Case Study. Corso di Informazione Multimediale Integrata. Prof. Paolo Macrì. Informazione e social media: comunicare nell'epoca del Web 2.

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Transcript:

Case Study Corso di Informazione Multimediale Integrata Prof. Paolo Macrì Informazione e social media: comunicare nell'epoca del Web 2.0 Di Mattia Cutrone 1

Indice 1. Dal Web 2.0 ai social media Un nuovo Web dopo la prima crisi...3 Le caratteristiche del Web 2.0...5 L'apporto degli utenti come valore aggiunto...7 Fiducia, partecipazione, compatibilità...8 Social media e social network: qual'è la differenza?...10 Prospettive di Web 3.0...11 2. Giornalismo e social media Una svolta epocale...14 Scrivere sui social media...16 Twitter: il social network per l'informazione...18 Il rapporto coi media tradizionali...22 3. Social media marketing Definizione e portata...27 Engagement...28 Il marketing su Facebook, Twitter e Instagram...31 Instant marketing...36 Uno scenario in continua evoluzione...39 4. La faccia peggiore dei social media La questione della privacy...43 La dipendenza da social network...46 2

1. Dal Web 2.0 ai social media Un nuovo Web dopo la prima crisi Il termine Web 2.0 compare per la prima volta in un articolo di una giovane blogger e aspirante grafico, Darcy Di Nucci, pubblicato nell'edizione dell'aprile 1999 della rivista americana Print1. Il Web che conosciamo adesso è soltanto un embrione del Web che verrà. Iniziano ad apparire i primi barlumi di Web 2.0, stiamo soltanto iniziando a vedere il modo in cui quell'embrione si svilupperà. Il Web sarà inteso non più come schermate di testo e grafiche, ma come un meccanismo di trasporto, il mezzo che renderà possibile l'interattività. Lo vedremo non solo sui computer, ma anche sulla TV, sui cruscotti delle auto, sui telefoni cellulari, su videogiochi portatili, forse pure sui forni a microonde 2. L'articolo, intitolato Fragmented Future (futuro frammentato), racconta di un nuovo Web nato dai frammenti del vecchio, che si esauriva essenzialmente nell'utilizzo di un browser3 per navigare online. Qualcosa di tremendamente più comprensivo, una piattaforma capace di sfruttare le sconfinate potenzialità del meccanismo dei collegamenti ipertestuali e portare internet su più dispositivi. Nessuna novità tecnica, soltanto una nuova concezione. La lungimiranza di un'idea simile è notevole. Soprattutto se si considera che gli ultimi anni del secondo millennio sono stati caratterizzati da un periodo di enorme crisi per internet, identificato dagli storici e dagli economisti come bolla delle Dot-com, un fenomeno causato dal desiderio comune di molti imprenditori in erba: cavalcare il crescente utilizzo del Web. Verso la metà degli anni '90, sono state create a questo scopo un gran numero di aziende operative in Internet, chiamate generalmente Dot-com. Si tratta di compagnie con scarsissima stabilità, quasi sempre prive dei capitali necessari alle spalle, mosse soltanto dalla fede nel progresso tecnologico. In un primo momento, la 1 2 3 Print è un magazine americano generalista, che esce a cadenza bimestrale. http://www.printmag.com/ D. Di Nucci, Fragmented future, in Print, 1999, pp. 32, 221-222. Un browser per internet (detto anche Web browser) è lo strumento grazie a cui è possibile accedere a internet, da qualsiasi dispositivo. 3

