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1 OGGI IL MONDO DOMANI PRIMA PAGINA L a t t u a l i t à s u i b a n c h i d i s c u o l a Divide Israele dai territori palestinesi Il muro della paura Settecento chilometri di muri, trincee, porte elettroniche per impedire l intrusione di terroristi nel territorio di Israele. La grande muraglia cinese è l unica costruzione umana visibile dalla Luna. È lunga chilometri, praticamente sei volte la distanza che corre tra le Alpi e la Sicilia. È stata costruita nel III secolo a.c. Per la sua maestosità e la sua grandezza è, come le piramidi, una delle testimonianze delle capacità realizzatrici dell uomo anche in epoche in cui le conoscenze e la strumentazione tecniche erano molto limitate. Ma la grande muraglia è soprattutto la testimonianza di una grande paura: è stata costruita per fare, letteralmente, muro contro le incursioni delle popolazioni nomadi dell Asia centrale, che invadevano le fertili terre coltivate della Cina settentrionale. Come ogni muro, aveva la funzione di segnare un limite tra ciò che è nemico e ciò che è amico, tra ciò che inquieta e ciò che rassicura, tra il conosciuto e l ignoto. Dai deserti e dalle montagne dell Asia centrale arrivavano infatti uomini sconosciuti e spaventosi, che sgusciavano furtivi nella notte o si abbattevano su città, paesi e villaggi con la violenza e la fugacità di un uragano, lasciando dietro di sé lutti, miserie, paure e leggende. La muraglia cinese può essere vista come il più grande monumento alla paura, la paura che diventa panico e inquietudine di fronte a un nemico sconosciuto, sfuggente, inafferrabile e che spinge a chiudersi, a barricarsi, a frapporre ostacoli e barriere. Non si vedrà dalla luna come la muraglia cinese, ma anche il muro che hanno costruito gli Israeliani si impone per i suoi numeri. È lungo 700 chilometri ed è costato oltre cinque miliardi di dollari. È la più costosa opera pubblica progettata dallo Stato d Israele. Uno sproposito? No, rispondono in Israele: è solo il prezzo che bisogna pagare per la sicurezza. Israele ha uno dei migliori eserciti del mondo, ben organizzato e armato con le armi più moderne e sofisticate. Dispone anche di uno dei più efficienti servizi di sicurezza del pianeta, il Mossad. Quale sicurezza in più può dare un muro o una barriera di filo spinato? Forse Israele si trova di fronte un nemico forte e possente, da contrastare in tutti i modi? Il nemico è rappresentato da un popolo, quello palestinese, che non ha nemmeno un vero e proprio Stato, anzi aspira ad averne uno da oltre cinquant anni. Nessuno Stato, nessun eserci-

