Cosa saresti disposto a fare per realizzare i tuoi sogni?



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Transcript:

Cosa saresti disposto a fare per realizzare i tuoi sogni? 1

scheda tecnica titolo originale: CASSANDRA S DREAM durata: 108 minuti nazionalità: GRAN BRETAGNA anno: 2007 regia: soggetto: sceneggiatura: produzione: fotografia: montaggio: musica: scenografia: costumi: effetti: WOODY ALLEN WOODY ALLEN WOODY ALLEN IBERVILLE PRODUCTIONS LIMITED per la WOLVERINE PRODUCTIONS LIMITED VILMOS ZSIGMOND ALISA LEPSELTER PHILIP GLASS MARIA DJURKOVIC JILL TAYLOR EFFECTS ASSOCIATES LIMITED interpreti: EWAN MCGREGOR (IAN), COLIN FARRELL (TERRY), HAYLEY ATWELL (ANGELA STARK), JOHN BENFIELD (PADRE), CLARE HIGGINS (MADRE), ASHLEY MEDEKWE (LUCY), ANDREW HOWARD (JERRY), SALLY HAWKINS (KATE), TOM WILKINSON (HOWARD), PHILIP DAVIS (MARTIN BURNS).. WOODY ALLEN Regista, scrittore e attore, Woody Allen ha vinto tre volte il premio Oscar. Allen ha esordito come commediografo e attore comico e ha iniziato a scrivere per la televisione a New York. Nel 1964 gli fu commissionata la sceneggiatura di CHE FAI, RUBI?, da allora ha scritto, diretto e recitato in decine di film, tra cui IL DITTATORE DELLO STATO LIBERO DI BANANAS (1971), IL DORMIGLIONE (1973); IO & ANNIE (1977), per il quale ha vinto l Academy Award come regista e per la sceneggiatura originale; INTERIORS (1978); MANHATTAN (1979), BROADWAY DANNY ROSE (1984); LA ROSA PURPUREA DEL CAIRO (1985); HANNAH E LE SUE SORELLE (1986), premiato con l Oscar per la sceneggiatura originale; RADIO DAYS (1987); CRIMINI E MISFATTI (1989); MARITI E MOGLI (1992); PALLOTTOLE SU BROADWAY (1994); LA DEA DELL AMORE (1995); HARRY A PEZZI (1997); MATCH POINT (2005); SCOOP (2006) e SOGNI E DELITTI. Ha scritto anche per il teatro, tra l altro la commedia PROVACI ANCORA, SAM, che in seguito ha adatato per il grande schermo. Nel 1995, anno del centenario del cinema, riceve a Venezia il Leone d'oro alla carriera, ritirato in sua vece da Carlo Di Palma, che in quell'occasione dichiara "Ritirare premi al suo posto è diventato quasi un lavoro a tempo pieno, vista la sua idiosincrasia per le cerimonie pubbliche". 2

Filmografia ACCORDI E DISACCORDI [1999] ALICE [1990] UN'ALTRA DONNA [1988] AMORE E GUERRA [1975] ANYTHING ELSE [2002] BROADWAY DANNY ROSE [1984] CASINO ROYALE [1967] Attori, Sceneggiatura (coll. non accreditata) CELEBRITY [1998] CHE FAI, RUBI? [1966] Attori, Regia, Sceneggiatura CIAO, PUSSYCAT [1965] Attori, Sceneggiatura, Soggetto COME TI DIROTTO IL JET [1969] Soggetto (commedia) UNA COMMEDIA SEXY IN UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE [1982] CRIMINALI DA STRAPAZZO [2000] CRIMINI E MISFATTI [1989] LA DEA DELL'AMORE [1995] IL DITTATORE DELLO STATO LIBERO DI BANANAS [1971] DON'T DRINK THE WATER [1994] (commedia) IL DORMIGLIONE [1973] Attori, Musiche, FRANÇOIS TRUFFAUT. UNE AUTOBIOGRAPHIE [2004] Attori HANNAH E LE SUE SORELLE [1986] HARRY A PEZZI Sceneggiatura, Soggetto [1997] Attori, Regia, HO SOLO FATTO A PEZZI MIA MOGLIE [2000] Attori HOLLYWOOD ENDING Sceneggiatura, Soggetto GLI IMBROGLIONI INTERIORS Soggetto [2002] Attori, Regia, [1998] Attori [1978] Regia, Sceneggiatura, IO & ANNIE [1977] Attori, Regia, Sceneggiatura, Soggetto LA MALEDIZIONE DELLO SCORPIONE DI GIADA [2001] Attori, Regia, Sceneggiatura, Soggetto MANHATTAN [1979] Attori, Regia, Sceneggiatura, Soggetto MARITI E MOGLI Sceneggiatura, Soggetto [1992] Attori, Regia, MATCH POINT [2005] MEETIN' WA [1986] Attori, Soggetto MELINDA E MELINDA [2004] MISTERIOSO OMICIDIO A MANHATTAN [1993] NEW YORK STORIES - STORIE DI NEW YORK [1989] Attori, Regia ("Edipo relitto"), Sceneggiatura ("Edipo relitto"), Soggetto ("Edipo relitto") OMBRE E NEBBIA [1991] PALLOTTOLE SU BROADWAY [1994] PRENDI I SOLDI E SCAPPA [1969] IL PRESTANOME [1976] Attori PROVACI ANCORA, SAM [1972] Attori, Sceneggiatura, Soggetto (commedia) 3

PUSSYCAT, PUSSYCAT... TI AMO [1970] Soggetto (sceneggiatura) RADIO DAYS [1987] I RAGAZZI IRRESISTIBILI [1995] Attori RE LEAR [1987] Attori LA ROSA PURPUREA DEL CAIRO [1985] SCOOP [2006] SETTEMBRE [1987] SOGNI E DELITTI [2007] SOPHIA: IERI, OGGI, DOMANI [2007] Attori UNA SPIA PER CASO [1999] Attori STARDUST MEMORIES [1980] STORIE DI AMORI E INFEDELTÀ [1991] Attori TUTTI DICONO I LOVE YOU [1996] TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL SESSO MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE [1972] Attori, Regia, Sceneggiatura VICKY CRISTINA BARCELONA [2008] WILD MAN BLUES [1997] Attori ZELIG [1983] La parola ai protagonisti Girare SOGNI E DELITTI è stata un esperienza piacevole. Innanzi tutto, perché ho avuto la possibilità di lavorare con tre grandi attori di cui ammiro profondamente il lavoro, ma che non avevo mai incontrato prima. E poi perché ho conosciuto due giovani attrici completamente nuove per me che si sono dimostrate straordinarie. E stato il mio secondo film con Vilmos Zsigmond, il mitico diretore dela fotografia che rende perfeta ogni regia. E il mio terzo film consecutivo realizzato a Londra, una cità con un tempo, non solo perfetto per il mio modo di girare, ma anche per il mio temperamento. Mi hanno sempre interessato sia il lato tragico che il lato comico del esistenza. E detto questo non aggiungerei altro. Woody Allen 4

