in collaborazione con Fruizione di contesti archeologici inaccessibili Il progetto Marta racconta a cura di Maria Teresa Giannotta Francesco Gabellone Antonietta Dell Aglio Edizioni Grifo
Progetto realizzato dal Consiglio Nazionale delle ricerche Istituto per i Beni archeologici e Monumentali di Lecce In collaborazione con Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del turismo Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia Marta. Museo Nazionale archeologico di taranto con il contributo della Coordinamento editoriale: Maria teresa Giannotta Testi: angela Calia, antonio Castorani, amelia D amicis, antonietta Dell aglio, Ivan Ferrari, Flavia Frisone, Francesco Gabellone, Maria teresa Giannotta, Luigi La rocca, Mariateresa Lettieri, Mario Lombardo Daniele Malfitana, Laura Masiello, Davide Melica, Giovanni Quarta, armanda Zingariello Restituzioni e ricostruzioni 3D: Information technologies Lab (ItLab) IBaM-CNr di Lecce Coordinamento e authoring: Francesco Gabellone; 3D work: Ivan Ferrari Vray lighting: Francesco Giuri; Consulenza archeologica: Maria teresa Giannotta Collaborazione tecnica: Valerio amadei, Piero angotti, anna Magrì, Maurizio Masieri, Giulio Leone, anna Maria Prenna Acquisizione ed elaborazione immagini: Maria Chiffi Progetto grafico e copertina: Francesco Gabellone Elaborati grafici: angela Calia, Ivan Ferrari, Francesco Gabellone, Ermanno Guida, Davide Melica, Giovanni Quarta, augusto ressa, armanda Zingariello Documentazione fotografica: Giuseppe Bagordo, Paolo Buscicchio (Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia) angela Calia, Francesco Gabellone, Davide Melica, Maria teresa Giannotta, Davide Melica, Giovanni Quarta (Istituto per i Beni archeologici e Monumentali di Lecce) Si ringraziano per la disponibilità: Michele Brienza, Michele Cornacchia, Marilena De Marco, Salvatore Falconieri, Kutlutan Fisecki, Giuseppe Garafolo, alessia Labbate, Saverio Martiradonna, antonio Monte, anna Montuori, Emilio Paticchio, Giuseppe Pellicoro, Franca Pierri, Dimitri roubis, Giuseppe Scardozzi, rosa Zampa, il Personale dell area della vigilanza e accoglienza del Marta e in particolare la famiglia Strippoli Edizioni Grifo 2014 Via Sant Ignazio di Loyola, 37-73100 Lecce www.edizionigrifo.it ISBN 9788898175765 è assolutamente vietata la riproduzione o l utilizzo della documentazione grafica, fotografica, artistico-letteraria, in qualsiasi forma e con qualsiasi metodo, senza l autorizzazione scritta dell Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali (CNR) di Lecce e della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia.
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rituali funerari Maria teresa Giannotta 86. Pinax attico: Pittore di Gela (VI sec. a.c.) L espressione rituale funerario indica tutte le manifestazioni compiute dai vivi a partire dalla morte di uno dei componenti della comunità. Le fonti letterarie ed epigrafiche antiche testimoniano che presso i Greci esso era scandito, così come avviene presso la gran parte delle culture antiche e moderne, da cinque momenti fondamentali: l esposizione (prothesis) con la veglia del defunto [86]; all alba del terzo giorno il corteo funebre (ekphorà), che trasportava il feretro verso la 87. Lekythos attica, part. (V sec. a.c.) 97
necropoli, dove avveniva il seppellimento nella tomba (entophé), al quale seguivano poi le rituali offerte di cibo e le libagioni presso la tomba [87] e infine, nei giorni successivi, il lutto (kedos). I rinvenimenti delle necropoli e delle tombe offrono documentazione diretta unicamente del terzo momento e quindi di una minima parte del complesso rituale attraverso il quale la famiglia e la comunità prendevano commiato dai propri componenti. Magna Grecia In Magna Grecia evidenze archeologiche di tipo diverso, riferibili al IV e III secolo a.c., hanno portato nuova luce su alcuni aspetti importanti del rituale. In questo ambito, di notevole valore sono le immagini dipinte sulle pareti delle tombe di Paestum e quelle che ornano i vasi a figure rosse, soprattutto apuli, in cui trovano rappresentazione rispettivamente il primo e l ultimo momento delle pratiche funerarie. Infatti, alcune raffigurazioni pestane illustrano chiaramente la prothesis, l esposizione del defunto [88], mentre sui vasi compaiono soprattutto scene relative al culto funerario, con le offerte e libagioni che si svolgevano nei pressi della tomba. a Paestum, nella scena di prothesis, rappresentata più volte con diverse varianti, compare una donna riccamente vestita e acconciata con il diadema sul capo, distesa sul letto funebre (kline), talvolta sormontato da un baldacchino, e circondata da offerte, nonché da prefiche colte nell atto di strapparsi i capelli e le vesti, da ancelle con 88. Paestum. tomba 53, lastra nord, particolare (IV sec. a.c.) 98