2 to, quindi. Il popolo palestinese è un nemico che Israele ha sconfitto e umiliato militarmente, anche quando aveva al suo fianco gli altri Stati arabi. Che bisogno c è allora di un muro? È solo un bisogno psicologico di frapporre una barriera, un o- stacolo tra sé e il nemico? Difficile crederlo, perché tra Israeliani e Palestinesi non c è neppure quella barriera legale e spesso simbolica, rappresentata dai confini tra due Stati. Molti Palestinesi vivono nei confini di Israele e sono cittadini di Israele; molti Israeliani hanno colonizzato territori che dovrebbero costituire il futuro Stato palestinese. A che cosa serve un muro se si condivide lo stesso territorio? E allora? Probabilmente il meccanismo psicologico è proprio lo stesso che mosse i Cinesi: anche il muro costruito da Israele è un monumento alla paura. Simile è anche la tipologia del nemico, che è invisibile, inafferrabile, sfuggente proprio come i Mongoli o i Turcomanni di migliaia di anni fa. Anzi di più, perché non c è niente di più sfuggente di un terrorista, perché il terrorista può essere chiunque: il baldo giovanotto un po sprezzante, la schiva ragazzina coperta dal velo, l uomo emaciato e smagrito da una malattia incurabile, la vecchina instabile che entra nel supermercato, l anonimo impiegato che corre svelto al lavoro, il Per anni Israele ha subito attacchi attacchi terroristici sul proprio territorio, attacchi portati da persone assolutamente comuni, ma determinate a distruggere se stesse pur di seminare morte e distruzione, pur di far provare il sapore amaro della paura e dell insicurezza. Il terrorismo è un nemico subdolo e sconosciuto che colpisce proprio là dove pullula più rigogliosa la vita: sul pullman affollato, tra i tavolini di un bar, nei pressi di una discoteca, vicino a una scuola Il terrorista è un nemico destinato a restare senza volto anche dopo la morte, perché ridotto a brandelli dalla sua stessa furia omicida. A ogni attentato in Israele si sono rinnovati lo sgomento, il dolore, la rabbia. Dopo ogni attentato è scattata la rappresaglia d Israele che ha bombardato villaggi, ha distrutto case, ha rastrellato presunti terroristi, ha arrestato, ha assediato. Dopo i primi tre anni di attacchi suicidi, si sono contati oltre novecento morti israeliani; quelli palestinesi sono stati il triplo Morti e sofferenze inutili, dall una e dall altra parte, perché i kamikaze hanno continuato a colpire e l esercito israeliano ha continuato a scatenare le sue rappresaglie, in un botta e risposta infinito che a- limenta l odio e rende impossibile un accordo che riporti la pace nella regione. E allora? Non resta che il muro, anzi la recinzione di sicurezza, come la chiamano gli Israeliani o il muro dell apartheid, come lo chiamano i Palestinesi? Sono passati oltre sessant anni dal momento in cui è stato costituito dall ONU lo Stato d Israele. Ci sono state guerre, c è stato il terrorismo dall una e dall altra parte, ci sono state tregue, massacri, accordi solenni, clamorose voltafaccia, nuovi scontri e, negli ultimi anni, uno stillicidio continuo di attacchi suicidi da parte palestinese e rappresaglie sempre più feroci da parte israeliana. 2

3 Dopo sessant anni di scontri, di guerre, di odio, è difficile forse trovare ancora qualcuno che in terra di Palestina ricordi cosa significa vivere in pace. Alcune generazioni di Palestinesi e Israeliani sono nate, sono cresciute, sono diventate adulte, senza aver mai conosciuto la pace. Eppure la pace è inevitabile, perché nessuno dei due popoli può realisticamente pensare di poter mandare via l altro popolo. Sono obbligati a convivere e forse anche a collaborare. La pace non è un utopia, è l unica strada percorribile. È anche possibile? Alla fine della seconda guerra mondiale chi avrebbe creduto a un futuro di pace per l Europa distrutta e insanguinata dalla guerra? Qualcuno ci ha creduto, ha lavorato per questo ed è successo. Può succedere anche in Palestina, perché oltre a uomini di guerra ci sono anche uomini che continuano a pensare alla pace. Lavoriamoci su 1. Perché la grande muraglia cinese è definita un «monumento alla paura»? 2. Secondo gli Israeliani a che cosa serve il muro? 3. Quanti morti, da una parte e dall altra, ci sono stati nei primi tre anni di attacchi terroristici? 4. Da quando dura il conflitto mediorientale? SCHEDA Le parole-chiave Diaspora Vuol dire «dispersione». I Romani, dopo le rivolte giudaiche e la distruzione del tempio di Gerusalemme ( d.c.), imposero agli Ebrei di abbandonare la Palestina e di disperdersi nell Impero. Antigiudaismo Odio dei cristiani contro gli Ebrei, fondato su pregiudizi religiosi (gli Ebrei venivano accusati di deicidio per aver crocifisso Gesù), e su elementi leggendari (gli Ebrei venivano fatti discendere dal demonio, venivano accusati di profanare le ostie consacrate, di essere ostinati nel rifiuto di accettare il vero dio). Durante il Medioevo gli Ebrei a cui era proibito di possedere terre e di esercitare molte professioni venivano odiati anche perché prestavano soldi a interesse, un attività invisa ai più e considerata peccaminosa dalla Chiesa. 3