risposta degli utenti sembra giustificare la nascita delle Dot-com. La crescita rapida e imponente della domanda di servizi sul Web fa impennare il valore dei siti/startup generati, provocando un autentico boom. Ma i limiti finanziari strutturali delle imprese, come era prevedibile, stroncano sul nascere l'entusiasmo iniziale. Alcune di esse, come Yahoo4, Amazon e Ebay5, tutte nate nel 1994, resistono alla crisi, affermandosi dopo qualche anno come due delle più grandi fornitrici (provider) di servizi del Web. Altre non ce la fanno, e diventano il simbolo dell'esperienza delle Dot-com. Theglobe.com, autodefinitosi uno dei primi social media di sempre, nasce nel 1995, ed è un ottimo esempio di come la bolla si sia gonfiata in un attimo per poi scoppiare. Il sito, fondato da Stephan Paternot e Todd Krizelman, due studenti della Cornell University di New York, si occupa di mettere in contatto gruppi di persone secondo i loro interessi, consentendogli anche di chattare tra loro. La compagnia viene quotata in Borsa il 13 novembre 1998, facendo registrare il più grande guadagno mai raggiunto da un titolo al suo primo giorno. Come facciamo a capire quando l'esuberanza irrazionale oltrepassa il rendimento azionario? Parole pronunciate a una conferenza del 1996 da Alan Greenspan, storico economista newyorkese, all'epoca presidente della Federal Reserve, la Banca Centrale degli Stati Uniti. Parole profetiche. Nonostante la già citata apertura record di due anni dopo, Wall Street si rende conto abbastanza presto che per quanto affascinante, Theglobe.com non ha possibilità di generare alcun profitto, così come tante altre compagnie simili, protagoniste della stessa ascesa repentina. Dopo un classico lunedì nero, apice del crollo delle azioni, la bolla scoppia definitivamente, lasciando sul lastrico investitori e imprenditori. Ma nonostante questa paradossale esperienza, non c'è nessun motivo di smettere di credere nelle potenzialità del nuovo World Wide Web. Lo dimostrano le storie di Amazon, Yahoo e Ebay: le buone idee possono incontrare ostacoli, ma nutrite nel modo giusto non possono che esplodere. Magari tendendo più agli aspetti tecnici, rispetto al desiderio molto poco romantico di speculazione dissennata. Darcy Di Nucci, in quel suo articolo, lo aveva capito. Bolla a parte, l'esperienza delle Dot-com rappresenta il primo passo verso la 4 5 Yahoo.com è oggi uno dei maggiori provider di servizi internet. Amazon.com e Ebay.com sono oggi i maggiori siti di commercio elettronico mondiale. 4

rivoluzione tecnologica che viviamo ancora oggi e verso la comunicazione 2.0, di cui i social network rappresentano l'aspetto più evidente. Le caratteristiche del Web 2.0 Della lungimirante definizione di Darcy Di Nucci non si sentirà più parlare per qualche tempo. A riportarla in auge ci pensa Tim O'Reilly, fondatore della O'Reilly Media6, noto sostenitore del movimento Open Source. 7 Durante la Web 2.0 Conference di fine 2004, una delle tantissime prestigiose conferenze organizzate dalla sua compagnia, l'imprenditore americano classe 1954 definisce le caratteristiche del cosiddetto Web 2.0, sfruttando definitivamente l'assist di quella pubblicazione su Print di 5 anni prima. Come nell'idea di Darcy Di Nucci, O'Reilly non annuncia un nuovo dispositivo o software che spiegasse da solo la transizione verso il modello 2.0. Semplicemente, con la conferenza vuole studiare e certificare il cambiamento in corso. La necessità di tale operazione nasce da una sessione di brainstorming fra lui e Dale Dougherty, pioniere di internet e vice-presidente della O'Reilly Media. I due si rendono conto di come il Web sia destinato a guidare la rivoluzione tecnologica, nonostante l'esplosione della bolla delle Dot-com. Essa non segna la chiusura di un breve ciclo del Web 2.0, ma soltanto l'inizio. Non casualmente, i siti sopravvissuti hanno più di un punto in comune. O'Reilly e Dougherty partono da qui. Nel brainstorming preliminare, stilano una lista di transizioni tecnologiche, per provare a esemplificare la portata del cambiamento. Ad esempio, notano che con il Web 2.0 le straordinarie ma poco affascinanti enciclopedie di Britannica Online8 si trasformano in Wikipedia9, mentre i siti personali diventano blog. La lista si evolve in una mappa concettuale, la Web 2.0 Meme Map, che riassume le idee di O'Reilly. 6 7 8 9 La O'Reilly Media è una compagnia nata nel 1978, che si occupa di pubblicare libri e sviluppare siti internet, oltre a produrre appuntamenti di interesse concernenti la tecnologia. Il movimento Open Source, anche detto Software libero, promuove la diffusione di software attraverso una collaborazione pubblica, in modo completamente gratuito. Encyclopedia Britannica Online è il sito della Encyclopedia Britannica, Inc, una compagnia americana di origine scozzese che produce l'enciclopedia più datata esistente oggi. http://wikipedia.org 5