89. Paestum. tomba 53, lastra ovest, particolare (IV sec. a.c.) doni, da suonatori di liuto [89]. tra le offerte, si segnalano le corone di fiori, le melagrane, le ceste colme di frutti e fiori, le bende e le cassette. Dopo l esposizione, il defunto, agghindato come richiedeva la rappresentazione funeraria della sua identità (atleta, guerriero, giovane/fanciulla, sposa, madre, etc.), veniva trasportato in corteo con gli oggetti personali e le offerte, dal luogo in cui era stato esposto (di solito la sua stessa abitazione) fino al luogo di seppellimento, la tomba. Qui veniva deposto con il suo corredo funerario, ossia con gli oggetti di abbigliamento personali, con quelli utilizzati nel corso dei riti funebri, comprese le offerte funerarie, e con tutto ciò che, secondo le credenze escatologiche della comunità, si riteneva potesse essergli utile nell aldilà. I rinvenimenti delle tombe ci offrono dunque la documentazione diretta del seppellimento, ma solo attraverso gli oggetti non deperibili del corredo (soprattutto quelli in ceramica), mentre non si sono ovviamente conservati 90. Loutrophoros a f. r., particolare (320 a.c. ca) 99
cibarie, oggetti in legno (cassette, utensili, etc.), contenitori di vimini o paglia, oggetti in cuoio, tessuti, etc. testimonianza dell uso e della presenza nel corredo di oggetti realizzati con questo tipo di materiali, troviamo tuttavia, come s è detto, nelle pitture delle tombe pestane e nei vasi a figure rosse [90]. Il che agevola l analisi dei materiali di corredo rinvenuti, anche ai fini dell individuazione degli elementi specifici del mondo maschile, femminile o infantile, secondo quanto previsto dalla gender archaeology o archeologia di genere. Taranto a partire dalla fondazione della città, il rituale funerario prevalente, attestato da innumerevoli rinvenimenti, consiste nell inumazione del defunto, deposto in posizione supina con le braccia distese lungo il corpo, accompagnato da pochi oggetti di corredo. Le deposizioni risultano per lo più singole e anche nel caso delle tombe a camera il numero è limitato a due, tre individui, verosimilmente legati da rapporti familiari. In età ellenistica è possibile distinguere due fasi: la prima, caratterizzata dal rito dell inumazione, si protrae fino al III secolo, mentre la seconda, comprendente il II e il I secolo a.c., vede il progressivo aumento del rito dell incinerazione. La presenza del corredo funerario e la sua composizione contraddistinguono le diverse fasi cronologiche e culturali della necropoli tarantina. Dalla metà del IV secolo si assiste a una forte standardizzazione dei corredi, la cui composizione è caratterizzata da un nucleo base di due vasi, funzionalmente determinati, l oinochoe e la tazzetta, che 91. Corredo da una tomba di via Zara, angolo via C. Battisti (seconda metà IV sec. a.c.) 100
92. Pisside in piombo (III-II sec- a.c. ) rimandano chiaramente alla canonizzazione di precise norme rituali [91]. Si tratta dell associazione di due recipienti, un contenitore di liquidi, probabilmente di vino, e un vaso per bere, di limitata capacità, che insieme costituivano il corredo indispensabile alla condizione di defunto, senza connotazioni di sesso o classe di età. La presenza di ulteriori e diversi oggetti, invece, contribuisce a indicare stato sociale, statuto economico e sesso del defunto. Le tombe maschili si possono identificare per la presenza dello strigile o di un anello in piombo, o, più raramente, del kantharos. Le tombe femminili, invece, si contraddistinguono per una maggiore ricchezza e caratterizzazione del corredo espressa dagli oggetti di 93. Specchio in bronzo (III sec. a-c.) 94. terracotta policroma (IV sec. a.c.) 95. Corredo da una tomba di via Dante alighieri (fine IV sec. - III sec. a.c.) 101
ornamento personale (oreficerie), i contenitori (lekanides e pissidi) e gli oggetti da toilette, innanzitutto lo specchio in bronzo [92-93] e il pettine in osso. I contenitori di profumi, quali le lekythoi e, soprattutto, gli unguentari, si trovano indifferentemente sia in tombe maschili che femminili; tuttavia in queste ultime si nota una maggiore varietà di forme e un più alto numero di esemplari. Un piccolo vaso, detto guttus - poppatoio o baby-feeder, dalla forma caratteristica e particolarmente adatta alla somministrazione di liquidi, per mezzo del lungo beccuccio e dell ansa, sembra peculiare delle tombe infantili di età ellenistica. Le terrecotte figurate contraddistinguono i corredi di fanciulle e di infanti [94-95], esse caratterizzano il ruolo sociale del defunto, richiamano i riti di passaggio all età adulta e le cerimonie che si concludevano con le dediche di statuette femminili e giocattoli in terracotta nei