4 Ghetti A partire dal secolo XVI gli Ebrei, a cui non veniva riconosciuta la cittadinanza, furono obbligati a risiedere in quartiere a loro riservati, i ghetti. Pogrom Termine russo che vuol dire «devastazione». Sono chiamati così i massacri di Ebrei perpetrati periodicamente a partire dal Seicento fino al Novecento. Particolarmente frequenti nell Europa orientale, soprattutto in Russia. Antisemitismo Nella seconda metà dell Ottocento si ebbe una ripresa di atteggiamenti ostili nei confronti degli Ebrei che sfociarono in vero e proprio antisemitismo, molto diverso però da quello religioso dell età medievale e moderna. Gli Ebrei venivano accusati di manovrare a loro piacimento la finanza mondiale e di sfruttare economicamente e socialmente le popolazioni europee. Nel 1903 cominciò anche la diffusione in tutta l Europa di un falso documento, il Protocollo dei Savi Anziani di Sion, in cui questi inesistenti Savi di Sion esponevano un piano ebraico di conquista del mondo. Sionismo Movimento per ricostituire uno Stato ebraico in Palestina. Fu fondato da Theodor Herzl nel Tra la fine dell Ottocento e gli inizi del Novecento sorsero i primi insediamenti sionisti in Palestina. Il sionismo si accentuò durante gli anni Venti e Trenta per le difficoltà che gli Ebrei incontravano in Europa. L immigrazione massiccia degli ebrei in Palestina provoca i primi scontri con la popolazione araba (rivolta araba del 1936). Nel 1939, agli inizi della seconda guerra mondiale, gli Ebrei rappresentavano il 30% della popolazione palestinese. Dichiarazione di Balfour Nel 1917, con la dichiarazione del ministro degli esteri britannico, Arthur Balfour, l Inghilterra, che controllava la regione mediorientale, si era impegnata a favorire la creazione di uno Stato nazionale ebraico. Shoah Vuol dire disastro, catastrofe. Indica lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Nei campi di sterminio morirono circa sei milioni di Ebrei. 4

5 Un po di storia Un conflitto infinito 1947 L intervento dell Onu L Onu decide di dividere il territorio palestinese tra Ebrei e Arabi. Per Gerusalemme è previsto uno statuto internazionale Guerra di indipendenza Nasce lo Stato d Israele. Nel maggio 1948 il neonato Stato d Israele viene invaso dagli eserciti della Lega araba (egiziani, giordani, iracheni, siriani e libanesi). Israele riesce a respingere gli invasori, nonostante l inferiorità numerica. I confini del piano di spartizione dell Onu vengono modificati: Israele si annette la Galilea occidentale e il Neged e congiunge il proprio territorio a Gerusalemme. Nasce il problema dei profughi palestinesi: oltre mezzo milione di Arabi abbandonano precipitosamente Israele. Sosterranno sempre di aver diritto al ritorno nella propria terra. La Giordania si annette la Cisgiordania, l Egitto occupa la striscia di Gaza. Ambedue i territori avrebbero dovuto costituire lo Stato palestinese Attacco di Israele all Egitto Israele attacca preventivamente l Egitto, che aveva stretto accordi militari con i paesi che circondavano Israele. Sotto la guida di Moshe Dayan Israele occupa la striscia di Gaza e la penisola del Sinai. Usa e URSS costringono Israele a ritirarsi, mentre le forze dell Onu si interpongono tra egiziani e israeliani per mantenere la pace Guerra dei sei giorni Il presidente egiziano Nasser mette su una larga coalizione di paesi arabi (paesi confinanti con Israele, ma anche Sudan, Marocco, Algeria e Tunisia). Israele sferra un attacco preventivo e, in soli sei giorni, sconfigge completamente gli eserciti della coalizione. Occupa il territorio del Sinai, la striscia di Gaza, la Cisgiordania e le alture del Golan. Sono questi (ad eccezione del Sinai, restituito all Egitto nel 1979) i territori occupati, controllati ancora oggi da Israele, ma rivendicati dai palestinesi. La sconfitta nella guerra dei sei giorni convinse i palestinesi che, se volevano riconquistare la loro terra, dovevano fare da soli. Nacquero allora Al Fatah, il Fronte Popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), il Fronte democratico della liberazione della Palestina (Fdlp) e l Organizzazione della Liberazione della Palestina, l OLP, che doveva guidare la resistenza. Partendo dalla Giordania e dal Libano i Palestinesi tenevano sotto pressione Israele e, nelle stesso tempo, organizzavano azioni spettacolari per richiamare l attenzione del mondo sulla questione palestinese. 5

