un tasso di crescita del 5%. Le migliori performance si registrano nei settori non-oil, in particolare nei settori manifatturiero, dei trasporti e del commercio all'ingrosso e al dettaglio. Crescente è il peso del settore privato nell'economia saudita, sostenuto da robusti investimenti statali, da una elevata domanda interna e dall'ampia disponibilità di credito da parte delle banche locali. Nel corso del biennio 2011-12, il Regno si è impegnato ad incrementare la propria produzione petrolifera per far fronte alla drastica riduzione delle esportazioni causate dalle note tensioni geopolitiche che hanno interessato vari paesi produttori, in primo luogo la Libia, nonché dalle sanzioni sull'export iraniano. L'accresciuta offerta petrolifera da parte saudita ha permesso di stabilizzare il mercato del greggio, evitando che eventuali 'shortages', dal lato dell'offerta di petrolio, avessero negative ripercussioni sulla crescita economica mondiale. Il suddetto aumento della produzione petrolifera ed il contestuale incremento nei prezzi del greggio hanno permesso al Paese di incrementare i ricavi dal settore e di accumulare un surplus di bilancia commerciale e fiscale (surplus primario pari al 12,4% del PIL). Il rapporto debito pubblico/pil è conseguentemente sceso sotto la soglia del 4%. L'inflazione è aumentata (3.8% a maggio 2013) a causa dell'incremento dei prezzi dei generi alimentari e delle abitazioni ma si attende una riduzione negli ultimi mesi dell'anno in corso, anche in considerazione dei minori stimoli fiscali all'economia. Il tasso medio di disoccupazione in Arabia Saudita si attesta al 5,8%. Il dato diventa, tuttavia, più elevato (12%) se si considerano i soli sauditi; tra questi, il 30% dei giovani e il 35% delle donne sono disoccupati. La maggior parte dei sauditi sono inoltre impiegati nel settore pubblico, mentre quello privato ha tradizionalmente visto una presenza maggioritaria di lavoratori stranieri. Principale motore della crescita saudita è stata ed è tuttora la spesa pubblica, sia corrente (sussidi e salari) che per investimenti, finanziata attraverso i ricavi derivanti dalla vendita di petrolio. Nei prossimi anni si attende una riduzione della spesa pubblica, soprattutto in investimenti, a fronte di una possibile flessione nelle esportazioni di petrolio, frutto di un incremento del consumo interno ma anche di una maggiore offerta da parte di altri Paesi, principalmente Iraq e Stati Uniti. Ciò detto, le prospettive economiche per il Paese sono positive. Il tasso di crescita reale per il 2013 è stimato al + 4.2% e al 4.4% per il 2014. A fronte dell'attesa riduzione nella produzione petrolifera rispetto al 2012 (-3.3%), la crescita nei settori nonoil, in particolare infrastrutture e trasporti, rimarrà solida. Nonostante la prevista riduzione nella spesa pubblica, il settore privato continuerà ad essere sostenuto da una domanda interna potenzialmente in ulteriore aumento, a seguito di auspicabili riforme del mercato del lavoro e della disciplina sul salario minimo, nonché dai crediti concessi dagli istituti finanziari. Le prospettive macroeconomiche saudite dipendono essenzialmente da due fattori: la stabilità politica del Paese e l'andamento dei prezzi del petrolio. Sul primo fronte, è noto che il Paese si confronta con la sfida di un rinnovamento della leadership reale. La stabilità politica del Paese è determinante cruciale del suo outlook economico, incidendo sulla fiducia dei consumatori e degli investitori interni ed esteri. Quanto al settore petrolifero, esso resta comunque una componente essenziale dell'economia saudita e da esso dipendono ancora largamente le prospettive economiche del Paese. 15