Fig. 1.1. La Meme Map disegnata da O'Reilly. La mappa diventa virale, così come la definizione stessa. A detta di O'Reilly, il termine Web 2.0 viene citato su internet 9,5 milioni di volte nel giro di un anno e mezzo10. Ma il conio di una nuova definizione così pregnante, non accompagnato da un cambiamento materiale, crea una discreta confusione. Le aziende appendevano la mappa negli uffici, senza capire bene cosa dicesse spiega proprio O'Reilly Come fosse un'operazione di marketing. Di nuovo, questo upgrade del Web è una realtà concettuale, non tecnologica, brillante nel predefinire moltissime tendenze oggi dominanti nell'evoluzione tecnologica. Affrontare il nuovo scenario da un unico punto di vista, oppure fissandosi su una particolare invenzione, lascia il tempo che trova. Una delle parole d'ordine della nuova comunicazione è multitasking, a indicare la capacità di essere abile nell'operare in più campi della stessa disciplina, sviluppando quindi conoscenze e competenze diverse. Non è più sufficiente creare un team di persone atte a un singolo compito. In era di crisi e di tagli del personale poi, poter essere utile in più modi è una risorsa invalutabile nel mondo del lavoro. 10 T. O'Reilly, What is Web 2.0, 2005. http://www.oreilly.com/pub/a/web2/archive/what-is-web20.html, 6

L'apporto degli utenti come valore aggiunto La chiave per avvantaggiarsi sulla concorrenza quando si crea un'applicazione in internet è data dalla possibilità per gli utenti di aggiungere materiale rispetto a quello fornito dal provider. Dato ciò, non è consigliabile restringere l'architettura della partecipazione quando si sviluppano i propri software. Gli utenti vanno inclusi in modo implicito ed esplicito, aggiungono valore all'applicazione 11. Tra i tanti aspetti innovativi del Web 2.0, Tim O'Reilly individua il più importante con queste affermazioni. L'apporto di chi usufruisce dei servizi di un software, un sito o un'applicazione Web, può essere determinante per aumentare il valore dei contenuti e dei servizi stessi. L'intuizione è figlia del successo della già citata Amazon, che a sua volta aveva avuto per prima, nel 1995, l'idea di consentire agli utenti di pubblicare recensioni sui libri comprati direttamente dal sito, aggiungendo informazioni utilissime per i prossimi lettori/consumatori. In un certo senso, si trattava di un embrione di social network: gli iscritti al portale, uniti dalla passione comune per i libri, esprimono e scambiano opinioni sulle opere acquistate e lette. L'utente, caldamente invitato a postare un commento personale, inizia a sentirsi parte di una comunità, percepisce il suo apporto come un valore aggiunto. L architettura partecipativa messa a disposizione attribuisce agli iscritti il ruolo di co-sviluppatori, facendo proprie le dinamiche del movimento Open Source. Lo scenario aperto rovescia il tipico rapporto top-down in cui il fornitore di servizi indirizza il consumatore: partendo dall'esperienza di Amazon, con l'apporto degli iscritti ad aumentare esponenzialmente il valore della piattaforma, si arriva fino al social network, dove togliendo i contenuti inseriti dagli utenti si rimane di fronte a una pagina vuota. La splendida sintesi di O'Reilly si traduce in realtà nel giro di qualche anno, come dimostrato dalle statistiche di Alexa 12. Tra i quindici siti internet a oggi più visitati in assoluto, ben sei sono costituiti da contenuti offerti direttamente dai loro utenti. Essi sono Youtube13, la videoteca online del mondo, l'enciclopedia libera di Wikipedia, il sito di micro-blogging asiatico Sina Weibo 14 e poi tre social network: Linkedin, Twitter e ovviamente Facebook15. 11 Ibidem, p.10 12 La Alexa Internet Inc. è un'azienda statunitense sussidiaria di Amazon.com che si occupa di statistiche sul traffico di Internet. La sua fondazione risale al 1996. 13 http://www.youtube.com 14 http://english.sina.com/weibo/ 15 http://www.alexa.com/topsites Ultimo controllo: 1 febbraio 2015. 7