6 1969 Arafat, capo dell OLP Il palestinese Yasser Arafat, fondatore del gruppo combattente Al Fatah, viene eletto presidente dell Organizzazione per la Liberazione della Palestina. L anno dopo i paesi arabi lo riconoscono come unico rappresentante dei palestinesi La guerra del Kippur L Egitto, appoggiato dalla Siria, attacca Israele durante la festività del Kippur. Nonostante la sorpresa, Israele riesce a bloccare l attacco. L Onu impone il cessate il fuoco e invia i caschi blu a presidiare una zona smilitarizzata Accordi di Camp David Sono firmati dal presidente egiziano Muhammad Anwar al Sadat, dal primo ministro israeliano Menachem Begin e dal presidente americano Jimmy Carter. Prevedono la restituzione del Sinai, l apertura di normali rapporti diplomatici ed economici, la concessione dell autonomia ai palestinesi. Quest ultimo punto dell accordo resta lettera morta Guerra civile in Libano Lo scoppio della guerra civile tra musulmani e cristiani maroniti in Libano coinvolge anche i palestinesi e israeliani. Il libano resta diviso in quattro parti controllate da siriani, israeliani, cristiani libanesi e palestinesi. Alla fine i capi della resistenza palestinese sono costretti a spostare il loro quartiere generale, perché non riescono più a resistere ai bombardamenti degli israeliani guidati dal ministro della difesa Ariel Sharon Il massacro di Sabra e Chatila Nei campi profughi palestinesi sono rimasti quasi solo vecchi, donne e bambini. Ariel Sharon, determinato a eliminare tutti i terroristi, raggiunge un accordo con i cristiani maroniti, che, coperti dall esercito israeliano, organizzano un incursione nei campi profughi trucidando i palestinesi casa per casa. L opinione pubblica mondiale resta scossa dalle immagini dell eccidio. Sharon è costretto a dimettersi. Israele è costretta a lasciare il Libano, che passa sotto il controllo della Siria. L OLP è lontana. La resistenza palestinese sembra esaurita La prima Intifada L 8 dicembre un camion israeliano investe una macchina con quattro operai di Gaza uccidendoli. I Palestinesi pensano a un atto intenzionale. La rivolta scoppia violenta e prende una piega inattesa: a combattere sono donne e bambini che lanciano bottiglie incendiarie e pietre contro i carri armati. I soldati di leva israeliani sono in difficoltà a sparare su donne e bambini. Duecento riservisti si rifiutano addirittura di andare nei Territori occupati. L OLP riprende il controllo della rivolta. 6

7 Rafforzata dalla rivolta popolare, l OLP per la prima volta invoca una soluzione basata su due Stati. Frattanto però è nata la Jihad islamica per la Palestina e nel 1988 si costituisce il gruppo di Hamas, formato da esponenti della cosiddetta Fratellanza Musulmana, guidata dallo sceicco Ahmad Isma il Hasan Yassin. I due gruppi musulmani si oppongono all Olp di ispirazione laica: condividono l obiettivo di mandare via i sionisti, ma non quello di arrivare a due Stati Dalla Guerra del Golfo a Oslo Nel 1991 l Iraq invade il Kuwait e una larga coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti interviene per ristabilire l ordine internazionale. All indomani della fine della guerra, il presidente americano George Bush senior rilancia il processo di pace tra Israele e palestinesi. L anno dopo il partito laburista vince le elezioni in Israele e Yitshal Rabin diviene primo ministro. Il dialogo per la pace riprende con più vigore e si arriva nel 1993 alla storica stretta di mano tra Arafat e Rabin alla Casa bianca. L accordo prevede: 1) il riconoscimento reciproco; 2) l impegno di Arafat a fermare il terrorismo; 3) l istituzione di un autorità di autogoverno palestinese; 4) il trasferimento graduale dell autorità civile sui territori occupati da Israele ai palestinesi. Nel 1994 le forze armate israeliane si ritirano dalla striscia di Gaza e da Gerico e Arafat torna in Cisgiordania. L Autorità nazionale palestinese (Anp) guidata da Arafat non riesce a rilanciare l economia e ad assicurare maggior benessere. Hamas, Jihad e Fplp intanto si oppongono a ogni accordo e continuano la lotta armata, mettendo in seria difficoltà Arafat che non vuole o non può fermare il terrorismo. Nonostante ciò si arriva all accordo di Oslo (settembre 1995) che divide la Cisgiordania in tre aree: Area A, a totale controllo palestinese; Area C, a totale controllo israeliano; Area B, a controllo misto. La pace sembra finalmente arrivata, quando durante una manifestazione di festeggiamenti, Rabin viene ucciso da uno studente in legge della destra religiosa israeliana Il mancato accordo Il processo di pace non si ferma, ma continua stancamente. Israele non si affretta a mantenere gli impegni presi e Arafat non è in grado o non vuole mantenere i suoi. Il terrorismo continua a imperversare, mentre per motivi di sicurezza i Territori vengono chiusi. Tutto sembra smentire il processo di pace. Il presidente americano Bill Clinton cerca in tutti i modi di forzare la situazione, costringendo Arafat e il nuovo primo ministro Barak a firmare un accordo che risolva definitivamente la questione. Ma l accordo non c è e la tensione ritorna alta. 7

