UN PARCO CITTADINO: IL GIARDINO PAPADOPOLI

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Lavori - Soc. Ven. Sc. Nat. - Vol. 5, Suppl. didatt., pp. 22-33, Venezia 15-2-1981 SAVERIO LOMBARDO UN PARCO CITTADINO: IL GIARDINO PAPADOPOLI Estratto da Società Veneziana di Scienze Naturali LAVORI - Voi. 5 - Supplemento ad uso didattico

1 UN PARCO CITTADINO: IL GIARDINO PAPADOPOLI di Saverio Lombardo LE ORIGINI DEL GIARDINO Il giardino «Papadopoli» è l'unica zona di verde pubblico di una certa entità nell'ambito dei tre sestieri di S. Croce, S. Polo e Dorsoduro. E' situato in prossimità di Piazzale Roma ed è delimitato dal Canal Grande, da Rio Nuovo, da Rio dei Tolentini, dal Park Hotel e dal passaggio pedonale che collega Piazzale Roma al Campo dei Tolentini. L'area verde occupa una superficie di poco superiore agli 8000 mq, ma la parte aperta al pubblico è di circa 6000 mq dal momento che le restanti zone sono recintate ed appartengono rispettivamente al Park Hotel e al Centro Terapie Riabilitative. Il giardino fu realizzato nel 1834 su disegno di Francesco Bagnara, docente all'accademia di Belle Arti, e fu rinnovato nel 1873 su progetto di Marco Guignon, un francese famoso ideatore di parchi ( 1 ). Prima della realizzazione del giardino, l'area era occupata dalla chiesa di S. Croce e da un monastero. La chiesa, che diede nome al sestiere, fu edificata nel 568, riedificata nel 1111 e successivamente riconsacrata nel 1342. Il monastero, che in molti documenti veniva chiamato S. Francesco della Croce Grande, ospitò frati benedettini fino al XV secolo e, in seguito, le suore di S. Caterina. Monastero e chiesa furono soppressi nel 1806, in epoca napoleonica, e adibiti a magazzini ( 2 ). Unica vestigia di questi edifici è una colonna di granito orientale inserita nell'edificio del Centro Terapie Riabilitative sull'angolo rivolto verso la stazione ferroviaria. La storia vuole che a questa colonna venissero legati i rei per subire l'amputazione delle mani prima dell'esecuzione della con danna a morte ( 1 ). Il giardino prende il suo nome da quello degli antichi proprietari, la ricca famiglia dei Papadopoli, mercanti di origine greca. Furono loro ad eliminare gli edifici preesistenti e a sfruttare orti e giardinetti monacali facendo piantare moltissimi alberi da frutto e Gelsi ( 3 ). (I) G. Tassini - Curiosità veneziane - Ed. Filippi 1970. (2) A. Zorzi - Venezia scomparsa - Ed. Electa 1977. (3) G. Damerini - Giardini sulla Laguna - Ed. Zanichelli 1927. -22-

