Come affrontare il rischio alluvionale? (dai luoghi comuni al buonsenso)



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Come affrontare il rischio alluvionale? (dai luoghi comuni al buonsenso) Giuseppe Sansoni Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale Lions Club Lerici Sarzana, 25 nov. 2011 Entrerò subito nel vivo del dibattito suscitato dall alluvione. Mi perdonerete perciò gli spunti polemici ma, oltre a ritenerli più che giustificati, credo siano utili a stimolare il dibattito. Partirò dunque dalle cause per poi demistificare i falsi rimedi e dare indicazioni di semplice buonsenso per prevenire nuove alluvioni. 1

Aulla, anni 50 foto da Franco Testa, Ed. Mori, 1999 Poiché la storia è maestra di vita, inizierò con alcune slide che presentai nel 2005. Questa è una cartolina di Aulla degli anni 50: un piccolo borgo, la stazione e una sola fila di case lungo la Cisa; il resto è tutto ambito fluviale (alveo attivo e alveo di piena). Tutta Aulla moderna (palazzi, municipio, supermercati, ecc.) sorgerà in quest area di pertinenza fluviale. Lungo questa linea è stato realizzato l attuale argine. 2

1958-59: 59: inizio costruzione muro arginale barre attive campo sportivo alveo attivo foto da Franco Testa, Ed. Mori, 1999 Nel 58 inizia la costruzione del muro arginale, collocato entro l alveo attivo (si notino le barre ciottolose); poi si riempirà con terra di riporto (per uno spessore di almeno 6 m, a giudicare dalle proporzioni con l altezza degli uomini) realizzando finalmente le condizioni per l edificazione della città. 3

1960: campo sportivo allagato (oggi municipio) foto da Franco Testa, Ed. Mori, 1999 Qui, ad es., sorgerà l attuale palazzo comunale. Vi era probabilmente la convinzione di aver affrancato i terreni dall alluvione. Ma evidentemente si erano illusi: il 25 ottobre il Comune è stato inondato per un altezza di 3 m, compreso il punto di raccolta designato nel piano di protezione civile. Per fortuna era sera e i bambini non erano a scuola, altrimenti sarebbero stati concentrati proprio in una trappola mortale! 4

L ubriacatura dello sviluppo Senso di responsabilità degli amministratori Bagni di Podenzana il giorno prima dell entrata in vigore delle norme di salvaguardia del PAI, il Comune rilascia concessioni edilizie in area inondabile Aulla, quartiere Matteotti (da demolire) Sarebbe però troppo comodo attribuire l alluvione agli errori del passato. Da allora ad oggi, infatti, i Comuni, obnubilati dall ubriacatura dello sviluppo, hanno promosso attivamente gli interessi edificatori, anteponendoli alla sicurezza. L esempio del Comune di Podenzana è illuminante: la sera prima dell entrata in vigore delle norme di salvaguardia dell Autorità di bacino (che vietavano nuove edificazioni nell area, in quanto inondabile) sono state rilasciate tutte le licenze edilizie nell area (pur nella piena consapevolezza dei rischio). 5

Fu vero sviluppo? piena Aulla Aulla inondata Quando? Quando? Aulla moderna Bagni di Podenzana Quartiere Matteotti Così nel 2005 utilizzavo questa slide che mostrava come Aulla sarebbe stata inondata e, nel porre la domanda retorica «fu vero sviluppo?», sottolineavo che l incertezza non era se l evento si sarebbe verificato, ma solo quando. 6