8 La seconda intifada e i kamikaze In questa situazione il 28 settembre 2000 il leader del Likud Ariel Sharon quello di Sabra e Chatila si presenta con mille uomini armati sulla spianata delle Moschee, il luogo più sacro per i musulmani. È una grave provocazione e il giorno stesso cominciano le manifestazioni di protesta con lanci di pietre contro i soldati israeliani. È cominciata la seconda intifada. Mentre Arafat perde sempre più il controllo della situazione, cominciano gli attacchi suicidi, ispirati da Hamas e dalla Jihad islamica, che seminano strage tra la popolazione civile di Israele. La sicurezza diventa il problema principale di Israele e alle elezioni trionfa chi di quello scoppio di violenza è stato il detonatore: Ariel Sharon, che decide di rispondere colpo su colpo agli attacchi terroristici: a ogni attentato Israele risponde con rappresaglie e incursioni nei territori controllati dall autorità palestinese. Lo stesso Yasser Arafat viene confinato a Ramallah, impedito di fatto a svolgere la sua funzione politica. Dal 2003 Israele avvia la costruzione del muro per controllare gli ingressi dei palestinesi nel suo territorio, nella speranza di arginare il terrorismo. Frattanto cerca di colpire duro i dirigenti palestinesi: il 22 marzo 2004, tre missili lanciati dall esercito israeliano disintegrano la bianca figura dello sceicco Ahmad Isma il Hasan Yassin, il capo spirituale di Hamas, mentre esce dalla moschea dopo aver recitato le preghiere del mattino. Nello stesso anno Yasser Arafat muore a Parigi, dove si era recato per essere curato. Il suo posto verrà preso da Abu Mazen. Le violenze continuano da una parte e dall altra. Inaspettatamente, Ariel Sharon annuncia l intenzione di lasciare la striscia di Gaza: rientreranno in Israele sia i soldati che gli ottomila coloni insediati nei 25 villaggi costruiti a partire dal Ariel Sharon, il più odiato dai palestinesi, sembra voler proporsi come garante di un processo di pace. Questa volta il tentativo potrebbe andare in porto, perché, per il suo passato politico, Sharon non può essere accusato di cedere al nemico e può perciò convincere anche gli estremisti di destra ad accettare l idea di trattare. Mentre comincia il ritiro unilaterale dei soldati israeliani dai territori occupati, Ariel Sharon, colpito da un emorragia cerebrale, va in coma, un coma lunghissimo da cui non si sveglierà più (muore nel 2014) Lo stallo attuale Dopo la morte di Sharon, il ritiro di Israele dai territori occupati è stato realizzato a metà: sono andati via i soldati, ma non i coloni. Israele ha completato la costruzione del muro e ha ripreso a favorire gli insediamenti dei coloni israeliani nei territori occupati (90 nuovi insediamenti solo nella zona a ridosso di Ramallah). Questa politica aggressiva è portata avanti dal nuovo premier, Benjamin Netanyahu, ed è una scelta che non favorisce certo il processo di pace, anzi 8

