L internazionalizzazione delle medie imprese manifatturiere e l interazione con la Farnesina e la sua rete diplomaticoconsolare.

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1 Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese Ufficio I Roma, 14 settembre 2017 L internazionalizzazione delle medie imprese manifatturiere e l interazione con la Farnesina e la sua rete diplomaticoconsolare - Indagine Doxa - L indagine commissionata alla società Doxa ha come obiettivo un approfondimento circa le modalità di internazionalizzazione delle medie imprese manifatturiere e il grado di conoscenza e utilizzo degli strumenti informativi e di sostegno della Farnesina e della rete diplomaticoconsolare. Questa indagine non rappresenta la continuazione della prima indagine effettuata da Doxa nel 2015 sulle piccole e medie imprese, bensì una sua evoluzione, sebbene su alcuni aspetti delle due indagini si possa effettuare una comparazione (più in termini qualitativi e di ordine di grandezza che di comparazione statistica in senso stretto). IL CAMPIONE La rilevazione è stata condotta nell aprile 2017 e ha coinvolto 403 medie imprese manifatturiere internazionalizzate, selezionate autonomamente dalla stessa Doxa. Le imprese sono, dunque, di dimensione media ( addetti), devono avere già intrapreso attività internazionale ed essere appartenenti ai settori della manifattura o delle costruzioni. Il campione può essere considerato particolarmente rappresentativo, se si pensa che le medie imprese in Italia sono circa di cui internazionalizzate, il 75% delle quali nel settore manifatturiero (fonte: elaborazioni Doxa su dati rapporto CERVED). In particolare, delle imprese intervistate l'87,8% appartiene al settore manifatturiero, mentre il restante 12,2% a quello delle costruzioni. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, il 37,2% delle aziende intervistate proviene dal Nord-ovest, il 33% dal Nord-est, il16,1% dal Centro e il 13,6% da Sud e isole. Per quanto riguarda il fatturato, l 86,6% ha un fatturato compreso tra 10 e 50 milioni di euro, mentre il 13,4% oltre i 50 milioni di euro. Le caratteristiche dell attività internazionale delle imprese coinvolte Le imprese intervistate che svolgono esclusivamente attività di esportazione sono il 51,1%, quelle che svolgono esclusivamente attività di produzione (anche parziale) all estero sono l 11,4%,

2 2 mentre le imprese che svolgono attività sia di esportazione sia di produzione all estero risulta essere il 36,2%. Le medie imprese internazionalizzate intervistate mostrano una consolidata e continua presenza sui mercati esteri. Infatti, più di un impresa su due (il 56,5%) è internazionalizzata da oltre 6 anni e il 34,2% da oltre dieci anni. Inoltre, i rapporti con l estero sono continuativi nel 91,8% dei casi e solo nell 8,2% è occasionale. Nella precedente rilevazione di Doxa, che comprendeva piccole e medie imprese internazionalizzate di qualunque settore, le imprese che erano sui mercati esteri da oltre sei anni rappresentavano il 42,7% del campione e, soprattutto, l attività con l estero era solo per il 74,7% delle imprese continuativa (per il restante 25,3% occasionale). Esiste, dunque, una differenza tra piccole e medie imprese, soprattutto nella stabilità della propria attività all estero, coerente con la miglior strutturazione delle medie imprese sui mercati. In termini di fatturato, la quota realizzata all estero da queste imprese è rilevante. In particolare, il 64,1% delle imprese realizza più di un quarto del proprio fatturato da attività con l estero e il 17,4% addirittura oltre la metà del proprio fatturato. Sempre in termini di fatturato, il 59,6% delle imprese prevede un aumento del fatturato estero nel prossimo biennio (a fronte di un 56,3% che prevede un aumento complessivo del fatturato), il 25,6% stima un fatturato estero stabile e solo il 14,9% stima una riduzione del fatturato estero nei prossimi due anni. Emerge, dunque, una predisposizione delle medie imprese a valutare i mercati esteri come una risorsa fondamentale per la propria crescita e la previsione di consolidare la presenza e l attività internazionale. PRINCIPALI RISULTATI 1. Il processo di internazionalizzazione e la scelta dei mercati Il processo di internazionalizzazione delle medie imprese tende ad avvicinarsi maggiormente a quello delle piccole imprese più che delle grandi. Innanzi tutto, la decisione di internazionalizzarsi viene presa su spinta della proprietà e del management in maniera preponderante (nel 70,9% delle imprese di cui il 41,4% della proprietà e il 29,5% del management), residuale invece la decisione di internazionalizzarsi su indicazione di esperti, consulenti, associazioni di categoria o camere di commercio. Inoltre, le motivazioni che spingono i decisori ad internazionalizzare l impresa e la scelta delle aree geo-economiche sembrano essere legate non a un atteggiamento proattivo e a un analisi approfondita delle possibilità e opportunità da esplorare, bensì a un traino da parte di fattori esogeni all impresa. Circa i motivi che hanno portato all internazionalizzazione, questo effetto traino dei fattori esterni pesa ancora molto: per le imprese la motivazione principale è stata l alta domanda del prodotto nel mercato estero (25,3%), la possibilità di far fronte al calo di domanda interna (12,4%), il coinvolgimento da parte di un partner straniero (7,4%) e l adeguamento alle scelte di altre imprese (5,7%). Di minor entità le motivazioni che presuppongono un approfondimento dell analisi della propria strategia, quali possono essere per esempio la valutazione del costo dei fattori (6,9%), l integrazione della filiera (5,5%) e l accesso a nuove risorse, finanziarie (5,2%) e di conoscenza/competenze (5%).