I sindaci preparano la prossima alluvione Il Tirreno, 10 nov. 2011 Il gioco di prestigio: nessuna autocritica SINTESI Cari Presidenti, a nome dei cittadini esasperati, per mitigare effetti tropicalizzazione clima CHIEDIAMO: aggiornamento Piano Bacino rimozione dei sovralluvionamenti dragaggi del fiume controllo della vegetazione in alveo nessun ripensamento previsioni urbanistiche Depistaggio (alibi inconsistenti: clima, accumuli sedimenti, vegetazione fluviale) Proposte inutili, costose, controproducenti Obiettivo nascosto: proseguire edificazione in aree inondabili Tenendo ben a mente che ovunque la responsabilità primaria dell alluvione sta nell edificazione nelle aree a rischio, andiamo a vedere quali sono state, invece, le reazioni dei sindaci. Mi riferisco alla lettera inviata ai presidenti delle Regioni Liguria e Toscana dai sindaci dei 27 comuni del bacino del Magra colpiti dall alluvione, poiché considero questa lettera di una gravità inaudita: per il numero dei mittenti e la carica da essi rivestita, la sapiente omissione delle vere responsabilità dell alluvione, l indicazione di false cause e le devianti soluzioni proposte. Sembra di assistere alle grandi manovre per preparare le prossime alluvioni. La lettera dei sindaci, infatti, è un vero gioco di prestigio. Per svelarne il trucco basta considerare che la lettera non contiene alcuna autocritica sull edificazione nelle aree inondabili, né alcun ripensamento delle previsioni urbanistiche in tali aree. È dunque un tentativo di depistaggio basato su comodi alibi (cambiamenti climatici, accumuli di sedimenti in alveo, vegetazione fluviale) che mira ad attirare l attenzione su proposte fuorvianti per distrarla dall unica misura efficace (l interruzione dell edificazione nelle aree a rischio) che intendono scongiurare ad ogni costo. 7

L alibi dei cambiamenti climatici Dal fatto vero (precipitazioni eccezionali) pioggia (mm in 24 h) 540 455 376 320 Copyright: Regione Liguria Elaborazione: P. Gallo all uso corretto rivedere carte del rischio (estendere aree inondabili) rafforzare misure ridimensionare previsioni urbanistiche Brugnato 5 Terre Pontremoli Calice al Cornoviglio all uso distorto invocare alibi, ma: tacere responsabilità (urbanizzazione aree inondabili) sfuggire a logiche conclusioni (ridimensionamento previsioni urbanistiche) chiedere interventi fuorvianti (diversivo) Cominciamo dunque a smontare gli alibi, iniziando da quello dei cambiamenti climatici: un fatto vero ma utilizzato in modo distorto. Questa elaborazione della pioggia caduta in un ora evoca l immagine di un uragano che si carica di acqua nel mar Ligure e forma una stretta colonna che procede verso N-E investendo con una bomba d acqua le 5 Terre, Brugnato e Pontremoli (mentre nel resto del bacino, anche a breve distanza, piove molto meno). Non è ancora accertato, ma sembra proprio che anche nel Mediterraneo possano generarsi fenomeni atmosferici tipo uragano e che ciò possa avvenire solo se la temperatura delle acque marine supera una data soglia. Che si sia trattato di un uragano o no, resta vero che la causa scatenante dell alluvione è stata una precipitazione eccezionale: su questo, dunque, concordiamo con i sindaci. Vediamo allora dove sta il trucco. Se l obiettivo fosse ridurre il rischio alluvionale, la consapevolezza della tropicalizzazione del clima dovrebbe indurre a rivedere le aree inondabili (estendendole) e a ridimensionare le previsioni urbanistiche nelle aree a rischio. La lettera dei sindaci, invece, rivela che l obiettivo è un altro: i capricci del clima sono invocati come alibi, ma si evita accuratamente di additare come concausa l urbanizzazione delle aree inondabili e, soprattutto, di trarne la logica conclusione della necessità di ridimensionare le previsioni urbanistiche in tali aree (pur sapendo che il rischio alluvionale è aumentato). 8

I falsi alibi: la vegetazione in alveo Marinella: litorale dopo l alluvionel Veniamo ai crimini della vegetazione in alveo. I tronchi incastrati tra le pile dei ponti e l enorme numero di alberi che invade il litorale dopo ogni piena fanno sì che ad ogni alluvione si levino alte grida che attribuiscono le responsabilità alla vegetazione in alveo e chiedono a gran voce le pulizie fluviali. In realtà, già un po di buonsenso dovrebbe indurci a concludere che gli alberi trascinati dalla corrente possono provocare l esondazione (ostruendo l alveo o, più spesso, la luce dei ponti) solo quando la dimensione degli alberi si avvicina a quella dell alveo (dunque nei piccoli torrenti) o a quella della luce dei ponti (dunque solo se vi sono ponti a luce stretta). Nel medio-basso corso del Magra e del Vara, perciò, l alluvione non può essere attribuita alla vegetazione in alveo (qualche cumulo di tronchi può ostruire parzialmente una o più campate del ponte ferroviario di S. Genisio a Sarzana che, però ha molte arcate). In ogni caso, prima di parlare a vanvera è consigliabile andare a vedere con i propri occhi. 9

