Il movimento operaio e contadino in Italia dagli inizi del Novecento alla fine della seconda guerra mondiale

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Il movimento operaio e contadino in Italia dagli inizi del Novecento alla fine della seconda guerra mondiale 1. La svolta giolittiana Con la nascita del nuovo governo Zanardelli-Giolitti (1901), si apre una stagione favorevole alla crescita politica del movimento operaio italiano e delle sue organizzazioni. Il nuovo governo, infatti, stabilisce un dialogo positivo con le masse popolari e avvia una politica di riforme: approva leggi che limitano lo sfruttamento del lavoro minorile e femminile nelle fabbriche; promuove la tutela dei lavoratori nella vecchiaia e negli infortuni; assicura importanti servizi pubblici come l elettricità, il gas e i trasporti; infine assume un atteggiamento di neutralità nei confronti dei conflitti di lavoro. Le conseguenze di tale politica si riflettono positivamente sulle condizioni di vita dei lavoratori, con un deciso incremento dei salari sia nell industria, sia nell agricoltura. Tali risultati sono tuttavia limitati all Italia settentrionale: la politica nordista di Giolitti accentua infatti il divario nord-sud e favorisce la crescita dell emigrazione. 1

2. Il PSI nell età giolittiana Nell età giolittiana tre correnti si confrontano e si scontrano all interno del Partito Socialista Italiano. Al centro si trova quella riformista (guidata da Turati), disponibile al confronto con il governo. Essa viene rafforzata, nel 1906, dalla nascita della Confederazione Generale del Lavoro (CGL), sindacato di orientamento riformista. A sinistra è invece posizionata la corrente del sindacalismo rivoluzionario, che sarà espulsa nel 1907, in seguito al fallimento del primo sciopero generale nazionale. A destra, infine, si trova quella revisionista (guidata da Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi), anch essa espulsa dal partito (nel 1912) in seguito al suo rifiuto di condannare apertamente la guerra mossa da Giolitti contro la Turchia per la conquista della Libia. È proprio l espulsione dei revisionisti a determinare lo spostamento a sinistra del PSI e il conseguente controllo del partito da parte della componente più rivoluzionaria, all interno della quale emerge la figura del nuovo direttore del quotidiano Avanti!, Benito Mussolini. 3. Cattolici e nazionalisti. La settimana rossa In questi stessi anni si sviluppa il movimento cattolico, all interno del quale si affermano i sindacati bianchi, particolarmente forti e organizzati nelle campagne. Inoltre, alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale, l affermazione del movimento nazionalista aggrava lo scontro politico e provoca una crisi irreversibile del sistema giolittiano. Essa si accentua nei giorni della settimana rossa (1914), durante il governo Salandra (succeduto a Giolitti dopo le sue dimissioni), nel corso della quale l Italia è sconvolta da scioperi e manifestazioni (che assumono caratteri insurrezionali nelle Marche e in Romagna), indetti in seguito all uccisione di tre dimostranti nel corso di una protesta antimilitarista ad Ancona. 2

4. Il movimento operaio e la prima guerra mondiale Lo scoppio della prima guerra mondiale contribuisce ad assestare il colpo di grazia alle speranze riformiste di Giolitti e ad aprire una fase critica nella vita politica italiana, destinata a sfociare, nel dopoguerra, nell affermazione del regime fascista. La dura realtà della guerra di trincea e la mancanza di preparazione dell esercito, costituito in gran parte da contadini e operai, favorisce gli episodi di insubordinazione e di ammutinamento, duramente repressi dal generale Cadorna. Contemporaneamente, in sintonia con quanto accade negli altri Paesi belligeranti, si rafforzano le correnti politiche contrarie alla guerra, in particolare all interno dei partiti socialisti, che vengono sistematicamente accusate di disfattismo da parte dei governi e delle forze reazionarie. 5. La sconfitta dei tentativi rivoluzionari nel dopoguerra Nell immediato dopoguerra, le conseguenze del conflitto determinano sconvolgenti difficoltà in tutti i campi della vita civile. Tra la fine del 1918 e l estate del 1920, sulla scia della rivoluzione russa del 1917 e della nascita dell Unione Sovietica, esplode il cosiddetto biennio rosso, nel corso del quale il movimento operaio europeo conosce un momento di travolgente avanzata politica, assumendo in alcune realtà (Austria, Germania, Ungheria, Italia), connotati rivoluzionari. Il 3

