I consumi nel terzo trimestre del 2012. Ricerca sul sentiment degli operatori commerciali e dei consumatori Ottobre 2012 Il contesto Dice l ultimo rapporto di Censis-Confcommercio (apparso il 25 ottobre) che la grave stagnazione dei consumi si è accompagnata, negli ultimi sei mesi, al deterioramento ulteriore del clima di fiducia delle famiglie. Il valore di tale indice dato dalla differenza tra ottimisti (37,3%) e pessimisti (46,8%) - è infatti negativo di quasi 10 punti e in leggero aumento rispetto a sei mesi fa. Insomma, prevale ancora un sentiment negativo circa il futuro anche se più di un terzo delle famiglie ancora crede in una ripresa. Si deteriora la capacità di risparmio ed aumenta il numero delle famiglie insolventi, che restano una stretta minoranza nel panorama complessivo, ma che sono il segnale di un quadro che da troppo tempo non migliora. Il 65% delle famiglie va sostanzialmente in pari tra entrate ed uscite, il che significa però che non riesce a mettere da parte nulla, mentre appena il 17% degli intervistati ha dichiarato di essere riuscito a risparmiare parte del reddito dopo aver coperto tutte le spese. Ma c è un 18% che non è riuscito a coprire per intero, nell ultimo semestre, le spese con il proprio reddito. Si tratta di circa 4,5 milioni di famiglie la cui maggioranza ricorre ai risparmi in banca (56%), mentre il 21% si indebita o posticipa i pagamenti. La percezione dei prezzi di alcuni beni in continuo aumento e di una pressione fiscale eccessiva, spingono ad un atteggiamento di cautela e spesso di rinuncia che contribuiscono verosimilmente alla stagnazione in atto dei consumi. A settembre la percentuale di chi prevede di effettuare spese per la ristrutturazione della casa o acquisti di elettrodomestici e mobili o di acquistare l autovettura è sistematicamente inferiore a chi vorrebbe fare tale tipo di spesa ma per il momento rinuncia. Rispetto a giugno del 2012 cala la percentuale delle intenzioni di acquisto, segnale evidente che il ciclo depressivo dei consumi non accenna ad invertirsi. Riorganizzazione del budget familiare, ricerca di offerte speciali e rinuncia al superfluo diventa per un numero consistente di famiglie un must. Oltre il 94% degli intervistati elimina gli sprechi, l 83% cerca cibi meno costosi rispetto al passato, ma soprattutto più del 65% cerca di ridurre gli spostamenti con auto o moto per cercare di risparmiare sul carburante. Negli ultimi sei mesi il 42,1% ha rinunciato ad un viaggio, quasi il 40% ad articoli di abbigliamento e calzature, il 38,7% a pranzi o cene fuori casa, ma molti sono coloro che tagliano su voci come tempo libero, cura della persona e apparecchi elettronici. D altra parte sono pochi quelli che riescono a cogliere qualche segnale positivo sul fronte delle misure di politica economica messe in atto nell ultimo anno, anzi esplicito è il senso di insofferenza nei confronti di tutto ciò che rientra nella sfera che riguarda la classe politica e le misure approntate nell ultimo anno dal Governo. Eppure al di là di problemi che schiacciano gran parte delle famiglie, emerge un diffuso atteggiamento adattivo. Se l Imu (e gran parte delle tasse) viene considerata dal 65% degli intervistati iniqua o dannosa e se la deriva futura è, secondo molti, di ulteriore inasprimento della crisi, le famiglie non protestano, ma appunto adattano i propri stili di vita alla congiuntura di crisi, tagliano e rimodellano i propri bilanci di spesa, procedendo in un tunnel il cui termine sembra ancora lontano.
