Iva all'8% e zone franche: ecco i Paesi stranieri in cui conviene investire

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Transcript:

Impresa & Territori INTERNAZIONALIZZAZIONE Iva all'8% e zone franche: ecco i Paesi stranieri in cui conviene investire Qual è il Paese straniero che offre maggiori sbocchi commerciali a chi investe? Dove la tassazione è più favorevole alle imprese? E dove si premia di più l'innovazione? Se avete un'impresa e puntate a internazionalizzare, ecco quattro «location» che potrebbero fare al caso vostro. Ce le suggerisce Antonello Martinez, partner dello Studio Martinez & Novebaci e presidente dell'associazione italiana avvocati d'impresa di Francesco Prisco 28 novembre 2017

1/4 Dubai Le aziende straniere possono scegliere di evitare i dazi doganali registrandosi in una delle 24 «zone franche» della città, dove non ci sono restrizioni su trasferimento dei profitti e rimpatrio dei capitali. Nelle free zone le aziende estere possono operare senza spartizioni di capitale con soci locali che nel resto del Paese hanno una quota equivalente o superiore al 51% della società. Sempre all'interno delle free zone vige l'esenzione fiscale totale per le importazioni e le esportazioni. «A Dubai afferma Antonello Martinez la buona reputazione dei prodotti italiani, unita agli sgravi fiscali, ha da sempre favorito il made in ltaly, dal design al food & beverage, dall'alta moda ai beni di lusso. Al di là delle grandi operazioni industriali, sono ancora molte le opportunità di crescita che le pmi italiane possono trovare su questo mercato». 2/4 Cina L'adesione della Cina a fine 2001 al World Trade Organisation (Wto) ha permesso di rimuovere gli ostacoli all'accesso di società straniere nel mercato. Sono previsti incentivi fiscali per le aziende straniere che operano in tecnologia, agricoltura,

protezione ambientale e conservazione delle risorse idriche. Le società straniere ad «alta tecnologia» beneficiano di un tasso d'imposta del 15%, contro il 25% del diritto comune. Nelle «zone economiche speciali» (città portuali, poli tecnologici e manifatturieri) le aziende possono scaricare, lavorare e riesportare merci con esenzione da dazi doganali e imposte indirette su importazioni ed esportazioni. «Negli ultimi anni spiega Antonello Martinez a causa di una scarsa propensione all'internazionalizzazione, la percentuale di aziende italiane fallite è stata al di sopra dei trend internazionali. Gli imprenditori devono guardare ad altri mercati come quello cinese, dove le aziende che vogliono investire possono beneficiare di minori costi del lavoro e bassa pressione fiscale». 3/4 Malta Un'azienda controllata o gestita a Malta da una società straniera è soggetta alla tassazione maltese sul reddito proveniente da qualsiasi paese del mondo, con un'aliquota standard del 35 per cento. Il sistema fiscale consente ai soci di un'impresa registrata a Malta di ottenere alcune tipologie di rimborsi delle imposte versate dalla società, con la possibilità di abbattere l'aliquota fino a 5 per cento. Il

made in Italy ha già un mercato florido, con le esportazioni che occupano una quota di mercato intorno al 25% e l'interscambio che oscilla intorno ai 2 miliardi. «A Malta sostiene l'avvocato d'impresa Antonello Martinez c'è una tassazione che incide nella misura massima del 5%, con aliquote Iva allo 0% per prodotti alimentari e farmaceutici. Il made in Italy è molto apprezzato sull'isola, in particolare nei settori agroalimentare, ristorazione, abbigliamento e arredamento». 4/4 Serbia Chi apre una società in Serbia paga un'aliquota Iva tra l'8 e il 18%, con un'imposta sugli utili d'impresa del 15% (tra i più bassi d'europa). Se la nuova azienda ha oltre 100 dipendenti, non si pagano tasse per dieci anni. Una società italiana con sede legale in Serbia non è tenuta a pagare tasse in Italia. La manodopera in Serbia ha il costo più basso di tutta Europa (400 euro al mese per operaio). La Serbia è l'unico paese del sud-est Europa che ha un accordo di libero scambio con Russia e Turchia (un mercato di oltre 200 milioni di persone). «Sono circa 500 afferma Antonello Martinez le imprese italiane attive sul territorio serbo, per più di 30mila posti di

lavoro e un reddito annuale di oltre 2 miliardi. Con uno scambio bilaterale annuo di quasi 4 miliardi, l'italia è il primo partner commerciale della Serbia, davanti alla Germania». Riproduzione riservata P.I. 00777910159 - Dati societari - Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati - Per la tua pubblicità sul sito: Websystem Redazione online Il Direttore Contatti Privacy Policy Informativa sui cookie