9 crea continuamente nuovi elementi di frizione. I due leader Abu Mazen per i palestinesi e Benjamin Netanyahu per gli israeliani non riescono a intavolare un dialogo. Ufficialmente, il quartetto formato dall ONU, dagli USA, dall UE e dalla Russia continua a lavorare per la pace, ma senza passi avanti apprezzabili. Neanche il nuovo presidente degli USA, il democratico Barack Obama, riesce a imprimere un nuovo impulso alle trattative. Nel 2012 i palestinesi fanno segnare un punto a loro favore, riuscendo a ottenere che la Palestina venga ammessa all ONU come Stato osservatore non membro. Sembra un passo decisivo per il riconoscimento dello Stato palestinese. Non seguono però novità di rilievo, anzi la questione palestinese sembra relegata in secondo piano dopo la «Primavera araba», che dal 2010 ha investito tutto il mondo a- rabo, rendendo molto instabile la situazione nel nord-africa e nel Medio Oriente. La questione palestinese è diventato un piccolo tassello in uno scacchiere che negli ultimi anni è percorso da ansie di rinnovamento e da brutali repressioni. Ora gli occhi del mondo sono puntati sulla Libia, sull Egitto, sulla Siria, sull Iraq. Lavoriamoci su 1. Come è quando è nato il contenzioso tra Israeliani e Palestinesi? 2. Sapresti spiegare che cos è il sionismo e che origine culturale ha? 3. Che cos è l intifada? 4. A che cosa serve il muro costruito da Israele? 5. Lo Stato d Israele ha uno degli eserciti più forti del mondo e un servizio segreto tra i più efficienti; eppure i Palestinesi sono riusciti a mettere in seria difficoltà Israele: come? 6. Attualmente com è la situazione? Esiste un Stato d Israele, ma non uno Stato palestinese: perché? Sarebbe giusto che anche i Palestinesi avessero un loro Stato? Il piano di pace di Ginevra È uno dei più realistici piani elaborati per arrivare alla pace tra il popolo israeliano e quello palestinese. È interessante, non solo perché è una della poche proposte concrete di pace, ma anche perché fa capire bene quali sono i problemi da risolvere per mettere la parola fine a uno scontro che dura da oltre mezzo secolo. 9

10 Il piano di pace di Ginevra da Le Monde, Francia, in Internazionale n. 514/2004 L obiettivo è stato identificato da tempo: la pace si ottiene creando un Stato palestinese. Ma il metodo previsto dagli ideatori del nuovo piano di pace tra israeliani e palestinesi è rivoluzionario. Invece della politica dei piccoli passi seguita nell ultimo decennio, dagli accordi di Oslo fino alla road map dell aprile 2003, due abili negoziatori come l israeliano Yossi Beilin e il palestinese Yasser Abed Rabbo, affiancati da esperti e responsabili politici delle due parti, hanno scelto un metodo volontaristico, facilitato dal carattere non ufficiale della loro procedura. La loro iniziativa affronta direttamente quel che finora era sempre stato rinviato all ultima fase di qualsiasi negoziato: i nodi centrali del contenzioso israelopalestinese. Il piano infatti prende in considerazione le frontiere, lo status di Gerusalemme, il futuro delle colonie e dei profughi. Questa scelta è frutto di un analisi della situazione fatta dopo tre anni di violenze ininterrotte. Principi Il piano conferma l esistenza di due entità: lo Stato di Israele e l Organizzazione di liberazione della Palestina (Olp). E riconosce «un diritto del popolo ebraico a uno Stato» e un «diritto del popolo palestinese a uno Stato». Frontiere La base del tracciato è costituita dalla Linea verde, la linea di armistizio del È combinata con alcuni scambi di terre per risolvere una delle questioni più spinose del conflitto: quella delle colonie ebraiche. Lo scambio avverrà su una base di parità. Gerusalemme La soluzione del problema di Gerusalemme si basa su un principio «clintoniano» (suggerito cioè dall ex Presidente degli USA, Bill Clinton) : una sovranità palestinese sulle zone popolate in maggioranza da palestinesi e una sovranità israeliana sulle zone a maggioranza israeliana. Ciò comporterà una divisione politica della città. In queste zone i due paesi potranno stabilire le loro capitali riconosciute dalla comunità internazionale. Profughi A ogni palestinese che si è rifugiato all estero sarà proposta una serie di scelte, sotto il controllo di una «commissione internazionale». I profughi potranno esercitare un diritto di ritorno nel quadro di questo futuro stato palestinese, sia all interno della Linea verde sia sulle parti di terra cedute da Israele. Potranno inoltre decidere se andare in un paese terzo, in Israele o rimanere nel paese dove risiedono attualmente. I profughi hanno due anni di tempo per fare la loro scelta, dopodiché perderanno automaticamente il loro stato di profughi. 10

