3165 Copernico (1473-1543) Il suo sistema è descritto nel capitolo X della prima delle sei parti dell opera De revolutionibus orbium caelestium. Al centro dell universo sta immobile il Sole, attorno al Sole ruotano i pianeti; la Terra è uno di questi ed essa gira anche su se stessa, dando origine al moto apparente, attorno ad essa, del Sole, dei pianeti, delle stelle. La Luna ruota attorno alla Terra; infine, lontano dal Sole e dai pianeti stanno fisse le stelle. Per Copernico dunque l universo era ancora sferico, unico e chiuso dal cielo delle stelle fisse; egli accettava inoltre il principio della perfezione dei moti circolari uniformi delle sfere cristalline, pensate ancora come entità reali e incorruttibili.
NICCOLÒ COPERNICO 1473: Nasce a Torun, in Polonia. 1491: Compie i primi studi all'università di Cracovia. 1496: Studia teologia e astronomia all'università di Bologna; ha come maestro Domenico da Novara che criticava la teoria del sistema tolemaico. Egli fece conoscere ai suoi allievi alcuni filosofi greci e contemporanei che confutavano il sistema tolemaico: - Filolao Pitagorico (V sec. a.c.) (nato a Crotone fu il primo a diffondere in Grecia il pitagorismo) - Aristarco di Samo (310-230 a.c.) - Nicola Oresme (1330-1382) - Nicolò da Cusa (1401-1464) - Leonardo da Vinci (1452-1519) Essi sostenevano che: la terra non è al centro dell universo ne al centro del cerchio del sole. 1500: All età di 27 anni, in occasione dell'anno Santo, va a Roma dove tiene lezioni di matematica. Qui propose il movimento della terra. 1501: Studia medicina e diritto all'università di Padova; uno zio vescovo lo fa nominare canonico di Frauenburg, ma resta in Italia per continuare gli studi. 1503: Studia all'università di Ferrara dove si laurea in diritto canonico nel 1505. 1506: A Frauenburg prende gli ordini religiosi superiori. Sarà consigliere dello zio vescovo fino al 1512; si occuperà poi di questioni economiche in relazione alla crisi monetaria di quegli anni. Cura qualche pubblicazione di medicina e costruisce un piccolo osservatorio dove prosegue gli studi astronomici.
1514: Viene invitato a far parte della commissione per lo studio della riforma del calendario (che verrà introdotta nel 1582) decisa dal Concilio Lateranense. Rifiuta però l'invito non essendo convinto delle teorie che stanno alla base di questa modifica. Sempre nello stesso anno riassume la sua teoria in un piccolo commentario non pubblicato, che diffuse come pallone sonda (per valutarne le reazioni). Nel frattempo, il papa Leone X, informato della teoria, espresse aperto interesse e chiese a Copernico una dimostrazione della sua tesi. Per un certo periodo l ipotesi conquistò un certo favore presso la corte spagnola. 1526: Pubblica il saggio di economia De monetae cudendae ratione. 1530: Diffonde il suo manoscritto Comentariolus in cui espone i principi della sua teoria eliocentrica. 1543: Pubblica il De revolutionibus orbium coelestium che costituisce il punto di partenza per tutta l'astronomia moderna. Morirà poco dopo aver visto la prima copia del libro.
CORREGGIO Frate Jacopo Bruto, filosofo teologo savonarolo, insegna lettere latine e greche e filosofia a Venezia nel 1496 e vive per un certo periodo a Correggio al tempo della giovinezza di Antonio Allegri. Conte Nicolò (1450-1508), signore di Correggio. Maria Malido I lanzichenecchi furono protagonisti del sacco di Correggio: essi furono, però, cacciati dalla furia della popolazione. Pellegrino, padre di Antonio: ambulante di panni e tessuti, possedeva 45 ettari di terreno. Maestro (suo titolo). Piazzoli degli AROMANI, la madre, apparteneva alla borghesia più elevata. Casa natia: modesta, 17 metri per 35 a due piani. Vasari lo definisce poverissimo. Vende, all età di 25 anni, la Madonna del S. Francesco per 100 ducati d oro. La cupola che gli era stata commissionata a Parma gli procurò 1,000 ducati. Lo zio paterno, egualmente pittore, si chiamava Lorenzo. Il cuginetto, egualmente pittore, si chiamava Quirino. LA CULTURA Giorgio Anselmi: erudito di Parma, fu suo maestro. Il Pongileoni biografo del Correggio Si istruì nella letteratura, prima dei 14 anni, avendo come maestro Giovanni Bern (piacentino) Battista Marastoni si occupava di eloquenza e poesia, altro suo maestro..
