La Crisi dei Salari. Crescita, Occupazione e Redditi perduti negli anni Duemila. Istituto per le ricerche economiche e sociali.



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Transcript:

Istituto per le ricerche economiche e sociali La Crisi dei Salari Crescita, Occupazione e Redditi perduti negli anni Duemila presentazione a cura di: Agostino Megale Riccardo Sanna Lorenzo Birindelli Giuseppe D Aloia Riccardo Zelinotti CGIL Nazionale, 27/9/2010, Sala Santi

Pagella del decennio 2001-2010 Crescita Occupazione Produttività Inflazione Salari Debito pubblico Bilancia dei pagamenti più zero zero zero meno più meno Voto Sistema-Italia zero 2

Scenario macro: la crescita persa, l occupazione perduta, la finanza pubblica dispersa. 3

La crescita persa negli anni Duemila 2001-2009 PIL = 2,5 + Deflazione del PIL = 2,5 Crescita = 9,0 8,0 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 Australia Polonia Ungheria Lussemburgo Corea Grecia Norvegia Spagna Republica Ceca Nuova Zelanda Canada Irlanda USA (tassi di variazioni medi annui composti 2001-2009) PIL A PREZZI CORRENTI PIL A PREZZI COSTANTI DEFLATORE DEL PIL Regno Unito Svezia Belgio Svizzera Austria Francia Olanda Euro area Portogallo Danimarca UE (27) Finlandia Italia Germania 9,0 8,0 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 1,0 0,0 0,0-1,0-2,0 Giappone -1,0-2,0 4 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.

La crescita, prima e dopo la crisi Variazione media annua del PIL reale (%) 2000-2007 2008 2009 2010* 2011* 2008-2011 Italia 1,1-1,3-5,0 0,9 1,0-4,4 Francia 1,8 0,3-2,2 1,5 1,6 1,2 Germania 1,2 1,2-5,0 1,6 1,6-0,6 Regno Unito 2,6 0,5-4,9 1,6 2,1-0,7 Spagna 3,4 0,9-3,6-0,4 0,6-2,5 Stati Uniti 2,3 0,4-2,4 2,9 2,5 3,4 Il PIL italiano tornerà al livello pre-crisi (2007) non prima del 2015. 5 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat. (*) Previsioni FMI, settembre 2010.

L occupazione perduta negli anni Duemila 107 106 Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno 105 104 103 102 101 Dall inizio della crisi al secondo trimestre 2010 sono stati persi oltre un milione di posti di lavoro. 100 99 23.736.336 23.760.062 2001/1 2001/2 2001/3 2001/4 2002/1 2002/2 2002/3 2002/4 98 2003/1 2003/2 2003/3 2003/4 2004/1 2004/2 2004/3 2004/4 2005/1 2005/2 2005/3 2005/4 2006/1 2006/2 2006/3 2006/4 2007/1 2007/2 2007/3 2007/4 2008/1 2008/2 2008/3 2008/4 2009/1 2009/2 2009/3 2009/4 2010/1 2010/2 2010/3* Questa dinamica si incrocia con la crescita dell incidenza del lavoro a tempo determinato sul totale dell occupazione, dal 2000 al 2008, pari al 37,8%. A questa, poi, va aggiunta la quota di lavoro non dipendente, che si attesta attorno al 26% nel 2008 (la seconda più alta d Europa, dopo la Grecia). 6 [*] Dato provvisorio (escluso dal calcolo delle ULA perse nella crisi). Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti nazionali. Dati destagionalizzati.

L occupazione in crisi Dall inizio della crisi al secondo trimestre 2010 sono stati persi oltre un milione di posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione 2010 nel II trimestre 2010 è arrivato all 8,5%, circa 2 milioni e 136mila persone. Gli inattivi in Italia sono arrivati a circa 15 milioni. Nel picco (III trim 2009) dei 508mila posti di lavoro persi, circa 220mila erano a tempo determinato e, per la prima volta dal 1999, 110mila a tempo indeterminato. Le lavoratrici e i lavoratori coinvolti dalla CIG sono oltre 1.200mila (pari a 650mila inattivi con 4.900 euro in un anno). Le imprese coinvolte sono oggi oltre 5.000 (oltre 180 tavoli aperti) per oltre 400mila lavoratori. Se consideriamo tra gli inoccupati anche gli scoraggiati (circa 300mila nuovi inattivi, soprattutto al Sud) il tasso di disoccupazione reale arriva all 11% (12% con i lavoratori in CIG). Il tasso di disoccupazione reale tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2017. 7 Fonte: elaborazioni su dati Istat e Inps.

