6 Oligopolio Selezione di Diapositive per il Corso di MICROECONOMIA (III Canale P-Z) 2 Semestre 2018 Prof. Carlo Pietrobelli carlo.pietrobelli@uniroma3.it 1
Concorrenza imperfetta Oligopolio poche imprese ciascuna delle quali si rende conto che esiste una forte interdipendenza con i concorrenti. Concorrenza monopolistica molte imprese che offrono prodotti che sono stretti sostituti l uno dell altro, ma differenziati. Frammentazione dell offerta ogni impresa ha un limitato grado di potere decisionale sul prezzo. 2 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
Le strutture di mercato Numero di imprese Possibilità di scegliere il prezzo Barriere all entrata Esempio Concorrenza perfetta Concorrenza imperfetta Concorrenza monopolistica Molte Nessuna Nessuna Frutta Molte Poca Modeste Panetterie Oligopolio Poche Elevato Rilevanti Automobili Monopolio Una Massimo Assoluta Ferrovie 3
IL MODELLO DI CHAMBERLIN DI CONCORRENZA MONOPOLISTICA La concorrenza monopolistica è simile alla concorrenza perfetta in quanto esiste libertà d ingresso e di uscita dal mercato per la pluralità di imprese presenti Tuttavia, si differenzia in quanto i prodotti offerti dalle imprese che operano in tali mercati sono (o appaiono) diversi per i consumatori L impresa fronteggia due curve di domanda inclinate negativamente: La prima descrive cosa succede quando essa soltanto varia il prezzo La seconda rappresenta come si modifica per l impresa la quantità domandata quando tutte le imprese variano i prezzi carlo.pietrobelli@uniroma3.it 4
IL MODELLO DI CHAMBERLIN DI CONCORRENZA MONOPOLISTICA Poiché le imprese in concorrenza monopolistica fronteggiano una curva di domanda decrescente, esse hanno un certo potere di mercato Nel breve periodo esse realizzano profitti positivi Tuttavia, la libertà d ingresso e la presenza di profitti attrae nuove imprese che, producendo beni simili, sottraggono quote di mercato alle imprese presenti La curva di domanda dell impresa si sposta verso sinistra riducendo via via i profitti che, nel lungo periodo, sono nulli analogamente a quanto accade in concorrenza perfetta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 5
Figura 13.1: Le due curve di domanda dell impresa in concorrenza monopolistica Quando i concorrenti non modificano il prezzo: domanda più elastica (dd) Quando tutti i concorrenti modificano il prezzo insieme (DD) (.non è la decisione sul prezzo della prima impresa a causare la decisione di tutte le altre) Cosa succede se il prezzo scende da P a P? carlo.pietrobelli@uniroma3.it 6
Figura 13.2: Equilibrio di breve periodo per l impresa nel modello di Chamberlin DD interseca dd nel punto di massimo profitto Sostanziale simmetria tra tutte le imprese: se P* massimizza il profitto per una impresa, lo massimizza anche per tutte le altre. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 7
Figura 13.3: Equilibrio di lungo periodo nel modello di Chamberlin L esistenza di profitti economici attira l entrata di nuove imprese La curva di domanda per ciascuna impresa si sposta verso sinistra. La quota di ciascuna impresa si riduce proporzionalmente. Ogni impresa modifica la propria dotazione di capitale per tener conto della nuova situazione (minore domanda) Il processo prosegue fino a che non scompare ogni profitto economico carlo.pietrobelli@uniroma3.it 8
In sintesi: La concorrenza monopolistica Elementi del monopolio e anche della concorrenza molte imprese modeste barriere all entrata differenziazione del prodotto della qualità dell ubicazione percezione soggettiva e dunque l impresa fronteggia un curva di domanda inclinata negativamente (almeno nel breve periodo) 9 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
Concorrenza perfetta e modello di Chamberlin a confronto La concorrenza perfetta consente il raggiungimento dell efficienza allocativa, il modello di Chamberlin no: P>MC sempre L impresa non opera al minimo costo medio di LP Il modello di Chamberlin è più realistico della concorrenza perfetta. Critiche al modello di concorrenza perfetta: come definire il concetto di industria? prodotti differenti ma simili, che hanno la stessa probabilità di attirare un consumatore: in quale misura un prodotto è sostituto di altri? carlo.pietrobelli@uniroma3.it 10