Fiducia, partecipazione, compatibilità Quando O'Reilly parla di radical trust, cioè di fiducia incondizionata, associa a questo concetto la più grande enciclopedia libera mai concepita, ossia Wikipedia. Il portale, lanciato da Jimmy Wales e Larry Sanger 16 nel 2001, è ospitato dalla Wikimedia Foundation, un'organizzazione no-profit creata nel 2003 proprio per supportare le Wiki, piattaforme che permettono agli utenti di gestirne i contenuti 17. L'idea di un'enciclopedia aperta a tutti, senza scopi di lucro, ha fatto impazzire il Web: oggi Wikipedia è il sesto indirizzo internet più visitato del mondo 18, tradotto in più di 200 lingue, con più di 22 milioni di iscritti, 73mila di questi attivamente impegnati nell'editare i contributi: la versione inglese, la più completa, conta attualmente 4.7 milioni di articoli19. Dopo i primi anni di vita del portale, dove chiunque poteva dispensare conoscenza, English Wikipedia ha deciso di modificare il regolamento del sito, esempio poi seguito da tante altre versioni. Ad esempio, è stata inserita la necessità di registrarsi al sito per poter partecipare alla gestione degli articoli, e non è più possibile a tutti, nonostante l'iscrizione, modificare alcune voci considerate particolarmente controverse. Se poi un utente ritenesse offensive o semplicemente sbagliate le informazioni inserite sul sito, può segnalarlo, rimettendo agli amministratori la possibilità di accogliere la rimostranza, modificando o eliminando l'articolo incriminato, oppure respingerla, motivando la decisione. Al di là di queste scarne regolamentazioni, sorge spontanea una domanda. Com'è possibile che un'enciclopedia formata esclusivamente da contenuti creati da utenti potenzialmente senza alcuna istruzione sia il sesto sito più visitato del globo? La risposta sta proprio in quella fiducia incondizionata, la radical trust teorizzata da O'Reilly, per cui gli internauti ritengono affidabile un portale gestibile da chiunque abbia accesso a un Web browser. Tale fiducia incondizionata è straripata negli anni, uscendo dal contesto delle enciclopedie online e trasferendosi sul Web 2.0, 16 Jimmy Wales (8 agosto 1966) e Larry Sanger (16 luglio 1968) sono rispettivamente un imprenditore e uno sviluppatore internet, entrambi americani. 17 Tra le tantissime Wiki, si possono citare ad esempio Wikiquote, che si occupa di immagazzinare le citazioni dei personaggi famosi, o Wikitionary, un dizionario multilingua. 18 Dati Alexa. Ultimo controllo: 1 febbraio 2015. 19 Dati di Wikipedia, resi noti nel maggio del 2014. 8