La situazione Con le premesse e lo scenario sudescritte che delineano la realtà nel declinare dell anno non meravigliano di certo le tendenze sotto riportate. Per l Istat ad ottobre l'indice del clima di fiducia dei consumatori aumenta lievemente, passando da 86,2 a 86,4. Cresce la componente riferita al clima economico generale mentre tuttavia diminuisce la componente personale. Diminuiscono anche sia l'indicatore del clima corrente che quello riferito alla situazione futura. I giudizi sulla situazione economica dell'italia risultano stabili, mentre le aspettative future peggiorano. Sia le opportunità attuali di risparmio che le possibilità future registrano un peggioramento. I giudizi sull'opportunità all'acquisto di beni durevoli risultano in diminuzione. Circa le vendite sempre l Istat dice che ad agosto l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio (valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) ha segnato una variazione congiunturale nulla. Nella media del trimestre giugno-agosto 2012 l'indice è diminuito dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. Nel confronto con luglio 2012, le vendite restano invariate per i prodotti alimentari e diminuiscono dello 0,1% per quelli non alimentari. Rispetto invece ad agosto 2011, l'indice grezzo del totale delle vendite segna una diminuzione dell'1,0%, sintesi di un aumento dello 0,2% per i prodotti alimentari e di una diminuzione dell'1,5% per quelli non alimentari. Le vendite per forma distributiva mostrano, nel confronto con agosto 2011, flessioni generalizzate, come sempre più intense per le imprese operanti su piccole superfici (-1,4%), rispetto alla grande distribuzione (-0,4%). Va sottolineato che nel confronto con i primi otto mesi del 2011 l'indice grezzo diminuisce dell'1,6%, come risultato di una lieve diminuzione (-0,1%) delle vendite di prodotti alimentari e di una flessione più marcata per quelle di prodotti non alimentari (-2,4%). Ascoltando il parere dell Osservatorio mensile di Findomestic (dati di settembre), la fiducia degli italiani nei confronti della situazione del Paese registra una timida ripresa pur restando su livelli che esprimono forte insoddisfazione (3,33 a settembre rispetto al 3,26 di agosto su di una scala che va da 1 a 10 e cha ha nel valore 7 la sua soglia positiva). A livello regionale, il nord-est registra una inversione di tendenza pur restando l'area più pessimista. Il nord-ovest, con una fiducia in lievissima ripresa da maggio fino a settembre, risulta invece l'area più ottimista. Le previsioni circa il futuro (a dodici mesi) del paese, pur restando negative, confermano la risalita iniziata lo scorso giugno. Dopo tre mesi di stabilità, diminuiscono coloro che dichiarano di essere riusciti a risparmiare nel corso dell'ultimo mese (24% versus 27%), mentre la percentuale media di reddito risparmiato, calcolata sul totale della popolazione, conferma l'andamento altalenante: a settembre torna al 6,1% dal 7,3 di agosto, influenzata probabilmente dalle spese sostenute per le ferie estive e dalle spese scolastiche. Dopo la crescita riscontrata in agosto, l'aspettativa personale all'aumento di risparmio nei prossimi dodici mesi diminuisce tornando ai livelli di luglio (12,8%). Cresce il ricorso ad almeno una forma di finanziamento, a causa in particolare dei maggiori aiuti richiesti a parenti e amici. E comunque sintomatico l andamento delle vendite di auto nuove: a settembre il calo tendenziale annuo è stato del 25% in Veneto e del 17 a Treviso.