Un interpretazione spaziale della concorrenza monopolistica Secondo il modello spaziale di concorrenza monopolistica, i consumatori preferiscono particolari localizzazioni o caratteristiche del prodotto Ogni impresa tende a misurarsi soprattutto con le concorrenti che offrono un prodotto simile al suo Il punto cruciale è il trade-off tra desiderio di ridurre i costi di produzione e aumentare la varietà carlo.pietrobelli@uniroma3.it 11
Figura 13.4: Industria in cui la localizzazione è il fattore importante di differenziazione tra i prodotti N ristoranti in un isola, diversi per la loro localizzazione, non per i piatti che servono (omogenei). Economie di scala nella produzione. Quanti ristoranti opereranno? 1 per le economie di scala? Occorre considerare anche i costi di trasporto! All inizio 4 ristoranti, circonferenza = 1 Km., nessuno abita a più di 1/8 da un ristorante. L consumatori distribuiti uniformemente, costo del viaggio = t al Km. Ognuno consuma 1 pasto. TC=F+MQ ATC=F/Q+M : rendimenti di scala AC del trasporto? Se t=24, ACt= 24*1/8 =3 AC complessivo = ATC + ACt Se t=0 conviene avere solo 1 ristorante! Numero ottimo di ristoranti= compromesso tra costi di trasporto e di produzione carlo.pietrobelli@uniroma3.it 12
Figura 13.5: Distanze con N ristoranti Distanza media tra un consumatore e il ristorante più vicino= 1/4N (media tra 0 e 1/2N) C tras = tl(1/2n) C pasti = LM + NF (MC di un pasto*l + costi fissi) carlo.pietrobelli@uniroma3.it 13
Figura 13.6: Numero ottimo di ristoranti C tras = tl(1/2n) C pasti = LM + NF (MC di un pasto*l + costi fissi) Scelgo N* per minimizzare C tras +C pasti N = tl 2F densità della popolazione L costi di trasporto t costo iniziale F carlo.pietrobelli@uniroma3.it 14
Un interpretazione spaziale della concorrenza monopolistica Il grado ottimo di varietà dal punto di vista sociale dipende da numerosi fattori: dalla densità della popolazione dai costi di trasporto ovvero dalla disponibilità a pagare per avere il prodotto con le caratteristiche desiderate dal costo iniziale dell investimento In generale si può affermare che il costo della differenziazione viene sostenuto soprattutto da coloro che le attribuiscono un valore maggiore carlo.pietrobelli@uniroma3.it 15
Figura 13.8: Come si ripartisce il costo della varietà Fiat Tipo (utilitaria) Fiat Freemont (suv) 48000 14000 10000 MR Tipo MC Tipo D Tipo 24500 MC Freemont (a) Q Tipo (b) MR Freemont D Freemont Q Freemont carlo.pietrobelli@uniroma3.it 16
ALCUNI MODELLI SPECIFICI DI OLIGOPOLIO In un regime oligopolistico sono presenti poche grandi imprese in grado di produrre la maggior parte dell output di mercato Spesso nei mercati oligopolistici sono presenti barriere all entrata di nuove imprese Tali barriere possono essere di natura tecnologica oppure strategica La caratteristica peculiare dell oligopolio, che lo differenzia da tutte le altre forme di mercato, è costituita dal comportamento strategico delle imprese presenti carlo.pietrobelli@uniroma3.it 17
ALCUNI MODELLI SPECIFICI DI OLIGOPOLIO Le decisioni di ciascuna impresa oligopolistica, in merito al prezzo da imporre o alla quantità da produrre, dipendono dal comportamento di tutte le altre imprese oligopolistiche presenti sul mercato Nella descrizione dell equilibrio di oligopolio occorre tener presente l interazione strategica tra le imprese A seconda delle ipotesi che si fanno in merito al comportamento strategico delle imprese oligopolistiche, si avranno diversi modelli di oligopolio Ai fini didattici è sufficiente analizzare il comportamento di due sole imprese oligopolistiche, il cosiddetto duopolio carlo.pietrobelli@uniroma3.it 18
Modello di Cournot In questo modello le ipotesi fondamentali sono due: i due duopolisti scelgono contemporaneamente la quantità che massimizza il proprio profitto ciascun duopolista sceglie la quantità da produrre ipotizzando che l altro duopolista non varierà la produzione Date queste ipotesi, ciascun duopolista sceglierà quanto produrre eguagliando il costo marginale al ricavo marginale derivante dalla domanda residuale carlo.pietrobelli@uniroma3.it 19