Le interviste Woody Allen, Cassandra's Dream è il nome della barca che i due fratelli comprano insieme all'inizio del film, la quale avrà un ruolo fondamentale nello scioglimento dello sviluppo narrativo. Il film è incentrato sull'importanza che questo nome eserciterà sul destino dei due protagonisti oppure è un film che vuole mostrare come imprenditori cinici quali il personaggio dello zio Howard e di Ian siano più cattivi rispetto a un giocatore incallito come l'altro fratello Terry? WA: Nessuna delle due ipotesi. Il film è la storia di due giovani simpatici e carini che, a causa delle loro debolezze e ambizioni, vengono intrappolati in una situazione tragica, che più grande di loro. Sono stati cresciuti in un ambiente decoroso, ma la vita e le loro azioni li conducono verso una fine tragica. Il rapporto che lega i due fratelli, Ian e Terry, non può che far pensare a Caino e Abele. E' stata una scelta consapevole? WA: Il fatto che poi il complotto centrale avvenga in un giardino contribuisce a ricordare l'episodio, ma non si è trattato di un'azione deliberata. Le mitologie bibliche che ho avuto modo di leggere in passato sono emerse inconsapevolmente nella scrittura. Lo zio Howard del film può rappresentare quell'arrivismo che rovina sempre più la società contemporanea? WA: Trovavo interessante vedere come una persona possa dipendere da un membro della propria famiglia, ma la mia è solo una storia di giovani simpatici e carini che per le loro debolezze e ambizioni vengono intrappolati in una situazione tragica. Sono animati da buone intenzioni, ma gli avvenimenti della vita li portano ad una fine tragica. Quello su cui davvero ci siamo concentrati è stato il processo parallelo ed intrecciato che porta i due fratelli a fare i conti con il senso di colpa, uniti nell'atto, divisi dalle differenze individuali nel momento in cui saranno chiamati ad espiare. Match Point, Scoop e Cassandra's Dream formano un'ideale trilogia dell'omicidio. Come mai le interessa così tanto quest'argomento? WA: L'omicidio rappresenta una stampella di base del dramma e sono sempre stato interessato a questo aspetto oscuro della tragedia. L'omicidio è uno degli strumenti più utilizzati da cineasti, scrittori, drammaturghi, dai tragici greci, Shakespeare, fino ad arrivare ai suicidi nelle opere di Arthur Miller. L'omicidio fornisce la possibilità di raccontare una storia che attragga e sappia mantenere l'attenzione del pubblico e, al contempo, permetta di esplorare le debolezze dell'animo umano fino al compimento estremo.ho sempre pensato che la vita sia un avvenimento molto tragico, un caos che ha sì dei momenti comici, delle oasi di piacere. Ho sempre voluto essere uno scrittore di tragedie, ma è successo che molte delle mie cose precedenti fossero comiche. Adesso che sono più vecchio riesco e posso farlo. Ci può parlare del film che ha girato recentemente in Spagna con Javier Bardem e Scarlett Johansson? WA: Una comedy-drama un film romantico e divertente, ancora senza titolo perchè finito di girare qualche giorno fa. Scarlett Johnsson sembra diventata quello che per lei un tempo era Diane Keaton: la suamusa WA: Io e Scarlett ridiamo sempre quando sentiamo la stampa che dice che lei è la mia musa. Non è vero. Semplicemente è una giovane attrice fantastica. Con lei ho fatto tre film, con Diane non so nemmeno più quanti, se otto o nove. Con Scarlett ho recitato solo una volta, perché mi piace dirigerla, mentre ero sempre accanto a Diane, perché avevamo una chimica molto forte e ci piaceva recitare insieme. Scarlett non ha bisogno di me come spalla. E' una giovane attrice fantastica, bella, di talento e con un radioso futuro, è 5

veramente brava, illumina chiunque reciti accanto a lei, ma non ho mai pensato a lei come alla mia musa. L'esperienza di lavorare con Alen. Ewan McGregor: Girare con Woody non è come stare su qualsiasi altro set - racconta - e infatti io da sempre desideravo tantissimo lavorare con Woody. Certo, le riprese sono state dure: avevamo solo sei settimane, facevamo tutto velocemente. Bisognava dare il meglio, perché c'erano pochissime possibilità di rifare le scene. Io e Colin continuavamo a ripeterci le battute: prima del ciak, perfino mentre eravamo al make-up. Woody ci invitava a dare il nostro contributo ma quando leggi le sue parole sulla sceneggiatura, non ti viene certo voglia di cambiarle. Colin Farrell: Condivido. Girare è stato fantastico. Sei settimane d'estate a Londra, un set in cui regnavano una grande pace e leggerezza, nessuna consapevolezza eccessiva della propria importanza. Hayley Atwell: Se penso che ho lavorato con Woody solo un anno dopo essere uscita dalla scuola di teatro. Sul set ero felicissima, ma anche terrorizzata. Lei si è innamorato di Londra. Che differenze trova nel processo cinematografico rispetto a New York? WA: Mi piacerebbe girare un altro film a Londra: è un posto seducente dove abitare per un lungo periodo. Le condizioni cinematografiche sono ideali per il tipo di fotografia che piace a me, e anche per l'alto livello di professionalità degli addetti ai lavori. Londra e New York sono due centri cosmopoliti che hanno in comune molti elementi. Queste grandi città condividono, infatti, un alto livello di sofisticazione e, per questo, non è dissimile girare un film a Londra piuttosto che a New York. Ritiene che il suo cinema sia cambiato in questi ultimi anni? WA: Non penso che i miei film siano cambiati in modo radicale. E qualsiasi idea mi venga in mente la metto in pratica, che sia un'idea tragica oppure una commedia. Il film girato a Barcellona sarà una comedy-drama, un film romantico con alcuni aspetti divertententi. E come si è evoluto il leit-motiv del senso di colpa all'interno della sua filmografia? WA: Ho sempre lottato con il senso di colpa che si presta a due versioni: un sentimento che si può esagerare, in maniera divertente, come ho fatto soprattutto all'inizio della mia carriera; oppure legarlo al lato tragico dell'esistenza. Una prospettiva sulla colpa, quest'ultima, che diventa davvero una cosa seria e viene utilizzata per sottolineare un punto di vista morale su questi personaggi, come Terry e Ian, torturati e ossessionati dal senso di colpa. E' una struttura tragica vedere due ragazzi provenienti dallo stesso background affrontare in maniera così diversa lo stesso avvenimento. Perché la scelta è caduta sul legame tra fratelli e come mai proprio Ewan McGregor e Colin Farrell? WA: In tanti miei film ho parlato del rapporto uomo-donna. Qui invece mi sono concentrato su quello tra fratelli, perché pensavo fosse interessante rappresentare come si possa essere far dipendere i propri sogni da un membro della famiglia, e in particolare da un personaggio che, come controparte, è capace di chiederti un favore tragico. Ho sviluppato i personaggi, cercando di descriverli al meglio, ma tutti gli attori hanno dato moltissimo al film. Un contributo che non proveniva dalla sceneggiatura, ma dalla personalità e dalla partecipazione degli interpreti stessi. I personaggi in questo caso vivono, non sono più scritti solo sulla carta. Colin Farrell, come ti sei sentito a dover interpretare un personaggio per una volta fragile, e non duro e a tutti i costi eroico? CF: E' stata una liberazione per me cogliere l'essenza dell'uomo della strada perché io 6