L occupazione giovanile in crisi La disoccupazione giovanile ha raggiunto il picco del 28,2% a febbraio 2010 e nel II trimestre si è attestata al 27,9%. La media europea nell anno 2009 è del 19,8%. Nel Mezzogiorno l indice arriva al 39,3%. In Italia, secondo il CNEL, nel 2009 sono stati oltre 450mila i posti di lavoro persi da parte dei giovani (16-24 anni). Secondo l Istat nel 2009, poco più di due milioni di giovani non lavora e non frequenta nessun corso di studi (il 21,2% della popolazione tra i 15 e i 29 anni: i cosiddetti Neet, Not in education, employment or training). Per quanto riguarda coloro che sono fortunatamente impiegati, il 30% della popolazione 18-29enne svolge un lavoro atipico ed è in questo segmento che si è concentrato il calo dell occupazione: se, per ogni 100 giovani occupati nel primo trimestre 2008, a distanza di un anno, 15 sono transitati nella condizione di non occupato (erano 10 un anno prima), tra i giovani collaboratori questa percentuale sale a 27. 8 Fonte: elaborazioni su dati Istat e Inps.

Gli stimoli fiscali all economia 2008 2009 2010 89,6 miliardi (3,6% del PIL) 49,4 miliardi (4,5% del PIL) 466,1 miliardi (4,8% del PIL) 36,7 miliardi (2,0% del PIL) 19,7 miliardi (1,0% del PIL) 1,6 miliardi (0,1% del PIL) Italia Francia Regno Unito Germania Spagna Stati Uniti In Italia le misure anti-cicliche sono state insufficienti. La bassa crescita è una conseguenza anche dei mancati stimoli. Si poteva e doveva investire di più. 9 Fonte: elaborazioni su stime del FMI.

Il debito, prima e dopo la crisi Debito pubblico in rapporto al PIL (%) 1995 2000 2007 2008 2009 2010* Italia 121,5 109,2 103,5 105,8 115,8 118,6 Francia 55,5 57,3 63,8 68,1 77,6 84,2 Germania 55,6 59,7 65,1 65,9 73,2 76,7 Regno Unito 47,2 41 44,2 52 68,1 78,2 Spagna 63,3 59,3 36,2 39,5 53,2 66,9 Stati Uniti 70,6 54,4 61,8 70 83,9 92,6 10 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat. (*) Previsioni del FMI.

70 60 50 40 30 20 10 0 I debiti delle famiglie Il rapporto tra debito (mutui, credito al consumo, etc.) e reddito disponibile lordo ha raggiunto il 60% (circa 27 punti in più dal 2001 al 2009, circa 5 punti in più dall inizio della crisi): circa 16.550 euro annui di debiti, che in una famiglia di lavoratori dipendenti sono rappresentati per l 86% da immobili abitativi, per il resto da debiti per consumi e per attività lavorative. 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Bancari a Medio e Lungo termine Bancari a Breve termine Non bancari 11 Fonte: elaborazioni su dati Banca d Italia.

L aumento delle disuguaglianze: il reddito perduto. 12

La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e della ricchezza Secondo l ultima Indagine di Banca d Italia sui redditi delle famiglie italiane, il 10% delle famiglie più ricche possiede quasi il 45% dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane, che vuol dire che 2.380.000 famiglie possiedono ognuna mediamente 1.547.750 euro. Così come il 50% della popolazione (la metà più povera) possiede solo il 9,8% della ricchezza netta complessiva: ovvero 11.908.000 famiglie posseggono mediamente 68.171 euro. La distanza tra la ricchezza netta media (137.956 euro) e la ricchezza netta mediana (di quel 50% più povere, cioè 68.171 euro) evidenzia l iniquità della distribuzione. Indice di concentrazione della ricchezza netta (0,614) è quasi il doppio dell Indice di concentrazione del reddito familiare (0,353). 13 Fonte: elaborazioni su dati Banca d Italia.