A 14 anni va a Modena alla scuola di Francesco Bianchi Ferrari. Nella sua prima giovinezza frequenta il medico Gianbattista Lombardi (di lui esiste un ritratto del Correggio) che lo istruisce sulla medicina e sulla filosofia: egli, infatti, era ordinario della cattedra di logica a Bologna e per 5 anni ha insegnato presso l università di Ferrara medicina e filosofia. 1496: si trasferisce definitivamente a Correggio, ivi chiamato da Niccolò Postumo (signore di Correggio) di cui diviene medico e consigliere. Studia i dipinti del maestro a Mantova (il Mantegna è morto 5 anni prima). 1518: all età di 27 anni, Correggio lavora sugli schizzi della cupola con interventi anche di tipo architettonico. 1520: ebbe il primo anticipo che ammontava a 30 ducati d oro. 1524: ricevette l ultimo pagamento, per un totale di 272 ducati per la realizzazione della cupola. Egli studiò architettura e scultura: fu un artista multiforme, aperto a tutte le correnti moderne e all intero sapere. Al pari dei suoi contemporanei Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Bramante assomma le qualità di architetto, pittore, scultore e meccanico. Uomo dalle qualità diverse e personali. Realizzò un sorprendente illusionismo pittorico e prospettico. [in quel periodo le città Milano e Parma erano sotto il dominio degli Sforza]
VANGELO DI GIOVANNI cap. 1 (versetti 1, 4, 5, 9) (traduzione in lingua del XV sec. dall originale greco volgare) Nel principio era il Verbo, e il Verbo era appresso Iddio. [ ] In lui era la vita, e la vita era luce degli uomini. E la luce nella tenebre rilucette; e le tenebre lei non la compresero. [ ] (Esso lume) era la vera luce, la quale illumina ogni uomo che viene in questo mondo. VANGELO DI GIOVANNI cap. 1 (versetti 1, 4, 5, 9) (traduzione di Diodati dall originale greco volgare) Nel principio la Parola era, e la parola era appo Dio, e la Parola era Dio. [ ] In lei era la vita, e la vita era la luce degli huomini. E la luce riluce nelle tenebre, e le tenebre non l hanno compresa. [ ] Colui, che è la luce vera, la quale allumina ogni huomo che viene nel mondo, era. (Stampare) III secolo a.c.: Aristarco giunge alla teoria eliocentrica Secondo una attendibile testimonianza di Archimede, Aristarco di Samo (nato verso il 310 a.c.) giunge per primo a ipotizzare una teoria eliocentrica nella quale tutti i pianeti girano attorno al Sole, e il Sole gira attorno alla Terra. Siamo molto vicini alla teoria eliocentrica attuale. Aristarco stesso aveva compreso anche che in questo modo non aveva molta importanza se fosse il Sole a girare attorno alla Terra oppure la Terra attorno al Sole, perché le due ipotesi erano quasi equivalenti.