stesso mi sento un uomo comune, sebbene il personaggio di Terry non sia necessarimente quello che mi assomiglia di più, tra quelli che ho interpretato fino ad ora. Si è trattato di un percorso liberatorio verso la libertà. Un'ultima domanda per Woody Allen. Esaminando le sue ultime opere, emerge una parabola dell'esistenza che da comica converge sempre più verso la tragedia. E' questo il nostro destino? WA: La vita è un avvenimento tragico, un caos con delle oasi, dei momenti comici, di piacere e di divertimento. Anche se i miei punti forti all'inizio vertevano più sul lato comico, ho sempre voluto essere uno scrittore di tragedie e ora che sono più vecchio posso farlo, con una visione cupa e pessimista della condizione e del destino umano. Tu e McGregor avete dovuto interpretare il ruolo di due fratelli nel film. Come siete riusciti a ricreare sullo set questo tipo di legame? CF: Siamo andati a giocare a bowling e poi a fare un giro sui go cart. Scherzo! In realtà non abbiamo fatto proprio nulla di speciale. Sono stato a casa sua, a Londra, e abbiamo parlato un pò di questi ruoli. Abbiamo cercato di capire come deve essere stato per questi due fratelli crescere assieme, volevamo arrivare a comprendere che tipo di legame avrebbe potuto unirli. Il personaggio che interpreti è molto diverso da te. La ragione che ti ha spinto a scegliere questo ruolo (e la mia non è una domanda, ma una affermazione!) è stato lavorare con Woody. CF: Ho letto il copione e mi è subito piaciuto questo personaggio, che sì, è diverso da me. Ma mi è piaciuto molto il tipo di viaggio che intraprende. Terry, ad un certo punto, si guarda indietro e analizzando tutto quello che è successo, tutte le azione che lui e il fratello hanno compiuto, capisce che entrambi avevano già tutto quello di cui avevano bisogno. Ma si sono spinti troppo oltre alla ricerca di qualcosa "in più", calpestando tutti i loro valori morali. Non so se questo sia il messaggio che il film vuole trasmettere. Per come la vedo io, la cosa che si tenta di sottolineare è questa: la vita deve essere vissuta non concentrandosi sulle cose che vorremmo avere, ma su quello che abbiamo; e quest'ultimo non deve mai essere dato per scontato. Forse avresti preferito qualcosa di meno drammatico. Woody non ti lascia essere divertente in questo film. CF: Lo so, lo so. Sarebbe anche potuta essere una commedia, il che avrebbe dovuto dire che sarei stato ancora più nervoso, nel tentativo di far ridere Woody Allen! Sappiamo però che tu puoi essere divertente. CF: Haha! Così mi hanno detto. Quando ho letto il copione di Cassandra's Dream, mi è sembrato subito chiaro che questo film non avesse alcuna ambizione comica. Lo chiamerei un melodramma tragico. Non ho accettato questo ruolo avendo un obiettivo particolare. La cosa che mi interessava di più era avere un'interessante esperienza lavorativa con una vera leggenda del settore. Volevo lavorare ad una bella storia, scritta bene. E' questo che Woody Allen rappresenta per me. Un uomo con un'incredibile capacità di raccontare storie, con un occhio particolare in grado di indagare il comportamento umano, follia e tragedia comprese. Con questi presupposti, conoscendo le sue esperienze e la sua reputazione, se ti viene concessa la possibilità di avere un ruolo in un suo progetto ti ci fiondi dento. Non mi interessava se mi stesse offrendo un ruolo in una commedia o in una tragedia! 7