La mediana di Trilussa Classificando i 30 paesi OCSE attraverso l indice di concentrazione del reddito l Italia risulta il sesto paese più diseguale. In Italia, la distanza tra reddito medio e reddito mediano (del 50% popolazione più povera) risulta invece essere cresciuta più di tutti gli altri paesi OCSE, passando, negli ultimi 15 anni, dal 10,5% al 17,3% (prima della crisi). La nostra previsione è che nel 2011 tale distanza raddoppierà, superando il 20%. % Il 50% più povero della distribuzione La curva della distribuzione del reddito delle famiglie italiane, secondo tutte le indagini degli istituti più accreditati (ISTAT, Banca d Italia, etc.), risulta sempre più schiacciata a sinistra. A causa della suddetta asimmetria della distribuzione il 62% delle famiglie italiane perciò ha conseguito un reddito inferiore alla media e di queste oltre 2/3 sono residenti nelle regioni meridionali e insulari. migliaia di euro 14 Anno 2007 Fonte: elaborazioni su dati Istat (Indagine Eu-Silc).

Le dichiarazioni dei redditi 2008 I redditi maggiormente dichiarati sono quelli da lavoro dipendente e da pensione, sia in termini di frequenza (86%) che di ammontare (78%). Seguono i redditi da partecipazione (5,47%), i redditi d'impresa (5,03%) e i redditi da lavoro autonomo (4,20%). Il 27% dei contribuenti (11 milioni) paga zero IRPEF al fisco (quota esente). Il 50,86% dei contribuenti dichiara meno di 15.000 euro l'anno e il 40,04% dichiara redditi tra 15.000 e 35.000 euro. Lo 0,9% dei contribuenti dichiara redditi superiori ai 100.000 euro annui. In totale il 90,90% (oltre 37 milioni di contribuenti) dichiara meno di 35.000 euro. Il reddito medio dei lavoratori dipendenti è pari a 19.280 euro e quello dei pensionati è di 13.440 euro. Oltre 15 milioni di lavoratori dipendenti guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese. Circa 7 milioni ne guadagnano meno di 1.000, di cui oltre il 60% sono donne. 15 Fonte: elaborazioni su dati MEF.

Il reddito da pensione Distribuzione dei beneficiari di pensioni di vecchiaia per classi di reddito mensile lordo Il numero dei titolari di prestazioni pensionistiche è di quasi 16,8 milioni. il 67,6% percepisce una sola pensione. Il 50,5% dei trattamenti pensionistici è rappresentato da pensioni di vecchiaia o anzianità, per una spesa pari a 168.897 milioni di euro (70,0% del totale) ed un importo medio annuo di 14.063 euro, di cui solo l 11,5% deriva dal cumulo altre tipologie. Il 21,0% dei pensionati ha più di 80 anni. Oltre 7 milioni (63%) di pensionati di vecchiaia o anzianità guadagna meno di mille euro netti mensili. 1.500-2.000 17,0% 2.000 e più 18,8% 1.000-1.500 25,5% Fino a 500 13,8% 500-1.000 24,9% 16 Anno 2008 Fonte: elaborazioni su dati Istat-Inps.

Le disuguaglianze salariali in Italia nel pieno della crisi Salario netto mensile Lavoratore dipendente standard (2009) 1.260 euro Lavoratrice 1.109 euro 12,0% Lavoratore di piccola impresa (1-19 add.) 1.031 euro 18,2% Lavoratore del Mezzogiorno 1.008 euro 20,0% Lavoratore immigrato (extra-ue) 949 euro 24,7% Lavoratore a tempo determinato 929 euro 26,2% Lavoratore giovane (15-34 anni) 920 euro 27,0% Lavoratore in collaborazione 841 euro -33,3% 17 Fonte: elaborazioni su dati Istat.

La caduta del reddito reale Nel I trim. 2010 Il reddito disponibile reale delle famiglie ha subito un ulteriore flessione tendenziale rispetto al I trim. 2009 pari al -2,6% a prezzi correnti (considerando la somma mobile di 4 trimestri). Se rapportiamo tale ammontare alla popolazione residente, ottenendo il reddito disponibile pro capite, la flessione passa al -3,2%. La caduta del potere d acquisto per abitante in realtà risulta già molto evidente prima del 2009: rispetto al picco del III trim. 2006 la flessione del reddito in termini reali supera il 6%, che corrisponde ad oltre 1.100 euro annui. Reddito disponibile per abitante a prezzi costanti. Perdita in % rispetto al III trim. 2006 18 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società.