Nell'ottocento il parco, ricco di piante e popolato di animali, anche esotici, era sede di sfarzose feste notturne ( 4 ). Successivamente passò di proprietà al Comune che in un primo momento pensò di utilizzare l'area per l'edilizia popolare, ma in seguito alle proteste dei cittadini rinunciò al progetto. Tuttavia all'atto della sua realizzazione il parco era assai più esteso, infatti occupava un'area di 12000 mq. Durante la sua storia ha subito tre grosse «menomazioni»: la realizzazione di Piazzale Roma, lo scavo di Rio Nuovo e la costruzione del Park Hotel. Per avere un'idea dell'estensione originale del giardino basti pensare che i grandi alberi (Olmi e Lecci), che occupano un lato di Piazzale Roma, ne facevano parte; la realizzazione di Rio Nuovo ha isolato questa parte di verde dal corpo originario. Un'ultima zona recintata, come già detto, fa parte del Centro Terapie Riabilitative. La superficie inizialmente destinata al giardino è di conseguenza, ai nostri giorni, dimezzata. RIPARTIZIONE IN ZONE Ilvisitatore può accedere al giardino da due parti: l'entrata verso la Fondamenta della Croce (lato Canal Grande) e quella del passaggio pedonale di fronte alle scuole elementari «Poerio». Grossomodo, in base alle diverse ubicazioni e funzionalità, si distinguono tre zone: una è attrezzata con giochi per bambini, però scarsamente utilizzata; una seconda, rivolta verso il Centro Terapie Riabilitative, vanta una collinetta artificiale sotto la quale corrono gallerie che servivano da rifugio contro i bombardamenti, ed è la parte meno frequentata del giardino; la terza infine, nei lati verso Rio Nuovo e verso il passaggio pedonale tra Piazzale Roma e i Tolentini, presenta le uniche aiuole con prato; in quest' ultima la presenza umana, maggiore che nelle zone precedenti, fa sentire beneficamente i suoi effetti rendendo l'ambiente accogliente. Le piante arboree ed arbustive esistenti in questo giardino sono decisamente molte: 25 specie diverse di alberi e 18 tipi diversi di arbusti coltivati. Soffermiamoci ad esaminare le caratteristiche di quelle più comuni e rappresentative. LA VEGETAZIONE ARBOREA ( 5 ) La specie arborea più diffusa è il Bagolaro (Celtis australis) noto con i termini dialettali veneti di Bagolar, Perlar, Pisoler e Perolaro, che raggiunge dimensioni notevoli anche nel giardino Papadopoli. Ha corteccia liscia o poco rugosa di colore grigio chiaro, sulla cui superficie le incisioni fatte risaltano molto bene anche dopo anni; il tronco presenta spesso costolature rilevate longitudinali. Le foglie, con picciolo breve, sono oblungo lanceolate, (4) F. Gera - I principali giardini di Venezia - I.R. Privato stabilimento Antonelli - Venezia 1847. (5) Nella Tav. I a pag. 30 è riportata l'ubicazione degli esemplari più indicativi delle specie arboree presenti nel giardino. -23-

acuminate, con bordo seghettato e superficie scabra ( 6 ). I1 legno chiaro, elastico, oltre che per gli usi correnti viene usato per la fabbricazione di stecche da biliardo, ed un tempo era utilizzato per i manici delle fruste. I suoi frutti, piccole drupe nere (somiglianti ad una piccola ciliegia), sono dolciastri ed eduli. E' una pianta poco delicata, resistente alla siccità e alle malattie, molto usata per scopi ornamentali e per alberature stradali. Viene volgarmente chiamata anche Spaccasassi perché ha radici molto profonde e ben sviluppate che possono intaccare e fendere la roccia sottostante. Caratteristica dei paesi mediterranei, cresce spontanea anche nella nostra regione, specialmente nelle zone collinari. Altra specie arborea comune nel giardino è l'olmo campestre ( Ulmus minor), in veneto Olma o Olmer, che appartiene alla stessa famiglia del Bagolaro (Ulmaceae). E' facile distinguere questi due alberi, poiché la corteccia del tronco è molto diversa nelle due specie: piuttosto liscia nel Bagolaro; screpolata e rugosa nell' Olmo. Le foglie dell'olmo, pur essendo simili a quelle del precedente, sono meno acuminate, più piccole ed arrotondate, scabre ed evidentemente asimmetriche presso il picciolo. I1 frutto dell'olmo è una samara (fig. 1), cioè una minuscola noce circondata da una grande ala che ne permette la disseminazione a mezzo del vento (disseminazione anemofila). L'Olmo, che è una pianta longeva, raggiunge grandezze notevoli; il suo legno è uno dei più belli e ricercati per mobili e pavimenti, ma è disponibile solo in piccole quantità. Questa specie vive allo stato spontaneo, oltre che nel nostro paese, in tutta Europa fino agli Urali, nel Nord Africa e in Turchia. Purtroppo la sua sopravvivenza è gravemente minacciata negli ultimi anni da una malattia, la Grafiosi dell'olmo, dovuta ad un fungo microscopico che occlude i vasi attraverso cui passa la linfa, e contro la quale non esistono rimedi efficaci: effetto del male èil disseccamento improvviso delle foglie, che parte da alcuni rami e si estende poi a tutta la chioma fino ad uccidere la pianta. (6) Nella Tav. III a pag. 32 sono riportati i profili fogliari delle specie arboree più indicative. -24