Le recensioni Paolo De Rosa mymovies.it Colin Farrell e Ewan McGregor sono due fratelli di origine proletaria. Il primo fa il meccanico, ha il vizio del gioco e un'attrazione fatale per il whisky, il secondo aiuta il padre al ristorante e coltiva confuse ambizioni di riscatto sociale. Quando il ricco zio, trasferitosi in Cina per affari, va a trovarli, i due si precipitano a chiedergli un prestito per uscire dai rispettivi impasse: uno è infatti nei guai con i creditori per aver contratto un debito di gioco, mentre l'altro ha perso la testa per una sensuale, misteriosa e volubile attrice dilettante, con la quale sogna di trasferirsi a Los Angeles. Lo zio si rivela disponibile ad aiutarli, ma pone una condizione pesante come un macigno: sarebbero disponibili a uccidere un suo nemico in affari, le cui rivelazioni potrebbero costargli la galera? Terzo capitolo della trasferta londinese di Woody Allen dopo Match Point e Scoop, Sogni e delitti, presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia del 2007, non aggiunge né toglie un granché alla filmografia del cineasta newyorkese. Temi e suggestioni sono dalle parti di Match Point: ancora scellerati sogni di ascesa sociale, soglie morali di non ritorno, delitti e castighi. Il registro è nero, secco, senza concessioni né alla famigerata ironia del regista né al mélo passionale del primo film della trilogia londinese. McGregor e Farrell, alla prima esperienza con Woody, si mettono efficacemente al servizio della mediocrità e del vuoto esistenziale dei personaggi, a loro agio nei grigi sobborghi di una città che lavora per vivere, lontano mille miglia dall'upper class cara ad Allen. Ma la buona prova del cast, così come le musiche di Philip Glass e la fotografia superlativa di Vilmos Zsigmond, non basta a riscattare il film da una manierata patina di già visto: Woody stenta a risultare incisivo sia sul piano della satira sociale che su quello del noir etico ed esistenziale. In attesa del prossimo film girato in quel di Barcellona, non resta che gustarsi questo gradevole ma evanescente esercizio di stile. Mauro Gervasini, FilmTV Due fratelli della Londra che si arrabatta per stare al passo con la frenesia del benessere - uno giocatore schiacciato da un debito spaventoso, l altro frustrato dala posizione sociale - chiedono un prestito al ricco zio tornato dalla Cina. Lui, figurarsi, è più che disposto ad aiutare il sangue del suo sangue, a pato che i nipotini siano pronti a versarne del altro, quelo di un rivale in afari dala bocca larga. Che fare? Ultimo capitolo della trilogia londinese di Woody Allen, dopo Match Point e Scoop. Di nuovo lontano dalla commedia, il film insiste invece sui toni noir e sulla totale mancanza di speranza in una umanità avida e priva di scrupoli. La terra di Shakespeare ha dunque instillato nel mite profeta di Manhattan pensieri e visioni oscuri, ma lo ha anche retrocesso a illustratore di storie stanche e meccaniche, dove lo spessore etico del insuperato modelo di questo suo filone (Crimini e misfatti), nella ridondanza delle situazioni e delle descrizioni psicologiche, diventa moralismo di maniera. Decisamente, Allen ha perso il tocco caustico e difetta perfino in ironia; tutti gli attori coinvolti, naturalmente bravissimi, non solo recitano a comando, ma sembrano sempre impegnatissimi a impersonare Woody che interpreta i rispettivi personaggi, come se le riprese fossero un prolungamento delle prove. Non restano memorabili, le performance si perdono nei singoli momenti di eccellenza, tutto si scolora tra i rivoli di una sceneggiatura che non decolla mai. Poi, certo, parliamo di un grande regista, capace per esempio di cogliere certi interni di grigia vita londinese con l occhio curioso e atento di chi viene da fuori, ma a mancare è il romanzo che ti inchioda dala prima al ultima immagine, l atesa per il compiersi di destini ai quali le regole auree del noir impongono di non rassegnarsi mai. In nome del suo cinema glorioso, è giusto accontentarsi ora di una simile routine? Renzo Fegatelli - Trovaroma "Sogni e delitti" è il terzo film londinese di Woody Allen Verrebbe da dire che il regista newyorkese sia rimasto stregato dalla capitale inglese. Ma lo si potrebbe dire anche per Barcellona dove sta girando un film o per Venezia dove un film lo ha già realizzato. In realtà, numerose sono le città che vorrebbero un film firmato dal maestro, considerandone la portata promozionale. Londra. per il momento, continua a suggerire a Woody Allen delitti e castighi. Dopo "Match Point" e "Scoop", 8

infatti, parla di due fratelli arruffoni, di estrazione popolare, i quali sopravvivono a Londra esercitando il primo il mestiere di meccanico, il secondo aiutando il padre al ristorante. Si chiamano Terry e lan e sono pieni di debiti perché il meccanico ha il vizio di giocare a carte e l'abitudine di perdere, oltre a quella di alzare il gomito; l'altro ha perso la testa per una giovane attrice appena conosciuta. Nondimeno sognano una vita migliore. Le ambizioni accarezzate in segreto. e confidate tra fratelli che vivono in un ristretto ambito rionale, sembrano trovare uno sbocco quando capita in famiglia uno zio che sta trattando affari in Cina. Lo zio non ha problemi di soldi. È prodigo ed estroverso. Quando i nipoti gli chiedono un prestito per rimettersi in sesto e ripartire da zero, lo trovano d'accordo. Lo zio, però. è uomo d'affari. E in cambio gli chiede un favore. C'è un concorrente sleale che gli sta rendendo la vita impossibile e che potrebbe spingerlo alla bancarotta. Loro dovrebbero eliminarlo. Il meccanico quasi non crede alle sue orecchie; l'altro invece vede in quell'azione il mezzo per conquistare l'attrice e vivere alla grande. Non si trovano d'accordo e ne discutono. I problemi di coscienza dell'operaio si scontrano con la leggerezza del fratello. Il loro dissidio diventa il tema del film che descrive le indecisioni davanti all'atto criminoso che dovrebbe risolvere tutti i loro problemi. Interpretato da Ewan McGregor e Colin Farrell, i ruoli femminili sono di Hayley Atwell e Sally Hawkins. Lo zio è interpretato da Tom Wilkinson. Le musiche sono di Philip Glass, la fotografia di Vilmos Zsigmond. Alberto Crespi - l'unità, 1 febbraio 2008 In attesa di vedere Vicky Cristina Barcelona, il film girato nella città catalana, godetevi Sogni e delitti (in originale Cassandra's Dream, «il sogno di Cassandra») con il quale si compie idealmente la trilogia londinese di Woody Allen iniziata con Match Point e proseguita con Scoop. Londra, si sa, ha fatto bene al grande newyorkese: Match Point era un capolavoro e Scoop un grazioso divertissement. La città di Jack lo Squartatore ha ispirato a Woody storie di «crimini & misfatti», per citare un altro vecchio gioiello: in tutti e tre i film si parla di delitti, alcuni impuniti, altri no. Woody Allen ha spesso mescolato il crimine e la comicità, ottenendo spesso risultati straordinari. Qui siamo di fronte a un Allen «medio», il che significa un piccolo film ben scritto, ottimamente recitato, che regala un'ora e mezzo di suspense e divertimento. Ian e Terry sono due fratelli (li interpretano Ewan McGregor e Colin Farrell). Hanno entrambi ambizioni spropositate rispetto alle sostanze di famiglia. Uno ha il vizio del gioco, l'altro ama troppo il binomio donne & motori (con il piccolo dettaglio che, facendo il carrozziere, scarrozza le pupe con macchine altrui). Cassandra è il nome della barca dei loro sogni, quella che hanno comprato per passare le domeniche assieme alle ragazze di turno. Ben presto lan e Terry si mettono nei guai. C'è sempre una speranza: il caro zio Howard (uno strepitoso Tom Wilkinson), che ha fatto i soldi, gira il mondo e di tanto in tanto passa a trovare la famigliola e a foraggiare i nipotini. Ma anche zio Howard, ora, è nei guai: e quando i nipoti gli chiedono aiuto, lui acconsente, ma in cambio di qualcosa che cambierà le vite di lan e Terry per sempre... A differenza che in Scoop, Woody Allen non compare come attore. Scelta saggia: avrebbe probabilmente guastato il quadro, più cupo del solito e non lascia molto spazio alle freddure. Farrell e McGregor danno vita a un bel duello di recitazione, ma entrambi sembrano scolaretti quando entra in scena Wilkinson: che è candidato all'oscar per il ruolo dell'avvocato pazzo in Michael Clayton, ma ne meriterebbe uno, ad honorem, anche per questa prova. Eleonora Tosti - Il Tempo, 1 febbraio 2008 Chi di noi non ha mai alzato le sopracciglia e sbuffato a qualcuno dicendo «...che fai Cassandra?». Stiamo parlando di uno dei Miti - ovvero di figura mitologica nel vero senso della parola - che ha segnato l'immaginario collettivo dai tempi di Omero & Co. La povera ragazza in questione (figlia del re di Troia Priamo e di Ecuba) aveva un solo difetto in origine: quello di essere bella. Purtroppo questo particolare lo ricordano in pochi. Cassandra è divenuta celebre - piuttosto - per il dono della preveggenza, ricevuto dal dio Apollo proprio in virtù della sua avvenenza fisica. Lo stesso Apollo però, una volta respinto, la condannò a restare per sempre inascoltata. Ora, le visioni profetiche della donna non erano mai legate a lieti eventi bensì a terribili sventure, motivo per il quale era invisa e detestata da molti. Cassandra, ancora bambina, predisse alla nascita di Paride il suo ruolo di distruttore della città. Profetizzò il rapimento di Elena e la successiva caduta di Troia e quando il 9