caduta del reddito di quali famiglie? L impatto della crisi è stato generalizzato e ha colpito tutte le famiglie italiane. Eppure, a differenza delle famiglie con a capo un imprenditore o un libero professionista, le famiglie di lavoratori dipendenti hanno accumulato una perdita di reddito disponibile reale che si è trascinata fino alla crisi, in cui la riduzione dell occupazione e l abbattimento delle retribuzioni (soprattutto per effetto della CIG) hanno trascinato ancora più in basso il potere d acquisto delle famiglie di operai e impiegati. Imprenditori e liberi prof. Lavoratori dipendenti 2002-2010* + 5.940 3.118 19 Fonte: elaborazioni su microdati Banca d Italia (I bilanci delle famiglie italiane, anni 2000-2008). (*) Stime 2009 e 2010.

Retribuzioni contrattuali e di fatto, lorde e nette: i salari perduti (l irrisolta questione salariale). 20

Retribuzioni e Inflazione nel biennio 2010 Deflatore dei consumi interni inflazione effettiva Retribuzioni contrattuali stabilite nei CCNL 2010 +1,7% +2,1% var. reale +0,4% Retribuzioni lorde di fatto con la produttività (esclusi i lavoratori in Cassa Integrazione) Retribuzioni nette di fatto al netto tasse e contributi +2,1% +0,4% +1,9% +0,2% Nella crisi +0,2% di maggiori pressione fiscale sul lavoro dipendente 21 Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Retribuzioni e Inflazione nel biennio 2009-2010 Deflatore dei consumi interni inflazione effettiva Retribuzioni contrattuali stabilite nei CCNL 2009 2010 0,1% +1,7% +3,1% +2,1% var. reale +3,6% Retribuzioni lorde di fatto con la produttività (esclusi i lavoratori in Cassa Integrazione) Retribuzioni nette di fatto al netto tasse e contributi +2,1% +1,8% +2,1% +2,6% +1,9% +2,2% Nella crisi +0,4% di maggiori pressione fiscale sul lavoro dipendente 22 Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Salari in crisi: potere d acquisto biennio 2009-2010 Retribuzione media lorda (settore privato) 2008: 25.022 euro esclusi i lavoratori in Cassa Integrazione AUMENTO MEDIO NOMINALE 2009-2010 +4,3% INFLAZIONE 2009-2010 AUMENTO MEDIO REALE 2009-2010 +1,6% +2,7% aumento annuo lordo nominale aumento annuo lordo reale aumento mensile netto reale 542 euro = 338 euro = 16,40 euro inclusi i lavoratori in Cassa Integrazione AUMENTO MEDIO REALE 2009-2010 +1,0% 23 Fonte: elaborazioni e stime su dati Istat (Conti nazionali). 5,9 euro

I lavoratori più colpiti dalla crisi Retrib. netta mensile prima della crisi oltre 2,0 milioni di persone Lavoratore in CIG ordinaria (orario ridotto 50%) Lavoratore in CIG ordinaria (zero ore) Retrib. netta mensile durante la crisi 1.430 euro Un mese di CIG 1.105 euro 1.430 euro Un mese di CIG 762 euro Lavoratore licenziato 1.155 euro Un mese di Ind. ordinaria 610 euro Lavoratrice in CIG ordinaria (orario ridotto 50%) 1.100 euro Un mese di CIG Lavoratrice in CIG ordinaria (zero ore) 1.100 euro Un mese di CIG Collaboratore Bonus una tantum? 915 euro 634 euro 693 euro 160 euro 24 Anno 2009 Fonte: elaborazioni su dati INPS.