3 3 Con riguardo ai Paesi e alle aree in cui operano le medie imprese internazionalizzate, sono emersi dati simili a quelli che avevano caratterizzato le PMI nella prima indagine Doxa. Infatti, il 65,8% delle medie imprese opera in 3 o più Paesi, superando di poco il 63,8% delle PMI che aveva dichiarato di operare in 3 o più Paesi (sebbene sia necessario ricordare il carattere più occasionale dell attività internazionale che caratterizza le PMI). Le aree in cui operano le medie imprese manifatturiere internazionalizzate sono principalmente mercati maturi e/o mercati vicini: se si guarda l area giudicata principale per l attività delle aziende, il 61% di queste operano all interno dell Unione Europea, l 11,9% in Paesi europei non UE e l 11,7% in America settentrionale. Stupisce, anche se solo fino a un certo punto, il dato sui mercati emergenti, in particolare l Asia, che risulta essere la principale area solo nel 3,2% dei casi (inferiore ad Africa Sub-Sahariana con il 5,7% e ad America Latina con il 4,2%) e l area del Mediterraneo allargato, che risulta essere l area principale solo nel 2% dei casi. Non solo nella scelta di internazionalizzarsi, ma anche nella scelta dei Paesi in cui operare pare prevalere una logica passiva, legata a fattori come l elevata domanda del prodotto, i contatti con i clienti esteri e la vicinanza del mercato, anziché un analisi strategica e approfondita dei costibenefici anche in ottica di medio e lungo periodo. 2. Le principali problematiche interne ed esterne nello sviluppo delle attività all estero Lungo tutto il percorso di internazionalizzazione, le imprese hanno incontrato difficoltà sia interne sia esterne alla propria struttura. I principali limiti interni evidenziati dalle imprese sono le risorse finanziarie, le dimensioni stesse delle imprese e la mancanza di personale disposto ad andare all estero. Non la principale, ma tra le più citate, è la mancanza di personale con le competenze necessarie per affrontare i mercati esteri. Esiste, anche nelle medie imprese già internazionalizzate, la consapevolezza del bisogno di un ulteriore salto strutturale per poter affrontare al meglio la concorrenza dei mercati internazionali. Le principali problematiche esterne provengono, invece, dall incertezza e instabilità dei mercati esteri, dalla difficoltà di selezione del partner locale e di mancanza di conoscenza, e conseguente adeguamento, alle normative locali. La questione centrale, dunque, sembra essere la mancanza di informazioni qualificate a disposizione delle imprese. Passa in secondo piano la mancanza di sostegno da parte delle istituzioni italiane, in particolare rispetto alla prima rilevazione Doxa del 2015, in cui le imprese indicavano la mancanza di sostegno da parte del sistema finanziario e istituzionale come la principale problematica riscontrata (forse segnale anche di un cambio di condizioni del mercato e di fiducia negli ultimi anni). 3. Il grado di conoscenza e di utilizzo dei servizi del MAECI Gli enti maggiormente conosciuti e utilizzati in tema di internazionalizzazione risultano essere gli istituti di credito, le associazioni industriali, le camere di commercio italiane all estero e gli enti fiera, con un grado di notorietà che va dal 65 al 71,7% e un grado di utilizzo che oscilla tra il 44,9 e il 47,9% delle imprese coinvolte nell indagine.