cavallo di legno fu introdotto oltre le mura rivelò a tutti come al suo interno vi fossero nascosti i soldati greci, ma come sempre rimase inascoltata. Così la città fu espugnata e i troiani massacrati. Oramai si attribuisce l'appellativo di «Cassandra» a coloro che annunciano eventi sfavorevoli e non vengono creduti o più semplicemente hanno una visione angosciosa e cupa della vita. Nel corso dei secoli, quindi, la sua figura ha continuato ad essere incessantemente rievocata da artisti di ogni genere. Allo stesso modo Tv e Cinema hanno preso spunto dalle sue vicende per inventare nuove storie. Serie televisive di grande popolarità quali «Smallville» le hanno dedicato puntate intere e sul grande schermo in più di un'occasione sono apparsi personaggi o situazioni riferite a lei. Nella pellicola di Terry Gilliam «L'Esercito delle Dodici Scimmie» è proprio la Sindrome di Cassandra a fare da perno a tutta la vicenda attraverso il personaggio della Dottoressa Kathryn Railly. Il contributo migliore sul grande schermo lo dobbiamo però al talento di Woody Allen che nella pellicola «La Dea dell'amore» del 1995 fa apparire il personaggio di Cassandra in carne ed ossa e oggi torna con un film: «Cassandra's Dream» la cui presenza nel titolo risuona già come una tetra minaccia. Stiamo parlando dell'ultima fatica del grande regista in uscita qui da noi oggi, la cui (infelice) traduzione italiana del titolo in «Sogni e Delitti» perde purtroppo questa carica evocativa. Il film insieme a «Match Point» e «Scoop» fa parte della trilogia londinese del regista e per lo spirito cupo delle vicende narrate si avvicina anche alle atmosfere tragiche del suo precedente «Crimini e Misfatti» del 1989. Cassandra's Dream è il nome che i due fratelli Terry e Ian, Colin Farrell e Ewan McGregor, danno alla barca che decidono di comperare. A questo punto è facile intuire la funzione simbolica del nome prescelto quale anticipazione della tragica ed inesorabile evoluzione degli eventi. Il nome di Cassandra quindi nel corso dei secoli non ha mai perso la sua forza e risuona ancora oggi come un monito oscuro. Lietta Tornabuoni - L'Espresso, 7 febbraio 2008 Woody Allen è soltanto regista, non recita; e non si ride. Il bel film girato a Londra su senso di colpa, delitto senza castigo, ambizioni sbagliate, atonia morale, irresponsabilità del caso, è drammatico quanto "Match Point" o "Crimini e misfatti"; è cinematograficamente imperfetto. Due fratelli squattrinati e velleitari chiedono soldi a uno zio ricco e si sentono chiedere in cambio di uccidere un uomo: ah, le famiglie. Lo zio è nei guai, senza l'eliminazione di quel testimone fallirebbe, finirebbe in prigione. Turbamento dei nipoti. Alla fine accettano, uccidono. Uno, con leggerezza. L'altro con rimorso crescente, insonnia, incubi, depressione: vuole andare alla polizia, sgravarsi del peso, parlare. Diventa pericoloso: pure lui va eliminato, ma le carte si confondono. Molto bello. Il dramma, unito alla goffaggine ridicola dei protagonisti, dà risultati sorprendenti. La bravura del direttore della fotografia Vilmos Zsigmond dà molto fascino ad alcuni luoghi (la pista delle corse dei cani, il porticciolo delle barche). I meccanismi perfetti di Woody Allen, accompagnati dalla musica di Philip Glass, regalano al film profondità etica e insieme levità narrativa. Per la prima volta Allen, che dice «personalmente ho sempre lottato contro il senso di colpa, ne sono stato perseguitato», e che ha dedicato a questo tema più di un film, guarda il giovane assediato dal rimorso con una certa ironia: sembra considerarlo nel proprio disperato pessimismo verso le società occidentali, una persona anomala. Magari ha ragione. A chiederglielo, risponde invece che lo interessava soprattutto il fatto che due ragazzi educati in modo dignitoso, ricchi di ambizioni, pur essendo fratelli reagiscano tanto diversamente rispetto al senso di colpa. Paolo D Agostini - La Repubblica, 1 febbraio 2008 Che cos'è questo nuovo film del puntualissimo Woody Allen, che una volta l'anno torna al suo pubblico? È un noir, è una commedia, è una commedia nera? I fratelli londinesi Terry e Ian, affidati a Colin Farrell e Ewan McGregor che Allen (qui solo regista) plasma secondo il suo impareggiabile stile di creatore di toni e di atmosfere, scalpitano e smaniano dentro le loro limitazioni sociali. Soprattutto Ian che dà una mano al padre nel suo ristorantino sfortunato ma sogna la California, affari immobiliari, una vita da ricco con la bella attrice che ha conquistato. Nelle pause che i due, sempre insieme, si concedono veleggiando sulla barca che sono riusciti a comprare, Ian illustra i suoi progetti al più goffo e riluttante Terry che fa il meccanico (e presta all'ambizioso fratello magnifiche Jaguar d'epoca che gli servono a far colpo), ora vince ora perde al 10