135 130 125 Retribuzioni contrattuali a recupero Inflazione (IPCA) Inflazione (DEF) Retr. contr lorde Numeri indice 1999 = 100 media annua 23.944 120 115 +3,19% 110 105 100 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Le retribuzioni contrattuali, tra il 2000 e il 2010, confrontate con l IPCA hanno recuperato le perdite dei primi anni Duemila. Se confrontate con il deflatore dei consumi hanno sostanzialmente mantenuto il potere d acquisto. 25 Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Non si tratta di ridurre il peso del Contratto nazionale, ma di aumentare il secondo livello Minimo da contratto nazionale (su retribuzione media lorda) 2009 (valori percentuali ) CCNL R. decentrata Tessili, abbigliamento, pelli e calzature 86,6 (su 23.900 euro) 13,4 Chimica, gomma e plastica Metalmeccanica Altre manifatturiere 83,7 (su 31.500 euro) 82,6 (su 28.600 euro) 86,3 (su 30.700 euro) 16,3 17,4 13,7 Energetiche ed estrattive 85,5 (su 39.500 euro) 14,5 Commercio, alberghi e ristorazione 90,0 (su 24.900 euro) 10,0 Trasporti e comunicazioni 85,8 (su 31.800 euro) 14,2 Altri servizi a imprese e a famiglie 87,0 (su 28.800 euro) 13,0 Il peso del CCNL mediamente è pari all 85,9%, mentre nel Mezzogiorno è 93,7% 26 Fonte: elaborazioni su dati Banca d Italia (Indagine sulle imprese industriali e dei servizi, 2009).

Accordi unitari e non unitari del 2009 Sono stati siglati unitariamente 51 contratti nazionali su 55 contratti, per oltre l 83% degli occupati dipendenti. Esclusi pubblici e meccanici. Rinnovi CCNL - Incrementi a fine triennio 2009-2011 IPCA (indice generale) Incr. % valore punto incr retr. su valore punto incr retr. effettivo (retr.istat) Accordo Unitario Alimentaristi 5,9 8,0 8,0 8,5 Accordo Unitario Chimici 6,0 6,0 6,9 8,0 Accordo Unitario Telecomunicazioni 5,6 7,2 7,1 7,3 Accordo Separato Meccanici 6,0 5,8 6,6 27 Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Il blocco degli aumenti per i pubblici nella manovra correttiva Dal 2010 al 2012 bloccati i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici Quanto costa ai lavoratori? Facciamo dei conti al minimo sugli stipendi (anche solo con il modello contrattuale di Governo Cisl e UIL) Perdita 2010 2011 2012 Totale Inflazione di riferimento (IPCA depurato energetici importati) 5,9 1,8 2,2 1,9 Totale triennio SSN 116,00 460,07 1.022,37 1.508,00 2.990,44 Ministeri 107,00 424,37 943,05 1.391,00 2.758,42 Enti Pubblici n.e. 122,00 483,86 1.075,25 1.586,00 3.145,12 Regioni e AALL 101,00 400,58 890,17 1.313,00 2.603,75 Ag. Fiscali 111,00 440,24 978,31 1.443,00 2.861,54 28 Fonte: FP CGIL

Retribuzioni di fatto e inflazione effettiva 135 130 Inflazione (DEF) Retr. di fatto lorde Numeri indice 1999 = 100 Retr. contr lorde Produttività 29.087 125 media annua 120 +0,22% 115 110 105 100 28.373 [a prezzi 2010] Produttività = 2,67% medio annuo 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 29 Le retribuzioni di fatto lorde, tra il 2000 e il 2010, confrontate con il deflatore dei consumi hanno recuperato terreno, ma hanno accumulato una perdita di potere d acquisto nei primi anni Duemila ancora da recuperare. Nel 2010 il livello dei salari di fatto è poco superiore a quello del 2000 (a prezzi 2010). Fonte: elaborazioni su dati Istat.

135 Retribuzioni nette, inflazione e tasse Inflazione (DEF) Retr. di fatto lorde Retr. di fatto nette 130 125 120 Numeri indice 1999 = 100 media annua 20.860 115 1,65% 110 105 100 20.877 [a prezzi 2010] 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 30 Anche le retribuzioni nette hanno accumulato una perdita nei primi anni Duemila, dovuta anche al fiscal drag per 2.069 euro, che equivale a circa 44 miliardi di maggiori entrate complessivamente sottratte al potere d acquisto dei salari. Nel 2010 il livello della retribuzione netta è inferiore a quello del 2000 (a prezzi 2010). Fonte: elaborazioni su dati Istat.