Inoltre Aristarco comprese che se fosse stata la Terra a girare attorno al Sole, di conseguenza le stelle avrebbero dovuto essere lontanissime. Infatti il fondo stellato, nel corso dell'anno, non subisce variazioni di parallasse e quindi l'orbita della Terra intorno al Sole doveva essere davvero minuscola rispetto alla dimensione della sfera delle stelle fisse. ------------------------------------------------------------------------ La teoria eliocentrica di Aristarco, che era la naturale conseguenza delle concezioni di Eraclide Pontico, non venne capita nell'antichità, e non ebbe quindi sviluppi. ------------------------------------------------------------------------ Le geniali intuizioni di Aristarco non si fermavano qui. Egli definì un metodo molto ingegnoso per misurare le distanze della Luna e del Sole. Giunse a risultati molto inferiori alla realtà, ma non a causa di errori teorici. In ogni caso questi risultati ebbero una notevole utilità per cominciare a comprendere gli ordini di grandezza del sistema solare. Aristarco da Samo L'elaborazione aristotelica non ferma la ricerca, come potremmo dire in termini moderni. Gli studi astronomici progrediscono nel mondo greco, per merito di tre grandi personalità: Aristarco da Samo, Ipparco di Nicea e Claudio Tolomeo. Queste tre grandi figure della storia del pensiero sono modernissime, molto più moderne di quanto non lo siano state personalità pur grandi come Copernico. L'atteggiamento che le accomuna è quello di utilizzare in maniera estesa la geometria e la matematica, per analizzare i fenomeni astronomici che volevano indagare. Aristarco, descrive con rigorose dimostrazioni geometriche il metodo per misurare la distanza Terra Luna basandosi sulla dimensione dell'ombra della Terra alla distanza della Luna e della distanza Luna Sole utilizzando la relazione che sussiste in un triangolo rettangolo tra l'ipotenusa e un cateto una volta noto l'angolo compreso. Ma il nome di Aristarco è legato all'ipotesi della centralità del Sole nel sistema planetario. Infatti Aristarco praticamente per primo e basandosi su solidi argomenti geometrici fa l'ipotesi che sarebbe molto semplice spiegare le complesse pozioni assunte dai pianeti rispetto al Sole e alla Terra nel tempo, se si attribuissero alla Terra tre moti: uno di rotazione attorno al proprio asse, uno di rivoluzione attorno al sole e un
terzo, molto lento, all'asse di rotazione. Aristarco fu cacciato da Samo, perché con queste ipotesi aveva bestemmiato Gea, la madre terra, sacra per i Greci supponendo che non fosse al centro dell'universo Nicola Copernico Nicola Copernico (1473-1543). apportò un'innovazione fondamentale alla teoria planetaria, dando nuovo vigore all'eliocentrismo di Aristarco. Egli può essere considerato l'ultimo rappresentante di una tradizione che, partendo da Ipparco dura fino a Regiomontano, la cui Epitome dell'almagesto, fu il testo su cui Copernico basò essenzialmente la propria cultura astronomica. Copernico, destinato alla carriera ecclesiastica, fu avviato agli studi teologici nell'università di Cracovia, ma presto cominciò ad interessarsi di matematica ed astronomia. Attratto dalla fama dello studio bolognese, a 23 anni, si trasferì a Bologna dove studiò anche giurisprudenza e medicina. Si sa anche che a Bologna si dedicò ad osservazioni astronomiche sotto la guida di Domenico Maria da Novara. Copernico conosceva il greco e studiò profondamente le opere Aristarco in cui si sosteneva, con vigore, l'ipotesi che la Terra fosse in moto intorno al Sole e ruotasse in 24 ore attorno ad un asse la cui direzione descriveva nello spazio un cono. Nel 1543 Copernico morì appena in tempo per vedere, fresca di stampa, una delle prime copie della sua opera fondamentale: il De Revolutionibus Orbium Coelestium. In questo libro, e in un breve compendio concepito durante il soggiorno in Italia, detto il Commentariolus, venne avanzata l'ipotesi che i moti apparenti degli astri si potevano spiegare supponendo che il Sole fosse fermo al centro del mondo e tutti gli altri pianeti, compresa la Terra, fossero in moto. Alla Terra si riconosceva anche un moto di rotazione intorno all'asse con periodo di 24 ore. Dal punto di vista matematico il modello di Copernico comportava notevoli complicazioni, e non raggiungeva la perfezione di quello di Tolomeo. Il modello copernicano richiedeva anche di accettare dal punto di vista fisico il fatto che la Terra non si trovasse più al centro dell'universo e che si muovesse nello spazio intorno al Sole. La teoria del moto della Terra, senza un'adeguata teoria del moto in generale, portava a dei paradossi fisici per le conoscenze di allora. Il limite maggiore della teoria di Copernico risiedeva, appunto, nella mancanza di una nuova fisica. È, infatti, si sostenne allora, che quello di Copernico, era solo un modello matematico, come appunto sottolineò Osiander, l'editore del