gioco, si tiene su ad alcol e pillole. Un modo per svoltare, per uscire dalla frustrante routine c'è. Lo zio d'america Howard, che ha fatto fortuna vendendo l'anima al diavolo, prospetta come se nulla fosse: voi mi eliminate il socio che vuole mettermi nei guai e io vi finanzio quello che vi pare. Il sottotesto è: tutto ha un prezzo, impossibile mantenere le mani pulite. I giovanotti, dapprima esterrefatti, eseguono la missione. Ma non c'è delitto senza castigo: che non viene dalla legge, per la quale Ian e Terry potrebbero tranquillamente farla franca, ma dalle coscienze. La risposta alla domanda iniziale è che Allen, anche se gioca con i generi codificati, è solo Allen. E, tra le pieghe di questo come di tutti i suoi giochi di intelligenza e leggerezza, dispensa le sue leggere lezioni di morale. Silvio Danese - Il Quotidiano Nazionale, 2 febbraio 2008 Due fratelli, in difficoltà tra il conto in banca e i vizi, accettano di far fuori un tizio, scatenando una reazione a catena che li coinvolge. Terzo assassinio della trilogia londinese di Allen, è anche questo mosso dall'ironia della ferocia, dopo il castigo mancato di «Match Point» e la giustizia dall'aldilà di «Scoop». È il meno riuscito, per una certa macchinosità scarsa di umorismo ma, come un tassello di mosaico, messo al suo posto restituisce la visione tragica, delle ambizioni umane e delle soluzioni: il denaro, il successo, il tradimento, il delitto, nella considerazione nichilista dell'altro che, se ci ostacola, va eliminato. Il ruolo della leggerezza della commedia, che qui è molto debole, ha la funzione di ridurre la distanza tra il massimo atto (l'omicidio) e la quotidianità: non uccidiamo, è vero, ma non siamo esenti da simile rapacità. È ora più chiaro un disegno d'autore che non è fuori luogo definire shakespeariano. La grandezza di Allen è anche il suo limite: chi lo critica non può omettere di sapere che è un artista che non ha inventato niente perché è l'uomo che si ripete. Roberto Escobar - Il Sole-24 Ore, 10 gennaio 2008 Adesso è ancora adesso», dice Ian (Ewan McGregor) a Terry (Colin Farrell). I due fratelli hanno varcato un limite da cui non si ritorna. È insieme difficilissimo e facilissimo da superare, quel limite. Basta un passo in più, e ci si trova oltre. Ma quel passo può costare fatica. A decidere, sia del passo che della sua fatica, non c'è che la coscienza. E non si dà coscienza se non nella memoria, nel confronto tra l'adesso e il prima, tra quel che è e quel che è stato. Della responsabilità morale ridotta a niente racconta Sogni e delitti (Cassandra's Dream, Gran Bretagna e Usa, 2007, 108'). Svuotato di speranza, Woody Allen torna ai temi di Crimini e misfatti e di Match Point. Ma lo fa senza quel residuo di illusione che ancora nel 1989 lo faceva essere sarcastico, e senza neppure la volontà d'elaborare il "lutto" costruendo un personaggio apertamente negativo, come nel 2005. Ian non può esserlo, apertamente negativo, perché manca di profondità interiore. Così Allen lo ha scritto. Meglio, così lo ha voluto scrivere. E solo un po' più complesso, e più sofferente, ha voluto che fosse Terry. Ancora più del male è l'irrilevanza morale il tema di Sogni e delitti. Non c'è niente del Raskolnikov di Delitto e castigo in Ian e Terry.Non c'è nemmeno una sua caricatura, come invece nel mediocre Chris di Match Point. Tutto avviene nelle bassure dell'anima, senza picchi né abissi. Sono uguali a tanti altri, i due fratelli. Uno perde il suo tempo a fantasticare di improbabili investimenti americani. L'altro rincorre l'imbecillità del gioco d'azzardo, e si costruisce una vita colma di angoscia, senza via d'uscita. Nessuno dei due sembra meritarsi quella metamorfosi poetica della sofferenza umana che è la tragedia. «Io sono una fan della tragedia greca», dice appunto Angela (Hayley Atwell) durante un party. Nella frase c'è tutta la stupidaggine saccente dell'attricetta di cui Ian s'è innamorato (e che trova giusto usare il sesso per far carriera). Che il suo ospite la prenda sul serio, e che le risponda, dà la misura del mondo che Allen racconta. Ma è comunque una tragedia, Sogni e delitti: una tragedia miserevole, e inconsapevole. Ad anticiparne l'epilogo di morte è una battuta del padre di Ian e Terry (John Benfield). «Le sole che entrano in porto hanno le vele nere»: così dice ai figli che fantasticano di navi in arrivo, e di una patetica attesa di futuro. All'epilogo di lutto, in ogni caso, il film arriva per gradi. Il primo passo verso quel tal limite è una considerazione che ha l'aria d'esser morale. È la famiglia che davvero conta, sostiene la madre dei due protagonisti (Claire Higgins). E con questo "valore" ritiene dimostrata la superiorità appunto morale del fratello (Tom Higgins). A lui, a zio Howard, Ian e Terry devono poi restituire la stessa attenzione per i vincoli di sangue. Si tratta di uccidere un uomo. Anzi no, non un 11