Dove investire Macchine per la lavorazione della plastica. Il settore dell industria della plastica trova nel mercato saudita un favorevole collegamento ed incentivo di sviluppo nel facile accesso alle materie prime offerte dall industria petrolchimica (3 al mondo per rilevanza). L importanza del settore è confermata dal fatto che il 70% delle attuali esportazioni saudite non-oil sono costituite da prodotti petrolchimici e da prodotti della plastica, anche se per questi ultimi il peso esportativo è meno rilevante. Il petrolchimico prodotto nella città industriale di Jubail rappresenta ben il 7% del Pil. Rilevante è anche il contributo allo sviluppo del settore petrolchimico della città industriale di Yanbu (prodotti petrolchimici di base ed intermedi). L obiettivo saudita è ora rivolto ad una fase successiva di sviluppo, verso la produzione di derivati secondari, quali prodotti plastici finiti di alta tecnologia. Macchine per il trattamento dei prodotti alimentari e bevande e macchine per il confezionamento. Il mercato dei prodotti alimentari e delle bevande è in costante crescita. Notevole è infatti la dipendenza del mercato saudita dall importazione dei prodotti alimentari, il cui peso medio sull import globale è di circa il 15%. La dipendenza dall estero e la forte crescita demografica (circa 3% annuo), non possono non avere un effetto di stimolo per lo sviluppo della locale industria alimentare e delle bevande, con conseguente notevole aumento delle importazioni di macchine del relativo settore. Parallelamente è in crescita anche l industria del confezionamento, settore indicato tra quelli prioritari dal National Industrial Clusters Development Program. L'NICDP è un ente di recente costituzione alle dipendenze del Ministero dell Industria, che ha il compito di favorire lo sviluppo delle infrastrutture a sostegno del programma per la creazione di filiere industriali. Macchine per costruzioni edili ed infrastrutturali e macchine per il vetro. Le opportunità offerte da questi settori derivano dalla crescita assai dinamica del comparto delle costruzioni e dell edilizia abitativa, che negli ultimi anni ha registrato un incremento di circa il 7% annuo. La crisi globale ha solo rallentato in parte in Arabia Saudita la crescita di tale settore, che è sostenuto da notevoli investimenti pubblici e da una solida domanda interna. Solo meno del 30% dei sauditi è proprietario di casa, circostanza che, unitamente all elevato tasso di crescita demografica, determina una forte domanda di abitazioni con effetto espansivo anche sull indotto e sull industria dei materiali da costruzione. Macchine ed utensili per la lavorazione dei metalli e macchine per impiego nel settore metallurgico. Il programma di sviluppo delle diverse città economiche e delle città industriali di Jubail e Yanbu, unitamente al piano saudita volto alla diversificazione industriale, nonché al National Industrial Clusters Development Program (NICDP), indicano quello della lavorazione metalli come uno dei settori principali di interesse facendo prevedere significative opportunità di sviluppo per tali settori. Attrezzature e macchinari per il settore petrolifero. Il petrolio rappresenta il motore dell economia dell Arabia Saudita, con una dotazione di circa un quarto delle riserve mondiali di greggio (stimate ad oltre 260 miliardi di barili). La capacità estrattiva giornaliera attualmente è di 12,5 milioni di barili al giorno. La scoperta di nuovi siti estrattivi, lo sviluppo e l ammodernamento di quelli già attivi, nonché le necessarie sostituzioni che negli anni si rendono necessarie nei diversi impianti, lasciano immaginare quale dimensione possa avere il mercato del settore in questione. L Italia vanta da sempre una propria specializzazione nella tecnologia della produzione delle valvole e dei tubi da utilizzare nell industria petrolifera, sia terrestre che marina. Tuttavia le potenzialità per le nostre imprese operanti nel settore sono certamente superiori a quanto già le stesse riescono a raccogliere sul mercato, considerati anche i costanti ingenti investimenti previsti dal governo saudita per l industria petrolifera. Si segnala tuttavia che non possono, in nessun caso, essere oggetto di investimenti stranieri specifici settori, elencati in un apposita negative l108108ist. La lista completa si trova sul sito del Supreme Economic Council del Regno. Ease of doing business index (1=most business-friendly regulations) Il World Bank Doing Business Report 2014 ha classificato l Arabia come 26 su 189 Paesi per facilità di fare affari. Un alto posizionamento nella classifica significa che il quadro normativo è più favorevole per l'avvio e il funzionamento di una impresa locale. Questo indice misura la media percentile del Paese su 10 argomenti, costituiti da una serie di indicatori, dando pari peso ad ogni argomento. La classificazione si riferisce al giugno 2013. 16