4 4 Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale - come ente a sostegno dell internazionalizzazione - è conosciuto dal 58,3% delle imprese intervistate (rispetto al 47,2% delle PMI intervistate nel 2015). Anche nel ricorso al MAECI, i dati sono decisamente migliorati, passando dal 15,5% di PMI nel 2015 (che aumenta al 22,5% se si estrapola il dato relativo solo alle medie imprese) al 36,2% di medie imprese manifatturiere nel Questo miglioramento viene leggermente sfumato dal fatto che anche tutti gli altri enti hanno visto un consistente incremento nel grado di conoscenza e utilizzo da parte delle imprese. Ciò significa che se per alcuni aspetti, come il processo decisionale e la scelta dei mercati, le medie imprese manifatturiere internazionalizzate sembrano seguire le stesse logiche delle piccole imprese, per altri hanno maturato una consapevolezza maggiore dei propri limiti e di come enti esterni li possano sopperire (consapevolezza maturata anche per via del possibile effetto dell'intensificazione delle capillari campagne di informazione e sensibilizzazione sul territorio operate da tutte le componenti del sistema Italia che fanno capo alla Cabina di regia per l internazionalizzazione). Interessante comprendere in quali fasi del percorso di internazionalizzazione le imprese si sono rivolte al MAECI: nella fase di selezione del mercato il 26%, nella fase di ingresso sul mercato il 32,9%, nella fase di consolidamento della presenza il 21,2% e in presenza di situazioni di criticità il 19,9%. Appare, dunque, ridimensionato il luogo comune delle imprese che si rivolgono alla Farnesina solo quando si trovano a dover affrontare fasi patologiche del loro processo di internazionalizzazione. Lo scoglio ancora da superare sembra, comunque, essere ancora il primo approccio con il MAECI e la rete diplomatico-consolare. Superato questo primo ostacolo, infatti, i risultati sono molto apprezzabili. Il sondaggio proponeva sei tipologie di servizio: Consulenza sul quadro economico, politico, normativo dei mercati, Assistenza nella partecipazione a gare, Servizi informativi e di orientamento ai mercati, Informazioni sulle gare d appalto e early warning, Assistenza per contenziosi, Organizzazione di contatti e incontri con autorità locali. Le imprese hanno fatto ricorso a un numero alto di servizi, mediamente a 4,7 su 6. I servizi richiesti sono abbastanza equilibrati nella loro distribuzione (tra il 72,6% e il 79,5%). Dunque, le imprese che si rivolgono al MAECI lo fanno in maniera diffusa. 4. Valutazione dei servizi del MAECI Il giudizio complessivo sull utilità del ruolo del MAECI è molto positivo: il 92,4% delle medie imprese che si è rivolta al MAECI e alla sua rete diplomatico-consolare ritiene che il ruolo del Ministero sia molto utile o abbastanza utile. Andando più in dettaglio e ponendo domande specifiche, il grado di soddisfazione aumenta e rimane compreso tra il 95,2% e 98,6% di imprese soddisfatte dell interazione con il Ministero e la sua rete. Anche confrontando le valutazioni con quelle della prima indagine, emerge un miglioramento in tutti gli aspetti dei servizi offerti dal MAECI alle imprese, con ampie e positive differenze (la forbice nel 2017 è tra 95,2 e 98,6% di imprese soddisfatte mentre nel 2015 era tra 89,1 e 96,6), soprattutto per quanto riguarda la valutazione ottimo. Per esempio, il 53,4% delle medie imprese manifatturiere ha dato la valutazione massima per l utilità del servizio a fronte del 20,7% delle PMI nell indagine del Anche in termini di affidabilità della risposta, di completezza del

5 5 servizio, di accuratezza del riscontro, di tempestività della risposta e di facilità di accesso ai canali dell Ambasciata/Consolato, la valutazione ottimo oscilla tra il 47,9% e il 51,4%, mentre nel 2015 era compresa tra il 12,2% e il 18,8%. Un miglioramento così marcato potrebbe essere interpretato sia come il risultato di un particolare sforzo e attenzione della rete nell approccio alle imprese e alla diplomazia economica, sia come una maggiore consapevolezza da parte di tale classe di imprese delle effettive competenze di Ambasciate e Consolati, ciò che agevola i tempi e le modalità di risposta. In questo secondo caso, le ragioni potrebbero essere ricondotte, almeno in parte, all'attività di informazione e sensibilizzazione svolta negli ultimi anni (basti pensare al ciclo di incontri la Farnesina incontra le imprese e i molteplici eventi come roadshow, convegni, etc.) e alla maggiore strutturazione delle medie imprese manifatturiere, che rispetto all universo delle PMI possiedono le competenze per poter individuare gli interlocutori appropriati rispetto alle proprie esigenze.