Il quadro locale Prima di entrare nel commento dei dati empirici prodotti dalla presente rilevazione trimestrale vanno ripetute tre precisazioni metodologiche. La prima è che nell intento di affinare in modo esaustivo la ricerca si è utilizzato un campione ampio di operatori commerciali comprendendo differenti segmenti merceologici: sono l alimentare, la moda, i carburanti per i veicoli, i prodotti per la casa, la ristorazione, il turismo ed i pubblici esercizi, la grande distribuzione, l auto, a cui si aggiungono i grossisti. Si sa che questi ultimi non interfacciano direttamente i consumatori, ma è anche vero che, per la loro particolare collocazione nella filiera distributiva, sono una realtà anticipatrice delle tendenze dell offerta. Per questo si è deciso di estrapolarne i risultati leggendoli a parte. In tutto si ha un campione di circa 140 imprenditori. Inoltre, per tentare di leggere i consumi anche dall altro punto di vista, quello dei consumatori o della domanda, è stata effettuata una rilevazione campionaria in più città della Marca attraverso la somministrazione in alcuni negozi di un breve modulo riservato alla compilazione da parte dei clienti. Infine, considerata la particolarità del momento, si sono introdotte nuovamente delle domande ad hoc sia sull idem sentire del delicato momento sia sull evoluzione possibile della congiuntura. Per quanto riguarda Treviso la consueta rilevazione trimestrale dell Osservatorio provinciale di Confcommercio, che fotografa a fine settembre (cioè allo scoccare dei tre quarti di questo declinante 2012 che sembra proprio confermarsi come un nuovo annus horribilis) le tendenze dei consumi, così quantifica e focalizza la situazione in generale: - Continua il deconsumo : per il 69% degli operatori le vendite (in quantità) sono calate su base tendenziale annua, mentre è solo il 7% del campione a parlare di crescita; e questa volta anche per la grande distribuzione si presenta il segno meno; - circa la liquidità aziendale, preoccupa ma non sorprende, vista la situazione - dover rilevare che il 43% del campione indichi una situazione insoddisfacente, di cui pessima però solo per il 3%; - pure il fatturato, coerentemente con le vendite, ha registrato grosso modo la stessa tendenza, con il 78% del campione che ne rileva il calo annuo accompagnato da un significativo 0% che parla invece di crescita; - tuttavia sul fatturato, indicatore economico principe, occorre aggiungere che il calo è denunciato molto rilevante da un ragguardevole 24% del campione, cioè da un quarto; - circa il turismo, il terzo trimestre si presenta all insegna della sostanziale tenuta rispetto ad un anno fa, mentre hanno trainato gli eventi sportivi di luglio (come triathlon e granfondo Pinarello). Buoni appaiono i dati di settembre; - è anche molto significativo il crollo delle vendite di automobili che solo a settembre, come si diceva, precipitano del 17% trascinando giù, in parallelo, i consumi di carburante e lo stesso volume di traffico, autostradale e non;
- l occupazione appare sempre sotto tensione, così secondo il 38% degli operatori che parla di calo annuo, mentre è inesistente la percentuale di chi vede crescere l occupazione. A livello previsivo un 22% del campione pensa ad una diminuzione della manodopera ed un pari 22% punta al ricorso agli ammortizzatori sociali; - comunque il 55% del campione crede al mantenimento degli attuali livelli occupazionali: di certo non male, dato che in Veneto negli ultimi quattro anni i dipendenti nei servizi sono calati del 4,4%, nel turismo dell 11,5 e nel dettaglio dello 0,4%; - i saldi estivi dell abbigliamento non sono stati certamente entusiasmanti, dato che per il 64% del campione i relativi margini di profitto sono semplicemente diminuiti e per nessuno sono invece cresciuti rispetto al 2011; - è curioso il gioco dei prezzi. Quelli di acquisto dai fornitori hanno dinamiche inflazionistiche, dato che sono rilevati in crescita dal 77% del campione. Invece quelli di vendita assumono tendenze quasi deflazionistiche, dato che sono in aumento per il 24% ma in calo dal 36. Dietro, evidentemente, c è la continua erosione dei margini di profitto degli operatori, compressi tra fornitori e consumatori; - il 2012 va chiudendosi, e sappiamo ormai come. Ed il (ormai prossimo) 2013 come sarà? Solo per 3% vi saranno miglioramenti concreti, mentre il 52% lo escludono. E anche vero che per il 45% le previsioni sono impossibili, considerata la complessità della situazione e la volatilità delle dinamiche macroeconomiche. Che comunque portano il segno meno, secondo le previsioni econometriche; - ma è il presente che rivela tutte le sue difficoltà, difficoltà che possono portare perfino sic et simpliciter alla chiusura dell attività. Solo il 29% esclude decisamente tale possibilità; per il 36% invece è un rischio esistente ma a tutt oggi remoto. Invece per il 34% la chiusura è una estrema ma anche concreta possibilità se le cose dovessero continuare così. - infine per quanto riguarda i consumatori, le strategie adattive di cui parla il Censis sono confermate anche dalla presente rilevazione. Per cui: gli spostamenti in auto sono stati ridotti dal 47% del campione; per le vacanze estive il budget è stato meno ricco dello scorso anno per il 52%; gli acquisti impegnativi di beni durevoli vengono posticipati dal 71% del campione. Circa la vision del 2013, i giudizi dei consumatori sono simili a quelli degli operatori: per il 10% è possibile che il prossimo anno porti concreti miglioramenti dell economia, per il 63% ciò è invece da escludere mentre per il 27% non si possono fare previsioni.