Cenni sul sistema legale dell'arabia Saudita (A cura dello Studio Legale DLA Piper Saudi Arabia) Il contesto politico L Arabia Saudita è una monarchia assoluta, con un sistema politico-istituzionale basato su una rigida applicazione della legge islamica (Shari'a) e su una interpretazione della religione islamica di stampo tradizionalista (wahabita). Il corpus legislativo e l attività giurisdizionale si fondano sul diritto religioso (Shari'a) benché esista un corpo di leggi "secolari" pressoché in ogni ambito della vita economica (leggi societarie, finanziare, bancarie, commerciali, giuslavoristiche, ecc). Gli immensi giacimenti di petrolio e gas, e la presenza dei due più importanti luoghi sacri per l Islam (Mecca e Medina), conferiscono all Arabia Saudita un peso geo-economico, politico e morale senza pari nel mondo musulmano. La cronica staticità del sistema politico, le incertezze legate alla successione al trono e l'elevata disoccupazione giovanile costituiscono le principali sfide alla stabilità di lungo periodo del Paese, mentre il terrorismo interno, grazie ad una capillare azione di lotta all'estremismo condotta dalle Autorità, può ora considerarsi pressoché debellato. Analoghe preoccupazioni sono rivolte al malcontento delle comunità sciite prevalentemente concentrate nella Provincia Orientale, come l area di Qatif (ricca di giacimenti petroliferi), che potrebbero subire l influenza dei movimenti di protesta avviati dai correligionari in Bahrain. Tali fattori non sembrano tuttavia mettere in dubbio il mantenimento della capacità di governo del Paese da parte della casa regnante degli Al Saud, in particolare di Re Abdullah, anche grazie all azione di un imponente apparato di sicurezza. Merita di essere ricordato che il Principe ereditario Salman, così come Re Abdullah, gode della fama di persona pragmatica e moderata. L'Arabia Saudita si conferma quindi quale attore geopolitico di assoluto rilievo nello scacchiere mediorientale, con uno specifico interesse per la stabilità regionale (soluzione del conflitto israelo-palestinese e contenimento della minaccia nucleare iraniana) e ambizioni crescenti a giocare un ruolo chiave in seno al Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) e alla Conferenza della Cooperazione Islamica. Del primo, con sede proprio a Riad, fanno parte anche Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar; la seconda, anch'essa con sede in Arabia Saudita (Gedda), conta 56 Stati membri. L Arabia Saudita è membro dell FMI (Fondo Monetario Internazionale), della Banca Mondiale e, dal 2005, del WTO (World Trade Organisation / Organizzazione Mondiale del Commercio). Il Paese non ha posizioni debitorie nei confronti dell FMI e non è beneficiario di alcun progetto finanziato dal gruppo di Banca Mondiale. Particolarmente significativo dal punto di vista del riconoscimento dello status di economia emergente l ingresso nel G20 sancito al vertice di Washington nel novembre 2008. Sul fronte dei rapporti con l Unione Europea, permangono le note difficoltà che da oltre vent anni impediscono l adozione di un Accordo di libero scambio UE-Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC). Le sei monarchie del Golfo si oppongono all inserimento di una clausola sul rispetto dei diritti umani voluta da Bruxelles e mantengono (Riad in particolare) una posizione di chiusura sulla richiesta europea di ridurre i dazi all