Nel giardino Papadopoli, al contrario che nella adiacente terraferma, la malattia non è ancora apparsa. Terza specie assai abbondante nel giardino è il Tiglio (Tilia x vulgaris, Tilia cordata), in veneto Tejo o Tajer. E', insieme al Platano, l'albero più comunemente usato per le alberature stradali ( ad esempio Viale Garibaldi a Mestre). Ha foglie rotondeggianti acuminate, con bordo seghettato salvo che alla base vicino al picciolo, più chiare sulla pagina inferiore. La corteccia è screpolata, nerastra; il tronco presenta di solito presso la base una moltitudine di polloni (piccoli rami eretti emergenti dal suolo e collegati al sistema radicale) che formano una specie di denso cespo. I1 legno, bianco, leggero e poroso, è poco usato (utensili, zoccoli). I fiori di Tiglio (fig. 2), caratteristici per il loro intenso profumo, possono essere usati, previa essicazione, per la preparazione di un ottimo the medicinale. Questa pianta vive spontaneamente nell' Italia centro-settentrionale e in tutta l'europa. Presente con qualche esemplare è il Leccio (Quercus ilex), detto Elce, Velzo, Elese. E' una quercia sempreverde che caratterizza la macchia mediterranea, ossia quella fascia di vegetazione che occupa le zone più calde ed asciutte della nostra penisola. Non raggiunge le dimensioni delle precedenti; ha foglie persistenti, coriacee, pelose sulla pagina inferiore, lucide sulla pagina superiore, a bordo dentellato; il frutto è una ghianda. Si distingue da altre specie di alberi per la minore statura, per la chioma rotondeggiante molto densa, e per la presenza delle foglie nel periodo invernale. E' pianta che tollera l'ombra e quindi riesce a vivere anche se affiancata ad alberi più alti. Il legno, duro e pesante, viene usato per traversine ferroviarie o, più comunemente, come legna da ardere. Le specie fin qui esaminate coprono quasi totalmente la superficie del giardino; la superficie restante, pur esigua, è occupata da una ventina di specie arboree, alcune delle quali vivono all'ombra di piante più alte. Consideriamo qui le più interessanti. Notevole per la sua bellezza è il Ginko (Ginkgo biloba): ha foglie molto particolari, fatte a ventaglio, che lo distinguono da ogni altra specie. E' una pianta dioica, cioè che presenta esemplari maschili e femminili; questi ultimi producono dei frutti succosi grossi come una piccola noce, ma con un odore nauseabondo. Un esemplare di sesso maschile esistente nel giardino, nei pressi della fontana circolare, è imponente, e presenta il tronco diviso in tre parti a pochi metri dal suolo: senza dubbio è una delle piante più belle che il giardino può vantare. Originaria dell'estremo Oriente appartiene, nonostante sia difficile ravvisarne le somiglianze, alle Gimnosperme, cioè a quel gruppo di piante che comprende le aghifoglie (es. Pini e Abeti) e le cupressacee (es. Cipressi e Tuje). 25

