Libarna Romana Nei pressi di Serravalle, lungo la strada che porta ad Arquata Scrivia, a poca distanza da Novi, sorge la città romana di Libarna. Gli alunni di quinta del nostro Circolo didattico svolgono sempre una visita guidata al sito, per vedere, toccare, scoprire la Storia ed il territorio. La scoperta dell'antica città fu casuale, grazie all'affioramento di reperti, durante i lavori della cosiddetta strada regia (odierna Strada Statale 35 dei Giovi) destinata a collegare Genova, da poco entrata nel Regno di Sardegna, con la capitale Torino, negli anni a partire dal 1820 e poi durante la posa dei binari della ferrovia Torino Genova (1846-1854). Solo una piccola parte di città è stata portata alla luce, mentre molti edifici dormono sotto i terreni coltivati che, dalle pendici della collina, si stendono fino al greto dello Scrivia. Sono visitabili due quartieri in prossimità dell'anfiteatro, di 60x65 metri di lato, l'anfiteatro e il teatro, mentre le terme e il foro dopo gli scavi archeologici sono stati riinterrati. Le terme, ubicate tra il quartiere dell anfiteatro e il teatro occupavano la superficie di quattro isolati; il foro si trovava invece al di fuori dell attuale perimetro dell area archeologica, lungo il decumano massimo in direzione opposta all anfiteatro.
I resti visibili sembrano solo bassi muretti sono di pietra, ma sono comunque fragili perché sono molto antichi. Non ci si deve camminare sopra o saltare, potrebbero rovinarsi! I reperti di scavo sono per la maggior parte conservati nel Museo di Antichità di Torino, dove figurano tra le opere di maggior pregio, pavimenti a mosaico, marmi, bronzi e ambre figurate. Già dal III secolo a.c. i Romani si insediarono nella nostra zona con i loro accampamenti, detti castra. Nel I secolo a.c. tracciarono la via Postumia che partiva da Genova e, attraversando la Pianura Padana, arrivava ad Aquileia, tra Venezia e Trieste, congiungendo il mar Tirreno con il mar Adriatico. Libarna fu città romana della Liguria, sulla riva sinistra dello Scrivia, tra Genua e Derthona (Genova e Tortona), sul tratto di quella importante via di transito. Come ricordano le fonti, Libarna era una città ricca, densamente abitata e frequentata da coloro che percorrevano la via Postumia. Area archeologica di Libarna fotografata dal belvedere
La via Postumia era chiamata CARDINE MASSIMO, perché nella zona era la strada principale. Altri CARDINI erano paralleli ad essa. Molte strade erano costruite a SCHIENA D ASINO per permettere all acqua piovana di defluire ai lati. Erano ricoperte di ciottoli di fiume e servivano per il passaggio di carri da guerra o per il trasporto delle merci. Sulla strada, come la percorriamo oggi, vediamo i segno dei carri che hanno inciso e consumato le pietre con i ripetuti passaggi, continuati nel tempo. Nella foto, tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/via_postumia una porzione della via Postumia a Verona Perpendicolari ai cardini, c erano i DECUMANI. Il DECUMANO MASSIMO era il principale e a Libarna conduceva all anfiteatro. Era ricoperto di lastre di pietra chiamate BASOLI. Le strade parallele ad esso erano i decumani minori. Il Cardine e il Decumano Massim Osserva la cartina: a Libarna i cardini sono in direzione nord-sud, i decumani est-ovest.
NORD OVEST EST SUD Tutta la città era quindi regolare, con vie rettilinee, parallele e perpendicolari tra loro, che chiudevano spazi ben squadrati per le abitazioni. Lo strumento usato dai Romani per tracciare strade così diritte era la GROMA, formata da due aste di legno lunghe un metro e perpendicolari tra loro, alle cui estremità erano fissati dei pesi di bronzo per bilanciarla. Era ancorata al terreno tramite un palo che la teneva ben fissata. Foto tratte da http://www.scuolaalbertosordi.it/sito/storiaromana/lavori/lacenturiazione.htm
Il GROMATICO, fissando l occhio su un estremità delle aste, cercava una linea dritta davanti a sé mentre un servo piantava paletti nella posizione che gli veniva indicata. Poi, usando la groma nell altro senso Ben squadrati e regolari possiamo individuare i due quartieri della città di Libarna, eretti dai Romani a partire dal I secolo a.c. ed abitati per 5 secoli. I due quartieri ebbero struttura diversa col passare del tempo: in una prima fase ci furono due grandi DOMUS per ogni quartiere; in un secondo momento esse furono divise in sei strutture più piccole per ospitare più famiglie. Riconosciamo la lavanderia (FULLONICA) con un negozio all ingresso, una stanza con tre vasche dove gli uomini pigiavano i panni, utilizzando la SODA e le URINE, raccolte all ingresso in anfore senza collo e usate come disinfettante. La CUCINA è riconoscibile per la presenza di una stufa in pietra. I Romani cucinavano poggiando le pentole di ceramica o di metallo sulla brace, e conservavano la legna all asciutto. Uno stretto vano conteneva una scala in legno per passare al piano superiore dove, su una terrazza, i panni erano messi ad asciugare. La presenza di altre tre vasche poco lontano fa capire che lì c era una TINTORIA per colorare i tessuti. Resti di un alloggiamento per il focolare e delle vasche della tintoria Su di un cardine si affaccia la soglia di una porta: era l ingresso di una TAVERNA (campona) presso cui le persone di passaggio potevano mangiare e dormire durante la notte.