particolarmente sui social network, che come abbiamo detto ne sono l'espressione più significativa. Per accorgersene, è sufficiente constatare la disinvoltura con cui centinaia di milioni di utenti non si pongono alcun problema nell'affidare a Facebook i loro dati personali, per poi magari postarvi tutti i dettagli della propria esistenza, anche i più segreti: ne parleremo. Al di là dei social network, la fiducia radicale si esprime anche nell'attribuzione di enorme autorevolezza alle opinioni sui forum online, consultate ad esempio per valutare la qualità di un prodotto o farsi un'idea su un avvenimento. Oppure, andando a cercare un lato positivo, nella facilità con cui gli internauti scaricano e diffondono software Open Source20. Oltre alla fiducia, il Web 2.0 si caratterizza con un'altra parola magica: partecipazione, un concetto che va a sostituirsi a quello di pubblicazione. Participate, not publishing, come si legge nella Meme Map di O'Reilly. Non è un mistero che il mondo dell'editoria, non solo in Italia, abbia risentito della crisi economica mondiale più di molti altri, particolarmente con un vistoso calo dei ricavi da pubblicità. Le difficoltà dei produttori professionali di contenuti sono state in qualche modo bilanciate dalla diffusione della cultura della partecipazione e della condivisione. L'uomo comune non vuole più limitarsi ad assorbire le informazioni passate dai mass-media, bensì desidera produrle lui stesso. Si passa così da casi esasperati di citizen journalism21 alla spettacolarizzazione della propria vita privata, in bella mostra sui social network, ancora una volta i mezzi principali attraverso cui questa tendenza alla partecipazione, tra le tante altre individuate da O'Reilly, si realizza pienamente. La portata del fenomeno è tale da indurre alla formulazione di nuovi modelli di comunicazione adatti ai social media, tanto pregnanti da influenzare la sacralità di quelli tradizionali. Un'ultima sottolineatura, più tecnica. Probabilmente la visione più lungimirante del fondatore della O'Reilly Media. Il PC non è più l'unico dispositivo in grado di accedere alle applicazioni in internet. Ne consegue che le applicazioni accessibili da un singolo tipo di dispositivo hanno un valore molto basso. Dunque, è consigliabile progettare applicazioni con servizi integrabili tra PC, dispositivi portatili e servers 22. 20 F. Tissoni, Social Network. Comunicazione e marketing, Maggioli Editore, Milano, 2014. 21 Per citizen journalism si intende un giornalismo partecipativo, in cui anche i lettori partecipano al racconto di una notizia. 22 T. O'Reilly, What is Web 2.0, O'Reilly.com, 2005. 9

L'anno in cui queste parole vengono pronunciate e poi trascritte è il 2004. Oggi, la compatibilità con più strumenti e piattaforme è uno dei requisiti più importanti da seguire nel processo di creazione di una qualunque applicazione Web. Ma all'epoca, la tecnologia touchscreen non faceva parte della vita di tutti i giorni delle persone comuni, e gli smartphone e i tablet di ultima generazione non erano in commercio. L'arrivo a una simile conclusione, più di un decennio fa, dice quanto O'Reilly e le sue teorie abbiano precorso i tempi. Social media e social network: qual'è la differenza? Per specificare la differenza tra social media e social network, su cui spesso viene fatta parecchia confusione, si può fare riferimento al lavoro di due professori della ESCP Europe23, i tedeschi Andreas Kaplan e Michael Haenlein. Nel 2009, hanno cercato di definire le caratteristiche principali dei social media24. Secondo i loro studi, i social media sono un gruppo di servizi basati sul Web e costruiti sui paradigmi tecnologici ed ideologici del Web 2.0, che permettono lo scambio e la creazione di contenuti generati dagli utenti. In altre parole, sono mezzi per condividere informazioni con una comunità, ciò che rende possibile l'interazione tra gli utenti del software, un vero e proprio mezzo di comunicazione, anche se così diverso dai tradizionali. Secondo la classificazione di Kaplan e Haenlein, esistono sei tipi diversi di social media. Uno di questi è proprio il social network, definito a sua volta come un reticolo di persone unite tra loro da interessi di varia natura, che decidono di costruire una comunità intorno a un qualcosa da condividere. Le altre cinque famiglie principali di social media sono i blog (e micro-blog), i mondi virtuali di gioco, i mondi virtuali sociali, le Wiki e i progetti collaborativi, di cui abbiamo già parlato, e le comunità basate su contenuti multimediali, di cui Youtube rappresenta l'esempio principale. Inevitabilmente, nel corso degli anni sono nati tantissimi social media capaci di mischiare caratteristiche da più famiglie. Ad esempio, Twitter è un 23 La ESCP Europe è una Business School fondata a Parigi nel 1819, la più antica a livello mondiale, con sedi a Parigi, Londra, Berlino, Madrid e Torino 24 A. Kaplan, M. Haenlein, Users of the world, unite! The challenges and opportunities of social media, Business Horizons, 2009. 10