I falsi alibi: la vegetazione in alveo Dopo la piena: alberi abbattuti, ma ancora in posto Questo, ad es., è il Vara visto dal ponte di Ceparana, dopo la piena: una distesa sconfinata di alberi abbattuti, ma ognuno ancora al proprio posto, con la ceppaia ancora parzialmente radicata. L unico segno di albero abbattuto che sono riuscito a trovare è questo buco, indicato dalla freccia. È un altro elemento che depone per una diversa origine della distesa di alberi rinvenuta sul litorale. Per avere la controprova, dovremmo per una volta dar retta ai sindaci, rimuovere tutta la vegetazione in alveo (da tutto il reticolo idrografico), aspettare la prossima piena e vedere l effetto che fa: dovremmo attenderci finalmente il litorale pulito, senza tronchi. L esperimento è un po costoso, ma ne abbiamo già uno gratis: quello dell alluvione di Carrara, nel 2003. 10

Pulizie fluviali impotenti: le frane T. Carrione (alluvione 23 sett. 2003) strada oltre 500 frane! T. Carrione F. Magra: tronchi intercettati dalla vegetazione riparia La quantità dei detriti di marmo che invadono la strada e la loro dimensione (si confronti con i due uomini) rendono bene l idea di quanto sia stata violenta l alluvione. Praticamente tutti i ponti di Carrara sono stati ostruiti da tronchi e ramaglie (qui vediamo un cumulo rimosso da un ponte). Anche in quel caso si gridò alle mancate pulizie fluviali. Peccato, però, che solo 4 anni prima l intero alveo, dalla sorgente alla foce, fosse stato non solo completamente devegetato ma anche dragato (lo scopo, infatti, era la rimozione dei sedimenti di marmettola). La vegetazione in alveo poteva dunque avere al massimo 3 anni (non certo grossi tronchi). In quel caso pertanto i cumuli di tronchi non potevano provenire dall alveo! Provenivano, invece, dalle oltre 500 frane. Frane che, va ricordato, sono sempre associate alle piene eccezionali (com è avvenuto anche nella recente alluvione in Lunigiana). Anche in Lunigiana, dunque, gli alberi che hanno invaso il litorale provenivano dalle frane. Merita sottolineare come contro questo fenomeno le pulizie fluviali siano del tutto impotenti e forse addirittura controproducenti poiché rimuovono elementi che intercettano e trattengono parte dei tronchi provenienti dalle frane e trascinati dalle piene. Va infine osservato che la vegetazione in alveo, rallentando la corrente, attenua la furia distruttiva della piena. In conclusione, salvo situazioni particolari, l unico intervento ragionevole di manutenzione in alveo è la rimozione mirata di singoli esemplari arborei morti o pericolanti di grandi dimensioni. 11

Ponti ostruiti: davvero è colpa della vegetazione? Piazza Borghetto Vara T. Pogliaschina Nei piccoli torrenti che attraversano centri abitati è invece spesso necessaria una manutenzione più intensa e frequente, il più delle volte perché, in maniera irresponsabile, sono stati costruiti ponti con luce insufficiente. Prendiamo l esempio di Borghetto Vara, devastato dall alluvione. A suo tempo qualcuno ebbe la geniale idea di costruire sul T. Pogliaschina due ponti ravvicinati e di coprire lo spazio interposto per regalare al paese una piazzetta 12

Trappole per tronchi: di chi la colpa? Piazza piloni in alveo Ma vediamo come è stata realizzata la piazza: già il primo ponte, con la sua arcata inserita in pieno alveo (anziché alla sua sommità) restringe a meno della metà la sezione utile, rendendola suscettibile all ostruzione da parte dei tronchi. Non contenti, è stato inserito un fitto impianto di piloni per sostenere la piazza: consapevolmente o meno, è stata così realizzata una infallibile trappola per tronchi! Il 25 ottobre, naturalmente, la trappola ha funzionato perfettamente facendo esondare il Pogliaschina (che era già esondato al ponte precedente): il risultato sono 5 vittime. In queste condizioni certamente la presenza di alberi in alveo è incompatibile con la sicurezza idraulica. Ma converrete che, ancor prima, è il ponte che è incompatibile con il buonsenso! 13