Partito Socialista Italiano, in cui prevale la corrente massimalista (rivoluzionaria), guida le agitazioni sociali nel nostro Paese: moti contro il caro-vita, scioperi nelle fabbriche e nelle campagne, occupazione di terre incolte al nord e al sud. In seguito all occupazione delle fabbriche (settembre 1920), si accentuano però le divisioni tra riformisti e rivoluzionari. Nel gennaio del 1921, nel corso del Congresso socialista di Livorno, le componenti massimaliste che si ispirano al governo rivoluzionario sovietico provocano una scissione nel PSI, dando vita al Partito Comunista d Italia. 6. L avvento del fascismo Le debolezze e le divisioni all interno del movimento operaio favoriscono la vittoria dello squadrismo fascista, un movimento violento guidato da Benito Mussolini (che nel 1914, convertitosi all interventismo, aveva abbandonato il PSI). La sua struttura militare (nella quale militano ex combattenti e reduci), la connivenza dei poteri pubblici (polizia e magistratura), il consenso di alcune categorie contadine (piccoli proprietari, mezzadri), insofferenti verso le crescenti conquiste del proletariato agricolo, favoriscono una rapida crescita dello squadrismo. Dopo la marcia su Roma e la nascita del primo governo guidato da Mussolini (1922), il graduale 4

smantellamento delle strutture dello Stato liberale si accompagna a una politica autoritaria contro il movimento operaio. A ciò si aggiunge, dopo il delitto Matteotti (1924), l adozione delle leggi fascistissime (1926), con le quali si procede alla proibizione dello sciopero e allo scioglimento di tutti i sindacati e partiti antifascisti. 7. Il ventennio fascista Nel corso del ventennio fascista, nonostante un aumento dell urbanizzazione e del settore industriale, l Italia rimane caratterizzata da una notevole arretratezza. La diminuzione di salari e consumi, in gran parte conseguenza del divieto posto alle rivendicazioni sindacali, spiega il minore consenso del regime tra le classi popolari, rispetto a quello ottenuto tra i ceti medi. Minoritario e ridotto alla clandestinità, l antifascismo è tuttavia attivo in questi anni soprattutto da parte dei comunisti e dei liberal-socialisti di Giustizia e Libertà (nucleo originario del Partito d Azione), mentre un nutrito gruppo di esuli, composto in particolare da socialisti e repubblicani, dà vita nel 1927 alla Confederazione antifascista. Pur in assenza di risultati concreti, l antifascismo riveste in questi anni un importante funzione di testimonianza, impegnandosi in particolare nella formazione dei gruppi dirigenti e delle linee politiche della futura Italia democratica. 8. Il risveglio operaio e la Resistenza La presenza dell antifascismo, in particolare di quello di matrice comunista, socialista e azionista, si fa sempre più attivo in seguito alla disastrosa sconfitta dell Italia fascista nel corso della seconda guerra mondiale. Sin dal marzo del 1943, prima dello sbarco anglo-americano in Sicilia, che determinerà il crollo definitivo del regime fascista, si assiste al risveglio operaio. Una serie di scioperi, i primi in Italia dopo diciotto anni di dittatura, investono numerose fabbriche del nord, mentre cresce tra la popolazione il malcontento contro la guerra, i bombardamenti, la fame e il regime. Nonostante i tentativi di intimidazione e repressione messi in atto dalle autorità fasciste, la partecipazione operaia è massiccia e gli scioperi si concludono con apprezzabili conquiste salariali. Nelle settimane successive il movimento operaio si salda con la lotta partigiana, combattendo contro i tedeschi e i fascisti della Repubblica Sociale Italiana. L adesione del proletariato urbano e rurale alla Resistenza, culminata nell insurrezione generale dell Italia settentrionale, il 25 aprile del 1945, è motivato, oltre che dalla sete di libertà e da motivazioni 5

patriottiche, dalla speranza di costruire, sulle ceneri del fascismo, una società fondata su una reale uguaglianza. 6