11 Controllo e accesso ai luoghi santi Sarà costituito un «gruppo di applicazione e di verifica» per «aiutare, assistere, garantire, controllare e risolvere le controversie» legate all applicazione del piano; sarà composta da Stati Uniti, Russia, Unione europea e Nazioni unite. Liberazione dei prigionieri La questione dei prigionieri sarà affrontata secondo un approccio bilaterale. Lavoriamoci su 1. Ogni accordo si basa sul riconoscimento delle ragioni dell altro: qual è il riconoscimento reciproco su cui si basa il Piano di Ginevra? 2. Che cosa sono le colonie ebraiche? Perché sono definite un «problema spinoso»? 3. Sapresti spiegare chi è un profugo? Quali diritto viene riconosciuto ai profughi palestinesi? IL COSTUME LA LEGGE Il terrorismo Il terrorismo è l uso della violenza per raggiungere degli obiettivi politici. In un attività terroristica ci sono sempre: una o più azioni violente (attentato dinamitardo, assassinio, rapimento ) che provocano danni materiali e mettono in pericolo delle vite umane; la volontà di intimidire la popolazione civile; la volontà di influire sulla politica di un governo; l obiettivo di richiamare l attenzione dei media. Il terrorismo suicida usa delle persone disposte a morire, per colpire la popolazione civile o obiettivi militari. L obiettivo non sono però le persone colpite o uccise, ma quelle costrette ad assistervi, cioè l opinione pubblica. La finalità è sempre quella di ottenere un obiettivo politico (indipendenza, autonomia, liberazione di prigionieri politici..). L attacco suicida è scelto generalmente dalla parte più debole in un conflitto, convinta di non poter raggiungere i suoi scopi con mezzi meno cruenti e non autolesionisti. A livello internazionale il ricorso al terrorismo è stato praticato negli ultimi decenni dall organizzazione al Quaeda. Oltre ad al Qaeda, negli ultimi anni sono ricorsi agli attacchi suicidi i Ceceni e i Palestinesi. Ambedue i popoli sono impegnati in una lotta di liberazione na- 11

12 zionale, contro la Russia i Ceceni, contro Israele i Palestinesi. Il primo attacco suicida in Medio Oriente è stato quello contro l ambasciata irachena di Beirut, nel 1981 (27 morti e oltre cento feriti). Kamikaze Il termine kamikaze usato sui mass-media è improprio, quando viene riferito agli attacchi suicidi ispirati dal fondamentalismo musulmano. Il termine più appropriato per designarli è shahid, cioè martire. I kamikaze ( vento divino ) erano, invece, giovani piloti giapponesi che, nella fase finale della seconda guerra mondiale, si lanciavano volontariamente con i loro caccia pieni di carburante contro le navi statunitensi (battaglia di O- kinawa, aprile 1945), provocando molte vittime e prolungando nel tempo una guerra ormai perduta. La reazione occidentale al terrorismo L attentato più shoccante per l opinione pubblica mondiale è stato l attacco alla Torri gemelle dell 11 settembre 2001, shoccante per le modalità con cui è stato portato a termine e shoccante per il numero di vittime. Il pericolo terrorista ha provocato un aumento delle misure di sicurezza e dei controlli soprattutto negli aeroporti e una limitazione delle garanzie democratiche e processuali negli Stati Uniti. Nel periodo immediatamente successivo all 11 settembre, ci sono state gravi ricadute economiche negative in tutti i paesi occidentali. Soprattutto il settore dei trasporti e quello turistico ne hanno sofferto molto. Polizia, magistratura e servizi segreti hanno alzato la guardia, aprendo molte inchieste e intensificando i controlli. Molti gli arresti, non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa e in Italia. L attacco alle Torri gemelle ha influenzato i rapporti internazionali per un decennio. Gli Stati Uniti hanno subito lanciato l allarme nei confronti degli Stati canaglia, cioè di quegli Stati accusati di favorire il terrorismo internazionale, con un atteggiamento di tolleranza o addirittura di complicità nei confronti del terrorismo. Dopo vari avvertimenti e dopo un invito a consegnare il capo riconosciuto di al Qaeda, Osama bin Laden, gli Stati Uniti hanno prima attaccato con l aviazione e poi invaso l Afghanistan. Secondo gli Stati Uniti, non si sarebbe però trattato di una guerra tra due Stati, ma di un operazione di polizia interna- 12