Trappole per tronchi (Sarzana, T. Calcandola) - 1 Pur senza raggiungere la genialità dei progettisti del ponte di Borghetto, anche per gli altri ponti sui piccoli torrenti non si scherza. Il ponte della via Cisa sul Calcandola, a Sarzana, può essere preso ad esempio di una situazione diffusissima. Non occorre essere ingegneri per capire che la luce del ponte è troppo bassa: potrà forse veicolare la portata liquida della piena, ma certo non quella solida: perciò il ponte è a forte rischio di ostruzione da parte di alberi. Ma non si poteva fare altrimenti? Andiamo a vedere il lato di valle del ponte. 14

Trappole per tronchi (Sarzana, T. Calcandola) - 2 luce ponte piattaforma Dal lato di valle si vede che oltre la metà della luce del ponte è stata occupata per realizzare una piattaforma in cemento, nella quale immorsare le fondamenta del pilone. Ma non sarebbe stato più prudente costruire il ponte a campata unica (senza pilone in alveo) o, in ogni caso, approfondire bene le fondamenta delle spalle e del pilone, evitando così la piattaforma? Probabilmente i costi sarebbero stati superiori, ma va ricordato che la scelta compiuta impone per sempre costi di manutenzione della vegetazione. Quindi alla fine si spende di più, senza contare che se anche tagliassimo perfino i fili d erba in alveo, il ponte resterebbe suscettibile all ostruzione da parte degli alberi provenienti dalle frane. Così, per ottenere un risparmio oggi, si scaricano sulle future generazioni costi superiori, mettendo a rischio anche vite umane. 15

Trappole per tronchi (Sarzana, T. Calcandola) - 3 Ciliegina sulla torta, visto che sullo stesso ponte era stato realizzato un tunnel passacavi, recentemente ne è stato realizzato un altro, su un impalcato a traliccio, aumentando così l efficienza della trappola per tronchi. Potete però scommettere che, in caso di ostruzione, la sentenza sarà unanime: la colpa è della vegetazione che si ostina a crescere in alveo! 16

I falsi alibi: sovralluvionamenti Le licenze edilizie sono state rilasciate in piena area inondabile (il giorno prima che scattasse il divieto dell AdB), ma naturalmente la colpa dell alluvione è degli eccessivi depositi di sedimenti in alveo! Bagni di Podenzana Magra Aulella Veniamo all altro falso alibi, quello dei sovralluvionamenti, che ha indotto i sindaci a chiedere il dragaggio degli alvei. Basterebbe questo esempio di Bagni di Podenzana per capire che la responsabilità dell alluvione non è del fiume, ma di chi ha permesso di costruire in piena area inondabile. Ma andiamo a vedere se davvero gli alvei sono colmi di un eccesso di sedimenti, come sostengono i sindaci (a propria discolpa). 17

Macché fiumi sovralluvionati: sono incisi! Variazioni altimetriche RECENTI 1989-2004 Autorità di bacino Magra Studio Univ. Firenze (prof. M. Rinaldi) Variazioni altimetriche 1900-2004 Borghetto Brugnato Aulla in sedimentazione in equilibrio/sedimentazione in equilibrio in incisione Bottagna Romito Stabile (± 0,5 m) Incisione limitata (0,5-1 m) Incisione moderata (1-2 m) Incisione intensa (2-4 m) Incisione molto intensa ( più di4 m) Senato Fiumaretta Bocca di Magra 0 5 10 km Val di Vara: da stabile a incisione intensa Lunigiana: da stabile a incisione intensa Basso Magra: incisione intensa Se, a differenza dei sindaci, diamo poco ascolto alle chiacchiere da osteria e più credito agli studi dell università di Firenze (basati sui rilievi periodici dell Istituto Geografico Militare), scopriamo che in tutto il reticolo idrografico del Magra non c è nemmeno un tratto in cui il letto sia più alto di quanto fosse un secolo fa: si va dai tratti stabili a quelli con incisione ben superiore a 4 m. L unica attenuante alle chiacchiere da osteria è il fatto che negli ultimi 15 anni in buona parte dei fiumi c è una tendenza alla sedimentazione: si tratta del tentativo del fiume di recuperare il deficit sedimentologico: in pratica, il fiume, essendo inciso, recupera sedimenti erodendoli dalle sponde e facendo franare i versanti. Ma, va ripetuto, nonostante questo parziale recupero, in nessun tratto l alveo è più alto di un secolo fa. Ad es. ad Aulla, dove si vorrebbe scavare il Magra, l alveo è ancora approfondito di 1-2 m; all Intermarine, dove si invocano dragaggi, è ancora più profondo di oltre 4 m. 18