La perdita dei salari reali: 5.453 euro Inflazione (a) Retribuzioni (b) 2000 (3,2%) (2,3%) ( 0,9%) 2.849 2001 (2,7%) (3,2%) (+0,5%) + 1.430 2002 (2,9%) (1,8%) ( 1,1%) 2.708 2003 (2,9%) (1,3%) ( 1,5%) 3.364 2004 (2,6%) (2,5%) ( 0,1%) + 239 2005 (2,3%) (2,8%) (+0,5%) + 806 2006 (2,7%) (2,7%) (+0,0%) 6 2007 (2,3%) (2,5%) (+0,2%) + 199 2008 (3,2%) (5,7%) (+2,4%) + 1.964 2009 (-0,1%) (2,1%) (+2,2%) + 1.269 2010* (1,7%) (2,1%) (+0,4%) + 114 Potere d acquisto cumulato delle retribuzioni 2000-2010 3.384 Perdita cumulata con il fiscal drag 2000-2010 5.453 31 Fonte: elaborazioni su dati Istat (a) Deflatore dei consumi (b) Retribuzioni per ULA regolari, Conti nazionali.

Drenaggio fiscale 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010-372,9-362,0-272,4-267,4-196,7-209,0-186,2-98,2-103,9 0 0 Totale mancata restituzione fiscal drag (d.l. n. 69/1989) 2.069 32 Il drenaggio fiscale determina mediamente un aumento del prelievo per i lavoratori dipendenti di 0,3 punti per chi è senza carichi e di 0,5 punti per chi ha moglie e figli a carico. L effetto dell invarianza della pressione fiscale sul lavoro e del fiscal drag sulle retribuzioni nette è di una crescita inferiore rispetto alla retribuzione lorda mediamente di un punto percentuale.

Il carico fiscale negli anni Duemila...tutto su lavoro dipendente e pensioni 115,0 Entrate totali Altre entrate (71%) Entrate da reddito da lavoro dipendente (100%) (29%) 2000-2010 110,0 105,0 100,0 2000 95,0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010* 90,0 85,0 80,0 (*) Gettito deflazionato. Numeri indice 2000 = 100 33

Pressione fiscale sul lavoro più alta d Europa Pressione fiscale generale 48,7 48,3 44,0 43,3 43,3 43,0 42,1 40,4 39,8 39,5 38,9 37,1 36,8 36,3 32,1 31,2 44,0 43,1 42,3 41,4 41,3 41,0 39,0 37,0 35,5 34,4 34,3 34,3 31,6 30,0 26,1 25,7 IT SE BE FI FR AT DK DE EL Ue27 Aeuro NL ES PT UK IE DK SE BE IT FR FI AT Aeuro Ue27 DE NL ES PT UK EL IE Pressione fiscale sul lavoro 34 Anno 2007 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.

Confronti internazionali 20,0% 18,0% Retribuzioni di fatto lorde - Incrementi reali (prezzi costanti) - 2000-2008 17,40% (settore privato, var. % e euro 2008 Parità di Potere d acquisto) 16,0% 14,0% 12,0% 11,10% 10,0% 8,0% 6,0% 4,80% 4,50% 4,0% 2,0% 2,30% 0,0% -2,0% -4,0% Regno Unito -1,20% Francia Spagna USA Italia Germania 35

Competitività e Costo del lavoro Costo del lavoro e Retribuzione netta (Parità di Potere d acquisto in euro) Anno 2008 50.000 45.000 40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 41.986 40.707 26.820 34.931 33.922 33.285 20.057 17.761 18.537 Costo del lavoro Salario netto 23.540 29.999 27.218 27.212 21.006 16.638 14.730 10.000 5.000 - Germania Regno Unito Francia Sve zia Giappone USA Spagna Italia 36

Quanto sono cresciuti i profitti? 220 200 Profitti netti per dipendente (campione Mediobanca) Variazione media annua 5,0% Retribuzioni per dipendente (Grandi Imprese) 180 1,0% INDICI 1995=100 A PREZZI 2009 160 140 120 Retribuzioni per dipendente (Grandi Imprese) 100 80 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Profitti netti per dipendente (campione Mediobanca) 1.400 grandi imprese dell Industria: profitti +75,4% 37 Fonte: elaborazioni su dati Istat (Grandi Imprese) e Imprese Campione Mediobanca (Industria in s.s.).

Dove sono andati i profitti? Andamento della quota di investimenti fissi lordi in rapporto ai profitti lordi - Italia 110 100 90 80 70 Investimenti -38,7% 60 50 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 38 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici nazionali.

L alleanza tra profitti e rendite a scapito del lavoro Redditi da capitale e Monte-retribuzioni in Italia (milioni di euro correnti) Si riducono gli investimenti e aumentano le rendite +87% 39 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici nazionali.