esportazione, che, oltre a essere in contrasto con le norme del WTO, incidono negativamente sull accesso al mercato degli idrocarburi 5. L'outlook economico Tradizionalmente legata alle esportazioni di petrolio e all'impiego di lavoratori stranieri a basso costo, l'economia saudita attraversa una fase di transizione in cui la crescita è sempre più guidata dai settori non petroliferi mentre il settore privato registra un incremento dell'impiego di lavoratori sauditi. Occupazione, urbanizzazione e gestione delle risorse energetiche sono le principali sfide per il Paese. Con un tasso di crescita superiore al 6%, nel periodo 2008-2012, l'arabia Saudita si posiziona tra le prime economie del G20. Dopo il picco del + 8,6% registrato nel 2011, frutto dell'incremento nella produzione petrolifera e della politica fiscale espansiva, nel 2013 si è registrato un tasso di crescita del 4,2%, mentre il tasso di crescita reale è stimato al 4.4% per il 2014. Le migliori performance si registrano nei settori non-oil, in particolare nei settori manifatturiero, dei trasporti e del commercio all'ingrosso e al dettaglio. Crescente è il peso del settore privato nell'economia saudita, sostenuto da robusti investimenti statali, da un'elevata domanda interna e dall'ampia disponibilità di credito da parte delle banche locali. 5 Fonte: InfoMercatiEsteri 17

Il suddetto aumento della produzione petrolifera ed il contestuale incremento nei prezzi del greggio hanno permesso al Paese di incrementare i ricavi dal settore e di accumulare un surplus della bilancia commerciale e fiscale (surplus primario pari al 12,4% del PIL). Il rapporto debito pubblico/pil è conseguentemente sceso sotto la soglia del 4%. Nonostante la prevista riduzione nella spesa pubblica nei prossimi anni, il settore privato continuerà ad essere sostenuto da una domanda interna potenzialmente in ulteriore aumento - a seguito di auspicabili riforme del mercato del lavoro e della disciplina sul salario minimo - nonché dai crediti concessi dagli istituti finanziari. Come detto, un enfasi particolare viene posta sulla diversificazione economica indirizzata soprattutto al settore petrolchimico e alle infrastrutture ma che riguarda, con prospettive interessanti nel lungo periodo, anche il terziario. Inoltre molta importanza viene attribuita allo sviluppo del capitale umano attraverso la formazione a tutti i livelli, a cui viene indirizzato oltre il 50% della spesa complessiva del piano quinquennale vigente. Le risorse per il settore socio-sanitario costituiscono il 19% del totale, mentre il 15,7% è riservato allo sviluppo delle infrastrutture. Infine, al settore dei trasporti e delle telecomunicazioni e a quello dell'edilizia vengono destinati rispettivamente il 7,7% e il 7% delle allocazioni finanziarie. Il bilancio per il 2013 ha previsto un livello di spesa pari a 218 miliardi di dollari ed entrate pari a 221 miliardi di dollari. Si tratta del piu ingente programma annuale di spesa mai adottato dall'arabia Saudita 6. Possibilità di business per le aziende italiane L'interscambio commerciale italo-saudita ha registrato nel biennio 2011-2012 un incremento esponenziale, con un picco del + 82% nel 2011 rispetto all'anno precedente, ed un ulteriore + 7,1% nel 2012, per un valore totale di 11,5 miliardi di euro. Nel periodo gennaio-marzo 2013 si è registrato un incremento delle esportazioni italiane verso il Paese del + 25,1% rispetto allo stesso periodo del 2012. Tra i settori prevalenti nell'export italiano verso il Regno figurano, al primo posto, i macchinari, seguiti dai prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio e dalle apparecchiature elettriche (elaborazioni ICE su dati ISTAT). Sul fronte istituzionale, dal 1 gennaio 2010 è in vigore l Accordo per evitare la doppia imposizione. Negli anni scorsi sono state concluse le intese quadro per i settori prioritari (università, formazione, sanità), mentre la Commissione mista del 2009 ha tracciato le direttrici principali per lo sviluppo della