Ripascere gli alvei (da frane) Potenziale di ricarica da frane Attività frane + Connessione + Potenziale litologico Potenziale di ricarica Rinaldi (UniFI), 2007 Proprio per accelerare il recupero del deficit solido, l approfondimento dello studio dell università di Firenze forniva indicazioni utili per reinnalzare gli alvei, individuando le aree di potenziale ricarica dalle frane connesse ai corsi d acqua 19

Ripascere gli alvei: misure conservative Non intervenire su frane Non intervenire su versanti connessi Non intervenire su sponde in erosione Non costruire briglie Non costruire difese spondali Non fare manutenzione opere Rinaldi (UniFI), 2007 e suggerendo misure conservative per mantenere almeno gli attuali apporti al trasporto solido 20

Ripascere gli alvei: misure migliorative Mobilizzare e trasferire sedimenti: da briglie dall alveo dalla piana Da dighe da siti a rischio in sedimentazione da tratti in sedimentazione in siti a rischio per incisione Rinaldi (UniFI), 2007 e misure migliorative per incrementarlo. Dunque l obiettivo è innalzare gli alvei, altro che scavarli! 21

Scavo alvei? Inutile! Ma i sindaci, più interessati ai comodi alibi che al riscontro oggettivo degli studi, non intendono ragioni e insistono nel chiedere il dragaggio dei fiumi. Proviamo allora a vedere cosa accadrebbe se dessimo loro retta. Questo ad es. è il Magra a Vezzano dove da oltre 20 anni i sindaci chiedono ripetutamente di rimuovere i presunti accumuli di sedimenti che formano pericolose isole che ostacolano il deflusso. Basterebbe un occhiata alla scarpata sull altra sponda (freccia) per capire che l alveo è inciso; un occhiata alla carta delle variazioni altimetriche ci direbbe che è oltre 4 m più profondo di un secolo fa. Ma cosa accadrebbe se rimuovessimo le isole e scavassimo l alveo? Semplicemente che il tratto funzionerebbe come una vasca di sedimentazione, nella quale si depositerebbero i ciottoli trasportati da monte. In altre parole, la protezione locale dall esondazione sarebbe di breve durata; per mantenerla bisognerebbe ripetere periodicamente lo scavo. 22

Dragaggio tratto focivo? Inutile! (al suo passaggio, la piena scava e rimodella da sola il fondo) Nel tratto terminale non si avrebbe nemmeno questa protezione temporanea. Infatti, come mostrato dal prof. Seminara dell univ. di Genova nella sua recente relazione post-alluvione, 1) il fondo tende a raggiungere il proprio profilo d equilibrio e a ripristinarlo a seguito di dragaggi; 2) al suo passaggio, la piena si scava da sola il fondo, indipendentemente dal fatto che siano stati effettuati dragaggi o no. In conclusione, i dragaggi sarebbero solo soldi buttati al vento. 23

Scavo alvei? Controproducente (scaricabarile!) Protezione locale (scavo, argine) a valle rischio accresciuto! Va detto però che lo scavo degli alvei non è solo inutile, è anche controproducente poiché più che un intervento di riduzione del rischio è un intervento di trasferimento del rischio. Infatti, se è vero che un alveo scavato convoglia una maggior portata fornendo perciò una protezione locale (sia pur temporanea), questa maggior portata si scarica a valle, accrescendo il rischio. Se anche il centro abitato successivo interviene con uno scavo, a farne le spese sarà il terzo e così via in una catena senza fine in cui si spende denaro pubblico per salvare Tizio e affogare Caio. 24