social network basato sul micro-blogging dove è possibile condividere contenuti multimediali, mentre Facebook, il social network per eccellenza, è arrivato a un livello tale di sviluppo da poter comprendere tutte quante le tipologie. Questo spiega la difficoltà degli utenti nel differenziare social network e social media: i primi sono solamente un sottoinsieme dei secondi, ma la loro onnipresenza è tale da indurre tantissimi utenti a invertire il rapporto tra i due. Facebook, al momento della sua nascita, rispecchia in pieno la definizione di social network di Kaplan e Haenlein, senza mostrare troppe velleità di espansione. Ma grazie all'incredibile risposta del pubblico e alla lungimiranza del suo fondatore e amministratore delegato Mark Zuckerberg, oggi offre ai propri iscritti infinite possibilità, come fosse un provider di servizi Web, rendendo sempre più difficile mantenere la distinzione social media social network. Discorso molto simile per Twitter, che come Facebook è quindi punto centrale di questa analisi. Andiamo a ripercorrere rapidamente la loro storia, partendo dagli albori, per arrivare a valutare nel dettaglio il modo in cui hanno cambiato, probabilmente per sempre, il mondo della comunicazione, non solo a livello professionale. Prospettive di Web 3.0 Considerato il meritatissimo successo avuto dalle teorie di O'Reilly, non sono mancati i tentativi di corsa alla definizione di un successivo Web 3.0, appena due anni dopo la conferenza del 2004. Come abbiamo detto, il Web 2.0 non può essere definito scientificamente, ma rappresenta una realtà concettuale molto chiara, proprio grazie al lavoro della O'Reilly Media. Se non altro, la Meme Map offre una visione d'insieme piuttosto completa del fenomeno. Le persone si continuano a chiedere cos è il Web 3.0. Penso che, forse, quando si sarà ottenuta una sovrapposizione della Grafica Vettoriale Scalabile oggi tutto appare poco nitido, con pieghe ed increspature nel Web 2.0, e l accesso ad un Web semantico integrato attraverso un grosso quantitativo di dati, si potrà ottenere l accesso ad uno sconfinato serbatoio di dati 25. 25 V. Shannon, A 'more revolutionary' Web, 2006, New http://www.nytimes.com/2006/05/23/technology/23iht-web.html 11 York Times Online.