De Revolutionibus, nella prefazione. Non è chiaro quanto Copernico fosse convinto della realtà del moto della Terra, ma è certo che aveva compreso quanto fosse importante, per giustificare il suo modello, disporre di una nuova fisica, di cui infatti tenta un timido abbozzo. Per rendersi conto di quanto fossero rivoluzionarie le teorie di Aristarco riprese da Copernico, si deve tenere presente che la teoria aristotelica della centralità della Terra soddisfaceva il bisogno di stabilità dei singoli individui, e costruiva una sorta di legame preferenziale tra il Motore Immobile del cielo, identificato dai cristiani con il Dio Padre, e l'uomo sulla Terra. La corte pontificia di Roma non rifiutò però le teorie di Copernico, tanto che papa Clemente VII assistette nel 1533 ad una dimostrazione del sistema copernicano fatta dallo stesso autore. Fu piuttosto Lutero che irrise, tra i primi, alla strana teoria di far muovere la Terra. All'inizio, il primo libro del De Revolutionibus Copernico tratta della forma del mondo, che non può essere diversa dalla sfera, perché così ci appare il cielo e anche in natura l'acqua tende ad assumere la forma sferica nelle gocce. La Terra è quindi una sfera e la Terra con l'acqua forma una sfera. Nel quarto capitolo si dimostra che il moto dei cieli non può che essere circolare, perché il moto circolare è l'unico che riporta il mobile nella sua posizione di partenza. In questo Copernico risente molto dell'influenza della scuola di Maragha, in Persia, che aveva sviluppato un sistema geometrico per costruire un moto circolare non uniforme come somma di due moti circolari uniformi Copernico passa poi a considerare che il moto osservato dalla Terra può essere sì un moto degli oggetti esterni alla Terra, ma anche dovuto al moto della Terra stessa, per cui se la Terra avesse un moto appropriato, questo moto produrrebbe tutti gli effetti che noi vediamo prodursi in cielo e che attribuiamo tutti o in parte ai corpi celesti. Inoltre se qualcuno dicesse che la Terra non si trovasse al centro del mondo, ma affermasse che il suo spostamento dal centro è molto piccolo rispetto alla distanza delle stelle, ma al contempo grande rispetto ai raggi degli orbi dei pianeti ecco che avrebbe già risolto il problema legato alle complicazioni dei moti planetari e dell'immobilità apparente delle stelle fisse. Questo ragionamento non è originale di Copernico ma è ripreso da una descrizione del pensiero di Aristarco fatta da Archimede nello Psammite. Copernico continua affermando che la Terra, oltre a muoversi anch'essa di moto circolare, dovrà compiere una rivoluzione attorno al proprio asse in circa 24 ore. E subito Copernico affronta la prima obbiezione che veniva spontanea ai suoi contemporanei. Infatti, afferma:
se qualcuno a questo punto obbiettasse che la Terra potrebbe andare in pezzi ruotando così velocemente attorno al proprio asse, ma cosa si dovrebbe dire degli antichi come Tolomeo, che volevano fare ruotare attorno all'asse terrestre, con quella velocità angolare, addirittura la sfera delle stelle fisse? Copernico affronta poi in maniera piuttosto inconcludente il problema che poi sarà centrale, cioè come mai non accade che, ruotando la Terra, non appena noi facciamo un salto la Terra non ci scorre sotto. Il nono capitolo dell'opera di Copernico è dedicato alla discussione se la Terra sia o meno al centro del mondo o sia essa stessa un pianeta. Secondo Copernico le irregolarità dei moti planetari dimostrano che la Terra non è al centro del mondo, e sembra logico supporre che la sensazione di centralità che abbiamo sulla Terra si possa avere anche negli altri corpi astrali come Marte, Giove o il Sole. Nel decimo capitolo Copernico provvede a situare i pianeti nel loro ordine naturale. Nessuno ha mai avuto dubbi che la Luna debba essere la più vicina alla Terra, sia per la sua velocità, sia per il fatto che essa occulta tutti gli altri pianeti, e