Scavo alvei a costo zero? Furto ai posteri! Escavazione localizzata Erosione generalizzata Sorgente Quota s.l.m. Profilo d equilibrio finale Erosione retrograda Profilo d equilibrio iniziale Profilo intermedio Scavo Erosione a valle Km mare Nel richiedere scavi e dragaggi i sindaci sostengono, come argomento forte in un periodo di scarse risorse economiche, che i lavori potrebbero essere fatti a costo zero, cedendo ghiaie e sabbie alle ditte esecutrici dei lavori. In pratica, invece, intendono scaricare i costi (e molto più salati!) sui nostri figli e nipoti: un furto al futuro! Vediamo perché. Uno scavo, anche se locale, determina una rottura di pendenza che innesca l erosione retrograda; inoltre, comportandosi come una trappola per inerti che trattiene i sedimenti asportati a monte dalla corrente, induce erosione anche a valle (per il mancato apporto solido da monte). Il deficit solido locale viene perciò progressivamente redistribuito lungo tutta l asta fluviale, dalla sorgente alla foce. Tenuto conto che tutti i 27 sindaci chiedono scavi e che questi dovrebbero necessariamente essere ripetuti nel tempo, significherebbe riaprire l epoca delle escavazioni, già sperimentata nel dopoguerra. Vediamo i costi che i responsabili di allora ci hanno scaricato addosso e chiediamoci se davvero vogliamo scaricarne di nuovi sui nostri figli e nipoti. 25

Scavi incisione alvei crollo ponti 1988: piloni nuovo ponte scalzati Macerie vecchio ponte crollato nel 1966 L incisione dell alveo conseguente agli scavi induce instabilità delle sponde e scalzamento e crollo dei ponti ed altri manufatti (anche a decenni di distanza dall interruzione delle escavazioni), costringendoci per decenni a farci carico dei costi di difesa, ricostruzione e manutenzione. 26

Estrazione inerti ridotto ripascimento erosione litorale Marina di Massa pennelli + scogliere soffolte Ma le estrazioni di inerti inducono anche la riduzione del ripascimento solido del litorale, con danno per l economia turistica, gravandoci di costi esorbitanti per decenni (per opere di difesa marittime e ripascimenti artificiali). 27

Scavi Incisione ( costi difesa sponde) Effetto Canalizzazione Abbassamento falda Perdita risorse idriche sotterranee Danni a colture Perdita habitat perifluviali Disconnessione alveo-piana pelo libero (prima) superficie freatica (prima) pelo libero (dopo) fondo alveo (prima) superficie freatica (dopo) fondo alveo (dopo) PRIMA DOPO L incisione dell alveo indotto dalle escavazioni non altera solo il profilo longitudinale, ma anche quello trasversale, inducendo un effetto canalizzazione : l alveo bagnato diviene più stretto e profondo, con sponde più ripide. All incisione del fondo si accompagna un abbassamento del pelo libero dell acqua che a sua volta rendendo il fiume drenante rispetto alla falda determina un abbassamento della superficie freatica. Ciò comporta una riduzione delle risorse idriche sotterranee e, quindi, delle disponibilità idropotabili. 28

Incisione alveo cuneo salino Superficie freatica h = y d s -d d mare y 1 Acqua salata h 1 Acqua dolce d s = 1,035 d d = 1,001 interfaccia Substrato impermeabile Abbassamento falda 1 m Innalzamento interfaccia 30 m Penetrazione cuneo salino Lungo la fascia costiera, infine, l abbassamento della falda determina l intrusione del cuneo salino. La posizione dell interfaccia sotterranea acqua dolce-acqua salata, infatti, è determinata dalla pressione idrostatica esercitata dall acqua dolce, cioè dalla quota della superficie freatica sul livello del mare. Per ogni m di abbassamento della falda, l interfaccia tra acqua dolce e acqua salata si innalza di circa 30 m, con una forte penetrazione nell entroterra del cuneo salino che rende inservibile per gli usi potabili ed irrigui l acqua dei pozzi. 29

Scavi intrusione salina 8 km dalla foce penetrazione salina lungo l alveol dal fiume intrusione salina nella falda dal mare In questo modo l abbassamento della falda ha indotto anche l intrusione salina lungo l alveo fino a 8 km dalla foce e la salinizzazione delle acque sotterranee. 30