Dichiarazioni di Tim Berners-Lee26, l'inventore del World Wide Web, datate 2006. A quasi un decennio di distanza però, l'esistenza di un nuovo passaggio evolutivo che possa far parlare di Web 3.0 resta oggetto di un dibattito non troppo acceso. Oggi si tende a identificare il Web 3.0 con il cosiddetto Web Semantico, che secondo il World Wide Web Consortium27 si occupa di fornire un terreno comune su cui condividere e riutilizzare i dati con l'aiuto delle applicazioni, in modo intelligente. In altre parole, agisce con due scopi. Il primo è integrare e combinare i dati da diverse fonti. In seconda battuta, il Web Semantico rende giustizia al suo nome e si concentra sul linguaggio, cercando di capire in che modo i dati reperiti trovano riscontro nel mondo reale, effettuando collegamenti senza bisogno della mediazione dell'uomo. Un utente internet può quindi partire da un database e venire automaticamente reindirizzato attraverso una serie infinita di altri database, non uniti da una rete di fili ma dal solo fatto di far parte di uno stesso gruppo semantico 28. Stiamo parlando di una presunta capacità di una macchina di leggere e interpretare i dati, ragionando. Non si tratta di uno scenario già divenuto realtà, almeno non interamente, ma come si è concretizzata la visione di O'Reilly di undici anni fa, non è escluso che anche questa possa essere portata a compimento. Come detto, oggi c'è la tendenza a identificare il Web Semantico con l'intero concetto di Web 3.0. In realtà, per tanti esperti ne sarebbe soltanto uno dei tratti salienti. Le altre caratteristiche di base sono l'apporto della tridimensionalità e la nozione di realtà aumentata. Con i televisori 3D sempre più accessibili economicamente, è ragionevole pensare di poter applicare tale nuova tecnologia al Web, creando uno spazio interattivo, tridimensionale, fino a qualche anno fa immaginabile soltanto in un film di fantascienza. Per realtà aumentata invece si intende la sovrapposizione di una realtà virtuale generata dal computer alla realtà percepita da un soggetto. L'esemplificazione di questo concetto può essere l'utilizzo di invenzioni come i Google Glass, un dispositivo indossabile come un paio di 26 Sir Timothy John Berners-Lee (8 giugno 1955) è un informatico britannico, co-inventore insieme a Robert Cailliau del World Wide Web. 27 Il World Wide Web Consortium, anche conosciuto come W3C, è un'organizzazione non governativa internazionale che si occupa di sviluppare tutte le potenzialità del World Wide Web. 28 Dal sito della W3C, http://www.w3.org/2001/sw/ 12

occhiali dotato di un display ottico, capace quindi di aggiungere elementi rispetto alla vista a occhio nudo, come se si guardasse ininterrottamente uno schermo 29. La recentissima sospensione delle vendite di questo pezzo di alta tecnologia, dovuta a un gran numero di problemi di svariata natura, prova che persino un'azienda come Google, la più grande multinazionale specializzata in servizi per internet, non ritiene i tempi ancora maturi per un salto simile30. 29 La vendita dei Google Glass è stata sospesa da Google il 15 gennaio del 2015, con il proposito di ripensare il progetto e riproporlo sul mercato in futuro. 30 R. Bandiera, cos'è il Web 3.0?, 2014, Rudybandiera.com http://www.rudybandiera.com/web-30103.html, 13

2. Giornalismo e social media Una svolta epocale L'editoria tradizionale è piombata da diversi anni in una crisi mondiale da cui sembra sempre più difficile uscire. E l'italia non fa eccezione, basta effettuare una ricerca nemmeno troppo elaborata su internet per trovare una dettagliata letteratura a riguardo. Secondo un articolo pubblicato sul sito del Fatto Quotidiano 31 nell'aprile 201432, le vendite dei quotidiani solo calate del 10% nel corso del solo 2013, mentre i loro ricavi pubblicitari sono scesi del 19,4%. Ancora peggio per quanto riguarda gli altri periodici, che fanno segnare un preoccupante -9,8% in edicola e un tragico -24,5% alla casella dei guadagni provenienti dagli inserzionisti. Niente di troppo sorprendente, considerando che i ricavi dalle pagine pubblicitarie non conoscono aumenti dal 2007. Tirando le somme, nel 2013 quotidiani e periodici vari hanno perso il 21,2% degli introiti da pubblicità, più una bella fetta di lettori: quelli dei soli quotidiani sono diventati 20,6 milioni contro i quasi 25 del 2011, mentre per gli altri periodici c'è stato un calo di 4,4 milioni nel giro di 12 mesi, da 28,4 a 24 milioni. L'unico barlume di luce proviene dall'online: i lettori dei quotidiani elettronici sono passati da 2,7 a 3,7 milioni in due anni, dal 2011 al 2013. Comunque poco per compensare il calo generale. I dati relativi al 2014 dell'osservatorio Stampa Fcp non lasciano troppo spazio a speranze di ripresa, indicando un -8,6% nei ricavi pubblicitari per l'intero settore, precisamente -9,7% per i quotidiani, i più in difficoltà, e -6,5% tra settimanali e mensili33. Oltre alla Grande Recessione, la crisi economica mondiale iniziata nel 2007 e tuttora in corso, impossibile da trascurare, uno dei motivi di questi numeri drammatici è proprio l'esplosione dei social media. Il mondo del giornalismo è cambiato per 31 Il Fatto Quotidiano è un quotidiano italiano fondato nel 2009 da Antonio Padellaro. 32 RQuotidiano, Editoria, in cinque anni persi 1.660 posti. Nel 2013 crollo di lettori e pubblicità, 2014, Il Fatto Quotidiano Online. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/16/editoria-in-quattroanni-persi-1-660-posti-nel-2013-crollo-di-lettori-e-pubblicita/954201/ 33 http://www.primaonline.it/wp-content/uploads/2015/01/tavola-1_dicembre2014-1.xls 14