Altre Gimnosperme presenti nel giardino (Tuje, Pini e Cipressi) sono per lo più deperienti o morenti: queste piante bisognose di luce non hanno retto la concorrenza delle più esuberanti latifoglie. Fa eccezione il Tasso (Taxus baccata), un'aghifoglia che trova condizioni ideali di_ vita all'ombra di altre piante ed i cui esemplari al Papadopoli godono buona salute. Viene anche chiamato Albero della morte poiché foglie, rami e legno contengono un veleno mortale anche per gli animali; ciononostante le bacche rosse portale dagli esemplari femminili hanno la «polpa> (solo questa!) dolce e non velenosa. Spontaneo in tutta Italia ed Europa, supera per longevità ogni altro vegetale del nostro continente: in Gran Bretagna ne esiste un esemplare vivente la cui età è stata stimata attorno ai 2000 anni. I1 suo legno trova impiego particolare nella costruzione degli archi. LA VEGETAZIONE ARBUSTIVA ( 7 )( 8 ) La superficie del terreno, sotto la densa copertura degli alberi, è ricoperta da un popolamento di arbusti (di cui 16 specie sono ornamentali) i quali però, nelle precarie condizioni di luce, hanno perso gran parte della loro bellezza: le Forsizie, che si coprono di fiori gialli nel mese di marzo, l'ortensia, assai comune anche nelle nostre case come pianta da vaso, e molte piante da siepe, come il Bosso, il Lauroceraso, l'evonimo, il Pittosporo. Siepi in buono stato si trovano sul lato del passaggio pedonale tra Piazzale Roma e i Tolentini, dove la mancanza dei grossi alberi permette alla luce di arrivare più in basso. Interessante è 1a presenza di due specie arbustive spontanee: il Sambuco (Sambucus nigra), dai nomi dialettali di Sambuc, Sembug, Sambugar, e l'edera (Hedera elix) che striscia sul terreno e si arrampica su muri e tronchi. Queste due specie, ed in particolar modo il Sambuco, sono disseminate tramite gli. escrementi degli uccelli (soprattutto merli) che, ghiotti delle loro bacche, possono compiere spostamenti tra la terraferma e le isole della laguna. Il Sambuco ha qui trovato un ambiente ideale per lo sviluppo ( prospera nei boschi di pianura); nel caso dell'edera potrebbe anche trattarsi di esemplari derivati da piante coltivate in qualche giardinetto e poi inselvatichite. LA VEGETAZIONE ERBACEA La vegetazione erbacea è poco abbondante: sotto la densa copertura degli alberi il terreno è spesso nudo o coperto da foglie secche e solo poche specie di piante riescono a vivere spontaneamente. Vi si possono riconoscere quattro categorie diverse di piante erbacee. (7) Nella Tav. II a pag_ 31 è riportata l'ubicazione degli esemplari più indi cativi delle specie arbustive presenti nel giardino. (8) Nella Tav. IV a pag. 33 sono riportati i profili fogliari delle specie ar bustive più indicative. -26-

Una prima categoria è data dalla vegetazione ruderale, rappresentata dalle piante che vegetano nelle fessure dei muri e su macerie, abbondanti vicino alla collinetta artificiale. La specie più comune nel giardino, ma anche in tutta Venezia, è la Vetriola ( Parietaria officinalis - vedi a pag. 15) così chiamata perché può essere usata per pulire vetri: contiene infatti minuscole concrezioni di calcare che la rendono leggermente abrasiva. La seconda e la terza categoria sono rappresentate rispettivamente dalle specie spontanee originarie delle nostre zone e da spcie coltivate e in seguito inselvatichitesi. Tra le prime vi sono tutte le cosiddette piante «infestanti» di orti e giardini: l'acetosella (Oxalis acetosella), dalle foglie di sapore acidulo, il Farinaccio selvatico (Chenopodium album - vedi a pag. 7), stretto parente della barbabietola e dello spinacio, ecc. La Viola mammola (Viola odorata), invece, era probabilmente coltivata ed in seguito si deve essere propagata spontaneamente. Altre piante inselvatichite sono la Bocca di leone (Anthirrium maius - vedi fig. 24 a pag. 14), che riesce a vivere anche nelle connessure dei muri ( assimilabile quindi alle specie ruderali) e il Malvone o Malvarosa (Althaea rosea) che, coltivato per la sua bellezza, si rinnova spontaneamente negli anni successivi. La quarta categoria è data dalla vegetazione erbacea coltivata, concentrata nelle aiuole adiacenti all'entrata di fronte alle scuole elementari «Poerio». Oltre al prato, artificiale, composto da un miscuglio di piante graminacee adatte ad essere «rasate», vi sono delle aiuole di Tagetes. Questa pianta erbacea ha capolini fioriferi di colore giallo carico; le foglie, se spezzate, emanano un odore pungente, e per questo pare che la pianta abbia la proprietà di tenere lontani dai terreni su cui viene coltivata i Nematodi, piccoli vermi biancastri che vivono da parassiti sulle radici delle piante causando gravi danni alle colture. CONSIDERAZIONI GENERALI SULLA VEGETAZIONE Fissiamo ora l'attenzione sugli aspetti generali della vegetazione del giardino Papadopoli. All'atto della sua progettazione, nel 1834, l'aspetto doveva essere completamente diverso. Nei vecchi libri si parla di Gelsi, alberi da frutto, piante esotiche, ma di questo non è rimasto quasi nulla. Nel corso degli anni le piante più adatte al nostro clima, sviluppandosi, hanno pian piano preso il sopravvento sopprimendo le altre specie. I grossi alberi ora dominano occupando quasi tutto lo spazio: ognuno di essi ha sicuramente un centinaio di anni e alcuni, tuttora in buona salute, sono stati probabilmente piantati al momento della realizzazione del giardino. Le piante arbustive ed erbacee, una volta sicuramente belle e rigogliose, in quanto inserite in un ambiente più luminoso, sono oggi deperienti e assolvono a funzioni poco estetiche. Del resto nelle medesime condizioni si trovano quasi tutti i parchi molto vecchi e non sufficientemente curati: generalmente infatti quando si crea un giardino il terreno nudo viene coperto da molte piante giovani -27-