sia anche perché presenta il fenomeno della parallasse. Come pure nessuno ha mai obbiettato che Saturno sia il pianeta più lontano, sia per la sua lentezza, che per il fatto che viene occultato da tutti gli altri. Muovendosi da Saturno verso il Sole vengono poi Giove e Marte. Per Mercurio e Venere sorgono delle difficoltà. Platone li aveva posti oltre il Sole, nel suo sistema eliocentrico, Tolomeo e i suoi seguaci tra il Sole la Terra. La discussione verteva sul fatto che se essi fossero stati sotto al Sole, non sarebbero mai stati dei dischi pieni, cioè sarebbero apparsi falcati e in più sarebbero dovuti passare sopra al Sole. Si ribatteva a questa osservazione che le distanze erano molto grandi e che i pianeti si imbevessero di luce solare che poi avrebbero restituita nei momenti in cui non erano illuminati. Copernico, davanti ad una situazione così equivoca si rifà a Marziano Capella e ad alcuni latini che riprendendo un antico modello di Eraclide da Ponto, supponevano che Venere e Mercurio si muovessero intorno al Sole su orbite piuttosto strette. Proseguendo nel suo ragionamento Copernico rileva che esiste una grande distanza tra l'orbita di Venere e quella di Marte e considera questo grande spazio come il luogo naturale del pianeta Terra. Chiunque pensi che la teoria copernicana sia più semplice della teoria tolemaica, non deve avere approfondito il terzo libro del De revolutionibus. In un sistema geocentrico in cui la Terra si trova al centro, il problema del moto dei diversi corpi celesti può essere suddiviso tra un discreto numero di oggetti: i pianeti, il Sole, la sfera delle stelle fisse. Invece in un sistema in cui il Sole sia al centro del mondo si debbono attribuire alla Terra almeno tre moti concomitanti. I tre movimenti che Copernico attribuisce alla Terra sono
ovviamente, il moto di rivoluzione attorno al Sole, che si svolge in un anno siderale, il moto di rotazione attorno all'asse terrestre in 24 ore siderali e un moto di precessione dell'asse di rotazione che si svolge in un periodo imprecisato. Noi moderni quando vogliamo spiegare il moto di precessione degli equinozi parliamo di moto conico dell'asse di rotazione terrestre. Se non ci fosse questo terzo moto il nostro pianeta, durante il suo moto attorno al Sole si manterrebbe parallelo a se stesso, invece a causa del moto conico descrive un arco di cerchio, in cielo corrispondente a circa 1 d'arco all'anno. Copernico non poteva accettare però che la Terra durante il suo moto di rivoluzione attorno al Sole potesse mantenere pressoché costante, nello spazio, la direzione del proprio asse di rotazione, in quanto la vedeva rigidamente collegata al Sole e quindi l'asse terrestre avrebbe descritto in cielo un cono completo. Copernico a questo punto doveva trovare il modo di annullare questo effetto e quindi previde per la Terra un insieme di moti che interessassero la direzione dell'asse di rotazione. Come se non bastasse Copernico aggiunse ancora altri moti all'asse della Terra, tale da rendere ineguale nel tempo il moto di precessione e produrre delle variazioni di obliquità (periodiche) fenomeni questi denominati a quel tempo librazioni. Questi fenomeni erano di fatto inesistenti, ed erano prodotti da errori nella determinazione del valore di precessione. Vogliamo però riprendere l'incipit del libro III del De revolutionibius in cui Copernico ci da delle informazioni molto interessanti su questo argomento. Egli ci racconta che gli antichi matematici non sapevano distinguere l'anno tropico e l'anno siderale e che celebravano i giochi olimpici al quarto sorgere (eliaco) dei Canicola (Sirio o Procione). Copernico ci racconta anche che Ipparco da Rodi vir mirae sagacitatis trovò che l'anno siderale (riferito a Canicola) era più lungo dell'anno tropico e che quindi le stelle fisse possedevano un lento ma inesorabile moto verso Est rispetto ai solstizi. Copernico afferma anche che questo moto non è uniforme (errore di misura) e che naturae miraculum l'obliquità dell'eclittica appare più piccola di quello che era al tempo di Tolomeo. Copernico basa la sua convinzione che il moto di precessione sia variabile nel tempo su nove osservazioni antiche di Spica (a Virginis), di Regolo (a Leonis) e la più settentrionale delle chele dello scorpione (b Scorpii) registrate nell' Almagesto, misurate da Al Battani riportate nell'epitome e infine misurate da Copernico stesso.