uomo, ma un nemico di Howard, e dei suoi soldi dalle origini oscure. Il secondo passo, poi, non è che un'estensione del primo. Quell'uomo, Martin Burns (Phil Davis), non appartiene alla famiglia, è un estraneo. Dunque, è moralmente senza significato. Del resto, argomenta Ian, in guerra non è lecito e anzi doveroso uccidere gli estranei? E che cos'è quella che ora li attende, se non una guerra? Non combatterla sarebbe come tradire lo zio, ricevendone anche un danno economico. Occorre decidersi. Occorre crescere, assumersi le proprie "responsabilità". Stanno dalla parte del bene, Ian e Terry. O almeno così si convincono (il primo più del secondo). Se lo si domandasse loro, forse direbbero che sono moralmente tenuti a uccidere. E in ogni caso, ne devono trovare il "coraggio", proprio come per un atto eroico. E alla fine c'è il terzo, dei passi che conducono oltre il limite. Allen lo racconta con freddezza, seguendo i fratelli nel buio della notte, e mostrandoceli poi un attimo prima del gesto definitivo. Ma non lo si vede, quello che si sono decisi a fare. Pudica, la macchina da presa ne distoglie il suo sguardo e il nostro, inorridita per il male di cui i piccoli uomini sanno lordarsi, certi d'averne il diritto. Non c'è delitto, nelle coscienze dei due fratelli. O almeno non c'è in quella di Ian. E potrebbe non esserci nemmeno castigo, per loro, se Terry non fosse il debole che è. Cioè, se alla sua anima e al suo corpo non capitasse di soffrire, incapaci di rifugiarsi nell'adesso. Chissà, forse anche lui ora potrebbe diventare un "estraneo" per il fratello. In ogni caso, sul bene e sul male, sul crimine e sulla colpa, qualcuno vince. In Sogni e delitti è Howard che trionfa. I suoi soldi sono al sicuro, e nessuno potrà più insidiarli. Per lui, davvero, adesso è ancora e sempre adesso. Gian Luigi Rondi Il tempo Ancora delitti per Woody Allen. Questa volta, però, arrivato al suo 38 film, senza nemmeno sorridere. In «Misterioso omicidio a Manhattan», puntava ancora sul comico. In «Crimini e misfatti» e, di recente, in «Match Point», i colpevoli li lasciava impuniti, adesso sembra aver pensato addirittura a Dostoevskij e il delitto lo porta fino alle sue più estreme conseguenze, annientandone i responsabili. Due fratelli. Ancora una volta a Londra, come in «Scoop» e in «Match point». Uno beve, gioca ed è indebitato fino al collo. L'altro, un po' in crisi per certe sue imprese azzardate, vuol fare a tutti i costi bella figura con una attricetta di cui si è innamorato e non ha denaro a sufficienza. Così tutti e due si rivolgono a uno zio ricchissimo, proprietario di ospedali e di alberghi non solo in California ma anche in Cina. Sotto un albero, in un giorno di pioggia, si sentono subito dire di sì, a un patto, però, non proprio piccolissimo: far fuori un tizio che, con la sua testimonianza, finirebbe per spedire in carcere quello zio danaroso e... generoso. I due fratelli sulle prime esitano, sono stati educati da genitori un po' squinternati ma onesti, poi alla sola idea che «dopo» vedranno risolti tutti i loro problemi, si lasciano convincere, soprattutto il secondo. Ma sarà proprio da lì che nasceranno, per loro, dei problemi anche più foschi. Tutto sul nero, fino a cifre che tutt'oggi Woody Allen non aveva ancora raggiunto. In cornici soffocanti, con atmosfere attorno sempre cupe, in una Londra plumbea cui la fotografia accigliata di Vilmos Zsingmond, per la seconda volta con Allen dopo «Melinda e Melinda», aggiunge climi opprimenti ai limiti dell'angoscia, resi anche più funebri e tesi dalle musiche spesso minacciose di Philip Glass. Certo chi si attendeva ancora quelle battute fulminanti che tanto spesso lampeggiavano anche nei film più recenti di Allen rimarrà a bocca asciutta, e così tutti quelli che, pur fra tante ombre, si sarebbero augurati di poter intravvedere anche qualche concessione al sorriso, ma bisogna rassegnarsi, specie dopo aver sentito Allen affermare che sempre più si perde «in una visione pessimistica dell'esistenza» perché per lui ormai «la vita è caos e tragedia». Assecondano abbastanza bene questi suoi nuovi stati d'animo due attori che tendono ad esprimerli nel modo più fedele possibile. Soprattutto lo scozzese Ewan McGregor, capace di studiarsi ed esprimersi con interiorità decisa. Plausibile comunque, al suo fianco, anche l'irlandese Colin Farrel, forse solo un po' più torvo del necessario. Tullio Kezich - Il Corriere della Sera, 1 febbraio 2008 Di fronte ai fattacci che vediamo ogni sera al telegiornale viene spesso da chiedersi: com' è che possono accadere? Com' è che dei mostri umani possono abbandonarsi a certi eccessi di ferocia? È questo il tema di Sogni e delitti, ultimo capitolo della trilogia londinese di Woody Allen, che si 12

impegna nell' anatomia di un crimine invitandoci a cancellare dalle nostre angosciate riflessioni la parola mostro. Purtroppo questi assassini sono persone come noi; e va anche eliminata, nella maggior parte dei casi, l' attenuante della follia. È infatti normalissimo il quadro che il film ci presenta ispirandosi alla drammaturgia britannica del «kitchen sink», il teatro dell' acquaio di cucina, inaugurato mezzo secolo fa da Osborne e Wesker. È di scena una famiglia di gente comune, con un padre ristoratore al limite del fallimento, una madre in adorazione del fratello Howard diventato ricchissimo a Los Angeles e due figlioli affezionati l' uno all' altro che hanno comperato in società una barca dal nome funesto, «Cassandra». Ian scalpita dalla voglia di buttarsi negli affari, Terry è un meccanico di automobili. La compagna di quest' ultimo, bruttarella e comprensiva, completa il piccolo clan che si riunisce a pranzo ogni domenica; e pur affiorando qualche divergenza, non c' è granché di cui preoccuparsi. Tranne che Ian sta perdendo la testa per una giovane attrice ambiziosa e carrierista e Terry minaccia di venir travolto dalla passione per il poker e le corse dei cani. Sul punto in cui il suo debito assume dimensioni allarmanti, appare in veste di deus ex machina il Paperone che potrebbe sistemare tutto. Come ha già fatto spesso, lo zio d' America in transito dalla Cina dove ha aperto l' ennesima clinica di lusso è prontissimo a dare una mano; ma secondo la sua etica familiare (uno per tutti, tutti per uno), stavolta chiede una contropartita. In uno sconcertante confronto a tre, che si svolge dopo 40 minuti di film tra gli alberi di un parco solitario sotto la pioggia, Howard esterna la sua richiesta. Ai nipoti chiede di assassinare un tale che testimoniando sui suoi affaracci truffaldini potrebbe farlo finire in carcere per tutta la vita. Da questo punto Sogni e delitti prende a rigirare il coltello nella piaga: perché se Ian sembra disposto a soddisfare la richiesta dello zio, Terry recalcitra e si tira indietro per poi lasciarsi convincere e precipitare in un rimorso senza fine. Non racconterò ciò che l' autore fa succedere ai due killer improvvisati, con un occhio a Hitchcock e l' altro a Dostoevskij. Già annunciato da Crimini e misfatti e dai precedenti capitoli inglesi, un senso tragico della vita spegne il sorriso sulle labbra di Woody: niente più battute o personaggi di alleggerimento, niente jazz consolatorio ma una severa partitura di Philip Glass. A meno di un sempre possibile ritorno di buonumore, per Woody la commedia si direbbe finita. Il settantenne maestro sembra l' ennesima vittima di quella «sindrome di Calvero» che Chaplin registrò in Luci della ribalta spiegandola con il fatto che arrivati a una certa età non c' è più niente da ridere. E la critica americana, che da tempo diffida di Allen per le odiose malefatte che gli sono state attribuite e per i suoi toni da Cassandra moderna, ha rispolverato con poche eccezioni le riserve che già colpirono il menzionato Charlot quando finì Monsieur Verdoux avviandolo alla ghigliottina. In tutto questo gli interpreti sono straordinari. Il migliore in campo è forse Tom Wilkinson, il malefico zio; ma anche Colin Farrell, Ewan McGregor e gli altri si muovono e parlano da persone vere. Come quando un bravo cronista giudiziario riesce a dare dignità di personaggi letterari alle anime perse che vede sfilare sul banco degli imputati. Roberta Ronconi - Liberazione, 1 febbraio 2008 Due fratelli, figli di operai sognano ciascuno a modo suo, la svolta nella vita. Il più grande (Ewan McGregor) fa il bravo ragazzo ma di nascosto dal padre investe soldi in un fantomatico villaggio turistico. Lo scavezzacollo più giovane (Colin Farrell) invece fa il meccanico e si gioca gli stipendi sui tavoli verdi o alle corse. Il secondo fidanzato con una brava biondina, il primo irretito da una bomba sexy si godranno un breve momento di spensieratezza dopo la vittoria della cavalla Cassandra's dream. Si comprano una barchetta a vela, rivivono insieme i momenti spensierati della fanciullezza, ma come in tutti gli ultimi film di Allen, la felicità non è che un preludio della tempesta in avvicinamento. Una perdita disastrosa a poker infatti getta i fratelli nella disperazione. O trovano il modo di pagare o rischiano di rimetterci le gambe, se non peggio. In loro soccorso, arriva il vecchio e ricco zio che gli fa un'offerta non rifiutabile: uccidere un uomo e guadagnare un sacco di soldi. Eccoci di nuovo, dunque, sulla strada tracciata da Crimini e misfatti e giunta al suo culmine con Match Point. La tentazione, l'omicidio, la colpa, il senso della disperante fatalità e della predestinazione. Raggiunta però la perfezione sul tema con, appunto Match Point, ora Allen non fa che riaffilare le armi, sperimentare il giochino gatto-topo tra attori e pubblico (identificazione-straniamento), lavorare su meccanismi solo da oliare, visto che il maestro ormai li 13