Si distinguono, anche qui, una stretta cucina (riconosciuta mediante il ritrovamento di posate sotto terra) e il vano scala che conduceva al piano superiore, dove probabilmente c erano stanze per ospitare i mercanti. Un cortile di fianco all osteria serviva per la sosta dei cavalli. Nelle fondamenta delle case sono riconoscibili canalette in pietra che correvano sotto il pavimento per la raccolta delle acque di scarico. I liquami, dalle cucine e dalle latrine, venivano convogliati in fognature a forma di botticelle che passavano sotto le strade delle città. Fognature tra gli edifici
Nell allestimento del sito archeologico, per aiutarci ad immaginare la realtà com era allora, sono stati piantati degli alberi negli spazi delle case che funzionavano come giardini e cortili interni. Gli spazi vuoti erano stanze, e ce le dobbiamo immaginare alte a uno o due piani. Vie secondarie a schiena d asino, marciapiedi e accessi alle case e alle botteghe
Le basi quadrate in pietra che vediamo a terra a distanza regolare erano i capitelli ci un colonnato: erano portici coperti sotto cui si poteva camminare al riparo dalle intemperie. Sono stati rinvenuti anche alcuni pezzi di colonne. Lungo le strade urbane erano disposti pozzi e fontane ad uso pubblico, latrine ed edicole votive, di cui si sono trovate numerose testimonianze all interno dell area archeologica. Disegno di una ipotesi costruttiva di Libarna LEGENDA V= vestibolo A= atrio, cortile interno I= impluvium, vasca che raccoglie l acqua piovana al centro del portico scoperto T= tablino, camera per ricevere ospiti, con suppellettili preziose F= fontana di pietra C= cortile centrale delimitato da un P= portico B= botteghe G= giardino, peristilio
LE DOMUS Le DOMUS erano case eleganti con uno o due cortili interni (peristilio) circondati da colonne dove si aprivano le porte delle varie stanze. L entrata dalla strada era sul lato corto dell edificio. C erano ambienti per il padrone, gli ospiti, la servitù, il custode. La stanza dei banchetti era il TRICLINIO: nella parte centrale c era un piccolo tavolo e ai lati tre divani dove gli invitati consumavano la cena sdraiati e mangiando senza posate. Il pavimento a MOSAICO risale al II secolo d.c. ed è diviso in tre parti: la parte centrale racconta il mito di Afridisia desiderata dal re Licurgo. Per liberarsi di lui preferì farsi trasformare in vite dal dio Bacco. Un terzo edificio è stato riconosciuto come la casa del chirurgo : sotto il pavimento sono stati ritrovati aghi e ferri del mestiere e alcuni oggetti per la preparazione di medicine. Probabilmente il chirurgo curava le ferite dei gladiatori che si allenavano nel suo giardino, usato come palestra. Il mosaico, per garantirne la conservazione, è stato staccato dal pavimento, sollevato da terra e coperto con una tettoia.
Il mosaico del triclinio della casa del chirurgo EDIFICI PUBBLICI I Romani costruivano edifici pubblici in zone periferiche per non intralciare il traffico nel cuore della città. L ANFITEATRO e il TEATRO occupavano infatti una posizione marginale rispetto alla zona abitata. ANFITEATRO: passando per il decumano massimo si arriva ad una costruzione di forma ellittica (ovale), a gradinate, su cui sedevano gli spettatori. detta CAVEA. I gladiatori, dopo aver preso le armi (spada, scudo, elmo, tridente e rete) nella stanzetta centrale posta sotto l arena, entravano dai due ingressi principali mostrandosi al pubblico (PARATA) e scendevano nell ARENA : iniziava lo spettacolo alla fine del quale uno dei due moriva, fra le grida degli spettatori, che parteggiavano per l uno o per l altro.
Altro tipo di spettacolo erano le CACCE durante le quali gli uomini si scontravano con animali feroci. A Roma si usavano tigri e leoni; a Libarna, piccolo centro di periferia, si usavano spesso cinghiali, animali selvatici o tori. L anfiteatro conteneva settemila persone ed era recintato da un muro alto circa 9 metri.
L anfiteatro e le lastre di marmo che lo ricoprivano Sono ancora visibili i resti delle gradonate
I vani sotterranei IL TEATRO Era una costruzione a forma di semicerchio a gradinate (CAVEA) In fondo c era l ORCHESTRA, spazio occupato da musicisti e cantanti. Sono rimaste le tracce di un ambiente lungo, chiamato PALCO, dove gli attori recitavano, indossando una maschera sul viso. Una fila di pozzetti ben visibile erano la base dell impalcatura che sosteneva uno scenario mobile, che veniva sollevato con un sistema di funi e carrucole. Fu utilizzato fra il I e il II secolo d.c., periodo in cui non venivano più rappresentate commedie e tragedie greche, ma MIMI e PANTOMIME, spettacoli meno impegnati, che piacevano ad un pubblico meno colto, dove gli attori facevano divertire, recitando e cantando. Conteneva 3500 persone ed i muro era alto 15 metri.
Esterno del teatro e basi su cui poggiavano i pilastri Interno del teatro
Collegato al teatro vi era un PORTICUM POST SCENAM, uno spazio quadrato, circondato da un colonnato, dove la gente si riuniva negli intervalli oppure offriva banchetti in particolari occasioni (celebrazioni religiose, civili, culturali, matrimoni, ecc ) Plastico ipotesi costruttiva