Modello di Cournot La curva di domanda residuale è quella soddisfatta da ciascun duopolista e si ottiene sottraendo dalla curva di domanda di mercato (P = a b(q 1 +Q 2 )) la quantità prodotta dall altro duopolista: P 1 = (a - bq 2 ) - bq 1 (dove stavolta Q2 è un dato, fisso, e scelto da 2) Max Profitto dove MR=MC=0 RT=P 1 Q 1 MR= (a - bq 2 ) - 2bQ 1 =0=MC Q* 1 = (a bq 2 )/2b che dipende anche da Q 2 La funzione di reazione descrive la quantità ottima di output offerto da ciascun duopolista in funzione della quantità di output offerta dall altro: Q* 1 = (a bq 2 )/2b Analogamente: Q* 2 = (a bq 1 )/2b carlo.pietrobelli@uniroma3.it 20
Figura 13.9: Il duopolista che massimizza il profitto nel modello di Cournot Curva di domanda di mercato P = a b(q 1 +Q 2 ) Curva di domanda di 1 P 1 = (a - bq 2 ) - bq 1 Max Profitto dove MR=MC=0 RT=P 1 Q 1 MR= (a - bq 2 ) - 2bQ 1 =0=MC Q* 1 = (a bq 2 )/2b carlo.pietrobelli@uniroma3.it 21
Figura 13.10: Funzioni di reazione dei duopolisti nel modello di Cournot Q* 1 =R 1 (Q 2 ) = (a bq 2 )/2b Le due imprese sono identiche, quindi Q* 2 =R 2 (Q 1 ) = (a bq 1 )/2b carlo.pietrobelli@uniroma3.it 22
Modello di Bertrand Anche in questo modello le ipotesi fondamentali sono due: i due duopolisti scelgono contemporaneamente il prezzo ciascun duopolista sceglie il prezzo di vendita ipotizzando che l altro duopolista terrà fisso il prezzo L ipotesi che i duopolisti fissino i prezzi anziché le quantità muta radicalmente il risultato raggiunto con Cournot carlo.pietrobelli@uniroma3.it 23
Modello di Bertrand Infatti, poiché il bene è omogeneo e i consumatori acquistano dal duopolista che pratica il prezzo inferiore Ciascun duopolista ha l incentivo a ridurre marginalmente il prezzo rispetto all altro duopolista con l intento di accaparrarsi l intero mercato L esito finale è che il prezzo si riduce fino a che non coincide con il costo marginale È lo stesso risultato della concorrenza perfetta! carlo.pietrobelli@uniroma3.it 24
Modello di Stackelberg Le due ipotesi di base sono: la variabile di scelta dei duopolisti è la quantità la scelta è sequenziale Il primo duopolista (leader) sceglie la quantità che massimizza il proprio profitto Il secondo duopolista (follower) osserva la quantità prodotta dal leader e, a sua volta, sceglie la quantità da produrre per massimizzare i propri profitti carlo.pietrobelli@uniroma3.it 25
Modello di Stackelberg Il leader, nel momento in cui prende le decisioni, conosce perfettamente il modo in cui il follower risponderà alla sua scelta Questo fatto avvantaggia il leader, il quale incorpora nel suo set informativo la funzione di reazione del follower: P = [a b(q 1 +R 2 (Q 1 ) ] Il comportamento del follower è in tutto e per tutto sintetizzato dalla funzione di reazione così come è stato illustrato nel modello di Cournot R 2 (Q 1 )= (a bq 1 )/2b Di conseguenza per il leader la curva di domanda è P = (a bq 1 )/2 carlo.pietrobelli@uniroma3.it 26
Figura 13.12: Curve di domanda e di ricavo marginale di un leader di Stackelberg carlo.pietrobelli@uniroma3.it 27
Figura 13.13: Equilibrio di Stackelberg carlo.pietrobelli@uniroma3.it 28
Figura 13.14: Confronto tra prezzo di equilibrio e quantità carlo.pietrobelli@uniroma3.it 29
I mercati contendibili Per considerare gli effetti della concorrenza potenziale di imprese entranti Un mercato contendibile è caratterizzato da una libera entrata e una libera uscita non esistono costi irrecuperabili (sunk costs) è possibile una veloce entrata e uscita anche per poco tempo (hit-andrun) Un mercato contendibile può impedire alle imprese esistenti lo sfruttamento del proprio potere di mercato la minaccia di entrata ed uscita rapida è infatti credibile, reale. 30 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
Barriere strategiche all entrata Alcune barriere all entrata sono strategicamente create dalle imprese esistenti: minaccia di prezzi predatori capacità in eccesso pubblicità, ricerca e sviluppo proliferazione di prodotti Azioni che obbligano i potenziali entranti a costi irrecuperabili. 31 carlo.pietrobelli@uniroma3.it