sempre, non tanto e non solo perché stringendo le amicizie giuste su Facebook o seguendo gli aggiornamenti di account utili e affidabili su Twitter si possono ottenere tutte le notizie di cui si ha bisogno, gratuitamente, in tempo reale e in modo più affascinante e pratico rispetto alla lettura del vecchio quotidiano cartaceo. E nemmeno perché i social consentono di essere reporter per un giorno, trovandosi per caso nel posto giusto al momento giusto. La questione è molto più complessa. L'intero mondo della comunicazione giornalistica è stato spinto verso un adattamento ai nuovi media, sui giornali come in televisione o in radio. La crisi dell'editoria, unita all'enorme presa dei social, obbliga l'operatore della comunicazione moderno a un costante aggiornamento professionale. Non a caso, sempre secondo il Fatto Quotidiano, nel 2013 i lettori di testate online sono passati da 2,7 milioni a 3,7 milioni in due anni, mentre il ricavo complessivo dei siti d'informazione ha inciso per il 6,4% del fatturato totale, contro il 3,9% di due anni prima. Non basta per compensare il calo generale, ma è certamente un dato significativo. Noi giornalisti dobbiamo capire che non esiste più un diritto divino a fare questo mestiere ed essere pagati. Bisogna cambiare e conquistarselo di nuovo. Parole dell'ultrasessantenne guru del giornalismo e del Web Jeff Jarvis 34, che ben spiegano le nuove prerogative della professione di giornalista, nell'epoca del Web 2.0 35. Così come quelle di Paul Verna, analista americano di emarketer36 autore di diverse ricerche sul rapporto tra comunicazione e social media. I contenuti giornalistici si stanno indirizzando sempre più verso il social web: gli utenti si sono trasformati in partecipanti attivi di questo processo 37. Ritorna Tim O'Reilly e la conferenza sulla definizione del nuovo Web 2.0: partecipazione, non più solo pubblicazione. 34 Jeff Jarvis (15 luglio 1954) è un giornalista e professore americano. Ha iniziato la carriera nel 1972, oggi si occupa più che altro di giornalismo online. 35 B. Sgarzi, Summit al Guardian: come cambiano i media, 2014, Vanity Fair Online. http://socialmedia.vanityfair.it/2014/03/21/summit-al-guardian-come-cambiano-i-media/ 36 emarketer è una compagnia indipendente che si occupa di ricerche di mercato, specializzata in marketing digitale e nuovi media. 37 M. Pratellesi, Social Media e etica del giornalismo: a proposito delle linee guida 2012, Vanity Fair Online. http://mediablog.vanityfair.it/2012/07/06/social-media-e-etica-del-giornalismo-aproposito-delle-linee-guida/ 15