Considerazioni finali Ricapitolando il tutto, per quanto riguarda Treviso si può riflettere sul fatto che: - considerando le tre variabili chiave del questionario vendite, fatturato e liquidità i confronti tra il trimestre ultimo con quello precedente e con l analogo dello scorso anno segnano, in modo omogeneo e coerente, un peggioramento delle risposte negative fornite; - l occupazione invece sembra resistere; anzi, aumenta la percentuale di chi indica la stabilità dei livelli occupazionali, anche se, comunque, la situazione del lavoro appare sempre faticosa; - è confortante l andamento turistico, in cui si dimostra una volta di più il ruolo positivo dei grandi eventi sul territorio, sportivi o artistici che siano; - - continua ad essere paradigmatico l andamento di quel bene durevole per eccellenza che è l auto, che sembra addirittura conoscere un fenomeno radicalmente nuovo e significativo come quello della demotorizzazione, cioè della contrazione netta del parco auto circolanti; - rimaniamo in un clima assolutamente avaro di prospettive, dato che nessuno sembra credere ad una inversione di rotta prossima. Cioè il 2013 non sembra certo aprire a svolte decisive o a inversioni del ciclo recessivo; - lo stesso refrain lo dicono in sostanza i consumatori, alle prese con quel processo adattivo che non è altro che un mirato e progressivo contenimento dei consumi e del benessere pre-crisi. D altronde il Pil reale pro capite, nel 2013, sarà pari a 94, quando nel 2007 era pari a 105 (fatto 100 il 2000); - secondo i dati camerali, la demografia delle imprese commerciali e turistiche mostra nel tempo un andamento altalenante. Nel terzo trimestre, rispetto ad un anno prima, l ingrosso ha perso l 1,3% delle imprese, il dettaglio è cresciuto dello 0,5 ed il turismo è salito dell 1%. Ma rispetto al terzo trimestre del 2008, all avvio della crisi, il bilancio è negativo solo per l ingrosso, calato in termini di imprese dell 1,6%; - rimane però il fatto che un terzo delle imprese rispondenti alla ricerca teme la chiusura dell attività. Sensazione confermata dalla stessa anagrafe camerale che in questo trimestre coglie un (piccolo) saldo negativo nel dettaglio di 19 unità rispetto al trimestre precedente.
In sintesi i risultati della rilevazione trevigiana, coerentemente con le altre analisi da più parti effettuate, non possono stupire vista la più generale situazione economica e sociale di cui i consumi, evidentemente, rappresentano un sensore efficace di rappresentazione. Questa crisi, finora, ha impoverito mediamente per circa 2000 euro a testa, mentre quella del 1993 aveva inciso per appena 452 euro. Forse però siamo arrivati ad un pavimento critico sotto il quale è difficile scendere e dei segnali (deboli) positivi non sono del tutto assenti. Segnali che non significano inversione di tendenza, ma sono timidi elementi di ragionevole speranza. Sono dati da un tessuto imprenditoriale che non capitola rovinosamente ma che anzi resiste (come dicono i dati sulla demografia d impresa), da una propensione al consumo intimorita ma ancora non piegata grazie al risparmio accumulato (che però non dura in eterno ), da maggiori facilità nell avvio di nuove imprese, da una restituzione fiscale ipotizzabile già dalla primavera del 2013. Segnali piccoli di fronte all ampiezza della recessione, ma da non escludere o snobbare. Vittorio Filippi Ottobre 2012