RASSEGNA STAMPA Giovedì 11 giugno 2015 Sommario: Rassegna Associativa 2 Rassegna Sangue e Emoderivati 4 Rassegna Medico-scientifica, politica sanitaria e terzo settore 9 Prime Pagine 14
Rassegna associativa FIDAS
Rassegna sangue e emoderivati
QUOTIDIANO SANITÀ.IT Giovedì 10 GIUGNO 2015 Emilia Romagna, a Parma il premio europeo per la cura dell emofilia La designazione è avvenuta nell ambito del meeting internazionale Team Haemophilia Education tenutosi ad Amsterdam e aperto ai Centri Emofilia di tutta Europa. Il Centro di Parma è stato premiato per aver creato un team di specialisti in varie discipline in grado di offrire una global care ai pazienti. E stato assegnato al Centro emofilia dell Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, struttura di riferimento regionale per le malattie emorragiche congenite, il Best Practice Award, premio europeo assegnato al Centro che maggiormente si è impegnato per migliorare l assistenza offerta ai propri pazienti in termini di organizzazione, cure multidisciplinari ed attenzione a costi e sprechi di risorse. A darne notizia è una nota dell Aou di Parma rilanciata dal sito della Regione Emilia Romagna dedicato alla salute. La designazione è avvenuta nell ambito del meeting internazionale Team Haemophilia Education tenutosi ad Amsterdam e aperto ai Centri Emofilia di tutta Europa, occasione importante per un aggiornamento sulle modalità di gestione di una patologia complessa come è ormai l emofilia. Il Centro di Parma, diretto dalla dottoressa Annarita Tagliaferri, e rappresentato dalla dottoressa Gianna Franca Rivolta, è stato premiato per aver creato un team di specialisti in varie discipline in grado di offrire una global care ai pazienti. E stata riconosciuta l attività svolta dal Centro Hub che, in collaborazione con gli altri centri Emofilia dell Emilia Romagna, ha organizzato una rete ed un registro regionale per le malattie emorragiche congenite istituiti e finanziati dalla Regione Emilia Romagna. Progetto completato con la creazione di una cartella clinica informatizzata condivisa e di un protocollo di gestione delle urgenze emorragiche, con il supporto di un sito web dedicato, in collaborazione con i vari presidi di Pronto soccorso, spiega la nota, aggiungendo che il network regionale con percorsi diagnostico-terapeutici definiti e standardizzati per migliorare la qualità dell assistenza al paziente emofilico è il primo esempio nel panorama nazionale di sistema integrato. Il centro del Maggiore di Parma, segue dal punto di vista diagnostico, terapeutico ed educativo circa 362 pazienti.
AGI.IT Leucemia: primo screening molecolari plasmacellulari primarie 13:10 10 GIU 2015 (AGI) - Milano, 10 giu. - Grazie alla realizzazione del primo screening molecolare delle leucemia plasmacellulari primarie, sono state individuate le alterazioni molecolari di questa rara e aggressiva forma di neoplasia. Questi, in estrema sintesi, i risultati di uno studio dell'istituto di Tecnologie Biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ITB-CNR) di Milano, del Policlinico di Milano e dell'università Statale di Milano, pubblicati sulla rivista Oncotarget. Lo studio è stato finanziato dall'associazione italiana per la ricerca sul cancro. La leucemia plasmacellulare è una rara neoplasia delle plasmacellule del midollo osseo deputate alla produzione degli anticorpi. La plasma cell leukemia (in inglese, da cui l'acronimo PCL) si può presentare in forma primaria, quando insorge de novo, o secondaria, quando si sviluppa da un precedente mieloma multiplo. Le forme primarie sono circa la metà dei casi, hanno un decorso clinico molto aggressivo e una prognosi decisamente infausta. Studiarne e comprenderne i meccanismi molecolari è fondamentale allo scopo di individuare marcatori diagnostici e bersagli per lo sviluppo di nuove terapie. Orea i ricercatori hanno sequenziato il DNA di 12 pazienti con PCL primaria, appartenenti ad una casistica più ampia estesamente caratterizzata a livello clinico e molecolare. "Abbiamo realizzato il primo screening molecolare delle PCL primarie, identificando una lunga serie di geni colpiti da mutazioni nelle cellule tumorali e mettendo in luce una situazione di estrema eterogeneità genetica", ha spiegato Antonino Neri, ematologo della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico e del Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità dell'università di Milano. "In particolare, abbiamo individuato - ha proseguito - il forte coinvolgimento di alcuni geni già classicamente associati al cancro, quali TP53 e ATM, in aggiunta ad altri finora meno noti, come DIS3, che recentemente sta emergendo come uno dei geni ricorrenti nel mieloma multiplo". Su geni candidati come questo si concentreranno nel futuro gli sforzi e le speranze della ricerca internazionale per valutarne la traslabilità in ambito clinico.
REPUBBLICA.IT Dalle ossa di un dinosauro, cellule simili a globuli rossi Rinvenute in un fossile di 75 milioni di anni fa. Nella loro conformazione, alcune fibre ricordano il collagene 10 giugno 2015 Non particolarmente bene conservato, eppure custode di un tesoro: un fossile di dinosauro di 75 milioni di anni fa ha regalato agli scienziati cellule simili a globuli rossi e fibre, che ricordano il collagene. Il risultato, descritto sulla rivista Nature Communications, suggerisce come le strutture organiche nei fossili possano conservarsi molto più a lungo di quanto finora pensato. Cellule e molecole che somigliano alle proteine sono state infatti trovate finora in fossili di molte decine di milioni di anni fa, ma solo in campioni eccezionalmente ben conservati e la cui identificazione si era dimostrata controversa. Da tempo dunque ormai si riteneva che le molecole delle proteine potessero sopravvivere non più di quattro milioni di anni. I ricercatori guidati da Sergio Bertazzo, dell'imperial College di Londra, sono invece riusciti a rilevare delle strutture organiche in otto ossa di un dinosauro, risalenti al periodo del Cretaceo, nessuna delle quali particolarmente ben preservata. Alcune ossa contenevano strutture a forma di uovo con dei nuclei, che potrebbero essere dei globuli rossi, mentre altre avevano delle fibre, con una struttura a strisce simile a quella delle moderne fibre di collagene. Il che dimostra, secondo i ricercatori, che vale la pena di fare le analisi molecolari anche di fossili non particolarmente ben conservati, senza contare che la conservazione di proteine attraverso le ere geologiche potrà aiutare nelle ricerche sulla fisiologia e il comportamento di animali estinti da tempo.
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