per avere vantaggi estetici immediati; a lungo andare, però, la crescita delle specie arboree e la mancata eliminazione degli esemplari in eccesso portano alla formazione di un popolamento vegetale sempre meno rispondente al progetto iniziale. Le condizioni del giardino sono così quelle di un bosco a latifoglie molto antropizzato e degradato, dove lo sviluppo degli alberi a struttura sostanzialmente coetanea ed il calpestio eliminano gran parte delle piante arbustive ed erbacee. PROBLEMI E PROSPETTIVE Intonandosi bene all'atmosfera di Venezia, il giardino Papadopoli ne rispecchia gli annosi problemi. Le cause di questo stato di cose sono di varia natura, ma in primo luogo gravano i problemi di manutenzione: se i vialetti possono essere facili da curare, non è certo agevole intrufolarsi tra i cespugli per raccogliere gli immancabili rifiuti che caratterizzano la nostra epoca (sacchetti di plastica, barattoli per bibite, ecc.). Salta agli occhi la presenza di un grosso immondezzaio situato sulla sinistra dell'entrata rivolta verso il Canal Grande: inutile sottolinearne gli svantaggi estetici e materiali. Per la sua conformazione intrinseca (la parte rialzata della collinetta artificiale) e come conseguenza dell'infittirsi della vegetazione arbustiva, pur se stentata, il giardino presenta angoli tranquilli ed appartati, come difficilmente se ne trovano a Venezia, che in quanto tali risultano popolati da pochi e caratteristici «habitues» e soprattutto, anche per l'ubicazione del giardino, da turisti di passaggio desiderosi di uno spazio libero per riposare. I veneziani risultano di conseguenza pochi, e gli stessi bambini non sono molto frequenti nelle zone riservate ai giochi. Un tempestivo intervento di «chirurgia» che elimini tutte le piante deperienti arboree ed arbustive, un energico sfoltimento degli arbusti e la soppressione di alcune aiuole che, nonostante la recinzione, non si possono più chiamare tali e non sono ripristinabili, faciliterebbero di molto la successiva manutenzione del giardino e renderebbero più accoglienti e fruibili le zone ora appartate. -28-