Escavazioni CIRF, 2006 Le escavazioni e, più in generale, ogni estrazione di sedimenti sono dunque uno degli interventi più deleteri. Il diagramma di flusso ne mostra una visione d insieme della catena di effetti, distinguendoli in geomorfologici (marrone), idraulici (grigio), idrologici e idrogeologici (azzurro) e biologico-ecologici (verde). Figura di G. Sansoni (in: CIRF, 2006). 31

Costo zero? Ecco il trucco dei nostri sindaci: le tasse nel biberon! ieri Ministero delle Finanze domani Carissimo neonato, benvenuto in questo mondo! Grazie ai vecchi sindaci, hai ereditato un debito che ti accompagnerà per tutta la vita. Ecco la tua prima cartella da pagare taglio vegetazione 4,30 rimozione sedimenti 4,30 ripascimenti litorale 12,00 ricostruzione ponti 6,50 stabilizzazione frane 18,00 argini 25,00 difese spondali 17,00 pulizia tombamenti 2,50 pennelli e scogliere 13,80 derivazioni 3,80 canalizzazioni 13,00 bonifiche 15,50 briglie 9,80 dighe 7,50 fognature 9,00 acquedotto 9,00 depurazione 5,60 danni alluvionali 15,70 Protezione civile 9,75 ecc., ecc. Insomma, dietro il trucco dei nostri sindaci, che ci allettano con il costo zero degli interventi, ci stanno le tasse nel biberon! Sappiamo che rubare è sempre riprovevole e rubare ai bambini lo è ancor di più; lascio a voi come giudicare il furto a carico di chi deve ancora nascere! 32

Il cavallo di Troia della messa in sicurezza Argine Probabilità d inondazione ridotta di 5 volte Nuova edificazione Danno potenziale aumentato 10 volte Risultato Rischio raddoppiato! 4 3 P PRIMA DOPO D 1,2 0,4 0,6 R x D = P x = Pericolosità x Danno potenziale = Rischio 2,4 R Mentre cercano di distrarci con omissioni, falsi alibi e richieste di interventi inutili e controproducenti, i nostri sindaci si propongono di continuare l edificazione nelle aree inondabili, piegando agli interessi del partito del cemento perfino gli interventi di messa in sicurezza, da loro utilizzati come cavallo di Troia per dare il via libera all edificazione. Si arriva così al risultato paradossale che più spenderemo per la messa in sicurezza più aumenteranno i danni alluvionali. Il concetto è illustrato in modo semplice in questo esempio: se un area inondabile con due case a rischio viene messa in sicurezza con un argine riducendo di 5 volte la pericolosità (probabilità di inondazione), ma poi viene edificata, aumentando di 10 volte il valore dei beni esposti, il risultato finale di tutti i nostri sforzi pianificatori ed economici sarebbe un raddoppio del rischio idraulico! L esempio è tutt altro che ipotetico: è quanto da tempo sta succedendo in Italia. Figura di A. Nardini, in: CIRF, 2006. La riqualificazione fluviale in Italia. Linee guida, strumenti ed esperienze per gestire i corsi d'acqua e il territorio A Nardini G Sansoni (curatori) e coll Mazzanti editore Mestre 33

I risultati della messa in sicurezza ( Alluvioni ) più argini più rischio Po e affluenti livelli di piena lunghezza argini (km) Rio Piantonetto a Rosone (TO) Ad es., negli ultimi due secoli sul Po sono stati costruiti circa 2500 km di argini e, di pari passo, sono aumentati i livelli di piena; il che, peraltro, non dovrebbe stupire, considerato che gli argini, impedendo l esondazione localmente, scaricano a valle un rischio accresciuto (scaricabarile). Foto da Tropeano e Turconi (2001). Grafico da Puma (2003). Entrambi in: CIRF, 2006. La riqualificazione fluviale in Italia. Linee guida, strumenti ed esperienze per gestire i corsi d'acqua e il territorio. A. Nardini, G. Sansoni (curatori) e coll., Mazzanti editore, Mestre. 34