domina con sin troppa facilità. La cosa più bella del film è la Londra filmata da Vilmos Zigmond. Trattasi della terza - e pare ultima - pellicola che Allen gira in Inghilterra, prima in assoluto con tutti attori non-usa. I due ragazzotti McGregor e Farrell fanno la loro discreta figura anche se non riescono a creare una vera alchimia da fratelli. In compenso, Allen ci evita la sua presenza anche davanti alla macchina da presa, dopo l'infelice sovraesposizione in Scoop. In molti al Festival di Venezia - dove è stato presentato lo scorso settembre fuori concorso - l'hanno classificato come un film minore del regista newyorchese. Concordiamo e rincariamo. Poca suspence, niente humour (da quando è a Londra, Woody ha perso la battuta), pathos fluttuante. Se lo perdete non fate peccato. Roberto Silvestri - Il Manifesto, 1 febbraio 2008 Non ci sono mai battute fulminanti, è il flusso visuale a far drammaturgia, e anche l'umorismo è feroce, ma indiretto. Già, si chiama cinema (gioco tra forma e sfondo, dinamismo interno, emozioni percettive...) non letteratura comica illustrata, né più una collezione di soli eccellenti sketch «televisivi». Woody Allen in Sogni e delitti («Cassandra's dream», Il sogno di Cassandra) dimostra di crescere, film dopo film, come narratore per immagini, e di sapersi liberare dall'egocentrismo e dal logocentrismo di un tempo. Ma alcuni suoi fan potrebbero restarne traumazzati...perfino il distributore italiano del film Aurelio De Laurentiis, si dice, a Venezia dopo l'anteprima mondiale di un film pre-acquistato, ovviamente, sul prestigio del suo regista, restò non poco interdetto per quella leggiadria in meno. E il (questa volta suo) grande direttore della fotografia Vilmos Zsigmand (da pochi mesi orfano dell'amico Lazslo Kovacs, compagno di lotte nella Budapest del '56, e col quale stava finendo il montaggio di un lavoro proprio sulle immagini di quella profetica rivolta) tratta Londra e le sue ambiguità tonali e politiche come raramente ci è capitato di ammirare, da vero flaneur kafkiano dell'est Europa. Non è lo sguardo di un cinematographer che conta, ma come dice Wenders, l'atteggiamento che ha quello sguardo, di perplessa partecipazione. Certo, non c'è proprio mai Woody Allen in campo, forse rappresentato solo da un suo doppio, in una scena che sembra secondaria. È un attore della troupe teatrale che, quando scopre un duetto amoroso, proprio noioso, tra la collega, protagonista di una piece semiporno, e il suo nuovo boy friend che si dà arie da gran riccone, ma è solo un conte Max, esclama, ed è la sua unica battuta: «Sono proprio fatti l'uno per l'altro, hanno il dovere di fare figli». Woody Allen non ama molto i suoi personaggi, questa volta, ma il trio di attori sì, e loro riescono a rendere credibile e quasi eccitante questo Cassandra's dream, un giallo più psicologico che antropologico, dove non conta chi è l'assassino, perché, così come sappiamo chi è la vittima, scopriamo subito che sono due (il set è la Londra periferica di oggi). Sono due giovani fratelli, più o meno bravi ragazzi, che entrano nella febbre esiziale e accecante della libera iniziativa, della febbre da mercato, dell'impresa leader. Il primo (Colin Farrell) è un meccanico, non vorrebbe azzardare anche nella vita, ma è soggiogato sia dal suo vizio segreto, il gioco d'azzardo, che dal fratello Ewan McGregor, quello che ha sempre «idee geniali» e se lo tira dietro. L'idea geniale, questa volta? Comprarsi una barca, di nome «Cassandra's Dream», appunto (dal nome di un cane da corsa che gli ha portato molta fortuna). Poi entrare negli affari, cercare di trovare la speculazione edilizia giusta, aprire dei grandi alberghi in California... Servono contanti, però, e i nostri due sono invece squattrinati e pieni di debiti. Qualche vincita di gioco permetterà al massimo di non sfigurare con la nuova ragazza di McGregor, «che non tutti possono permettersi». E poi ci sono sempre, da ammaccare, le auto di lusso che il fratello meccanico doveva riparare. Quel che conta non è il canovaccio, ammaccato anch'esso, né il giochino sui rimorsi, la frustrazione, il risentimento e i sensi di colpa. A Allen, brechtiano come mai, interessa sperimentare, questa volta, fare un certo studio astratto sul pubblico e sulla sua capacità di identificarsi, farsi prendere da una storia, reagire d'istinto, svincolarsi, parteggiare, patteggiare. Così ora si tifa per la ribellione del duo alla condizione di eterna subalternità. Ora si scandalizza perché la messa in discussione dei santi valori (i sacrifici, la correttezza, l'ideologia del lavoro, l'onestà, il rispetto degli altri e della proprietà...) finisce per renderli - una volta fracassati - ancora più sacri. Ha ragione Goethe del Faust, come diceva Woytila, che il male è il topo del gatto Bene? O, come scrive Benedetto XVI: questo è un detto da vecchie cornacchie? 14