ELENCO DELLE SPECIE ARBOREE PRESENTI NEL GIARDINO PAPADOPOLI nome italiano nome dialettale nome scientifico Ailanto Ailanthus altissima Ippocastano Castagner mat Aesculus ippocastanum Acero montano Ventaj, Ajer Acer pseudoplatanus Bagolaro Pisoler, Perlaro, Bagolar Celtis australis Cedro dell'atlante - Cedrus atlantica Ginco - Ginkgo biloba Gledischia Spin del Segnar, Spin in cros Gleditsia triacanthos Alloro Orer Laurus nobilis Magnolia - Magnolia grandiflora Pino d'aleppo Pinus halepensis Leccio Elce, Velzo, Elese Quercus ilex Farnia Rore, Roer, Roat nero Quercus robur Robinia Gazia, Cassia Robinia pseudoacacia Tasso Nasso Taxus baccata Tiglio Tejo, Tajer Tilia x vulgaris Olmo campestre Olma, Olmer Ulmus minor Altre specie arboree presenti nel giardino con esemplari deperienti o di dimensioni ridotte sono: Sofora (Sophora japonica), Acero campestre (Acer campestris), Negundo (Acer negundo), Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), Betulla (Betula verrucosa), Pino domestico (Pinus pinea), Tuia (Thuja orientalis), Cipresso (Cupressus sempervirens), Palma (Chamaerops excelsa). ELENCO DELLE SPECIE ARBUSTIVE nom e italiano caratteridistintivi nom e scientifico Aucuba sempreverde, foglie screziate Aucuba japonica di bianco, bacche rosse Bosso sempreverde, foglie lunghe 1-3cm. Buxus sempervirens Evonimo sempreverde, foglie lunghe 5-8cm. Evonjmus japonica Forsizia caducifoglia, fiori gialli comparenti prima delle foglie Forsythia viridissima Agrifoglio sempreverde, bordo fogliare con aculei Ilex aquifolium Lagerstremia alberello, trono liscio, fiori rossi in tarda estate, caducifoglia Lagerstroemia indica Ligustro sempreverde Ligustrum lucidum -29-

Oleandro sempreverde Nerium oleander Piracanta sempreverde, grappoli di bac- Pyracantha coccinea che rosse presenti tutto l'inverno Fior d'angeli caducifoglia, fiori bianchi pro- Philadelphus coronarius fumati in giugno Lauroceraso sempreverde, grappoli di fiori Prunus laurocerasus profumati in aprile Pittosporo sempreverde, bacche verdi Pittosporum tobira Linguette sempreverde, pianta alta 10-30 Ruscus hypoglossum cm. Spirea caducifoglia, ombrelle di pic- Spiraea cantoniensis coli fiori bianchi a giugno Lentaggine sempreverde, grappoli di bac- Viburnum tinus che viola in autunno Rosa Rosa spp. Altre piante arbustive presenti nel giardino con esemplari deperienti o di ridotte dimensioni sono: Maonia (Mahonia aquifolium), Ortensia (Hy drangea hortensia), Sambuco (Sambucus nigra) e, come rampicante, l'edera ( Hedera elix). TAv. T - Ubicazione delle specie arboree più indicative. 30 --

Tav. II - Ubicazione delle specie arbustive più indicative. Specie arboree Specie arbustive Ac Acero campestre Aj Aucuba Ag Ailanto Bs Bosso Ai Ippocastano Ej Evonimo Ap Acero montano Fv Forsizia Ca Bagolaro la Agrifoglio Cea Cedro atlantico Li Lagerstremia Gb Ginco LI Ligustro Gt Gledischia No Oleandro Ln Alloro Pc Piracanta Mg Magnolia Pco Fior d'angeli Pa Pino d'aleppo Pl Lauroceraso Qi Leccio Pt Pittosporo Qr Farnia Rh Linguette Rp Robinia Sp Spirea Tb Tasso Vt Lentaggine Tc Um Tiglio Olmo -31- R Rosa

TAv. III - Foglie delle specie arboree: 1) Bagolaro 2) Olmo 3) Tiglio 4) Leccio 5) Farnia 6) Ippocastano 7) Alloro 8) Robinia 9) Sofora 10) Spino di Giuda 11) Magnolia 12) Acero di monte 13) Acero campestre 14) Negundo 15) Lagerstremia 16) Frassino 17) Betulla 18) Ginco 19) Tasso. -- 32---

TAv. IV - Foglie delle specie arbustive: 1) Aucuba 2) Sambuco 3) Bosso 4) Evonimo 5) Forsizia 6) Agrifoglio 7) Ligustro S) Oleandro 9) Piracanta 10) Fori d'angeli 11) Lauroceraso 12) Pittosporo 13) Linguette 14) Spirea 15) Lentaggine 16) Rosa. -33-