santuari. Nel III secolo il quadro documentario non risulta subire mutamenti sostanziali [96]. Nei corredi di questo periodo l elemento che emerge per importanza è la corona d edera in bronzo dorato e terracotta, in quanto la sua presenza potrebbe esser legata a motivazioni religiose e, in particolare, a credenze e rituali di tipo dionisiaco, ben attestati a taranto in questo periodo dalle fonti letterarie ed epigrafiche. agli inizi del II secolo, in seguito agli sconvolgimenti politici e sociali determinati dalle vicende storiche che portarono alla definitiva conquista romana della città, nella cultura funeraria tarantina si registra una progressiva cesura con la tradizione dei secoli precedenti. Essa è testimoniata innanzitutto dalla repentina scomparsa, nel corredo, della coppia di vasi costituita da oinochoe e tazzetta e delle corone in bronzo dorato [97], 96. Corredo da una tomba di via Dante alighieri (III sec. a.c.) 102
mentre, d altro canto, appare connessa al diffondersi della cultura materiale di tradizione italica. Nel secondo secolo, il prestigio sociale e il legame culturale con la tradizione greca si manifesta in particolare nell uso della tomba a camera dipinta e nella presenza di parures di oreficeria [98] nei corredi. Di difficile lettura risultano i simboli della distinzione di genere, manifestata con chiarezza solo nelle tombe femminili da oggetti come lo specchio in bronzo, gli elementi in osso delle cassette, contenenti gli oggetti da toilette, o i vasi in ceramica a decorazione po- 97. Corona: bronzo dorato e terracotta (inizi II sec. a.c.) 98. Parure: tomba di via Principe amedeo (II sec. a.c.) 103
100. Lagynos decorata (II sec. a.c.) licroma e plastica [99]. Le forme (louteria, lebetes gamikoi e lekanai), tipiche della sfera nuziale, rimandano a particolari condizioni sociali della donna e al suo statuto di giovane e di sposa mancata. Del corredo possono far parte alcuni vasi da mensa come lagynoi [100], patere, piatti e bicchieri, mentre appaiono essenziali gli unguentari, sempre presenti in questo periodo con un alto numero di esemplari, contenitori, oltre che di profumi, delle sostanze utilizzate per il trattamento del corpo dell inumato. 99. Lebes gamikos policromo (200-150 a.c.) Per saperne di più Colivicchi F., Alabastra tardo-ellenistici e romani dalla necropoli di Taranto. Materiali e contesti, Catalogo del Museo Archeologico di Taranto III, 2, taranto 2001. Frisone F., Leggi e regolamenti funerari nel mondo greco. Le fonti epigrafiche, Galatina 2000. Garland r., The Greek Way of Death, London 1985. Lippolis E. (a cura di), Taranto, la necropoli: aspetti e problemi della documentazione archeologica dal VII al I sec. a.c. Catalogo del Museo Nazionale Archeologico di Taranto III,1, taranto 1994. Mirto M.S., La morte nel mondo greco: da Omero all età classica, roma 2007. Morris I., Burial and Ancient Society, Cambridge 1987. Pontrandolfo a., rouveret a., Le tombe dipinte di Paestum, Modena 1992. 104
INDICE INtrODUZIONE Territorio e Beni Culturali antonio Castorani... p. 7 Archeologia e Valorizzazione Luigi La rocca... 9 Ricerca e Beni Culturali Daniele Malfitana... 11 Il progetto MARTA Racconta Maria teresa Giannotta - Francesco Gabellone... 15 Marta MUSEO NaZIONaLE archeologico taranto Museo Nazionale Archeologico antonietta Dell aglio... 19 tecnologie DIGItaLI E COMUNICaZIONE Ambienti virtuali e fruizione arricchita Francesco Gabellone... 31 Comunicazione dei Beni Culturali Francesco Gabellone... 45 taranto tra Età ELLENIStICa E romanizzazione Vicende storiche: da Archita ai Romani Mario Lombardo... 59 Misteri al femminile Flavia Frisone... 69 Spazio urbano antonietta Dell aglio... 77
Spazio funerario antonietta Dell aglio... p. 85 Semata funerari Laura Masiello... 91 Rituali funerari Maria teresa Giannotta... 97 Tombe a camera Maria teresa Giannotta... 105 LE tombe GEMINE Documentazione archeologica amelia D amicis... 113 Studio archeometrico delle pitture Giovanni Quarta - Davide Melica... 119 Archeologia virtuale Francesco Gabellone... 125 L IPOGEO DEI FEStONI Documentazione archeologica Maria teresa Giannotta... 131 Acquerelli e disegni d archivio armanda Zingariello... 145 Gli intonaci dipinti: i pigmenti e le tecniche esecutive angela Calia... 153 Policromia e analisi archeometriche: la lekane Giovanni Quarta - Davide Melica... 159 Archeologia virtuale Francesco Gabellone... 167
L IPOGEO DELLE GOrGONI Documentazione archeologica antonietta Dell aglio... p. 179 Studio archeometrico degli intonaci Davide Melica - Giovanni Quarta... 197 Analisi chimiche dei residui organici Mariateresa Lettieri... 203 Archeologia virtuale Ivan Ferrari... 211 appendice Tecniche analitiche impiegate Mariateresa Lettieri - Davide Melica - Giovanni Quarta... 221