collaborazione in ambito economico. Il "Made in Italy, per un cliente saudita ad alto potere d acquisto, resta sempre identificato con gli articoli a forte componente di lusso, esclusività e di elevata sofisticazione. I macchinari italiani non solo continuano a costituire un riferimento per svariati settori dell industria saudita, ma la loro esportazione tende ad espandersi accompagnando la crescita dell economia saudita. Si riscontra tuttavia una sempre più agguerrita concorrenza di altri produttori e fornitori esteri (specialmente asiatici) per i prodotti di media qualità e di largo consumo: in particolare abbigliamento, mobili e arredamento, materiali da costruzione, articoli da regalo, montature oftalmiche, occhiali da sole e, sempre più, anche macchinari industriali. Gli investimenti italiani verso l Arabia Saudita si concentrano verso i settori più rilevanti dell economia saudita: petrolchimico, edilizia ed alimentare. Vi sono buone prospettive di incremento della presenza italiana nel settore dei servizi ed in altri settori che via via vengono esclusi dalla negative list riservata agli investitori locali. Diversi gruppi italiani del settore petrolchimico e dell impiantistica continuano ad aggiudicarsi importanti contratti in relazione alla costruzione e/o all ampliamento dei complessi petrolchimici e delle raffinerie di Rabih, Yanbu e Jubail. Anche nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture le società italiane sono presenti con svariati progetti. Normativa commerciale e sugli investimenti esteri indiretti L'operatore commerciale straniero, a qualunque Paese terzo esso appartenga, per potersi radicare o fare business in Arabia Saudita (con ciò includendo anche la possibilità di partecipare a gare pubbliche nel settore civile) 7 deve necessariamente affidarsi ad uno sponsor locale (sottoscrivendo, a seconda dei casi, un accordo di agenzia, distribuzione o franchising con una società commerciale saudita) ovvero costituendo, con o senza partner locale (salvo le eccezioni analizzate nel paragrafo successivo), una società registrata in Arabia Saudita. 6 Fonte: InfoMercatiEsteri 7 Nel settore della difesa, gli acquisti generalmente avvengono per licitazione privata 18

I contratti commerciali (agenzia, distribuzione e franchising) sono regolati dalla Commercial Agencies Law (Decreto Reale No. M/11 del 22 luglio 1962 e relativo regolamento attuativo). La Commercial Agencies Law richiede, tra l'altro, che l'agente commerciale sia necessariamente un cittadino saudita ovvero una società locale partecipata interamente da sauditi. Indubbiamente, ciò rappresenta una misura protezionistica a favore dell'economia e degli interessi locali, peraltro in linea con la normativa commerciale di tutti gli altri Paesi del GCC. Tuttavia, si noti che per quanto riguarda la penetrazione nel mercato tramite franchising o distribuzione, è possibile - grazie alla Foreign Investment Law del 2000 - la costituzione di società di distribuzione o franchising a maggioranza straniera purché, tra l'altro, il 25% del capitale sia partecipato da uno o più soci sauditi e il socio straniero versi SAR 20 milioni (ca. Euro 4,000,000) per la propria quota di capitale sociale. La normativa commerciale richiede di formalizzare il rapporto con il partner locale mediante la stipulazione di un apposito testo contrattuale e di registrare il medesimo all'agency Department presso il Ministry of Commerce and Industry ("MOCI") entro tre mesi dalla sua stipula. La mancata registrazione del contratto non determina tuttavia la nullità dello stesso ma solo l applicabilità di sanzioni, sia a carico del preponente, sia a carico dell agente. Si noti che una volta che il contratto viene registrato al MOCI, il preponente, franchisor o fornitore non potrà sottoscrivere altri contratti di agenzia, se il precedente contratto non venisse prima de-registrato. Se la deregistrazione non è accordata o viene ingiustamente ritardata, il preponente straniero potrà rivolgersi alla