13 zionale, tesa ad arrestare i terroristi. L attacco americano ha provocato la caduta del regime dei talebani, ma bin Laden è stato catturato e ucciso solo dopo molti anni. Successivamente gli Stati Uniti hanno rivolto la loro attenzione a un altro Stato canaglia, l Iraq, governato dal dittatore Saddam Hussein, accusato di essere complice del terrorismo internazionale e di disporre di armi distruzione di massa. Nonostante la contrarietà di gran parte dell opinione pubblica internazionale e del mancato avallo dell ONU, le truppe di Stati Uniti e Regno Unito hanno attaccato l Iraq, hanno sconfitto le truppe di Saddam e arrestato lo stesso dittatore, che successivamente è stato condannato a morte e giustiziato. La gestione del dopoguerra si è rivelata però più difficile del previsto: i soldati americani ha subito continui attacchi e hanno pagato un pesante contributo di sangue, mentre l Iraq è scivolato in un clima di guerra civile, diventando un ulteriore elemento di instabilità nel Medio Oriente. Il terrorismo frattanto ha continuato a spargere sangue in tutto il mondo. Gli sviluppi della situazione hanno dimostrato che rispondere con la guerra al terrorismo non è la strategia migliore, perché logora la situazione politica internazionale e allontana le possibilità di riportare la pace in Medio Oriente. Lavoriamoci su 1. Che cos è il terrorismo? 2. Da chi è praticato il terrorismo a livello internazionale? 3. Che cosa si intende con l espressione Stato canaglia? 4. Quali sono le motivazioni statunitensi per gli interventi in Afghanistan e in Iraq? 5. Quali effetti ha avuto l attacco alle Torri gemelle sugli USA e sugli altri Stati occidentali? Suggestioni letterarie e linguistiche Primo Levi, Se questo è un uomo Uno dei fattori che ha accelerato il processo politico che ha portato alla nascita dello Stato di Israele è stata la Shoah, cioè il tentativo di sterminio portato a- vanti da Hitler durante la seconda guerra mondiale. La scoperta di quanto era 13

14 successo nei campi di concentramento ha commosso e scosso l opinione pubblica mondiale, creando un largo consenso all iniziativa dell ONU che ha portato al riconoscimento dello Stato di Israele nel 1948, subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Qui di seguito riportiamo la poesia che apre uno dei testi più famosi sulla vita degli internati nei campi di concentramento nazisti, quello di PRIMO LEVI, Se questo è un uomo, pubblicato nel 1956 con le edizioni Einaudi. Se questo è un uomo Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi. 14

15 Domande in linea 1. La poesia è divisa in quattro parti: riassumi brevemente il contenuto di ciascuna di esse. 2. Nella prima parte, a chi si rivolge il poeta? 3. Nella seconda parte si fa riferimento alla condizione di uomini e donne nei campi di concentramento: com era la vita di queste persone? Cerca di spiegarlo, interpretando le espressioni della poesia. 4. Nella terza parte, l autore sollecita i lettori a fare qualcosa: che cosa? 5. La quarta parte è una maledizione: chi dovrebbe colpire? Quali mali vengono augurati? Spiega il senso della conclusione di questa poesia. Percorso di ricerca 1. Fai una breve ricerca sulla Shoah e riassumila in trenta righi. 2. Anche ha sofferto per il fenomeno del terrorismo nei cosiddetti «anni di piombo»: dopo aver fatto una breve ricerca, spiega che cosa si intende con questa espressione; da chi veniva praticato il terrorismo; quali differenze c erano nel modo di o- perare tra terrorismo rosso e terrorismo nero; che cos è il pentitismo. Discutere e dibattere 1. Riflettere insieme sulla storia del conflitto tra Israeliani e Palestinesi: come mai non si è arrivati alla pace? Quali ostacoli bisognerebbe rimuovere per arrivare a una coesistenza pacifica tra i due popoli? 2. I «pentiti» hanno permesso allo Stato italiano di sconfiggere il terrorismo e di ottenere importanti vittorie nella lotta alle mafie. Informatevi sul fenomeno e poi discutetene fra voi: quale giudizio date del fenomeno? Siete d accordo che lo Stato conceda sconti di pena a persone che si sono macchiati di gravi crimini in cambio della loro collaborazione? 15

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