Produttività, prima e dopo la crisi: gli investimenti mancati e la produttività perduta. Serve un nuovo patto per la produttività 40

Produttività a confronto Valore aggiunto reale per addetto del settore privato Numeri indice 1995=100 140,0 135,0 130,0 125,0 120,0 Regno Unito Germania Francia Italia +32,2% +27,0% +24,8% 115,0 110,0 105,0 +1,8% 100,0 95,0 90,0 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 41

La produttività pro-capite Negli anni passati, il nostro PIL pro-capite era solo l 8,2% sopra la media dei paesi europei. PIL pro-capite media 2000-2008 (scostamento dalla media UE-27 del periodo). 70,5 55,0 39,2 40,2 8,2 10,4 12,7 13,6 15,4 16,0 18,0 21,6 24,1 26,0 27,3 30,2 32,2 2,1 Macedonia Bulgaria Romania Turchia Lettonia Croazia Polonia Lituania Estonia Slovacchia Ungaria Rep. ceca Portogallo Malta Slovenia -15,7-24,8-24,1-21,5 Cipro Grecia -9,0-7,0 UE27 Spagna Italia Area euro (15) Francia Giappone Germania Finlandia Regno Unito Belgio Svezia Danimarca Austria Islanda Olanda Svizzera Irlanda Stati Uniti Norvegia -72,8-66,2-66,1-61,5-50,6-52,7-49,3-40,7-37,9-41,8-49,3 Siamo gli ultimi tra i primi. Dove saremo dopo la crisi? 42 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.

La dinamica della produttività in Italia Valore aggiunto per ora lavorata Produttività totale dei fattori (TPF) Valore aggiunto / ULA totali 7,0 5,0 Media 2000-2009 = Ø 3,0 1,0-1,0-3,0-5,0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 43

2,0 La produttività totale dei fattori (TPF) in Italia Media annua 1995-2007 LAVORO = 0,7 / CAPITALE = 0,4 Produttività del lavoro più alta di quella del capitale 1,5 1,0 0,5-1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009-0,5-1,0 Contributo delle ore lavorate alla crescita del valore aggiunto Contributo dell'input di capitale non-ict alla crescita del valore aggiunto Contributo dell'input di capitale ICT alla crescita del valore aggiunto -3,2 44

l effetto dimensione sulla competitività 250 e oltre 20-249 1-19 Totale (media) = 100 Produttività 200 150 CLUP 100 50 Retribuzione 0 Limite maggiore: più sei piccolo e meno investi! Investimenti Ore lavorate 45 Anno 2007

Produttività per dimensione, in Italia e in Europa Numeri indice Italia=100 (Anno 2005) 149,1 Nelle medie imprese cresciamo più degli altri, ma ridistribuiamo meno. 132,2 106,2 126,5 134,6 100 104,9 121,6 138,0 100 114,2 102,2 115,9 130,0 100 115,0 100,9 109,5 121,5 100 96,0 88,2 89,0 105,8 100 110,7 120,1 108,9 119,5 100 Totale 1-9 Tutte sopra i 10 Tutte sopra i 20 50-249 250 o più Germania Spagna Francia Regno Unito Italia 46 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Structural business statistics).

Italia in coda sulla Ricerca & Sviluppo Spese per Ricerca & Sviluppo (in percentuale del PIL) - 2008 2,77 2,60 Spesa per R&S delle imprese 2,02 1,88 1,79 1,35 1,18 2,01 1,83 1,27 1,21 1,15 0,74 0,6 Stati Uniti Germania Francia Regno Unito UE-27 Spagna Italia 47

Determinanti della produttività Risorse naturali, Capitale fisico, Capitale umano, Conoscenze tecnologiche declinate in alcuni aspetti principali: Innovazione (continua) Economie di scala ed Economie di varietà Concorrenza ed Efficienza dei mercati Sostegno del sistema finanziario all economia reale Propensione all internazionalizzazione Equilibrio territoriale nella demografia d impresa Efficienza della Pubblica Amministrazione Regolazione e sostegno all offerta e alla qualità della conoscenza (Ricerca, Istruzione, Formazione e servizi connessi) Politiche attive per il lavoro efficaci e Mercato del lavoro efficiente Relazioni industriali e Organizzazione del lavoro Capitale sociale, Coesione sociale e Legalità Cultura dell Imprenditorialità Infrastrutturazione Materiale e Immateriale 48