Committee for Conciliation of Commercial Agency Disputes che è stata istituita presso la Camera di Commercio nel 1992, e, in ultima istanza, alla Board of Grievances. Si noti che in Arabia Saudita (a differenza del Kuwait, ad esempio) l'agente commerciale non ha diritto ad alcuna indennità di fine rapporto, in caso di risoluzione o mancato rinnovo del contratto. Vi sono, tuttavia, altre indennità previste per legge a favore dell'agente (ad es. certi costi sostenuti per l'apertura di showrooms) che possono però essere esclusi, con l'accordo delle parti. Previo consenso con la propria controparte contrattuale, in Arabia Saudita è altresì possibile, per i preponenti o fornitori stranieri, far impiegare elementi del proprio staff presso l'agente o distributore locale e stipulare, con quest'ultimo, un service agreement che individui le mansioni (ad esempio, gestione del marketing) che tale staff svolgerà per conto del preponente o fornitore. Qualunque sia il tipo di accordo di distribuzione è necessario disciplinare esplicitamente e chiaramente vari aspetti quali, ad esempio, le modalità di risoluzione o scadenza del contratto, in particolar modo relativamente alla tutela dei correlati diritti di proprietà intellettuali quali marchi, brevetti, know-how, fornitura di ricambi e servizi di manutenzione in garanzia, e tutte le informazioni confidenziali di cui il distributore sia venuto a conoscenza durante il rapporto, impedendone qualsiasi tipo di utilizzo successivamente alla cessazione. Nel 1981, il MOCI ha predisposto un modello contrattuale (poi modificato nel 1983) la cui utilizzazione, pur non obbligatoria, è consigliata al fine di ottenere la registrazione del contratto presso il Ministero stesso. Si noti poi che in Arabia Saudita non vi è alcuna normativa ad hoc a protezione del consumatore e che, infine, non è infrequente che gli stranieri stabiliscano dei Technical and Scientific Offices ("TSO") in Arabia Saudita allo scopo di controllare e coordinare il lavoro degli agenti locali e prestare assistenza tecnica post-vendita. Normativa sugli investimenti esteri diretti La normativa di riferimento per gli investimenti diretti esteri in Arabia Saudita è contenuta nella Foreign Investment Law del 2000 e relativo regolamento attuativo, nella Anti Commercial Covering Up Law (Antifronting Law) del 2004 e nella Company Law (Royal Decree n. 6 datato 22/3/1385H). Al fine di promuovere gli investimenti esteri nel paese è stata costituita la Saudi Arabian General Investment Authority ("SAGIA") 8, la quale ha il compito di sostenere la crescita economica del Paese attraverso la creazione di condizioni ottimali di competitività e di internazionalizzazione. SAGIA è principalmente responsabile dell emissione delle licenze commerciali agli investimenti diretti (costituzione o acquisizioni di società) in Arabia Saudita da parte di investitori stranieri. Tali investimenti diretti possono essere di due tipi: (a) società miste tra investitori sauditi ed esteri nei settori dove ciò è consentito da SAGIA; e (b) società interamente di proprietà di investitori stranieri, salvo il caso dei settori esclusi e per quelli per i quali è necessaria la presenza di un local partner. Per quanto riguarda il punto (a), il Supreme Economic Council emette e aggiorna periodicamente una lista (c.d. negative list) di settori e attività che non possono in alcun modo essere oggetto di investimento straniero, neppure attraverso partecipazioni di minoranza. Tra questi settori si citano, ad esempio, quelli relativi all'agenzia commerciale, alla estrazione e lavorazione del petrolio, alla intermediazione immobiliare, alla stampa e pubblicazione (salvo alcune eccezioni) e agli investimenti immobiliari nelle aree di Mecca e Medina. Per quanto riguarda il punto (b), si ricorda, ad esempio, che nel caso si voglia costituire una società di distribuzione di prodotti, occorrerà riservare almeno il 25% del capitale sociale ad uno o più investitori sauditi. 8 http://www.sagia.gov.sa/ 19