I risultati della messa in sicurezza spese crescenti Puglia 2005 danni crescenti Spese Min. LL.PP: e Regioni Spese Min. (solo LL.PP. per e Regioni, OPERE: per assetto esclusi idraulico risarcimenti e per alluvioni e Protez. Civ.) 3000 spese ordinarie per Assetto idraulico 2500 spese straordinarie per Alluvioni 2000 1500 1000 500 milioni di euro (costanti 2000) 0 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 milioni euro (costanti 2000) 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 Danni rilevati nel bacino del Po (1957-2000) danni (tendenza) 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Così come non stupiscono non solo i costi crescenti ma, soprattutto, il fatto che più spendiamo, più aumentano i danni alluvionali! Grafici da: CIRF, 2006. La riqualificazione fluviale in Italia. Linee guida, strumenti ed esperienze per gestire i corsi d'acqua e il territorio. A. Nardini, G. Sansoni (curatori) e coll., Mazzanti editore, Mestre. (da dati rielaborati di: Cellerino R., 2004. L'Italia delle Alluvioni. Un'analisi economica. Ed. Franco Angeli, Milano). 35

Dalla messa in sicurezza alla riduzione del rischio Pericolosità (probabilità d inondazione) x Danno potenziale = Rischio Per spezzare il circolo vizioso della messa in sicurezza (che dopo le opere consente di edificare, aumentando il rischio), occorre cambiare addirittura terminologia e passare al più concreto obiettivo della riduzione del rischio. In ogni area inondabile dovremmo allora calcolare il rischio (cioè il prodotto tra la probabilità di inondazione e l entità dei danni in caso d inondazione) che dipende ovviamente sia dalle opere di difesa presenti sia dai beni (edifici e altro) presenti nell area e dal loro valore. A quel punto potremmo decidere l entità del rischio che consideriamo accettabile (ad es. monetizzandolo e ripartendolo in una data somma di euro l anno) e sottoporre ogni piano regolatore alla verifica che il rischio accettabile non sia superato. Tra le misure da adottare dovremmo naturalmente considerare la delocalizzazione degli edifici a maggior rischio e la restituzione di spazio ai corsi d'acqua. Occorrono dunque leggi coraggiose che impongano questo nuovo approccio e stabiliscano l entità del rischio accettabile; senza di esse non riusciremo a fermare l urbanizzazione delle aree inondabili. 36

Foce: argini (alti o bassi) o scolmatore (asciutto o bagnato) (asciutto o bagnato)? Il sindaco ha scelto l alluvione! Ameglia Intermarine Scolmatore: bagnato asciutto Viale Viale XXV XXV Aprile Aprile Fiumaretta Bocca di Magra Fiumaretta e Bocca di Magra, essendo ad una quota appena superiore al livello del mare, sono ad elevato rischio d inondazione. Per proteggere i due abitati dalla piena 200le gli studi dell Autorità di bacino hanno valutato una decina di scenari, basati essenzialmente su diverse combinazioni di arginature di varia altezza e di un canale scolmatore (con varie configurazioni, dall asciutto al bagnato). Il sindaco, adducendo motivi paesaggistici, ha respinto sia gli argini alti (dimensionati per la piena 200le) sia lo scolmatore ed ha accettato solo argini bassi, una scelta che implica l accettazione di inondazioni periodiche. E naturalmente non intende rinunciare all ambizioso progetto di espansione urbanistica (Masterplan Marinella). I motivi paesaggistici addotti sono lodevoli, ma forse dovrebbe spiegare onestamente ai cittadini che grazie alle sue scelte finiranno sott acqua ancora innumerevoli volte. Magari un referendum potrebbe rivelare che gli abitanti preferiscono gli argini alti o lo scolmatore (o magari entrambi), pur di non subire più alluvioni. E a qualcuno potrebbe venire il sospetto che lo scolmatore sia stato respinto non per motivi paesaggistici, ma per non pregiudicare la possibilità di edificare la vasta piana tra Fiumaretta e il viale XXV Aprile. Per distogliere l attenzione da simili pensieri maliziosi, ecco allora le proposte di dragaggi e di casse di laminazione. Sa bene che i dragaggi sono inutili e che le casse sono irrealizzabili (tutti i comuni del bacino dovrebbero sacrificare il loro territorio e lo Stato dovrebbe dissanguarsi). Dunque sa bene di stare preparando le condizioni per le prossime alluvioni, ma l importante è non ostacolare lo sviluppo del Comune di Ameglia (identificato col cemento)! 37

Grazie per l attenzione l 38